StampaQuotidiana ,
Come
si
fa
a
rendere
non
credibile
una
democrazia
?
Si
fa
come
in
Italia
.
E
infatti
altri
paesi
esitano
a
seguirci
,
pur
avendo
problemi
non
così
dissimili
dai
nostri
.
Non
c
'
è
istituzione
che
non
vacilli
alla
prima
onda
matta
che
le
si
infranga
addosso
.
Le
istituzioni
sono
destinate
a
mutare
sotto
l
'
impatto
della
storia
.
Tutti
i
movimenti
,
quando
emergono
,
nella
istituzione
incontrano
un
limite
,
lo
denunciano
,
tendono
a
travalicarla
.
La
differenza
fra
destra
e
sinistra
-
una
delle
differenze
-
sta
nel
fatto
che
i
movimenti
di
sinistra
tendono
a
riappropriarsi
di
quella
partecipazione
che
la
formalità
della
rappresentanza
appiattisce
,
allargando
per
così
dire
il
sistema
circolatorio
e
immettendovi
sangue
fresco
;
i
movimenti
di
destra
,
invece
,
tendono
a
restringerla
.
La
tanto
esaltata
«
rivoluzione
italiana
»
del
1993
ha
questo
segno
,
anche
se
nessuno
dei
molti
che
sulle
prime
l
'
hanno
esaltata
lo
riconosce
.
Crollato
il
Caf
,
è
la
destra
che
conduce
la
danza
,
puntando
al
discredito
di
ogni
forma
di
partecipazione
politica
e
di
separazione
dei
poteri
,
in
modo
da
liberare
lo
spazio
al
«
niente
Stato
,
tutto
mercato
»
.
Adesso
nel
macinatutto
sta
il
referendum
.
Come
si
fa
a
svuotarlo
di
senso
?
Se
ne
presentano
dodici
.
Ha
ragione
Stefano
Rodotà
,
quando
ricorda
(
su
«
Repubblica
»
di
ieri
)
che
non
dovrebbe
esservi
istituto
più
immediato
e
chiaro
di
quello
che
affida
ai
cittadini
di
decidere
d
'
un
dilemma
di
linea
o
di
coscienza
civile
che
il
parlamento
non
è
in
grado
di
risolvere
,
o
che
è
essenziale
verificare
in
un
contesto
più
ampio
.
E
infatti
così
sono
i
referendum
all
'
estero
,
e
così
sono
stati
da
noi
i
grandi
referendum
su
monarchia
e
repubblica
,
così
è
stato
per
legge
Reale
,
aborto
e
divorzio
,
nucleare
e
tossicodipendenze
,
e
così
in
qualche
misura
ancora
per
la
legge
elettorale
.
Anche
se
,
osserva
Rodotà
,
l
'
ultimo
dei
grandi
referendum
ha
,
più
che
«
abrogato
»
,
ritagliato
una
legge
su
misura
dei
proponenti
,
è
innegabile
che
esso
rispondeva
a
una
spinta
d
'
opinione
,
che
la
sinistra
non
aveva
né
sollecitato
né
era
in
grado
di
guidare
.
Ma
che
cosa
ha
a
che
vedere
con
queste
scadenze
,
sia
pur
di
meno
in
meno
solenni
,
la
miscela
fra
quesiti
grandi
e
minuscoli
che
si
affolleranno
domenica
in
dodici
schede
?
La
maggioranza
della
gente
non
lo
sa
.
Non
solo
per
la
difficoltà
dei
quesiti
,
che
in
queste
ultime
settimane
ci
si
è
sforzati
di
dipanare
e
cui
dovrebbe
soccorrere
la
numerazione
,
una
titolazione
approssimativa
e
il
diverso
colore
delle
schede
,
ma
per
la
dimensione
così
diversa
delle
questioni
.
Davvero
occorreva
ricorrere
per
tutte
a
una
consultazione
così
massiccia
?
Il
dubbio
toglie
all
'
appuntamento
dell
'
1
r
giugno
il
connotato
di
grande
scelta
popolare
,
per
farne
terreno
di
scorribande
e
manipolazione
degli
umori
o
delle
corporazioni
.
Se
si
aggiunge
che
fino
all
'
ultimo
personaggi
come
Veltroni
e
Confalonieri
fanno
sapere
che
per
l
'
oggetto
maggiore
del
contendere
,
la
posizione
della
Fininvest
nel
sistema
televisivo
,
sarebbe
possibile
mettersi
d
'
accordo
,
e
sostanzialmente
lo
si
farà
,
bisogna
dire
che
si
è
fatto
di
tutto
per
confondere
le
idee
.
E
infatti
il
Polo
,
fallita
un
'
intesa
alle
sue
condizioni
,
gioca
le
carte
di
una
propaganda
che
più
bugiarda
non
si
può
:
votate
No
su
tutto
,
anche
a
costo
di
scaricare
i
referendum
di
Pannella
,
perché
qui
si
vuol
diminuire
la
vostra
scelta
televisiva
.
