StampaQuotidiana ,
Nei
molti
bilanci
sulle
idee
del
secolo
non
trovo
come
crinale
lo
sganciamento
delle
atomiche
su
Ilíroshima
e
Nagasaki
.
Non
in
George
Steiner
,
non
in
François
Furet
,
non
nei
molti
necrologi
del
comunismo
.
Neppure
in
Il
secolo
breve
di
Hobsbawm
,
che
pure
le
ricorda
.
Non
è
una
rimozione
?
Ricordo
l'8
agosto
1945
,
duella
per
me
è
la
data
.
La
notizia
arrivò
forse
il
7
,
ma
dilagò
quel
giorno
.
Era
un
segno
di
vittoria
;
eppure
ci
fu
una
sospensione
,
un
movimento
di
riduzione
,
un
ritrarsi
.
Era
una
bomba
speciale
,
ma
quanto
speciale
?
Non
lo
sapemmo
subito
.
Che
significava
esattamente
:
due
città
rase
al
suolo
,
ma
diversamente
da
Coventry
o
Dresda
o
Berlino
?
Neanche
gli
americani
sapevano
la
devastazione
che
avrebbero
causato
.
Eppure
dopo
quella
guerra
,
in
Italia
raddoppiata
dalla
guerra
civile
,
credevamo
di
aver
veduto
tutto
;
avevamo
una
tale
nausea
di
morte
che
ci
sentivamo
più
convalescenti
,
più
suonati
che
felici
.
Contavamo
i
nostri
morti
,
sapevamo
vagamente
di
quelli
altrui
.
Di
morte
eravamo
come
avvelenati
.
E
poi
perché
quella
bomba
adesso
?
Per
noi
la
guerra
era
finita
il
25
aprile
,
in
Germania
il
2
maggio
con
la
bandiera
rossa
che
sventolava
sul
Reichstag
;
le
date
ufficiali
non
sono
le
stesse
della
memoria
collettiva
.
L
'
Asse
non
esisteva
più
,
il
Giappone
era
parte
dell
'
Asse
,
dunque
era
finito
,
questione
di
settimane
.
Ignoravamo
di
avergli
testé
dichiarato
la
guerra
(
io
lo
apprendo
ora
,
dalla
Rai
che
contemporaneamente
mi
informa
che
Tokyo
è
stata
l
'
ultima
a
«
difendere
l
'
onore
dell
'
Asse
»
)
e
se
lo
avessimo
saputo
ci
avrebbe
fatto
ridere
.
L
'
Italia
era
mezza
morta
,
raccoglievamo
i
cocci
,
c
'
era
tutto
da
rimettere
in
piedi
,
le
nostre
esistenze
incluse
.
Così
la
bomba
su
Hiroshima
ci
lasciò
senza
fiato
.
Ne
capimmo
lentamente
la
magnitudine
,
la
catastrofe
,
non
ne
capimmo
il
senso
,
quel
che
capimmo
a
poco
a
poco
ci
ammutolì
.
La
guerra
finiva
,
la
distruzione
no
.
Nei
mesi
successivi
quel
fungo
mostruoso
continuò
a
implodere
nei
corpi
,
nei
luoghi
;
la
radioattività
entrò
nel
nostro
lessico
.
E
di
più
,
quella
non
immaginata
distruzione
era
stata
compiuta
dalla
nostra
parte
.
Avevamo
trovato
oscena
la
parola
fascista
«
coventrizzare
»
,
non
sapevamo
ancora
di
Dresda
.
L
'
atomica
era
impensata
.
Ma
l
'
impensabile
che
si
verifica
diventa
pensato
per
sempre
,
possibile
e
riproducibile
.
La
pace
cominciava
con
una
distruzione
immane
.
Era
una
pace
ambigua
.
Poco
dopo
ci
saremo
sentiti
in
guerra
fredda
,
non
ricordo
chi
per
primo
la
chiamò
così
.
Ma
in
meno
di
due
anni
l
'
avevamo
in
casa
.
In
quella
stessa
strana
estate
arrivarono
le
immagini
dei
campi
di
sterminio
.
Credo
che
le
prime
venissero
dalla
quinta
armata
di
Eisenhower
:
anch
'
esse
ci
ammutolirono
.
Avevamo
veduto
tanti
morti
,
conoscevamo
i
fronti
di
guerra
,
avevamo
alle
spalle
l
'
incalcolabile
rotta
dell
'
Armir
nel
gelo
delle
pianure
russe
,
avevamo
veduto
i
corpi
dei
fucilati
o
impiccati
dai
tedeschi
,
tenuti
per
strada
per
qualche
giorno
,
le
sentinelle
di
guardia
avanti
e
indietro
,
perché
ne
fossimo
avvisati
.
Erano
corpi
come
abbandonati
,
dislocati
in
un
sonno
a
occhi
aperti
,
il
volto
fisso
sul
cielo
o
sul
selciato
.
