StampaQuotidiana ,
Per
i
più
,
il
1968
richiama
alla
mente
il
maggio
francese
,
la
Sorbona
occupata
,
i
dieci
milioni
di
scioperanti
,
i
tre
minuti
di
De
Gaulle
alla
Televisione
,
la
grande
marcia
ai
Champs
-
Elysées
:
dimostrazione
drammatica
di
ciò
che
possa
,
in
un
momento
decisivo
della
vita
di
un
grande
paese
,
la
statura
eccezionale
di
un
uomo
,
l
'
energia
di
una
classe
dirigente
,
la
maturità
politica
di
una
società
risoluta
a
difendere
i
valori
primari
della
propria
tradizione
civile
.
E
tuttavia
,
quella
data
ha
un
significato
assai
maggiore
per
l
'
Italia
che
per
la
Francia
.
Perché
in
Francia
si
trattò
di
un
episodio
,
non
privo
certo
di
conseguenze
,
e
che
anzi
ebbe
parte
nel
determinare
,
l
'
anno
successivo
,
la
caduta
dello
stesso
De
Gaulle
;
ma
esso
non
modificò
nel
profondo
la
fisionomia
della
vita
politica
e
della
società
francesi
,
mentre
da
noi
gli
eventi
di
quell
'
anno
tagliano
in
due
la
storia
del
dopoguerra
,
e
aprono
la
nuova
fase
che
viviamo
tuttora
.
Ricordiamo
.
Tutto
cominciò
nelle
università
,
dietro
lo
schermo
dell
'
antico
privilegio
che
si
voleva
escludesse
la
forza
pubblica
dalla
sede
degli
studi
.
Si
videro
allora
i
più
dichiarati
progressisti
,
i
fautori
dell
'
università
di
massa
,
gli
assertori
di
una
totale
rottura
col
passato
,
farsi
paladini
all
'
estremo
della
medioevale
tradizione
immunitaria
.
Dietro
quello
schermo
,
il
campo
fu
libero
all
'
azione
di
gruppi
organizzati
,
decisi
a
imporre
comunque
la
propria
volontà
,
ad
assumere
il
controllo
fisico
delle
sedi
universitarie
,
a
impedirne
il
funzionamento
sino
alla
soppressione
di
ogni
dissenso
.
Dalle
università
il
metodo
si
estese
alle
fabbriche
,
agli
uffici
pubblici
,
alle
banche
,
agli
aeroporti
;
e
l
'
amnistia
per
i
ventiquattromila
reati
denunciati
in
occasione
dell
'
autunno
caldo
ne
consacrò
e
generalizzò
la
legittimità
.
Non
che
si
possa
parlare
di
ricorso
permanente
alla
violenza
fisica
,
all
'
aggressione
e
al
pestaggio
,
che
non
sono
certo
mancati
,
ma
in
un
dosaggio
oculato
che
,
unito
all
'
intimidazione
sistematica
e
a
una
serie
di
minori
ma
ininterrotte
vessazioni
,
nella
più
parte
dei
casi
si
è
rivelato
sufficiente
allo
scopo
.
E
non
è
neppure
che
dall
'
altra
parte
mancassero
dissensi
e
volontà
di
resistenza
:
ma
,
nella
mancanza
di
ogni
leadership
politica
,
e
nella
totale
latitanza
dei
partiti
democratici
di
centro
,
l
'
accusa
di
fascismo
,
agevolata
dalla
presenza
di
movimenti
di
estrema
destra
sempre
pronti
ad
assumersi
la
paternità
di
ogni
opposizione
alle
sinistre
,
è
bastata
quasi
sempre
a
eliminare
dalla
scena
tutti
coloro
,
ed
erano
la
grande
maggioranza
,
che
semplicemente
aspiravano
a
garantirsi
l
'
esercizio
dei
propri
diritti
e
l
'
osservanza
,
persino
,
dei
propri
doveri
.
In
tal
modo
si
è
avuto
,
in
ogni
settore
della
vita
del
paese
,
non
tanto
il
rovesciamento
del
vecchio
ordine
di
cose
quanto
la
proliferazione
di
una
serie
di
organismi
di
fatto
che
si
affiancano
e
si
contrappongono
a
quelli
legalmente
competenti
a
esercitare
i
poteri
decisionali
:
senza
riuscire
,
nella
più
parte
dei
casi
,
a
sostituirli
,
ma
forti
abbastanza
da
paralizzarli
,
da
bloccare
l
'
attuazione
di
ogni
direttiva
generale
che
non
sia
approvata
dai
detentori
del
potere
in
loco
,
da
contrapporre
,
alla
legge
che
si
dice
risultante
della
volontà
generale
.
l
'
altra
più
concreta
che
si
traduce
nella
imposizione
di
norme
e
comportamenti
ai
diretti
interessati
.
Realizzazione
estrema
e
in
certo
modo
emblematica
di
questo
processo
i
recenti
episodi
di
disobbedienza
civile
,
nei
quali
la
sostituzione
del
nuovo
tipo
di
legge
alla
vecchia
ha
assunto
forme
più
visibili
agli
occhi
di
tutti
.
Nel
linguaggio
di
certi
settori
politici
ciò
è
diventato
la
«
crescita
democratica
del
Paese
»
.
