StampaQuotidiana ,
Confessiamolo
:
avremmo
tutti
una
gran
voglia
di
archiviare
questa
guerra
e
tornare
alle
nostre
domestiche
occupazioni
.
L
'
entusiasmo
un
po
'
troppo
esibito
con
cui
i
leader
europei
hanno
salutato
l
'
accordo
di
pace
tradiva
questa
umanissima
pulsione
.
Ora
,
dopo
la
firma
di
Kumanovo
,
si
spera
di
aver
finalmente
sbrogliato
la
matassa
della
crisi
.
Secondo
il
copione
,
nei
prossimi
giorni
dovremmo
vedere
il
ritorno
sotto
robusta
scorta
atlantica
di
qualche
migliaio
di
profughi
nelle
loro
terre
devastate
.
A
quel
punto
festeggeremo
la
vittoria
.
Poi
i
riflettori
potranno
spegnersi
.
E
ciascuno
tornerà
a
occuparsi
delle
faccende
di
casa
sua
.
E
chi
la
casa
non
ce
l
'
ha
più
?
Chi
ha
perso
tutto
,
anche
la
speranza
,
e
non
ha
i
soldi
per
scapparsene
nel
ricco
Occidente
?
Chi
ha
creduto
nel
nostro
slancio
umanitario
,
nella
nostra
simpatia
per
gli
umiliati
e
gli
offesi
d
'
Oltre
Adriatico
?
Abbiamo
posto
molto
alta
l
'
asticella
degli
obiettivi
bellici
.
Abbiamo
preso
un
impegno
morale
con
gli
albanesi
del
Kosovo
,
salvo
poi
lasciare
che
venissero
deportati
.
Abbiamo
spiegato
ai
serbi
che
non
ce
l
'
avevamo
con
loro
,
ma
con
il
criminale
di
guerra
che
li
ha
mandati
al
macello
,
salvo
poi
seppellirli
sotto
bombe
non
sempre
intelligenti
e
fare
la
pace
con
Milosevic
.
No
,
non
è
il
momento
di
voltare
pagina
.
E
se
proprio
non
riusciamo
a
essere
all
'
altezza
delle
nostre
proclamazioni
morali
,
cerchiamo
almeno
di
non
tradire
i
nostri
interessi
.
Che
sono
molto
chiari
:
o
riusciremo
a
europeizzare
i
Balcani
,
o
ne
saremo
balcanizzati
.
Dopo
tante
insensatezze
,
tanti
orrori
,
osiamo
sperare
che
la
guerra
sia
riuscita
a
risvegliare
nella
nostra
Europa
quel
sano
istinto
di
conservazione
che
ci
dovrebbe
spingere
a
impegnare
ogni
risorsa
a
disposizione
per
ricostruire
i
Balcani
.
Un
'
impresa
quasi
impossibile
ma
senza
alternative
.
Il
vulcano
della
guerra
ha
eruttato
dalle
viscere
di
quella
terra
malata
il
peggio
del
suo
peggio
.
Davanti
alle
nostre
coste
è
affiorato
un
Mezzogiorno
esterno
,
molto
più
povero
e
disperato
del
nostro
.
Questo
nuovo
Sud
penderà
inevitabilmente
verso
di
noi
.
Per
gli
albanesi
,
ma
anche
per
i
serbi
,
i
montenegrini
,
i
macedoni
e
gli
altri
popoli
ex
jugoslavi
,
noi
italiani
siamo
sempre
più
"
Lamerica
"
.
L
'
America
,
quella
vera
,
non
ha
nessuna
intenzione
di
imbarcarsi
in
un
nuovo
Piano
Marshall
.
Troppo
lontani
i
Balcani
per
il
contribuente
di
Cleveland
o
Seattle
,
troppo
forte
il
risentimento
verso
noi
europei
che
ogni
volta
chiamiamo
il
pompiere
americano
a
spegnere
(
?
)
gli
incendi
di
casa
nostra
.
Resta
l
'
Europa
,
certo
.
Vogliamo
credere
che
il
piano
di
ricostruzione
dei
Balcani
sia
più
di
una
lista
della
spesa
,
che
sia
orientato
a
una
visione
regionale
,
che
non
si
riduca
alla
mera
emergenza
.
