StampaQuotidiana ,
È
proprio
vero
che
il
mondo
in
cui
viviamo
è
il
prodotto
del
semplice
caso
?
Dobbiamo
proprio
credere
alla
scienza
che
,
dopo
aver
espulso
ogni
ordine
necessario
dalla
fisica
,
tende
ora
a
espungerlo
anche
dalla
biologia
che
,
mostrandoci
la
complessità
e
la
perfezione
degli
organismi
viventi
,
sembrava
testimoniare
la
presenza
di
un
disegno
finalistico
,
di
un
programma
diretto
alla
conservazione
e
all
'
arricchimento
della
vita
dell
'
universo
?
Non
dobbiamo
piuttosto
ricorrere
a
considerazioni
di
metafisica
e
tecnologia
che
ci
consentano
di
intravedere
nel
mondo
quell
'
ordine
,
quella
finalità
,
quel
disegno
che
la
scienza
rifiuta
?
Queste
e
molte
altre
domande
mi
sono
state
rivolte
a
proposito
di
un
articolo
pubblicato
su
queste
colonne
il
29
novembre
1970
dal
titolo
.
«
Dunque
l
'
universo
non
è
programmato
»
,
articolo
che
prendeva
lo
spunto
dal
libro
del
biologo
francese
Jacques
Monod
Il
caso
e
la
necessità
ora
apparso
anche
nell
'
edizione
italiana
.
Una
delle
lettere
giuntemi
è
un
vero
e
proprio
saggio
di
trentadue
pagine
di
Valentino
Azzolini
.
Ma
ora
un
articolo
di
Gustavo
Bontadini
apparso
su
L
'
educatore
italiano
del
15
marzo
sottopone
quel
mio
articolo
a
una
critica
tanto
acuta
e
stringente
quanto
rispettosa
e
cordiale
.
Rispondendo
a
questa
critica
,
risponderò
,
almeno
parzialmente
,
anche
alle
altre
critiche
che
mi
sono
state
rivolte
.
Innanzitutto
,
non
sembra
che
la
filosofia
possa
allegramente
infischiarsi
della
scienza
;
in
realtà
non
l
'
ha
mai
fatto
.
La
scienza
non
risolve
certo
tutti
i
problemi
dell
'
uomo
,
ma
offre
i
dati
di
fatto
indispensabili
per
affrontarli
con
qualche
probabilità
di
successo
.
Ciò
che
vale
nella
vita
di
ogni
giorno
,
vale
in
filosofia
:
se
mi
dispongo
a
fare
una
spesa
,
devo
prima
farmi
i
conti
in
tasca
,
cioè
ricorrere
all
'
aritmetica
.
Potrò
scegliere
le
spese
da
fare
ma
,
senza
quel
conto
,
mi
troverò
nei
pasticci
.
Così
la
filosofia
:
può
elaborare
concetti
e
dottrine
,
avanzare
ipotesi
più
o
meno
convincenti
,
ma
non
prescindere
dai
risultati
della
scienza
se
non
vuole
avventurarsi
in
fantasie
inconcludenti
e
parlare
di
cose
che
,
rigorosamente
parlando
,
non
esistono
.
La
scienza
può
mutare
i
suoi
risultati
,
come
giustamente
osserva
Bontadini
;
ma
anche
la
filosofia
muta
le
sue
dottrine
e
i
filosofi
che
Bontadini
cita
,
Teilhard
de
Chardin
e
Bonhoeffer
,
ci
offrono
dottrine
diverse
da
quelle
di
Sant
'
Agostino
e
di
San
Tommaso
,
pur
ispirandosi
alla
stessa
tradizione
religiosa
.
La
scienza
oggi
si
avvale
del
caso
per
elaborare
le
sue
ipotesi
esplicative
e
i
suoi
calcoli
.
Bontadini
dice
che
questo
significa
«
la
nostra
ignoranza
del
profondo
determinismo
della
natura
,
del
suo
programma
universale
»
piuttosto
che
«
l
'
esistenza
-
la
verità
-
dell
'
indeterminazione
,
della
casualità
»
.
Ma
come
si
possono
elaborare
dottrine
e
prospettive
,
effettuare
scelte
e
orientarsi
,
in
filosofia
o
nella
vita
,
sulla
base
di
ciò
che
ignoriamo
?
Anche
una
debole
lanterna
val
meglio
del
buio
per
procedere
su
un
sentiero
sconosciuto
.
Ma
Bontadini
non
si
mantiene
coerente
a
questa
riduzione
del
caso
all
'
ignoranza
.
Egli
aggiunge
subito
che
«
nessuno
può
vietare
a
Dio
di
giocare
ai
dadi
»
:
e
se
è
così
,
il
caso
non
è
la
nostra
ignoranza
,
ma
la
natura
stessa
del
mondo
,
voluta
e
stabilita
da
Dio
.
