StampaQuotidiana ,
Nuova
Delhi
,
marzo
-
Nuova
Delhi
fondata
dagli
inglesi
per
diventare
la
capitale
dell
'
impero
indiano
e
inaugurata
nel
1929
,
vent
'
anni
prima
della
liquidazione
di
quello
stesso
impero
,
ricorda
le
capitali
politiche
e
amministrative
che
la
civiltà
anglosassone
ha
disseminato
per
il
mondo
,
per
esempio
Washington
,
dall
'
altra
le
città
despotiche
che
le
effimere
monarchie
hanno
sparso
per
l
'
India
,
per
esempio
la
città
morta
di
Fatepuhr
Sikri
,
alle
porte
di
Agra
.
Ci
sono
a
Nuova
Delhi
al
tempo
stesso
la
grandiosità
insipida
dell
'
imperialismo
mercantile
britannico
e
la
solennità
infiocchettata
e
marziale
del
despotismo
indiano
.
Il
viceré
,
che
nell
'
Inghilterra
democratica
era
un
cittadino
come
tutti
gli
altri
,
qui
diventava
un
autocrate
razzista
,
capo
di
una
casta
di
pelle
bianca
che
,
in
questo
Paese
di
caste
,
si
era
autonominata
casta
superiore
a
tutte
le
altre
,
compresa
quella
dei
bramini
.
Dilaniato
dalla
sua
duplice
natura
europea
e
incapace
di
mettere
d
'
accordo
la
cultura
inglese
di
tradizione
tollerante
con
la
pratica
del
potere
assoluto
,
il
colonialismo
si
rifugiava
in
un
formalismo
burocratico
e
militare
a
base
di
complicate
etichette
,
uniformi
prestigiose
,
parate
pittoresche
,
elefanti
bardati
,
e
vittorie
a
sei
invalli
,
umiliante
così
per
gli
inglesi
più
intelligenti
come
per
i
pensierosi
indiani
educati
nei
sobri
climi
di
Oxford
c
di
Cambridge
.
Si
credeva
che
gli
indiani
fossero
degli
«
orientali
»
e
si
voleva
abbagliarli
con
un
fasto
«
orientale
»
;
inutile
dire
che
si
trattava
di
un
Oriente
vittoriano
,
come
se
lo
immaginava
la
piccola
borghesia
delle
città
industriali
dell
'
Inghilterra
.
Nuova
Delhi
porta
l
'
impronta
di
questa
concezione
colonialista
:
i
suoi
stradoni
malinconici
e
diritti
,
in
fondo
ai
quali
c
'
è
spesso
uno
smilzo
arco
di
trionfo
o
la
statua
piccolissima
di
un
conquistatore
inglese
sopra
un
enorme
piedistallo
,
sembrano
fatti
apposta
per
le
lente
sfilate
dei
reggimenti
speciali
reclutati
tra
i
clan
della
Scozia
e
le
tribù
della
frontiera
afghana
,
combinazioni
ben
dosate
di
gonnelline
nordiche
e
di
turbanti
orientali
,
di
cupi
tamburi
e
di
queruli
gemiti
di
cornamuse
.
D
'
altra
parte
i
suoi
ministeri
neoclassici
,
costruiti
con
la
stessa
pietra
rossa
del
forte
musulmano
della
vecchia
Delhi
,
testimoniano
,
con
le
loro
scalee
e
í
loro
colonnati
corinzi
,
la
volontà
dei
professori
di
disegno
di
mettersi
ad
un
livello
imperiale
;
mentre
il
vero
sentimento
della
casta
dominatrice
si
rivela
piuttosto
nei
comodi
e
piacevoli
bungalow
del
quartiere
residenziale
,
radamente
sparsi
lungo
viali
puliti
e
deserti
,
in
fondo
a
folti
giardini
.
La
fortuna
politica
ha
voluto
che
Jawaharlal
Nehru
,
il
primo
Capo
di
governo
della
Repubblica
indiana
,
stabilisse
la
sua
residenza
in
questa
città
artificiale
e
imperiale
creata
dai
suoi
nemici
di
ieri
.
