StampaQuotidiana ,
Staglieno
!
Staglieno
!
Necropoli
senza
fi
ne
,
paradiso
del
necrofilo
mentale
,
giardino
accademico
dell
'
animista
ateo
!
Staglieno
,
porto
sepolto
,
sotterraneo
,
alle
spalle
della
città
portuale
!
Suo
padre
,
il
Père
-
Lachaise
,
ha
più
.
misura
,
è
fatto
come
un
regolamento
,
un
'
accademia
militare
,
si
è
rinchiusa
nei
suoi
viali
una
società
più
potente
,
più
compatta
,
decisa
a
tenersi
tutta
per
mano
e
a
fare
muro
contro
il
tempo
sotto
il
segno
del
due
amanti
del
Paracleto
,
Abelardo
ed
Eloisa
,
la
coppia
di
intellettuali
sepolta
in
parole
nella
Patrologia
del
Migne
e
in
ossa
che
si
baciano
e
ribaciano
sotto
il
tempietto
neogotico
di
Parigi
,
ultima
loro
follia
.
Al
Père
-
Lachaise
,
dove
si
è
dissolta
la
fragilità
dei
vivi
,
tiene
mirabilmente
la
forza
,
l
'
energia
,
la
fame
di
durare
,
la
misteriosa
volontà
di
patema
dei
morti
.
Aspettate
a
dire
che
la
Francia
è
nella
sua
amministrazione
;
cercate
prima
nell
'
ombelico
del
Père
-
Lachaise
il
segreto
della
sua
forza
.
Ma
Staglieno
è
più
inaspettato
,
più
incredibile
,
più
fantastico
.
La
diga
del
progetto
originario
del
Barabino
,
una
sobria
pianta
quadrangolare
dominata
da
un
cappellone
neoclassico
,
si
rompe
presto
e
il
fiume
dei
morti
sommerge
la
collina
,
le
anime
per
placarsi
pretendono
sterminate
gallerie
,
colonnati
,
boschetti
sacri
,
ambulacri
di
Dedalo
,
templi
egiziani
,
e
un
diluvio
,
un
oceano
,
un
'
atlantide
di
statue
,
di
bassorilievi
,
di
altorilievi
,
di
busti
,
di
medaglioni
,
di
epigrafi
spudorate
,
di
gruppi
statuari
senza
ritegno
che
raccontino
di
loro
tutto
.
Staglieno
è
un
'
enorme
confessione
collettiva
,
uno
dei
più
grandi
spettacoli
del
teatro
della
Morte
;
si
possono
passare
giorni
(
notti
,
ancora
meglio
,
nascondendosi
in
qualche
cappella
)
,
settimane
intere
ad
ascoltare
quelle
tirate
,
quei
monologhi
,
quei
battibecchi
su
chi
ebbe
più
meriti
,
su
chi
ha
più
ammassato
patrimoni
celesti
,
e
sempre
ti
direbbero
dell
'
insolito
,
dell
'
inaudito
sulla
nullità
,
il
vuoto
,
la
miseria
,
la
stupidità
inarrivabile
,
l
'
assurdità
perfetta
,
la
disperazione
infinita
che
i
nostri
gusci
d
'
osso
nascondono
per
vomitarli
davanti
alla
faccia
del
cielo
.
Le
sue
voci
Se
le
pietre
romaniche
cantano
,
le
statue
di
Staglieno
recitano
:
sono
drammi
giacosiani
,
ibseniani
,
ferrariani
,
scapigliateschi
,
verghiani
,
bracchiani
,
dannunziani
,
pirandelliani
,
labichiani
,
feidoiani
,
strindberghiani
in
una
confusione
da
onde
hertziane
che
s
'
incrociano
e
accavallano
,
sovraccariche
di
voci
e
di
rumori
.
Niente
è
meno
silenzioso
,
di
questo
cimitero
inesauribilmente
sonoro
.
Il
Père
-
Lachaise
è
maschio
e
occidentale
.
Staglieno
è
femmina
e
orientale
,
come
Genova
.
Ha
il
disordine
,
la
smania
d
'
invadere
e
di
straripare
con
attiva
pigrizia
,
di
tutti
gli
Orienti
.
