Miscellanea ,
INTRODUZIONE
1
.
Quarant
'
anni
sono
passati
dalla
pubblicazione
della
magistrale
enciclica
Rerum
Novarum
di
Leone
XIII
,
Nostro
Predecessore
di
v
.
m
.
,
e
tutto
il
mondo
cattolico
,
mosso
da
un
impeto
di
calda
riconoscenza
,
ha
preso
a
celebrarne
la
commemorazione
con
uno
splendore
degno
del
memorabile
documento
.
2
.
Vero
è
che
a
quell
'
insigne
testimonianza
di
sollecitudine
pastorale
il
Nostro
Predecessore
aveva
già
in
certo
modo
spianata
la
via
con
altre
encicliche
,
come
quella
sui
fondamenti
della
società
umana
,
la
famiglia
cioè
e
il
venerando
Sacramento
del
matrimonio
(
enc
.
Arcanum
del
10
febbraio
1880
)
;
sull
'
origine
del
potere
civile
(
enciclica
Diuturnum
del
29
giugno
1881
)
;
sull
'
ordine
delle
sue
relazioni
con
la
Chiesa
(
enc
.
Immortale
Dei
del
l
°
novembre
1885
)
;
sui
principali
doveri
del
cittadino
cristiano
(
enc
.
Sapientiae
Christianae
del
10
gennaio
1890
)
;
contro
gli
errori
del
socialismo
(
enc
.
Quod
apostolici
muneris
del
28
dicembre
1878
)
e
la
prava
dottrina
intorno
all
'
umana
libertà
(
enc
.
Libertas
del
20
giugno
1888
)
e
altre
di
ugual
genere
,
dove
Leone
XIII
aveva
già
espresso
ampiamente
il
suo
pensiero
.
Ma
l
'
enciclica
Rerum
Novarum
,
rispetto
alle
altre
,
ebbe
questo
di
proprio
,
che
allora
appunto
quando
ciò
era
sommamente
opportuno
e
anzi
necessario
,
diede
a
tutto
il
genere
umano
norme
sicurissime
,
per
la
debita
soluzione
degli
ardui
problemi
della
società
umana
,
che
vanno
sotto
il
nome
di
questione
sociale
.
L
'
occasione
della
«
Rerum
Novarum
»
3
.
E
veramente
,
verso
la
fine
del
secolo
XIX
,
il
nuovo
sistema
economico
da
poco
introdotto
e
i
nuovi
incrementi
dell
'
industria
erano
giunti
a
far
sì
che
la
società
in
quasi
tutte
le
nazioni
apparisse
sempre
più
recisamente
divisa
in
due
classi
:
l
'
una
,
esigua
di
numero
,
che
godeva
di
quasi
tutte
le
comodità
in
sì
grande
abbondanza
apportate
dalle
invenzioni
moderne
;
l
'
altra
,
composta
da
una
immensa
moltitudine
di
operai
i
quali
,
oppressi
da
rovinosa
penuria
,
indarno
s
'
affannavano
per
uscire
dalle
loro
strettezze
.
4
.
A
tale
condizione
di
cose
non
trovavano
certo
difficoltà
ad
adattarsi
coloro
che
,
ben
forniti
di
ricchezze
,
la
ritenevano
effetto
necessario
delle
leggi
economiche
e
perciò
volevano
affidata
soltanto
alla
carità
la
cura
di
sovvenire
agli
indigenti
,
come
se
alla
carità
toccasse
l
'
obbligo
di
stendere
un
velo
sulla
violazione
manifesta
della
giustizia
,
sebbene
tollerata
non
solo
,
ma
talvolta
sancita
dai
legislatori
.
Ma
di
tale
condizione
invece
erano
più
che
mai
insofferenti
gli
operai
oppressi
dalla
ingiusta
sorte
e
perciò
ricusavano
di
restare
più
a
lungo
sotto
quel
giogo
troppo
pesante
.
Alcuni
perciò
,
abbandonandosi
all
'
impeto
di
malvagi
consigli
,
miravano
a
una
totale
rivoluzione
della
società
,
mentre
altri
,
trattenuti
da
una
solida
educazione
cristiana
a
non
trascorrere
in
così
insani
propositi
,
persistevano
tuttavia
nel
credere
che
molte
cose
in
questa
materia
fossero
da
riformare
interamente
e
al
più
presto
.
5
.
Né
altrimenti
pensavano
quei
molti
cattolici
,
e
sacerdoti
e
laici
,
i
quali
,
mossi
da
un
sentimento
di
una
carità
certamente
ammirabile
,
si
sentivano
già
da
lungo
tempo
sospinti
a
lenire
l
'
immeritata
indigenza
dei
proletari
,
né
riuscivano
in
alcun
modo
a
persuadersi
come
un
così
forte
e
ingiusto
divario
nella
distribuzione
dei
beni
temporali
potesse
davvero
corrispondere
ai
disegni
del
sapientissimo
Creatore
.
6
.
In
tale
disordine
lacrimevole
della
società
essi
cercavano
bensì
con
sincerità
un
pronto
rimedio
e
una
salda
difesa
contro
i
pericoli
peggiori
:
ma
per
la
fiacchezza
della
mente
umana
anche
nei
migliori
,
vedendosi
respinti
da
una
parte
quasi
perniciosi
novatori
,
dall
'
altra
intralciati
dagli
stessi
compagni
di
opere
buone
,
ma
seguaci
di
altre
idee
,
esitando
tra
le
varie
opinioni
,
non
sapevano
dove
rivolgersi
.
7
.
In
così
grande
urto
e
dissenso
di
animi
,
mentre
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
si
dibatteva
,
e
non
sempre
pacificamente
,
la
controversia
,
gli
occhi
di
tutti
,
come
in
tante
altre
occasioni
,
si
volgevano
alla
Cattedra
di
Pietro
,
deposito
sacro
di
ogni
verità
,
da
cui
si
diffondono
le
parole
di
salute
in
tutto
il
mondo
;
e
accorrendo
,
con
insolita
frequenza
,
ai
piedi
del
Vicario
di
Cristo
in
terra
,
sì
gli
studiosi
di
cose
sociali
,
come
i
datori
di
lavoro
e
gli
stessi
operai
,
andavano
supplicando
unanimi
perché
fosse
loro
finalmente
additata
una
via
sicura
.
8
.
Tutto
ciò
il
prudentissimo
Pontefice
ponderò
a
lungo
tra
sé
al
cospetto
di
Dio
,
richiese
consiglio
ai
più
esperti
,
vagliò
attentamente
gli
argomenti
che
si
portavano
da
una
parte
e
dall
'
altra
,
e
in
ultimo
,
ascoltando
la
voce
della
coscienza
dell
'
ufficio
Apostolico
(
enc
.
Rerum
novarum
del
15
maggio
1891
)
,
per
non
sembrare
,
tacendo
,
di
mancare
al
proprio
dovere
(
cfr
.
Rerum
novarum
n
.
13
)
,
deliberò
in
virtù
del
divino
magistero
,
a
lui
affidato
,
di
rivolgere
la
parola
a
tutta
la
Chiesa
,
anzi
a
tutta
l
'
umana
società
9
.
Risonò
dunque
,
il
15
maggio
1897
,
quella
tanto
desiderata
voce
,
la
quale
,
non
atterrita
dalle
difficoltà
dell
'
argomento
,
né
affievolita
dalla
vecchiaia
,
ma
anzi
rafforzata
da
ridestato
vigore
,
ammaestrò
l
'
umana
famiglia
a
tentare
nuove
vie
in
materia
di
dottrina
sociale
.
Punti
fondamentali
della
«
Rerum
Novarum
»
10
.
Voi
conoscete
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
anzi
avete
familiare
la
mirabile
dottrina
onde
l
'
enciclica
Rerum
novarum
resterà
gloriosa
nei
ricordi
dei
secoli
.
In
essa
l
'
ottimo
Pastore
,
lamentando
che
una
sì
grande
parte
degli
uomini
,
si
trovano
ingiustamente
in
uno
stato
misero
e
calamitoso
,
con
animo
invitto
prende
a
tutelare
egli
stesso
in
persona
la
causa
degli
operai
che
le
circostanze
hanno
consegnati
soli
e
indifesi
alla
inumanità
dei
padroni
e
alla
sfrenata
cupidigia
della
concorrenza
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
2
)
,
senza
chiedere
aiuto
alcuno
né
al
liberalismo
né
al
socialismo
,
dei
quali
l
'
uno
si
era
mostrato
affatto
incapace
di
dare
soluzione
legittima
alla
questione
sociale
,
l
'
altro
proponeva
un
rimedio
che
,
di
gran
lunga
peggiore
del
male
,
avrebbe
gettato
in
maggiori
pericoli
la
società
umana
.
11
.
Il
Pontefice
dunque
,
nel
pieno
esercizio
del
suo
diritto
e
quale
buon
custode
della
Religione
e
dispensatore
di
quanto
con
essa
in
stretto
vincolo
si
connette
,
trattandosi
di
un
problema
del
quale
nessuna
soluzione
plausibile
si
potrebbe
dare
,
senza
richiamarsi
alla
Religione
e
alla
Chiesa
(
cfr
.
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
13
)
,
partendo
unicamente
dagli
immutabili
principi
attinti
dal
tesoro
della
retta
ragione
e
della
divina
Rivelazione
,
con
tutta
sicurezza
e
come
avente
autorità
(
Mt
7,29
)
,
indicò
e
proclamò
i
diritti
e
i
doveri
dai
quali
conviene
che
vicendevolmente
si
sentano
vincolati
e
ricchi
e
proletari
,
e
capitalisti
e
prestatori
d
'
opera
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
12
)
,
come
pure
le
parti
rispettive
della
Chiesa
,
dei
poteri
pubblici
e
anche
di
coloro
che
più
vi
si
trovano
interessati
.
12
.
Né
quella
voce
apostolica
risonò
invano
;
che
anzi
l
'
udirono
con
stupore
e
l
'
accolsero
con
il
più
grande
fervore
non
solo
i
figli
obbedienti
della
Chiesa
,
ma
anche
un
buon
numero
di
uomini
lontani
dalla
verità
e
dall
'
unità
della
fede
e
quasi
tutti
coloro
che
d
'
allora
in
poi
s
'
occuparono
della
questione
sociale
ed
economica
,
sia
come
studiosi
privati
,
sia
come
pubblici
legislatori
.
13
.
Ma
più
di
tutti
accolsero
con
giubilo
quell
'
enciclica
gli
operai
cristiani
,
i
quali
si
sentirono
patrocinati
e
difesi
dalla
più
alta
Autorità
della
terra
,
e
tutti
quei
generosi
,
i
quali
già
da
lungo
tempo
sollecitati
di
recare
sollievo
alla
condizione
degli
operai
,
sino
allora
non
avevano
trovato
quasi
altro
che
la
noncuranza
degli
uni
e
persino
gli
odiosi
sospetti
,
per
non
dire
l
'
aperta
ostilità
di
molti
altri
.
Meritatamente
dunque
tutti
costoro
d
'
allora
in
poi
tennero
sempre
in
tanto
onore
quell
'
enciclica
che
è
venuto
in
uso
di
commemorarla
ogni
anno
nei
vari
paesi
con
varie
manifestazioni
di
gratitudine
.
14
.
Tuttavia
la
dottrina
di
Leone
XIII
,
così
nobile
,
così
profonda
e
così
inaudita
al
mondo
,
non
poteva
non
produrre
anche
in
alcuni
cattolici
una
certa
impressione
di
sgomento
,
anzi
di
molestia
e
per
taluni
anche
di
scandalo
.
Essa
infatti
affrontava
coraggiosamente
gli
idoli
del
liberalismo
e
li
rovesciava
,
non
teneva
in
nessun
conto
pregiudizi
inveterati
,
preveniva
i
tempi
oltre
ogni
aspettazione
;
ond
'
è
che
i
troppo
tenaci
dell
'
antico
disdegnavano
questa
nuova
filosofia
sociale
,
i
pusillanimi
paventavano
di
ascendere
a
tanta
altezza
;
taluno
anche
vi
fu
,
che
pure
ammirando
questa
luce
,
la
riputava
come
un
ideale
chimerico
di
perfezione
più
desiderabile
che
attuabile
.
Scopo
della
presente
enciclica
15
.
Per
queste
ragioni
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
mentre
con
tanto
ardore
da
tutto
il
mondo
,
e
specialmente
dagli
operai
cattolici
,
che
d
'
ogni
parte
convengono
in
quest
'
alma
Città
,
si
va
solennemente
celebrando
la
commemorazione
del
quarantesimo
anniversario
della
enciclica
Rerum
novarum
,
stimiamo
opportuno
di
servirCi
di
questa
ricorrenza
,
per
ricordare
i
grandi
beni
che
da
quella
enciclica
ridondarono
alla
Chiesa
,
anzi
a
tutta
l
'
umana
società
;
per
rivendicare
la
dottrina
di
tanto
Maestro
sulla
questione
sociale
ed
economica
,
contro
alcuni
dubbi
sorti
in
tempi
recenti
e
per
svolgerla
con
maggior
ampiezza
in
questo
o
in
quel
punto
;
e
infine
,
dopo
una
accurata
disamina
dell
'
economia
moderna
e
del
socialismo
,
per
scoprire
la
radice
del
presente
disagio
sociale
,
e
insieme
additare
la
sola
via
di
una
salutare
restaurazione
,
cioè
la
cristiana
riforma
dei
costumi
.
Queste
cose
,
che
ci
proponiamo
di
trattare
,
costituiranno
i
tre
punti
,
nell
'
esposizione
dei
quali
si
svolgerà
tutta
intera
la
presente
enciclica
.
I
-
Frutti
dell
'
enciclica
«
RERUM
NOVARUM
»
16
.
E
anzitutto
,
per
cominciare
di
là
donde
avevamo
appunto
in
animo
di
esordire
,
seguendo
l
'
avvertimento
di
sant
'
Ambrogio
che
diceva
non
esservi
nessun
dovere
maggiore
del
ringraziare
(
S
.
Ambrogio
,
De
excessu
fratris
sui
Satyri
,
lib
.
I
,
44
)
,
non
possiamo
trattenerci
dal
rendere
amplissime
grazie
a
Dio
onnipotente
per
gli
insigni
benefici
dell
'
enciclica
leoniana
,
provenuti
alla
Chiesa
e
all
'
umana
società
.
I
quali
benefici
se
volessimo
anche
di
volo
accennare
,
dovremmo
richiamare
alla
memoria
quasi
tutta
la
storia
dell
'
ultimo
quarantennio
per
quanto
riguarda
la
questione
sociale
.
Ma
li
possiamo
tutti
ridurre
a
tre
capi
principali
,
secondo
le
tre
classi
di
aiuti
che
il
Nostro
Antecessore
desiderava
per
il
compimento
della
sua
grande
opera
restauratrice
.
1
-
L
'
opera
della
Chiesa
17
.
In
primo
luogo
lo
stesso
Leone
XIII
aveva
splendidamente
dichiarato
che
cosa
si
dovesse
aspettare
dalla
Chiesa
:
Difatti
la
Chiesa
è
quella
che
trae
dal
Vangelo
dottrine
atte
a
comporre
o
certo
a
rendere
assai
meno
aspro
il
conflitto
;
essa
procura
con
gli
insegnamenti
suoi
,
non
pur
di
illuminare
la
mente
,
ma
d
'
informare
la
vita
e
i
costumi
di
ognuno
;
essa
con
un
gran
numero
di
benefiche
istituzioni
migliora
le
condizioni
medesime
del
proletario
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
13
)
.
a
)
nella
dottrina
18
.
