StampaQuotidiana ,
L
'
analogia
tra
mercato
economico
e
mercato
politico
deve
essere
però
presa
con
una
certa
cautela
.
L
'
analogia
è
fondata
sulla
considerazione
che
tra
l
'
elettore
e
l
'
eletto
si
può
configurare
un
rapporto
di
«
do
ut
des
»
,
come
quello
che
avviene
nel
mercato
tra
compratore
e
venditore
.
Ciò
che
l
'
elettore
dà
al
partito
o
alla
persona
cui
concede
il
proprio
voto
è
il
bene
politico
per
eccellenza
,
il
potere
,
ovvero
la
capacità
di
ottenere
effetti
desiderati
.
Ciò
che
egli
si
aspetta
in
cambio
è
che
il
potere
così
conferito
venga
esercitato
a
suo
vantaggio
.
Ma
a
differenza
di
quel
che
avviene
nel
mercato
,
l
'
elettore
non
conosce
in
anticipo
l
'
effetto
della
sua
scelta
,
perché
il
maggiore
o
minor
potere
del
partito
o
del
candidato
cui
ha
dato
il
voto
dipende
anche
dal
maggiore
o
minore
numero
di
voti
che
essi
riceveranno
da
altri
elettori
sui
quali
egli
non
esercita
di
solito
alcuna
influenza
.
In
un
sistema
maggioritario
,
in
cui
dei
due
candidati
in
lizza
l
'
uno
vince
e
l
'
altro
perde
,
chi
vota
per
il
candidato
perdente
ha
scambiato
il
proprio
voto
,
il
bene
che
egli
possiede
come
cittadino
che
gode
dei
diritti
politici
,
con
una
speranza
che
non
si
è
realizzata
.
Ma
anche
in
un
sistema
proporzionale
dove
ogni
voto
va
a
segno
,
il
maggiore
o
minore
effetto
del
mio
voto
come
datore
di
consenso
dipende
da
come
votano
gli
altri
,
cioè
da
una
circostanza
di
cui
ogni
elettore
non
può
avere
che
una
vaga
conoscenza
.
Anche
nel
caso
in
cui
il
voto
contribuisca
a
dare
potere
a
un
partito
o
a
un
candidato
,
non
è
detto
che
il
potere
da
questi
ricevuto
sia
tanto
grande
da
consentire
l
'
esaudimento
delle
domande
poste
dall
'
elettore
.
Superfluo
sottolineare
la
diversa
capacità
di
rispondere
alle
domande
degli
elettori
,
rispettivamente
,
di
un
partito
di
governo
e
di
un
partito
di
opposizione
.
Votando
,
l
'
elettore
non
sa
con
esattezza
in
anticipo
se
il
partito
o
il
candidato
che
egli
vota
farà
parte
del
governo
o
dell
'
opposizione
.
Vota
anche
in
questo
caso
a
suo
rischio
e
pericolo
,
offrendo
l
'
unico
bene
che
ha
nell
'
arena
politica
,
ancora
una
volta
,
per
scambiarlo
con
un
bene
soltanto
sperato
.
Il
rapporto
che
si
viene
instaurando
fra
l
'
elettore
e
l
'
eletto
è
simile
a
quello
di
un
contratto
aleatorio
,
in
cui
a
una
prestazione
certa
da
una
parte
corrisponde
una
prestazione
incerta
dall
'
altra
,
come
avviene
in
una
lotteria
.
(
La
miglior
prova
che
le
elezioni
vengono
percepite
come
una
sorta
di
lotteria
,
sta
nell
'
intensa
curiosità
con
cui
nei
giorni
successivi
al
voto
sono
seguite
le
operazioni
di
spoglio
delle
schede
)
.
L
'
altra
ragione
per
cui
l
'
analogia
del
mercato
politico
non
può
essere
presa
alla
lettera
sta
nella
varietà
e
complessità
delle
motivazioni
di
voto
.
Il
rapporto
tra
elettore
ed
eletto
si
può
assimilare
a
un
rapporto
di
scambio
,
paragonabile
a
quelli
che
avvengono
nel
mercato
,
solo
nel
caso
del
cosiddetto
voto
clientelare
,
nel
caso
cioè
in
cui
tra
elettore
ed
eletto
sia
avvenuta
un
'
intesa
personale
come
quella
che
passa
tra
patrono
e
cliente
,
e
il
primo
abbia
concordato
col
secondo
,
se
pure
sempre
con
un
margine
di
rischio
,
un
beneficio
specifico
,
come
l
'
assegnazione
di
una
pensione
,
di
una
casa
o
di
un
posto
.
