StampaQuotidiana ,
Sulla
caduta
di
tensione
ideale
nella
lotta
politica
in
Italia
in
questi
ultimi
anni
ritengo
non
si
possa
non
essere
d
'
accordo
con
quanto
ha
detto
l
'
on.
Berlinguer
nella
nota
intervista
sulla
«
Repubblica
»
del
28
luglio
.
L
'
argomento
è
stato
opportunamente
ripreso
,
fra
gli
altri
,
da
Antonio
Giolitti
,
il
5
agosto
.
Ma
tanto
Berlinguer
quanto
Giolitti
,
attribuendo
ogni
colpa
ai
partiti
,
o
a
certi
partiti
,
sembrano
volerne
scagionare
gli
italiani
confrontando
il
voto
dato
nei
referendum
con
quello
delle
normali
elezioni
politiche
e
amministrative
.
Per
il
primo
,
col
voto
«
libero
da
ogni
condizionamento
dei
partiti
»
,
che
hanno
espresso
in
occasione
dei
referendum
sul
divorzio
nel
1974
e
sull
'
aborto
nel
1981
,
gli
italiani
avrebbero
fornito
«
l
'
immagine
di
un
paese
liberissimo
e
moderno
»
e
avrebbero
dato
«
un
voto
di
progresso
»
;
il
secondo
si
domanda
:
«
Come
mai
i
governati
,
di
fronte
a
un
referendum
,
mostrano
di
volere
e
sapere
scegliere
,
e
non
altrettanto
di
fronte
a
elezioni
in
cui
competono
i
partiti
?
»
L
'
argomento
non
mi
convince
,
almeno
per
due
ragioni
:
anzitutto
,
perché
nei
vari
referendum
che
si
sono
svolti
sinora
il
risultato
è
stato
la
conservazione
delle
leggi
approvate
in
Parlamento
,
e
quindi
dai
partiti
;
in
secondo
luogo
,
specie
per
quel
che
riguarda
l
'
ultima
tornata
,
il
voto
favorevole
alla
liberalizzazione
dell
'
aborto
non
è
stato
un
voto
di
progresso
ma
semplicemente
di
comodo
(
in
fondo
l
'
aborto
libero
rende
meno
responsabile
la
coppia
nel
rapporto
sessuale
,
specie
l
'
uomo
,
e
una
legge
che
libera
il
cittadino
da
una
responsabilità
non
è
mai
una
legge
progressiva
)
,
per
non
parlare
della
schiacciante
maggioranza
in
favore
dell
'
ergastolo
,
di
cui
non
mi
sento
di
lodare
né
la
sorprendente
modernità
né
l
'
audace
spirito
progressivo
.
Se
gli
italiani
siano
migliori
o
peggiori
della
classe
politica
che
li
rappresenta
,
e
li
rappresenta
perché
essi
stessi
la
scelgono
,
è
una
domanda
cui
è
difficile
dare
una
risposta
.
Ma
non
vedo
come
si
possa
scartare
del
tutto
l
'
ipotesi
che
gli
uni
e
l
'
altra
si
assomiglino
come
due
gocce
d
'
acqua
.
Dopo
più
d
'
un
secolo
di
democrazia
rappresentativa
siamo
troppo
smaliziati
per
conservare
l
'
illusione
dei
primi
fautori
del
sistema
parlamentare
,
che
le
elezioni
dei
governanti
siano
la
procedura
più
adatta
per
la
scelta
dei
migliori
.
Anche
se
non
è
detto
che
sempre
siano
proprio
i
peggiori
a
essere
scelti
.
In
un
regime
democratico
il
potere
si
misura
a
voti
.
Più
voti
significa
più
potere
.
Con
questo
non
voglio
dire
che
bastino
i
voti
,
perché
il
potere
dipende
anche
dal
posto
che
un
partito
occupa
nello
schieramento
dei
partiti
e
nelle
coalizioni
di
maggioranza
,
e
sino
ad
ora
è
indubbio
che
i
partiti
alleati
della
democrazia
cristiana
hanno
avuto
un
potere
superiore
alla
loro
forza
elettorale
.
Ma
i
voti
sono
necessari
.
Ora
,
se
la
maggior
parte
dei
partiti
vanno
a
caccia
di
voti
,
e
li
ottengono
,
e
addirittura
li
aumentano
,
senza
sbandierare
la
questione
morale
,
anzi
facendo
finta
di
niente
e
parlandone
il
meno
possibile
(
e
considerando
con
un
certo
altezzoso
fastidio
coloro
che
ne
parlano
)
,
senza
proclamare
ai
quattro
venti
i
loro
ideali
(
posto
che
ne
abbiano
)
,
ma
promettendo
posti
,
miglioramenti
economici
,
erogazioni
pubbliche
per
faccende
private
,
e
amministrando
saggiamente
la
paura
del
peggio
,
è
segno
che
conoscono
bene
con
chi
hanno
da
fare
.
