StampaQuotidiana ,
Il
programma
«
costituzionale
»
del
presidente
Leone
era
facilmente
prevedibile
,
si
identificava
con
la
natura
stessa
dell
'
uomo
.
Nel
messaggio
di
investitura
rivolto
ai
due
rami
del
Parlamento
,
è
emersa
con
assoluta
chiarezza
la
concezione
del
presidente
della
Repubblica
,
dei
suoi
poteri
e
dei
suoi
limiti
,
coincidente
con
un
'
intera
tradizione
giuridica
:
l
'
altissimo
magistrato
cui
non
spetta
«
formulare
programmi
o
indicare
soluzioni
»
,
ma
solo
vigilare
sull
'
osservanza
della
Costituzione
e
garantirne
i
rigidi
adempimenti
.
È
la
linea
che
si
ricollega
direttamente
al
primo
capo
provvisorio
dello
Stato
,
a
Enrico
De
Nicola
,
verso
il
quale
Leone
conserva
una
devota
e
memore
fedeltà
:
l
'
unico
presidente
che
sia
stato
non
a
caso
da
lui
ricordato
,
nell
'
intero
testo
dell
'
allocuzione
,
insieme
col
suo
diretto
predecessore
,
Giuseppe
Saragat
.
Leone
esprime
una
società
di
«
notabili
»
:
fermissima
nell
'
ossequio
ai
valori
della
democrazia
parlamentare
,
e
del
pluralismo
democratico
,
ma
altrettanto
ferma
nel
rispetto
della
collocazione
e
dell
'
autonomia
individuale
dell
'
uomo
politico
.
Egli
non
è
figlio
-
rara
avis
-
della
partitocrazia
,
è
uno
dei
rari
democristiani
che
abbia
sempre
rifiutato
la
gara
spietata
delle
correnti
,
che
non
si
sia
mai
riconosciuto
in
questo
o
in
quel
gruppo
di
potere
.
Il
suo
cursus
honorum
è
da
solo
rivelatore
:
professore
universitario
e
avvocato
,
altrettanto
autorevole
nella
cattedra
che
prestigioso
nel
foro
,
giunge
alla
politica
senza
mai
rinunciare
né
alla
cultura
né
all
'
avvocatura
,
non
accetta
di
identificarsi
in
nessun
momento
nel
«
professionismo
politico
»
-
quello
che
ha
maggiormente
contribuito
ad
abbassare
il
livello
della
nostra
classe
dirigente
.
Tali
scaturigini
ideali
si
ritrovano
nel
messaggio
alla
nazione
:
non
retorico
,
talvolta
perfino
disadorno
,
ma
frutto
di
una
precisa
visione
giuridica
,
che
non
ammette
confusioni
di
competenze
fra
governo
e
Parlamento
,
che
richiama
ogni
organo
dello
Stato
«
alla
sfera
delle
proprie
attribuzioni
»
pur
nel
quadro
della
collaborazione
organica
.
Il
tutto
:
senza
ottimismi
e
senza
assurde
indulgenze
al
clima
di
una
società
politica
prefascista
,
che
non
esiste
più
.
Non
per
nulla
Leone
ha
fatto
un
riferimento
esplicito
alle
«
disfunzioni
delle
istituzioni
»
;
non
per
nulla
ha
insistito
sul
drammatico
intreccio
dei
rapporti
fra
Stato
e
regioni
ed
ha
calcato
la
mano
sull
'
«
accentuarsi
a
volte
nominalistico
dei
contrasti
fra
le
forze
politiche
»
,
l
'
esperienza
di
ogni
giorno
.
E
senza
tuttavia
assumere
pose
o
atteggiamenti
da
«
salvatore
della
patria
»
!
Lo
stesso
tocco
di
discrezione
e
di
moderazione
il
neo
-
presidente
ha
osservato
sul
tema
,
delicatissimo
,
dei
rapporti
fra
Chiesa
e
Stato
.
Il
negoziatore
paziente
e
instancabile
del
compromesso
sul
divorzio
ha
adombrato
un
indiretto
«
no
»
alla
ripresa
di
qualsiasi
guerra
religiosa
sul
tema
del
referendum
quando
ha
auspicato
,
con
una
lontana
vibrazione
degasperiana
,
la
necessità
«
di
mantenere
un
clima
che
renda
impossibile
ogni
anacronistico
steccato
»
.
Che
non
faccia
risorgere
cioè
gli
steccati
fra
guelfismo
e
ghibellinismo
,
quegli
steccati
che
l
'
esperienza
centrista
era
riuscita
ad
abbattere
o
almeno
a
limitare
,
pure
in
condizioni
tanto
più
difficili
delle
attuali
,
con
Papa
Pacelli
...
