StampaQuotidiana ,
Fare
soldi
,
per
fare
soldi
,
per
fare
soldi
:
se
esistono
altre
prospettive
,
chiedo
scusa
,
non
le
ho
viste
.
Di
abitanti
cinquantasettemila
,
di
operai
venticinquemila
,
di
milionari
a
battaglioni
affiancati
,
di
librerie
neanche
una
.
Non
volevo
crederci
.
Poi
mi
hanno
spiegato
che
ce
n
'
era
una
,
in
via
del
Popolo
:
se
capitava
un
cliente
,
forestiero
,
il
libraio
lo
sogguardava
,
con
diffidente
stupore
.
Chiusa
per
fallimento
,
da
più
di
un
anno
.
Diciamo
che
il
leggere
non
si
concilia
con
il
correre
e
qui
,
sotto
la
nebbia
che
esala
dal
Ticino
,
è
un
correre
continuo
e
affannoso
.
Tribù
fameliche
giungono
dalle
province
venete
e
dalla
Calabria
;
sui
prati
che
videro
galoppare
i
falconieri
di
Francesco
Sforza
sorgono
,
nel
consueto
disordine
,
baracche
,
villette
e
condomini
;
negli
invasi
delle
risaie
crescono
i
pioppi
di
pelle
bianca
e
va
spegnendosi
il
grido
del
sorvegliante
«
pianté
ben
tosann
»
.
Ora
anche
i
braccianti
della
Lomellina
si
inurbano
in
questa
Vigevano
dove
i
contadini
possono
diventare
ciabattini
e
i
ciabattini
industriali
nel
volgere
di
poche
settimane
.
Avanti
popolo
,
la
ricchezza
è
a
portata
di
mano
,
di
fallimento
non
si
muore
e
se
va
bene
va
bene
,
il
denaro
circola
,
il
disoccupato
manca
,
le
boutiques
,
i
negozi
di
primizie
,
i
fiorai
sono
gli
stessi
di
via
Montenapoleone
e
più
cari
,
gli
elettrodomestici
e
le
automobili
si
vendono
che
è
un
piacere
.
«
Ma
dice
sul
serio
?
Non
c
'
è
neanche
una
libreria
?
»
«
Dico
sul
serio
,
non
c
'
è
»
.
«
Vorrebbe
sostenere
che
a
Vigevano
è
impossibile
acquistare
un
libro
?
»
«
Non
ho
detto
questo
.
A
Vigevano
ci
sono
molte
cartolibrerie
.
Potete
trovarci
tutti
i
libri
mastri
che
volete
.
E
La
monaca
di
Monza
del
Mazzucchelli
,
se
non
è
esaurito
»
.
«
Via
,
la
smetta
con
i
paradossi
.
Dica
piuttosto
,
sinceramente
,
che
impressione
le
ha
fatto
questa
provincia
toccata
dal
miracolo
economico
»
.
Io
lo
dico
.
Dico
un
miracolo
vero
,
per
intervento
soprannaturale
.
Togliete
Dio
,
il
demonio
o
un
'
altra
presenza
metafisica
e
spiegatemi
,
se
siete
capaci
,
questo
rigoglio
economico
sbocciato
fra
il
disordine
,
il
dilettantismo
,
il
rifiuto
di
ogni
regola
associativa
.
Se
non
c
'
è
stata
una
Pentecoste
,
chi
ha
infiammato
questi
rappresentanti
di
commercio
,
meno
che
monoglotti
,
alla
conquista
dei
mercati
mondiali
per
le
italian
shoes
?
Se
non
c
'
è
stata
l
'
illuminazione
di
uno
spirito
santo
,
chi
consentirebbe
al
mio
interlocutore
,
appena
alfabeta
,
di
sentenziare
con
sicurezza
:
«
A
me
se
mi
chiudono
il
Congo
me
ne
sbatto
.