Ora
la
Chiesa
non
lasciò
stagnare
nell
'
inerzia
queste
preziose
fonti
,
ma
a
esse
attinse
copiosamente
per
il
bene
comune
della
pace
desiderata
.
Lo
stesso
Leone
infatti
e
i
suoi
Successori
non
desistettero
mai
dal
proclamare
e
inculcare
ripetutamente
,
ora
a
voce
,
ora
con
gli
scritti
,
la
dottrina
stessa
dell
'
enciclica
Rerum
novarum
sulle
materie
sociali
ed
economiche
,
e
adattarla
opportunamente
secondo
le
esigenze
delle
circostanze
dei
tempi
,
mostrando
sempre
carità
di
padri
e
costanza
di
pastori
nella
difesa
massima
dei
poveri
e
dei
deboli
.
Lo
stesso
fecero
tanti
Vescovi
,
spiegando
la
medesima
dottrina
con
assiduità
e
saggezza
,
chiarendola
con
i
loro
commenti
,
e
applicandola
alle
condizioni
dei
paesi
diversi
,
giusta
la
mente
e
le
istruzioni
della
Santa
Sede
.
19
.
Non
fa
quindi
meraviglia
che
sotto
il
magistero
e
la
guida
della
Chiesa
molti
uomini
dotti
,
ecclesiastici
e
laici
,
prendessero
a
trattare
con
ardore
la
scienza
sociale
ed
economica
secondo
le
esigenze
dei
nostri
tempi
,
mossi
particolarmente
dall
'
intento
di
opporre
con
più
efficacia
la
dottrina
immutata
e
immutabile
,
della
Chiesa
alle
nuove
necessità
.
20
.
Così
,
additata
e
rischiarata
la
via
dall
'
enciclica
leoniana
,
ne
sorse
una
vera
sociologia
cattolica
,
che
viene
ogni
giorno
alacremente
coltivata
e
arricchita
da
quelle
scelte
persone
che
abbiamo
chiamato
ausiliari
della
Chiesa
.
E
questi
non
la
lasciano
già
confinata
all
'
ombra
di
eruditi
convegni
,
ma
la
espongono
alla
pubblica
luce
,
come
ne
danno
splendida
prova
le
scuole
istituite
e
frequentate
con
molta
utilità
nelle
Università
cattoliche
,
nelle
Accademie
,
nei
Seminari
;
e
i
congressi
o
«
settimane
»
sociali
,
tenuti
con
una
certa
frequenza
e
fecondi
di
lieti
frutti
;
e
l
'
istituzione
di
circoli
di
studi
e
infine
la
larga
e
industriosa
diffusione
di
scritti
sani
e
opportuni
.
21
.
Né
va
ristretto
a
questi
limiti
il
bene
derivato
dal
documento
leoniano
;
perché
gli
insegnamenti
della
enciclica
Rerum
novarum
a
poco
a
poco
fecero
breccia
anche
in
persone
che
,
stando
fuori
della
cattolica
unità
,
non
riconoscono
il
potere
della
Chiesa
;
sicché
i
principi
cattolici
della
sociologia
penetrarono
a
poco
a
poco
nel
patrimonio
di
tutta
la
società
.
E
non
raramente
avviene
che
le
eterne
verità
,
tanto
altamente
proclamate
dal
Nostro
Predecessore
di
f
.
m
.
,
non
solamente
siano
riferite
e
sostenute
in
giornali
e
libri
anche
cattolici
,
ma
altresì
nelle
Camere
legislative
e
nelle
aule
dei
Tribunali
.
22
.
Che
più
?
Dopo
l
'
immane
guerra
,
quando
i
governanti
delle
nazioni
principali
,
al
fine
di
reintegrare
una
vera
e
stabile
pace
con
un
totale
riassetto
delle
condizioni
sociali
,
ebbero
sancito
fra
le
altre
norme
allora
stabilite
quelle
che
dovevano
regolare
secondo
equità
e
giustizia
il
lavoro
degli
operai
,
tra
quelle
norme
non
ne
ammisero
forse
molte
,
così
concordanti
coi
principi
e
i
moniti
leoniani
,
da
sembrare
di
proposito
dedotte
da
quelli
?
E
veramente
l
'
enciclica
Rerum
novarum
resta
un
monumento
memorando
a
cui
si
possono
applicare
con
diritto
le
parole
di
Isaia
:
Alzerà
un
vessillo
alle
nazioni
(
Is
11
,
12
)
.
b
)
nella
pratica
applicazione
23
.
Frattanto
,
mentre
le
prescrizioni
leoniane
,
previe
le
investigazioni
scientifiche
,
avevano
larga
diffusione
nelle
menti
,
si
venne
pure
alla
loro
applicazione
pratica
.
E
anzitutto
con
un
'
operosa
benevolenza
si
rivolsero
tutte
le
cure
alla
elevazione
di
quella
classe
di
uomini
,
che
,
per
i
moderni
progressi
dell
'
industria
cresciuti
immensamente
,
non
occupava
ancora
nella
società
umana
un
posto
o
grado
conveniente
,
e
perciò
giaceva
quasi
trascurata
e
disprezzata
;
la
classe
operaia
,
diciamo
,
alla
cui
cultura
,
seguendo
l
'
esempio
dell
'
Episcopato
,
lavorarono
assai
alacremente
con
gran
profitto
delle
anime
,
sacerdoti
dell
'
uno
e
dell
'
altro
clero
,
quantunque
già
sopraffatti
da
altre
cure
pastorali
.
E
questa
costante
fatica
,
intrapresa
per
informare
a
spirito
cristiano
gli
operai
,
proponendo
loro
con
chiarezza
i
diritti
e
i
doveri
della
propria
classe
,
giovò
pure
in
gran
maniera
a
renderli
più
consapevoli
della
loro
vera
dignità
e
abili
a
progredire
per
vie
legittime
e
feconde
nel
campo
sociale
ed
economico
,
e
a
divenire
altresì
guide
degli
altri
.
24
.
Quindi
un
più
sicuro
rifornimento
di
più
copiosi
mezzi
di
vita
;
giacché
non
solo
si
moltiplicarono
mirabilmente
le
opere
di
beneficenza
e
di
carità
secondo
le
esortazioni
del
Pontefice
,
ma
si
vennero
pure
istituendo
dappertutto
associazioni
nuove
e
sempre
più
numerose
nelle
quali
,
col
consiglio
della
Chiesa
e
per
lo
più
sotto
la
guida
di
sacerdoti
,
si
danno
e
ricevono
mutua
assistenza
e
aiuto
operai
,
artieri
,
contadini
,
salariati
di
ogni
specie
.
2
-
L
'
opera
dello
Stato
25
.
Quanto
al
potere
civile
,
Leone
XIII
,
superando
arditamente
i
limiti
segnati
dal
liberalismo
,
insegna
coraggiosamente
che
esso
non
è
puramente
un
guardiano
dell
'
ordine
e
del
diritto
,
ma
deve
adoperarsi
in
modo
che
con
tutto
il
complesso
delle
leggi
e
delle
politiche
istituzioni
ordinando
e
amministrando
lo
Stato
,
ne
risulti
naturalmente
la
pubblica
e
privata
prosperità
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
26
)
.
E
'
bensì
vero
che
si
deve
lasciare
la
loro
giusta
libertà
di
azione
alle
famiglie
e
agli
individui
,
ma
questo
senza
danno
del
pubblico
bene
e
senza
offesa
di
persona
.
Spetta
poi
ai
reggitori
dello
Stato
difendere
la
comunità
e
le
parti
di
essa
,
ma
nella
protezione
dei
diritti
stessi
dei
privati
si
deve
tener
conto
principalmente
dei
deboli
e
dei
poveri
.
Perché
,
come
dice
il
Nostro
Antecessore
,
il
ceto
dei
ricchi
,
forte
per
sè
stesso
,
abbisogna
meno
della
pubblica
difesa
:
le
misere
plebi
invece
,
che
mancano
di
sostegno
proprio
,
hanno
somma
necessità
di
trovarlo
nel
patrocinio
dello
Stato
.
E
però
agli
operai
,
che
sono
nel
numero
dei
deboli
e
bisognosi
,
deve
lo
Stato
a
preferenza
rivolgere
le
cure
e
la
provvidenza
sua
(
enciclica
Rerum
novarum
,
n
.
29
)
.
26
.
Non
neghiamo
che
alcuni
reggitori
di
popoli
,
anche
prima
dell
'
enciclica
di
Leone
XIII
,
provvidero
ad
alcune
necessità
più
urgenti
degli
operai
e
repressero
le
ingiustizie
più
atroci
a
loro
fatte
.
Ma
è
certo
che
allora
finalmente
,
quando
risonò
dalla
Cattedra
di
Pietro
la
parola
pontificia
per
tutto
il
mondo
,
i
reggitori
dei
popoli
,
fatti
più
consci
del
proprio
dovere
,
rivolsero
i
pensieri
e
l
'
attenzione
loro
a
promuovere
una
più
intensa
politica
sociale
.
27
.
In
verità
l
'
enciclica
Rerum
novarum
,
mentre
vacillavano
le
massime
del
liberalismo
,
che
da
lungo
tempo
intralciavano
l
'
opera
efficace
dei
governanti
,
mosse
i
popoli
stessi
a
promuovere
con
più
sincerità
e
più
impegno
la
politica
sociale
,
e
indusse
i
migliori
tra
i
cattolici
a
prestare
in
questo
il
loro
utile
concorso
ai
reggitori
dello
Stato
sicché
spesso
si
dimostrarono
nelle
Camere
legislative
sostenitori
illustri
di
questa
nuova
politica
;
anzi
le
stesse
leggi
sociali
moderne
furono
non
di
rado
proposte
ai
voti
dei
rappresentanti
della
nazione
e
la
loro
esecuzione
fu
richiesta
e
caldeggiata
da
ministri
della
Chiesa
,
imbevuti
degli
insegnamenti
leoniani
.
28
.
Da
tale
continua
ed
indefessa
fatica
sorse
un
nuovo
ramo
della
disciplina
giuridica
del
tutto
ignorato
nei
tempi
passati
,
il
quale
difende
con
forza
i
sacri
diritti
dei
lavoratori
che
loro
provengono
dalla
dignità
di
uomini
e
di
cristiani
;
giacché
queste
leggi
si
propongono
la
protezione
degli
interessi
dei
lavoratori
,
massime
delle
donne
e
dei
fanciulli
:
l
'
anima
,
la
sanità
,
le
forze
,
la
famiglia
,
la
casa
,
le
officine
,
la
paga
,
gli
infortuni
del
lavoro
;
in
una
parola
tutto
ciò
che
tocca
la
vita
e
la
famiglia
dei
lavoratori
.
Che
se
tali
statuti
non
si
accordano
dappertutto
e
in
ogni
cosa
con
le
norme
di
Leone
XIII
,
non
si
può
tuttavia
negare
che
in
molti
punti
vi
si
sente
una
eco
dell
'
enciclica
Rerum
novarum
,
alla
quale
pertanto
è
da
attribuirsi
in
parte
assai
notevole
la
migliorata
condizione
dei
lavoratori
.
3
-
L
'
opera
delle
parti
interessate
29
.
Insegnava
per
ultimo
il
sapientissimo
Pontefice
come
i
padroni
e
gli
operai
medesimi
possono
recarvi
un
gran
contributo
,
con
istituzioni
cioè
ordinate
a
porgere
opportuni
soccorsi
ai
bisognosi
e
ad
avvicinare
e
unire
le
due
classi
tra
loro
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
36
)
.
Ma
il
primo
posto
tra
tali
istituzioni
egli
voleva
attribuito
alle
corporazioni
che
abbracciano
o
i
soli
operai
o
gli
operai
e
i
padroni
insieme
.
E
nell
'
illustrarle
e
raccomandarle
insiste
a
lungo
,
dichiarandone
con
mirabile
sapienza
,
la
natura
,
la
causa
,
l
'
opportunità
,
i
diritti
,
i
doveri
,
le
leggi
.
30
.
Quegli
insegnamenti
furono
pubblicati
in
un
tempo
veramente
opportuno
;
quando
in
parecchie
nazioni
i
pubblici
poteri
,
totalmente
asserviti
al
liberalismo
,
poco
favorivano
,
anzi
avversavano
apertamente
le
menzionate
associazioni
di
operai
:
e
mentre
riconoscevano
consimili
associazioni
di
altre
classi
e
le
proteggevano
,
con
ingiustizia
esosa
negavano
il
diritto
naturale
di
associarsi
proprio
a
quelli
che
più
ne
avevano
bisogno
per
difendersi
dallo
sfruttamento
dei
potenti
.
Né
mancava
tra
gli
stessi
cattolici
chi
mettesse
in
sospetto
i
tentativi
di
formare
siffatte
organizzazioni
,
quasi
sapessero
di
un
certo
spirito
socialistico
o
sovversivo
.
a
)
associazioni
dei
lavoratori
31
.
Sono
dunque
sommamente
raccomandabili
le
norme
date
autorevolmente
da
Leone
XIII
,
perché
valsero
a
infrangere
le
opposizioni
e
dissipare
i
sospetti
.
E
d
'
importanza
anche
maggiore
riuscirono
per
aver
esse
esortato
i
lavoratori
cristiani
a
stringere
fra
di
loro
simili
organizzazioni
,
secondo
la
varietà
dei
mestieri
insegnandone
loro
il
modo
,
e
molti
di
essi
validamente
rassodarono
nella
via
del
dovere
,
mentre
erano
fortemente
adescati
dalle
associazioni
dei
socialisti
,
le
quali
,
con
incredibile
impudenza
,
si
spacciavano
per
uniche
tutrici
e
vindici
degli
umili
e
degli
oppressi
.
32
.
Ma
assai
opportunamente
l
'
enciclica
Rerum
novarum
dichiarava
che
,
nel
fondare
tali
associazioni
,
queste
si
dovevano
ordinare
e
governare
in
modo
da
somministrare
i
mezzi
più
adatti
e
spediti
al
conseguimento
del
fine
,
il
quale
consiste
in
questo
,
che
ciascuno
degli
associati
ne
tragga
il
maggior
aumento
possibile
di
benessere
fisico
,
economico
,
morale
;
ed
è
evidente
che
bisogna
avere
di
mira
,
come
.
scopo
principale
il
perfezionamento
religioso
e
morale
,
e
che
a
questo
perfezionamento
vuolsi
indirizzare
tutta
la
disciplina
sociale
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
42
)
.
Poiché
,
posto
il
fondamento
nella
religione
,
è
aperta
la
strada
a
regolare
le
mutue
attinenze
dei
soci
per
la
tranquillità
della
loro
convivenza
e
per
il
loro
benessere
economico
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
43
)
.
33
.
Ad
istituire
simili
sodalizi
,
si
consacrarono
dappertutto
con
lodevole
ardore
sacerdoti
e
laici
in
gran
numero
,
bramosi
di
attuare
davvero
integralmente
il
disegno
di
Leone
XIII
.