Del
resto
,
si
sa
quali
sono
stati
i
principi
ideali
che
hanno
presieduto
sin
dall
'
origine
alla
formazione
di
un
partito
dei
cattolici
:
la
difesa
di
alcuni
valori
cristiani
minacciati
dall
'
inarrestabile
e
forse
inevitabile
processo
di
secolarizzazione
che
accompagna
lo
sviluppo
delle
società
industriali
.
Strano
,
ma
le
sole
due
volte
che
la
democrazia
cristiana
ha
difeso
con
fermezza
questi
principi
ideali
,
in
occasione
dei
due
referendum
sul
divorzio
e
sull
'
aborto
,
è
rimasta
in
minoranza
.
Le
uniche
due
grandi
battaglie
perdute
dal
partito
dei
cattolici
sono
quelle
in
cui
ha
messo
in
gioco
la
sua
grande
forza
elettorale
in
difesa
di
principi
.
Quale
miglior
prova
che
i
principi
non
rendono
?
Ma
si
può
sapere
perché
non
rendono
?
In
fondo
mi
pare
che
anche
per
il
partito
comunista
si
possa
fare
lo
stesso
ragionamento
.
Il
grande
balzo
in
avanti
è
avvenuto
nel
1975
e
nel
1976
,
quando
il
partito
continuava
a
considerarsi
un
partito
non
solo
marxista
ma
anche
leninista
.
Più
di
un
terzo
degli
italiani
erano
diventati
marxisti
e
leninisti
?
Non
vorrei
sbagliare
,
ma
mi
parrebbe
lecito
affermare
che
per
la
maggior
parte
di
coloro
che
hanno
votato
il
partito
comunista
i
grandi
ideali
del
marxismo
abbiano
avuto
la
stessa
forza
di
attrazione
che
i
principi
evangelici
per
la
democrazia
cristiana
.
Si
grida
agli
scandali
.
Ma
gli
scandali
non
sono
una
prerogativa
della
classe
politica
.
Abbiamo
già
dimenticato
i
casi
clamorosi
di
corruzione
nello
sport
nazionale
,
il
calcio
?
E
non
abbiamo
assistito
in
questa
circostanza
allo
stesso
fenomeno
di
fedeltà
al
proprio
gruppo
che
fa
dire
(
ahimè
,
con
orgoglio
)
:
«
Torto
o
ragione
,
è
la
mia
patria
»
?
Torto
o
ragione
,
è
la
mia
squadra
,
torto
o
ragione
,
è
il
mio
partito
.
E
che
dire
degli
scandali
di
cui
sono
state
protagoniste
talune
istituzioni
bancarie
,
scandali
che
hanno
gettato
il
discredito
su
istituzioni
che
dovrebbero
fondare
il
loro
potere
e
il
loro
prestigio
sulla
loro
credibilità
?
Naturalmente
,
per
l
'
onore
di
una
nazione
è
offesa
meno
grave
,
più
sopportabile
,
un
calciatore
corrotto
che
un
politico
corrotto
o
sospettato
di
corruzione
.
Ma
la
gente
ci
è
abituata
.
Una
vecchia
diffidenza
per
la
politica
e
per
chi
fa
della
politica
il
proprio
mestiere
,
dà
per
ammesso
e
scontato
che
il
politico
sia
più
un
profittatore
che
un
idealista
.
Sono
riflessioni
amare
,
lo
so
,
che
qualcuno
potrebbe
considerare
anche
ingiuste
.
Ma
è
meglio
guardarsi
in
faccia
e
vedere
la
questione
da
tutti
i
lati
,
dall
'
alto
e
dal
basso
,
dal
diritto
e
dal
rovescio
.
Non
già
che
l
'
Italia
sia
un
paese
,
com
'
è
stato
spesso
rappresentato
,
soltanto
di
cinici
o
di
conformisti
.
Ci
sono
grandi
energie
morali
,
di
cui
ci
rendiamo
conto
nella
nostra
vita
di
tutti
i
giorni
.
Ma
nella
vita
politica
stentano
a
farsi
luce
.
Certo
,
sarebbe
compito
di
una
classe
politica
degna
di
questo
nome
risvegliarle
là
dove
sono
assopite
,
suscitarle
là
dove
si
sono
spente
,
aiutarle
a
esprimersi
,
a
riconoscersi
,
ad
acquistare
coscienza
della
propria
funzione
non
solo
nella
vita
privata
ma
anche
nella
pubblica
.
Fare
emergere
le
nostre
virtù
anziché
blandire
i
nostri
difetti
.
Ma
forse
chiediamo
troppo
.
Eppure
abbiamo
la
convinzione
profonda
che
una
democrazia
può
essere
uccisa
dalla
violenza
esterna
,
ma
muore
anche
per
interna
consunzione
.