Non
è
vero
,
ma
che
importa
?
Inversamente
,
dove
non
ci
sono
interessi
diretti
dell
'
impresa
,
come
nei
referendum
sui
sindacati
,
si
corre
fra
due
impossibilità
:
senza
la
scossa
del
referendum
il
sindacato
non
ha
ascoltato
la
domanda
di
maggiore
democrazia
e
rappresentatività
,
ma
nel
referendum
decideranno
anche
le
massaie
che
,
salvo
il
rispetto
,
non
c
'
entrano
niente
.
L
'
elettore
è
confuso
e
teme
di
confondersi
:
quanti
decideranno
di
astenersi
su
tutto
perché
non
capiscono
,
quanti
per
convinzione
,
quanti
su
alcuni
quesiti
,
cosa
che
li
obbligherà
a
far
verbalizzare
dal
presidente
di
seggio
quali
schede
accetti
e
quali
no
,
e
quanti
saranno
in
imbarazzo
in
cabina
,
preoccupati
di
confondere
i
foglietti
e
non
scrivere
la
croce
su
una
scheda
sopra
l
'
altra
sulla
mensoletta
che
avranno
davanti
?
Se
la
gente
volesse
pensarci
su
,
mettiamo
,
tre
minuti
per
scheda
,
starebbe
in
cabina
un
'
ora
.
Ci
vorrebbero
un
paio
di
giorni
e
non
uno
solo
per
votare
.
Penso
a
me
stessa
,
che
voterò
Sì
ai
due
quesiti
che
mirano
all
'
abolizione
della
Mammì
e
No
a
quello
sulla
partecipazione
dei
privati
alla
Rai
,
Sì
ai
due
quesiti
sindacali
sull
'
allargamento
della
rappresentanza
,
No
a
quello
che
vuol
trasformare
in
pubblico
la
possibilità
di
non
far
trattenere
le
quote
sindacali
sulla
busta
paga
,
e
poi
No
all
'
estensione
del
maggioritario
ai
grandi
comuni
e
poi
ci
penserò
...
Faccio
politica
da
una
vita
,
ma
forse
nella
fretta
mi
aiuterò
con
i
numeri
e
i
colori
.
Sarebbe
questo
il
grande
appuntamento
popolare
?
Tocco
con
mano
che
siamo
fuori
e
contro
il
senso
che
volemmo
dare
nel
dopoguerrra
al
referendum
.
Un
'
altra
confusione
,
e
più
grave
,
arruffa
istituti
e
spirito
pubblico
.
È
la
confusione
fra
politica
,
giustizia
e
morale
nella
quale
sguazziamo
da
alcuni
anni
e
oggi
precipita
nel
caso
di
Antonio
Di
Pietro
.
L
'
aver
consegnato
alla
magistratura
un
contenzioso
politico
più
che
maturo
,
già
fradicio
,
perché
non
si
sapeva
o
voleva
affrontarlo
in
sede
politica
,
sta
diventando
un
boomerang
per
la
politica
.
E
anche
per
la
magistratura
che
ha
avuto
l
'
imprudenza
di
accettare
un
compito
non
suo
.
Non
sono
una
incondizionale
del
pool
di
Mani
Pulite
,
e
questo
mi
è
costato
qualche
impopolarità
anche
fra
i
miei
amici
.
Non
amo
ridurre
tutto
a
fattispecie
penale
,
né
lasciare
ai
pubblici
ministeri
che
mi
trovino
,
costi
quel
che
costi
,
una
verità
che
per
colpa
o
errore
o
omissione
ho
permesso
si
producesse
sotto
il
mio
naso
.
Non
apprezzo
il
carcere
preventivo
,
non
apprezzo
il
patteggiamento
.
Non
apprezzo
i
magistrati
che
esternano
in
tv
parole
e
silenzi
.
Non
apprezzo
gli
avvisi
di
garanzia
che
trapelano
dai
giornali
.
Eccetera
.
Ma
è
indecente
la
corrida
che
oggi
è
aperta
su
Antonio
di
Pietro
,
un
giorno
colpevole
e
indagato
e
l
'
altro
no
,
un
giorno
nella
polvere
e
l
'
altro
sugli
altari
.
Per
quel
che
leggo
,
e
magari
il
giorno
dopo
viene
smentito
,
è
un
uomo
qualsiasi
che
ha
fatto
anche
un
debito
con
chi
non
doveva
e
lo
ha
pagato
-
sono
affari
suoi
.
Che
ha
stretto
qualche
mano
non
candida
-
sono
affari
suoi
.
Che
ha
raccomandato
o
lasciato
raccomandare
suo
figlio
-
si
può
capire
.
Ma
a
me
,
cittadina
,
di
Pietro
deve
rispondere
soltanto
di
come
ha
fatto
il
pubblico
ministero
,
e
ha
diritto
di
chiedere
sul
resto
per
sé
quel
rispetto
che
qualche
volta
non
ha
concesso
ai
suoi
imputati
.
