StampaQuotidiana ,
Un
nuovo
importante
passo
è
stato
compiuto
sulla
via
dell
'
integrazione
europea
.
La
regia
dei
colloqui
fra
Pompidou
e
Heath
a
Parigi
è
apparsa
attenta
e
sapiente
:
degna
della
grande
tradizione
francese
.
Un
po
'
di
suspense
nel
corso
degli
incontri
,
nessun
comunicato
ufficiale
,
la
mancanza
degli
stessi
ministri
degli
esteri
al
tête
-
à
-
tête
fra
due
uomini
,
un
capo
di
Stato
e
un
capo
di
governo
,
che
parlavano
malissimo
l
'
uno
la
lingua
dell
'
altro
.
Alla
fine
una
conferenza
stampa
,
abbinata
,
del
presidente
francese
e
del
premier
inglese
:
quasi
a
rinnovare
il
fastoso
scenario
gollista
ma
non
più
sul
piano
dell
'
«
a
solo
»
,
non
più
sullo
sfondo
della
gladiatoria
esibizione
del
generale
,
impegnato
coi
giornalisti
a
comando
a
«
recitare
»
le
risposte
prefabbricate
a
domande
non
meno
prefabbricate
.
Le
dichiarazioni
finali
di
Pompidou
e
di
Heath
rispondono
a
un
ragionevole
ottimismo
,
dimostrano
che
molti
angoli
sono
stati
smussati
,
molti
dei
grossi
problemi
pendenti
fra
le
due
rive
della
Manica
avviati
a
soluzione
.
Soprattutto
è
stato
ottenuto
un
«
disgelo
»
psicologico
di
conseguenze
e
di
proporzioni
non
prevedibili
.
La
rancune
del
periodo
gollista
è
apparsa
superata
;
il
dialogo
è
stato
ripreso
,
e
non
più
soltanto
sul
terreno
delle
differenziazioni
o
contrapposizioni
tecnico
-
economiche
,
agricoltura
,
zuccheri
dei
Caraibi
,
relazioni
monetarie
,
già
affrontate
e
parzialmente
rimosse
nell
'
ultima
sessione
della
comunità
europea
a
Bruxelles
.
Francia
e
Inghilterra
hanno
dimostrato
di
rendersi
conto
delle
nuove
prospettive
mondiali
,
che
vedono
emergere
un
terzo
grande
accanto
alla
Russia
e
all
'
America
,
la
Cina
;
hanno
dimostrato
di
capire
che
solo
la
dimensione
,
prima
economica
e
poi
politica
,
di
un
'
Europa
avviata
ad
un
vincolo
federativo
è
in
grado
di
evitare
la
totale
sommersione
del
vecchio
continente
,
la
sua
trasformazione
in
oggetto
passivo
di
una
storia
che
si
svolga
al
di
fuori
di
ogni
sua
partecipazione
,
degradandola
a
squallido
teatro
di
antiche
grandezze
.
Certo
le
impennate
tedesche
sul
marco
hanno
contribuito
in
modo
determinante
alla
«
svolta
»
di
Parigi
.
C
'
è
in
Francia
un
crescente
sospetto
per
la
politica
di
Bonn
,
e
non
solo
per
la
Ostpolitik
,
che
in
generale
aveva
anticipato
dal
suo
orgoglioso
angolo
visuale
,
forse
anche
per
impedire
che
potesse
passare
nelle
mani
della
Germania
federale
.
Il
vincolo
speciale
,
che
De
Gaulle
aveva
creato
fra
Parigi
e
Bonn
,
non
è
stato
capace
di
sopravvivere
alla
scomparsa
del
generale
.
Il
successore
dell
'
Eliseo
,
interprete
com
'
è
di
un
realismo
francese
pragmatico
e
un
tantino
disincantato
,
simbolo
della
tradizionale
borghesia
d
'
oltralpe
,
ha
ripreso
il
filone
classico
della
Francia
repubblicana
di
Delcassé
,
si
è
riavvicinato
alla
Gran
Bretagna
con
uno
spirito
non
troppo
lontano
dall
'
Entente
cordiale
.
Ma
il
futuro
di
un
'
Europa
integrata
trascende
tali
punti
di
partenza
;
il
peso
della
Germania
federale
è
una
realtà
,
dalla
quale
sarebbe
pericoloso
ed
assurdo
prescindere
.
Si
tratta
di
trovare
lungo
la
strada
gli
equilibri
e
i
contrappesi
necessari
a
realizzare
,
con
l
'
unione
economica
,
quella
politica
del
continente
.
Pompidou
non
si
è
nascosto
le
difficoltà
che
ancora
si
frappongono
al
raggiungimento
di
tale
obiettivo
,
gli
ostacoli
da
superare
.
Quanto
a
Heath
,
tornando
a
Londra
,
non
troverà
una
situazione
di
tutto
riposo
.
Il
quadro
del
Parlamento
britannico
non
è
dei
più
rassicuranti
.
Un
'
ala
non
secondaria
dei
deputati
conservatori
,
che
detengono
una
maggioranza
tutt
'
altro
che
schiacciante
alla
Camera
dei
Comuni
,
è
tiepida
o
addirittura
ostile
all
'
Europa
:
quasi
due
terzi
dell
'
opposizione
laborista
inclina
al
vecchio
e
tenace
isolazionismo
britannico
.
Ci
vorrà
una
intesa
diretta
fra
il
capo
dell
'
esecutivo
e
il
capo
dell
'
opposizione
(
la
linea
europeista
di
Wilson
è
ben
nota
)
per
consentire
di
aggirare
in
autunno
gli
scogli
parlamentari
,
che
non
mancheranno
,
al
suggello
e
alla
sanzione
della
ritrovata
intesa
fra
Francia
e
Gran
Bretagna
.
Senonché
in
questa
fase
di
decisiva
transizione
molto
potrebbero
fare
anche
gli
altri
paesi
della
Comunità
.
A
cominciare
dall
'
Italia
:
se
riuscisse
per
un
momento
a
mettere
in
sordina
le
miserabili
beghe
sull
'
elezione
presidenziale
(
si
è
già
aperta
una
polemica
tanto
poco
edificante
)
e
a
guardare
oltre
le
frontiere
delle
divisioni
domestiche
e
delle
competizioni
municipali
.
Anche
perché
l
'
Europa
,
nell
'
attuale
quadro
di
caos
e
di
degradazione
nazionale
,
rimane
l
'
ultima
speranza
per
noi
.