StampaQuotidiana ,
La
guerra
continua
e
i
rischi
di
finire
in
un
vicolo
cieco
aumentano
.
E
il
bombardamento
dell
'
ambasciata
cinese
è
benzina
sul
fuoco
e
anche
gli
accorati
appelli
per
la
pace
di
Giovanni
Paolo
II
e
del
patriarca
ortodosso
Teoctist
cadono
nel
vuoto
.
I
governi
democratici
di
sinistra
continuano
imperterriti
a
bombardare
Belgrado
dimenticando
che
chi
è
potente
potrebbe
benissimo
sospendere
per
72
ore
i
raid
aerei
per
rilanciare
alla
grande
un
vero
negoziato
di
pace
.
Chi
ha
più
forza
deve
avere
sempre
più
responsabilità
di
tutti
.
Ma
solo
a
parlarne
si
rischia
di
essere
linciati
dai
sostenitori
di
un
atlantismo
che
ogni
giorno
che
passa
è
sempre
più
diverso
da
quello
che
abbiamo
conosciutone
gli
ultimi
cinquant
'
anni
.
Sembra
strano
,
ma
chi
ieri
era
pacifista
per
pentito
preso
oggi
è
"
interventista
"
con
fierezza
e
senza
alcun
dubbio
.
Pacifismo
e
interventismo
rischiano
,
così
,
di
essere
due
facce
della
stessa
medaglia
,
quella
di
una
concezione
ideologica
della
politica
che
non
lascia
mai
intravedere
i
vantaggi
e
gli
svantaggi
,
i
rischi
e
i
terribili
costi
umani
dell
'
una
o
dell
'
altra
opzione
.
A
costo
di
essere
insultati
diciamo
subito
che
non
ci
piace
qual
pensiero
unico
a
favore
della
guerra
che
sin
qui
ha
dominato
la
scena
dei
media
italiani
.
Si
è
parlato
di
una
"
guerra
giusta
"
per
via
della
pulizia
etnica
nei
riguardi
dei
kosovari
messa
in
cantiere
da
quel
Milosevic
sulle
cui
responsabilità
nessuno
ha
dubbi
.
Ma
a
giudicare
dai
risultati
quell
'
ondata
terribile
di
pulizia
etnica
è
stata
agevolata
dall
'
inizio
dei
bombardamenti
su
Belgrado
.
Ne
è
drammatica
testimonianza
il
fiume
di
kosovari
disperati
che
,
ininterrottamente
dopo
i
primi
due
giorni
di
bombardamenti
,
hanno
varcato
le
frontiere
per
dirigersi
in
Albania
,
in
Macedonia
e
nel
Montenegro
lasciando
sul
campo
decine
di
fosse
comuni
.
Non
basta
dire
,
come
ha
fatto
Luciano
Violante
,
che
quei
morti
non
possono
che
ricadere
sulle
spalle
di
Milosevic
perché
quando
si
ha
a
che
fare
con
spietati
dittatori
,
le
grandi
potenze
democratiche
dovrebbero
saper
valutare
meglio
gli
effetti
dei
propri
comportamenti
.
La
bombe
su
Belgrado
,
al
di
là
degli
errori
che
hanno
sacrificato
centinaia
di
vite
umane
,
hanno
ridotto
a
pezzi
l
'
opposizione
democratica
a
Milosevic
e
hanno
accelerato
l
'
espulsione
di
oltre
un
milione
di
kosovari
dalla
propria
terra
.
Sono
questi
,
e
non
altri
,
i
risultati
dei
raid
aerei
della
Nato
.
Ne
valeva
la
pena
?
Noi
ne
dubitiamo
molto
anche
alla
luce
dei
fallimenti
politici
sin
qui
conseguiti
dall
'
Alleanza
atlantica
.
Tutti
i
piani
di
pace
messi
a
punto
dalla
Nato
e
ultimamente
anche
quello
del
G8
(
i
sette
Paesi
più
industrializzati
del
mondo
più
la
Russia
)
prevedono
,
infatti
,
tra
gli
altri
punti
la
permanenza
al
potere
di
Slobodan
Milosevic
.
Quale
giustizia
c
'
è
allora
in
questa
guerra
che
uccide
con
le
bombe
serbi
inermi
e
innocenti
per
salvare
poi
quel
dittatore
i
cui
gesti
criminali
hanno
sollevato
l
'
indignazione
del
mondo
occidentale
?