E
proprio
su
questo
punto
Bontadini
fa
leva
per
la
sua
difesa
della
metafisica
teologica
tradizionale
:
«
Quella
conseguenza
-
se
il
mondo
fosse
creato
da
Dio
allora
dovrebbe
essere
"
ordinato
"
nel
senso
che
sappiamo
-
non
sussiste
:
Dio
può
creare
il
mondo
come
gli
pare
e
piace
,
nessuno
può
vietargli
di
"
giocare
ai
dadi
"
(
per
ciò
che
riguarda
la
storia
della
natura
e
senza
che
venga
meno
la
Sua
Provvidenza
)
»
.
Sta
veramente
qui
il
punto
cruciale
.
Quale
significato
possono
avere
l
'
esistenza
e
la
provvidenza
di
Dio
in
un
mondo
dominato
dal
caso
?
Quale
indizio
,
segno
o
prova
,
questo
mondo
può
offrire
di
esse
?
Non
si
tratta
di
«
vietare
»
a
Dio
di
giocare
ai
dadi
:
si
tratta
di
vedere
come
in
un
giuoco
di
dadi
si
può
scorgere
la
presenza
di
Dio
o
l
'
azione
della
sua
provvidenza
.
Qui
comincia
veramente
il
problema
filosofico
.
E
mi
sembra
paradossale
dover
ricordare
a
Bontadini
,
cultore
emerito
della
metafisica
tradizionale
,
che
tutte
le
prove
da
essa
fornite
dell
'
esistenza
di
Dio
e
soprattutto
quelle
passate
attraverso
il
vaglio
di
S
.
Tommaso
,
sono
fondate
sull
'
ordine
e
sulla
finalità
del
mondo
,
sulla
necessità
della
catena
causale
,
sulla
gerarchia
perfetta
e
sulla
connessione
necessaria
degli
esseri
dell
'
universo
.
Se
il
mondo
è
un
giuoco
di
dadi
,
queste
prove
vanno
a
gambe
all
'
aria
.
Non
ce
n
'
è
una
che
regga
,
dal
punto
di
vista
in
cui
Bontadini
si
mette
.
Che
valore
può
essere
allora
riconosciuto
a
quella
metafisica
tradizionale
che
Bontadini
intende
difendere
?
Si
possono
certo
tentare
altre
vie
.
Si
può
,
per
esempio
,
tentare
di
scorgere
,
nell
'
infinitamente
vario
e
complesso
gioco
di
dadi
che
è
il
mondo
,
una
mano
maestra
che
,
alla
lunga
o
alla
lontana
,
come
quella
di
un
grande
giocatore
professionista
,
riesca
a
dirigere
il
gioco
e
a
indirizzarlo
ai
suoi
fini
.
Questi
tentativi
non
sono
stati
fatti
finora
.
Bontadini
potrebbe
intraprenderne
qualcuno
perché
ne
ha
la
capacità
;
e
,
quando
l
'
avrà
elaborato
,
potremo
discuterlo
.
Ma
per
ora
siamo
lasciati
a
mani
vuote
.
Affermare
che
Dio
può
avere
creato
tanto
un
mondo
deterministicamente
o
casualmente
ordinato
quanto
un
mondo
indeterministico
,
significa
semplicemente
togliere
ogni
significato
all
'
esistenza
di
Dio
.
Che
cosa
è
Dio
,
allora
?
Non
l
'
essere
necessario
,
non
la
causa
prima
,
non
il
primo
motore
,
non
l
'
essere
perfettissimo
,
non
l
'
onnipotente
:
perché
tutto
ciò
che
egli
fa
è
solo
il
risultato
di
una
gettata
di
dadi
.
Forse
questi
dadi
sono
truccati
;
ma
bisogna
averne
una
prova
o
almeno
darne
un
indizio
.
E
si
ritorna
da
capo
al
problema
del
caso
.
Non
si
tratta
perciò
di
una
scelta
fra
la
scienza
e
la
metafisica
e
neppure
fra
ateismo
e
teismo
.
Si
tratta
di
elaborare
dottrine
filosofiche
,
che
non
si
risolvano
in
una
negazione
dei
fatti
meglio
accertati
e
delle
ipotesi
più
probabili
.
Sarebbe
certo
assai
consolante
per
l
'
uomo
credere
di
vivere
in
un
mondo
amichevole
,
che
si
prenda
cura
di
lui
e
gli
garantisca
la
sopravvivenza
e
il
successo
.
Ma
la
metafisica
tradizionale
si
è
rivelata
incapace
di
dare
un
fondamento
a
questa
credenza
;
e
molti
teologi
e
spiriti
religiosi
ne
hanno
preso
atto
.
Giacché
,
quanto
alla
fede
,
essa
è
certamente
fuori
questione
e
continua
ad
offrirsi
all
'
opzione
degli
uomini
.
Basta
non
dimenticare
che
la
fede
si
può
perdere
come
si
può
acquistare
.
D
'
altronde
,
se
non
è
vietato
a
Dio
di
giocare
ai
dadi
,
perché
dovrebbe
essere
vietato
all
'
uomo
?