E
così
queste
associazioni
formarono
dei
lavoratori
schiettamente
cristiani
,
i
quali
sapevano
ben
congiungere
insieme
la
diligente
pratica
del
loro
mestiere
coi
salutari
precetti
della
religione
,
e
difendere
con
efficacia
e
fermezza
i
propri
interessi
e
diritti
temporali
,
mantenendo
il
debito
ossequio
alla
giustizia
e
il
sincero
intento
di
cooperare
con
le
altre
classi
della
società
al
rinnovamento
cristiano
di
tutta
la
vita
sociale
.
34
.
Questi
consigli
poi
e
questi
moniti
di
Leone
XIII
,
furono
messi
in
atto
dove
in
un
modo
dove
in
un
altro
,
secondo
le
varie
circostanze
nei
vari
luoghi
.
Così
in
alcuni
paesi
una
stessa
associazione
si
propose
di
raggiungere
tutti
quanti
gli
scopi
assegnati
dal
Pontefice
;
in
altre
,
così
richiedendo
e
consigliando
le
condizioni
locali
,
si
venne
a
una
certa
divisione
di
lavoro
e
furono
istituite
distinte
associazioni
,
di
cui
le
une
si
assumessero
la
difesa
dei
diritti
e
dei
legittimi
vantaggi
dei
soci
nei
contratti
di
lavoro
,
altre
si
occupassero
del
vicendevole
aiuto
da
prestarsi
nelle
cose
economiche
,
altre
finalmente
si
dedicassero
tutte
alla
cura
dei
doveri
morali
e
religiosi
e
di
altri
obblighi
simili
.
35
.
Questo
secondo
metodo
fu
adoperato
principalmente
là
dove
i
cattolici
non
potevano
formare
sindacati
cattolici
,
perché
impediti
o
dalle
leggi
del
paese
o
da
altre
tali
istituzioni
economiche
,
o
da
quel
lacrimevole
dissidio
delle
intelligenze
e
dei
cuori
,
tanto
largamente
disseminato
nella
società
moderna
,
e
dalla
stringente
necessità
di
resistere
con
fronte
unico
alle
schiere
irrompenti
dei
partiti
sovversivi
.
In
tali
circostanze
pare
che
i
cattolici
siano
quasi
costretti
ad
iscriversi
a
sindacati
neutri
,
i
quali
tuttavia
professino
sempre
la
giustizia
e
l
'
equità
e
lascino
ai
loro
soci
cattolici
la
piena
libertà
di
provvedere
alla
propria
coscienza
e
di
obbedire
alle
leggi
della
Chiesa
.
Spetta
però
ai
Vescovi
,
dove
secondo
le
circostanze
credano
necessarie
tali
associazioni
e
le
vedano
non
pericolose
per
la
religione
,
acconsentire
che
gli
operai
cattolici
vi
aderiscano
,
avendo
sempre
l
'
occhio
ai
principi
e
alle
garanzie
,
che
il
Nostro
Predecessore
Pio
X
,
di
s
.
m
.
,
raccomandava
(
Pio
X
,
enc
.
Singulari
quadam
,
del
24
sett
.
1912
)
:
delle
quali
garanzie
la
prima
e
principale
sia
questa
,
che
insieme
con
quei
sindacati
,
sempre
vi
siano
altri
sodalizi
,
i
quali
si
adoperino
con
diligenza
a
educare
profondamente
i
loro
soci
nella
parte
religiosa
e
morale
,
affinché
questi
possano
d
.
i
poi
compenetrare
le
associazioni
sindacali
di
quel
buono
spirito
,
con
cui
si
devono
reggere
in
tutta
la
loro
condotta
;
e
cosi
avverrà
che
tali
sodalizi
rechino
ottimi
frutti
,
anche
oltre
la
cerchia
dei
loro
soci
.
36
.
All
'
enciclica
leoniana
dunque
si
deve
attribuire
se
queste
associazioni
di
lavoratori
fiorirono
dappertutto
in
tal
modo
,
che
ormai
,
sebbene
purtroppo
ancora
inferiori
di
numero
alle
corporazioni
dei
socialisti
e
dei
comunisti
,
raccolgono
una
grandissima
moltitudine
di
operai
e
possono
vigorosamente
rivendicare
i
diritti
e
le
aspirazioni
legittime
dei
lavoratori
cristiani
,
tanto
nell
'
interno
della
propria
nazione
,
quanto
in
convegni
più
estesi
,
e
con
ciò
promuovere
i
salutari
principi
cristiani
intorno
alla
società
.
b
)
associazioni
fra
altre
classi
37
.
Oltre
ciò
,
le
verità
tanto
saggiamente
discusse
e
validarnente
propugnate
da
Leone
XIII
,
circa
il
diritto
naturale
di
associazioni
,
si
cominciarono
ad
applicare
con
facilità
anche
ad
altre
associazioni
e
non
solo
a
quelle
degli
operai
;
onde
alla
stessa
enciclica
leoniana
si
deve
in
non
poca
parte
il
tanto
rifiorire
di
simili
utilissime
associazioni
;
anche
tra
agricoltori
e
altre
classi
felicemente
si
unisce
al
vantaggio
economico
la
cultura
delle
anime
.
c
)
associazioni
padronali
38
.
Non
si
può
dire
lo
stesso
delle
Associazioni
vivamente
desiderate
dal
Nostro
Antecessore
,
tra
gli
imprenditori
di
lavoro
e
gli
industriali
.
Che
se
di
queste
dobbiamo
lamentare
la
scarsezza
,
ciò
non
si
deve
attribuire
unicamente
alla
volontà
delle
persone
,
ma
alle
difficoltà
molto
più
gravi
che
si
oppongono
a
consimili
associazioni
e
che
Noi
conosciamo
benissimo
e
teniamo
nel
giusto
conto
.
Ci
arride
tuttavia
la
ferma
speranza
che
anche
questi
impedimenti
si
possano
tra
breve
rimuovere
,
e
fin
d
'
ora
con
intima
consolazione
del
cuore
Nostro
salutiamo
alcuni
non
inutili
tentativi
fatti
in
questa
parte
,
i
cui
frutti
copiosi
ripromettono
una
più
ricca
messe
in
avvenire
(
cfr
.
Lettera
della
Sacra
Congregazione
del
Concilio
al
Vescovo
di
Lilla
,
5
giugno
1929
)
.
4
-
Conclusione
:
la
«
Rerum
Novarum
»
magna
charta
dell
'
ordine
sociale
39
.
Tutti
questi
benefici
dell
'
enciclica
leoniana
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
da
noi
accennati
piuttosto
che
ricordati
,
sorvolando
piuttosto
che
illustrando
,
sono
tanti
e
così
grandi
che
dimostrano
chiaramente
come
quell
'
immortale
documento
sia
ben
lungi
dal
rappresentarci
un
ideale
di
società
umano
bellissimo
sì
,
ma
fantastico
e
troppo
lontano
dalle
vere
esigenze
economiche
dei
nostri
tempi
e
per
ciò
stesso
inattuabile
.
Per
contrario
,
essi
dimostrano
che
il
Nostro
Antecessore
attinse
dal
Vangelo
,
e
perciò
da
una
sorgente
sempre
viva
e
vitale
,
quelle
dottrine
che
possono
,
se
non
subito
comporre
,
mitigare
almeno
in
gran
parte
quella
lotta
esiziale
e
intestina
che
dilania
la
famiglia
umana
.
Che
poi
una
parte
di
quel
buon
seme
,
tanto
copiosamente
sparso
or
sono
quaranta
anni
,
sia
caduta
in
terra
buona
,
vediamo
dalle
messi
lietissime
che
la
Chiesa
di
Cristo
,
e
quindi
l
'
intero
gregge
umano
,
con
la
grazia
di
Dio
,
ne
ha
raccolto
a
sua
salvezza
.
E
ben
a
ragione
si
può
dire
che
l
'
enciclica
leoniana
nella
lunga
esperienza
si
è
dimostrata
come
la
Magna
Charta
,
sulla
quale
deve
posare
tutta
l
'
attività
cristiana
del
campo
sociale
come
sul
proprio
fondamento
.
Coloro
poi
che
mostrano
di
fare
poco
conto
di
quell
'
enciclica
e
della
sua
commemorazione
,
bisogna
ben
dire
che
,
o
bestemmiano
quel
che
non
sanno
,
o
non
capiscono
quello
di
cui
hanno
solo
una
superficiale
cognizione
,
o
se
la
capiscono
meritano
d
'
essere
solennemente
tacciati
d
'
ingiustizia
e
di
ingratitudine
.
40
.
Se
non
che
,
nello
stesso
decorso
di
anni
,
essendo
sorti
alcuni
dubbi
circa
la
retta
interpretazione
di
parecchi
punti
dell
'
enciclica
leoniana
o
circa
le
conseguenze
da
trarsene
,
dubbi
che
hanno
dato
origine
a
controversie
non
sempre
serene
fra
gli
stessi
cattolici
;
e
d
'
altra
parte
le
nuove
necessità
dei
nostri
tempi
e
la
mutata
condizione
delle
cose
richiedendo
una
più
accurata
applicazione
della
dottrina
leoniana
o
anche
qualche
aggiunta
,
cogliamo
ben
volentieri
questa
opportuna
occasione
per
soddisfare
,
quanto
è
da
Noi
,
ai
dubbi
e
alle
esigenze
dei
tempi
moderni
,
secondo
l
'
apostolico
Nostro
mandato
per
cui
siamo
a
tutti
debitori
(
cfr
.
Rom
1
,
14
)
.
II
-
LA
DOTTRINA
DELLA
CHIESA
IN
MATERIA
SOCIALE
ED
ECONOMICA
41
.
Ma
prima
di
iniziare
a
dare
queste
spiegazioni
,
occorre
premettere
il
principio
,
già
da
Leone
XIII
con
rara
chiarezza
stabilito
,
che
cioè
risiede
in
Noi
il
diritto
e
il
dovere
di
giudicare
con
suprema
autorità
intorno
a
siffatte
questioni
sociali
ed
economiche
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
13
)
.
Certo
alla
Chiesa
non
fu
affidato
l
'
ufficio
di
guidare
gli
uomini
a
una
felicità
solamente
temporale
e
caduca
,
ma
all
'
eterna
.
Anzi
non
vuole
né
deve
la
Chiesa
senza
giusta
causa
ingerirsi
nella
direzione
delle
cose
puramente
umane
(
enc
.
Ubi
arcano
del
23
dicembre
l922
)
.
In
nessun
modo
però
può
rinunziare
all
'
ufficio
da
Dio
assegnatole
,
d
'
intervenire
con
la
sua
autorità
,
non
nelle
cose
tecniche
,
per
le
quali
non
ha
né
i
mezzi
adatti
né
la
missione
di
trattare
,
ma
in
tutto
ciò
che
ha
attinenza
con
la
morale
.
Infatti
in
questa
materia
,
il
deposito
della
verità
a
Noi
commesso
da
Dio
e
il
dovere
gravissimo
impostoCi
di
divulgare
e
di
interpretare
tutta
la
legge
morale
ed
anche
di
esigerne
opportunamente
ed
importunamente
l
'
osservanza
,
sottopongono
ed
assoggettano
al
supremo
Nostro
giudizio
tanto
l
'
ordine
sociale
,
quanto
l
'
economico
.
42
.
Sebbene
l
'
economia
e
la
disciplina
morale
,
ciascuna
nel
suo
ambito
,
si
appoggino
sui
principi
propri
,
sarebbe
errore
affermare
che
l
'
ordine
economico
e
l
'
ordine
morale
siano
così
disparati
ed
estranei
l
'
uno
all
'
altro
,
che
il
primo
in
nessun
modo
dipenda
dal
secondo
.
Certo
,
le
leggi
,
che
si
dicono
economiche
,
tratte
dalla
natura
stessa
delle
cose
e
dall
'
indole
dell
'
anima
e
del
corpo
umano
,
stabiliscono
quali
limiti
nel
campo
economico
il
potere
dell
'
uomo
non
possa
e
quali
possa
raggiungere
,
e
con
quali
mezzi
;
e
la
stessa
ragione
,
dalla
natura
delle
cose
e
da
quella
individuale
e
sociale
dell
'
uomo
,
chiaramente
deduce
quale
sia
il
fine
da
Dio
Creatore
proposto
a
tutto
l
'
ordine
economico
.
43
.
Soltanto
la
legge
morale
è
quella
la
quale
,
come
ci
intima
di
cercare
nel
complesso
delle
nostre
azioni
il
fine
supremo
ed
ultimo
,
così
nei
particolari
generi
di
operosità
ci
dice
di
cercare
quei
fini
speciali
,
che
a
quest
'
ordine
di
operazioni
sono
stati
prefissi
dalla
natura
,
o
meglio
,
da
Dio
,
autore
della
natura
,
e
di
subordinare
armonicamente
questi
fini
particolari
al
fine
supremo
.
E
ove
a
tal
legge
da
noi
fedelmente
si
obbedisca
,
avverrà
che
tutti
i
fini
particolari
,
tanto
individuali
quanto
sociali
,
in
materia
economica
perseguiti
,
si
inseriranno
convenientemente
nell
'
ordine
universale
dei
fini
,
e
salendo
per
quelli
come
per
altrettanti
gradini
,
raggiungeremo
il
fine
ultimo
di
tutte
le
cose
,
che
è
Dio
,
bene
supremo
e
inesauribile
per
se
stesso
e
per
noi
.
1
-
Il
dominio
o
diritto
di
proprietà
44
.
Ed
ora
,
per
venire
ai
singoli
punti
,
cominciamo
dal
dominio
o
diritto
di
proprietà
.
Voi
conoscete
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
come
il
Nostro
Predecessore
di
f
.
m
.
,
abbia
difeso
gagliardamente
il
diritto
di
proprietà
contro
gli
errori
dei
socialisti
del
suo
tempo
,
dimostrando
che
l
'
abolizione
della
proprietà
privata
tornerebbe
,
non
a
vantaggio
,
ma
a
estrema
rovina
della
classe
operaia
.
E
poiché
vi
ha
di
quelli
che
,
con
la
più
ingiuriosa
delle
calunnie
,
accusano
il
Sommo
Pontefice
e
la
Chiesa
stessa
,
quasi
abbia
preso
o
prenda
ancora
le
parti
dei
ricchi
contro
i
proletari
,
e
poiché
tra
i
cattolici
stessi
si
riscontrano
dissensi
intorno
alla
vera
e
schietta
sentenza
leoniana
,
Ci
sembra
bene
ribattere
ogni
calunnia
contro
quella
dottrina
,
che
è
la
cattolica
,
su
questo
argomento
,
e
difenderla
da
false
interpretazioni
.
a
)
sua
indole
individuale
e
sociale
45
.
In
primo
luogo
,
si
ha
da
ritenere
per
certo
,
che
né
Leone
XIII
né
i
teologi
che
insegnarono
sotto
la
guida
e
il
vigile
magistero
della
Chiesa
,
negarono
mai
o
misero
in
dubbio
la
doppia
specie
di
proprietà
,
detta
individuale
e
sociale
,
secondo
che
riguarda
gli
individui
o
spetta
al
bene
comune
;
ma
hanno
sempre
unanimemente
affermato
che
il
diritto
del
dominio
privato
viene
largito
agli
uomini
dalla
natura
,
cioè
dal
Creatore
stesso
,
sia
perché
gli
individui
possano
provvedere
a
sé
e
alla
famiglia
,
sia
perché
,
grazie
a
tale
istituto
,
i
beni
del
Creatore
,
essendo
destinati
a
tutta
l
'
umana
famiglia
,
servano
veramente
a
questo
fino
;
il
che
in
nessun
modo
si
potrebbe
ottenere
senza
l
'
osservanza
di
un
ordine
certo
e
determinato
.
