StampaQuotidiana ,
Perché
debbo
esser
morale
?
Perché
debbo
obbedire
a
regole
e
leggi
,
adattarmi
ad
una
disciplina
,
impormi
limiti
e
rinunzie
,
reprimere
i
miei
istinti
,
rinunziare
a
fare
quel
che
mi
piace
e
quando
mi
piace
?
Queste
domande
non
sono
puramente
teoriche
e
non
sono
oggi
poste
solo
da
filosofi
intenti
a
trovare
un
«
fondamento
»
della
morale
.
Sono
diffuse
tra
un
gran
numero
di
persone
di
tutte
le
età
e
condizioni
e
specialmente
tra
le
giovani
generazioni
in
dissenso
con
la
morale
tradizionale
.
Ma
esse
non
mettono
in
crisi
solo
la
morale
tradizionale
cioè
il
codice
delle
norme
morali
riconosciute
e
la
tavola
dei
valori
fondata
su
tale
codice
.
La
crisi
esiste
,
certamente
,
ed
investe
non
solo
il
costume
,
ma
la
legislazione
,
la
politica
,
la
religione
,
l
'
arte
e
gli
spettacoli
.
In
tutti
questi
campi
,
non
c
'
è
norma
,
per
quanto
riconosciuta
e
sacralizzata
da
una
lunga
tradizione
,
che
non
sia
posta
in
dubbio
o
negata
.
E
anche
nel
seno
di
istituzioni
secolari
che
si
ispirano
a
una
rivelazione
originaria
,
che
avrebbe
dovuto
stabilire
una
volta
per
sempre
la
tavola
dei
valori
morali
,
i
dissensi
si
accentuano
circa
l
'
interpretazione
di
tali
valori
e
si
va
in
cerca
di
aggiornamenti
o
modifiche
.
Ma
questo
è
solo
l
'
aspetto
superficiale
della
crisi
,
che
è
più
profonda
:
perché
in
essa
,
e
nella
confusione
babelica
che
ne
deriva
,
non
si
affaccia
neppure
da
lontano
lo
schema
di
un
nuovo
codice
di
norme
,
di
una
nuova
tavola
dei
valori
che
dovrebbero
prendere
il
posto
dei
vecchi
;
e
neanche
nella
forma
di
quella
«
inversione
di
tutti
i
valori
»
che
era
stata
preconizzata
da
Nietzsche
.
In
altri
termini
,
non
si
mette
in
dubbio
questa
o
quella
morale
ma
la
morale
;
non
si
combattono
certi
valori
in
nome
di
altri
,
ma
i
valori
come
tali
;
si
mette
in
dubbio
se
ci
siano
o
debbano
esserci
norme
,
che
comunque
regolino
o
disciplinino
la
condotta
degli
individui
e
dei
gruppi
,
e
valori
relativamente
stabili
che
consentano
di
giudicare
tale
condotta
.
Così
i
confini
tra
il
bene
e
il
male
,
tra
il
lecito
e
l
'
illecito
,
tendono
a
sfumare
nel
nulla
;
e
ogni
condotta
può
essere
giustificata
o
non
giustificata
,
perché
in
realtà
la
cosa
è
indifferente
.
Le
ragioni
che
si
adducono
a
giustificarla
in
un
certo
caso
valgono
solo
come
pretesti
che
possono
essere
negati
,
o
addirittura
rovesciati
,
in
un
caso
analogo
,
con
la
massima
disinvoltura
.
La
morale
non
esiste
più
,
se
non
esiste
il
problema
della
morale
.
In
questa
situazione
,
i
tentativi
dei
filosofi
di
trovare
un
«
fondamento
»
o
una
«
giustificazione
»
della
morale
rischiano
di
rimanere
inoperanti
.
Che
la
morale
sia
fondata
su
un
sentimento
innato
di
benevolenza
o
di
simpatia
dell
'
uomo
verso
gli
altri
uomini
,
su
un
istintivo
amore
di
tutto
il
genere
umano
,
sembra
cosa
smentita
dai
fatti
:
i
quali
mostrano
ogni
giorno
,
con
le
violenze
e
le
lotte
che
travagliano
l
'
umanità
,
come
poco
affidamento
si
possa
fare
su
impulsi
e
sentimenti
benefici
.
