StampaQuotidiana ,
Tre
anni
fa
sono
andata
in
America
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
.
Un
mio
figlio
vi
soggiornava
da
un
anno
ed
era
nato
là
un
mio
nipote
.
Mio
figlio
,
sua
moglie
e
il
bambino
dovevano
rimanere
là
un
anno
ancora
.
Quel
bambino
aveva
ormai
qualche
mese
e
io
non
l
'
avevo
visto
che
in
fotografia
.
Così
conobbi
insieme
l
'
America
e
mio
nipote
Simone
.
Non
posso
dire
d
'
aver
capito
e
visto
molto
dell
'
America
essendo
io
tarda
nei
riflessi
e
poco
dotata
per
capire
velocemente
luoghi
ignoti
.
Del
viaggio
ho
questo
ricordo
:
per
moltissime
ore
era
pomeriggio
,
l
'
aereo
ronzava
in
apparenza
immobile
in
un
cielo
d
'
un
azzurro
intenso
e
su
candide
groppe
di
nuvole
dove
il
sole
non
si
sognava
di
tramontare
;
poi
di
colpo
fu
pioggia
e
notte
.
L
'
istante
in
cui
quel
pomeriggio
immobile
e
glorioso
si
trasformò
in
una
bufera
notturna
,
dovette
essere
rapidissimo
perché
non
ne
ho
memoria
.
Quando
scendemmo
infuriava
il
vento
e
nel
campo
dell
'
aeroporto
erano
state
installate
passerelle
con
tettoie
di
zinco
su
cui
la
pioggia
scrosciava
.
Le
mie
prime
immagini
furono
vie
battute
dal
temporale
e
lunghi
sottopassaggi
illuminati
a
giorno
e
rombanti
.
La
città
era
Boston
.
Avevo
letto
nella
mia
vita
moltissimi
libri
che
parlavano
di
Boston
ma
non
so
perché
il
solo
che
mi
venne
in
mente
allora
fu
un
romanzo
chiamato
Il
lampionaio
che
avevo
letto
e
amato
all
'
età
di
nove
anni
.
Si
svolgeva
a
Boston
e
c
'
era
una
bambina
di
nome
Gertrude
,
assai
povera
,
maltrattata
e
selvaggia
,
che
veniva
raccolta
e
adottata
da
un
buonissimo
vecchio
,
lampionaio
di
professione
.
Mi
rallegrai
a
un
tratto
con
me
stessa
di
trovarmi
nella
città
di
Gertrude
.
Non
c
'
era
però
intorno
a
me
traccia
di
lampioni
e
mi
era
difficile
riconoscere
in
quei
rombanti
sottopassaggi
le
calme
e
vuote
immagini
che
avevo
costruito
intorno
al
nome
di
Boston
nella
mia
remota
infanzia
.
Tuttavia
la
memoria
del
Lampionaio
rimase
in
me
per
tutto
il
tempo
che
fui
a
Boston
e
in
fondo
dopo
un
attento
esame
scopersi
che
quella
città
non
era
molto
dissimile
da
quella
che
era
sorta
dissepolta
fra
le
ceneri
della
mia
immaginazione
infantile
.
Di
Gertrude
,
ricordavo
che
quando
era
così
povera
usava
nutrirsi
di
spazzatura
.
Così
osservavo
con
attenzione
per
le
strade
di
Boston
i
grandi
bidoni
di
spazzatura
che
si
trovavano
davanti
alle
case
.
Per
la
spazzatura
mio
figlio
mi
spiegò
al
mattino
che
c
'
erano
due
bidoni
,
uno
destinato
all
'
organico
e
l
'
altro
all
'
inorganico
.
Perciò
ogni
volta
che
dovevo
buttar
via
qualcosa
mi
fermavo
a
pensare
se
andava
nel
bidone
dell
'
organico
o
nel
bidone
dell
'
inorganico
.
Più
tardi
tornata
in
Italia
riflettevo
ancora
sull
'
organico
e
sull
'
inorganico
pur
gettando
poi
tutto
in
un
unico
secchio
come
usiamo
fare
qui
.