Il
trionfo
di
Nehru
dovrebbe
essere
un
motivo
di
soddisfazione
per
gli
intellettuali
di
tutto
il
mondo
perché
è
la
prima
volta
nella
storia
contemporanea
(
o
la
seconda
,
se
si
risale
a
Lenin
)
che
un
intellettuale
autentico
e
senza
contaminazioni
demagogiche
e
irrazionali
,
dopo
una
lunga
lotta
condotta
principalmente
con
il
mezzo
proprio
all
'
intellettuale
,
cioè
con
la
persuasione
,
governa
un
grande
Paese
.
E
qui
non
si
dice
che
Nehru
è
un
intellettuale
perché
ha
scritto
alcuni
ottimi
libri
(
anche
Stalin
,
Hitler
e
Mussolini
scrivevano
,
male
,
ma
scrivevano
)
,
si
dice
che
è
un
intellettuale
per
la
maniera
di
intendere
la
vita
che
traspare
in
questi
libri
.
Per
esempio
è
caratteristica
della
sua
capacità
di
understatement
(
parola
malamente
traducibile
con
il
brutto
:
minimizzare
)
questa
frase
,
nella
sua
autobiografia
,
a
proposito
della
popolarità
grandiosa
che
lo
circonda
.
Scrive
Nehru
:
«
La
questione
che
i
miei
amici
mi
ponevano
restava
insoluta
:
non
ero
io
orgoglioso
di
questa
adorazione
delle
masse
?
La
risposta
era
che
io
odiavo
quest
'
adorazione
e
desideravo
sfuggirla
ma
nello
stesso
tempo
mi
ero
abituato
ad
essa
e
quando
non
c
'
era
,
quasi
ne
avvertivo
la
mancanza
»
.
In
queste
parole
che
cercano
di
dare
le
due
facce
di
un
problema
senza
risolverlo
né
rifiutarne
l
'
ambiguità
,
sta
tutto
Nehru
,
l
'
intellettuale
,
liberale
e
introspettivo
Nehru
.
Molti
in
India
e
fuori
dell
'
India
,
considerano
questa
sua
amletica
e
aristocratica
obbiettività
come
una
debolezza
,
specie
se
paragonata
con
il
massiccio
e
popolaresco
dogmatismo
del
suo
vicino
cinese
Mao
Tze
-
dun
.
Dicono
che
Nehru
è
portato
al
compromesso
,
che
non
sa
opporre
un
rifiuto
a
situazioni
e
persone
che
in
cuor
suo
disapprova
,
che
non
ha
l
'
energia
autoritaria
indispensabile
in
un
Paese
come
l
'
India
che
in
tutta
la
sua
lunga
storia
non
ha
conosciuto
che
il
potere
despotico
.
Ma
non
bisogna
dimenticare
che
la
maniera
di
pensare
di
Nehru
è
nella
tradizione
indiana
,
da
quella
antichissima
del
Buddha
a
quella
recente
di
Gandhi
;
e
che
il
popolo
indiano
si
è
riconosciuto
in
questa
dubbiosa
saggezza
di
Nehru
molto
più
che
nel
settarismo
violento
di
un
Chandra
Bose
;
così
che
Nehru
,
subito
dopo
Gandhi
,
è
l
'
uomo
più
amato
del
subcontinente
.
Per
capire
la
qualità
del
trionfo
di
Nehru
non
sarà
forse
inutile
rifarsi
all
'
Italia
del
Risorgimento
.
Lo
stesso
Nehru
,
nei
suoi
libri
autobiografici
,
ha
fatto
spesso
il
paragone
tra
l
'
India
e
l
'
Italia
.
Ancora
ragazzo
,
ad
Harrow
,
in
Inghilterra
,
dove
studiava
,
gli
fu
regalata
la
vita
di
Garibaldi
del
Trevelyan
,
la
cui
lettura
l
'
infiammò
subito
con
la
speranza
di
essere
capace
,
un
giorno
,
di
fare
per
l
'
India
ciò
che
Garibaldi
aveva
fatto
per
l
'
Italia
.
Altrove
il
paragone
tra
India
e
Italia
è
così
formulato
:
«
Ambedue
sono
Nazioni
antiche
,
con
lunghe
tradizioni
di
cultura
dietro
di
loro
...
ambedue
erano
divise
politicamente
,
ma
l
'
idea
dell
'
Italia
,
come
l
'
idea
dell
'
India
,
non
morì
mai
e
c
'
era
in
ambedue
un
forte
principio
unitario
...
