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Già, io bocciai anche Sofia Loren ( Vergani Orio , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Quando seguivo il Giro di Francia nell ' automobile di Emilio Colombo - si tratta di una ventina di anni or sono - , nella raffica della corsa , con le pupille fisse , « incollato » alle gomme dei corridori , il mio buon amico Emilio non aveva occhio per nemmeno un metro del paesaggio o delle cose che sfilavano ad andatura furiosa ai lati della strada in senso inverso a quello della gara . Lui sedeva nel sedile anteriore , a fianco dell ' autista : io in quello posteriore , incastrato fra le valigie . Per varie ore il mio « seguendo » non si riduceva ad altro che ad una fatica indemoniata per non essere sbalzato fuori dalla macchina galoppante , e per non lasciar schizzar fuori le valigie . Ad un certo punto gli toccavo la spalla , lui si voltava pensando : " Vergavi ne avrà una delle sue ... " ; lo svegliavo dal grande sogno sportivo in cui viveva giorno e notte da quando era nato ; ma gentilmente cercava di dimostrarmi di essere pronto a interessarsi a quanto stavo per dirgli . Nel rombo della corsa e nel tunnel di clamori della Folla , gli gridavo nell ' orecchio : « Emilio ! Hai visto , a destra , la Cattedrale di Reims ? » . Oppure : « Emilio ! Hai visto , a sinistra , l ' Arena romana di Nîmes ? » . Uomo leale , mi confessava candidamente di non essersi accorto né della Cattedrale né dell ' Arena . Cosa c ' entra Emilio Colombo con Sofia Scicolone , e cioè con Sofia Loren , con la diciottenne ragazza napoletana cui va , con un certo furore , il mio ricordo di « giudice di bellezza » in una lontana stagione di Salsomaggiore ? Colombo , l ' amico dei « giganti della strada » , non c ' era , a Salsomaggiore ; ma c ' ero io , considerato espertissimo di ogni cosa bella che possiamo incontrare per le vie del mondo , sia essa una cattedrale gotica o una bella ragazza . C ' ero io perché , come Emilio Colombo non si accorgeva di passare davanti a Notre - Dame o davanti al Campanile di Pisa , non mi accorsi di Sofia Scicolone . Richiamato a fare un po ' di attenzione dal telegramma di un vecchio amico , alzai gli occhi verso di lei , le parlai , la misurai e la scrutai attentamente con lo sguardo , la fissai negli occhi , vidi - bisogna dirlo ? - le sue gambe , guardai la sua bocca , chiacchierai una mezz ' ora con lei , seduto su uno sgabello del bar del grande Albergo , conclusi l ' incontro con questa melanconica e frettolosa considerazione : « Ecco un ' altra povera ragazza che si illude ... » . Povero Paride , fu la cantonata più grossa della tua carriera . Per fortuna , non ero il solo a dir di no , sotto il velo del giudizio segreto , sulla futura Sofia Loren . Disse di no anche un altro mio amico , un super - esperto in fatto di « selezione » di belle donne : quasi quasi , come dicono alla TV , un « tecnico » , e altri dissero di no , finché il produttore cinematografico Mambretti , un milanese , propose una soluzione , per non mandar via troppo amareggiata la ragazza napoletana . Coniò un titolo di « Miss Eleganza » e propose di assegnarlo - quarta in graduatoria - alla dolente e forse segretamente irritata « piccola Sofia » . La signorina Scicolone ebbe - mi sembra - in dono un abito da sera bianco , e con quello subito sfilò quarta sulla passerella di Salsomaggiore . Se a qualcuno capitano sott ' occhio le fotografie di quei giorni , « esumate » da Dino Villani nel suo libro sulla storia delle Miss Italia edito dalla Domus , osserverà che Sofia non sorride mai : che ha un ' espressione assente , e in qualche fotografia dura e contratta . Insomma , come dicono a Milano , aveva un gran « magone » . Ed oggi - mi ha detto un amico - chi disse « no » Si trova nella situazione in cui si trovarono i maestri al Conservatorio di Milano quando , con in testa il maestro Rolla , dissero « no » a Verdi che chiedeva di essere ammesso al Conservatorio , e , a titolo di consolazione , gli consigliarono di studiare ancora : privatamente indicandogli bonariamente i due insegnanti , il Negri e il Lavigna . Una mezza offerta di tipo « verdiano » , e cioè di andare a scuola , di studiare da « privatista » , fu per la verità data anche alla signorina Scicolone , tanto per darle , prima ancora che fosse assegnato il giudizio finale , un « contentino » . Ma fu un suggerimento dato a mezza voce , quasi perché si temeva che , « odorando la bocciatura » , la bella ragazza cominciasse a lagrimare . Ma la futura Sofia Loren non pianse : divenne altera , sicura di sé , e - lo dico arrossendo - quasi sprezzante . Si capiva che si tratteneva solo per rispetto dei capelli grigi dei due giudici che le stavano di fronte , dei quali è più che legittimo immaginare che essa , da brava napoletana , li giudicasse due « fessi » . [ fatti le