StampaQuotidiana ,
Metti
che
due
filosofi
politici
,
suppergiù
coetanei
,
decidano
di
sedersi
a
un
tavolo
con
un
registratore
.
Per
raccontare
la
loro
parabola
generazionale
,
cosi
come
s
'
è
dipanata
negli
ultimi
decenni
.
E
per
tentare
di
aggiornare
la
rotta
,
riassestando
le
idee
sul
corso
del
mondo
.
Potrebbero
venirne
fuori
sproloqui
.
O
confessioni
reducistiche
,
specie
se
i
due
si
sono
formati
in
pieno
sessantotto
.
In
passato
è
già
accaduto
,
e
con
interlocutori
illustri
.
E
il
tentativo
non
ha
lasciato
tracce
,
se
non
fiumi
di
inchiostro
malinconici
.
Invece
,
nel
caso
di
Angelo
Bolaffi
e
Giacomo
Marramao
,
il
tandem
ha
funzionato
.
E
il
verbale
merita
di
essere
conservato
:
Frammento
e
sistema
(
Donzelli
,
pagine
173
,
lire
18.000
)
.
Conservati
dai
più
giovani
e
anche
da
quelli
-
che
immersi
nella
medesima
temperie
-
volessero
capire
quel
che
hanno
pensato
,
lungo
gli
anni
,
due
ex
giovani
neo
-
marxisti
di
fine
anni
sessanta
.
I
quali
,
pur
senza
essere
«
pentiti
»
,
han
mutato
a
fondo
il
loro
modo
di
pensare
.
Bolaffi
e
Marramao
sono
due
filosofi
politici
,
entrambi
legati
in
origine
all
'
«
impero
filosofico
del
Reich
»
,
alla
Germania
.
Studioso
di
Weimar
e
di
Weber
,
il
primo
.
Direttore
della
Fondazione
Basso
il
secondo
:
ermeneuta
del
«
tempo
»
e
del
nesso
«
potere
-
secolarizzazione
»
,
studioso
di
Mondolfo
.
Allievo
di
Colletti
,
il
primo
.
Di
Eugenio
Garin
il
secondo
.
Due
marxisti
inizialmente
,
autori
vent
'
anni
fa
su
Rinascita
di
un
articolo
intitolato
«
Chi
,
ha
paura
di
Bad
Godesberg
?
»
,
che
suscitò
reprimende
.
Oggi
approdati
a
un
pensiero
di
sinistra
democratica
,
che
fa
perno
sui
diritti
in
era
di
globalizzazione
.
E
sull
'
universalismo
in
era
di
differenze
ed
«
etiche
in
conflitto
.
Frammento
e
sistema
sono
i
due
corni
del
dilemma
ricorrente
nel
libro
.
Quello
profilatosi
con
la
crisi
del
marxismo
già
negli
anni
settanta
.
E
che
vedeva
il
nichilismo
decostruttivo
opporsi
alla
grande
sintesi
ideologica
incrinata
.
Sino
al
dilemma
attuale
,
che
vede
sul
pianeta
lo
scontro
/
incontro
tra
dimensione
globale
e
dimensione
locale
(
il
«
glocale
»
)
.
Con
l
'
avvertenza
però
che
non
di
topografia
si
tratta
.
Bensì
di
«
sinergia
-
allergia
»
.
Compenetrazione
tra
simultaneità
dell
'
economia
mondiale
,
e
«
reazione
allergica
»
di
identità
culturali
attivate
e
schiacciate
dal
global
-
market
.
Prima
di
entrare
in
questa
sindrome
d
'
epoca
,
sprigionata
dal
1989
,
soffermiamoci
sul
cammino
anteriore
dei
due
studiosi
.
E
'
la
crisi
del
marxismo
e
del
comunismo
lo
snodo
.
E
poi
,
in
entrambi
,
la
scoperta
di
alcune
questioni
capitali
.
La
crisi
di
rappresentanza
democratica
.
I
divieti
dei
corporativismi
incrociati
.
La
paralisi
della
decisione
.