Tornando
alla
sera
del
mio
arrivo
,
mio
figlio
e
sua
moglie
parlarono
subito
del
lungo
viaggio
che
si
preparavano
a
fare
in
automobile
,
col
bambino
,
nelle
«
Rocky
Mountains
»
.
Sapevo
di
questo
loro
progetto
da
tempo
ma
in
quella
bufera
di
vento
e
pioggia
l
'
idea
mi
parve
insensata
e
dissi
che
il
bambino
avrebbe
patito
il
freddo
.
Mi
fecero
osservare
che
eravamo
nel
mese
di
maggio
,
il
viaggio
sarebbe
avvenuto
d
'
estate
e
quindi
se
mai
il
rischio
era
la
calura
estiva
.
Dissero
che
però
erano
andati
dal
pediatra
con
la
carta
geografica
,
gli
avevano
mostrato
l
'
itinerario
del
loro
viaggio
e
il
pediatra
aveva
approvato
.
Questo
pediatra
usava
farsi
chiamare
«
Jerry
»
dai
suoi
clienti
.
Quando
accordava
una
visita
,
lasciava
nella
cassetta
della
posta
un
cartoncino
con
scritto
:
«
Jerry
sarà
felice
di
incontrarsi
con
Simone
martedì
alle
tre
»
.
Tuttavia
se
Simone
avesse
avuto
la
febbre
a
quaranta
,
Jerry
non
si
sarebbe
spostato
di
un
millimetro
perché
non
faceva
visite
a
casa
.
Era
questa
la
regola
e
non
vi
contravveniva
in
America
nessun
pediatra
.
Sul
conto
di
Jerry
appresi
ancora
che
trovava
Simone
in
buona
salute
,
ma
un
po
'
troppo
grasso
.
Jerry
voleva
che
i
bambini
fossero
magri
.
Trovai
che
infatti
l
'
America
era
un
paese
di
bambini
magri
.
I
bambini
inoltre
mi
sembravano
poco
vestiti
e
con
mani
paonazze
dal
freddo
perché
non
portavano
guanti
.
Quando
lo
vidi
per
la
prima
volta
,
la
sera
del
mio
arrivo
,
Simone
era
nel
suo
letto
,
sveglio
,
vestito
d
'
una
tuta
bianca
di
cotone
,
e
giocava
con
un
gatto
piatto
di
tela
cerata
rossa
.
Aveva
una
testa
completamente
nuda
di
capelli
e
occhi
neri
ironici
,
acutissimi
e
penetranti
.
Guardando
con
molta
attenzione
,
si
poteva
scorgere
su
quella
sua
testa
nuda
una
finissima
peluria
bionda
.
Gli
occhi
erano
stretti
e
allungati
verso
le
tempie
.
Trovai
che
assomigliava
a
Gengis
-
Kan
.
Dopo
alcuni
giorni
di
bufera
,
esplose
a
un
tratto
un
'
estate
torrida
.
Dissi
allora
che
un
viaggio
con
quel
caldo
era
pericoloso
.
Avrei
dato
non
so
cosa
per
portare
il
bambino
con
Te
in
Italia
,
in
campagna
,
all
'
ombra
di
frondosi
alberi
.
Ma
i
suoi
genitori
erano
irremovibili
.
Pensavano
che
nelle
«
Rocky
Mountains
»
si
sarebbe
divertito
di
più
.
Io
replicavo
che
un
bambino
di
pochi
mesi
non
avrebbe
visto
differenze
fra
le
«
Rocky
Mountains
»
e
una
conigliera
.
Prediche
,
querimonie
e
contumelie
furono
nel
mio
soggiorno
in
America
le
mie
manifestazioni
essenziali
.
Soprattutto
non
mi
davo
pace
che
per
tre
mesi
quel
tenero
e
ignaro
bambino
non
avrebbe
avuto
una
casa
.
Infatti
mio
figlio
e
sua
moglie
avevano
subaffittato
la
loro
casa
fino
al
mese
di
ottobre
.