I
suoi
morti
sono
stati
i
cittadini
orientali
di
un
regno
nordico
;
cessati
i
doveri
verso
il
re
piemontese
,
si
liberavano
di
ogni
freno
in
morte
.
«
Irraggia
lo
splendore
orientale
/
Genova
nelle
donne
dalla
testa
/
Sibillina
...
»
cantava
sotto
l
'
artiglio
del
Delfico
,
Campana
.
Le
sue
prodigiose
visioni
di
Genova
sono
visioni
d
'
Oriente
.
Ma
non
vedremo
mai
più
la
Genova
orientale
campaniana
,
anche
se
qualche
donna
«
dalla
testa
sibillina
»
,
con
nei
capelli
«
un
po
'
d
'
alga
marina
»
si
può
forse
incontrarla
ancora
,
nei
cortili
e
nei
caruggi
.
Campana
,
l
'
aedo
di
Marradi
,
è
il
sublime
poeta
di
Genova
.
Montale
è
il
metafisico
del
paesaggio
ligure
:
il
suo
verso
,
proprio
perché
di
scrittura
metafisica
,
lo
assume
per
disintegrarlo
,
se
ne
slega
,
non
lo
trattiene
.
Campana
non
è
metafisico
,
è
un
Villon
dei
porti
,
un
superbo
lettore
dell
'
anima
di
un
porto
-
Genova
.
Per
girare
nel
porto
,
più
che
del
lasciapassare
del
commissariato
,
è
necessario
munirsi
dei
versi
campaniani
sulla
notte
portuale
,
sul
porto
che
si
addormenta
:
«
E
'
la
forza
che
dorme
,
è
la
tristezza
/
Inconscia
delle
cose
che
saranno
/
E
'
la
vita
che
cullasi
nel
ritmo
/
Affaticato
»
.
Tutto
è
detto
;
infelice
chi
non
capisce
.
Senza
marinai
Ma
quei
versi
servono
soltanto
al
pensiero
e
al
sogno
.
Il
porto
,
com
'
è
oggi
,
è
scoraggiante
...
Dal
mare
e
da
terra
,
gli
occhi
che
lo
cercano
non
lo
trovano
più
.
Il
porto
può
anche
emigrare
a
Voltri
,
nel
Duemila
,
o
nei
fiordi
,
o
in
Australia
:
il
porto
di
Genova
non
è
più
.
Dov
'
è
l
'
Oriente
?
Dov
'
è
il
colore
,
spia
dell
'
anima
delle
cose
?
Di
notte
,
dall
'
alto
,
dal
largo
,
il
porto
è
quella
curva
luminosa
che
si
sfalda
in
segmenti
e
puntini
tracciata
dal
compasso
del
golfo
,
niente
di
più
banale
,
se
non
ti
sostiene
l
'
immaginazione
:
«
Là
c
'
è
il
porto
»
.
Prova
a
cercare
un
marinaio
,
laggiù
,
un
vero
scaricatore
,
e
balle
di
mercanzia
,
o
navi
piene
di
gente
in
lacrime
!
Il
porto
è
una
immensa
gru
che
nasconde
il
cielo
,
le
navi
sono
ferraglia
silenziosa
,
imbottite
di
containers
,
quasi
mai
vedi
affacciarsi
qualcuno
,
sono
deretani
di
minerale
dove
non
sembra
agitarsi
neppure
un
oxiuro
...
Il
saluto
umano
,
l
'
addio
umano
,
spariti
...
I
traghetti
non
sono
navi
,
sono
garages
;
gli
ufficiali
avviliti
di
essere
alla
testa
di
equipaggi
di
camion
,
di
condurre
in
Sardegna
,
a
Tunisi
,
a
Palermo
famiglie
di
roulottes
,
tribù
di
Fiat
,
di
Alfa
,
di
Peugeot
,
popoli
di
Michelin
,
città
di
Pirelli
,
cortei
di
Land
Rover
,
generazioni
di
trattori
,
qualche
volta
con
passeggeri
sistemati
nel
cofano
,
tre
o
quattro
nordafricani
,
due
mezzi
genovesi
,
un
magliaro
turco
,
una
maestrina
di
Cagliari
,
un
neonato
abbandonato
lì
dalla
madre
,
fuggita
su
un
'
altra
Citroën
verso
i
Pirenei
,
in
tutto
così
pochi
che
la
Tirrenia
non
perde
tempo
a
contarli
e
a
fargli
pagare
il
biglietto
,
né
la
Finanza
a
controllarne
il
bagaglio
.