Questo
rispetto
non
glielo
ha
chiesto
nessuno
,
meno
che
mai
la
stampa
,
per
gli
imputati
:
purché
acchiappi
topi
ogni
gatto
va
bene
.
Nessuno
ha
obiettato
,
fuorché
la
difesa
di
Cusani
,
che
a
Milano
si
facesse
un
processo
indiretto
a
tre
quarti
del
ceto
politico
italiano
tramite
il
modesto
yuppie
lombardo
,
ex
nuova
sinistra
ed
ex
finanziere
di
corte
.
Di
Pietro
inchiodava
Craxi
?
Era
l
'
arcangelo
Michele
,
il
salvatore
degli
italiani
,
il
migliore
dei
ministri
possibili
dell
'
Interno
,
anzi
dei
presidenti
del
Consiglio
e
,
chissà
mai
,
dei
capi
di
Stato
.
Non
è
da
stupire
che
a
una
persona
semplice
e
di
cultura
politica
inesistente
sia
un
po
'
girata
la
testa
,
e
che
lasciata
la
toga
si
agiti
molto
e
ci
informi
di
tutto
quel
che
gli
passa
nel
cervello
:
le
prime
pagine
dei
giornali
,
anzi
interi
giornali
,
hanno
portato
alle
stelle
ogni
sua
parola
.
Adesso
con
lo
stesso
stile
lo
si
morde
:
e
se
anche
di
Pietro
fosse
corrotto
?
Vedremo
,
intanto
spariamo
i
titoli
.
Come
è
successo
ai
suoi
imputati
,
la
vita
privata
,
la
moglie
,
i
debiti
,
le
difficoltà
,
le
amicizie
sono
nel
mirino
,
insinuazioni
e
falsi
e
smentite
inclusi
.
A
questo
genere
di
vendetta
plebea
,
consumata
da
professionisti
,
interessa
che
il
giudice
sia
esaltato
per
poter
essere
poi
abbattuto
:
e
arrivederci
alle
regole
.
Che
cosa
di
peggio
poteva
essere
fatto
alla
magistratura
che
elevarla
a
supremo
e
unico
arbitro
della
vicenda
politica
degli
ultimi
dieci
anni
?
Gettarle
addosso
il
sospetto
che
sia
stata
anch
'
essa
corruttrice
o
corrotta
.
Il
cerchio
è
chiuso
.
Sarò
fissata
,
ma
anche
qui
è
una
questione
di
mercato
.
Mancano
grandi
regolatori
,
grandi
identità
di
principi
o
grandi
conflitti
,
e
ogni
cosa
finisce
in
tribunale
.
Mandare
tutto
in
tribunale
significa
,
oltre
che
attribuire
ai
magistrati
un
ruolo
di
arbitri
della
politica
e
della
morale
,
che
non
è
loro
,
significa
dare
a
tutte
le
relazioni
sociali
e
personali
un
valore
di
scambio
.
Ogni
perdita
subita
si
identifica
in
un
prezzo
o
una
pena
,
tu
mi
hai
sottratto
questo
e
mi
devi
rendere
altrettanto
,
o
in
rimborso
o
in
sofferenza
.
Questo
secondo
passaggio
,
barbaro
,
non
è
mai
stato
in
auge
come
ora
.
Così
il
momento
della
giustizia
funge
da
amministrazione
pubblica
dell
'
etica
e
l
'
etica
si
identifica
in
codice
penale
,
ordine
e
/
o
vendetta
.
Se
una
Corte
assolve
un
imputato
perché
non
ci
sono
prove
che
sia
stato
lui
a
commettere
quel
delitto
,
i
familiari
della
vittima
,
subito
interrogati
dai
media
,
dichiarano
che
è
intollerabile
,
non
c
'
è
giustizia
.
O
il
contrario
,
se
l
'
imputato
è
un
loro
parente
.
Un
piccolino
è
appena
morto
di
Aids
che
la
famiglia
già
informa
le
televisioni
a
quale
ospedale
farà
causa
.
La
società
sparisce
sotto
i
privati
sentimenti
e
risentimenti
,
e
i
risentimenti
si
risarciscono
.
In
quattrini
e
carcere
.
Altro
ethos
pubblico
,
qualche
modesta
regola
di
riferimento
,
altri
binari
,
ascisse
e
ordinate
del
discorso
e
del
giudizio
,
non
ci
sono
.
Sicché
nel
confuso
menar
di
colpi
non
c
'
è
più
neanche
vera
trasgressione
.
Mao
aveva
detto
:
«
Grande
è
il
disordine
sotto
il
cielo
e
questo
è
bene
»
.
Dubito
che
avrebbe
detto
:
«
Grande
è
la
confusione
sotto
il
cielo
,
e
questo
è
bene
»
.
Il
disordine
può
essere
grande
,
la
confusione
è
roba
piccola
.