Simone
avrebbe
dormito
in
automobile
,
o
nei
motel
,
o
sotto
la
tenda
,
tenda
che
era
già
stata
comperata
e
che
mio
figlio
montava
per
esercizio
nel
prato
d
'
un
amico
.
Fino
ai
primi
di
ottobre
,
Simone
non
avrebbe
avuto
sulla
sua
testa
il
soffitto
di
casa
sua
.
Avrebbe
però
avuto
sempre
mi
dissero
il
suo
letto
.
Quel
letto
era
infatti
smontabile
e
poteva
essere
rimpicciolito
e
sistemato
dentro
l
'
automobile
.
Anche
di
questo
furono
fatte
molteplici
prove
.
Non
so
se
fosse
imperizia
di
mio
figlio
ma
l
'
operazione
della
sistemazione
del
letto
nell
'
automobile
era
lentissima
e
laboriosa
non
meno
dell
'
installazione
della
tenda
sul
prato
.
Assistetti
a
quei
preparativi
di
viaggio
con
crescente
paura
.
Mio
figlio
e
sua
moglie
tornavano
ogni
giorno
a
casa
con
oggetti
destinati
al
viaggio
,
bottiglioni
di
plastica
per
l
'
acqua
e
polveri
contro
i
morsi
degli
scorpioni
.
Comprarono
anche
una
enorme
sacca
di
plastica
e
vi
cacciarono
dentro
tutti
i
giocattoli
del
bambino
.
Osservai
che
era
un
ingombro
inutile
,
ma
loro
avevano
letto
nel
libro
del
dottor
Spock
che
un
bambino
deve
viaggiare
in
compagnia
di
tutti
i
suoi
giocattoli
.
Infatti
non
potendo
sempre
interrogare
Jerry
,
essi
spesso
cercavano
risposte
e
conforto
nel
libro
del
dottor
Spock
.
Ignaro
di
essere
minacciato
dalle
«
Rocky
Mountains
»
il
bambino
viveva
nella
casa
come
se
fosse
stata
sua
fino
alla
fine
dei
secoli
.
Stava
in
carrozzina
nella
loggia
di
legno
davanti
a
casa
,
agitava
il
suo
gatto
rosso
e
squadrava
il
mondo
con
i
suoi
occhi
da
Gengis
-
Kan
.
Era
un
bel
bambino
grasso
e
forte
,
troppo
grasso
anzi
per
i
gusti
di
Jerry
,
e
mandava
giù
con
gioia
bottiglie
di
latte
ma
si
batteva
ferocemente
contro
ogni
altra
specie
di
cibo
.
Avanzai
la
proposta
di
fargli
il
famoso
brodo
vegetale
,
In
Italia
si
svezzano
i
bambini
con
il
brodo
vegetale
.
Ma
mio
figlio
e
sua
moglie
ebbero
contro
il
brodo
vegetale
espressioni
di
forte
disprezzo
.
D
'
altronde
capivo
anch
'
io
che
era
inutile
abituare
il
bambino
al
brodo
vegetale
,
che
doveva
bollire
ore
e
non
era
possibile
preparare
nel
corso
d
'
un
viaggio
in
automobile
.
Tornata
in
Italia
fui
per
tutta
l
'
estate
inquieta
nonostante
arrivassero
cartoline
dalle
«
Rocky
Mountains
»
e
rassicuranti
fotografie
del
bambino
nudo
e
abbronzato
sulle
spalle
dei
genitori
.
Alla
fine
dell
'
estate
e
quando
loro
erano
ormai
tornati
a
casa
ricevetti
una
lettera
di
mio
figlio
dove
mi
raccontava
del
viaggio
e
diceva
fra
l
'
altro
che
una
notte
si
erano
trovati
in
un
campeggio
dove
erano
arrivati
degli
orsi
probabilmente
attratti
dall
'
odore
di
una
bottiglia
di
sciroppo
che
si
era
rotta
sul
tetto
della
loro
automobile
.
Acquattati
nella
tenda
col
bambino
in
collo
avevano
spiato
gli
orsi
che
armeggiavano
intorno
all
'
automobile
e
infuriavano
contro
una
ghiacciaia
.