Ma
per
vedere
di
che
democrazia
si
tratti
sarà
opportuno
allargare
il
discorso
al
significato
di
queste
novità
nei
rapporti
tra
le
forze
politiche
e
,
anzi
,
nei
rapporti
dei
cittadini
tra
loro
.
Anzitutto
,
si
è
avuto
un
vistoso
spostamento
nei
rapporti
di
forza
tra
i
partiti
politici
,
del
tutto
indipendente
dal
numero
dei
suffragi
elettorali
che
essi
riuscivano
a
raccogliere
.
I
partiti
o
movimenti
,
parlamentari
ed
extraparlamentari
,
che
possono
disporre
di
una
efficiente
«
organizzazione
di
massa
»
,
e
cioè
della
capacità
di
assicurare
la
presenza
attiva
sul
luogo
della
vertenza
-
scuola
,
fabbrica
,
ospedale
o
ufficio
pubblico
che
sia
-
di
gruppi
di
propri
aderenti
decisi
a
prevalere
senza
troppo
badare
ai
mezzi
,
hanno
visto
crescere
in
modo
determinante
il
proprio
peso
politico
;
mentre
gli
altri
,
spesso
organizzati
in
vista
di
finalità
meramente
elettorali
,
hanno
subito
uno
scadimento
senza
precedenti
,
che
in
un
secondo
tempo
non
ha
mancato
di
avere
i
prevedibili
effetti
anche
sul
piano
elettorale
.
La
dissociazione
di
potere
e
responsabilità
in
Italia
ha
assunto
negli
ultimi
anni
dimensioni
macroscopiche
,
talora
vicine
alla
condizioni
limite
dell
'
assoluta
separazione
.
Lasciamo
da
parte
la
vicenda
propriamente
sindacale
,
dove
l
'
elemento
economico
gioca
un
ruolo
che
spesso
modifica
profondamente
le
linee
del
quadro
.
Ma
sul
piano
politico
è
chiaro
che
la
massima
secondo
la
quale
per
ottenere
l
'
approvazione
di
una
legge
una
dimostrazione
di
piazza
conta
più
di
qualunque
discorso
del
più
grande
oratore
parlamentare
(
Burdeau
)
ha
avuto
da
noi
verifiche
che
minacciano
di
ridurre
a
una
lustra
la
sovranità
dei
cittadini
espressa
dal
Parlamento
.
E
,
infatti
,
lo
stesso
fondamento
della
democrazia
a
suffragio
universale
che
ha
finito
per
essere
incrinato
in
modo
sempre
più
vistoso
,
come
da
anni
hanno
rilevato
i
più
attenti
osservatori
della
nostra
vita
pubblica
.
Il
principio
del
suffragio
universale
vorrebbe
infatti
che
la
volontà
politica
della
maggioranza
,
impersonata
dal
governo
liberamente
eletto
,
giungesse
attraverso
la
pubblica
amministrazione
a
reggere
gli
affari
comuni
.
Ma
è
chiaro
che
una
pubblica
amministrazione
paralizzata
o
impotente
tutte
le
volte
che
si
scontra
con
gli
interessi
particolari
,
e
ridotta
anzi
essa
stessa
a
una
congerie
di
gruppi
e
di
privilegi
sezionali
,
non
è
in
grado
di
tradurre
in
atto
alcun
genere
di
volontà
politica
:
col
risultato
di
annullare
e
render
privo
di
efficacia
l
'
esercizio
stesso
del
diritto
di
voto
da
parte
di
estesissime
categorie
di
cittadini
,
e
cioè
di
annullarne
di
fatto
i
diritti
politici
,
che
nella
gran
parte
si
riducono
per
essi
appunto
all
'
esercizio
del
voto
.
Si
è
dunque
finito
col
discriminare
di
fatto
i
cittadini
in
due
grandi
categorie
,
delle
quali
una
soltanto
dotata
di
diritti
politici
,
nella
misura
in
cui
dispone
di
strumenti
atti
a
esercitarli
nel
contesto
della
nostra
società
;
e
l
'
altra
pervasa
invece
da
un
sentimento
profondo
di
deprivazione
e
d
'
ingiustizia
,
per
la
confusa
sensazione
di
essere
stata
spossessata
di
una
serie
di
poteri
e
di
diritti
che
un
tempo
le
appartennero
,
e
dei
quali
peraltro
si
continua
a
proclamare
da
ogni
parte
l
'
intangibile
sacralità
.
Non
è
detto
che
la
spinta
nata
dai
fatti
del
1968
non
possa
tradursi
,
alla
lunga
,
in
forme
di
vera
democrazia
.
Quel
che
è
certo
è
che
non
potrà
mai
essere
qualificata
democratica
la
negazione
dei
diritti
politici
a
intere
categorie
di
cittadini
.
Riportare
questi
cittadini
in
seno
alla
società
politica
,
quali
membri
attivi
in
grado
di
parteciparvi
efficacemente
e
di
farvi
valere
la
propria
presenza
e
il
proprio
diritto
,
è
oggi
il
compito
primario
di
chi
si
proponga
,
di
fatto
e
non
a
parole
,
di
realizzare
una
democrazia
moderna
nel
nostro
paese
.