46
.
Pertanto
occorre
guardarsi
diligentemente
dall
'
urtare
contro
un
doppio
scoglio
.
Giacché
,
come
negando
o
affievolendo
il
carattere
sociale
e
pubblico
del
diritto
di
proprietà
si
cade
e
si
rasenta
il
cosiddetto
«
individualismo
»
,
così
respingendo
e
attenuando
il
carattere
privato
e
individuale
del
medesimo
diritto
,
necessariamente
si
precipita
nel
«
collettivismo
»
o
almeno
si
sconfina
verso
le
sue
teorie
.
E
chi
non
tenga
presente
queste
considerazioni
,
va
logicamente
a
cadere
negli
scogli
del
modernismo
murale
,
giuridico
e
sociale
,
da
Noi
denunciati
nella
Nostra
prima
enciclica
(
enc
.
Ubi
arcano
del
23
dicembre
1922
)
.
E
di
ciò
si
persuadano
coloro
specialmente
che
,
amanti
delle
novità
,
non
si
peritano
d
'
incolpare
la
Chiesa
con
vituperose
calunnie
,
quasi
abbia
permesso
che
nella
dottrina
dei
teologi
s
'
infiltrasse
il
concetto
pagano
della
proprietà
,
al
quale
bisognerebbe
assolutamente
sostituire
un
altro
,
che
con
strana
ignoranza
essi
chiamano
cristiano
.
b
)
doveri
inerenti
alla
proprietà
47
.
Per
contenere
poi
nei
giusti
limiti
le
controversie
,
sorti
ultimamente
intorno
alla
proprietà
e
ai
doveri
a
essa
inerenti
,
rimanga
fermo
anzitutto
il
fondamento
stabilito
da
Leone
XIII
:
che
il
diritto
cioè
di
proprietà
si
distingue
dall
'
uso
di
esso
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
19
)
.
La
giustizia
,
infatti
,
che
si
dice
commutativa
,
vuole
che
sia
scrupolosamente
mantenuta
la
divisione
dei
beni
,
e
che
non
si
invada
il
diritto
altrui
col
trapassare
i
limiti
del
dominio
proprio
;
che
poi
i
padroni
non
usino
se
non
onestamente
della
proprietà
,
ciò
non
è
ufficio
di
questa
speciale
giustizia
,
ma
di
altre
virtù
,
dei
cui
doveri
non
si
può
esigere
l
'
adempimento
per
vie
giuridiche
(
cfr
.
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
19
)
.
Onde
a
torto
certuni
pretendono
che
la
proprietà
e
l
'
onesto
uso
di
essa
siano
ristretti
dentro
gli
stessi
confini
;
e
molto
più
è
contrario
a
verità
il
dire
che
il
diritto
di
proprietà
venga
meno
o
si
perda
per
l
'
abuso
o
il
non
uso
che
se
ne
faccia
.
48
.
Per
il
che
compiono
opera
salutare
e
degna
di
ogni
encomio
tutti
quelli
che
,
salva
la
concordia
degli
animi
e
l
'
integrità
della
dottrina
,
quale
fu
sempre
predicata
dalla
Chiesa
,
si
studiano
di
definire
l
'
intima
natura
e
i
limiti
di
questi
doveri
,
coi
quali
o
il
diritto
stesso
di
proprietà
ovvero
l
'
uso
o
l
'
esercizio
del
dominio
vengono
circoscritti
dalle
necessità
della
convivenza
sociale
.
S
'
ingannano
invece
ed
errano
coloro
che
si
studiano
di
sminuire
talmente
il
carattere
individuale
della
proprietà
,
da
giungere
di
fatto
a
distruggerla
.
c
)
poteri
dello
Stato
sulla
proprietà
49
.
E
veramente
dal
carattere
stesso
della
proprietà
,
che
abbiamo
detta
individuale
insieme
e
sociale
,
si
deduce
che
in
questa
materia
gli
uomini
debbono
aver
riguardo
non
solo
al
proprio
vantaggio
,
ma
altresì
al
bene
comune
.
La
determinazione
poi
di
questi
doveri
in
particolare
e
secondo
le
circostanze
,
e
quando
non
sono
già
indicati
dalla
legge
di
natura
,
è
ufficio
dei
pubblici
poteri
.
Onde
la
pubblica
autorità
può
con
maggior
cura
specificare
,
considerata
la
vera
necessità
del
bene
comune
e
tenendo
sempre
innanzi
agli
occhi
la
legge
naturale
e
divina
,
che
cosa
sia
lecito
ai
possidenti
e
che
cosa
no
,
nell
'
uso
dei
propri
beni
.
Anzi
Leone
XIII
aveva
sapientemente
sentenziato
:
avere
Dio
lasciato
all
'
industria
degli
uomini
e
alle
istituzioni
dei
popoli
la
delimitazione
delle
proprietà
private
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
7
)
.
E
invero
,
come
dalla
storia
si
provi
che
,
al
pari
degli
altri
elementi
della
vita
sociale
,
la
proprietà
non
sia
affatto
immobile
.
Noi
stessi
già
lo
dichiarammo
con
le
seguenti
parole
:
Quante
diverse
forme
concrete
ha
avuto
la
proprietà
dalla
primitiva
forma
dei
popoli
selvaggi
,
della
quale
ancora
ai
dì
nostri
si
può
avere
una
certa
esperienza
,
a
quella
proprietà
nei
tempi
e
nelle
forme
patriarcali
,
e
poi
via
via
nelle
diverse
forme
tiranniche
(
diciamo
nel
significato
classico
della
parola
)
,
poi
attraverso
le
forme
feudali
,
poi
in
quelle
monarchiche
e
in
tutte
le
forme
susseguenti
dell
'
età
moderna
(
Alloc
.
al
Comitato
dell
'A.C
.
per
l
'
Italia
,
16
maggio
1926
)
.
La
pubblica
autorità
però
,
come
è
evidente
,
non
può
usare
arbitrariamente
di
tale
suo
diritto
;
poichè
bisogna
che
rimanga
sempre
intatto
e
inviolato
il
diritto
naturale
di
proprietà
privata
e
di
trasmissione
ereditaria
dei
propri
beni
,
diritto
che
lo
Stato
non
può
sopprimere
,
perché
l
'
uomo
é
anteriore
allo
Stato
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
6
)
,
ed
anche
perché
il
domestico
consorzio
è
logicamente
e
storicamente
anteriore
al
civile
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
l0
)
.
Perciò
il
sapientissimo
Pontetice
aveva
già
dichiarato
non
essere
lecito
allo
Stato
di
aggravare
tanto
con
imposte
e
tasse
esorbitanti
la
proprietà
privata
da
renderla
quasi
stremata
.
Poichè
non
derivando
il
diritto
di
proprietà
privata
da
legge
umana
,
ma
da
legge
naturale
,
lo
Stato
non
può
annientarlo
,
ma
semplicemente
temperarne
l
'
uso
e
armonizzarlo
col
bene
comune
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
35
)
.
Quando
poi
la
pubblica
autorità
mette
così
d
'
accordo
i
primati
domìni
con
le
necessità
del
bene
comune
,
non
fa
opera
ostile
ma
piuttosto
amichevole
verso
i
padroni
privati
,
come
quella
che
in
tal
modo
validamente
impedisce
che
il
privato
possesso
dei
beni
,
voluto
dal
sapientissimo
Autore
della
natura
a
sussidio
della
vita
umana
,
generi
danni
intollerabili
e
così
vada
in
rovina
;
né
abolisce
i
privati
possessi
,
ma
li
assicura
;
né
indebolisce
la
proprietà
privata
,
ma
la
rinvigorisce
.
d
)
i
redditi
liberi
50
.
Non
sono
neppure
abbandonate
per
intero
al
capriccio
dell
'
uomo
le
libere
entrate
di
lui
,
quelle
cioè
di
cui
egli
non
abbisogna
per
un
tenore
di
vita
conveniente
e
decorosa
;
ché
anzi
la
sacra
Scrittura
e
i
santi
Padri
chiarissimamente
e
continuamente
denunciano
ai
ricchi
il
gravissimo
precetto
da
cui
sono
tenuti
,
di
esercitare
l
'
elemosina
,
la
beneficenza
,
la
liberalità
.
51
.
L
'
impiegare
però
più
copiosi
proventi
in
opere
che
diano
più
larga
opportunità
di
lavoro
,
purché
tale
lavoro
sia
per
procurare
beni
veramente
utili
,
dai
principi
dell
'
Angelico
Dottore
(
cfr
.
S
.
Thom
.
,
Summ
.
Theol
.
,
II
-
II
,
q
.
134
)
si
può
dedurre
che
non
solo
ciò
è
immune
da
ogni
vizio
o
morale
imperfezione
,
ma
deve
ritenersi
per
opera
cospicua
della
virtù
della
magnificenza
,
in
tutto
corrispondente
alle
necessità
dei
tempi
.
e
)
titoli
della
proprietà
52
.
Che
la
proprietà
poi
originariamente
si
acquisti
e
con
l
'
occupazione
di
una
cosa
senza
padrone
(
res
nullius
)
e
con
l
'
industria
e
il
lavoro
,
ossia
con
la
«
specificazione
»
,
come
si
suol
dire
,
è
chiaramente
attestato
sia
dalla
tradizione
di
tutti
i
tempi
,
sia
dall
'
insegnamento
del
Pontefice
Leone
XIII
,
Nostro
Predecessore
.
Non
si
reca
infatti
torto
a
nessuno
,
checché
alcuni
dicano
in
contrario
,
quando
si
prende
possesso
di
una
cosa
che
è
in
balia
del
pubblico
,
ossia
non
è
di
nessuno
;
l
'
industria
poi
che
da
un
uomo
si
eserciti
in
proprio
nome
e
con
la
quale
si
aggiunga
una
nuova
forma
o
un
aumento
di
valore
,
basta
da
sola
perché
questi
frutti
si
aggiudichino
a
chi
vi
ha
lavorato
attorno
.
2
-
Capitale
e
lavoro
53
.
Assai
diversa
è
la
natura
del
lavoro
,
che
si
presta
ad
altri
e
si
esercita
sopra
il
capitale
altrui
.
A
questo
lavoro
soprattutto
si
addice
quel
che
Leone
XIII
disse
essere
cosa
verissima
:
cioè
che
non
d
'
altronde
è
prodotta
la
pubblica
ricchezza
,
se
non
dal
lavoro
degli
operai
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
37
)
.
Non
vediamo
noi
infatti
con
gli
occhi
nostri
,
come
l
'
ingente
somma
dei
beni
,
di
cui
è
fatta
la
ricchezza
degli
uomini
,
esce
prodotta
dalle
mani
degli
operai
,
le
quali
o
lavorano
da
sole
,
o
mirabilmente
moltiplicano
la
loro
efficienza
valendosi
di
strumenti
,
ossia
di
macchine
?
Non
v
'
è
anzi
chi
ignori
come
nessun
popolo
mai
dalla
penuria
e
dall
'
indigenza
sia
arrivato
a
una
migliore
o
più
alta
fortuna
,
se
non
mediante
un
grande
lavoro
compiuto
insieme
da
tutti
quelli
del
paese
,
tanto
da
coloro
che
dirigono
,
quanto
da
coloro
che
eseguiscono
.
Ma
non
meno
chiaro
apparisce
che
quei
sommi
sforzi
sarebbero
riusciti
del
tutto
inutili
,
anzi
non
sarebbe
stato
neppure
possibile
il
tentarli
,
se
Dio
Creatore
di
tutti
non
avesse
prima
largito
,
per
sua
bontà
,
le
ricchezze
e
il
capitale
naturale
,
i
sussidi
e
le
forze
della
natura
.
Che
cosa
è
infatti
lavorare
se
non
adoperare
ed
esercitare
le
forze
dell
'
animo
e
del
corpo
,
circa
queste
cose
e
con
queste
cose
medesime
?
Richiede
poi
la
legge
di
natura
e
la
volontà
di
Dio
,
dopo
la
promulgazione
di
questa
legge
,
che
si
osservi
il
retto
ordine
nell
'
applicare
agli
usi
umani
il
capitale
naturale
;
e
tale
ordine
consiste
in
ciò
,
che
ogni
cosa
abbia
il
suo
padrone
.
54
.
Di
qui
avviene
che
,
tolto
il
caso
che
altri
lavorino
intorno
al
proprio
capitale
,
tanto
l
'
opera
altrui
quanto
l
'
altrui
capitale
debbono
associarsi
in
un
comune
consorzio
,
perché
l
'
uno
senza
l
'
altro
non
valgono
a
produrre
nulla
.
Il
che
fu
bene
osservato
da
Leone
XIII
,
quando
scrisse
:
Non
può
sussistere
capitale
senza
lavoro
,
né
lavoro
senza
capitale
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
16
)
.
Per
cui
è
del
tutto
falso
ascrivere
o
al
solo
capitale
o
al
solo
lavoro
ciò
che
si
ottiene
con
l
'
opera
unita
dell
'
uno
e
dell
'
altro
;
ed
è
affatto
ingiusto
che
l
'
uno
arroghi
a
sé
quel
che
si
fa
,
negando
l
'
efficacia
dell
'
altro
.
a
)
ingiuste
rivendicazioni
del
capitale
55
.
Per
lungo
tempo
certamente
il
capitale
troppo
aggiudicò
a
sé
stesso
.
Quanto
veniva
prodotto
e
i
frutti
che
se
ne
ricavavano
,
ogni
cosa
il
capitale
prendeva
per
sé
,
lasciando
appena
all
'
operaio
tanto
che
bastasse
a
ristorare
le
forze
e
a
riprodurre
.
Giacché
andavano
dicendo
che
per
una
legge
economica
affatto
ineluttabile
,
tutta
la
somma
del
capitale
apparteneva
ai
ricchi
,
e
per
la
stessa
legge
gli
operai
dovevano
rimanere
in
perpetuo
nella
condizione
di
proletari
,
costretti
cioè
a
un
tenore
di
vita
precario
e
meschino
.
E
'
bensì
vero
che
con
questi
principi
dei
liberali
,
che
volgarmente
si
denominano
di
Manchester
,
l
'
azione
pratica
non
si
accordava
né
sempre
né
dappertutto
;
pure
non
si
può
negare
che
gli
istituti
economico
-
sociali
avevano
mostrato
di
piegare
verso
quei
principi
con
vero
e
costante
sforzo
.
Ora
,
che
queste
false
opinioni
,
questi
fallaci
supposti
siano
stati
fortemente
combattuti
,
e
non
da
coloro
solo
che
per
essi
venivano
privati
del
naturale
diritto
di
procurarsi
una
migliore
condizione
di
vita
,
nessuno
vi
sarà
che
se
ne
meravigli
.
b
)
ingiuste
rivendicazioni
del
lavoro
56
.
