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Belluno , 9 aprile . - Cinque operai bellunesi morti assieme sotto una valanga di neve è una notizia sconvolgente e drammatica anche per la popolazione di una provincia abituata da secoli a stare col cuore sospeso , sempre in attesa di qualche dolorosa notizia dai cantieri all ' estero e delle altre province italiane , dove la manodopera bellunese è più che di casa . Qui , in queste zone di emigrazione , quando un lutto colpisce una famiglia , l ' intera comunità si sente partecipe della disgrazia . « È capitato a te , ma potrebbe essere capitato a me » , è una frase che qualche volta si dice ma che più spesso si indovina , soprattutto nel muto linguaggio delle donne degli emigrati , madri e spose accomunate per anni dallo stesso tarlo doloroso delle lunghe separazioni dai mariti e dai figli ; dalla paura di sciagure , e purtroppo dalla speranza che non succedano , e infine dall ' attesa spasmodica del loro ritorno stagionale . E così , domani o dopodomani , altri cinque lavoratori torneranno alle proprie case , ma dentro una bara . Sono i cinque bellunesi ghermiti ieri dalla « morte bianca » in Valle Aurina , un luogo a quattro passi da casa , dove erano contenti di essere andati a lavorare , avvezzi com ' erano quasi tutti all ' emigrazione in terre lontane . Le loro famiglie , alcune delle quali hanno appreso la notizia dai giornali , sono piombate nella disperazione . Non abbiamo fatto gli sciacalli in cerca di notizie intime ; abbiamo rispettato il dolore delle famiglie . Ma abbiamo parlato con amici e conoscenti delle vittime nei loro paesi d ' origine . E ancora una volta , come purtroppo molto spesso è avvenuto , le conversazioni hanno illustrato la solita triste condizione di una provincia senza lavoro , che costringe i propri abitanti a vere odissee , sballottandoli in giro per il mondo in nome di una civiltà tanto decantata dai nostri governi ma tanto lontana dai bisogni degli uomini . Ecco il paese di Vito Lise , anni 38 , capo minatore , e di Angelo De Zanet , di 35 anni : Sospirolo . Quattromila abitanti , il 90 percento degli uomini validi emigrati . Registra la percentuale più alta in tutta la provincia di silicotici . Anche Vito Lise , il capo minatore , travolto dalla valanga , aveva ormai girato , a trentotto anni , mezzo mondo : la Svizzera , il Congo , l ' Argentina , il Venezuela . Quando tornava reclutava altre persone del villaggio di San Zenon , dove abitava , ed esse gliene erano grate . Andavano volentieri con lui , lo stimavano per la sua serietà e preparazione professionale . Era figlio di minatore . Suo padre è attualmente all ' ospedale con la silicosi . Con lui in valle Aurina c ' erano altri due fratelli ; uno si è salvato per caso dalla valanga . Angelo De Zanet , pure lui da San Zenon , faceva parte di una schiera di cinque fratelli , che sono tutti emigrati . Lui aveva conosciuto tutte le miniere di ferro e di carbone della Germania . Questo è il paese di Sospirolo , dove oggi una terza famiglia di emigrati è in lutto . L ' operaio Francesco Viel , di 53 anni , è deceduto di sincope in un cantiere della Svizzera . Trichiana , Longarone , San Gregorio nelle Alpi , i paesi degli altri tre operai deceduti in valle Aurina , presentano le stesse caratteristiche . Tre - quattromila abitanti , un migliaio di emigrati . Giovanni De Bastian , di Trichiana , era figlio unico . Sua madre non fa che ripetere , pazza di dolore : « Chissà quante volte avrà chiamato aiuto prima di morire » . Nessuno riesce a convincerla che suo figlio è morto sull ' istante . Di Antonio Bristot , da Longarone , le donne della frazione di Pirago , dove abitava con la famiglia , assicurano tutte « che era un grandissimo lavoratore » . È il massimo omaggio che le genti di montagna possono rivolgere a un morto . La quinta delle vittime , Renato Bulz , da San Gregorio nelle Alpi , era il più giovane : diciassette anni appena . Un ' età in cui non si è ancora uomini per le leggi dello Stato ma purtroppo si è considerati uomini da sfruttare sul piano fisico e produttivo . L ' elenco delle vittime sul lavoro si allunga così anno dopo anno , accanto alle località dove avvengono le sciagure , che restano impresse per sempre nella memoria delle famiglie degli emigranti bellunesi . Non importa se le disgrazie avvengono in Italia o all ' estero , se la località si chiama Marchinelle , Zermatt o Valle Aurina . Esse significano comunque sempre sofferenze e dolore per le famiglie dei trentasettemila emigrati bellunesi e richiamano alle loro gravi responsabilità i governanti italiani , che mai hanno voluto prendere in seria considerazione il problema delle zone di emigrazione , salvo che sul piano dei discorsi e delle promesse , specialmente nei periodi delle varie campagne elettorali .