hanno dato ragione . Né io né il grande « tecnico » che condivideva la mia opinione ci rendemmo conto di aver davanti una ragazza capace , diventando donna , di incantare il mondo . Sofia Scicolone finì il suo bitter , e rimase , su di noi , nella sua precisa impressione : « due fessi » . Ci salutò con un sorriso smagliante , in cui palpitava più che una mondana cordialità , una specie di sfida . Io e il « tecnico » sorridemmo : e poi finimmo , fra di noi , a sghignazzare . Credo che l ' ascensore del Grand Hotel tremi ancora per il nostro ridere convulso , per il nostro ridere spietato . Paride I e Paride II dormirono quella notte come le altre notti in un sonno tranquillissimo . Il nostro giudizio non era stato incrinato dal minimo dubbio . Il « tecnico » era - bisogna dirlo - Remigio Paone , che pilotava non so quanti spettacoli di prosa , di rivista , di danza ; che partiva ogni settimana per Parigi o per Londra per scegliere , con occhio infallibile , la bellissima fra le belle ; che era allora , in un certo senso , il Re delle Bluebell e che veniva ricevuto con profondissimi inchini , fra spari di champagne , quando si presentava al teatro del Lido di Parigi per passare in rivista le « ragazze » da arruolare per gli spettacoli del Nuovo , del Lirico , del Sistina . Era il caro nostro Remigio , fanatico del teatro e della bellezza che è uno dei suoi pilastri . Credo che , a sette anni di distanza , Remigio non abbia finito di mordersi le mani per quella « topica » e che ormai , a furia di morsi , le abbia scarnificate e sanguinanti fino all ' osso . Topica aggravata dal fatto di dover ripensare che , lui napoletano , aveva detto di no ad una compaesana . Salsomaggiore di settembre non era forse la località più adatta per accogliere le aspiranti reginette . È una città alberghiera di carattere piuttosto solenne : tutto parla di cure importantissime e miracolose , di medici illustri , di inalazioni , di irrigazioni e di fanghi che restituiscono la giovinezza . La « clinica » è elegantemente mascherata , nessuno parla con brutalità di ginecologia o di affezioni bronchiali croniche o di laringi ostinatamente arrossate : ma l ' aria della clinica c ' è : è molto difficile « curarsi in letizia » senza vedersi attorno , ogni tanto , un viso imbronciato . Quando passeggiavano per i viali di Salsomaggiore , le bellissime scattanti e fulgide diciottenni erano guardate con una punta di gelosia dalle cinquantenni sedute ai tavolini delle gelaterie , o dagli squadroni delle anziane che marciavano verso le Terme Berzieri con il fogliettino delle mutue . Gli svaghi che rimanessero al di fuori dalla cornice termale o curativa erano pochi . Il tiro al piccione - a meno che non si tratti del piccione matrimoniale - non ha interesse per delle ragazze di diciotto anni . Pochissime furono quelle che visitarono le sale dove era esposta la famosa collezione storica del professor Lombardi , con i ritratti di Maria Luisa moglie di Napoleone : che fu forse una bella donna di fattezze austere , ma che , in fatto di concorso di bellezza , avrebbe dovuto essere sostituita , se mai , dalla Paolina di Antonio Canova , davanti alla quale , probabilmente , la maggioranza delle miss si sarebbe sentita invasa dalla tremarella . Lo scopritore di Sofia Loren - quello che aveva mandato il telegramma di segnalazione e di raccomandazione ai due amici di cui sapeva la presenza in giuria - fu un uomo che ormai da molti anni si vantava solamente di essere un ottimo pescatore dilettante . Aveva un bellissimo nome , discendeva da una intelligentissima famiglia milanese : era un Ricordi , discendente cioè da una famiglia di scopritori di geni musicali . Aveva molto viaggiato , aveva condotto una vita molto elegante . È probabile che Sofia Loren si rammenti appena del gentile vecchio signore Alfredo Ricordi che , galantemente e paternamente , la raccomandò agli amici milanesi Vergani e Paone . Chieda , Sofia , e probabilmente le verrà spiegato che fu un Ricordi l ' uomo che per il primo fece credito a Verdi . Alfredo Ricordi , rimasto vedovo , aveva trovato la sola consolazione al suo dolore nella vita di mare e nella pesca ; vestiva con un paio di pantaloni da marinaio e con una maglietta da ostricaro . A Portofino o a Cannes non parlava d ' altro che di cefali , di branzini , di ombrine , di pesci - cappone , di sardine , di triglie , di polipi e di murene . Era , bisogna dirlo , un caro attaccabottoni per via di quella sua esclusiva frenesia per la pesca . Cercava inutilmente compagni che sfidassero con lui le notti di burrasca o che lo aiutassero a tirar su la « sciabica » . Non mangiava il suo pesce : lo regalava alle belle signore un po ' anziane che gli ricordavano il suo passato di viveur . Seduto nella spiaggetta di Paraggi ad accomodare le sue reti , se vedeva passare una bella ragazza diceva : « Guarda