Vogliamo
anche
sperare
che
i
nostri
partner
dell
'
Europa
centro
-
settentrionale
capiscano
di
aver
sbagliato
quando
ci
lasciarono
quasi
soli
ai
tempi
dell
'
Operazione
Alba
(
in
fondo
,
la
guerra
del
Kosovo
è
anche
frutto
dell
'
insensibilità
europea
per
la
questione
albanese
)
.
E
contiamo
su
Romano
Prodi
,
che
ha
dimostrato
di
essere
perfettamente
consapevole
dei
termini
del
problema
.
Senza
la
Conferenza
per
i
Balcani
,
da
lui
proposta
,
non
ci
sarà
nessuna
soluzione
stabile
per
il
Kosovo
né
per
gli
altri
focolai
di
crisi
nella
regione
.
Europa
o
non
Europa
,
l
'
Italia
resterà
comunque
in
prima
linea
.
Dovremo
fronteggiare
le
conseguenze
dell
'
ennesimo
conflitto
balcanico
,
ci
piaccia
o
meno
.
Chi
pensa
di
poter
nascondere
la
testa
nella
sabbia
,
italicamente
aspettando
che
trascorra
la
nottata
,
avrà
presto
un
risveglio
molto
brusco
.
Perché
questo
Mezzogiorno
esterno
è
destinato
a
saldarsi
con
il
nostro
Mezzogiorno
,
con
l
'
intera
penisola
.
In
senso
positivo
o
in
senso
distruttivo
.
Positivo
,
se
l
'
Italia
e
l
'
Europa
sapranno
proiettarsi
nei
Balcani
per
guidarne
la
lenta
,
dolorosissima
ricostruzione
.
Distruttivo
,
se
ce
ne
laveremo
la
mani
e
ci
lasceremo
travolgere
dai
drammi
balcanici
,
cominciando
dall
'
inevitabile
massiccio
flusso
di
profughi
e
dal
consolidarsi
dei
vincoli
criminali
fra
mafie
nostrane
e
mafie
balcaniche
.
La
trasformazione
del
Kosovo
in
protettorato
internazionale
,
conseguenza
inevitabile
della
guerra
e
degli
accordi
di
pace
faticosamente
negoziati
,
è
condizione
necessaria
ma
tutt
'
altro
che
sufficiente
per
stabilizzare
i
Balcani
.
Per
molti
anni
Oltre
Adriatico
regneranno
ancora
miseria
,
soprusi
,
oppressione
,
con
le
truppe
americane
,
europee
e
russe
nella
parte
degli
sceriffi
,
ciascuno
a
suo
modo
,
nel
Far
West
balcanico
.
In
uno
stringato
inventario
delle
ferite
da
ricucire
,
al
primo
posto
vengono
i
profughi
.
Questa
guerra
ha
aggiunto
al
milione
e
mezzo
di
disperati
,
tra
cui
cinquecentomila
serbi
,
che
ancora
non
sono
rientrati
a
casa
dopo
i
massacri
in
Croazia
e
in
Bosnia
,
un
altro
milione
e
quattrocentomila
di
kosovari
fra
profughi
(
quasi
800
mila
,
sistemati
provvisoriamente
nei
campi
di
Macedonia
,
Albania
e
Montenegro
)
,
emigrati
all
'
estero
(
già
72
mila
)
e
sfollati
interni
,
che
si
aggirano
per
i
boschi
e
i
villaggi
distrutti
(
530
mila
)
.
Agli
albanesi
si
aggiungono
centomila
dei
duecentomila
serbi
del
Kosovo
,
costretti
ad
abbandonare
le
loro
case
.
Molti
seguiranno
,
specialmente
chi
si
è
arruolato
nelle
squadracce
paramilitari
e
vuole
sfuggire
alle
vendette
.
Quanto
agli
albanesi
,
si
presume
che
solo
il
15%
dei
profughi
sarà
in
grado
di
rientrare
in
Kosovo
prima
dell
'
inverno
.
Nel
frattempo
,
le
organizzazioni
umanitarie
sono
alla
caccia
di
30
mila
container
mobili
in
cui
far
svernare
le
vittime
della
pulizia
etnica
.
