StampaQuotidiana ,
I
30
mila
di
Milano
città
più
quelli
della
fascia
industriale
fanno
mezzo
milione
di
analfabeti
.
Numero
grande
e
parola
brutta
.
Allora
si
preferisce
dire
che
sono
«
privi
di
cultura
»
,
senonché
Milano
è
in
Europa
e
l
'
Europa
è
tanto
esigente
:
uno
può
saper
firmare
,
mettendocela
tutta
,
e
per
lei
resta
analfabeta
.
Dunque
analfabeti
,
integrali
o
di
ritorno
,
in
gran
parte
giovani
,
meglio
non
pensare
alle
inutili
menzogne
statistiche
e
dire
le
cose
come
stanno
,
per
esempio
nelle
pensioni
.
Le
pensioni
del
Milanese
ospitano
,
sette
su
dieci
,
gli
immigrati
da
meno
di
un
anno
.
Giratele
,
chiedete
e
troverete
che
il
livello
di
istruzione
è
il
seguente
:
tredici
su
cento
privi
del
titolo
elementare
;
ottanta
su
cento
fermi
al
titolo
elementare
;
quindici
con
qualche
anno
di
scuola
media
;
quattro
diplomati
,
un
laureato
.
L
'
ILSES
giunge
,
nella
sua
accuratissima
inchiesta
,
a
risultati
analoghi
:
privi
di
qualsiasi
istruzione
venti
su
cento
;
con
il
titolo
delle
elementari
sessanta
;
di
una
scuola
secondaria
undici
;
del
liceo
sei
;
laureati
poco
più
di
uno
.
Idem
nelle
case
popolari
dello
Stato
,
dove
dovrebbero
funzionare
i
Centri
sociali
di
rieducazione
.
Il
professor
Leone
Diena
ne
parla
in
diversi
quartieri
con
diversi
inquilini
e
scopre
«
che
pochissimi
ne
hanno
sentito
parlare
»
.
Mezzo
milione
di
analfabeti
nella
provincia
più
ricca
e
progredita
d
'
Italia
.
Tagliati
fuori
dalla
cultura
tradizionale
e
spesso
anche
dalle
sottoculture
popolari
,
persino
da
quella
sportiva
che
ha
il
merito
indubbio
di
iniziare
le
moltitudini
a
un
certo
stile
di
vita
,
a
una
certa
gerarchia
dei
valori
.
Su
cinquanta
inquilini
di
una
pensione
in
via
Moscova
solo
due
hanno
assistito
a
una
partita
di
calcio
a
San
Siro
e
molti
ignorano
l
'
esistenza
di
squadre
che
si
chiamano
Inter
o
Milan
.
La
scarsa
istruzione
scolastica
di
cui
si
è
detto
:
e
l
'
improvviso
inaridirsi
di
ogni
vena
della
cultura
popolare
,
sia
favola
,
sia
rito
,
sia
folklore
.
Roberto
Leydi
,
che
compie
da
anni
una
preziosa
ricerca
di
canzoni
popolari
,
dice
che
gli
immigrati
nel
Milanese
ricordano
quelli
nelle
Americhe
,
una
voce
che
si
spezza
nel
trauma
della
migrazione
,
lo
stesso
rifiuto
e
l
'
oblio
,
la
sordità
per
i
temi
e
i
motivi
che
legano
al
passato
.
Fine
delle
vecchie
canzoni
,
dei
vecchi
racconti
.
E
uomini
stranieri
alla
cultura
che
li
accoglie
come
a
quella
che
si
sono
lasciata
alle
spalle
.
Imprevedibili
,
inspiegabili
,
casuali
.
A
volte
scatenati
in
manifestazioni
di
isterismo
collettivo
,
migliaia
di
persone
che
assediano
il
bar
di
Cinisello
dove
si
è
rifugiato
il
cantante
Dallara
;
a
volte
freddi
,
assenti
,
poche
persone
ad
ascoltare
i
cantastorie
famosi
;
sicché
capita
un
tale
che
ha
la
mania
di
recitare
poesie
del
Trecento
,
si
pensa
che
la
piazza
resterà
vuota
,
i
carabinieri
neppure
si
scomodano
ed
ecco
migliaia
di
persone
che
ascoltano
senza
capire
e
applaudono
.
Gente
letteralmente
spaesata
,
che
sembra
incapace
di
rappresentarsi
il
nuovo
mondo
e
di
rappresentarsi
,
di
guardarsi
dentro
e
di
comunicare
.