Lo
svelarsi
nichilistico
della
politica
«
infondata
»
,
dissolte
ormai
le
filosofie
della
storia
.
E
perciò
,
Schmitt
e
Kelsen
.
Nietzsche
e
Heidegger
.
E
la
tragedia
di
Weimar
,
laboratorio
di
una
democrazia
avanzata
che
collassa
,
plebiscitariamente
,
per
eccesso
di
domande
nel
1933
.
Ma
il
tutto
ben
dentro
lo
scontro
Oriente
-
Occidente
,
nel
cuore
d
'
Europa
.
Notazione
interessante
a
due
:
il
totalitarismo
è
frutto
dell
'
esplosione
moderna
del
pluralismo
.
In
una
realtà
«
massificata
dalla
tecnica
»
(
Marramao
)
.
E
senza
più
il
freno
del
«
diritto
naturale
»
e
dello
«
Ius
pubblicum
europaeum
»
(
Bolaffi
)
.
Cruna
d
'
ago
per
scorgere
il
futuro
cioè
l
'
oggi
-
è
così
il
balzo
nel
passato
della
democrazia
,
«
prima
»
della
catastrofe
continentale
del
'900
.
Gli
addentellati
a
ritroso
?
Ben
prima
del
fascismo
e
del
comunismo
,
stanno
in
due
modelli
:
lo
stato
nazione
«
tellurico
-
continentale
»
,
e
lo
«
stato
«
oceanico
»
di
tipo
anglo
-
americano
.
Sovranità
territoriale
e
arcipelago
sovrano
,
secondo
la
vecchia
profezia
di
Karl
Schmitt
.
E
arriviamo
all
'
altro
fulcro
della
discussione
.
Si
è
eclissato
il
Leviatano
,
sia
nella
forma
territoriale
che
in
quella
«
transmarina
»
?
Marramao
propende
per
il
sì
,
come
pure
Bolaffi
.
E
qui
forse
esagerano
,
benché
poi
il
primo
scorga
nuovi
«
Microleviatani
»
sulla
mappa
del
dopo
'89
.
Infatti
,
non
solo
ci
sono
le
nuove
entità
nazionaliste
,
attivate
dal
crollo
comunista
.
Ci
sono
anche
gli
Usa
,
rimasti
unici
arbitri
.
E
quanto
all
'
Europa
,
ci
son
gli
stati
-
guida
al
suo
interno
,
per
nulla
intenzionati
a
rinunciare
al
loro
«
direttorio
»
.
Poi
c
'
è
la
Russia
,
neo
-
stato
nazionale
,
in
lizza
geopolitica
.
E
la
Cina
.
E
i
fondamentalismi
a
base
etnico
-
nazionale
.
Vince
un
nuovo
bellum
omnium
contro
omnes
,
per
giunta
planetario
?
Bolaffi
ne
è
preoccupato
.
Al
punto
da
rivalutare
l
'
istanza
del
«
diritto
naturale
»
-
contro
il
decisionista
Schmitt
e
contro
il
relativista
Kelsen
-
come
garanzia
cosmopolita
armata
di
forza
.
Marramao
al
contrario
diffida
di
ogni
«
etica
normativa
»
,
da
imporre
con
i
ragionamenti
duri
del
«
contratto
sociale
»
,
e
della
filosofia
analitica
anglosassone
(
John
Rawls
)
.
E
quindi
con
l
'
imperium
degli
stati
più
forti
,
bardati
di
tornado
e
«
diritto
positivo
»
.
E
allora
?
Qui
la
filosofia
sconta
il
suo
limite
sugli
scogli
del
mondo
.
Come
convincere
un
Talebano
ha
gli
stessi
diritti
dell
'
uomo
?
Che
l
'
«
Altro
»
ha
gli
stessi
diritti
dell
'
islamico
?
E
viceversa
,
come
convincere
un
«
leghista
»
,
a
dismettere
la
sua
intolleranza
?
Insomma
,
siamo
tutti
«
stranieri
morali
»
nel
mondo
che
ci
divide
,
e
che
però
ci
avvicina
in
tempo
reale
e
simultaneo
.
