StampaQuotidiana ,
Non
è
ancora
spenta
l
'
eco
del
processo
di
Leningrado
,
e
della
successiva
commutazione
delle
pene
capitali
sotto
la
pressione
dell
'
opinione
mondiale
,
che
già
si
annunciano
nuovi
processi
di
ebrei
in
Russia
,
nuovi
atti
militanti
di
antisemitismo
di
stile
staliniano
.
Non
sono
ancora
cessate
le
polemiche
sul
verdetto
di
Burgos
,
verdetto
corretto
in
extremis
da
Franco
sotto
il
peso
dei
richiami
internazionali
e
delle
divisioni
interne
,
che
già
si
eseguono
in
tutta
la
Spagna
nuovi
arresti
di
pistoleros
al
servicio
de
la
subversión
,
nuovi
giri
di
vite
contro
un
'
opposizione
variegata
e
composita
che
va
dai
malinconici
e
patetici
carlisti
ai
gruppi
operai
delle
città
industriali
o
alla
tenace
minoranza
basca
,
una
specie
di
Alto
Adige
della
penisola
iberica
.
È
la
logica
immutabile
di
tutte
le
dittature
,
non
importa
se
di
sinistra
o
di
destra
.
L
'
atto
di
clemenza
di
Mosca
o
di
Madrid
non
cambia
in
nulla
la
sostanza
di
regimi
che
non
possono
consentire
le
libertà
personali
nel
senso
occidentale
,
che
non
riconoscono
le
garanzie
degli
imputati
,
che
ignorano
la
pubblicità
dei
dibattimenti
,
che
non
concepiscono
la
magistratura
svincolata
da
un
potere
politico
onnipotente
e
assoluto
,
capriccioso
e
indiscutibile
,
nella
pena
come
nella
clemenza
,
nell
'
arbitrio
come
nella
grazia
.
Le
due
commutazioni
hanno
dimostrato
che
oggi
non
si
riesce
più
impunemente
ad
uccidere
una
singola
vita
umana
.
Si
possono
ancora
compiere
genocidi
,
si
possono
operare
ancora
massacri
di
massa
,
dall
'
Asia
all
'
Africa
;
ma
difficilmente
si
riesce
a
consumare
-
sotto
la
maschera
della
giustizia
di
Stato
-
un
assassinio
individuale
.
Senza
che
si
scatenino
nel
mondo
forze
di
reazione
o
di
protesta
tali
da
assumere
un
valore
politico
anche
determinante
,
pur
nella
mancanza
assoluta
di
mezzi
coercitivi
o
coattivi
.
Ma
gli
stessi
casi
della
Russia
e
della
Spagna
,
casi
che
si
sono
influenzati
e
condizionati
a
vicenda
,
provano
pure
un
'
altra
realtà
:
e
cioè
che
gli
accorgimenti
della
ragion
di
Stato
internazionale
o
interna
,
sufficienti
a
portare
ad
alleviamenti
delle
pene
o
a
correzioni
di
precedenti
sentenze
,
non
coincidono
minimamente
con
evoluzioni
normalizzatrici
o
liberali
dei
regimi
dispotici
,
i
quali
restano
tali
al
di
là
delle
scarse
e
tormentate
concessioni
che
possono
esser
loro
strappate
.
Basta
leggere
i
giornali
sovietici
a
proposito
del
caso
di
Leningrado
.
Ne
hanno
parlato
solo
dopo
che
tutto
il
mondo
era
a
conoscenza
della
sentenza
.
Hanno
ignorato
il
dibattimento
,
ma
hanno
poi
gonfiato
ad
arte
la
revisione
del
verdetto
.
Hanno
insistito
sull
'
esistenza
del
reato
per
il
solo
fatto
che
era
stato
concepito
ma
non
attuato
:
spiegandoci
che
l
'
articolo
15
del
codice
penale
sovietico
-
e
questo
dice
tutto
!
-
stabilisce
che
un
crimine
tentato
od
ideato
viene
punito
come
se
fosse
stato
effettivamente
commesso
.
E
i
giornali
amici
dell
'
Unione
Sovietica
in
Italia
hanno
il
coraggio
di
mettere
in
luce
,
nei
titoli
dedicati
all
'
avvenimento
,
l
'
«
equità
»
di
una
sentenza
che
commina
in
ogni
caso
,
anche
dopo
la
correzione
,
quindici
anni
di
lavori
forzati
per
due
cittadini
sovietici
che
avevano
ufficialmente
chiesto
di
espatriare
e
di
raggiungere
il
loro
focolare
nazionale
,
Israele
:
diritto
teoricamente
riconosciuto
nella
Costituzione
dell
'
Urss
ma
calpestato
e
smentito
nella
realtà
di
una
pratica
discriminatrice
e
violatrice
delle
garanzie
fondamentali
della
comunità
ebraica
,
dalla
lotta
ai
grandi
dissidenti
israeliti
al
processo
dei
medici
.