Metternich
chiamò
l
'
Italia
"
una
espressione
geografica
"
;
molti
imitatori
di
Metternich
hanno
usato
questa
frase
per
l
'
India
;
cosa
strana
,
c
'
è
persino
una
somiglianza
nella
situazione
geografica
dei
due
Paesi
.
Ancor
più
interessante
è
il
paragone
tra
l
'
Inghilterra
e
l
'Austria...»
.
Insomma
,
semplificando
parecchio
,
si
potrebbe
dire
che
oggi
,
dieci
anni
dopo
la
proclamazione
dell
'
Indipendenza
,
l
'
India
si
trovi
un
po
'
nelle
condizioni
dell
'
Italia
dieci
anni
dopo
l
'
Unità
.
Come
in
Italia
in
quel
tempo
erano
ancora
vivi
e
operanti
gli
uomini
del
Risorgimento
,
così
in
India
sono
al
governo
gli
uomini
che
hanno
lottato
per
mezzo
secolo
contro
la
dominazione
coloniale
.
Il
nazionalismo
risorgimentale
italiano
era
liberale
;
parimenti
liberale
è
il
nazionalismo
indiano
.
Infine
,
come
l
'
Italia
dopo
l
'
Unità
,
l
'
India
,
dopo
l
'
epica
della
lotta
anticoloniale
,
si
trova
oggi
di
fronte
alla
prova
mortificante
di
gravi
difficoltà
economiche
e
sociali
.
Ma
il
paragone
deve
fermarsi
qui
.
In
fondo
esso
conferma
un
fatto
ormai
ben
noto
:
il
propagarsi
dell
'
ondata
nazionalista
dal
1789
ad
oggi
,
dalla
Francia
fino
all
'
Asia
.
Per
il
resto
la
situazione
indiana
è
diversa
da
quella
italiana
,
non
fosse
altro
per
la
differenza
dei
tempi
e
dei
luoghi
in
cui
si
sono
svolti
i
due
risorgimenti
:
nell
'
Europa
liberale
dell
'
Ottocento
,
quello
italiano
;
nell
'
Asia
socialista
del
Novecento
,
quello
indiano
.
E
infatti
Nehru
,
pur
essendo
il
capo
di
un
enorme
partito
in
cui
c
'
è
di
tutto
,
è
in
fondo
un
socialista
fabiano
,
alla
maniera
di
Bernard
Shaw
.
È
proprio
al
nazionalismo
in
tutto
il
mondo
di
servirsi
di
tutte
quelle
parti
della
tradizione
che
possono
essergli
di
qualche
utilità
.
Il
nazionalismo
socialisteggiante
di
Nehru
non
fa
eccezione
a
questa
regola
.
Nel
pensiero
di
Nehru
il
socialismo
indiano
dovrebbe
addirittura
ricollegarsi
alla
saggezza
arcaica
dei
leggendari
Indo
-
ariani
,
ossia
del
Brahmanesimo
.
Sempre
nella
sua
autobiografia
egli
scrive
:
«
La
vecchia
cultura
indiana
riuscì
sempre
a
sopravvivere
attraverso
le
più
fiere
tempeste
,
benché
poi
non
salvasse
che
la
forma
e
perdesse
il
suo
reale
contenuto
.
Oggi
essa
lotta
silenziosamente
e
disperatamente
contro
un
nuovo
e
potentissimo
avversario
:
la
civiltà
dell
'
Occidente
capitalista
.
Essa
soccomberà
perché
l
'
Occidente
porta
la
scienza
e
la
scienza
porta
il
cibo
per
i
milioni
di
affamati
dell
'
India
.
Ma
l
'
Occidente
capitalista
offre
anche
l
'
antidoto
ai
mali
del
capitalismo
:
i
princìpi
del
socialismo
,
della
cooperazione
,
del
servizio
alla
comunità
e
al
bene
comune
.
Tutto
questo
non
è
poi
tanto
diverso
dall
'
antico
ideale
brahmano
ma
comporta
la
brahmanizzazione
(
non
nel
senso
religioso
,
s
'
intende
)
di
tutte
le
classi
e
di
tutti
i
gruppi
...
»
.