Le
mafie
locali
hanno
già
studiato
astuti
stratagemmi
per
lucrare
sugli
aiuti
,
per
cui
sarà
necessaria
la
massima
fermezza
per
stroncare
le
speculazioni
sulla
pelle
dei
rifugiati
.
Peraltro
la
guerra
,
oltre
ad
aggravare
la
crisi
umanitaria
che
avrebbe
dovuto
risolvere
,
lascia
completamente
impregiudicata
la
posta
in
gioco
geopolitica
.
Davvero
speriamo
che
l
'
Uck
si
faccia
disarmare
?
Davvero
immaginiamo
che
i
serbi
si
rassegnino
ad
abbandonare
il
Kosovo
ai
loro
arcinemici
albanesi
?
Davvero
crediamo
a
un
Kosovo
"
autonomo
"
,
dunque
a
suo
modo
integrato
nel
sistema
jugoslavo
,
magari
con
gli
albanesi
che
un
giorno
voteranno
per
il
successore
di
Milosevic
?
Favole
.
Gli
albanesi
non
accetteranno
mai
nulla
meno
dell
'
indipendenza
e
gli
estremisti
serbi
-
ancora
più
inveleniti
dalla
guerra
-
ricorreranno
al
terrorismo
pur
di
impedirlo
.
A
Parigi
Milosevic
aveva
respinto
l
'
accordo
per
due
ragioni
:
perché
dava
alla
Nato
il
permesso
di
agire
in
tutta
la
Jugoslavia
(
appendice
B
,
punto
8
)
,
trasformandola
di
fatto
in
protettorato
,
e
perché
prometteva
ambiguamente
ai
kosovari
un
referendum
sull
'
indipendenza
entro
tre
anni
(
capitolo
8
,
punto
3
)
.
Non
c
'
è
traccia
di
ciò
nel
documento
del
G8
,
per
dare
qualche
soddisfazione
ai
russi
.
Ma
se
ai
kosovari
può
bastare
una
forte
presenza
Nato
anche
solo
nella
loro
provincia
,
certamente
non
rinunceranno
al
referendum
.
Prima
di
immaginare
la
ricostruzione
del
Kosovo
e
dell
'
intera
regione
bisognerà
insomma
aver
trovato
un
accordo
esplicito
-
anzitutto
fra
noi
occidentali
,
e
quindi
fra
noi
e
i
russi
-
sulla
nuova
carta
geopolitica
dei
Balcani
,
nella
quale
una
Serbia
si
spera
emancipata
dal
suo
fallimentare
regime
dovrà
comunque
avere
un
ruolo
centrale
.
A
questo
dovrebbe
anzitutto
servire
la
Conferenza
internazionale
proposta
da
Prodi
.
Altrimenti
costruiremo
castelli
di
sabbia
e
getteremo
al
vento
i
soldi
del
contribuente
.
Sono
alte
le
vette
da
scalare
,
se
vogliamo
che
questa
del
Kosovo
sia
l
'
ultima
delle
guerre
di
successione
jugoslava
e
non
il
prologo
dell
'
ennesimo
massacro
annunciato
(
in
Macedonia
,
in
Montenegro
,
nel
Sangiaccato
?
)
.
Alla
prova
del
fuoco
l
'
Italia
si
è
rivelata
più
matura
di
quanto
potessimo
temere
.
Abbiamo
saggiamente
cercato
di
evitare
la
guerra
,
prima
,
e
abbiamo
altrettanto
saggiamente
evitato
di
disertare
il
nostro
campo
,
durante
.
Abbiamo
anzi
indicato
per
primi
la
strada
verso
la
pace
,
che
non
poteva
non
passare
per
la
Russia
e
per
la
rianimazione
del
fantasma
delle
Nazioni
Unite
.
Ci
attende
ora
l
'
esame
più
difficile
,
quello
del
dopo
.
Se
lo
passeremo
,
renderemo
meno
insensate
le
tragedie
di
questi
mesi
e
conquisteremo
sul
campo
quel
ruolo
di
pilastro
dell
'
Unione
europea
che
i
più
scettici
fra
i
nostri
partner
continuano
a
negarci
.