StampaQuotidiana ,
Una
guerra
etnica
non
ha
soluzioni
decenti
.
Finché
Serbia
e
Croazia
non
si
saranno
spartita
l
'
ex
Iugoslavia
non
ci
sarà
tregua
;
ma
la
spartizione
non
terminerà
mai
.
Serbi
e
croati
sono
gli
stessi
slavi
del
Sud
,
con
la
stessa
lingua
originaria
,
prima
divisi
fra
gli
imperi
ottomano
e
asburgico
,
poi
vissuti
assieme
e
incrociati
;
e
soltanto
la
religione
differenzia
gli
islamici
.
Come
sempre
le
radici
di
una
guerra
fra
etnie
sono
mitiche
,
funzionali
ad
ambizioni
e
frustrazioni
,
a
scompensi
e
interessi
scaricati
su
disegni
espansivi
,
simmetrici
alle
insicurezze
.
Sia
in
Serbia
sia
in
Croazia
c
'
è
chi
fantastica
di
spazi
vitali
che
arrivano
quasi
alle
porte
della
capitale
avversaria
;
né
agli
uni
né
agli
altri
bastano
le
frontiere
amministrative
che
avevano
nello
Stato
federale
.
Così
ogni
nuovo
confine
resterà
provvisorio
;
ogni
spartizione
comporterà
ingiustizie
,
deportazioni
,
sradicamenti
.
La
guerra
ha
fatto
delle
diversità
un
abisso
incolmabile
:
gli
uccisi
,
i
beni
perduti
,
il
trovarsi
a
sparare
sul
fratello
o
il
cognato
,
hanno
generato
l
'
odio
dove
non
era
più
che
diffidenza
.
Il
conflitto
riprenderà
a
ogni
occasione
,
e
può
incendiare
Kossovo
e
Macedonia
.
Per
questo
la
comunità
internazionale
,
che
non
ha
prevenuto
,
non
è
in
grado
né
di
persuadere
né
di
dissuadere
.
Ha
assistito
soddisfatta
allo
smembramento
della
Iugoslavia
e
non
sa
come
controllarne
le
conseguenze
.
Dopo
1'89
il
Vaticano
e
la
Germania
hanno
incoraggiato
la
secessione
della
Croazia
per
riportarla
nell
'
area
tedesca
o
austriaca
assieme
alla
Slovenia
.
Dopo
i
tentativi
di
mediazione
di
Gorbacev
,
la
Russia
ha
appoggiato
la
Serbia
che
rispondeva
con
le
armi
in
nome
di
uno
Stato
federale
che
aveva
contribuito
a
mandare
a
picco
.
Le
Nazioni
Unite
riconoscono
la
Croazia
e
mettono
l
'
embargo
alla
Serbia
,
alimentandone
il
risentimento
nazionalista
.
La
miscela
bosniaca
fra
serbi
e
croati
e
musulmani
diventa
esplosiva
.
Serbia
e
Croazia
mirano
ormai
a
spartirsi
la
Bosnia
,
modello
di
civiltà
opposto
al
loro
,
puntando
ciascuna
sui
«
suoi
»
bosniaci
,
indigeni
o
reclutati
tra
i
feroci
ex
ustascia
ed
ex
cetnici
.
Sotto
i
colpi
,
la
Bosnia
da
multietnica
si
va
identificando
con
la
causa
dei
musulmani
.
E
forse
non
poteva
essere
diversamente
:
ma
le
scelte
di
Izetbegovic
che
chiede
aiuti
in
tutte
le
direzioni
per
crearsi
un
esercito
,
e
trova
risposte
dalla
destra
americana
al
mondo
arabo
e
all
'
Iran
,
delineano
una
Bosnia
diversa
da
quella
che
era
stata
.
Sarajevo
,
civiltà
plurale
,
non
sarà
più
come
prima
:
la
spaccatura
ha
vinto
con
il
sangue
sulla
molteplicità
.
Si
può
capire
l
'
invettiva
di
Zlatko
Dizdarevic
:
chi
ha
difeso
quel
principio
?
Non
le
Nazioni
Unite
.
Il
piano
Vance
-
Owen
implicava
la
spartizione
etnica
,
ritagliando
una
mappa
in
cui
ciascuno
vedeva
riconosciute
le
ragioni
per
separarsi
e
di
cui
nessuno
si
contentava
.
E
infatti
tutte
le
molte
tregue
sono
saltate
.
Karadzic
non
ha
mai
cessato
l
'
assedio
di
Sarajevo
,
l
'
ultima
tregua
è
stata
violata
per
disperazione
o
provocazione
dai
bosniaci
,
i
serbi
hanno
rilanciato
sulle
enclaves
che
le
Nazioni
Unite
avevano
incautamente
dichiarato
protette
.
L
'
Onu
non
può
proteggere
quelle
genti
senza
entrare
in
guerra
con
la
Serbia
,
come
non
può
proteggere
i
serbi
della
Krajina
senza
farlo
contro
la
Croazia
.
Così
i
venti
di
guerra
soffiano
più
forte
.