Io
ti
penetro
in
Birmania
e
aumento
le
vendite
»
?
Commerci
misteriosi
per
una
misteriosa
industria
.
Che
a
Vigevano
si
producano
scarpe
lo
sanno
tutti
,
ma
quante
siano
le
fabbriche
e
i
fabbricanti
,
di
preciso
,
non
lo
sa
nessuno
:
solo
un
terzo
degli
operai
è
controllato
dai
sindacati
,
neppure
un
quarto
degli
industriali
dalla
loro
associazione
.
Credeteci
o
meno
,
ma
l
'
unico
elenco
degli
industriali
che
esista
è
quello
telefonico
.
A
fidarcisi
potremmo
dire
che
i
fabbricanti
di
scarpe
piccoli
e
grossi
,
con
almeno
dieci
operai
,
sono
più
di
novecento
.
Ma
non
ci
si
può
fidare
,
nello
spazio
di
un
anno
un
centinaio
almeno
hanno
fatto
fallimento
o
hanno
cambiato
genere
e
va
a
sapere
quanti
li
hanno
sostituiti
.
Non
più
di
quattro
o
cinque
aziende
sono
guidate
da
criteri
industriali
.
Il
resto
si
regge
sul
lavoro
furibondo
,
sull
'
intuito
commerciale
,
su
un
ottimismo
indomabile
.
Una
borghesia
in
formazione
,
dinamica
,
laboriosa
e
audace
quanto
zotica
,
eterogenea
e
,
per
certi
aspetti
,
miope
,
conduce
la
confusa
battaglia
.
I
«
padroncini
»
si
strappano
gli
operai
specializzati
,
riempiono
di
CERCASI
ESPERTO
le
colonne
della
pubblicità
,
ma
guai
a
parlargli
di
un
qualsiasi
contributo
alla
istruzione
professionale
.
Due
anni
fa
l
'
assessore
all
'
istruzione
pubblica
ottenne
dalla
prefettura
di
Pavia
la
creazione
di
una
scuola
per
segretari
di
azienda
,
contabili
,
corrispondenti
in
lingue
estere
.
Allora
chiese
agli
industriali
un
contributo
di
due
milioni
.
«
Ma
l
'
è
matt
,
lu
!
»
gli
dissero
.
Qui
,
per
l
'
amministrazione
aziendale
,
basta
e
cresce
la
«
signorina
»
che
ha
fatto
l
'
avviamento
.
Se
qualcuno
assume
un
ragioniere
dà
scandalo
,
lo
aspettano
al
caffè
Commercio
per
dirgli
:
«
Un
ragiunier
in
te
n
'
ufficina
!
Ma
chi
te
credes
d
'
es
diventaa
?
»
.
Quando
si
trattò
di
istituire
un
corso
per
orlatrici
il
Necchi
di
Pavia
mise
subito
le
macchine
a
disposizione
,
ma
quelli
di
Vigevano
neanche
una
lira
,
sicché
le
orlatrici
,
adesso
,
se
le
tirano
su
in
fabbrica
rimettendoci
il
quadruplo
o
il
quintuplo
.
E
non
parliamo
delle
cooperative
edilizie
contribuendo
alle
quali
avrebbero
dato
una
casa
ai
loro
operai
.
Su
mille
e
passa
aziende
una
sola
ci
ha
pensato
.
Si
dirà
che
Vigevano
fa
storia
a
sé
.
Può
darsi
,
ma
ho
la
vaga
impressione
che
nella
provincia
italiana
toccata
dal
miracolo
la
piccola
industria
sia
in
gran
parte
così
,
avventura
e
improvvisazione
.
Di
certo
essa
sta
mettendo
quantità
enormi
di
denaro
nelle
mani
di
neoborghesi
impreparati
a
spenderlo
,
combattuti
fra
il
desiderio
di
mostrarlo
e
quello
di
nasconderlo
,
terrorizzati
al
pensiero
di
perderlo
.