Che
poi
il
cliente
sia
,
anziché
un
singolo
individuo
,
un
gruppo
d
'
interesse
che
ottiene
un
favore
economico
in
cambio
di
un
appoggio
politico
,
la
cosa
non
cambia
.
Ma
non
tutti
i
voti
sono
clientelari
.
Gli
studiosi
di
politica
(
mi
riferisco
in
particolare
a
Gianfranco
Pasquino
)
prendono
in
considerazione
,
accanto
al
voto
di
scambio
,
il
voto
di
appartenenza
,
che
è
il
voto
di
chi
si
è
identificato
talmente
in
un
determinato
partito
da
dare
ad
esso
il
proprio
appoggio
indipendentemente
dalle
decisioni
politiche
che
esso
prenderà
e
da
quelle
che
impedirà
,
e
quindi
dall
'
esigenza
di
soddisfare
interessi
individuali
e
specifici
;
e
il
voto
di
opinione
,
che
è
il
voto
dato
a
un
partito
per
una
certa
consonanza
o
concordanza
nelle
vedute
generali
,
nel
programma
globale
di
conservazione
o
di
riforma
,
senza
un
particolare
riguardo
ai
propri
interessi
immediati
.
Di
queste
ultime
due
motivazioni
di
voto
quella
che
si
contrappone
maggiormente
alla
motivazione
derivata
dall
'
interesse
personale
,
è
la
motivazione
che
sottostà
al
voto
di
opinione
.
Il
voto
di
appartenenza
è
per
certi
aspetti
un
voto
di
opinione
(
«
le
idee
del
partito
sono
le
mie
idee
»
)
,
sotto
altri
un
voto
di
scambio
(
«
gl
'
interessi
del
partito
sono
i
miei
stessi
interessi
»
)
.
Ma
entrambi
irrigiditi
:
infatti
,
fra
tutte
le
specie
di
voto
è
quello
più
stabile
.
Chi
vota
comunista
per
solidarietà
di
gruppo
continua
a
votare
pci
quale
che
sia
la
linea
politica
seguita
dai
dirigenti
(
fronte
popolare
,
compromesso
storico
,
alternativa
democratica
)
.
Chi
vota
democristiano
perché
è
cattolico
,
perché
ritiene
,
a
torto
o
a
ragione
,
che
la
democrazia
cristiana
difenda
gl
'
interessi
e
i
principi
dei
cattolici
,
continua
a
concederle
la
propria
fiducia
a
onta
degli
scandali
e
senza
tenere
il
minimo
conto
della
pratica
quotidiana
di
governo
.
Se
si
vuol
capire
perché
nelle
analisi
degli
osservatori
torni
sempre
più
insistentemente
l
'
immagine
del
mercato
politico
,
nonostante
la
varietà
delle
motivazioni
di
voto
,
bisogna
prender
coscienza
del
fatto
che
nelle
democrazie
più
consolidate
,
dove
la
ripetizione
delle
elezioni
rende
sempre
più
stretto
il
rapporto
fra
elettori
ed
eletti
,
si
manifesta
una
chiara
tendenza
alla
diminuzione
del
voto
di
opinione
e
all
'
aumento
del
voto
di
scambio
.
Il
voto
di
opinione
sopravvive
con
maggiore
intensità
nei
piccoli
partiti
che
hanno
minore
capacità
di
soddisfare
interessi
particolari
.
Occorre
se
mai
fare
attenzione
all
'
aumento
delle
astensioni
e
delle
schede
bianche
:
entrambi
gli
atteggiamenti
esprimono
una
vera
e
propria
opinione
.
Tanto
che
qualcuno
ha
potuto
affermare
che
mentre
i
partiti
raccolgono
sempre
più
voti
di
scambio
,
il
voto
di
opinione
si
rifugia
paradossalmente
in
coloro
che
non
vanno
a
votare
o
non
votano
nessuno
dei
partiti
in
gara
.
Queste
osservazioni
,
e
altre
che
si
potrebbero
fare
sulla
«
democrazia
reale
»
,
non
sono
irriverenti
.
Sono
semplicemente
realistiche
.
Servono
a
farci
capire
che
in
crisi
non
è
la
democrazia
ma
una
sua
falsa
immagine
.