Sono
andato
a
trovare
Nehru
,
insieme
con
l
'
ambasciatore
d
'
Italia
Giusti
del
Giardino
,
due
volte
nello
stesso
giorno
.
La
prima
volta
fu
al
Ministero
degli
Esteri
.
Il
Primo
ministro
stava
seduto
dietro
una
grande
tavola
a
ferro
di
cavallo
,
quasi
vuota
di
carte
.
Era
vestito
nel
modo
ben
noto
,
come
lo
si
vede
nelle
innumerevoli
fotografie
che
adornano
tanti
edifici
pubblici
e
privati
dell
'
India
:
tunica
bianca
,
accollata
,
lunga
fino
alle
ginocchia
,
pantaloni
cosiddetti
johdpur
,
anch
'
essi
bianchi
,
attillati
dalle
ginocchia
fino
alle
caviglie
.
All
'
occhiello
era
infilato
il
bocciolo
di
rosa
rossa
che
Nehru
è
solito
portare
spesso
alle
naricimentre
parla
.
Nehru
che
è
di
origine
bramina
,
ossia
della
casta
tradizionalmente
versata
nella
lettura
e
interpretazione
dei
testi
della
religione
brahmana
,
ha
il
volto
dell
'
intellettuale
europeo
di
formazione
scientifica
ed
universitaria
.
La
fronte
è
alta
,
serena
,
armoniosa
;
gli
occhi
,
molto
scuri
,
hanno
uno
sguardo
inquieto
,
acuto
,
ambiguo
;
la
bocca
ha
un
'
espressione
al
tempo
stesso
benevola
,
annoiata
e
dura
.
Da
tutto
il
volto
spira
un
'
aria
di
fascino
indefinibile
che
il
sorriso
,
molto
bello
,
conferma
.
Nehru
ci
ricevette
a
tutta
prima
con
affabilità
ufficiale
:
pronunziò
qualche
frase
di
circostanza
,
sfogliò
un
po
'
nervosamente
il
catalogo
della
mostra
indiana
di
Roma
che
aveva
sulla
tavola
.
Quindi
,
improvvisamente
e
inaspettatamente
,
parve
interessarsi
alla
conversazione
.
Ma
non
aveva
tempo
,
doveva
ricevere
alcuni
giornalisti
europei
.
Si
alzò
e
,
assestandosi
in
capo
il
piccolo
berretto
bianco
,
ci
invitò
ad
andare
a
trovarlo
alla
sua
residenza
quella
sera
stessa
.
Ci
andammo
,
dunque
,
nel
pomeriggio
.
Una
governante
in
sari
rosso
scuro
ci
guidò
su
per
lo
scalone
moderno
della
vasta
dimora
ex
viceregale
ad
una
grande
sala
arredata
di
mobili
e
oggetti
cinesi
.
Un
divano
e
due
poltrone
di
fronte
ad
un
tavolino
basso
parevano
alludere
alla
possibilità
di
una
conversazione
meno
formale
di
quella
del
Ministero
degli
Esteri
.
E
,
infatti
,
di
lì
a
poco
,
Nehru
entrò
e
con
il
suo
curioso
passo
breve
e
frettoloso
andò
a
sedersi
su
quel
divano
,
avendo
alla
sua
destra
me
e
alla
sua
sinistra
l
'
ambasciatore
d
'
Italia
.
Non
voglio
qui
riportare
la
conversazione
che
durò
un
'
ora
esatta
,
controllabile
su
una
piccola
sveglia
posata
sul
tavolino
accanto
al
bricco
e
alle
tazze
del
caffè
:
non
era
stata
preparata
,
non
voleva
essere
un
'
intervista
;
più
delle
cose
che
si
dissero
,
contò
,
almeno
per
me
,
il
rapporto
diretto
con
la
persona
del
Primo
ministro
.
Sembrerà
strano
ma
mi
sentivo
molto
più
impacciato
di
fronte
a
Nehru
così
naturale
,
così
affabile
,
così
intellettuale
di
quanto
sarei
stato
di
fronte
ad
un
dittatore
formalista
e
autoritario
,
avvezzo
a
dire
e
a
sentirsi
dire
sempre
le
stesse
cose
.
