StampaQuotidiana ,
A
mezzogiorno
di
venerdì
17
,
il
campione
non
c
'
è
;
sta
mangiando
un
boccone
a
casa
sua
,
spiega
il
proprietario
del
bar
-
quasi
famoso
ormai
-
di
via
Fratti
,
dalle
parti
della
stazione
.
I1
bancone
,
pochi
tavoli
,
il
calcio
balilla
,
due
stanzucce
:
ha
un
nome
di
donna
,
Rita
,
ma
per
il
resto
è
identico
ai
centomila
baretti
di
periferia
dove
vanno
a
prendere
il
caffè
o
il
grappino
operai
e
artigiani
prima
e
dopo
il
lavoro
.
Naturalmente
c
'
è
il
juke
-
box
,
che
da
dieci
minuti
ripete
la
solita
solfa
.
E
ci
sono
quattro
o
cinque
giovanotti
coi
cartelli
che
attaccano
al
muro
e
appiccicano
ai
vetri
i
manifesti
pubblicitari
di
una
marca
di
caffè
,
la
stessa
ripetuta
sugli
scatoloni
di
latta
,
enormi
e
vuoti
,
posati
sul
bancone
.
Nell
'
altra
stanza
,
seduti
a
tavolino
,
due
signori
bassotti
,
atticciati
,
il
viso
scuro
,
hanno
tirato
fuori
una
carta
bollata
da
duecento
lire
e
ci
stanno
scrivendo
un
atto
di
procura
,
che
affida
a
uno
di
loro
l
'
esclusiva
di
tutta
la
pubblicità
che
possa
nascere
dall
'
impresa
:
battere
il
record
mondiale
di
resistenza
volontaria
al
sonno
,
sinora
detenuto
dallo
studente
californiano
sedicenne
Tandy
Gardner
.
Finalmente
eccolo
,
il
campione
nostrano
:
porta
una
cuffia
di
maglia
a
strisce
nere
e
azzurre
,
calata
fin
sotto
le
orecchie
,
che
gli
nasconde
mezza
faccia
;
in
più
ha
gli
occhiali
neri
,
una
sciarpa
colorata
al
collo
e
il
bavero
del
cappotto
rialzato
.
Insomma
,
gli
si
vede
solo
il
naso
,
piuttosto
sporgente
,
e
la
bocca
,
con
due
incisivi
scheggiati
che
formano
un
buco
triangolare
.
Porta
la
testa
in
su
,
buttata
un
po
'
all
'
indietro
,
come
se
fiutasse
l
'
aria
,
cammina
aggobbito
,
una
spalla
più
alta
,
a
passi
lunghi
e
dinoccolati
,
anzi
disossati
.
Somiglia
vagamente
,
da
quel
poco
che
si
vede
,
ad
Adriano
Celentano
,
e
quella
camminata
sembra
la
caricatura
del
modo
di
muoversi
del
famoso
urlatore
.
I
due
al
tavolo
riescono
a
farlo
sedere
,
e
lui
sta
lì
,
gobbo
,
quella
spalla
più
alta
che
ritmicamente
sale
ancora
più
su
,
come
per
una
contrazione
del
torace
,
involontaria
.
Gli
parlano
,
ma
non
sono
certi
neanche
loro
che
li
stia
a
sentire
,
perché
all
'
improvviso
si
alza
,
ricomincia
a
passeggiare
avanti
e
indietro
,
e
bisogna
prenderlo
per
la
manica
,
tirarlo
di
nuovo
a
sedere
.
Di
là
continuano
a
picchiare
col
martello
sul
muro
,
altri
manifesti
come
quello
lì
sul
muro
,
con
la
scatola
e
il
barattolo
,
miscela
speciale
,
o
come
l
'
altro
,
col
chicco
di
caffè
in
figura
umana
,
una
enorme
testa
bruna
ovoidale
che
sotto
ha
le
gambe
.
«
Ecco
»
,
gli
dice
uno
.
«
Quando
arriva
la
televisione
,
tu
prendi
la
tazzina
e
dici
:
Mi
tengo
su
con
del
caffè
T
.
Anzi
no
,
non
dici
l
'
aggettivo
caffè
,
perché
quelli
della
televisione
sulla
pubblicità
ci
speculano
,
fanno
i
caroselli
e
non
ti
permettono
di
dire
caffè
.
Dirai
solo
:
Mi
tengo
su
con
del
T
.
Hai
capito
?
»
Per
maggiore
sicurezza
,
il
signore
bassotto
tira
fuori
un
pezzo
di
carta
,
con
su
scritte
queste
parole
:
Mi
tengo
su
con
del
caffè
T
.
Cancella
la
parola
caffè
e
porge
il
foglietto
al
campione
.
«
Ecco
,
ti
lascio
il
testo
perché
tu
possa
studiarlo
.
Hai
capito
bene
?
Mi
tengo
su
con
del
T
.
,
devi
dire
.
Se
poi
quello
della
televisione
ti
chiede
:
Ma
che
cosa
è
questo
T
.