Non
si
trattava
affatto
di
graziosi
orsacchiotti
,
ma
di
brutti
animali
alti
e
grossi
,
e
per
scacciarli
avevano
dovuto
sbattere
dei
coperchi
di
pentole
.
All
'
alba
erano
andati
all
'
azienda
-
turismo
e
avevano
chiesto
che
gli
venisse
indicato
un
campeggio
dove
gli
orsi
non
mettessero
mai
piede
.
Quelle
notizie
paurose
benché
superate
da
tempo
mi
sconvolsero
e
scrissi
lettere
di
prediche
e
contumelie
.
Tornarono
in
Italia
dopo
un
altro
inverno
e
un
'
altra
estate
nella
quale
fecero
ancora
un
viaggio
,
questa
volta
nel
«
deeper
South
»
,
luogo
che
sapevo
caldo
e
pericoloso
.
Accolsi
il
bambino
con
la
sensazione
che
fosse
scampato
da
viaggi
pericolosi
.
Il
bambino
ora
camminava
e
parlava
.
Sulla
sua
testa
lunga
e
delicata
erano
cresciuti
fini
e
tenerissimi
capelli
biondi
.
Aveva
alcune
manie
.
Non
voleva
saperne
di
frutta
fresca
ed
esigeva
sughi
di
pera
in
bottiglia
.
Non
voleva
saperne
di
golf
di
lana
perché
«
avevano
il
pelo
»
.
L
'
unico
indumento
che
accettava
di
indossare
col
freddo
,
era
una
sua
vecchia
giacca
a
vento
scolorita
.
Pensai
che
nella
sua
ripugnanza
«
per
il
pelo
»
c
'
era
magari
una
ripugnanza
o
paura
per
quegli
orsi
che
aveva
visto
.
Ma
forse
è
una
mia
deduzione
insensata
,
essendo
e
l
allora
troppo
piccolo
per
spaventarsi
.
A
poco
a
poco
,
lo
persuademmo
che
«
il
pelo
»
dai
golf
poteva
sparire
strofinandone
con
forza
una
manica
.
Tuttavia
la
giacca
a
vento
è
rimasta
il
suo
indumento
preferito
.
Un
pomeriggio
,
doveva
venire
a
casa
mia
.
Lo
aspettavo
alla
finestra
.
Lo
vidi
attraversare
la
strada
con
suo
padre
.
Camminava
serio
,
per
mano
a
suo
padre
e
tuttavia
assorto
in
se
stesso
e
come
in
solitudine
,
portando
una
borsa
di
nylon
in
cui
aveva
cacciato
la
sua
giacca
a
vento
.
In
quei
giorni
gli
era
nata
una
sorella
,
cosa
che
forse
lo
rendeva
serio
.
Il
suo
passo
,
la
sua
lunga
testa
fiera
e
delicata
,
il
suo
sguardo
buio
e
profondo
,
mi
fecero
a
un
tratto
scorgere
in
lui
qualcosa
di
ebraico
che
non
avevo
mai
visto
.
Mi
parve
anche
un
piccolo
emigrante
.
Quando
sedeva
sulla
loggia
a
Boston
,
sembrava
regnare
da
sovrano
nel
mondo
che
aveva
intorno
.
Sembrava
Gengis
-
Kan
.
Ora
non
era
più
Gengis
-
Kan
,
il
mondo
gli
si
era
rivelato
mutevole
e
instabile
,
nella
sua
persona
era
sorta
forse
una
precoce
consapevolezza
che
le
cose
erano
minacciose
e
sfuggenti
e
che
un
essere
umano
deve
bastare
a
se
stesso
.
Pareva
sapere
che
nulla
gli
apparteneva
,
salvo
quella
scolorita
borsa
di
nylon
contenente
quattro
figurine
,
due
matite
mangiate
e
una
scolorita
giacca
a
vento
.
Piccolo
ebreo
senza
terra
,
con
la
sua
borsa
attraversava
la
strada
.