Chi
è
stato
a
Sarajevo
o
ha
visto
la
presa
di
Srebreniza
e
le
file
dei
deportati
e
ha
sentito
degli
uccisi
o
violentati
,
vede
oggi
una
comunità
quasi
inerme
di
fronte
a
un
esercito
spietato
e
chiede
che
siano
armati
i
musulmani
:
la
sequenza
dell
'
infernale
meccanismo
è
dimenticata
.
L
'
aggressore
della
Bosnia
non
sono
i
serbi
?
«
Bombardate
Pale
,
e
domani
Belgrado
»
.
Lo
hanno
gridato
anche
molti
democratici
,
molti
compagni
,
lo
ha
più
che
sussurrato
la
Chiesa
,
quando
l
'
intervento
della
Croazia
è
venuto
a
interdire
ogni
semplificazione
.
Due
grossi
nazionalismi
,
alimentati
da
destra
e
potenti
,
sono
in
una
guerra
mortale
e
chiedono
al
mondo
di
scegliere
fra
loro
,
perché
il
mondo
ne
ha
sancito
la
legittimità
.
Poteva
non
farlo
?
Il
diritto
di
successione
unilaterale
inerisce
all
'
autodeterminazione
dei
popoli
.
Ma
che
cos
'
è
un
'
autodeterminazione
decente
?
Che
rispetti
i
diritti
umani
e
le
minoranze
?
Una
nazione
che
si
definisce
per
identità
di
sangue
o
ceppo
,
scegliendo
da
storia
e
tradizione
quel
che
più
conviene
al
suo
mito
,
e
si
pretende
un
solo
Stato
in
una
sola
terra
,
che
ne
fa
dei
diritti
umani
?
Non
li
vede
;
o
li
vede
come
una
minaccia
alla
sua
integrità
.
Così
una
guerra
etnica
non
ha
regole
né
limiti
.
E
in
uno
Stato
etnicamente
compatto
anche
in
pace
chi
non
appartiene
all
'
etnia
è
negato
,
deportato
o
obbligato
a
proditori
lealismi
;
e
chi
vi
appartiene
dovrà
declinare
ogni
libertà
sul
metro
del
nazionalismo
,
che
essendo
sacrale
è
assolutista
,
patriarcale
,
nemico
di
ogni
mediazione
.
Galleggiamo
dunque
fra
princìpi
e
cinismo
,
Realpolitik
e
impotenza
.
Forse
è
venuto
il
momento
di
interrogare
l
'
equazione
etnia
-
nazione
-
popolo
-
Stato
,
e
chiederci
perché
la
Carta
della
Nazioni
Unite
,
che
aveva
escluso
tassativamente
la
guerra
come
mezzo
di
soluzione
dei
conflitti
è
violata
da
tutte
le
parti
.
Dalle
grandi
potenze
,
quando
sono
in
causa
i
loro
interessi
economici
e
politici
come
nel
caso
dell
'
Iraq
o
della
Cecenia
,
e
da
comunità
che
definiamo
tribali
nei
paesi
terzi
come
in
Somalia
o
in
Ruanda
.
L
'
Onu
non
è
né
garante
né
pacificatrice
.
Lo
è
stata
ancor
meno
da
quando
è
finito
con
il
bipolarismo
una
reciproca
messa
in
guardia
dei
campi
di
influenza
.
Nel
caso
iugoslavo
non
c
'
è
stata
soltanto
incapacità
.
La
disgregazione
del
campo
comunista
è
stata
favorita
dovunque
e
in
qualsiasi
modo
accadesse
.
Né
1'Onu
né
le
élites
politico
-
intellettuali
hanno
ammonito
o
preteso
alcuna
riflessione
o
intesa
.
Si
poteva
essere
più
miopi
?
I
Balcani
sono
una
delle
piaghe
dell
'
Europa
.
Gli
imperi
asburgico
e
ottomano
avevano
diviso
gli
slavi
,
modellandone
le
genti
sulle
proprie
strutture
e
confessioni
.
Al
di
qua
della
Drina
i
serbi
si
erano
sanguinosamente
battuti
contro
la
Sublime
Porta
,
dall
'
altra
i
croati
non
si
erano
battuti
contro
gli
Asburgo
:
antica
querela
che
la
seconda
guerra
mondiale
avrebbe
reso
più
aspra
.
Caduti
i
due
imperi
con
la
prima
guerra
mondiale
,
avveniva
il
terremoto
.
Per
gli
islamici
furono
deportazioni
ed
emorragie
mai
concluse
.
Ma
tutto
il
mondo
slavo
,
del
Sud
e
del
Nord
,
si
trovava
a
doversi
fare
nazione
e
Stato
,
accelerando
i
processi
che
avevano
dato
luogo
agli
stati
nazionali
in
Europa
,
nei
quali
radici
e
storia
e
memoria
s
'
erano
lungamente
elaborati
in
progetti
di
società
«
politiche
»
.
Gli
slavi
del
Sud
non
avevano
mai
avuto
uno
Stato
.