Se
si
tratta
di
bimbi
,
di
ragazzini
si
può
ancora
rimediare
.
Anche
se
arrivano
educati
in
quel
modo
piuttosto
mediocre
.
Le
maestre
in
qualsiasi
centro
della
fascia
,
dicono
che
la
quinta
elementare
degli
immigrati
dal
Sud
equivale
alla
terza
di
quassù
e
non
esagerano
,
anche
qui
meglio
non
pensare
a
certe
informazioni
menzognere
sulla
pubblica
istruzione
.
Poi
si
mettono
di
mezzo
i
genitori
con
i
loro
pregiudizi
e
l
'
orgoglio
familiare
:
«
Vengo
io
dalla
maestra
,
se
ti
tocca
»
.
«
Dicci
che
si
provasse
con
il
figlio
di
Antonio
Cotronei
»
.
E
la
maestra
attenta
a
non
correggere
gli
strafalcioni
del
padre
in
presenza
del
figlio
potrebbero
nascere
chi
sa
quali
reazioni
psicologiche
a
catena
.
Ma
può
capitare
che
perda
la
pazienza
.
Una
maestra
di
Poasco
chiama
il
padre
di
un
alunno
per
dirgli
«
Stia
attento
,
ieri
ha
cercato
di
rubarmi
questo
temperino
»
e
il
padre
«
Lei
non
si
permetta
,
quello
ce
lo
detti
io
»
al
che
la
maestra
esce
dai
gangheri
e
lo
caccia
fuori
.
Con
tutto
ciò
i
bambini
e
i
ragazzini
fanno
presto
a
rimettersi
in
corsa
,
quasi
sempre
si
rinnova
il
miracolo
del
fondo
civile
che
riaffiora
dopo
secoli
di
ignoranza
,
la
direttrice
delle
scuole
della
Certosa
dice
che
i
figli
degli
immigrati
,
qui
da
almeno
tre
anni
,
superano
l
'
ammissione
alla
media
come
i
locali
,
meglio
dei
figli
dei
braccianti
e
dei
mungitori
locali
.
Per
gli
anziani
la
faccenda
è
diversa
,
spesso
irrisolvibile
.
Non
sono
stupidi
o
tardi
.
Alle
prove
della
civiltà
industriale
capiscono
che
l
'
istruzione
serve
.
Ma
stretti
dal
bisogno
,
affamati
«
come
lupi
»
di
ciò
che
la
vita
può
dare
subito
,
non
riescono
a
superare
il
criterio
dell
'
utilità
immediata
ed
è
in
nome
di
questa
utilità
immediata
che
risultano
o
accettano
l
'
istruzione
.
«
Se
uno
guadagna
la
paga
con
i
libri
i
soldi
bastano
solo
a
lui
»
.
«
Allora
è
impossibilissimo
quanto
mai
studiare
perdendo
un
'
ora
di
lavoro
perché
sarebbero
300
lire
»
.
«
Se
l
'
aumento
è
sicuro
magari
studierei
»
.
Così
se
studiano
,
studiano
quel
tanto
che
basta
per
poter
fare
quel
tal
lavoro
che
dà
il
tale
aumento
del
salario
e
basta
.
E
chi
potrebbe
chiedergli
di
più
pensando
al
lungo
cammino
che
hanno
percorso
,
ai
traumi
che
li
hanno
segnati
e
al
lavoro
che
li
logora
?
Forse
i
loro
figli
o
i
nipoti
capiranno
che
il
progresso
delle
macchine
impone
un
'
istruzione
permanente
,
che
nella
società
moderna
si
va
a
scuola
dall
'
asilo
infantile
alla
pensione
.
A
questo
punto
sembra
piuttosto
arduo
sostenere
che
la
migrazione
significa
un
apporto
culturale
positivo
.
Ma
qualcuno
ci
si
prova
:
«
Tutti
noi
abbiamo
dovuto
porci
delle
domande
,
chiederci
chi
eran
costoro
che
arrivavano
.
Il
nostro
mondo
si
è
allargato
»
.
«
L
'
ansia
di
imparare
è
un
'
ansia
che
si
riceve
ma
che
si
dà
.