Può
bastare
,
come
suggerisce
Marramao
,
lo
scambio
di
reciproche
narrazioni
tra
«
diversi
»
?
O
una
«
fusione
di
orizzonti
»
,
basata
sulla
medesima
«
capacità
simbolizzante
»
che
tutti
ci
accomuna
sotto
ogni
latitudine
?
Forse
no
,
senza
arene
internazionali
del
diritto
,
legittimate
da
forza
e
da
consenso
.
Altra
questione
,
molto
dibattuta
nel
dialogo
:
il
nesso
«
interessi
-
valori
-
identità
»
.
Ebbene
,
è
giusta
la
proposta
di
una
«
politica
universalista
delle
differenze
»
avanzata
da
Marramao
,
inclusiva
di
una
«
Magna
carta
dei
diritti
biologici
»
.
Ma
perché
il
tutto
non
si
risolva
in
un
«
elegante
escamotage
»
o
in
«
deregulation
morale
»
-
come
teme
Bolaffi
-
non
basta
denunciare
le
opposte
prigioni
del
«
comunitarismo
»
e
dell
'
«
individualismo
»
.
Occorre
invece
isolare
un
serie
di
valori
davvero
portanti
e
irrinunciabili
.
A
far
da
filtro
,
al
di
sopra
delle
«
differenze
»
individuali
e
di
gruppo
.
E
perciò
,
libertà
politiche
e
civili
.
Diritto
all
'
«
autorealizzazione
»
,
inclusa
l
'
attuazione
della
propria
specificità
culturale
.
Diritto
alla
fecondazione
assistita
,
nel
rispetto
dei
nascituri
.
Limiti
alle
manipolazioni
genetiche
del
vivente
.
E
diritti
economici
:
lavoro
,
bisogni
di
base
,
welfare
.
In
tal
senso
è
ben
vero
che
l
'
«
interesse
economico
»
,
senza
«
forme
simboliche
»
,
non
si
esprime
(
Marramao
)
.
E
'
cieco
ed
afono
.
Ma
non
per
questo
il
«
conflitto
distributivo
»
finisce
.
Al
contrario
,
proprio
l
'
esplodere
delle
«
differenze
»
segnala
l
'
irruzione
dell
'
«
economia
-
mondo
-
ineguale
»
,
che
acuisce
il
conflitto
di
culture
.
E
impone
quindi
politiche
economiche
post
-
liberiste
,
per
sedare
lo
«
Scontro
di
civiltà
»
che
insidia
dal
di
dentro
e
dal
di
fuori
l
'
Occidente
(
e
Huntington
non
ignora
le
«
faglie
interne
»
all
'
Occidente
!
)
.
Il
capitolo
finale
del
libro
porta
impressa
l
'
eco
delle
Twin
-
Towers
.
E
vi
rimbalzano
tutti
i
temi
precedenti
.
Per
Bolaffi
e
Marramao
è
ormai
fine
del
«
Secolo
americano
»
e
unipolare
.
Una
fase
che
impone
di
rilanciare
il
dialogo
inter
-
culturale
.
Assieme
a
una
nuova
geopolitica
a
più
attori
.
A
partire
-
con
Walter
Benjamin
-
dall
'
«
infelicità
degli
ultimi
»
,
non
dal
Bene
come
«
Virtù
occidentale
»
.
Nondimeno
,
per
capire
la
tragedia
,
non
basta
dire
che
il
primum
movens
del
fondamentalismo
è
la
«
nevrosi
identitaria
»
di
un
certo
Islam
subalterno
(
Marramao
)
.
La
domanda
è
:
da
chi
,
e
perché
,
quell
'
Islam
radicale
,
povero
e
ricco
,
è
stato
eccitato
?
Per
quale
disegno
geopolitico
ed
economico
?
Per
uscire
dal
nuovo
luttuoso
disordine
mondiale
-
oltre
la
guerra
al
terrorismo
-
dobbiamo
continuare
a
chiedercelo
.
Malgrado
gli
inviti
patriottici
al
silenzio
del
professor
Panebianco
.