che bella tinca ! Che appetitoso merluzzetto ! È fragrante come una sogliola ! » . Sofia Loren - me lo sono chiesto sempre - si ricorderà del caro vecchio un po ' picchiatello che spedì da Alassio - dove , non potendo più affrontare il mare per l ' artrite , viveva in un appartamentino con le finestre aperte a tutti i venti del Tirreno - il telegramma che ci raccomandava la sua « scoperta » ? Noi leggemmo quel nome : Scicolone . E pensammo : " Quel caro matto di Alfredo Ricordi dove avrà pescato una ragazza con un nome così strano ? " . Le ragazze erano già sfilate un paio di volte davanti a noi . Né Paone né io ci ricordavamo di una Scicolone . Con il vecchio Ricordi bisognava però essere gentili . Non buttammo il telegramma nel cestino ; mi spiace non averlo conservato : nel cestino di Salsomaggiore finì la sera dell ' ultimo esame , prima che prendessimo la macchina per Milano . Avevamo cercato questa Sofia , questa Scicolone , nel gregge delle ragazze che , aspettando i turni di chiamata , prendevano al bar una tazza di caffè o una pastiglia di aspirina . Il settembre era torrido , le finestre chiuse per tener lontani i curiosi ; le ragazze stavano tutto il giorno in costume da bagno , o coperte da un accappatoio , a parlare con le madri o con le amiche ; portavano al lato sinistro del costume da bagno un distintivo con il numero di iscrizione . Questo numero permise a me e a Paone di riconoscere la raccomandata di Alfredo Ricordi , vecchio pescatore malato di artrite . Sofia si era accorta della nostra manovra , dei nostri esami da lontano , del nostro bisbigliare , delle occhiate radenti di Paone , delle mie occhiate furtive dietro agli occhiali . Era bella ? Non ci parve . Prima di tutto ci sembrava appartenesse a quello che i nostri padri , amici delle bellezze floride , chiamavano il genere « pertica » . Troppo alta , troppo magra , troppo poco donna , troppo adolescente ancora , male impastata ; e soprattutto « troppo bocca » . Era proprio sulla bocca - oggi è una delle più famose del mondo - che alle nostre occhiate di lontano cascava l ' asino . Quale poteva essere il destino di quella « spilungona » ? Tutt ' al più , con un po ' di fortuna , quello di mannequin . Toccò a me avvicinarmi alla ragazza dallo strano nome . Lo feci solo per rendere una cortesia ad Alfredo Ricordi . Le dissi del telegramma , le offrii di avvicinarsi al banco del bar per prendere un aperitivo . Si alzò , venne avanti , sedette su uno dei suoi alti sgabelli : le presentai Paone e le spiegai che si trattava di un celebre impresario teatrale . Sorrise : ma era evidente che non l ' aveva mai sentito nominare . Parlava con un accento napoletano degno dei dialoghi più stringenti di Peppino De Filippo . Cosa aveva di bello ? Non glielo dissi : aveva delle gambe bellissime , ma il mio elogio non poteva soffermarsi su questi particolari anatomici . Non sapevo fingere né entusiasmo né esprimere una qualunque promessa . Ma probabilmente mi sarei salvato davanti al giudizio della posterità proprio per via di quelle gambe . Domandai : « Le piacerebbe di far del teatro dialettale ? Penso che Paone potrebbe presentarla a De Filippo o a Taranto ... » . La ragazza taceva . Io guardai ancora quelle gambe ; dissi : « Le piacerebbe di far della rivista ? Sa cantare ? Sa ballare ? Anche se non lo sa non importa . In tre mesi , Paone potrebbe farla istruire da una brava maestra ... Non ti pare , Remigio , che si potrebbe cavarne fuori una bella subrettina ? Se dovessi dire , in passerella la vedo ... la vedrei subito ... » . Remigio non aveva l ' aria molto convinta , ma , per non contraddirmi , fece un gesto di assenso . « Creda » continuai , « sarebbe un primo passo ... Con Macario , per esempio , o con la Osiris , una piccola scrittura si potrebbe pescarla ... » La ragazza ci guardava senza più sorridere . Si asciugò con il mignolo una goccia di aperitivo che le era caduta , dal bicchiere , su una gamba e si pulì il dito come una bambina , passandolo sulla bocca . Rispose semplicemente : « Teatro ? No ... Rivista ? No ... O cinema o niente ... » . Farfugliammo qualche parola di risposta , tanto per essere gentili . Lei ripeté : « O cinema o niente » . Ci strinse la mano , ci salutò , si allontanò sulle lunghissime gambe , sparì verso l ' atrio degli ascensori . La saletta del bar era deserta . Remigio ed io sbottammo a ridere , sempre più fragorosamente . « Hai capito che presunzione ? Cinema ? Ma in questo albergo non ci sono specchi nelle camere ? Cinema ! ! ! Con quella bocca ! ! ! » E il nostro riso si faceva addirittura tonante . Non ho più visto Sofia Loren . Ma , guardando le sue vecchie fotografie di quei giorni , conosco il perché di quel loro tono di dispetto e di malcelato corruccio . Non so darle torto se , con ogni probabilità , non ha mai perdonato né a me né a Remigio Paone .