Che
la
morale
sia
fondata
sulla
ragione
che
prescrive
all
'
uomo
,
come
Kant
riteneva
,
i
suoi
doveri
con
il
suo
comando
assoluto
,
è
tesi
che
urta
contro
il
carattere
incerto
,
debole
e
problematico
della
ragione
umana
;
la
quale
troppo
spesso
si
presta
compiacentemente
a
tutti
gli
abusi
.
Che
la
morale
sia
diretta
a
promuovere
la
felicità
di
ciascuno
e
di
tutti
,
come
sostenevano
e
sostengono
gli
utilitaristi
,
è
tesi
che
lascia
il
tempo
che
trova
.
Ciò
che
per
uno
è
«
felicità
»
non
lo
è
per
l
'
altro
;
e
perché
non
dovrei
costruire
la
mia
felicità
sull
'
infelicità
altrui
,
se
questo
è
il
modo
più
facile
per
realizzarla
?
Comunque
si
giri
e
si
rigiri
,
l
'
ostacolo
maggiore
che
si
oppone
alla
posizione
del
problema
morale
(
qualunque
poi
ne
sia
la
soluzione
)
-
cioè
la
sua
considerazione
seria
e
impegnativa
da
parte
di
ognuno
-
è
la
pretesa
dell
'
individuo
di
costituire
da
solo
l
'
intero
mondo
,
di
negare
,
a
tutti
gli
effetti
pratici
,
la
realtà
degli
altri
individui
,
vicini
o
lontani
,
coi
quali
convive
,
di
considerarli
ombre
o
apparenze
all
'
interno
del
proprio
mondo
.
Si
tratta
di
una
pretesa
metafisica
anche
se
non
è
espressa
in
teoria
,
ma
solo
praticamente
messa
in
atto
,
ma
di
una
metafisica
puerile
e
fantastica
,
che
è
smentita
dalle
più
ordinarie
esperienze
della
vita
di
ogni
giorno
.
Nessun
essere
umano
può
venire
alla
luce
,
sopravvivere
e
crescere
se
non
fra
gli
altri
e
con
gli
altri
.
Nessuno
può
cominciare
ad
esercitare
la
sua
intelligenza
senza
il
linguaggio
,
che
è
il
patrimonio
comune
delgruppo
cui
appartiene
.
Ogni
tipo
di
lavoro
,
di
attività
e
di
divertimento
suppone
scambi
e
collaborazione
tra
individui
o
gruppi
di
individui
che
,
quali
che
siano
i
loro
rapporti
,
contano
sempre
,
in
una
certa
misura
,
gli
uni
sugli
altri
.
Quel
che
si
chiama
la
«
personalità
»
di
un
individuo
,
cioè
il
suo
carattere
,
le
sue
costanti
di
azione
,
il
suo
equilibrio
interno
,
è
condizionata
dai
suoi
rapporti
con
gli
altri
e
dal
modo
in
cui
reagisce
a
tali
rapporti
;
che
,
se
fossero
tolti
,
ridurrebbero
a
nulla
la
personalità
stessa
.
In
questi
stessi
rapporti
,
si
radicano
successi
e
insuccessi
,
frustrazioni
e
godimenti
.
La
cosiddetta
«
incomunicabilità
»
,
di
cui
tanto
soffre
l
'
uomo
moderno
,
è
il
risvolto
negativo
della
connessione
sostanziale
che
lega
gli
uomini
tra
loro
.
Quando
l
'
uomo
non
può
riconoscere
,
in
una
massa
anonima
,
informe
e
vociante
,
il
volto
dei
suoi
simili
o
non
può
o
non
sa
scorgere
,
dietro
la
maschera
del
suo
vicino
,
l
'
umanità
di
cui
ha
bisogno
,
si
sente
defraudato
e
solo
;
e
lo
è
.
