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Cittadini di serie B ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Per i più , il 1968 richiama alla mente il maggio francese , la Sorbona occupata , i dieci milioni di scioperanti , i tre minuti di De Gaulle alla Televisione , la grande marcia ai Champs - Elysées : dimostrazione drammatica di ciò che possa , in un momento decisivo della vita di un grande paese , la statura eccezionale di un uomo , l ' energia di una classe dirigente , la maturità politica di una società risoluta a difendere i valori primari della propria tradizione civile . E tuttavia , quella data ha un significato assai maggiore per l ' Italia che per la Francia . Perché in Francia si trattò di un episodio , non privo certo di conseguenze , e che anzi ebbe parte nel determinare , l ' anno successivo , la caduta dello stesso De Gaulle ; ma esso non modificò nel profondo la fisionomia della vita politica e della società francesi , mentre da noi gli eventi di quell ' anno tagliano in due la storia del dopoguerra , e aprono la nuova fase che viviamo tuttora . Ricordiamo . Tutto cominciò nelle università , dietro lo schermo dell ' antico privilegio che si voleva escludesse la forza pubblica dalla sede degli studi . Si videro allora i più dichiarati progressisti , i fautori dell ' università di massa , gli assertori di una totale rottura col passato , farsi paladini all ' estremo della medioevale tradizione immunitaria . Dietro quello schermo , il campo fu libero all ' azione di gruppi organizzati , decisi a imporre comunque la propria volontà , ad assumere il controllo fisico delle sedi universitarie , a impedirne il funzionamento sino alla soppressione di ogni dissenso . Dalle università il metodo si estese alle fabbriche , agli uffici pubblici , alle banche , agli aeroporti ; e l ' amnistia per i ventiquattromila reati denunciati in occasione dell ' autunno caldo ne consacrò e generalizzò la legittimità . Non che si possa parlare di ricorso permanente alla violenza fisica , all ' aggressione e al pestaggio , che non sono certo mancati , ma in un dosaggio oculato che , unito all ' intimidazione sistematica e a una serie di minori ma ininterrotte vessazioni , nella più parte dei casi si è rivelato sufficiente allo scopo . E non è neppure che dall ' altra parte mancassero dissensi e volontà di resistenza : ma , nella mancanza di ogni leadership politica , e nella totale latitanza dei partiti democratici di centro , l ' accusa di fascismo , agevolata dalla presenza di movimenti di estrema destra sempre pronti ad assumersi la paternità di ogni opposizione alle sinistre , è bastata quasi sempre a eliminare dalla scena tutti coloro , ed erano la grande maggioranza , che semplicemente aspiravano a garantirsi l ' esercizio dei propri diritti e l ' osservanza , persino , dei propri doveri . In tal modo si è avuto , in ogni settore della vita del paese , non tanto il rovesciamento del vecchio ordine di cose quanto la proliferazione di una serie di organismi di fatto che si affiancano e si contrappongono a quelli legalmente competenti a esercitare i poteri decisionali : senza riuscire , nella più parte dei casi , a sostituirli , ma forti abbastanza da paralizzarli , da bloccare l ' attuazione di ogni direttiva generale che non sia approvata dai detentori del potere in loco , da contrapporre , alla legge che si dice risultante della volontà generale . l ' altra più concreta che si traduce nella imposizione di norme e comportamenti ai diretti interessati . Realizzazione estrema e in certo modo emblematica di questo processo i recenti episodi di disobbedienza civile , nei quali la sostituzione del nuovo tipo di legge alla vecchia ha assunto forme più visibili agli occhi di tutti . Nel linguaggio di certi settori politici ciò è diventato la « crescita democratica del Paese » . Ma per vedere di che democrazia si tratti sarà opportuno allargare il discorso al significato di queste novità nei rapporti tra le forze politiche e , anzi , nei rapporti dei cittadini tra loro . Anzitutto , si è avuto un vistoso spostamento nei rapporti di forza tra i partiti politici , del tutto indipendente dal numero dei suffragi elettorali che essi riuscivano a raccogliere . I partiti o movimenti , parlamentari ed extraparlamentari , che possono disporre di una efficiente « organizzazione di massa » , e cioè della capacità di assicurare la presenza attiva sul luogo della vertenza - scuola , fabbrica , ospedale o ufficio pubblico che sia - di gruppi di propri aderenti decisi a prevalere senza troppo badare ai mezzi , hanno visto crescere in modo determinante il proprio peso politico ; mentre gli altri , spesso organizzati in vista di finalità meramente elettorali , hanno subito uno scadimento senza precedenti , che in un secondo tempo non ha mancato di avere i prevedibili effetti anche sul piano elettorale . La dissociazione di potere e responsabilità in Italia ha assunto negli ultimi anni dimensioni macroscopiche , talora vicine alla condizioni limite dell ' assoluta separazione . Lasciamo da parte la vicenda propriamente sindacale , dove l ' elemento economico gioca un ruolo che spesso modifica profondamente le linee del quadro . Ma sul piano politico è chiaro che la massima secondo la quale per ottenere l ' approvazione di una legge una dimostrazione di piazza conta più di qualunque discorso del più grande oratore parlamentare ( Burdeau ) ha avuto da noi verifiche che minacciano di ridurre a una lustra la sovranità dei cittadini espressa dal Parlamento . E , infatti , lo stesso fondamento della democrazia a suffragio universale che ha finito per essere incrinato in modo sempre più vistoso , come da anni hanno rilevato i più attenti osservatori della nostra vita pubblica . Il principio del suffragio universale vorrebbe infatti che la volontà politica della maggioranza , impersonata dal governo liberamente eletto , giungesse attraverso la pubblica amministrazione a reggere gli affari comuni . Ma è chiaro che una pubblica amministrazione paralizzata o impotente tutte le volte che si scontra con gli interessi particolari , e ridotta anzi essa stessa a una congerie di gruppi e di privilegi sezionali , non è in grado di tradurre in atto alcun genere di volontà politica : col risultato di annullare e render privo di efficacia l ' esercizio stesso del diritto di voto da parte di estesissime categorie di cittadini , e cioè di annullarne di fatto i diritti politici , che nella gran parte si riducono per essi appunto all ' esercizio del voto . Si è dunque finito col discriminare di fatto i cittadini in due grandi categorie , delle quali una soltanto dotata di diritti politici , nella misura in cui dispone di strumenti atti a esercitarli nel contesto della nostra società ; e l ' altra pervasa invece da un sentimento profondo di deprivazione e d ' ingiustizia , per la confusa sensazione di essere stata spossessata di una serie di poteri e di diritti che un tempo le appartennero , e dei quali peraltro si continua a proclamare da ogni parte l ' intangibile sacralità . Non è detto che la spinta nata dai fatti del 1968 non possa tradursi , alla lunga , in forme di vera democrazia . Quel che è certo è che non potrà mai essere qualificata democratica la negazione dei diritti politici a intere categorie di cittadini . Riportare questi cittadini in seno alla società politica , quali membri attivi in grado di parteciparvi efficacemente e di farvi valere la propria presenza e il proprio diritto , è oggi il compito primario di chi si proponga , di fatto e non a parole , di realizzare una democrazia moderna nel nostro paese .