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Parole ai giovani ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Una serie di presunti portavoce delle nuove generazioni ci assicura che i giovani di oggi sono assai severi nei confronti dei propri genitori . Ai più anziani l ' insofferenza giovanile muoverebbe , anzitutto , l ' accusa di ipocrisia , per avere creato , dopo tante professioni di tolleranza e di democrazia , un mondo nel quale sono ancora visibili forme pesanti di autoritarismo e discriminazioni rivoltanti . La società moderna apparirebbe , agli occhi dei giovani censori , eminentemente ingiusta , squilibrata a favore dei privilegiati del censo e della nascita , e sorda invece ai mali di tante categorie deboli e indifese . La competizione esasperata della società capitalistica , si dice , finisce per estraniare l ' uomo dall ' uomo , e ne fa un ingranaggio diretto al fine supremo della produzione di oggetti spesso privi di vera utilità , e solo funzionali al profitto dei potenti dell ' economia . Ma gli esponenti della rivolta giovanile , avendo ormai compreso il gioco e scoperto l ' inganno , sono ben decisi a non farsi più prendere nella trappola . Appartenendo alla prima fra le generazioni della storia a cui sia toccato di vivere nella società opulenta , resa possibile dal progresso tecnologico , essi intendono sottrarsi all ' etica « protestante » del lavoro , e impegnarsi invece nella ricerca di una vera felicità , fatta di abbandono al libero spiegarsi degli istinti , in vista del miraggio ormai non troppo lontano della società « orgiastica » di Herbert Marcuse . Non sarebbe difficile replicare . La generazione ipocrita contro la quale si volgono tanti rimproveri è in realtà quella che ha combattuto la più grande guerra di religione della storia , sacrificando cinquanta milioni ( li vite nella lotta per il trionfo dei grandi princìpi della libertà , della nazionalità , della democrazia ; ed è quella che sull ' Europa devastata e annichilita del 1945 ha eretto la prosperità senza precedenti di cui oggi godono le giovani generazioni . La società uscita dalla guerra e dai successivi decenni di ricostruzione e di sviluppo è certo carica di ingiustizia : ma lo è meno di tutte quelle che l ' hanno preceduta , e al suo passivo non ha nulla di simile alle tragedie allucinanti che hanno accompagnato le rivoluzioni collettiviste . E come non vedere , poi , la palese contraddizione in cui si dibatte chi pretende da un lato di godere delle inaudite opportunità offerte dalla società industriale moderna , ma si rifiuta poi di adottare la cultura razionalistica e scientifica che l ' ha resa possibile ? Se il controllo delle macchine , destinate a produrre la prosperità per tutti restasse nelle mani di pochi specialisti , a essi toccherebbe sugli altri un potere mostruoso e tirannico ; e se invece si pensasse a un più articolato sistema di alternative tra lavoro e svaghi , che preveda anche scambi più frequenti di occupazioni e di responsabilità , ciò sarebbe solo un organico sviluppo delle conquiste della moderna civiltà industriale . Ma replicare non mette conto : già solo per la ragione che quelle posizioni non esprimono affatto , come si vorrebbe , la contestazione del mondo giovanile , ma solo i complessi di gruppi intellettuali che si richiamano a una cultura psico - pedagogica sorta su basi scientifiche presso che inesistenti , e gonfiatasi a dismisura su una strada cosparsa di fallimenti e di delusioni . Un ' inchiesta condotta nel 1970 dall ' istituto Doxa rilevava che solo l'11 per cento dei giovani italiani intervistati auspicava la « rivoluzione » ; e quella cifra , già così deludente per i teorici della « rivolta generazionale » , va a sua volta scomposta e qualificata perché acquisti un qualche significato . Non tutti i giovani compresi in quell ' 11 per cento erano infatti veri rivoluzionari ( un terzo solamente di essi auspicava il ricorso alla violenza ) ; e non tutto il restante 89 per cento era formato da pigri conformisti . E ' vero piuttosto che una aliquota vastissima dei giovani , specie nelle grandi città , partecipa in certa misura e in forme diversissime , a seconda del contesto sociale , del reddito , della situazione locale , ai problemi che si pongono a tutti coloro giovani e anziani , che entrano in contatto con le tensioni della moderna società industriale ; e la risposta che essi danno a quei problemi varia secondo una gamma assai diversa di posizioni , in parte riducibili alla specifica condizione giovanile , ma che in parte rinviano a una tematica più generale , comune a ogni gruppo di età e a ogni condizione . I soliti psico - pedagogisti sono riusciti a divulgare la convinzione che la risposta esemplare ed emblematica del mondo giovanile ai problemi della società moderna è quella che si esprime , in forme estreme , nella cultura della droga , negli hippies , nei grandi festival di musica pop . Si ammette , per nostra ventura , che qui si tratta di manifestazioni parossistiche e di minoranza : ma la direzione dell ' avvenire sarebbe questa , verso un sempre più radicale individualismo di tipo anarcoide , e verso la liberazione della realtà istintuale del profondo dalle coazioni imposte da una secolare civiltà di tipo repressivo . Nel festival colossale di Woodstock qualcuno ha visto addirittura l ' embrione di un nuovo modello di società politica . E ' vero invece il contrario . Le risposte di questo genere sono infatti di tipo meramente negativo , risultante passiva di pressioni e condizionamenti imposti dalla difficile realtà del mondo moderno ; e in quanto tali esse sono importanti come sintomo o come testimonianza , ma non certo come indicazione della via da percorrere per uscire dalla crisi . E i protagonisti di quei fenomeni meritano comprensione e interessamento , ma non vanno in alcun modo eretti , come si è fatto e si fa da certa cultura irresponsabile , a modelli di comportamento per le nuove generazioni . Nelle quali le forze autentiche a cui appartiene l ' avvenire vanno invece cercate tra coloro che ai condizionamenti dell ' ambiente contrappongono una meditata e consapevole risposta , fondata sugli strumenti del razionalismo che è gloria della cultura occidentale , e sostenuta da quella generosità che al limite consente di « dar la vita per i propri amici » , secondo il detto di San Giovanni , e che è l ' opposto del chiuso egoismo degli istinti . Giovani come questi si contano anche fra i migliori esponenti della rivolta giovanile che , quando è riuscita a sollevarsi al di sopra del folclore e dello chienlit , ha assunto forme organizzate e disciplinate in vista di precisi ideali politici : e il disfacimento dei gruppi che avevano innalzato « l ' immaginazione al potere » nel confronto con le organizzazioni della sinistra marxista - leninista è anche una riprova della diversa consistenza dei due atteggiamenti morali . Ma l ' avvenire appartiene soprattutto a quei giovani che alle parole d ' ordine e agli stati d ' animo collettivi hanno saputo opporre la vigilanza dello spirito critico , e salvare in tal modo la propria libertà interiore . Le mode culturali correnti ci hanno abituati a liberarci assai presto di loro , relegandoli sprezzantemente nel ghetto del conformismo borghese : che è invece popolato dalla folla dei ribelli di maniera , fabbricati a un unico stampo , vittime dei medesimi slogans , privi di ogni cultura che vada al di là delle formulette e delle frasi fatte .