Questi
neoborghesi
ignorano
la
certezza
metafisico
-
aristocratica
di
non
poter
mai
,
in
nessun
caso
,
vivere
senza
vantaggio
e
privilegio
,
dalla
quale
i
signori
di
un
tempo
traevano
il
loro
impeccabile
stile
.
Gli
è
pure
sconosciuto
quel
fiducioso
,
illimitato
,
persino
candido
rispetto
per
il
denaro
che
dava
serena
imponenza
al
volto
dei
commendatori
e
cavalieri
ufficiali
.
Il
loro
rapporto
con
il
denaro
è
più
difficile
e
ambiguo
:
un
desiderio
-
vergogna
,
una
avidità
che
non
ama
confessarsi
,
un
continuo
esitare
fra
lo
scialo
pacchiano
e
la
forsennata
conservazione
.
Il
loro
sogno
è
di
sposare
la
figlia
a
un
industriale
figlio
e
nipote
di
industriali
.
Matrimonio
celebrato
da
un
cardinale
,
e
se
proprio
non
si
può
da
un
vescovo
.
Possibilmente
con
il
ministro
Pella
fra
gli
invitati
.
Uno
ci
è
riuscito
sborsando
non
so
quanti
milioni
a
un
'
opera
pia
.
La
sposa
indossava
un
abito
da
mezzo
milione
,
gli
invitati
erano
un
centinaio
e
don
Gianni
Scotti
(
il
fratello
di
don
Beppe
,
generali
e
diplomatici
in
famiglia
,
un
'
antica
famiglia
,
un
po
'
a
corto
di
grano
,
si
sa
)
era
il
maestro
delle
cerimonie
.
Però
tutto
si
è
svolto
a
debita
distanza
da
Vigevano
.
A
Vigevano
prudenza
.
Sono
finiti
i
tempi
in
cui
i
Masseroni
e
i
Crespi
(
del
ramo
scialacquatore
)
spendevano
e
spandevano
in
gioconda
pubblicità
contendendosi
le
ballerine
di
Macario
per
i
balli
di
Carnevale
e
ostruendo
le
strade
con
i
loro
macchinoni
-
cetacei
.
Adesso
tutto
è
cambiato
:
c
'
è
dieci
,
venti
volte
più
denaro
di
allora
,
si
spende
più
di
allora
,
ma
senza
mettersi
in
piazza
.
Certo
qualche
notizia
in
un
modo
o
nell
'
altro
trapela
:
uno
si
è
fatto
una
villa
da
un
miliardo
e
duecento
milioni
con
taverna
,
patio
,
piscina
,
giardino
d
'
inverno
,
colonne
di
Assuan
e
scimmie
destinate
a
broncopolmoniti
letali
;
un
altro
va
a
correre
in
go
-
kart
alle
Bahamas
o
a
Tokio
come
suo
padre
sarebbe
andato
,
in
bicicletta
,
a
Casalpusterlengo
o
a
Sartirana
.
In
una
casa
sono
raccolti
duecento
e
cinquanta
quadri
del
Magnasco
e
di
buoni
maestri
ottocenteschi
(
degli
astrattisti
in
provincia
non
ci
si
fida
)
;
in
un
'
altra
quindici
Fornara
dei
più
importanti
.
Gli
eletti
,
vicini
all
'
olimpo
aristocratico
di
don
Beppe
e
di
don
Gianni
Scotti
,
hanno
mobili
antichi
di
notevole
valore
.
Gli
altri
,
la
maggioranza
,
si
accontentano
di
quel
che
passa
la
Brianza
purché
stracarico
di
marmi
,
dorature
e
cristalli
.
Le
automobili
sono
quattromila
.
Aggiungete
gli
automezzi
ad
uso
industriale
,
le
motociclette
,
gli
scooter
e
scoprirete
una
città
fra
le
più
motorizzate
d
'
Italia
.