Perciò
agli
operai
angariati
,
si
accostarono
i
cosiddetti
intellettuali
,
contrapponendo
a
una
legge
immaginaria
un
principio
morale
parimenti
immaginario
:
che
cioè
quanto
si
produce
e
si
percepisce
di
reddito
,
trattone
quel
tante
che
basti
a
risarcire
e
riprodurre
il
capitale
,
si
deve
di
diritto
all
'
operaio
.
Questo
errore
,
quanto
è
più
lusinghevole
di
quello
di
vari
socialisti
,
i
quali
affermano
che
tutto
ciò
che
serve
alla
produzione
si
ha
da
trasfondere
allo
Stato
,
o
come
dicono
da
«
socializzare
»
,
tanto
è
più
pericoloso
e
più
atto
a
ingannare
gli
incauti
:
blando
veleno
,
che
fu
avidamente
sorbito
da
molti
,
che
un
aperto
socialismo
non
aveva
mai
potuto
trarre
in
inganno
.
c
)
principio
direttivo
di
giusta
ripartizione
57
.
Certo
,
ad
impedire
che
con
queste
false
teorie
non
si
chiudesse
l
'
adito
alla
giustizia
e
alla
pace
tanto
per
il
capitale
quanto
per
il
lavoro
,
avrebbero
dovuto
giovare
le
sapienti
parole
del
Nostro
Predecessore
,
che
cioè
la
terra
,
sebbene
divisa
tra
i
privati
,
resta
nondimeno
a
servizio
e
utilità
di
tutti
,
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
7
)
.
E
ciò
stesso
Noi
pure
abbiamo
insegnato
poc
'
anzi
nel
riaffermare
che
la
spartizione
dei
beni
in
private
proprietà
è
stabilita
dalla
natura
stessa
,
affinché
le
cose
create
possano
dare
agli
uomini
tale
comune
utilità
stabilmente
e
con
ordine
.
Il
che
conviene
tenere
di
continuo
presente
,
se
non
si
vuole
uscire
dal
retto
sentiero
della
verità
.
58
.
Ora
,
non
ogni
distribuzione
di
beni
e
di
ricchezze
tra
gli
uomini
è
tale
da
ottenere
il
fine
inteso
da
Dio
o
pienamente
o
con
quella
perfezione
che
si
deve
.
Onde
è
necessario
che
le
ricchezze
le
quali
si
amplificano
di
continuo
grazie
ai
progressi
economici
e
sociali
,
vengano
attribuite
ai
singoli
individui
e
alle
classi
in
modo
che
resti
salva
quella
comune
utilità
di
tutti
,
lodata
da
Leone
XIII
,
ovvero
,
per
dirla
con
altre
parole
,
perché
si
serbi
integro
il
bene
comune
dell
'
intera
società
.
Per
questa
legge
di
giustizia
sociale
non
può
una
classe
escludere
l
'
altra
dalla
partecipazione
degli
utili
.
Che
se
perciò
è
violata
questa
legge
dalla
classe
dei
ricchi
,
quando
spensierati
nell
'
abbondanza
dei
loro
beni
stimano
naturale
quell
'
ordine
di
cose
,
che
riesce
tutto
a
loro
favore
e
niente
a
favore
dell
'
operaio
;
è
non
meno
violata
dalla
classe
proletaria
,
quando
,
aizzata
per
la
violazione
della
giustizia
e
tutta
intesa
a
rivendicare
il
suo
solo
diritto
,
di
cui
è
conscia
,
esige
tutto
per
sé
,
siccome
prodotto
dalle
sue
mani
,
e
quindi
combatte
e
vuole
abolita
la
proprietà
e
i
redditi
o
proventi
non
procacciati
con
il
lavoro
,
di
qualunque
genere
siano
o
di
qualsiasi
ufficio
facciano
le
veci
nell
'
umana
convivenza
,
e
ciò
non
per
altra
ragione
se
non
perché
son
tali
.
59
.
E
a
questo
proposito
occorre
osservare
che
fuori
di
argomento
e
bene
a
torto
applicano
alcuni
le
parole
dell
'
Apostolo
:
chi
non
vuole
lavorare
non
mangi
(
2
Tess
3
,
10
)
,
perché
la
sentenza
dell
'
Apostolo
è
proferita
contro
quelli
che
si
astengono
dal
lavoro
,
quando
potrebbero
e
dovrebbero
lavorare
,
e
ammonisce
a
usare
alacremente
del
tempo
e
delle
forze
del
corpo
e
dell
'
anima
,
né
aggravare
gli
altri
,
quando
da
noi
stessi
ci
possiamo
provvedere
;
ma
non
insegna
punto
che
il
lavoro
sia
l
'
unico
titolo
per
ricevere
vitto
e
proventi
(
cfr
.
2
Tess
3,8-10
)
.
60
.
A
ciascuno
dunque
si
deve
attribuire
la
sua
parte
di
beni
e
bisogna
procurare
che
la
distribuzione
dei
beni
creati
,
la
quale
ognuno
vede
quanto
ora
sia
causa
di
disagio
,
per
il
grande
squilibrio
fra
i
pochi
straricchi
e
gli
innumerevoli
indigenti
,
venga
ricondotta
alla
conformità
con
le
norme
del
bene
comune
e
della
giustizia
sociale
.
3
-
La
elevazione
dei
proletari
61
.
Tale
è
l
'
intento
che
il
Nostro
Predecessore
proclamò
doversi
raggiungere
:
la
elevazione
del
proletario
.
E
ciò
si
deve
asserire
tanto
più
forte
e
ripetere
tanto
più
instantemente
,
in
quanto
non
di
rado
le
prescrizioni
così
salutari
del
Pontefice
furono
messe
in
dimenticanza
,
o
perché
di
proposito
passate
sotto
silenzio
,
o
perché
l
'
eseguirle
si
reputò
non
possibile
,
mentre
pure
e
si
possono
e
si
debbono
eseguire
.
Né
sono
esse
diventate
ai
nostri
giorni
meno
sagge
ed
efficaci
perché
meno
imperversa
oggi
quell
'
orrendo
«
pauperismo
»
da
Leone
XIII
considerato
.
Certo
,
la
condizione
degli
operai
s
'
è
fatta
migliore
e
più
equa
.
massime
negli
Stati
più
colti
e
nelle
Nazioni
più
grandi
,
dove
non
si
può
dire
che
tutti
gli
operai
siano
afflitti
dalla
miseria
o
travagliati
dal
bisogno
.
Ma
dopo
che
le
arti
meccaniche
e
le
industrie
dell
'
uomo
sono
penetrate
e
si
sono
diffuse
con
tanta
rapidità
in
regioni
senza
numero
,
tanto
nelle
terre
che
si
dicono
nuove
,
quanto
nei
regni
del
lontano
Oriente
,
già
famosi
per
antichissima
civiltà
,
è
cresciuta
smisuratamente
la
moltitudine
dei
proletari
bisognosi
,
e
i
loro
gemiti
gridano
a
Dio
dalla
terra
.
S
'
aggiunga
il
grandissimo
esercito
di
braccianti
della
campagna
,
ridotti
ad
una
infima
condizione
di
vita
e
privi
di
speranza
d
'
ottenere
mai
alcuna
porzione
di
suolo
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
35
)
e
quindi
sottoposti
in
perpetuo
alla
condizione
proletaria
,
se
non
si
adoperino
rimedi
convenevoli
ed
efficaci
.
62
.
Ma
benché
sia
verissimo
che
la
condizione
proletaria
debba
ben
distinguersi
dal
pauperismo
,
pure
la
stessa
foltissima
moltitudine
dei
proletari
è
un
argomento
ineluttabile
,
che
le
ricchezze
tanto
copiosamente
cresciute
in
questo
nostro
secolo
detto
dell
'
industrialismo
,
non
sono
rettamente
distribuite
e
applicate
alle
diverse
classi
di
uomini
.
63
,
È
necessario
dunque
con
tutte
le
forze
procurare
che
in
avvenire
i
capitali
guadagnati
non
si
accumulino
se
non
con
equa
proporzione
presso
i
ricchi
,
e
si
distribuiscano
con
una
certa
ampiezza
fra
i
prestatori
di
opera
,
non
perché
questi
rallentino
nel
lavoro
,
essendo
l
'
uomo
nato
al
lavoro
come
l
'
uccello
al
volo
,
ma
perché
con
la
economia
aiutino
il
loro
avere
,
e
amministrando
con
saggezza
l
'
aumentata
proprietà
possano
più
facilmente
e
tranquillamente
sostenere
i
pesi
della
famiglia
,
e
usciti
da
quell
'
incerta
sorte
di
vita
,
in
cui
si
dibatte
il
proletariato
,
non
solo
siano
in
grado
di
sopportare
le
vicende
della
vita
,
ma
possano
ripromettersi
che
alla
loro
morte
saranno
convenientemente
provveduti
quelli
che
lasciano
dopo
di
sé
.
64
.
Tutti
questi
suggerimenti
furono
dal
Nostro
Predecessore
non
soltanto
insinuati
,
ma
apertamente
proclamati
e
Noi
con
questa
Nostra
Enciclica
torniamo
a
vivamente
inculcarli
.
Che
se
ora
non
si
prende
finalmente
a
metterli
in
esecuzione
senza
indugio
e
con
ogni
vigore
,
niuno
potrebbe
ripromettersi
passibile
un
'
efficace
difesa
dell
'
ordine
pubblico
e
della
tranquillità
sociale
contro
i
seminatori
di
novità
sovversive
.
4
-
Il
giusto
salario
65
.
Ma
tale
attuazione
non
sarà
possibile
se
i
proletari
non
giungeranno
,
con
la
diligenza
e
con
il
risparmio
,
a
farsi
un
qualche
modesto
patrimonio
,
come
abbiamo
detto
riferendoci
alla
dottrina
del
Nostro
Predecessore
Leone
XIII
.
Orbene
,
chi
per
guadagnarsi
il
vitto
e
il
necessario
alla
vita
altro
non
ha
che
il
lavoro
,
come
potrà
,
pur
vivendo
parcamente
,
mettersi
da
parte
qualche
fortuna
se
non
con
la
paga
,
che
trae
dal
lavoro
?
Affrontiamo
dunque
la
questione
del
salario
,
da
Leone
XIII
definita
assai
importante
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
34
)
,
svolgendone
e
dichiarandone
,
ove
occorra
,
la
dottrina
e
i
precetti
.
A
)
il
contratto
di
lavoro
non
è
di
sua
natura
ingiusto
66
.
E
da
prima
l
'
affermazione
che
il
contratto
di
offerta
di
prestazione
d
'
opera
sia
di
sua
natura
ingiusto
,
e
quindi
si
debba
sostituire
con
contratto
di
società
,
è
affermazione
gratuita
e
calunniosa
contro
il
Nostro
Predecessore
,
la
cui
enciclica
Rerum
novarum
non
solo
lo
ammette
,
ma
ne
tratta
a
lungo
sul
modo
di
disciplinarlo
secondo
le
norme
della
giustizia
.
67
.
Tuttavia
,
nelle
odierne
condizioni
sociali
,
stimiamo
sia
cosa
più
prudente
che
,
quando
è
possibile
,
il
contratto
del
lavoro
venga
temperato
alquanto
col
contratto
di
società
,
come
già
si
è
incominciato
a
fare
in
diverse
maniere
,
con
non
poco
vantaggio
degli
operai
stessi
e
dei
padroni
.
Così
gli
operai
diventano
cointeressati
o
nella
proprietà
o
nell
'
amministrazione
,
e
compartecipi
in
certa
misura
dei
lucri
percepiti
.
68
.
Né
la
giusta
proporzione
del
salario
deve
calcolarsi
da
un
solo
titolo
,
ma
da
più
,
come
già
sapientemente
aveva
dichiarato
Leone
XIII
scrivendo
:
Il
determinare
la
mercede
secondo
la
giustizia
dipende
da
molte
considerazioni
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
17
)
.
Con
le
quali
parole
fin
da
allora
confutò
la
leggerezza
di
coloro
i
quali
credono
facilmente
,
ricorrendo
a
un
'
unica
misura
,
e
questa
,
ben
lontana
dalla
realtà
.
69
.
Sono
certamente
in
errore
coloro
i
quali
non
dubitano
di
proclamare
come
principio
,
che
tanto
vale
il
lavoro
ed
altrettanto
deve
essere
rimunerato
,
quanto
valgono
i
frutti
da
esso
prodotti
,
e
perciò
il
prestatore
del
lavoro
ha
il
diritto
di
esigere
quanto
si
è
ottenuto
col
suo
lavoro
:
principio
la
cui
assurdità
apparisce
anche
da
quanto
abbiamo
esposto
,
trattando
della
proprietà
.
B
)
carattere
individuale
e
sociale
del
lavoro
70
.
Ora
è
facile
intendere
che
oltre
al
carattere
personale
e
individuale
deve
considerarsi
il
carattere
sociale
,
come
della
proprietà
,
così
anche
del
lavoro
,
massime
di
quello
che
per
contratto
si
cede
ad
altri
;
giacché
se
non
sussiste
un
corpo
veramente
sociale
o
organico
,
se
un
ordine
sociale
e
giuridico
non
tutela
l
'
esercizio
del
lavoro
,
se
le
varie
parti
,
le
une
dipendenti
dalle
altre
,
non
si
collegano
fra
di
loro
e
mutuamente
non
si
compiono
,
se
,
quel
che
è
più
,
non
si
associano
,
quasi
a
formare
una
cosa
sola
,
l
'
intelligenza
,
il
capitale
,
il
lavoro
,
l
'
umana
attività
non
può
produrre
i
suoi
frutti
;
e
quindi
non
si
potrà
valutare
giustamente
né
retribuire
adeguatamente
,
dove
non
si
tenga
conto
della
sua
natura
sociale
e
individuale
.
C
)
tre
punti
da
tener
presenti
71
.
Da
questo
doppio
carattere
,
insito
nella
natura
stessa
del
lavoro
umano
,
sgorgano
gravissime
conseguenze
,
a
norma
delle
quali
il
salario
vuole
essere
regolato
e
determinato
.
a
)
il
sostentamento
dell
'
operaio
e
della
sua
famiglia
72
.
In
primo
luogo
,
all
'
operaio
si
deve
dare
una
mercede
che
basti
al
sostentamento
di
lui
e
della
sua
famiglia
(
cfr
.
enc
.
Casti
connubii
del
31
dicembre
1930
)
.
È
bensì
giusto
che
anche
il
resto
della
famiglia
,
ciascuno
secondo
le
sue
forze
,
contribuisca
al
comune
Sostentamento
,
come
già
si
vede
in
pratica
specialmente
nelle
famiglie
dei
contadini
,
e
anche
in
molte
di
quelle
degli
artigiani
e
dei
piccoli
commercianti
;
ma
non
bisogna
che
si
abusi
dell
'
età
dei
fanciulli
né
della
debolezza
della
donna
.
Le
madri
di
famiglia
prestino
l
'
opera
loro
in
casa
sopra
tutto
o
nelle
vicinanze
della
casa
,
attendendo
alle
faccende
domestiche
.