»
«
Passiamo
dalle
culture
regionali
a
una
cultura
unica
,
le
immigrate
da
Melissa
spiegano
alle
operaie
brianzole
come
si
svolse
l
'
occupazione
delle
terre
,
se
c
'
è
mancanza
di
zucchero
le
immigrate
del
Ferrarese
,
che
conoscono
l
'
industria
saccarifera
,
sanno
trovare
un
perché
»
.
E
tutte
le
altre
belle
storie
che
avranno
un
valore
episodico
e
un
sapore
letterario
,
ma
poco
o
nessun
riscontro
con
la
situazione
generale
del
Milanese
.
Sicché
l
'
unico
apporto
culturale
,
inevitabile
più
che
positivo
,
resta
quello
della
lingua
,
dei
contributi
che
gli
immigrati
e
gli
altri
danno
al
formarsi
di
una
nuova
lingua
.
«
Gli
immigrati
»
si
legge
in
molte
inchieste
«
si
vergognano
a
tentare
le
inflessioni
lombarde
»
.
Certo
tutti
esitano
a
tentare
una
lingua
nuova
,
ma
non
credo
che
la
ragione
sia
questa
,
se
a
Torino
gli
stessi
immigrati
il
dialetto
lo
adottano
subito
.
Il
fatto
è
che
a
Torino
il
dialetto
è
necessario
,
è
il
linguaggio
ufficiale
della
grande
fabbrica
,
lo
parlano
negli
uffici
e
nei
negozi
;
mentre
a
Milano
possono
farne
a
meno
,
nella
gran
mescolanza
che
si
è
formata
dal
principio
del
secolo
ci
vuole
la
lingua
per
capirsi
:
«
Noi
stiamo
qui
a
far
chiacchiere
che
io
non
comprendo
voi
e
voi
non
comprendete
me
.
Allora
diciamocela
in
italiano
,
se
questo
bicchiere
è
tondo
deve
essere
tondo
per
tutti
»
.
È
la
necessità
che
forma
il
nuovo
italiano
:
la
lingua
del
ceto
egemonico
,
più
qualcosa
della
lingua
del
mondo
contadino
,
più
le
parole
e
le
immagini
del
progresso
tecnico
.
E
ne
diamo
alcune
note
sparse
che
,
naturalmente
,
non
pretendono
a
studio
filologico
.
Gli
immigrati
,
nei
primi
mesi
applicano
le
parole
italiane
,
frettolosamente
apprese
,
ai
costrutti
dialettali
.
E
qualcosa
resta
,
come
una
tendenza
a
mettere
il
verbo
al
fondo
della
frase
,
spesso
al
passato
remoto
,
tipico
di
culture
come
quelle
del
Sud
,
volte
al
passato
.
Ma
proprio
per
questo
rimettono
nel
circuito
parole
di
un
italiano
arcaico
,
che
può
sembrare
puro
per
la
diretta
derivazione
dal
latino
:
locare
per
affittare
,
stipare
per
mettere
assieme
,
conservare
per
tenere
.
Dalla
civiltà
arcaica
e
contadina
,
del
Sud
come
del
Nord
,
vengono
anche
i
modi
di
dire
e
le
immagini
che
hanno
il
fascino
delle
reliquie
.
Ripetuti
per
automatismo
nella
mancanza
di
altre
immagini
o
sentenze
,
anche
se
non
hanno
più
alcun
rapporto
con
la
realtà
.
Nei
negozi
di
oggetti
per
la
casa
,
si
trova
,
in
parecchi
centri
della
fascia
,
una
piastrella
maiolicata
su
cui
si
legge
:
«
Fare
credito
è
un
errore
,
si
perde
il
denaro
e
l
'
avventore
»
.
E
sono
negozi
che
chiuderebbero
immediatamente
se
non
vendessero
tutto
a
credito
.
Poi
le
sentenze
della
retorica
contadina
,
suggerita
dal
paternalismo
:
«
Bisogna
dirci
papà
a
chi
ti
dà
da
mangiare
»
.
«
Poco
ma
in
pace
.
»
«
Dove
c
'
è
pace
c
'
è
Dio
.
»
«
Casa
mia
,
mamma
mia
,
vita
mia
.
»
«
Il
denaro
è
la
rovina
dell
'umanità.»
Che
potrebbero
essere
un
'
autocritica
elegante
e
ironica
se
non
fossero
soltanto
pigrizia
e
povertà
mentale
.
Un
regalo
a
Togliatti
«
Parleranno
dieci
dialetti
diversi
»
diceva
Giancarlo
Pajetta
,
nel
1962
,
«
ma
sanno
dire
tutti
la
parola
sciopero
»
.