Non
avevamo
conosciuto
quella
morte
a
pacchi
,
quella
gigantesca
discarica
di
cadaveri
scarniti
,
già
senza
più
lineamenti
.
La
prima
guerra
mondiale
era
stata
una
macelleria
e
noi
pensavamo
ancora
in
quei
termini
,
erano
anche
quelli
che
ci
avevano
consegnato
libri
,
gli
espressionisti
,
Otto
Dix
,
poi
Picasso
con
Guernica
.
Solo
Guernica
tiene
testa
a
quel
che
apprendemmo
l
'
estate
del
1945
.
Hiroshima
e
Nagasaki
stavano
a
Coventry
come
quelle
vagonate
di
cadaveri
dei
campi
alle
membra
stanche
e
al
volto
fisso
e
riconoscibile
dei
compagni
rimasti
agli
angoli
delle
strade
.
Atomica
e
campi
non
si
contrapposero
,
si
sommarono
.
A
due
mesi
dalla
pace
,
eravamo
iniziati
a
una
dimensione
della
guerra
che
non
stava
nella
nostra
mente
.
Fatico
a
mettere
a
punto
che
cosa
fosse
per
me
,
prima
,
il
limite
della
distruzione
.
Sapevo
che
la
guerra
non
risparmia
.
le
popolazioni
civili
,
ma
per
lungo
tempo
era
sembrata
una
sbavatura
,
un
eccesso
.
Poi
l
'
ultima
guerra
aveva
colpito
«
anche
»
i
civili
.
La
bomba
su
Hiroshima
colpiva
«
soltanto
»
loro
.
Quella
su
Nagasaki
«
soltanto
»
loro
.
Il
Giappone
aveva
colpe
orrende
e
non
le
ha
mai
riconosciute
;
tuttavia
vedendo
le
immagini
di
quei
giorni
,
mi
par
di
capire
l
'
impossibilità
,
per
quelli
che
sfuggirono
e
vagarono
in
cerca
di
una
città
irriconoscibile
,
di
piegare
le
ginocchia
davanti
al
mondo
,
come
fece
Brandt
.
Non
so
se
ad
ammutolirci
fosse
la
quantità
delle
vittime
.
Furono
forse
130.000
,
ma
già
ne
contavamo
in
guerra
decine
di
milioni
.
Né
il
dolore
,
il
dolore
altrui
è
una
razionalizzazione
.
Fu
credo
l
'
impossibilità
di
raffigurarci
quell
'
evento
.
Il
volare
in
polvere
in
una
vampata
,
il
bagliore
accecante
,
poi
l
'
oscurità
e
il
silenzio
che
seguirono
.
Abbiamo
nuovamente
sentito
in
questi
giorni
il
racconto
dei
sopravvissuti
,
per
decenni
a
parte
dagli
altri
,
come
infetti
.
Ascoltiamo
ma
non
sentiamo
.
Non
si
può
,
forse
è
giusto
e
vitale
non
potere
.
Ci
sono
zone
dove
non
si
va
.
Anche
alcuni
di
loro
dicono
:
perché
parlarne
?
Non
avverrà
più
,
come
dire
:
è
quasi
non
avvenuto
.
E
ci
colpì
che
la
nostra
parte
avesse
usato
la
bomba
.
L
'
atomica
americana
doveva
venire
prima
di
quella
di
Hitler
.
Fu
accelerata
,
ci
si
misero
i
migliori
.
Si
doveva
?
Non
si
doveva
?
Fin
dove
si
può
arrivare
nello
sterminio
per
salvarsi
dallo
sterminio
?
Se
lo
chiesero
gli
scienziati
,
ma
non
ci
hanno
lasciato
molte
risposte
.
Più
tardi
vedemmo
con
un
sorriso
Stranamore
,
perché
era
un
pericoloso
deficiente
.
Ma
la
bomba
non
la
costruirono
dei
deficienti
;
non
furono
dei
pazzi
a
farla
sganciare
su
Hiroshima
e
Nagasaki
.
Se
fosse
stata
pronta
nell
'
inverno
del
1944
,
sarebbe
stata
gettata
su
Berlino
?
Nel
chiedermelo
mi
par
di
avvicinare
la
dimensione
di
quell
'
orrore
.
Un
orrore
da
perpetrare
lontano
,
non
fra
noi
,
su
«
altri
»
.
Forse
sbaglio
.
Dovemmo
prendere
atto
che
la
guerra
poteva
essere
distruzione
assoluta
.
Messa
a
rischio
della
vita
sulla
terra
.
E
che
questo
diventava
uno
strumento
della
politica
.
Non
era
stato
nel
conto
prima
.
Chi
è
nato
dopo
l
'
ha
nel
conto
.
L
'
ha
trovato
nel
suo
orizzonte
.
Per
questo
non
ci
capiamo
:
la
gente
come
me
è
quella
del
prima
e
del
dopo
.
Credo
che
mio
padre
e
mia
madre
siano
morti
giovani
perché
il
carico
della
prima
e
della
seconda
guerra
mondiale
non
era
umanamente
portabile
.
