StampaQuotidiana ,
Da
quando
è
scoppiata
la
«
questione
morale
»
non
si
parla
d
'
altro
.
E
giustamente
ne
ha
parlato
il
presidente
della
Repubblica
nel
suo
messaggio
di
fine
d
'
anno
.
Ma
non
mi
pare
si
siano
fatti
grandi
sforzi
per
capire
di
che
si
tratta
.
A
giudicare
dall
'
occasione
da
cui
è
nata
(
lo
scandalo
del
petrolio
e
l
'
affare
Pecorelli
)
sembra
si
voglia
intendere
che
gli
uomini
politici
debbono
essere
persone
oneste
nel
senso
comune
della
parola
,
persone
cioè
che
non
rubano
,
non
mentono
,
non
commettono
nessuno
di
quei
reati
che
sono
puniti
dal
codice
penale
in
quanto
giudicate
azioni
che
le
persone
perbene
non
dovrebbero
compiere
.
Questa
interpretazione
è
tanto
diffusa
che
il
partito
comunista
ha
ritenuto
di
dover
proporre
come
una
svolta
nella
storia
delle
nostre
istituzioni
un
governo
degli
onesti
.
Che
la
questione
morale
debba
essere
interpretata
anche
in
questo
modo
,
è
fuori
discussione
.
Fuori
discussione
perché
ovvio
.
Non
si
vede
infatti
perché
chi
fa
politica
debba
essere
sottratto
agli
obblighi
cui
è
sottoposto
l
'
uomo
comune
.
Non
esiste
una
morale
pubblica
distinta
dalla
morale
privata
.
Se
mai
,
l
'
uomo
pubblico
dovrebbe
essere
più
scrupoloso
nel
rispetto
degli
obblighi
morali
e
di
quelli
giuridici
(
ma
questi
sono
generalmente
obblighi
morali
sanzionati
dallo
Stato
)
per
la
semplice
ragione
che
le
sue
infrazioni
sono
più
dannose
alla
collettività
di
quelle
dell
'
uomo
comune
.
Non
ignoro
che
il
problema
dei
rapporti
fra
politica
e
morale
è
molto
più
intricato
,
che
in
politica
vale
il
principio
che
il
fine
giustifica
i
mezzi
,
che
gli
Stati
non
si
governano
coi
pater
noster
,
e
via
discorrendo
.
Ma
,
girata
e
rigirata
da
tutte
le
parti
,
la
famigerata
dottrina
della
ragion
di
Stato
significa
soltanto
questo
:
che
l
'
uomo
di
Stato
si
viene
a
trovare
talora
in
circostanze
eccezionali
(
si
badi
«
eccezionali
»
)
a
dover
prendere
decisioni
riguardanti
il
bene
comune
(
si
badi
«
il
bene
comune
»
)
che
non
possono
essere
prese
se
non
violando
regole
della
morale
corrente
.
Ciò
che
giustifica
un
mezzo
moralmente
discutibile
è
soltanto
la
nobiltà
del
fine
,
e
la
sua
eccezionalità
.
Il
che
poi
non
è
neppure
una
condizione
particolare
dell
'
uomo
politico
perché
lo
stato
di
necessità
vale
come
giustificazione
anche
per
l
'
uomo
comune
.
Che
l
'
essenza
del
problema
stia
nella
nobiltà
del
fine
lo
ha
detto
molto
bene
Ceronetti
in
un
articolo
sulla
«
Stampa
»
due
settimane
fa
.
Che
il
fine
giustifichi
i
mezzi
non
vuol
dire
che
i
mezzi
siano
giustificati
da
qualsiasi
fine
.
La
stessa
celebre
frase
di
Machiavelli
dice
che
«
i
mezzi
saranno
sempre
iudicati
onorevoli
e
da
ciascuno
laudati
»
quando
il
principe
riesce
a
«
vincere
»
e
a
«
mantenere
lo
Stato
»
.
Quale
sia
la
nobiltà
del
fine
per
cui
alcuni
dei
nostri
uomini
politici
commettono
atti
disonesti
e
offendono
la
morale
comune
,
non
è
dato
capire
.
C
'
è
il
sospetto
che
il
dilagare
della
corruzione
sia
dovuto
prevalentemente
al
bisogno
di
denaro
per
sostenere
una
campagna
elettorale
o
per
mantenere
in
vita
una
corrente
di
partito
.
Non
che
grandi
,
alcuni
di
questi
fini
sono
politicamente
tutt
'
altro
che
corretti
.
Si
tratta
,
sì
,
di
vincere
,
non
una
guerra
,
bensì
le
elezioni
.
Si
tratta
di
conservare
non
lo
Stato
,
bensì
il
proprio
potere
personale
.
La
massima
che
il
fine
giustifica
i
mezzi
è
di
per
se
stessa
discutibile
.
E
non
solo
discutibile
ma
insostenibile
quando
il
fine
che
dovrebbe
giustificare
i
mezzi
è
esso
stesso
ingiustificabile
.
Tutto
questo
,
come
ho
detto
,
è
ovvio
,
ma
non
esaurisce
il
problema
.
