StampaQuotidiana ,
Perché
non
si
dovrebbe
vedere
nel
sole
,
se
non
a
costo
di
essere
ritenuti
pazzi
o
poeti
,
un
coro
di
angeli
fiammeggianti
che
annunciano
la
gloria
di
Dio
?
Perché
non
si
dovrebbe
proclamare
l
'
esistenza
di
un
nuovo
cielo
e
di
una
nuova
terra
così
vasti
e
meravigliosi
da
far
apparire
squallida
e
tetra
la
visione
che
del
mondo
ci
dà
la
scienza
?
Perché
astrarre
e
generalizzare
,
meccanizzare
e
calcolare
,
rinunziando
all
'
immaginazione
visionaria
,
al
mistero
,
all
'
avventura
in
un
mondo
di
forme
fantastiche
e
splendenti
,
in
cui
ognuno
si
troverebbe
a
suo
agio
?
In
altri
termini
,
perché
credere
allo
scienziato
invece
che
allo
sciamano
?
Perché
ridurre
il
mondo
a
un
insieme
di
forze
oggettive
ed
impersonali
,
invece
di
scorgere
in
esso
un
luogo
formicolante
di
personalità
potenti
e
invisibili
ma
assai
simili
all
'
uomo
?
Sono
queste
le
domande
che
,
secondo
Roszak
,
stanno
alla
radice
della
controcultura
(
La
nascita
di
una
controcultura
,
ed.
Feltrinelli
,
1971
)
:
cioè
di
un
nuovo
modo
di
vivere
da
cercarsi
in
direzione
opposta
a
quella
in
cui
finora
si
è
mossa
la
civiltà
occidentale
:
un
modo
di
vivere
che
faccia
a
meno
della
scienza
e
della
tecnica
,
eliminando
la
tecnocrazia
e
i
suoi
mali
,
e
coltivi
ed
esalti
nell
'
uomo
il
sentimento
del
sacro
.
La
scienza
sradica
questo
sentimento
e
con
esso
ogni
impegno
morale
,
riducendolo
ad
una
retorica
superficiale
.
Solo
questo
sentimento
può
consentire
all
'
uomo
di
ritornare
alla
natura
e
di
raggiungere
l
'
equilibrio
autentico
dentro
se
stesso
e
con
gli
altri
.
La
controcultura
intende
così
proporre
all
'
uomo
l
'
alternativa
di
una
vita
diversa
,
che
elimini
i
rischi
dell
'
impoverimento
dell
'
uomo
e
del
suo
ambiente
che
scienza
e
tecnica
fanno
incombere
su
di
lui
.
Ma
questa
alternativa
non
è
nuova
ma
antichissima
,
perché
è
quella
di
tutti
i
popoli
primitivi
.
E
in
realtà
la
nostalgia
per
ciò
che
è
primitivo
,
naturale
,
semplice
,
informe
,
non
ridotto
a
un
modello
che
implichi
previsione
,
misura
e
programmazione
,
è
assai
diffusa
nel
mondo
contemporaneo
e
condivisa
da
molti
scienziati
.
Questi
sono
certamente
più
cauti
nella
loro
critica
della
scienza
e
si
guardano
dal
raccomandarne
la
pura
e
semplice
eliminazione
.
Ma
è
significativo
che
in
uno
dei
più
seri
e
togati
periodici
scientifici
americani
,
che
è
l
'
organo
dell
'
Associazione
americana
per
il
progresso
della
scienza
(
Science
,
4
giugno
1971
)
,
un
professore
di
chimica
proponga
una
riforma
della
scienza
proprio
sulla
linea
difesa
dalla
controcultura
:
si
dovrebbe
saldare
,
sul
tronco
della
ricerca
obiettiva
e
razionale
,
l
'
esigenza
di
un
intuizione
sensuale
,
cioè
immediata
,
diretta
,
concreta
delle
cose
,
che
è
quella
difesa
dallo
sciamanesimo
e
dalle
religioni
orientali
.
Da
questo
punto
di
vista
,
però
,
non
ci
sarebbe
opposizione
fra
le
due
alternative
di
vita
,
tra
i
due
modi
di
conoscere
la
natura
e
di
entrare
in
rapporto
con
essa
.
Si
tratterebbe
di
modi
complementari
che
si
integrano
a
vicenda
:
proprio
come
sono
complementari
,
nella
fisica
contemporanea
,
la
descrizione
dei
fenomeni
in
termini
di
onde
e
quella
in
termini
di
corpuscoli
.
Il
vantaggio
di
questa
complementarità
consisterebbe
nell
'
eliminare
dalla
scienza
un
certo
numero
di
astrazioni
inutili
,
nel
considerare
gli
aspetti
concreti
,
sensibili
o
estetici
delle
cose
,
e
nel
consentire
di
vedere
nella
natura
una
totalità
organica
mediante
un
unico
atto
di
intuizione
.
Poco
o
nulla
,
tuttavia
,
ci
viene
detto
circa
i
mezzi
per
raggiungere
questa
mèta
ambiziosa
,
che
equivarrebbe
a
una
visione
esauriente
e
perfetta
del
mondo
nella
sua
struttura
generale
e
nei
suoi
particolari
minimi
:
ad
una
visione
di
cui
solo
Dio
può
ritenersi
capace
.