Che
poi
le
madri
di
famiglia
,
per
la
scarsezza
del
salario
del
padre
,
siano
costrette
ad
esercitare
un
'
arte
lucrativa
fuori
delle
pareti
domestiche
,
trascurando
così
le
incombenze
e
i
doveri
loro
propri
,
e
particolarmente
la
cura
e
l
'
educazione
dei
loro
bambini
,
è
un
pessimo
disordine
,
che
si
deve
con
ogni
sforzo
eliminare
.
Bisogna
dunque
fare
di
tutto
perché
i
padri
di
famiglia
percepiscano
una
mercede
tale
che
basti
per
provvedere
convenientemente
alle
comuni
necessità
domestiche
.
Che
se
nelle
presenti
circostanze
della
società
ciò
non
sempre
si
potrà
fare
,
la
giustizia
sociale
richiede
che
s
'
introducano
quanto
prima
quelle
mutazioni
che
assicurino
ad
ogni
operaio
adulto
siffatti
salari
.
Sono
altresì
meritevoli
di
lode
tutti
quelli
che
con
saggio
e
utile
divisamento
hanno
sperimentato
e
tentano
diverse
vie
,
onde
la
mercede
del
lavoro
si
retribuisca
con
tale
corrispondenza
ai
pesi
della
famiglia
,
che
,
aumentando
questi
,
anche
quella
si
somministri
più
larga
;
e
anzi
,
se
occorra
,
si
soddisfaccia
alle
necessità
straordinarie
.
b
)
la
condizione
dell
'
azienda
73
.
Nello
stabilire
la
quantità
della
mercede
si
deve
tener
conto
anche
dello
stato
dell
'
azienda
e
dell
'
imprenditore
di
essa
;
perché
è
ingiusto
chiedere
esagerati
salari
,
quando
l
'
azienda
non
li
può
sopportare
senza
la
rovina
propria
e
la
conseguente
calamità
degli
operai
.
È
però
vero
che
se
il
minor
guadagno
che
essa
fa
è
dovuto
a
indolenza
,
a
inesattezza
e
a
noncuranza
del
progresso
tecnico
ed
economico
,
questa
non
sarebbe
da
stimarsi
giusta
causa
per
diminuire
la
mercede
agli
operai
.
Che
se
l
'
azienda
medesima
non
ha
tante
entrate
che
bastino
per
dare
un
equo
salario
agli
operai
,
o
perché
è
oppressa
da
ingiusti
gravami
,
o
perché
è
costretta
a
vendere
i
suoi
prodotti
ad
un
prezzo
minore
del
giusto
,
coloro
che
così
la
opprimono
si
fanno
rei
di
grave
colpa
;
perché
costoro
privano
della
giusta
mercede
gli
operai
;
i
quali
,
spinti
dalla
necessità
,
sono
costretti
a
contentarsi
di
un
salario
inferiore
al
giusto
.
74
.
Tutti
adunque
,
e
operai
e
padroni
,
in
unione
di
forza
e
di
mente
,
si
adoperino
a
vincere
tutti
gli
ostacoli
e
le
difficoltà
,
e
siano
aiutati
in
quest
'
opera
tanto
salutare
dalla
sapiente
provvidenza
dei
pubblici
poteri
.
Che
se
poi
il
caso
fosse
arrivato
all
'
estremo
,
allora
dovrà
deliberarsi
se
l
'
azienda
possa
proseguire
nella
sua
impresa
,
o
se
sia
da
provvedere
in
altro
modo
agli
operai
.
Nel
qual
punto
,
che
è
certo
gravissimo
,
bisogna
che
si
stringa
ed
operi
efficacemente
una
certa
colleganza
e
concordia
cristiana
tra
padroni
e
operai
.
c
)
La
necessità
del
bene
comune
75
.
Finalmente
la
quantità
del
salario
deve
contemperarsi
col
pubblico
bene
economico
.
Già
abbiamo
detto
quanto
giovi
a
questa
prosperità
o
bene
comune
,
che
gli
operai
mettano
da
parte
la
porzione
di
salario
,
che
loro
sopravanza
alle
spese
necessarie
,
per
giungere
a
poco
a
poco
a
un
modesto
patrimonio
;
ma
non
è
da
trascurare
un
altro
punto
di
importanza
forse
non
minore
e
ai
nostri
tempi
affatto
necessario
,
che
cioè
a
coloro
i
quali
e
possono
e
vogliono
lavorare
,
si
dia
opportunità
di
lavorare
.
E
questo
non
poco
dipende
dalla
determinazione
del
salario
;
la
quale
,
come
può
giovare
là
dove
è
mantenuta
tra
giusti
limiti
,
così
alla
sua
volta
può
nuocere
se
li
eccede
.
Chi
non
sa
infatti
che
la
troppa
tenuità
e
la
soverchia
altezza
dei
salari
è
stata
la
cagione
per
la
quale
gli
operai
non
potessero
aver
lavorato
?
Il
quale
inconveniente
,
riscontratosi
specialmente
nei
tempi
del
Nostro
Pontificato
in
danno
di
molti
,
gettò
gli
operai
nella
miseria
e
nelle
tentazioni
,
mandò
in
rovina
la
prosperità
delle
città
e
mise
in
pericolo
la
pace
e
la
tranquillità
di
tutto
il
mondo
.
È
contrario
dunque
alla
giustizia
sociale
che
,
per
badare
al
proprio
vantaggio
senza
aver
riguardo
al
bene
comune
,
il
salario
degli
operai
venga
troppo
abbassato
o
troppo
innalzato
;
e
la
medesima
giustizia
richiede
che
,
nel
consenso
delle
menti
e
delle
volontà
,
per
quanto
è
possibile
,
il
salario
venga
temperato
in
maniera
che
a
quanti
più
è
possibile
,
sia
dato
di
prestare
l
'
opera
loro
e
percepire
i
frutti
convenienti
per
il
sostentamento
della
vita
.
76
.
A
ciò
parimenti
giova
la
giusta
proporzione
tra
i
salari
;
con
la
quale
va
strettamente
congiunta
la
giusta
proporzione
dei
prezzi
,
a
cui
si
vendono
i
prodotti
delle
diverse
arti
,
quali
sono
stimate
l
'
agricoltura
,
l
'
industria
e
simili
.
Con
la
conveniente
osservanza
di
queste
cautele
,
le
diverse
arti
si
comporranno
e
si
uniranno
come
in
un
sol
corpo
,
e
come
tra
membra
si
presteranno
vicendevolmente
aiuto
e
perfezione
.
Giacché
allora
l
'
economia
sociale
veramente
sussisterà
e
otterrà
i
suoi
fini
,
quando
a
tutti
e
singoli
i
soci
saranno
somministrati
tutti
i
beni
che
si
possono
apprestare
con
le
forze
e
i
sussidi
della
natura
,
con
l
'
arte
tecnica
,
con
la
costituzione
sociale
del
fatto
economico
;
i
quali
beni
debbono
essere
tanti
quanti
sono
necessari
sia
a
soddisfare
ai
bisogni
e
alle
oneste
comodità
,
sia
promuovere
tra
gli
uomini
quella
più
felice
condizione
di
vita
,
che
,
quando
la
cosa
si
faccia
prudentemente
,
non
solo
non
è
d
'
ostacolo
alla
virtù
,
ma
grandemente
la
favorisce
(
cfr
.
S
.
Th
.
,
De
regimine
principum
,
1
,
15;
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
27
)
.
5
-
Restaurazione
dell
'
ordine
sociale
77
.
Le
indicazioni
finora
date
intorno
all
'
equa
divisione
dei
beni
e
alla
giustizia
dei
salari
riguardano
gli
individui
e
solo
per
indiretto
toccano
l
'
ordine
sociale
,
alla
cui
restaurazione
soprattutto
secondo
i
principi
della
sana
filosofia
e
i
precetti
altissimi
della
legge
evangelica
che
lo
perfezionano
,
applicò
ogni
sua
cura
e
attenzione
il
Nostro
Antecessore
Leone
XIII
.
78
.
Fu
allora
aperta
la
via
;
ma
perché
siano
perfezionate
molte
cose
che
ancora
restano
da
fare
e
ne
ridondino
più
copiosi
ancora
e
più
lieti
vantaggi
all
'
umana
famiglia
,
sono
soprattutto
necessarie
due
cose
:
la
riforma
delle
istituzioni
e
la
emendazione
dei
costumi
.
a
)
riforma
delle
istituzioni
79
.
E
quando
parliamo
di
riforma
delle
istituzioni
,
pensiamo
primieramente
allo
Stato
,
non
perché
dall
'
opera
sua
si
debba
aspettare
tutta
la
salvezza
,
ma
perché
,
per
il
vizio
dell
'
individualismo
,
come
abbiamo
detto
,
le
cose
si
trovano
ridotte
a
tal
punto
,
che
abbattuta
e
quasi
estinta
l
'
antica
ricca
forma
di
vita
sociale
,
svoltasi
un
tempo
mediante
un
complesso
di
associazioni
diverse
,
restano
di
fronte
quasi
soli
gli
individui
e
lo
Stato
.
E
siffatta
deformazione
dell
'
ordine
sociale
reca
non
piccolo
danno
allo
Stato
medesimo
,
sul
quale
vengono
a
ricadere
tutti
i
pesi
,
che
quelle
distrutte
corporazioni
non
possono
più
portare
,
onde
si
trova
oppresso
da
una
infinità
di
carichi
e
di
affari
.
80
.
È
vero
certamente
e
ben
dimostrato
dalla
storia
,
che
,
per
la
mutazione
delle
circostanze
,
molte
cose
non
si
possono
più
compiere
se
non
da
grandi
associazioni
,
laddove
prima
si
eseguivano
anche
delle
piccole
.
Ma
deve
tuttavia
restare
saldo
il
principio
importantissimo
nella
filosofa
sociale
:
che
siccome
è
illecito
togliere
agli
individui
ciò
che
essi
possono
compiere
con
le
forze
e
l
'
industria
propria
per
affidarlo
alla
comunità
,
così
è
ingiusto
rimettere
a
una
maggiore
e
più
alta
società
quello
che
dalle
minori
e
inferiori
comunità
si
può
fare
.
Ed
è
questo
insieme
un
grave
danno
e
uno
sconvolgimento
del
retto
ordine
della
società
;
perché
l
'
oggetto
naturale
di
qualsiasi
intervento
della
società
stessa
è
quello
di
aiutare
in
maniera
suppletiva
le
membra
del
corpo
sociale
,
non
già
distruggerle
e
assorbirle
.
81
.
Perciò
è
necessario
che
l
'
autorità
suprema
dello
stato
,
rimetta
ad
associazioni
minori
e
inferiori
il
disbrigo
degli
affari
e
delle
cure
di
minor
momento
,
dalle
quali
essa
del
resto
sarebbe
più
che
mai
distratta
;
e
allora
essa
potrà
eseguire
con
più
libertà
,
con
più
forza
ed
efficacia
le
parti
che
a
lei
solo
spettano
,
perché
essa
sola
può
compierle
;
di
direzione
cioè
,
di
vigilanza
di
incitamento
,
di
repressione
,
a
seconda
dei
casi
e
delle
necessità
.
Si
persuadano
dunque
fermamente
gli
uomini
di
governo
,
che
quanto
più
perfettamente
sarà
mantenuto
l
'
ordine
gerarchico
tra
le
diverse
associazioni
,
conforme
al
principio
della
funzione
suppletiva
dell
'
attività
sociale
,
tanto
più
forte
riuscirà
l
'
autorità
e
la
potenza
sociale
,
e
perciò
anche
più
felice
e
più
prospera
la
condizione
dello
Stato
stesso
.
82
.
Questa
poi
deve
essere
la
prima
mira
,
questo
lo
sforzo
dello
Stato
e
dei
migliori
cittadini
;
mettere
fine
alle
competizioni
delle
due
classi
opposte
,
risvegliare
e
promuovere
una
cordiale
cooperazione
delle
varie
professioni
dei
cittadini
.
b
)
concordia
delle
classi
83
.
La
politica
sociale
porrà
dunque
ogni
studio
a
ricostruire
le
professioni
stesse
;
giacché
la
società
umana
si
trova
al
presente
in
uno
stato
violento
,
quindi
instabile
e
vacillante
,
perchè
appunto
si
fonda
su
classi
di
diverse
tendenze
,
fra
loro
opposte
e
propense
,
quindi
,
a
lotte
e
inimicizie
.
84
.
E
per
verità
,
quantunque
il
lavoro
,
come
spiega
egregiamente
il
Nostre
Predecessore
nella
sua
enciclica
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
16
)
,
non
sia
una
vile
merce
,
anzi
vi
si
debba
riconoscere
la
dignità
umana
dell
'
operaio
e
quindi
non
sia
da
mercanteggiare
come
una
merce
qualsiasi
,
tuttavia
,
come
stanno
ora
le
cose
,
nel
mercato
del
lavoro
l
'
offerta
e
la
domanda
divide
gli
uomini
come
in
due
schiere
;
e
la
disunione
che
ne
segue
trasforma
il
mercato
come
in
un
campo
di
lotta
,
ove
le
due
parti
si
combattono
accanitamente
.
E
a
questo
grave
disordine
,
che
porta
al
precipizio
l
'
intera
società
,
ognuno
vede
quanto
sia
necessario
portare
rimedio
.
Ma
la
guarigione
perfetta
si
potrà
ottenere
allora
soltanto
,
quando
,
tolta
di
mezzo
una
tale
lotta
,
le
membra
del
corpo
sociale
si
trovino
bene
assestate
,
e
costituiscano
le
varie
professioni
,
a
cui
ciascuno
dei
cittadini
aderisca
non
secondo
l
'
ufficio
che
ha
nel
mercato
del
lavoro
,
ma
secondo
le
diverse
parti
sociali
.
che
i
singoli
esercitano
.
Avviene
infatti
per
impulso
di
natura
che
,
siccome
quanti
si
trovano
congiunti
per
vicinanza
di
luogo
si
uniscono
a
formare
municipi
,
così
quelli
che
si
applicano
ad
un
'
arte
medesima
formino
collegi
o
corpi
sociali
;
di
modo
che
questo
corporazioni
,
con
diritto
loro
proprio
,
da
molti
si
sogliono
dire
,
se
non
essenziali
alla
società
civile
,
almeno
naturali
.
85
.
Siccome
poi
l
'
ordine
,
come
ragiona
ottimamente
san
Tommaso
(
cfr
.
S
.
Thom
.
,
Contra
Gent
.
,
3
,
71;
cfr
.
Summ
.
Theol
.
,
I
,
q
.
65
,
a
.
2
,
i
.
c
.
)
,
è
l
'
unità
che
risulta
dall
'
opportuna
disposizione
di
molte
cose
,
il
vero
e
genuino
ordine
sociale
esige
che
i
vari
membri
della
società
siano
collegati
in
ordine
ad
una
sola
cosa
per
mezzo
di
qualche
saldo
vincolo
.
La
qual
forza
di
coesione
si
trova
infatti
tanto
nell
'
identità
dei
beni
da
prodursi
o
dei
servizi
,
da
farsi
,
in
cui
converge
il
lavoro
riunito
dai
datori
e
prestatori
di
lavoro
della
stessa
categoria
,
quanto
in
quel
bene
comune
,
a
cui
tutte
le
varie
classi
,
ciascuna
per
la
parte
sua
,
devono
unitamente
e
amichevolmente
concorrere
.