Credo
che
per
questo
oggi
la
distruzione
ci
abita
con
tanta
leggerezza
e
i
ragazzini
si
dilettano
al
computer
in
wargames
che
non
somigliano
al
gioco
degli
indiani
.
Non
credo
che
sia
un
frutto
obbligato
della
tecnica
.
Questa
è
la
tesi
del
grande
pensiero
di
destra
e
nichilista
,
ripresa
da
Heidegger
,
e
vedo
che
torna
a
rifletterci
su
«
Repubblica
»
Umberto
Galimberti
.
Credo
che
la
tecnica
abbia
sempre
seguito
la
decisione
o
il
bisogno
di
distruggere
.
Da
quando
gli
uomini
hanno
scoperto
la
techne
,
prima
della
storia
,
le
armi
sono
state
il
prodotto
più
avanzato
e
si
sono
tirate
dietro
manufatti
,
merci
,
tecnologia
,
scienza
.
La
guerra
non
è
la
continuazione
della
politica
,
viene
prima
e
ne
è
un
sostituto
.
In
quel
concetto
ormai
informe
che
chiamiamo
«
modernità
»
stava
l
'
idea
che
potessimo
costituirci
in
patti
vivibili
,
scommettere
sulla
libertà
come
fondatrice
di
un
ethos
,
di
una
economia
di
sé
e
delle
cose
.
La
seconda
guerra
mondiale
nacque
da
molti
interessi
,
ma
anzitutto
da
una
violazione
a
monte
del
patto
dei
moderni
-
l
'
arcaico
fantasma
di
dominio
del
Terzo
Reich
come
risposta
alla
crisi
e
paura
di
un
comunismo
possibile
.
La
natura
estrema
della
posta
ha
spinto
a
tecniche
estreme
di
distruzione
.
Gli
ebrei
non
furono
mandati
ad
Auschwitz
perché
esisteva
lo
Zyklon
B
,
furono
gasati
perché
erano
troppi
ad
Auschwitz
.
Il
comandante
del
campo
,
Hess
,
ha
raccontato
come
andò
.
In
altre
forme
la
soluzione
finale
prendeva
troppo
tempo
.
In
Uomini
semplici
un
giovane
storico
americano
che
lavora
sugli
archivi
tedeschi
racconta
come
le
prime
esecuzioni
degli
ebrei
deportati
dai
villaggi
polacchi
fossero
compiute
non
da
SS
ma
da
anziani
riservisti
ognuno
dei
quali
doveva
prelevare
un
ebreo
per
volta
dal
camion
,
spingerlo
fino
alla
fossa
e
sparargli
alla
nuca
.
Ci
metteva
qualche
minuto
,
lo
vedeva
in
viso
e
sangue
e
cervello
spappolato
gli
schizzavano
addosso
.
Bisognò
cambiar
sistema
.
Bisogna
ammazzare
in
fretta
,
senza
vedere
,
gente
anonima
o
resa
tale
.
Tale
è
sempre
il
nemico
nelle
guerre
moderne
.
Ma
certo
le
camere
a
gas
e
la
bomba
sganciata
dall
'
Enola
Gay
,
era
il
nome
della
madre
del
pilota
,
furono
un
gran
passo
avanti
.
Dopo
,
la
bomba
H
avrebbe
superato
in
virtualità
tutti
e
due
.
Le
generazioni
dopo
la
mia
hanno
visto
questo
paesaggio
quando
levavano
il
capo
dalle
private
faccende
.
La
pace
è
stata
per
loro
sinonimo
di
equilibrio
del
terrore
.
Quando
è
finito
non
è
stato
per
un
disarmo
bilaterale
che
della
pace
poteva
essere
una
prima
modesta
imitazione
,
ma
per
il
crollo
dell
'
Urss
,
come
se
la
fine
del
pericolo
di
guerra
fosse
legata
alla
fine
del
simbolo
,
suo
malgrado
,
d
'
una
società
altra
.
Fine
per
noi
si
intende
:
per
gli
altri
le
guerre
restano
,
anzi
le
alimentiamo
.
Anche
l
'
immaginario
è
segnato
dal
trascolorare
dei
conflitti
in
distruzione
totale
di
nemici
senza
volto
,
o
anche
zero
nemici
ma
distruzione
come
senso
ultimo
dell
'
esperienza
.
Non
vediamo
con
interesse
se
non
fiction
di
morte
.
Le
ramificazioni
del
vivere
non
esercitano
la
stessa
attrazione
,
e
il
«
bene
»
ci
imbarazza
,
ci
annoia
,
sa
di
perbenismo
,
è
melassa
.
Uscendo
da
Usual
suspects
,
come
l
'
anno
scorso
da
Natural
born
killer
,
ma
anche
dalla
più
innocente
Arma
letale
mi
dico
che
forse
prima
del
'45
non
ci
sarebbero
state
.
E
non
per
insufficienza
tecnica
.