Come
professore
di
chimica
,
l
'
autore
in
questione
invita
gli
studenti
a
osservare
i
colori
,
i
sapori
,
la
solidità
,
i
mutamenti
delle
sostanze
che
essi
si
apprestano
a
sottoporre
a
qualche
elaborato
esperimento
:
il
che
è
troppo
poco
per
una
«
visione
sensuale
»
del
mondo
ed
è
del
tutto
inutile
ai
fini
dell
'
esperimento
.
Non
c
'
è
dubbio
che
gli
scienziati
,
imprigionati
come
ora
sono
nella
loro
specializzazione
,
oppressi
dalla
quantità
enorme
e
non
selezionata
di
informazioni
che
piovono
loro
addosso
da
tutte
le
parti
,
e
dalla
coscienza
del
cattivo
uso
che
si
può
fare
delle
loro
scoperte
,
anche
più
meritorie
,
cerchino
una
via
d
'
uscita
da
questa
situazione
di
disagio
e
aspirino
a
una
visione
del
mondo
semplice
e
totale
che
non
sacrifichi
né
la
scienza
né
le
esigenze
emotive
e
morali
dell
'
uomo
.
Ma
è
dubbio
se
lo
sciamanesimo
e
l
'
animismo
,
cioè
la
credenza
che
il
mondo
è
un
insieme
di
esseri
spirituali
in
rapporto
simpatetico
con
l
'
uomo
,
possano
aiutarli
a
uscire
dal
frangente
in
cui
si
trovano
.
Questa
credenza
costituisce
certo
un
'
alternativa
alla
scienza
,
ma
non
può
conciliarsi
con
essa
e
supplire
alle
sue
deficienze
.
Essa
è
il
fondamento
di
un
'
altra
tecnica
,
quella
della
magia
.
Se
la
natura
è
un
complesso
di
forze
spirituali
che
,
mediante
opportuni
incantesimi
,
possono
essere
comandate
,
convinte
o
ingraziate
,
la
scienza
non
serve
a
nulla
.
Che
senso
ha
ingraziarsi
la
gravità
o
convincere
l
'
energia
nucleare
a
non
essere
dannosa
per
l
'
uomo
?
Che
senso
ha
prevedere
,
calcolare
,
misurare
e
progettare
in
un
mondo
costituito
da
spiriti
folletti
,
che
fanno
quello
che
vogliono
e
possono
essere
addomesticati
solo
dalle
arti
subdole
dello
sciamano
?
La
ricerca
scientifica
è
oggettiva
,
cioè
conduce
agli
stessi
risultati
chiunque
sia
in
possesso
della
tecnica
adatta
;
l
'
arte
dello
sciamano
è
un
privilegio
concessogli
dalle
stesse
potenze
misteriose
cui
egli
fa
appello
.
Non
si
possono
imboccare
contemporaneamente
le
due
vie
e
ritenerle
complementari
.
La
scienza
non
può
tutto
né
fa
tutto
:
i
limiti
di
essa
sono
sempre
presenti
a
chi
la
coltiva
sul
serio
.
I
suoi
problemi
si
moltiplicano
con
il
suo
progresso
e
il
suo
prezzo
naturale
e
umano
si
accresce
in
proporzione
.
Voler
saldare
questo
prezzo
col
ricorso
all
'
animismo
e
alla
magia
,
al
sentimento
e
alla
sensibilità
indifferenziata
dei
primitivi
significa
pagare
con
moneta
falsa
.
Può
ben
darsi
che
il
genere
umano
,
in
tutto
o
in
parte
,
scelga
domani
di
lasciarsi
guidare
dallo
sciamanesimo
invece
che
dalla
scienza
.
Ma
la
civiltà
di
cui
lo
sciamanesimo
è
parte
integrante
è
fondata
sulla
caccia
,
sulla
pesca
,
sulla
agricoltura
primitiva
.
Il
ritorno
a
questa
forma
di
vita
segnerebbe
perciò
la
condanna
a
morte
della
maggior
parte
del
genere
umano
,
per
la
mancanza
del
vitto
e
delle
difese
indispensabili
contro
l
'
ostilità
della
natura
.
La
parte
sopravvivente
dovrebbe
cercare
di
mantenere
immutabili
i
costumi
e
le
forme
di
vita
che
ne
garantiscono
la
permanenza
.
Questo
può
certo
accadere
,
come
può
accadere
che
la
civiltà
attuale
soccomba
perché
non
riesce
a
soddisfare
gli
uomini
o
a
salvaguardare
le
risorse
naturali
di
cui
vivono
.
L
'
importante
,
in
ogni
caso
,
è
rendersi
conto
delle
conseguenze
che
la
scelta
in
un
senso
o
in
un
altro
comporta
,
e
non
vivere
nell
'
illusione
che
si
possa
conciliare
il
diavolo
con
l
'
acqua
santa
.
Su
questa
illusione
vive
oggi
la
cosiddetta
avanguardia
della
cultura
contemporanea
.
I
mali
da
essa
denunciati
sono
reali
,
ma
puerili
i
rimedi
proposti
.
Essa
fa
come
l
'
adulto
che
,
disilluso
dalle
difficoltà
della
vita
e
nella
incapacità
di
affrontarle
,
si
rifugia
nel
mondo
delle
fiabe
che
ha
ascoltato
da
bambino
e
che
parlano
di
fate
e
di
maghi
benefici
.
Ma
basta
,
questo
,
per
farlo
ridiventare
bambino
?