Sul
ponte
,
quando
le
navi
partono
,
si
agita
una
chiave
inglese
,
un
pneumatico
che
non
ha
voglia
di
emigrare
si
sporge
triste
dal
parapetto
.
Ma
dal
molo
chi
gli
risponde
?
Il
braccio
di
una
gru
,
ma
soltanto
durante
l
'
orario
sindacale
;
mai
di
domenica
.
L
'
Oriente
genovese
è
da
riinventare
...
bisogna
farlo
risorgere
dall
'
invisibile
,
andarlo
a
scoprire
nelle
Madonnine
(
tante
Kalì
e
Annapurne
)
ancora
sospese
ai
muri
che
fatiscono
,
nelle
navi
di
pietra
cariche
di
balle
di
pietà
cristiana
ancora
non
disertate
dagli
equipaggi
dei
devoti
;
farlo
schizzare
fuori
dai
libri
,
ascoltarlo
in
una
cadenza
dialettale
.
Credevo
di
detestare
le
cadenze
liguri
:
dopo
una
settimana
di
immersione
nei
superstiti
odori
delle
friggitorie
di
Genova
mi
penetrava
l
'
orecchio
come
una
guzla
araba
,
col
contrappunto
solare
di
un
tamburo
semita
.
In
quell
'
accento
che
strapiomba
sul
mare
,
dove
attira
e
fa
precipitare
l
'
idea
la
funerea
sirena
della
u
,
che
si
ripete
fino
al
trionfo
del
sonno
in
cui
dolcemente
tutto
farà
naufragio
,
c
'
è
come
una
tranquillità
di
contemplativi
,
un
pessimismo
ascetico
e
lontano
.
Oh
perché
così
presto
?
Perché
tanto
in
fretta
?
Sappiamo
sappiamo
che
il
Tempo
mangia
la
vita
,
che
il
Tempo
ha
fame
di
tutto
e
non
lascia
vivo
niente
,
ma
questa
metropoli
mezzo
sudamericana
mezzo
nordeuropa
,
sporcata
dai
gas
siderurgici
,
il
porto
recintato
da
una
sopraelevata
,
il
cemento
che
sbaccanaleggia
impaziente
intorno
alle
ultime
case
di
Portoria
e
di
piazza
Sarzano
,
luoghi
di
meraviglie
,
quadrivii
magici
,
la
vergogna
dell
'
anonimato
verticale
che
soffoca
e
strazia
la
sublime
distesa
delle
ardesie
-
perché
tutto
d
'
un
colpo
,
in
pochissimi
anni
,
ha
rovesciato
l
'
Immagine
di
una
città
vera
,
di
un
mondo
autentico
,
l
'
ha
sbrindellata
,
l
'
ha
dispersa
?
Dunque
a
Staglieno
,
a
Staglieno
.
Il
caos
della
necropoli
ci
vendica
dell
'
Oriente
laggiù
perduto
,
dove
la
melopea
campaniana
non
trova
più
nella
sera
ambigua
«
l
'
alito
salso
umano
»
,
e
«
nel
gorgo
di
fremiti
sordi
»
l
'
odore
di
stoccafisso
e
il
traballare
delle
mandòle
Staglieno
è
intatto
.
La
Morte
non
delude
chi
l
'
ama
.
(
Almeno
un
poco
:
il
tanatofobo
,
se
esiste
,
è
un
amputato
psichico
,
che
non
può
correre
sui
sentieri
degli
elisi
)
.
Staglieno
affascina
,
ma
è
il
fascino
della
demenza
...
Mi
veniva
un
pensiero
terrificante
:
se
davvero
dovessero
risorgere
,
e
risorgessero
così
come
appaiono
nelle
sculture
,
coi
loro
angeli
custodi
,
i
loro
cristi
di
languore
,
tra
lo
sgomento
degli
ultimi
viventi
,
come
la
terra
sopporterebbe
il
peso
di
tanto
delirio
?
Per
lo
più
sono
morti
in
pace
,
confortati
dalla
Religione
,
autorizzati
dalla
Scienza
,
tra
le
lacrime
dei
Congiunti
,
dopo
vite
probe
,
probissime
-
perché
,
in
morte
,
sfogarsi
in
così
scomposti
deliri
?