?
,
tu
magari
puoi
aggiungere
:
Ma
diamine
,
è
un
buon
caffè
.
E
tieni
la
tazzina
in
mano
.
Anzi
,
facciamo
la
prova
»
.
È
arrivato
il
proprietario
del
bar
con
una
tazza
grande
da
caffè
,
che
ha
la
marca
da
una
parte
.
Ricomincia
la
lezione
:
«
Tu
tieni
sempre
questa
tazzina
in
mano
.
Così
,
con
la
mano
destra
,
in
questa
posizione
,
in
modo
che
la
marca
si
veda
bene
.
Non
la
lasciare
mai
,
altrimenti
te
ne
potresti
dimenticare
.
Sei
nel
tuo
diritto
,
capisci
,
questi
del
caffè
fanno
dei
sacrifici
,
ti
danno
cinquantamila
lire
per
queste
poche
parole
e
per
mostrare
la
marca
:
Mi
tengo
su
con
del
T
.
Non
dire
il
sostantivo
caffè
,
perché
quelli
della
televisione
,
che
speculano
sulla
pubblicità
,
te
lo
potrebbero
impedire
.
Dunque
,
a
te
non
le
hanno
ancora
fatte
,
ma
a
quell
'
americano
,
a
quel
Gardner
,
sì
,
le
iniezioni
di
caffeina
.
Tu
prendi
il
caffè
,
e
basta
.
Proviamo
,
per
l
'
ennesima
volta
:
la
tazza
in
mano
,
non
la
lasciare
mai
,
e
ripeti
con
me
le
parole
:
Mi
tengo
su
con
del
T
.
Anzi
,
prendi
il
testo
e
studialo
»
.
Il
campione
prende
il
foglietto
,
se
lo
infila
in
tasca
e
s
'
alza
in
piedi
,
accennando
di
sì
,
che
ha
capito
,
ma
non
dice
una
parola
.
Ricomincia
a
passeggiare
,
avanti
e
indietro
,
come
un
fantoccio
di
gomma
,
quella
spalla
più
alta
che
gli
sale
ancora
di
più
,
ogni
volta
che
tira
il
fiato
,
e
i
due
bassotti
lo
stanno
a
guardare
,
poi
lo
riagguantano
per
la
manica
,
lo
fanno
sedere
,
gli
danno
una
penna
per
firmare
quella
carta
bollata
della
procura
.
Gli
guidano
la
mano
perché
trovi
il
rigo
giusto
.
All
'
amico
che
mi
ha
portato
in
macchina
fino
a
Parma
,
chiedo
se
per
caso
non
ha
appetito
,
e
lui
mi
risponde
subito
di
sì
:
poi
si
potrebbe
anche
andarcene
a
vedere
la
mostra
di
Guttuso
,
aggiunge
.
Dopo
pranzo
il
campione
s
'
è
levato
la
cuffia
e
,
davanti
allo
specchio
,
nel
cerchio
di
amici
che
lo
stanno
a
guardare
,
si
pettina
:
ha
i
capelli
di
almeno
quattro
mesi
,
castani
,
una
lieve
peluria
sotto
il
naso
prominente
,
le
guance
quasi
glabre
,
gli
zigomi
più
gonfi
di
come
l
'
avevo
visto
nelle
fotografie
,
gli
occhi
in
fuori
,
un
colorito
tra
la
cera
e
la
terra
.
Si
chiama
Giuliano
Fantoni
,
diciannovenne
,
di
professione
imbianchino
e
verniciatore
.
Non
dorme
da
centottantatré
ore
,
e
intende
continuare
per
altre
centocinque
,
fino
a
mezzanotte
di
martedì
prossimo
,
per
un
totale
di
duecento
e
ottantotto
ore
.
Per
adesso
il
record
è
dello
studente
californiano
,
record
mondiale
di
resistenza
volontaria
al
sonno
:
duecentosessantaquattro
ore
.
Il
nostro
campione
è
uscito
dal
bar
e
passeggia
alla
sua
solita
maniera
sul
marciapiede
,
fiutando
l
'
aria
.
Bisogna
che
stia
così
,
in
piedi
o
seduto
;
se
si
stende
,
anche
per
terra
,
anche
sui
chiodi
,
dorme
.
Di
notte
va
in
un
garage
lì
vicino
,
dove
lo
ospita
il
guardiano
notturno
,
e
dove
vanno
a
fargli
compagnia
gli
amici
;
di
giorno
sta
sempre
qui
,
al
bar
Rita
di
via
Fratti
,
e
s
'
allontana
soltanto
,
e
in
compagnia
,
per
i
pasti
.
Prende
più
che
altro
latte
,
uova
col
limone
,
succhi
di
frutta
,
carne
di
cavallo
cruda
,
tritata
.
A
parte
il
caffè
,
assicurano
che
non
piglia
eccitanti
,
e
anzi
ha
smesso
di
fumare
.
