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SORPRENDENTE PREMESSA AI QUATTRO CAPOLAVORI ( De Monticelli Roberto , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Presentando , con un titolo che assomiglia a quelli di alcuni drammi di Gorki ( per esempio , Egor Buly ? ev e altri ) , quest ' opera giovanile di ? echov , Giorgio Strehler , autore di una non dimenticata regia del Giardino dei ciliegi , e il Piccolo Teatro hanno voluto evidentemente rivalutare , con rigore critico , un testo rimasto per molti anni sconosciuto e poi presentato ai pubblici occidentali in versioni e riduzioni più o meno arbitrarie . Questo dramma , infatti , « apre » in modo impressionante su quelli che saranno i quattro capolavori del teatro cecoviano ; al punto di assomigliare , per certe particolarità dell ' ambiente e certe volute della trama , a uno d ' essi , forse il più alto , Il giardino dei ciliegi . L ' azione di questo Platonov e altri è ambientata in un villaggio della provincia russa , dove il protagonista figura come maestro di scuola . È uno di quei tipici intellettuali di ? echov , falliti a trent ' anni , prosciugati da una vita mediocre , con improvvise rivolte velleitarie cui seguono stati di prostrazione inerte , di deriva . Egli ha però dalla sua una specie di grazia decadente e misteriosa che gli fa crollare ai piedi tutte le donne . Sposato con una ragazza candida e ottusa , ecco che gli sono tutte intorno , le donne di quella provincia grigia e perduta , Anna Petrovna , la ancora attraente vedova d ' un generale , proprietaria d ' una tenuta sommersa dalle ipoteche e dalle cambiali ( personaggio che ha più d ' un punto di contatto , appunto , con la Ljubov ' Andreevna del Giardino dei ciliegi ) ; la moglie del figliastro di costei , Sof ' ja ; Marija Grekova , un ' altra possidente del circondario . Non è da credere , però , che si tratti d ' una commedia di intrecci e di capricci amorosi . È la commedia di un ' alienazione . Come il protagonista di Uomo e Superuomo di Shaw , Platonov non va in cerca dell ' avventura amorosa ma è catturato dalle donne . Questo lasciarsi prendere compiaciuto e inerte gli serve però a crearsi degli « altrove » , delle possibilità fantastiche in cui evadere dalla consapevolezza del proprio fallimento intellettuale e morale ; gli « altrove » erotici si alternano agli « altrove » provocati dal bere e in questo vagheggiamento fra l ' incoscienza dei sogni e una fin troppo consapevole autoironia , il personaggio percorre l ' arco dei cinque atti finché si imbatte nel colpo di rivoltella esploso da Sof ' ja , colei cui aveva promesso la grande fuga romantica ( lei era stata , d ' altronde , un suo amore di gioventù e ora l ' ha ritrovata , moglie d ' un patetico sciocco ) . In realtà , questa vicenda non è che il punto focale di ciò che giustamente , in una nota di regia , Strehler ha definito un « grottesco balletto » . Da quel Trileckij , cognato di Platonov , medico del villaggio , idealista ferito e sognatore deluso , che fa il pagliaccio ubriaco per non pensare , anch ' egli si rifugia in un « altrove » ; a quel Porfirij Glagòlev , vecchio riccone che si accorge di non aver mai vissuto ; a quel Vojnicev , marito tradito e proprietario in dissesto ; è un girotondo di personaggi che ruota intorno a Platonov e ognuno d ' essi può , nel fallimento di costui , rispecchiare il proprio . Una società in crisi vien colta nel suo momento più delicato ( ecco la vendita della proprietà , come nel Giardino ( lei ciliegi ) e in uno dei suoi personaggi più pittoreschi e patetici , la grande donna non più giovanissima , raffinata , indolente , voluttuoso , evoluta e frustrata nelle sue ambizioni , piena di fascino e di desideri , inutilmente innamorata : quella Anna Petrovna , che è forse l ' immagine più riuscita di quest ' opera sconcertante e ineguale , ma già così autentica , già così precisa nei suoi obbiettivi ultimi . Ciò che vi è , infatti , di sorprendente in questo dramma giovanile dello scrittore , nell ' edizione presentata ieri sera dal Piccolo Teatro , è la consapevolezza di quel che fin da allora egli voleva ottenere col teatro : non il dramma indirizzato al pensiero razionale , come nota l ' americano Fergusson , il più moderno indagatore dei modi di Cechov , ma alla sensibilità poetica e istrionica . Cioè : anche qui , come nei grandi dramma dell ' età matura , gli avvenimenti , le battute , il progredire delle scene sembrano casuali . Invece , tutto è calcolato al millimetro ma secondo un ritmo che non è più quello del teatro naturalistico ( o ideologico alla Ibsen ) di fine secolo . Ci si incomincia ad affrancare dalla schiavitù convenzionale dell ' intrigo , il realismo di ? echov inserisce le sue note sommesse , il suo istrionismo delicato . È logico , poi , che , a traduttori e riduttori , la commedia sia parsa soprattutto comica ; o , almeno , parodistica . Perché , pur coi loro difetti , le loro intemperanze , certe sovrabbondanze , qualche squilibrio , questi cinque atti sono del più puro e tipico teatro cecoviano ; teatro cioè di « mutamenti patetici » , con inevitabili risvolti comici , lampi grotteschi , persino insinuazioni satiriche . Giorgio Strehler ha dato un ' alta prova di sé , con questa regia . Egli ha montato lo spettacolo come una grande antologia cecoviana , una specie di ricapitolazione dei motivi ricorrenti nello scrittore , dalla disperazione alla noia all ' inutilità della vita . Le scene di Luciano Damiani rievocano con poetica immediatezza quella provincia fra le betulle . Lo spazio è avaro , per i bravissimi interpreti . Va citata per prima Sarah Ferrati , un ' Anna Petrovna carica d ' un vitalismo assetato e insieme deluso , una morbida figura crepuscolare ; poi Tino Carraro , che , dopo qualche rigidezza iniziale ha ben descritto la sfuggente indeterminatezza del protagonista ; lo splendido , pittoresco e tristissimo Buazzelli ; una patetica Valentina Cortese , alle prese con le velleità sentimentali e l ' isterismo di Sof ' ja ; la perfetta caratterizzazione di Olindo Cristina , l ' ansia roca e canuta di Augusto Mastrantoni . E poi tutti gli altri , dalla Giulia Lazzarini a Cesare Polacco , al Moschin , al Bentivegna , al Dettori , alla Giacobbe , perfettamente fusi in un grande spettacolo che ha avuto un vibrante e meritato successo ; e il torto di finire - esagerati - alle due di notte .