E
ora
potrebbe
aggiungere
:
«
E
votare
comunista
»
.
È
la
verità
,
l
'
aumento
dei
voti
comunisti
nel
Milanese
è
dovuto
agli
immigrati
,
ci
si
chiede
solo
che
abbia
fatto
il
partito
per
meritarselo
.
Il
partito
ha
creato
un
ufficio
che
si
occupa
come
può
,
con
i
pochi
mezzi
che
ha
del
fenomeno
migratorio
;
ha
favorito
la
formazione
di
alcuni
gruppi
regionali
prestando
sedi
e
dirigenti
,
ma
sempre
una
goccia
nel
mare
,
intendiamoci
;
e
in
alcune
sezioni
della
fascia
,
da
contare
sulle
dita
di
una
mano
,
ha
organizzato
la
custodia
dei
bimbi
perché
le
madri
possono
partecipare
,
di
sera
alla
vita
del
partito
.
Tutto
qui
?
Tutto
qui
a
giudicare
dalle
critiche
che
gli
stessi
comunisti
si
rivolgevano
alla
vigilia
delle
elezioni
:
«
Manca
una
politica
,
non
abbiamo
una
piattaforma
sicura
rispetto
gli
immigrati
»
.
«
Per
anni
abbiamo
ignorato
il
fenomeno
.
E
mentre
il
partito
si
indeboliva
al
Sud
abbiamo
trascurato
di
rafforzarlo
al
Nord
.
»
«
I
compagni
che
vengono
al
Nord
dimenticano
il
partito
e
noi
non
facciamo
niente
per
recuperarli
.
»
Sicché
a
un
convegno
del
1962
l
'
onorevole
Pietro
Amendola
poteva
dire
,
scandalizzato
:
«
Visitavo
una
baracca
di
Magenta
e
mi
sono
sentito
tirare
per
una
manica
.
Mi
volto
e
riconosco
fra
gli
altri
i
migliori
compagni
di
Eboli
,
quelli
che
avevano
guidato
le
più
dure
lotte
.
Mescolati
fra
gli
altri
inutilizzati
»
.
Eppure
il
voto
di
molti
immigrati
va
al
partito
:
forse
il
meno
assente
fra
gli
assenti
,
forse
più
favorito
dai
demeriti
altrui
che
dai
meriti
propri
.
Si
dice
che
il
voto
degli
immigrati
è
stato
un
voto
di
protesta
:
i
muratori
di
Milano
che
conoscono
i
guadagni
di
chi
specula
sui
terreni
,
cioè
in
pochi
mesi
ciò
che
essi
guadagneranno
in
tutta
la
vita
;
quelli
di
Ispra
che
costruiscono
la
cittadella
atomica
dell
'
avvenire
abitando
in
baracche
cadenti
,
quelli
che
si
avventurano
nella
Milano
cara
scoprendo
dimensioni
e
valutazioni
a
distanze
astronomiche
.
«
Solo
un
voto
di
protesta
»
si
dice
«
questi
scontenti
si
immaginano
rivoluzionari
,
ma
la
tensione
rivoluzionaria
non
c
'
è
,
manca
una
chiara
convinzione
ideologica
,
sono
altri
voti
in
frigorifero
»
.
Altri
però
pensano
che
questo
frigorifero
incomincia
ad
essere
piuttosto
ingombrante
e
non
sono
proprio
sicuri
della
pretesa
superiorità
ideologica
degli
altri
voti
,
pensano
che
il
voto
di
certa
borghesia
agiata
è
stato
altrettanto
istintivo
e
protestatorio
.
Vedono
piuttosto
che
la
borghesia
agiata
,
quella
dell
'
alternativa
liberale
,
fa
niente
,
assolutamente
niente
per
avvicinare
gli
immigrati
,
per
aiutarli
,
per
consigliarli
.
Vedono
che
ancora
una
volta
gli
unici
avversari
validi
del
comunismo
sono
i
cattolici
che
appartengono
alle
ACLI
e
non
all
'
alternativa
liberale
,
essi
ad
aprire
nella
fascia
i
circoli
,
le
cooperative
,
i
doposcuola
.
I
sindaci
e
la
mafia
La
migrazione
rompe
gli
atteggiamenti
di
«
rispetto
verso
le
autorità
indifferenti
del
Sud
ed
esalta
,
al
Nord
,
l
'
autorità
più
impegnata
e
,
apparentemente
,
più
disinteressata
,
quella
del
sindaco
.