Né
c
'
è
da
meravigliarsi
.
Chi
vive
nell
'
ambito
di
un
regime
totalitario
trova
«
straordinario
»
ciò
che
negli
Stati
di
diritto
,
negli
Stati
a
democrazia
garantita
,
è
considerato
appena
«
ordinario
»
.
Il
fascismo
si
vantava
di
lasciar
scrivere
Croce
ed
avocava
a
suo
merito
quello
che
era
un
elementare
dovere
,
il
non
bruciare
,
o
il
non
far
bruciare
dalle
squadre
,
i
fascicoli
della
«
Critica
»
;
così
il
comunismo
sovietico
si
vanta
di
non
aver
arrestato
Solgenitsin
solo
per
essere
stato
insignito
del
Premio
Nobel
-
che
non
ha
potuto
comunque
ritirare
a
Stoccolma
-
o
il
franchismo
spagnolo
contrappone
la
forzata
clemenza
di
oggi
all
'
atroce
esecuzione
di
Grimau
,
appena
sette
anni
fa
.
La
verità
è
che
nessuna
democrazia
è
concepibile
se
tutti
i
diritti
umani
non
vengono
egualmente
riconosciuti
e
garantiti
:
attraverso
ordinamenti
precisi
,
validi
verso
chiunque
,
e
non
illusorie
od
effimere
concessioni
dall
'
alto
,
sempre
revocabili
.
Saragat
,
che
di
libertà
s
'
intende
per
aver
conosciuto
le
vie
dell
'
esilio
contro
la
repressione
totalitaria
,
ha
giustamente
ricordato
nel
messaggio
di
Capodanno
che
«
tutti
noi
siamo
rattristati
e
sgomenti
per
quanto
avviene
nei
paesi
in
cui
le
libertà
politiche
e
la
giustizia
sociale
sono
calpestate
»
.
Allusione
diretta
alla
Polonia
;
ma
indiretta
alla
Russia
e
alla
Spagna
e
a
tutti
i
paesi
dove
non
sono
consacrati
i
diritti
dei
cittadini
,
e
quindi
neppure
quelli
dei
lavoratori
.
Perché
è
inutile
perdersi
in
sofismi
ingannatori
;
non
esiste
democrazia
sostanziale
,
cioè
economica
,
cioè
eguaglianza
dei
punti
di
partenza
,
cioè
correzione
delle
sperequazioni
o
degli
squilibri
sociali
,
dove
non
c
'
è
democrazia
formale
,
cioè
Stato
di
diritto
,
cioè
assicurazione
e
tutela
delle
libertà
di
stampa
,
di
riunione
,
di
associazione
,
di
sciopero
,
e
separazione
dei
poteri
esecutivo
e
legislativo
e
giudiziario
,
sotto
il
controllo
dei
liberi
Parlamenti
,
non
Soviet
alla
russa
o
Camere
corporative
alla
spagnola
.
I
fautori
degli
«
equilibri
più
avanzati
»
in
Italia
,
che
sono
poi
equilibri
più
reazionari
,
dovrebbero
dirci
quale
progresso
sociale
possa
essere
realizzato
alleandosi
con
partiti
che
non
hanno
ancora
riconosciuto
,
nella
realtà
degli
Stati
da
loro
presi
a
modello
,
né
il
pluralismo
sociale
né
la
regola
della
dialettica
parlamentare
estesa
sino
alla
rivincita
dei
soccombenti
di
oggi
.
Quale
regime
comunista
ha
mai
consentito
ad
un
'
opposizione
organizzata
di
prenderne
il
posto
?
Neppure
l
'
eccezione
italiana
,
sotto
un
'
eventuale
protezione
del
Vaticano
,
potrebbe
essere
un
'
eccezione
.
Si
guardi
alla
Polonia
,
che
in
materia
di
cattolicesimo
non
ha
niente
da
imparare
dall
'
Italia
.
Venticinque
anni
di
regime
comunista
polacco
hanno
portato
al
paradosso
di
trasformare
la
Chiesa
di
Varsavia
,
una
delle
più
intransigenti
e
conservatrici
d
'
Europa
,
nella
propugnatrice
delle
libertà
politiche
e
delle
conquiste
sociali
.
L
'
appello
dei
vescovi
polacchi
a
Gierek
dovrebbe
diventare
un
testo
di
lettura
obbligatorio
per
tutti
i
fautori
della
Repubblica
conciliare
.