La
più
motorizzata
in
fatto
di
Giuliette
più
o
meno
sprint
.
Però
le
grosse
automobili
di
lusso
non
compaiono
.
Restano
lontane
,
come
le
ville
al
mare
o
in
montagna
,
come
i
motoscafi
e
i
panfili
che
navigano
sotto
le
lacere
e
gloriose
bandiere
del
Panama
e
della
Costarica
.
Volendo
,
anche
dal
poco
che
appare
a
Vigevano
,
ci
si
potrebbe
fare
una
idea
di
un
certo
tenore
di
vita
:
signore
che
spendono
in
cure
di
bellezza
,
pettinatrice
e
profumi
,
centomila
lire
al
mese
;
un
abito
al
mese
per
quelle
modeste
,
uno
ogni
tre
giorni
per
le
maniache
.
Ma
in
giro
si
vedono
poco
,
appena
possono
scappano
a
Milano
o
spariscono
per
mesi
a
Cortina
,
a
Rapallo
.
A
Vigevano
restano
i
mariti
per
fare
i
soldi
e
occuparsi
delle
«
relazioni
umane
»
.
Che
sono
in
parte
frutto
di
ipocrisia
,
ma
in
parte
sincere
:
una
certa
modestia
popolaresca
non
dispiace
a
questi
ruvidi
self
made
men
.
Se
a
Milano
,
per
esempio
,
ti
seguono
il
Loi
dalle
sedie
di
ring
a
Vigevano
li
trovi
anche
nei
popolari
.
Modesti
a
Vigevano
!
La
pubblicità
che
può
fargli
comodo
a
Londra
o
a
Düsseldorf
,
nella
loro
vecchia
città
la
evitano
.
Capita
il
tipo
che
fa
il
numero
unico
per
la
festa
patronale
,
gli
rifilano
un
diecimila
,
ma
a
patto
che
non
li
nomini
:
«
Sai
com
'
è
,
preferisco
non
mettermi
in
piazza
»
.
E
ogni
sera
eccoli
al
caffè
Commercio
o
al
Centrale
per
offrire
e
farsi
offrire
un
moka
dal
fratello
rimasto
povero
o
dal
compagno
delle
elementari
rimasto
operaio
:
le
vecchie
amicizie
resistono
alla
lotta
di
classe
,
c
'
è
posto
per
tutti
nel
pentolone
dialettale
-
paternalistico
,
e
poi
la
provincia
offre
vantaggi
non
trascurabili
.
Le
case
sono
a
buon
mercato
,
il
terreno
non
supera
al
centro
le
trenta
,
trenta
-
cinquemila
al
metro
quadrato
,
roba
da
ridere
se
pensi
a
Milano
.
La
vita
sociale
non
ti
obbliga
a
grandi
spese
:
con
quarantottomila
annui
ti
iscrivi
al
club
Sport
,
il
più
caro
,
se
no
vai
al
Cai
dove
bastano
tremila
lire
.
E
poi
,
scusate
se
è
poco
,
in
fatto
di
tasse
si
ragiona
.
Sapete
,
in
provincia
,
nella
provincia
l
'
economia
ha
leggi
sue
particolari
.
Nel
1961
l
'
iniziativa
privata
ha
messo
in
cantiere
,
a
Vigevano
,
un
migliaio
di
edifici
per
un
valore
che
non
dovrebbe
essere
lontano
dai
trenta
miliardi
.
Nello
stesso
periodo
l
'
industria
calzaturiera
ha
prodotto
un
terzo
delle
scarpe
italiane
e
un
quarto
di
quelle
esportate
:
diciamo
trenta
milioni
di
paia
per
un
fatturato
sui
cento
miliardi
.
Gli
affari
sono
andati
a
gonfie
vele
per
le
industrie
cartotecniche
,
della
gomma
,
del
legno
.