Qualsiasi
trattato
di
morale
distingue
la
morale
generale
che
regola
l
'
azione
di
tutti
gli
uomini
,
e
al
cui
rispetto
quindi
tutti
sono
tenuti
,
dalle
morali
speciali
cui
sono
sottoposti
gl
'
individui
in
quanto
appartengono
a
una
determinata
classe
o
gruppo
o
categoria
o
professione
.
Accanto
alla
morale
comune
ci
sono
le
etiche
del
medico
e
del
sacerdote
,
del
giudice
e
del
commerciante
,
dell
'
insegnante
e
del
giornalista
.
In
ognuna
di
queste
valgono
obblighi
specifici
,
e
anche
specifiche
esenzioni
di
obblighi
.
Un
medico
ha
l
'
obbligo
di
accorrere
alla
chiamata
di
un
malato
grave
anche
fuori
della
sua
ora
d
'
ufficio
,
ma
è
esentato
dall
'
obbligo
di
dire
allo
stesso
malato
la
verità
sulla
gravità
della
malattia
.
Ogni
professione
ha
il
suo
codice
morale
,
che
con
parola
dotta
e
pretenziosa
si
chiama
«
deontologia
»
.
Tra
le
morali
speciali
vi
è
anche
la
morale
dell
'
uomo
politico
.
Tanto
più
poi
quando
anche
la
politica
è
diventata
una
professione
.
Per
capire
la
specificità
dei
diversi
codici
morali
occorre
aver
di
mira
la
funzione
sociale
delle
diverse
Categorie
cui
si
riferiscono
.
Dalla
considerazione
che
la
funzione
sociale
del
medico
è
quella
di
provvedere
alla
guarigione
degli
infermi
nascono
tutti
quei
problemi
delicatissimi
di
etica
medica
che
vanno
dall
'
eutanasia
al
prolungamento
artificiale
di
una
vita
condannata
.
La
funzione
sociale
dell
'
attività
politica
è
quella
di
perseguire
,
e
possibilmente
conseguire
,
l
'
interesse
pubblico
.
Di
qua
deriva
l
'
etica
specifica
di
chi
si
dedica
all
'
attività
politica
,
il
suo
codice
morale
.
C
'
è
una
distinzione
che
corre
lungo
tutta
la
storia
del
pensiero
politico
,
la
distinzione
fra
buon
governo
e
malgoverno
,
fondata
sulla
distinzione
fra
il
governante
che
persegue
il
bene
comune
e
quello
che
persegue
il
bene
proprio
.
L
'
etica
specifica
dell
'
uomo
pubblico
è
quella
in
cui
la
distinzione
fra
l
'
azione
buona
e
l
'
azione
cattiva
corre
parallelamente
alla
distinzione
fra
l
'
azione
volta
al
bene
comune
e
quella
volta
al
bene
individuale
.
Ne
deriva
che
l
'
uomo
politico
ha
oltre
ai
doveri
di
tutti
anche
i
doveri
che
gli
spettano
in
quanto
uomo
politico
.
Questi
ultimi
sono
strettamente
connessi
alla
funzione
specifica
della
sua
attività
.
La
funzione
specifica
dell
'
attività
politica
è
il
buon
governo
come
la
funzione
specifica
del
medico
è
quella
di
ben
curare
,
quella
del
giudice
di
ben
giudicare
,
dell
'
insegnante
di
ben
insegnare
.
No
,
quando
si
pone
la
questione
morale
con
riferimento
all
'
azione
del
politico
,
non
si
tratta
soltanto
del
governo
degli
onesti
nel
senso
generico
della
parola
.
Si
tratta
del
governo
di
uomini
che
antepongano
l
'
interesse
dello
Stato
al
proprio
,
a
quello
del
proprio
partito
,
della
propria
corrente
,
del
proprio
clan
,
di
uomini
che
rispettino
non
solo
le
regole
della
morale
comune
ma
anche
quelle
della
propria
morale
professionale
.
Uno
dei
maggiori
rimproveri
che
oggi
l
'
uomo
della
strada
,
l
'
uomo
della
morale
comune
,
muove
alla
nostra
classe
politica
nel
suo
insieme
è
di
subordinare
l
'
interesse
pubblico
che
è
il
fine
specifico
della
sua
azione
specifica
all
'
interesse
privato
,
di
approfittare
del
potere
pubblico
che
deve
essere
esercitato
solo
in
vista
del
bene
comune
per
accrescere
il
proprio
potere
personale
.
Una
volta
si
diceva
che
cattivo
governante
è
colui
che
mira
a
soddisfare
il
bene
proprio
anziché
a
provvedere
al
bene
comune
.
Oggi
si
dice
che
il
malgoverno
consiste
nel
considerare
gli
affari
di
Stato
come
affari
privati
.
Le
parole
cambiano
ma
la
sostanza
è
la
stessa
.
In
questo
senso
,
e
solo
in
questo
senso
,
la
questione
morale
è
anche
una
questione
politica
.
Una
questione
politica
che
nessun
ritocco
della
Costituzione
potrà
mai
risolvere
.
Dai
buoni
costumi
possono
nascere
buone
leggi
.
Ma
non
bastano
le
buone
leggi
a
produrre
buoni
costumi
.