Il
dittatore
,
infatti
,
non
mi
avrebbe
richiesto
che
un
contegno
convenzionale
,
quasi
rituale
,
e
una
quantità
limitata
di
frasi
fatte
e
di
luoghi
comuni
.
Nehru
,
invece
,
sentivo
che
esigeva
da
me
uno
sforzo
continuo
di
riflessione
,
di
scelta
,
di
comprensione
e
,
insomma
,
di
invenzione
.
Era
sì
,
un
intellettuale
;
e
ciò
mi
ispirava
gratitudine
e
fiducia
;
ma
era
nello
stesso
tempo
un
uomo
di
Stato
;
cioè
un
intellettuale
dotato
di
immenso
potere
,
avvezzo
a
non
essere
contraddetto
,
pieno
di
mille
preoccupazioni
non
tutte
disinteressate
,
con
poco
tempo
e
,
forse
,
poca
voglia
di
perderne
.
D
'
altra
parte
mi
incuriosiva
molto
di
vedere
se
trasparissero
nella
persona
di
Nehru
i
tre
caratteri
che
gli
attribuiscono
:
una
certa
vanità
di
uomo
che
sa
di
essere
attraente
e
pieno
di
fascino
;
la
facilità
all
'
impazienza
e
alla
collera
del
demiurgo
liberale
che
vorrebbe
che
tutto
fosse
fatto
senza
coercizione
ma
al
tempo
stesso
secondo
i
suoi
disegni
;
l
'
inclinazione
alla
noia
dell
'
uomo
pubblico
che
è
spesso
costretto
,
per
dovere
d
'
ufficio
,
ad
ascoltare
cose
e
persone
molto
noiose
.
Della
vanità
non
notai
che
la
grande
eleganza
nel
vestire
e
quel
frequente
gesto
grazioso
ed
orientale
di
portare
il
bocciolo
di
rosa
al
naso
;
l
'
impazienza
e
la
collera
non
apparvero
benché
il
volto
di
Nehru
,
lievemente
ipocondriaco
,
faccia
supporre
che
egli
possa
soggiacervi
;
ma
la
noia
,
che
pur
essa
non
comparve
mai
,
era
nella
mia
mente
in
forma
di
una
apprensione
continua
di
non
sapere
scegliere
gli
argomenti
e
le
parole
che
potessero
interessare
il
mio
interlocutore
.
In
realtà
,
come
pensavo
,
il
vero
senso
della
personalità
di
Nehru
non
poteva
essere
nelle
cose
che
mi
andava
dicendo
bensì
nella
sua
presenza
e
nel
magnetismo
particolare
di
questa
presenza
.
Ancora
una
volta
,
così
,
constatavo
la
decadenza
della
parola
nei
confronti
di
altri
e
più
irrazionali
mezzi
di
comunicazione
e
di
rapporto
.
Comunque
,
pur
nella
tensione
che
mi
ispiravano
queste
riflessioni
,
sfilarono
nella
conversazione
tutti
gli
argomenti
indiani
:
la
soprapopolazione
,
il
problema
dei
rifugiati
,
i
rapporti
con
la
Cina
,
la
povertà
e
arretratezza
delle
masse
,
il
progresso
scientifico
e
così
via
.
Nehru
,
che
in
varie
riprese
scontò
sotto
gli
inglesi
nove
anni
di
carcere
,
ci
parlò
pure
dell
'
attenzione
contemplativa
cui
è
costretto
l
'
uomo
in
prigione
,
e
parve
allora
animarsi
un
poco
ma
con
modestia
e
distacco
.
Egli
rispondeva
con
una
precisione
che
,
però
,
nascondeva
un
fondo
di
evasività
,
giustificato
d
'
altronde
;
e
interrogava
a
sua
volta
con
una
curiosità
e
una
freschezza
di
interessi
lusinghiere
.
Alla
fine
notai
che
gli
occhi
del
Primo
ministro
,
di
solito
attenti
e
inquieti
,
si
erano
fissati
nel
vuoto
,
come
su
qualche
cosa
che
fosse
solo
lui
a
vedere
.
Questa
distrazione
mi
sembrò
eloquente
e
mi
affrettai
a
chiedergli
di
firmare
una
copia
della
sua
autobiografia
,
il
che
egli
fece
con
la
massima
buona
grazia
.
La
visita
era
finita
.