Come
costituirsi
in
nazione
senza
andare
in
mille
pezzi
nelle
diversità
ereditate
?
Dov
'
era
la
base
,
la
ragione
di
una
unità
o
coesistenza
?
Dopo
l
'
unificazione
monarchica
dei
serbi
Karageorgevic
,
il
problema
si
pone
per
la
prima
volta
in
forme
moderne
alla
resistenza
antitedesca
e
antifascista
dei
partigiani
di
Tito
.
Non
si
legge
la
vicenda
iugoslava
fuori
dagli
scenari
della
prima
e
seconda
guerra
mondiale
,
la
formazione
della
Russia
dei
Soviet
,
poi
la
minaccia
nazista
-
in
Croazia
divenuta
realtà
statale
-
e
la
seconda
guerra
mondiale
.
Di
qui
il
ruolo
di
quella
singolare
generazione
comunista
.
Alle
spalle
della
resistenza
iugoslava
stava
un
'
idea
di
unificazione
,
socialista
,
certo
,
che
avrebbe
liberato
gli
slavi
del
Sud
dalla
premodernità
,
dagli
arcaismi
dinastici
o
religiosi
o
patriarcali
,
avrebbe
dato
loro
un
progetto
.
Un
'
idea
forte
,
che
non
si
consegnava
a
nessuno
degli
alleati
,
con
sgomento
prima
degli
inglesi
poi
dei
sovietici
.
Non
difendo
tutto
quel
che
fecero
uomini
come
Tito
o
Djilas
,
Kardelj
o
Vlahovic
o
Dedijer
,
per
parlare
solo
di
quelli
che
conosco
o
ho
incontrato
;
dico
che
costoro
,
croati
o
sloveni
o
serbi
o
montenegrini
o
bosniaci
,
hanno
perseguito
un
'
idea
grande
di
società
avanzata
e
multinazionale
.
Definirla
,
come
si
legge
qua
e
là
,
una
mera
«
facciata
repressiva
»
è
una
sciocchezza
.
È
stata
una
realtà
,
ha
funzionato
e
un
'
Europa
saggia
avrebbe
dovuto
aiutarla
a
preservarsi
.
E
quando
questo
modello
non
riesce
ad
articolarsi
politicamente
né
a
risolvere
i
problemi
posti
dall
'
originale
tentativo
fra
autogestione
e
mercato
,
che
le
difficoltà
si
scaricano
in
un
più
di
autonomia
delle
repubbliche
che
ne
accentuerà
disuguaglianze
e
contenziosi
.
E
allora
riprenderà
fiato
il
nazionalismo
.
Non
perché
eredi
ma
perché
liquidatori
della
Iugoslavia
e
nemici
di
Tito
,
Milosevic
e
Karadzic
vogliono
«
tutti
i
serbi
in
un
solo
Stato
»
e
Tudjman
guarda
alla
Germania
,
reprime
ogni
opposizione
e
perseguita
í
serbi
della
Kraijna
.
I
«
comunisti
»
-
penso
a
un
colloquio
con
Kardelj
nel
1964
e
con
altri
a
Belgrado
nel
1965
-
temevano
fin
da
allora
lo
scenario
di
oggi
.
Su
tutto
questo
ha
taciuto
la
sinistra
.
C
'
è
un
deficit
di
conoscenza
e
di
analisi
,
una
codardia
intellettuale
,
un
'
inclinazione
a
fuggire
dai
problemi
reali
per
la
via
delle
buone
intenzioni
,
dai
grandi
dilemmi
della
modernità
per
la
strada
dei
buoni
sentimenti
.
Non
abbiamo
messo
in
guardia
gli
amici
iugoslavi
dai
vaneggiamenti
di
Dobriga
Cosic
e
dall
'
Accademia
di
Belgrado
,
che
porta
responsabilità
tremende
,
e
abbiamo
lasciato
che
quelli
di
Praxis
rifluissero
ognuno
sul
nazionalismo
suo
.
Ci
andava
bene
il
piano
Vance
-
Owen
,
purché
tutti
si
calmassero
.
Ci
siamo
divisi
anche
noi
fra
le
ragioni
di
serbi
immaginari
,
croati
immaginari
e
Sarajevo
dissanguata
.
Poi
piangiamo
sugli
eccessi
:
sulla
gente
trascinata
fuori
dalle
case
,
dalla
terra
,
dalla
vita
,
e
senza
voce
.
Quando
mai
l
'
Europa
ha
dato
voce
a
chi
non
era
uno
Stato
?
Non
dovevano
esigere
che
al
tavolo
delle
trattative
non
sedessero
solo
coloro
per
i
quali
la
guerra
è
un
mito
e
un
affare
?
Aiutarli
a
essere
soggetto
politico
visibile
?
Collegare
le
opposizioni
ai
nazionalismi
?
Al
più
,
gli
abbiamo
dato
rifugio
.
Saremo
sempre
una
Croce
Rossa
ridotta
a
raccogliere
vittime
?
Quelle
morti
vengono
da
una
malattia
comune
.