Quale
eticità
esiste
,
insomma
,
in
una
guerra
che
per
difendere
i
poveri
kosovari
aggrediti
non
occupa
quelle
terre
per
tutelarne
gli
abitanti
,
ma
rada
al
suolo
una
città
come
Belgrado
che
ha
la
sola
colpa
di
avere
alla
sua
guida
un
criminale
che
i
piani
di
pace
della
Nato
vogliono
comunque
mantenere
al
potere
?
E
se
Milosevic
doveva
continuare
a
governare
,
non
sarebbe
stato
,
allora
,
più
saggio
una
più
forte
offensiva
diplomatica
coinvolgendo
molto
di
più
di
quanto
non
sia
stato
fatto
la
Russia
di
Eltsin
?
Abbiamo
letto
con
molta
attenzione
ma
anche
con
molto
sgomento
ciò
che
intellettuali
e
leader
della
sinistra
hanno
scritto
in
questi
giorni
sulle
nuove
frontiere
dell
'
internazionalismo
socialista
,
incentrate
su
una
più
forte
tutela
dei
diritti
umani
capace
di
superare
anche
il
muro
della
non
ingerenza
.
Se
questa
frontiera
,
però
,
dovesse
essere
governata
dalle
armi
come
scrive
Tony
Blair
,
in
poco
tempo
il
mondo
esploderebbe
in
drammatiche
guerre
regionali
che
sarebbero
,
a
loro
volta
,
i
detonatori
di
un
possibile
conflitto
universale
.
Il
Kurdistan
,
l
'
Afghanistan
,
il
Tibet
,
il
Sud
Est
asiatico
o
l
'
inferno
del
Centro
-
Africa
,
per
citarne
solo
alcuni
,
sono
zone
del
mondo
in
cui
si
ritrovano
regimi
dispotici
che
mettono
sotto
i
piedi
ogni
diritto
umano
.
Ma
è
,
forse
,
la
guerra
la
risposta
che
il
mondo
attende
per
risolvere
i
drammi
di
quelle
popolazioni
?
Assolutamente
no
perché
essa
rinsalderebbe
parte
rilevante
del
Pianeta
contro
i
leader
democratici
occidentali
che
apparirebbero
ai
loro
occhi
solo
terribili
sacerdoti
di
una
democrazia
guerrafondaia
.
Il
mondo
democratico
occidentale
oggi
non
è
più
minacciato
,
come
lo
fu
ieri
,
dal
nazifascismo
o
dal
comunismo
ed
è
profondamente
sbagliato
paragonare
la
follia
di
Milosevic
a
quella
hitleriana
non
foss
'
altro
che
per
la
sproporzione
che
esiste
sul
terreno
economico
e
militare
tra
la
Nato
e
la
piccola
Serbia
.
Il
nostro
non
è
un
isolazionismo
indifferente
nei
riguardi
di
ciò
che
accade
intorno
a
noi
,
ma
solo
una
forte
convinzione
che
la
cultura
democratica
occidentale
può
vincere
esclusivamente
con
la
politica
e
con
lo
sviluppo
economico
delle
zone
più
povere
del
mondo
.
Il
rischio
,
invece
,
di
questa
vicenda
è
che
si
consolidi
nelle
grandi
democrazie
dell
'
Occidente
una
sorta
di
militarismo
etico
.
E
il
fatto
che
ben
13
Paesi
dell
'
Europa
siano
governati
da
leader
socialisti
le
cui
vocazioni
internazionaliste
,
nel
passato
,
hanno
procurato
non
pochi
guaii
,
sono
un
'
ulteriore
preoccupazione
.
Così
come
preoccupa
come
Ezio
Mauro
dica
e
scriva
sulla
Repubblica
che
"
la
coerenza
tenuta
da
D
'
Alema
sdogana
definitivamente
la
sinistra
italiana
che
,
con
questa
guerra
,
approda
definitivamente
a
un
moderno
riformismo
europeo
e
occidentale
"
.
Se
per
qualcuno
può
pesare
il
nostro
passato
democristiano
,
spiace
dirlo
ma
il
passato
comunista
di
Mauro
e
di
tanti
altri
interventisti
ideologici
ci
terrorizza