StampaQuotidiana ,
Pensiero
debole
e
conquista
illiberale
del
Potere
.
Sono
questi
i
due
capisaldi
che
presiedono
,
da
qualche
anno
,
la
vita
politica
italiana
.
La
fine
delle
ideologie
totalizzanti
,
comunismo
e
fascismo
,
sembra
aver
messo
in
soffitta
anche
le
ragioni
di
quanti
hanno
costruito
per
l
'
Italia
un
futuro
di
libertà
e
di
giustizia
collocandola
nel
solco
delle
grandi
democrazie
occidentali
.
Dal
cattolicesimo
democratico
al
socialismo
liberale
per
finire
al
liberalismo
.
Le
azioni
del
Pool
di
Milano
e
di
alcune
altre
Procure
,
anche
se
dirette
unilateralmente
contro
i
moderati
di
ieri
e
di
oggi
,
han
finito
col
sortire
un
effetto
generalizzato
e
cioè
il
rifiuto
della
politica
e
dei
partiti
.
Da
cui
la
rincorsa
alle
più
disperate
ed
emozionali
presunte
scelte
della
gente
.
In
Italia
,
contrariamente
a
quello
che
avviene
in
tutti
i
Paesi
a
democrazia
matura
,
i
partiti
,
con
qualche
rara
eccezione
,
non
offrono
più
obiettivi
politici
fondati
su
alcune
idee
forza
,
ma
tutt
'
al
più
si
limitano
a
stendere
programmi
privi
di
un
'
anima
che
potrebbero
essere
adottati
indifferentemente
dalla
destra
,
dal
centro
e
dalla
sinistra
.
Tutto
ciò
è
reso
possibile
da
un
dibattito
che
si
incentra
quasi
sempre
sugli
obiettivi
e
quasi
mai
sugli
strumenti
e
sulle
loro
motivazioni
culturali
e
sociali
.
Il
lavoro
,
il
Mezzogiorno
,
l
'
euro
,
una
pubblica
amministrazione
efficiente
e
un
fisco
più
leggero
sono
tutti
obiettivi
naturalmente
condivisibili
,
ma
le
strade
per
arrivarci
non
sono
mai
oggetto
di
un
confronto
politico
talmente
forte
,
da
investire
l
'
intera
pubblica
opinione
.
Questo
sfarinamento
politico
vero
e
proprio
mette
i
singoli
partiti
alla
caccia
disperata
degli
umori
più
turbolenti
del
Paese
nel
tentativo
di
cavalcarli
.
E
la
conclusione
è
sotto
gli
occhi
di
tutti
.
La
scelta
federalista
,
come
ha
giustamente
fatto
notare
Ernesto
Galli
della
Loggia
,
è
più
frutto
del
tentativo
di
catturare
l
'
elettorato
di
una
Lega
che
,
però
,
a
ogni
passaggio
alza
sempre
più
la
posta
,
che
non
esito
di
una
meditata
scelta
culturale
.
Si
finisce
così
col
mescolare
cose
diversissime
:
le
esigenze
di
un
forte
decentramento
politico
e
amministrativo
con
impulsi
secessionisti
largamente
minoritari
in
un
'
Italia
che
solo
da
pochi
decenni
ha
recuperato
il
senso
dell
'
unità
nazionale
.
Un
cocktail
che
è
polvere
da
sparo
,
e
finisce
,
col
piazzare
una
vera
e
propria
bomba
sotto
l
'
unità
del
Paese
reale
e
aprire
l
'
orizzonte
alla
fine
dei
partiti
nazionali
.
Tutto
ciò
è
naturale
che
accada
quando
gli
eredi
del
fascismo
e
del
comunismo
,
dopo
il
proprio
fallimento
,
non
hanno
più
la
forza
di
rielaborare
una
propria
originale
posizione
politica
mentre
il
centro
si
frantuma
in
mille
rivoli
.
E
su
questo
magma
politico
confuso
,
fioriscono
i
tentativi
,
in
larga
parte
già
riusciti
,
della
brutale
conquista
del
potere
.
L
'
ideologo
di
questa
strada
,
quello
,
cioè
,
che
non
solo
teorizza
schemi
illiberali
di
conquista
del
potere
ma
,
da
molti
anni
ne
garantisce
la
realizzazione
,
è
Luciano
Violante
,
presidente
della
Camera
dei
deputati
.
Lo
può
forse
in
virtù
dei
suoi
archivi
e
delle
sue
tutele
.
Dopo
aver
sbriciolato
il
centro
moderato
con
le
teste
di
cuoio
delle
Procure
di
Milano
,
Napoli
e
Palermo
,
Luciano
Violante
nell
'
anniversario
del
25
aprile
ha
indicato
la
strada
per
consolidare
in
eterno
l
'
egemonia
comunista
.
Sia
il
popolo
sovrano
a
decidere
,
ha
tuonato
la
sciarpa
littoria
delle
toghe
rosse
di
questo
Paese
,
e
voti
direttamente
e
contestualmente
il
presidente
della
Repubblica
e
la
coalizione
di
governo
con
il
divieto
ai
parlamentari
di
mutare
orientamento
nel
corso
della
legislatura
.
Una
motivazione
,
quest
'
ultima
,
generica
e
populista
che
rischia
di
incontrare
il
consenso
anche
del
centrodestra
che
ricorda
il
ribaltone
di
Bossi
.
E
sarebbe
un
errore
.
Se
il
nostro
governo
fosse
presidenziale
,
come
hanno
la
Francia
e
gli
Usa
,
i
postcomunisti
perderebbero
,
così
come
perderebbero
se
facessero
votare
direttamente
il
primo
ministro
.
L
'
unica
possibilità
di
vittoria
e
di
portare
a
Palazzo
Chigi
un
comunista
doc
è
se
si
vota
direttamente
,
insieme
col
capo
dello
Stato
,
la
coalizione
di
governo
,
per
il
forte
potere
egemonico
che
un
partito
del
20-22
per
cento
esercita
su
Rifondazione
e
sui
Popolari
in
un
sistema
maggioritario
uninominale
.
E
così
il
Pds
,
con
poco
più
del
20
per
cento
,
controlla
l'80
per
cento
del
potere
.
Ma
tutto
ciò
non
sembra
bastare
a
Luciano
Violante
.
Deve
andare
in
soffitta
anche
quella
garanzia
democratica
che
vuole
il
parlamentare
eletto
senza
vincoli
di
mandato
.
In
parole
semplici
non
solo
va
consolidata
l
'
elezione
diretta
della
coalizione
di
governo
che
ottimizza
il
ruolo
del
Pds
di
D
'
Alema
e
Violante
,
ma
anche
una
sua
blindatura
pena
lo
scioglimento
delle
Camere
.
Tutto
ciò
non
trova
riscontro
in
nessun
altro
Paese
democratico
ed
è
la
prima
evidente
mordacchia
a
un
Parlamento
già
messo
,
in
questi
anni
,
in
ginocchio
dal
governo
delle
deleghe
e
della
blindata
concertazione
sociale
.
Come
si
vede
,
tutto
è
cominciare
.