Ci
sia
consentita
,
in
proposito
,
un
'
osservazione
marginale
ma
pure
significativa
.
È
dispiaciuto
che
un
'
assemblea
parlamentare
,
dai
cui
settori
di
centro
si
è
levato
un
applauso
al
Papa
per
la
generosa
e
indiscutibile
opera
della
Santa
Sede
in
favore
della
pace
,
non
abbia
abbozzato
,
da
nessun
settore
dello
schieramento
politico
,
un
solo
segno
di
plauso
all
'
opera
svolta
dal
presidente
uscente
della
Repubblica
in
difesa
della
libertà
:
un
'
opera
svolta
-
come
Leone
ha
ricordato
nobilmente
-
con
«
senso
religioso
»
della
democrazia
.
La
correttezza
costituzionale
non
si
identifica
,
e
non
si
deve
identificare
,
con
un
«
rassegnato
fatalismo
»
.
È
il
pericolo
dei
presidenti
tipo
quarta
Repubblica
francese
,
dal
quale
Leone
saprà
sicuramente
affrancarsi
.
E
la
prova
è
nel
costante
,
insistito
richiamo
del
nuovo
capo
dello
Stato
alla
necessità
di
respingere
,
nella
lotta
sociale
,
il
metodo
della
violenza
e
dell
'
intolleranza
,
nell
'
invocazione
aperta
e
spiegata
alla
tutela
della
legalità
repubblicana
e
democratica
,
tanto
più
sacra
quanto
più
affonda
le
sue
radici
nella
genesi
stessa
della
Repubblica
,
attraverso
la
lotta
per
la
libertà
,
attraverso
l
'
esperienza
della
Resistenza
e
della
ricostruzione
post
-
bellica
,
l
'
una
inseparabile
dall
'
altra
.
Leone
ha
giustamente
insistito
sulla
necessità
di
una
maggiore
saldatura
fra
coscienza
sociale
e
istituzioni
:
compito
primario
ed
essenziale
dei
partiti
politici
,
oltre
che
delle
grandi
organizzazioni
del
lavoro
.
Speriamo
che
le
forze
politiche
italiane
non
dimentichino
l
'
esortazione
che
giunge
dal
Quirinale
nelle
prossime
,
difficili
trattative
che
saranno
volte
alla
ricostituzione
dell
'
intesa
di
centro
-
sinistra
.
Le
dimissioni
formali
del
governo
Colombo
sono
state
,
e
correttamente
,
ritirate
;
il
ministero
in
carica
è
stato
invitato
a
continuare
la
sua
opera
,
finché
non
giungerà
un
'
indicazione
diversa
dai
partiti
.
Ma
nessuno
potrebbe
illudersi
.
La
situazione
politica
è
in
movimento
.
La
tregua
ottenuta
non
andrà
oltre
il
18
gennaio
,
data
di
riapertura
del
Parlamento
.
Già
in
quell
'
occasione
,
si
porrà
la
prima
e
fondamentale
esigenza
di
chiarificazione
avanzata
dal
partito
repubblicano
e
ribadita
ieri
senza
eufemismi
nella
relazione
di
La
Malfa
:
nessuna
conferma
dell
'
appoggio
,
anche
solo
esterno
,
del
Pri
alla
coalizione
se
non
saranno
elaborate
nuove
piattaforme
politiche
e
programmatiche
corrispondenti
alla
condizione
reale
del
paese
sul
piano
economico
,
finanziario
e
sociale
.
Si
aprirà
un
tiro
alla
fune
:
i
socialisti
che
vorranno
spingere
più
a
sinistra
,
i
socialdemocratici
che
vorranno
accentuare
la
loro
funzione
riformista
ma
moderatrice
.
E
i
problemi
,
quelli
veri
,
che
torneranno
tutti
all
'
interno
della
democrazia
cristiana
:
più
aperti
,
più
laceranti
che
mai
.
La
battaglia
per
il
Quirinale
non
è
riuscita
ad
assicurare
nessuno
degli
«
organigrammi
»
di
potere
che
erano
stati
abbozzati
da
varie
parti
,
per
icavalli
di
razza
e
non
solo
per
quelli
:
ha
vinto
un
uomo
al
disopra
delle
parti
,
e
ha
vinto
proprio
per
essere
al
disopra
delle
parti
.
La
lotta
,
appena
contenuta
nei
sedici
giorni
del
round
,
rischierà
di
riesplodere
:
con
una
carica
accentuata
di
rancori
e
di
risentimenti
.
Una
sola
cosa
è
certa
:
tutta
la
buona
volontà
,
e
tutto
il
buon
senso
,
del
presidente
Leone
saranno
messi
alla
prova
.