Nei
villaggi
città
della
fascia
il
sindaco
è
la
persona
più
autorevole
.
Più
dell
'
onorevole
,
del
parroco
,
del
comandante
dei
carabinieri
.
Egli
fa
parte
della
triade
onnipotente
società
immobiliare
-
municipio
-
ufficio
tecnico
e
ne
è
spesso
l
'
arbitro
.
Raramente
a
favore
suo
,
spesso
a
favore
del
suo
partito
.
Ma
queste
operazioni
di
alta
finanza
comunale
interessano
relativamente
gli
immigrati
,
ad
essi
basta
di
aver
trovato
,
per
la
prima
volta
dopo
secoli
,
qualcuno
che
si
occupa
effettivamente
dei
loro
bisogni
e
che
ha
un
potere
autonomo
e
sufficiente
per
soddisfarli
.
Gli
si
rivolgono
dapprima
per
avere
le
carte
necessarie
alla
residenza
e
al
lavoro
,
poi
per
la
casa
e
finisce
che
diventa
il
loro
padre
spirituale
e
magari
il
loro
consigliere
sentimentale
:
la
immigrata
cui
il
sindaco
ha
regolato
una
spinosa
faccenda
familiare
che
ogni
volta
gli
sorride
come
se
fosse
«
uno
della
congiura
»
;
le
mogli
che
gli
raccontano
i
tradimenti
dei
mariti
;
quelli
che
lo
vogliono
arbitro
di
una
loro
lite
.
I
sindaci
quasi
tutti
settentrionali
non
riescono
a
rendersi
conto
,
a
volte
,
del
potere
acquisito
,
né
a
prevedere
le
conseguenze
.
Un
giorno
,
a
una
riunione
di
immigrati
,
il
sindaco
di
San
Donato
dice
che
effettivamente
è
vero
,
quel
tale
padrone
di
case
si
comporta
da
esoso
.
E
poi
deve
fermare
la
corsa
al
linciaggio
,
quelli
sentendosi
approvati
dal
sindaco
,
dal
signore
«
della
Commune
»
muovono
già
alla
spedizione
punitiva
,
hanno
scambiato
un
suo
giudizio
per
una
autorizzazione
a
procedere
.
Come
arbitri
tra
le
immobiliari
e
gli
uffici
tecnici
i
sindaci
devono
fare
i
conti
con
l
'
organizzazione
mafiosa
che
si
è
trasferita
o
ricostruita
al
Nord
.
Il
«
ragioniere
»
o
«
la
napoletana
»
o
«
il
barista
»
che
intermediano
fra
i
nuovi
arrivano
e
i
proprietari
di
terreni
e
di
case
devono
per
forza
avere
qualche
«
aggancio
»
nel
municipio
,
sotto
questo
aspetto
qui
come
nel
Sud
la
mafia
rappresenta
una
degenerazione
dell
'
amministrazione
pubblica
.
Le
organizzazioni
mafiose
si
occupano
di
mediazioni
commerciali
e
di
reclutamento
operaio
.
Per
ora
non
sono
arrivate
a
uccidere
,
ma
usano
le
minacce
,
le
percosse
,
la
fame
.
Parecchi
gruppi
mafiosi
spediscono
i
loro
emissari
nel
Sud
per
offrire
«
casa
e
lavoro
»
.
Chi
accetta
deve
solo
firmare
un
impegno
e
quasi
sempre
lo
firma
senza
leggerlo
.
Poi
scoprirà
che
è
un
impegno
da
strozzino
,
persa
la
casa
alla
prima
rata
non
pagata
.
Il
controllo
è
difficile
,
molti
immigrati
non
conoscono
altra
mediazione
che
quella
mafiosa
.
Alcuni
arrivano
al
punto
di
rimpiangerla
.
Un
giorno
la
polizia
arresta
un
certo
Fioramonte
Panando
.
Ha
ucciso
un
reclutatore
di
manodopera
.
Perché
aveva
deciso
di
chiuder
bottega
e
non
voleva
più
occuparsi
di
trovargli
un
lavoro
.
Si
tratta
di
un
caso
limite
,
ma
anche
al
limite
è
una
triste
faccenda
.
Ne
abbiamo
ancora
di
strada
da
fare
,
non
vi
sembra
?