Forse
perché
Staglieno
è
femmina
,
un
piagnone
,
anzi
una
prèfica
,
isteria
che
si
scatena
al
contatto
del
sepolcro
,
braccia
che
brancicano
,
labbra
che
succhiano
,
e
ha
un
'
anima
di
baccante
,
una
febbre
dionisiaca
nelle
vene
,
proprio
lì
,
a
due
passi
da
un
Bisagno
al
di
sopra
di
ogni
sospetto
.
Rachelina
,
mori
a
diciannove
anni
nel
1918
:
«
Il
tuo
vergine
corpo
riposa
qui
ma
l
'
anima
tua
gode
coi
beati
»
confessa
l
'
epigrafe
.
Su
uno
,
Euterpe
piange
lacrime
di
coccodrillo
:
«
Tutto
amore
per
l
'
arte
che
gli
fu
ispiratrice
di
elette
e
profonde
armonie
ne
ritrasse
splendida
fama
ma
da
quell
'
ardore
ebbe
consunta
innanzi
tempo
la
vita
»
.
Un
Carlo
Orazio
«
corse
Europa
e
America
lasciando
ovunque
desiderio
di
sé
»
,
ma
non
è
difficile
quando
,
per
correre
,
non
si
resta
ospiti
a
lungo
.
«
A
Giuseppe
Soldi
negoziante
»
...
M
'
impressiona
un
'
Antonietta
Noceti
«
che
alla
scuola
di
G
.
C
.
imparò
l
'
eroismo
che
la
tenne
sempre
serena
»
per
via
di
quelle
due
iniziali
,
che
sono
quelle
del
mio
povero
nome
,
scritto
sull
'
acqua
piovana
.
Davvero
,
alla
mia
scuola
sarebbe
possibile
imparare
uno
speciale
eroismo
che
mantiene
sempre
sereni
?
Se
fosse
così
,
morrei
senza
dispiacere
,
contento
della
mia
.
giornata
.
Quelle
porte
di
marmo
,
chiuse
e
semiaperte
,
presso
a
cui
il
Defunto
sosta
,
esitando
,
incuriosito
e
atterrito
,
o
è
condotto
di
peso
da
angeli
robusti
come
infermieri
di
vecchio
manicomio
-
sono
,
del
fantastico
macabro
,
a
Staglieno
,
uno
dei
motivi
più
misteriosi
...
Fessurine
sulla
voragine
,
aperture
sul
precipizio
,
mi
attirate
morbosamente
...
Se
non
foste
di
marmo
,
vi
spingerei
dolcemente
,
tentato
di
guardare
...
Nel
porticato
superiore
il
monumento
più
morboso
è
quello
di
Raffaele
Pienovi
,
1879
,
dell
'
inuguagliabile
scultore
Villa
.
Una
donzella
,
più
curiosa
che
disperata
,
certamente
la
figlia
del
Pienovi
,
solleva
leggermente
il
lenzuolo
che
copre
,
elegantemente
sgualcito
,
il
caro
defunto
fin
sopra
la
testa
,
poggiata
su
due
bei
guanciali
di
malattia
.
Che
cosa
vede
,
la
signorina
Pienovi
?
Ebbe
una
curiosità
simile
il
marito
di
Emma
Bovary
,
nella
camera
mortuaria
,
lei
tutta
velata
di
bianco
,
tra
i
ceri
lacrimanti
:
«
Lentamente
,
con
la
punta
delle
dita
,
palpitando
,
sollevò
il
velo
.
Ma
gettò
un
grido
d
'
orrore
»
In
un
romanzo
ci
viene
detto
quel
che
succede
dopo
:
un
grido
,
e
poi
il
resto
della
storia
...
Ma
la
sospensione
del
gruppo
statuario
è
qualcosa
d
'
immenso
,
il
mistero
si
chiude
inesorabilmente
.
Il
gruppo
essendo
un
poco
in
alto
,
il
visitatore
non
vede
quel
che
c
'
è
sotto
il
lenzuolo
...
Potrebbe
non
esserci
niente
?
Non
c
'
era
nessuno
...
Sono
salito
,
ho
guardato
...
Non
ho
gridato
.
Non
dirò
quello
che
ho
visto
.