Ha
già
avuto
due
volte
la
crisi
,
che
qui
chiamano
«
balordon
»
:
tremarella
,
sudore
freddo
,
conati
di
vomito
.
E
continua
ad
andare
su
e
giù
con
quell
'
andatura
da
orso
.
Apriamo
un
testo
di
medicina
:
Dopo
circa
60-90
ore
di
veglia
forzata
(
da
quattro
a
sei
volte
l
'
arco
normale
di
16-17
ore
)
l
'
effetto
più
palese
è
un
'
estrema
stanchezza
muscolare
.
Chi
si
sottoponga
a
un
simile
esperimento
desidera
soprattutto
chiudere
gli
occhi
e
stendersi
,
ma
proprio
questa
forzata
attività
muscolare
gli
permette
di
rimanere
sveglio
.
Altri
aspetti
caratteristici
della
veglia
forzata
sono
:
irritabilità
fino
al
limite
dell
'
iracondia
anche
in
soggetti
normalmente
pacifici
,
e
disorganizzazione
mentale
che
si
manifesta
in
varie
forme
-
sogni
a
occhi
aperti
,
allucinazioni
,
automatismo
della
condotta
,
temporanea
pazzia
.
Ecco
perché
col
cosiddetto
metodo
del
«
terzo
grado
»
-
continui
interrogatori
per
molte
ore
senza
concedere
al
soggetto
la
possibilità
di
dormire
-
si
riesce
a
ottenere
una
confessione
anche
da
un
individuo
innocente
,
il
quale
non
desidera
altro
ormai
che
chiudere
gli
occhi
,
e
non
capisce
nemmeno
più
la
gravità
della
sua
autoaccusa
.
Il
cerchio
degli
amici
sta
a
guardare
il
campione
,
e
sono
occhi
protettivi
,
preoccupati
,
vigili
.
Evitano
di
rispondere
alle
domande
,
e
fare
domande
a
lui
mi
parrebbe
un
'
inutile
crudeltà
.
Ma
si
riesce
ugualmente
a
capire
come
sono
andate
le
cose
.
Giuliano
è
un
bravo
ragazzo
,
un
compagnone
,
uno
dei
tanti
giovani
che
si
sentono
a
loro
agio
soltanto
fuori
casa
,
fra
gli
amici
,
uno
di
quelli
insomma
che
«
tengono
banco
»
.
Una
volta
ballò
il
twist
per
due
ore
di
seguito
,
poi
scommise
che
non
si
sarebbe
fatto
più
tagliare
i
capelli
.
A
Capodanno
era
sempre
fuori
,
da
una
festa
all
'
altra
dal
bar
alla
balera
.
«
Son
due
giorni
che
non
chiudo
occhio
»
,
disse
una
mattina
.
«
Figurati
»
,
gli
rispose
uno
mostrandogli
la
fotografia
di
un
giovanotto
americano
,
biondo
sorridente
,
occhialuto
,
l
'
indice
e
il
medio
sollevati
nel
segno
della
vittoria
.
«
Figurati
.
Quest
'
americano
non
ha
dormito
per
undici
giorni
di
seguito
»
.
«
Con
quella
faccia
?
Ma
allora
son
capace
anch
'
io
.
Anzi
,
starò
sveglio
dodici
giorni
,
così
divento
campione
mondiale
»
.
In
provincia
-
o
in
periferia
che
è
lo
stesso
-
non
di
rado
succedono
queste
sfide
assurde
:
a
chi
mangia
più
tortellini
(
fino
a
scoppiare
)
,
a
chi
scola
una
bottiglia
di
grappa
in
un
sorso
solo
(
a
rischio
di
restarci
secco
)
,
a
chi
s
'
ingozza
più
pastasciutta
con
le
mani
legate
dietro
la
schiena
.
La
sfida
nasce
nelle
lunghe
ore
di
noia
al
caffè
,
quando
non
si
sa
più
che
altro
fare
e
che
altro
dire
,
perché
ormai
si
è
fatto
e
detto
tutto
quel
che
c
'
era
da
dire
e
fare
,
e
la
fantasia
non
suggerisce
altro
,
non
suggerisce
di
meglio
.
Questo
soltanto
,
mi
pare
:
non
c
'
è
smania
di
pubblicità
,
anche
se
la
pubblicità
,
nella
forma
balorda
che
si
è
visto
cominciando
(
chi
rifiuta
il
caffè
non
dice
forse
«
grazie
no
,
che
poi
non
dormo
»
?
)
,
cerca
di
impadronirsi
del
fenomeno
e
di
adoperarlo
.
Mi
tengo
su
col
caffè
T
.
Ma
la
televisione
non
è
arrivata
,
non
possiamo
controllare
se
Giuliano
si
ricorda
quelle
parole
,
e
sarà
meglio
andarsene
.
Dopo
il
freddo
della
strada
,
dentro
la
macchina
viene
la
sonnolenza
.
Ecco
il
guaio
dei
servizi
fuori
Milano
e
col
rientro
in
giornata
:
non
ti
puoi
stendere
un
po
'
dopo
mangiato
.