E
questa
concordia
sarà
tanto
più
forte
e
più
efficace
,
quanto
più
fedelmente
i
singoli
uomini
e
i
vari
corpi
professionali
si
studieranno
di
esercitare
la
propria
professione
e
di
segnalarsi
in
essa
.
86
.
Dal
che
facilmente
si
deduce
che
in
tali
corporazioni
primeggiano
di
gran
lunga
le
cose
che
sono
comuni
a
tutta
la
categoria
.
Tra
esse
poi
principalissima
è
il
promuovere
più
che
mai
intensamente
la
cooperazione
della
intiera
corporazione
dell
'
arte
al
bene
comune
,
cioè
alla
salvezza
e
prosperità
pubblica
della
nazione
.
Quanto
agli
affari
invece
,
in
cui
si
devono
specialmente
procurare
e
tutelare
i
vantaggi
e
gli
svantaggi
speciali
dei
padroni
e
degli
artieri
,
se
occorrerà
deliberazione
,
dovrà
farsi
dagli
uni
e
dagli
altri
separatamente
.
87
.
Appena
occorre
ricordare
che
,
con
la
debita
proporzione
,
si
può
applicare
alle
corporazioni
professionali
quanto
Leone
XIII
insegnò
circa
la
forma
del
regime
politico
,
che
cioè
resta
libera
la
scelta
di
quella
forma
che
meglio
aggrada
,
purché
si
provveda
alla
giustizia
e
alle
esigenze
del
bene
comune
(
enc
.
Immortale
Dei
del
1°
novembre
1885
)
.
88
.
Orbene
,
a
quel
modo
che
gli
abitanti
di
un
municipio
usano
associarsi
per
fini
svariatissimi
,
e
a
tali
associazioni
ognuno
è
libero
di
dare
o
non
dare
il
suo
nome
,
così
quelli
che
attendono
all
'
arte
medesima
,
si
uniranno
pure
fra
loro
in
associazioni
libere
per
quegli
scopi
che
in
qualche
modo
vanno
connessi
con
l
'
esercizio
di
quell
'
arte
.
Ma
poiché
su
tali
libere
associazioni
già
furono
date
ben
chiare
e
distinte
spiegazioni
nell
'
enciclica
del
Nostro
Predecessore
di
illustre
memoria
,
crediamo
che
basti
ora
inculcare
questo
solo
:
che
l
'
uomo
ha
libertà
non
solo
di
formare
queste
associazioni
che
sono
di
ordine
e
di
diritto
privato
,
ma
anche
di
introdurvi
quell
'
ordinamento
e
quelle
leggi
che
si
giudichino
le
meglio
conducenti
al
fine
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
42
)
.
E
la
stessa
libertà
si
ha
da
rivendicare
per
le
fondazioni
di
associazioni
che
sorpassino
i
limiti
delle
singole
arti
.
Le
libere
associazioni
poi
,
che
già
fioriscono
e
portano
frutti
salutari
,
si
debbono
aprire
la
via
alla
formazione
di
quelle
corporazioni
più
perfette
,
di
cui
abbiamo
già
fatto
menzione
,
e
con
ogni
loro
energia
promuoverle
secondo
le
norme
della
sociologia
cristiana
.
c
)
principio
direttivo
dell
'
economia
89
.
Un
'
altra
cosa
ancora
si
deve
procurare
,
che
è
molto
connessa
con
la
precedente
.
A
quel
modo
cioè
che
l
'
unità
della
società
umana
non
può
fondarsi
nella
opposizione
di
classe
,
cosi
il
retto
ordine
dell
'
economia
non
può
essere
abbandonato
alla
libera
concorrenza
delle
forze
.
Da
questo
capo
anzi
,
come
da
fonte
avvelenata
,
sono
derivati
tutti
gli
errori
della
scienza
economica
individualistica
,
la
quale
dimenticando
o
ignorando
che
l
'
economia
ha
un
suo
carattere
sociale
,
non
meno
che
morale
,
ritenne
che
l
'
autorità
pubblica
la
dovesse
stimare
e
lasciare
assolutamente
libera
a
sé
,
come
quella
che
nel
mercato
o
libera
concorrenza
doveva
trovare
il
suo
principio
direttivo
o
timone
proprio
,
secondo
cui
si
sarebbe
diretta
molto
più
perfettamente
che
per
qualsiasi
intelligenza
creata
.
Se
non
che
la
libera
concorrenza
,
quantunque
sia
cosa
equa
certamente
e
utile
se
contenuta
nei
limiti
bene
determinati
;
non
può
essere
in
alcun
modo
il
timone
dell
'
economia
;
il
che
è
dimostrato
anche
troppo
dall
'
esperienza
,
quando
furono
applicate
nella
pratica
le
norme
dello
spirito
individualistico
.
È
dunque
al
tutto
necessario
che
l
'
economia
torni
a
regolarsi
secondo
un
vero
ed
efficace
suo
principio
direttivo
.
Ma
tale
ufficio
molto
meno
può
essere
preso
da
quella
supremazia
economica
,
che
in
questi
ultimi
tempi
è
andata
sostituendosi
alla
libera
concorrenza
;
poiché
,
essendo
essa
una
forza
cieca
e
una
energia
violenta
,
per
diventare
utile
agli
uomini
ha
bisogno
di
essere
sapientemente
frenata
e
guidata
.
Si
devono
quindi
ricercare
più
alti
e
più
nobili
principi
da
cui
questa
egemonia
possa
essere
vigorosamente
e
totalmente
governata
:
e
tali
sono
la
giustizia
e
la
carità
sociali
.
Perciò
è
necessario
che
alla
giustizia
sociale
si
ispirino
le
istituzioni
dei
popoli
,
anzi
di
tutta
la
vita
della
società
;
e
più
ancora
è
necessario
che
questa
giustizia
sia
davvero
efficace
,
ossia
costituisca
un
ordine
giuridico
e
sociale
a
cui
l
'
economia
tutta
si
conformi
.
La
carità
sociale
poi
deve
essere
come
l
'
anima
di
questo
ordine
,
alla
cui
tutela
e
rivendicazione
efficace
deve
attendere
l
'
autorità
pubblica
;
e
lo
potrà
fare
tanto
più
facilmente
se
si
sbrigherà
da
quei
pesi
che
non
le
sono
propri
,
come
abbiamo
sopra
dichiarato
.
90
.
Che
,
anzi
,
conviene
che
le
varie
nazioni
,
unendo
propositi
e
forze
insieme
,
giacché
nel
campo
economico
stanno
in
mutua
dipendenza
e
debbono
aiutarsi
a
vicenda
,
si
sforzino
di
promuovere
con
sagge
convenzioni
e
istituzioni
una
felice
cooperazione
di
economia
internazionale
.
91
.
Pertanto
,
se
le
membra
del
corpo
sociale
saranno
così
rinfrancate
,
e
ne
verrà
raddrizzato
il
principio
direttivo
quale
timone
della
economia
sociale
,
si
potrà
dire
in
qualche
modo
dell
'
ordine
sociale
ciò
che
dice
l
'
Apostolo
del
corpo
mistico
di
Gesù
Cristo
:
che
tutto
il
corpo
compaginato
e
connesso
per
via
di
tutte
le
giunture
di
comunicazione
,
in
virtù
della
proporzionata
operazione
sopra
di
ciascun
membro
,
prende
l
'
aumento
proprio
del
corpo
per
la
sua
perfezione
mediante
la
carità
(
Ef
4
,
16
)
.
92
.
Recentemente
,
come
tutti
sanno
,
venne
iniziata
una
speciale
organizzazione
sindacale
e
corporativa
,
la
quale
,
data
la
materia
di
questa
Nostra
Lettera
enciclica
,
richiede
da
Noi
qualche
cenno
e
anche
qualche
opportuna
considerazione
.
93
.
Lo
Stato
riconosce
giuridicamente
il
sindacato
e
non
senza
carattere
monopolistico
,
in
quanto
che
esso
solo
,
così
riconosciuto
,
può
rappresentare
rispettivamente
gli
operai
e
i
padroni
,
esso
solo
concludere
contratti
e
patti
di
lavoro
.
L
'
iscrizione
al
sindacato
è
facoltativa
,
ed
è
soltanto
in
questo
senso
che
l
'
organizzazione
sindacale
può
dirsi
libera
;
giacché
la
quota
sindacale
e
certe
speciali
tasse
sono
obbligatorie
per
tutti
gli
appartenenti
a
una
data
categoria
,
siano
essi
operai
o
padroni
,
come
per
tutti
sono
obbligatori
i
contratti
di
lavoro
stipulati
dal
sindacato
giuridico
.
Vero
è
che
venne
autorevolmente
dichiarato
che
il
sindacato
giuridico
non
escluse
l
'
esistenza
di
associazioni
professionali
di
fatto
.
94
.
Le
Corporazioni
sono
costituite
dai
rappresentanti
dei
sindacati
degli
operai
e
dei
padroni
della
medesima
arte
e
professione
,
e
,
come
veri
e
propri
organi
ed
istituzioni
di
Stato
,
dirigono
e
coordinano
i
sindacati
nelle
cose
di
interesse
comune
.
95
.
Lo
sciopero
è
vietato
;
se
le
parti
non
si
possono
accordare
,
interviene
il
Magistrato
.
96
.
Basta
poca
riflessione
per
vedere
i
vantaggi
dell
'
ordinamento
per
quanto
sommariamente
indicato
;
la
pacifica
collaborazione
delle
classi
,
la
repressione
delle
organizzazioni
e
dei
conati
socialisti
,
l
'
azione
moderatrice
di
une
speciale
magistratura
.
Per
non
trascurare
nulla
in
argomento
di
tanta
importanza
,
ed
in
armonia
con
i
principi
generali
qui
sopra
richiamati
,
e
con
quello
che
inibito
aggiungeremo
,
dobbiamo
pur
dire
che
vediamo
non
mancare
chi
teme
che
lo
Stato
si
sostituisca
alle
libere
attività
invece
di
limitarsi
alla
necessaria
e
sufficiente
assistenza
ed
aiuto
,
che
il
nuovo
ordinamento
sindacale
e
corporativo
abbia
carattere
eccessivamente
burocratico
e
politico
,
e
che
,
nonostante
gli
accennati
vantaggi
generali
,
possa
servire
a
particolari
intenti
politici
piuttosto
che
all
'
avviamento
ed
inizio
di
un
migliore
assetto
sociale
.
97
.
Noi
crediamo
che
a
raggiungere
quest
'
altro
nobilissimo
intento
,
con
vero
e
stabile
beneficio
generale
,
sia
necessaria
innanzi
e
soprattutto
la
benedizione
di
Dio
e
poi
la
collaborazione
di
tutte
le
buone
volontà
.
Crediamo
ancora
e
per
necessaria
conseguenza
che
l
'
intento
stesso
sarà
tanto
più
sicuramente
raggiunto
quanta
più
largo
sarà
il
contributo
delle
competenze
tecniche
,
professionali
e
sociali
e
più
ancora
dei
principi
cattolici
e
della
loro
pratica
,
da
parte
,
non
dell
'
Azione
Cattolica
(
che
non
intende
svolgere
attività
strettamente
sindacali
o
politiche
)
,
ma
da
parte
di
quei
figli
Nostri
che
1'Azione
Cattolica
squisitamente
forma
a
quei
principi
ed
al
loro
apostolato
sotto
la
guida
ed
il
Magistero
della
Chiesa
;
della
Chiesa
,
la
quale
anche
sul
terreno
più
sopra
accennato
,
come
dovunque
si
agitano
e
regolano
questioni
morali
,
non
può
dimenticare
o
negligere
il
mandato
di
custodia
e
di
magistero
divinamente
conferitole
.
98
.
Se
non
che
,
quanto
abbiamo
detto
circa
la
restaurazione
e
il
perfezionamento
dell
'
ordine
sociale
,
non
potrà
essere
attuato
in
nessun
modo
,
senza
una
riforma
dei
costumi
come
la
storia
stessa
ce
ne
dà
splendida
testimonianza
.
Vi
fu
un
tempo
infatti
in
cui
vigeva
un
ordinamento
sociale
che
,
sebbene
non
del
tutto
perfetto
e
in
ogni
sua
parte
irreprensibile
,
riusciva
tuttavia
conforme
in
qualche
modo
alla
retta
ragione
,
secondo
le
condizioni
e
la
necessità
dei
tempi
.
Ora
quell
'
ordinamento
è
già
da
gran
tempo
scomparso
;
e
ciò
veramente
non
perché
non
abbia
potuto
,
col
progredire
,
svolgersi
e
adattarsi
alle
mutate
condizioni
e
necessità
di
cose
e
in
qualche
modo
venire
dilatandosi
,
ma
perché
piuttosto
gli
uomini
induriti
dall
'
egoismo
ricusarono
di
allargare
,
come
avrebbero
dovuto
,
secondo
il
crescente
numero
della
moltitudine
,
i
quadri
di
quell
'
ordinamento
,
o
perché
,
traviati
dalla
falsa
libertà
e
da
altri
errori
e
intolleranti
di
qualsiasi
autorità
,
si
sforzarono
di
scuotere
da
sé
ogni
restrizione
.
99
.
Resta
adunque
che
,
dopo
aver
nuovamente
chiamato
in
giudizio
l
'
odierno
regime
economico
,
e
il
suo
acerrimo
accusatore
,
il
socialismo
,
e
aver
dato
giusta
ed
esplicita
sentenza
sull
'
uno
e
sull
'
altro
,
indaghiamo
più
a
fondo
la
radice
di
tanti
mali
e
ne
indichiamo
il
primo
e
più
necessario
rimedio
,
cioè
la
riforma
dei
costumi
.
III
-
MUTAZIONI
PROFONDE
DELLA
SOCIETA
'
DOPO
LEONE
XIII
100
.
E
veramente
profonde
sono
le
mutazioni
che
dai
tempi
di
Leone
XIII
in
qua
hanno
subìto
tanto
il
regime
economico
quanto
il
socialismo
.
E
anzitutto
,
che
le
condizioni
economiche
siano
profondamente
trasformate
è
una
cosa
a
tutti
evidente
.
E
voi
sapete
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
che
il
Nostro
Predecessore
di
f
.
m
.
nella
sua
enciclica
contemplava
soprattutto
quell
'
ordinamento
economico
con
cui
generalmente
si
contribuisce
all
'
attività
economica
dagli
uni
col
capitale
,
dagli
altri
con
il
lavoro
,
secondo
che
egli
definiva
con
felice
espressione
:
Non
può
esservi
capitale
senza
lavoro
né
lavoro
senza
capitale
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
l5
)
.
1
-
Mutazioni
nell
'
ordinamento
economico
a
)
relazioni
fra
capitale
e
operai
101
.
Orbene
,
Leone
XIII
adottò
ogni
mezzo
per
disciplinare
questo
ordinamento
economico
,
secondo
le
norme
della
rettitudine
;
sicché
è
evidente
che
esso
non
è
in
sé
da
condannarsi
.
E
infatti
non
è
di
sua
natura
vizioso
:
allora
però
viola
il
retto
ordine
,
quando
il
capitale
vincola
a
sé
gli
operai
,
ossia
la
classe
proletaria
,
col
fine
e
con
la
condizione
di
sfruttare
a
suo
arbitrio
e
vantaggio
le
imprese
e
quindi
l
'
economia
tutta
,
senza
far
caso
,
né
della
dignità
umana
degli
operai
,
né
del
carattere
sociale
dell
'
economia
,
né
della
stessa
giustizia
sociale
e
del
bene
comune
.