Non
è
il
denaro
che
manca
in
una
città
dove
,
nello
spazio
di
tre
anni
,
sono
sorte
centosessanta
officine
meccaniche
che
producono
macchine
utensili
.
Le
aziende
commerciali
sono
millequattrocento
:
per
restare
ai
negozi
ce
ne
saranno
almeno
quaranta
al
livello
della
Milano
ricca
.
E
non
parlo
dei
professionisti
numerosi
e
,
mi
si
dice
,
floridi
.
Ebbene
,
se
voi
credete
che
la
montagna
dei
capitali
produca
redditi
adeguati
vi
sbagliate
.
Altrove
i
redditi
industriali
saranno
del
dieci
,
del
venti
per
cento
,
qui
neppure
dell
'
uno
.
Si
vede
che
interi
carichi
di
scarpe
colano
a
picco
nel
tempestoso
oceano
,
forse
migliaia
di
macchine
utensili
vengono
travolte
dalle
piene
del
Ticino
,
non
è
escluso
che
commerci
e
libere
professioni
si
basino
su
un
vorticoso
scambio
di
assegni
a
vuoto
.
Sicché
vi
tocca
leggere
nel
ruolo
delle
imposte
comunali
questo
povero
elenco
:
solo
quattordici
contribuenti
sopra
i
dieci
milioni
di
imponibile
,
solo
ventisei
dai
cinque
ai
dieci
,
solo
ottantasei
dai
tre
ai
cinque
.
L
'
amministrazione
,
che
è
socialcomunista
,
non
se
ne
lamenta
.
«
Per
otto
anni
»
dice
il
sindaco
,
«
l
'
imposta
di
famiglia
non
venne
toccata
.
Negli
ultimi
tre
siamo
passati
da
centosessanta
a
duecento
milioni
di
introiti
.
»
Mentre
il
signor
sindaco
mi
raccontava
queste
piacevolezze
io
pensavo
,
quasi
commosso
,
al
professor
Northcote
Parkinson
.
Lui
vive
nel
timore
che
le
tasse
«
riducendo
il
numero
dei
ricchi
facciano
gravare
tutto
il
peso
fiscale
sui
poveri
»
.
Quasi
quasi
gli
consiglio
di
passare
le
ferie
a
Vigevano
:
il
clima
non
è
dei
migliori
ma
il
regime
tributario
può
confortarlo
.
Dimenticavo
di
precisare
che
l
'
amministrazione
era
socialcomunista
anche
negli
otto
anni
di
tregua
fiscale
.
Forse
l
'
Italia
sognata
dai
neoborghesi
è
spartita
così
:
tutti
i
municipi
ai
rossi
,
tutti
i
seggi
parlamentari
ai
neri
.
Sindaci
di
sinistra
,
onesti
,
nemici
delle
bustarelle
;
e
per
ciascuno
un
deputato
angelo
custode
che
gli
impedisca
qualsiasi
mattana
,
vedi
pagamento
delle
tasse
.
A
Vigevano
il
sogno
dei
possidenti
si
è
quasi
avverato
:
se
gli
amministratori
falce
e
martello
li
tassano
ricorrono
in
alto
e
ottengono
rapida
giustizia
.
Se
li
minacciano
di
gabelle
replicano
sdegnati
:
«
Se
è
così
mi
trasferisco
altrove
con
la
fabbrica
»
.
A
Vigevano
si
è
arrivati
a
questo
:
avendo
un
grande
industriale
deciso
di
spostare
la
sua
azienda
a
Mortara
,
qualcuno
dell
'
amministrazione
gli
ha
fatto
chiedere
se
,
per
caso
,
non
era
scontento
delle
imposte
.
Al
che
il
valentuomo
ha
avuto
la
bontà
di
rispondere
che
no
,
che
le
tasse
non
c
'
entravano
,
che
era
proprio
soddisfatto
dei
suoi
cari
amministratori
frontisti
.