Ma
da
queste
elementari
esperienze
il
problema
morale
emerge
soltanto
quando
si
comincia
a
capire
che
i
rapporti
umani
,
per
essere
conservati
e
rafforzati
,
anziché
indeboliti
e
distrutti
,
devono
essere
disciplinati
da
norme
;
e
che
ogni
norma
adatta
a
disciplinarli
deve
valere
per
me
come
per
gli
altri
e
reciprocamente
.
Nei
più
semplici
giochi
dell
'
infanzia
come
nelle
più
complesse
attività
umane
,
la
presenza
di
norme
impegnative
è
indispensabile
.
Chi
non
le
rispetta
è
«
fuori
gioco
»
:
non
può
pretendere
che
gli
altri
le
rispettino
nei
suoi
confronti
.
L
'
umanità
ha
finora
cercato
e
tuttora
cerca
le
norme
della
sua
convivenza
per
tentativi
;
e
fondatori
di
religioni
,
profeti
,
moralisti
e
politici
le
hanno
codificate
,
rinnovandole
,
sacralizzandole
o
giustificandole
.
Ma
l
'
indifferenza
per
la
morale
è
oggi
il
risultato
del
disprezzo
e
della
diffidenza
verso
le
norme
in
generale
:
soprattutto
quando
la
norma
colpisce
un
qualsiasi
interesse
o
desiderio
dell
'
individuo
,
che
allora
recalcitra
e
reclama
l
'
eccezione
.
E
disprezzo
e
diffidenza
nascono
,
ancora
una
volta
,
dalla
credenza
che
l
'
individuo
(
o
il
gruppo
con
cui
l
'
individuo
si
identifica
)
sia
l
'
intero
mondo
e
che
gli
altri
non
esistano
o
esistano
solo
per
esso
.
Il
bene
viene
allora
tacitamente
identificato
con
il
desiderio
dell
'
individuo
e
il
male
con
ciò
che
gli
si
oppone
.
La
vita
morale
,
e
la
società
civile
su
cui
essa
si
fonda
,
può
nascere
solo
quando
questo
pregiudizio
è
superato
e
l
'
individuo
riesce
a
considerarsi
uno
dei
molti
,
soggetto
alla
stessa
norma
che
vale
per
gli
altri
.
Una
lunga
tradizione
filosofica
,
che
è
stata
spesso
accusata
di
pessimismo
o
peggio
,
ha
insegnato
che
le
norme
nascono
e
vengono
accettate
,
rendendo
possibile
la
convivenza
civile
,
quando
l
'
individuo
si
accorge
che
,
senza
di
esse
,
la
sua
sicurezza
,
la
sua
vita
e
la
sopravvivenza
della
sua
specie
sarebbero
a
lungo
andare
impossibili
.
Platone
diceva
che
anche
una
banda
di
briganti
deve
reggersi
in
base
a
norme
,
se
vuole
fare
qualcosa
.
Hobbes
e
Vico
parlavano
di
uomini
-
lupi
o
di
uomini
-
bestioni
,
che
vengono
a
patti
tra
loro
e
stabiliscono
norme
solo
per
sottrarsi
al
pericolo
della
distruzione
reciproca
.
E
difatti
chi
si
ritiene
un
angelo
o
l
'
incarnazione
del
bene
non
ha
bisogno
di
norme
che
lo
disciplinino
.
Sotto
l
'
apparente
pessimismo
della
società
moderna
,
si
nasconde
un
operante
ottimismo
:
basta
abbandonare
gli
uomini
a
se
stessi
perché
ognuno
cerchi
e
realizzi
il
bene
.
Ma
questo
ottimismo
incomincia
a
dare
oggi
i
suoi
frutti
velenosi
.
Briganti
,
lupi
e
bestioni
,
che
siano
abbastanza
intelligenti
e
previdenti
,
possono
trovare
il
modo
di
convivere
,
formulando
o
accettando
norme
opportune
.
Ma
candidi
agnelli
imprevidenti
o
pretesi
angeli
stupidi
sono
certamente
votati
all
'
incomprensione
reciproca
,
all
'
intolleranza
e
alla
distruzione
finale
.