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ZAVATTINI METTE IN SCENA LE PAGINE DEL SUO DIARIO ( De Monticelli Roberto , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Direttore del Piccolo Teatro , Paolo Grassi , presentando questa commedia , primo tentativo di Cesare Zavattini in teatro , ha scritto che non si tratta tanto di una commedia quanto d ' una conferenza biografica , d ' una specie di « mostra personale » dell ' autore . È giusto . Se qualcuno , questa sera , si è recato alla « Fenice » per la prima rappresentazione di Come nasce un soggetto cinematografico aspettandosi di assistere ad una commedia costruita secondo i moduli normali ( la cui gamma varia , naturalmente , dalla tradizione all ' avanguardia ) non può che esserne rimasto deluso . Ma costui dimostrerebbe di non aver capito lo spirito dell ' iniziativa presa dal Piccolo Teatro : che era di portare alla prova del palcoscenico la particolarissima fantasia di questo scrittore : non uno Zavattini drammaturgo , regolarmente inquadrato entro le tecniche ( e le convenzioni ) , uno Zavattini cioè che probabilmente non avremo mai ; ma la sua fantasia , surreale , tenera , crepuscolare , con la lacrima ; stupefacente e un tantino meccanica . Nella sua non folta produzione letteraria Zavattini , lo sanno tutti , ha un versante diaristico , autobiografico . Egli ha il gusto della confessioncella quotidiana , del giornalismo privato . Come nasce un soggetto cinematografico è una lunga pagina di quei suoi diari portata in termini drammatici . Se sfrondiamo lo spettacolo di tutti i particolari accessori ( che sono molti , alcuni funzionali , numerosi altri no ) , esso si riduce a questo : Antonio , scrittore di cinema , che ha raggiunto con il suo lavoro l ' agiatezza , che ha una bella moglie in procinto di dargli un bambino , una comoda casa , insomma una solida posizione borghese , morde il freno della censura e del conformismo , sente la punta della solidarietà sociale , il « dolore del mondo » , insomma , o come volete chiamarlo , che gli arriva , se appena tende l ' orecchio , simile al rombo del mare in una conchiglia . Che può fare ? Come due carabinieri gli stanno ai fianchi , mentre lavora , da una parte il censore , dall ' altra il produttore , voci alleate , quantunque a volte discordi , della convenzione morale e dell ' utile economico . In uno stato di esterrefatto fervore , che si prolunga per una buona metà del primo tempo , egli propone ai due diversi spunti e idee che vengono regolarmente bocciati , finché trova la storia dell ' occhio . Un disoccupato , Giacomo N . , accetta di vendere uno dei propri occhi a un guercio riccone , un grosso industriale che si sente gravemente menomato nella condotta dei propri affari dal fatto di vederci da una parte sola . Sennonché , già pattuito il compenso , dodici milioni , un istante prima che l ' operazione venga eseguita , Giacomo e sua moglie si pentono e fuggono . Vengono inseguiti e ripresi . È la società che non permette loro di uscire dal cerchio di un crudele dare e avere . A una conclusione simile del progettato film sia il produttore che il censore , naturalmente , si oppongono . Ed è allora che Antonio si ribella , abbandona la casa , la comoda posizione borghese , la bella moglie e torna alla sua vecchia abitazione e condizione , di quando ancora non era celebre e ricco , fra la gente del popolo . A questo punto però si rivela la sua insufficienza morale . Perché capitolerà alla fine , Antonio ? Cosa lo piega alla sconfitta ? Sono le insinuazioni dei ricordi , dirà qualcuno , la nostalgia della vita di prima , le memorie e gli affetti abbandonati . Ma altri potrà affermare , con uguali probabilità di non sbagliarsi : è l ' impossibilità di vivere tra gli uomini , lo dice lui stesso . Questa è comunque la parte più confusa della liricizzante sceneggiatura ; inconveniente pericoloso , siamo alla svolta dialettica della vicenda . Antonio finirà con l ' immaginare di uccidersi . In realtà non lo farà , quello della morte sarà , nella commedia , un tetro sogno didascalico per dar la possibilità all ' autore di dire determinate cose . Il falso ribelle tornerà , invece , nel comodo alveo del compromesso , accanto alla moglie esigente e dolce , fra i due angeli custodi della sua condizione economica e sociale : il produttore e il censore . È il film dell ' uomo che doveva vendere un occhio avrà la conclusione ottimistica suggerita da costoro . Questo è il traliccio della sceneggiatura , cui sono appesi , come a un albero , le « gags » , gli « sketches » le « punte secche » , i piccoli fulmini satirici tipici dello Zavattini del cinema ; e , soprattutto , dell ' umorista stupefatto di I poveri matti e Parliamo tanto di me . Un orecchio attento troverà anche , in tutto questo , una certa dose di cattiva letteratura ; ma anche molto coraggio , vedi il quadro del prete che viene per richiamare il protagonista alla coscienza religiosa e si lascia convincere a confessarsi : Io ascoltiamo versare nell ' orecchio del laico i propri sussurri di penitente . Le nostre riserve non sono su certi aspetti formali del poemetto teatrale - cinematografico , sappiamo benissimo che Zavattini è questo , intuizioni e lampi geniali su uno sfondo di sentimentalismo . Il fatto è piuttosto che l ' individuale caso di coscienza messo in scena non riesce a diventare processo per tutti , richiamo a una responsabilità collettiva , come deve essere sempre del teatro impegnato sulle verità morali . Ma sulla felicità inventiva e l ' audacia polemica , specialmente nella prima parte , non ci sono dubbi . Un testo del genere lascia al regista una libertà solo apparente ; in realtà determina la linea stilistica dello spettacolo . Zavattini ha inserito in questo suo lungo monologo proiezioni di diapositive , . un impressionante via vai di « barzellette animate » , alcune canzoni e due minuti buoni di pellicola al finale . Virginio Puecher ha messo ordine nel mobile plasma e lo spettacolo con le scene di Damiani e le musiche di Carpi ha l ' indubbio marchio di fabbrica delle produzioni del « Piccolo » , ma dovrà essere rodato e snellito . Quanto agli interpreti bisognerebbe esaminarli in una occasione più tranquilla : ci limiteremo a sottolineare l ' appassionato impegno di tutto il complesso , nel quale spiccano Tino Buazzelli , il protagonista , per quella sua lirica ironica concitazione , Enzo Tarascio e Andrea Matteuzzi suoi vibranti antagonisti dialettici , il recuperato interprete di Ladri di biciclette , Lamberto Maggiorani , che supera con popolaresca sincerità l ' impaccio dell ' esordiente , la bella Luisa Rossi , Elena Borgo , Lia Rainer , Ottavio Fanfani e Gabriella Giacobbe .