Pare
che
in
Inghilterra
e
in
America
,
paesi
di
ferrea
disciplina
fiscale
,
ci
siano
degli
esteti
scontenti
:
detestano
il
livellamento
dei
gusti
conseguente
al
livellamento
dei
redditi
,
aborrono
dalla
grigia
civiltà
suburbana
che
si
va
formando
.
Però
questi
non
li
inviterei
a
Vigevano
come
il
professor
Northcote
.
Potrebbero
scoprire
che
in
fatto
di
gusto
e
di
cultura
la
liberissima
Vigevano
è
peggio
che
andar
di
notte
.
A
Vigevano
,
credetemi
,
la
noia
è
grande
.
Una
delle
città
più
ricche
d
'
Italia
,
quanto
a
denaro
,
è
fra
le
più
povere
quanto
a
vita
intellettuale
e
sociale
.
La
torre
del
Bramante
,
la
piazza
gioiello
ispirata
ai
cartoni
di
Leonardo
,
la
mole
del
castello
,
le
splendide
chiese
sono
le
testimonianze
di
un
antico
fervore
intellettuale
naufragato
e
spentosi
sulle
rive
nebbiose
del
Ticino
.
Mille
fabbriche
e
nessuna
libreria
,
nessun
circolo
culturale
,
nessuno
spettacolo
teatrale
decente
.
La
stagione
lirica
dura
tre
giorni
,
lo
spettacolo
che
ha
avuto
maggior
successo
è
stato
quello
della
«
Wilmissima
»
,
la
famosa
concittadina
,
la
cantante
De
Angelis
.
Ho
letto
un
resoconto
di
quella
memorabile
serata
sul
foglio
locale
a
maggior
diffusione
.
C
'
era
anche
un
editoriale
intitolato
:
Più
rigatoni
e
meno
megatoni
.
È
un
corsivo
sui
carabinieri
«
che
montano
la
guardia
anche
la
notte
di
Natale
sotto
la
neve
che
è
fredda
»
.
Seguivano
pettegolezzi
e
facezie
municipali
.
Quando
mi
hanno
detto
che
se
ne
vendono
ottomila
copie
,
che
è
letto
cioè
dall
'
intera
cittadinanza
,
ho
avuto
un
attimo
di
vertigine
.
La
vita
politica
non
è
quel
che
si
dice
turbinosa
:
cento
iscritti
alla
DC
e
poche
decine
al
Partito
liberale
dimostrano
il
tiepido
interesse
della
classe
dirigente
tutta
presa
,
come
si
è
detto
,
dalla
incessante
bisogna
di
fare
soldi
per
fare
soldi
e
ancora
soldi
.
I
soldi
,
tanto
per
essere
chiari
,
piacciono
a
tutti
,
anche
al
sottoscritto
.
Che
la
neoborghesia
di
Vigevano
e
della
provincia
italiana
in
genere
si
dia
da
fare
per
arraffarne
la
maggior
quantità
possibile
mi
sembra
,
se
non
cristianamente
esemplare
,
umanamente
normale
.
Meno
comprensibile
è
l
'
esclusivismo
,
la
cecità
di
questa
corsa
al
benessere
,
il
non
preoccuparsi
di
ciò
che
significa
,
dei
doveri
che
impone
,
delle
previdenze
che
esige
.
Sembra
incredibile
che
un
ceto
così
ricco
di
fiuto
merceologico
,
di
attaccamento
al
lavoro
,
di
ardimento
commerciale
,
di
gusto
manufatturiero
non
riesca
a
capire
che
una
società
,
la
società
in
cui
vive
,
non
può
continuare
senza
un
solido
assetto
sociale
,
senza
interessi
ed
iniziative
intellettuali
,
senza
un
ordine
.
In
altre
parole
senza
una
civiltà
che
non
sia
quella
pura
e
semplice
dei
consumi
.