102
.
Vero
è
che
neppure
oggi
è
questo
il
solo
ordinamento
economico
vigente
in
ogni
luogo
;
un
'
altra
forma
vi
è
che
abbraccia
ancora
grande
moltitudine
di
persone
,
importante
per
numero
e
potere
,
quale
,
ad
esempio
,
la
classe
degli
agricoltori
,
in
cui
la
maggior
parte
del
genere
umano
si
procura
con
probo
e
onesto
lavoro
quanto
è
necessario
alla
vita
.
Anche
essa
ha
le
sue
angustie
e
le
sue
difficoltà
,
alle
quali
allude
il
Nostro
Predecessore
in
parecchi
tratti
della
sua
enciclica
e
Noi
pure
in
questa
vi
abbiamo
più
di
una
volta
accennato
.
b
)
capitalismo
industriale
103
.
Ma
,
l
'
ordinamento
capitalistico
dell
'
economia
,
col
dilatarsi
dell
'
industrialismo
per
tutto
il
mondo
,
dopo
l
'
enciclica
di
Leone
XIII
si
è
venuto
esso
pure
allargando
per
ogni
dove
,
a
tal
punto
da
invadere
e
penetrare
anche
nelle
condizioni
economiche
e
sociali
di
quelli
che
si
trovano
fuori
della
sua
cerchia
,
introducendovi
in
certo
modo
la
sua
impronta
.
104
.
Perciò
quando
invitiamo
a
studiare
le
trasformazioni
che
l
'
ordinamento
capitalistico
dell
'
economia
subì
dopo
il
tempo
di
Leone
XIII
,
non
solamente
procuriamo
il
bene
di
coloro
che
abitane
in
paesi
dominati
dal
capitale
e
dall
'
industria
,
ma
di
tutto
intero
il
genere
umano
.
c
)
concentrazione
della
ricchezza
105
.
E
in
primo
luogo
ciò
che
ferisce
gli
occhi
è
che
ai
nostri
tempi
non
vi
è
solo
concentrazione
della
ricchezza
,
ma
l
'
accumularsi
altresì
di
una
potenza
enorme
,
di
una
dispotica
padronanza
dell
'
economia
in
mano
di
pochi
,
e
questi
sovente
neppure
proprietari
,
ma
solo
depositari
e
amministratori
del
capitale
,
di
cui
essi
però
dispongono
a
loro
grado
e
piacimento
.
106
.
Questo
potere
diviene
più
che
mai
dispotico
in
quelli
che
,
tenendo
in
pugno
il
danaro
,
la
fanno
da
padroni
;
onde
sono
in
qualche
modo
i
distributori
del
sangue
stesso
,
di
cui
vive
l
'
organismo
economico
,
e
hanno
in
mano
,
per
così
dire
,
l
'
anima
dell
'
economia
,
sicché
nessuno
,
contro
la
loro
volontà
,
potrebbe
nemmeno
respirare
.
107
.
Una
tale
concentrazione
di
forze
e
di
potere
,
che
è
quasi
la
nota
specifica
della
economia
contemporanea
,
è
il
frutto
naturale
di
quella
sfrenata
libertà
di
concorrenza
che
lascia
sopravvivere
solo
i
più
forti
,
cioè
,
spesso
i
più
violenti
nella
lotta
e
i
meno
curanti
della
coscienza
.
108
.
A
sua
volta
poi
la
concentrazione
stessa
di
ricchezze
e
di
potenza
genera
tre
specie
di
lotta
per
il
predominio
:
dapprima
si
combatte
per
la
prevalenza
economica
;
di
poi
si
contrasta
accanitamente
per
il
predominio
sul
potere
politico
,
per
valersi
delle
sue
forze
e
della
sua
influenza
nelle
competizioni
economiche
;
infine
si
lotta
tra
gli
stessi
Stati
,
o
perchè
le
nazioni
adoperano
le
loro
forze
e
la
potenza
politica
a
promuovere
i
vantaggi
economici
dei
propri
cittadini
,
o
perché
applicano
il
potere
e
le
forze
economiche
a
troncare
le
questioni
politiche
sorte
fra
le
nazioni
.
d
)
funeste
conseguenze
109
.
Ultime
conseguenze
dello
spirito
individualistico
nella
vita
economica
sono
poi
quelle
che
voi
stessi
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
vedete
e
deplorate
;
la
libera
concorrenza
cioè
si
è
da
se
stessa
distrutta
;
alla
libertà
del
mercato
è
sottentrata
la
egemonia
economica
;
alla
bramosia
del
lucro
è
seguita
la
sfrenata
cupidigia
del
predominio
;
e
tutta
l
'
economia
è
così
divenuta
orribilmente
dura
,
inesorabile
,
crudele
.
A
ciò
si
aggiungono
i
danni
gravissimi
che
sgorgano
dalla
deplorevole
confusione
delle
ingerenze
e
servizi
propri
dell
'
autorità
pubblica
con
quelli
della
economia
stessa
:
quale
,
per
citarne
uno
solo
tra
i
più
importanti
,
l
'
abbassarsi
della
dignità
dello
Stato
,
che
si
fa
servo
e
docile
strumento
delle
passioni
e
ambizione
umane
,
mentre
dovrebbe
assidersi
quale
sovrano
e
arbitro
delle
cose
,
libero
da
ogni
passione
di
partito
e
intento
al
solo
bene
comune
e
alla
giustizia
.
Nell
'
ordine
poi
delle
relazioni
internazionali
,
da
una
stessa
fonte
sgorgò
una
doppia
corrente
:
da
una
parte
,
il
nazionalismo
o
anche
l
'
imperialismo
economico
;
dall
'
altra
non
meno
funesto
ed
esecrabile
,
l
'
internazionalismo
bancario
o
imperialismo
internazionale
del
denaro
,
per
cui
la
patria
è
dove
si
sta
bene
.
e
)
i
rimedi
110
.
Ora
,
con
quali
mezzi
si
possa
rimediare
a
un
male
così
profondo
,
già
l
'
abbiamo
indicato
nella
seconda
parte
di
questa
enciclica
,
dove
ne
abbiamo
trattato
di
proposito
sotto
l
'
aspetto
dottrinale
:
qui
ci
basterà
ricordare
la
sostanza
del
Nostro
insegnamento
.
Essendo
dunque
l
'
ordinamento
economico
moderno
fondato
particolarmente
sul
capitale
e
sul
lavoro
,
devono
essere
conosciuti
e
praticati
i
precetti
della
retta
ragione
,
ossia
della
filosofia
sociale
cristiana
,
concernenti
i
due
elementi
menzionati
e
le
loro
relazioni
.
Così
,
per
evitare
l
'
estremo
dell
'
individualismo
da
una
parte
,
come
del
socialismo
dall
'
altra
,
si
dovrà
soprattutto
avere
riguardo
del
pari
alla
doppia
natura
,
individuale
e
sociale
propria
,
tanto
del
capitale
o
della
proprietà
,
quanto
del
lavoro
.
Le
relazioni
quindi
fra
l
'
uno
e
l
'
altro
devono
essere
regolate
secondo
le
leggi
di
una
esattissima
giustizia
commutativa
,
appoggiata
alla
carità
cristiana
.
È
necessario
che
la
libera
concorrenza
,
confinata
in
ragionevoli
e
giusti
limiti
,
e
più
ancora
che
la
potenza
economica
siano
di
fatto
soggetti
all
'
autorità
pubblica
,
in
ciò
che
concerne
l
'
ufficio
di
questa
.
Infine
le
istituzioni
dei
popoli
dovranno
venire
adattando
la
società
tutta
quanta
alle
esigenze
del
bene
comune
cioè
alle
leggi
della
giustizia
sociale
;
onde
seguirà
necessariamente
che
una
sezione
così
importante
della
vita
sociale
,
qual
è
l
'
attività
economica
,
verrà
a
sua
volta
ricondotta
ad
un
ordine
sano
e
bene
equilibrato
.
2
-
Trasformazione
del
socialismo
111
.
Non
meno
profonda
che
quella
dell
'
ordinamento
economico
è
la
trasformazione
che
dal
tempo
di
Leone
XIII
ebbe
il
socialismo
,
con
cui
specialmente
lottò
il
Nostro
Predecessore
.
Allora
infatti
esso
poteva
quasi
dirsi
uno
e
propugnatore
di
principi
dottrinali
ben
definiti
o
raccolti
in
un
sistema
:
ora
invece
va
diviso
in
due
partiti
principali
,
discordanti
per
lo
più
fra
loro
e
inimicissimi
,
ma
pur
tali
che
nessuno
dei
due
si
scosta
dal
fondamento
proprio
di
ogni
socialismo
,
e
contrario
alla
fede
cristiana
.
a
)
socialismo
più
violento
o
comunismo
112
.
Un
partito
infatti
del
socialismo
andò
soggetto
alla
trasformazione
stessa
che
abbiamo
spiegato
sopra
,
rispetto
all
'
economia
capitalistica
,
e
precipitò
nel
comunismo
;
il
quale
insegna
e
persegue
due
punti
,
né
già
per
vie
occulte
o
per
raggiri
,
ma
alla
luce
aperta
e
con
tutti
i
mezzi
,
anche
più
violenti
una
lotta
di
classe
la
più
accanita
e
l
'
abolizione
assoluta
della
proprietà
privata
.
E
nel
perseguire
i
due
intenti
non
v
'
ha
cosa
che
esso
non
ardisca
,
niente
che
rispetti
:
e
dove
si
è
impadronito
del
potere
,
si
dimostra
tanto
più
crudele
e
selvaggio
,
che
sembra
cosa
incredibile
e
mostruosa
.
Di
che
sono
prova
le
stragi
spaventose
e
le
rovine
che
esso
ha
accumulato
sopra
vastissimi
paesi
dell
'
Europa
Orientale
e
dell
'
Asia
.
Quanto
poi
sia
nemico
dichiarato
della
santa
Chiesa
,
e
di
Dio
stesso
,
è
cosa
purtroppo
dimostrata
dall
'
esperienza
e
a
tutti
notissima
.
Non
crediamo
perciò
necessario
premunire
i
figli
buoni
e
fedeli
della
Chiesa
contro
la
natura
empia
e
ingiusta
del
Comunismo
;
ma
non
possiamo
tuttavia
,
senza
un
profondo
dolore
,
vedere
l
'
incuria
e
l
'
indifferenza
di
coloro
che
mostrano
di
non
dar
peso
ai
pericoli
imminenti
,
e
con
una
passiva
fiacchezza
lasciano
che
si
propaghino
per
ogni
parte
quegli
errori
,
da
cui
sarà
condotta
a
morte
la
società
tutta
intera
con
le
stragi
e
la
violenza
.
Ma
soprattutto
meritano
di
essere
condannati
coloro
che
trascurano
di
sopprimere
o
trasformare
quelle
condizioni
di
cose
,
che
esasperano
gli
animi
dei
popoli
e
preparano
con
ciò
la
via
alla
rivoluzione
e
alla
rovina
della
società
.
b
)
socialismo
più
mite
113
.
Più
moderato
è
l
'
altro
partito
che
ha
conservato
il
nome
di
socialismo
;
giacché
non
solo
professa
di
rigettare
il
ricorso
alla
violenza
,
ma
se
non
ripudia
la
lotta
di
classe
e
l
'
abolizione
della
proprietà
privata
,
la
mitiga
almeno
con
attenuazioni
e
temperamenti
.
Si
direbbe
quindi
che
,
spaventato
dei
suoi
principi
e
delle
conseguenze
che
ne
trae
il
comunismo
,
il
socialismo
si
pieghi
e
in
qualche
modo
si
avvicini
a
quelle
verità
che
la
tradizione
cristiana
ha
sempre
solennemente
insegnate
;
poiché
non
si
può
negare
che
le
sue
rivendicazioni
si
accostino
talvolta
,
e
molto
da
vicino
,
a
quelle
che
propongono
a
ragione
i
riformatori
cristiani
della
società
.
c
)
la
lotta
di
classe
114
.
La
lotta
di
classe
,
infatti
,
quando
si
astenga
dagli
atti
di
inimicizia
e
dall
'
odio
vicendevole
,
si
trasforma
a
poco
a
poco
in
una
onesta
discussione
,
fondata
nella
ricerca
della
giustizia
:
discussione
che
non
è
certo
quella
felice
pace
sociale
che
tutti
vagheggiano
,
ma
che
può
e
deve
essere
un
punto
di
partenza
per
giungere
alla
mutua
cooperazione
delle
classi
.
Così
anche
la
guerra
dichiarata
alla
proprietà
privata
si
viene
sempre
più
calmando
e
restringendosi
a
tal
segno
,
che
alla
fine
non
viene
più
assalita
in
sé
la
proprietà
dei
mezzi
di
produzione
,
ma
una
certa
egemonia
sociale
,
che
la
proprietà
contro
ogni
diritto
si
è
arrogata
e
usurpata
.
E
infatti
tale
supremazia
non
deve
essere
propria
dei
semplici
padroni
,
ma
del
pubblico
potere
.
Con
ciò
si
può
giungere
insensibilmente
fino
al
punto
che
le
massime
del
socialismo
più
moderato
non
discordino
più
dai
voti
e
dalle
rivendicazioni
di
coloro
che
,
fondati
sui
principi
cristiani
,
si
studiano
di
riformare
la
società
umana
.
E
in
verità
si
può
ben
sostenere
,
a
ragione
,
esservi
certe
categorie
di
beni
da
riservarsi
solo
ai
pubblici
poteri
,
quando
portano
seco
una
tale
preponderanza
economica
,
che
non
si
possa
lasciare
in
mano
ai
privati
cittadini
senza
pericolo
del
bene
comune
.
115
.
Cotali
giuste
rivendicazioni
e
desideri
non
hanno
più
nulla
che
ripugni
alla
verità
cattolica
e
molto
meno
sono
rivendicazioni
proprie
del
socialismo
.
Quelli
dunque
che
a
queste
sole
mirano
,
non
hanno
ragione
di
dare
il
nome
al
socialismo
.
116
.
Né
perciò
si
dovrà
credere
che
quei
partiti
o
gruppi
di
socialisti
,
che
non
sono
comunisti
,
si
siano
ricreduti
tutti
a
tal
segno
,
o
di
fatto
o
nel
loro
programma
.
No
,
perché
essi
per
lo
più
,
non
rigettano
né
la
lotta
di
classe
,
né
l
'
abolizione
della
proprietà
,
ma
solo
la
vogliono
in
qualche
modo
mitigata
.
Senonché
,
essendosi
i
loro
falsi
principi
così
mitigati
e
in
qualche
modo
cancellati
,
ne
sorge
,
o
piuttosto
viene
mosso
da
qualcuno
,
il
dubbio
:
se
per
caso
anche
i
principi
della
verità
cristiana
non
si
possano
in
qualche
modo
mitigare
o
temperare
,
per
andare
così
incontro
al
socialismo
e
quasi
per
una
via
media
accordarsi
insieme
.
E
vi
ha
di
quelli
che
nutrono
la
vana
speranza
di
trarre
a
noi
in
questo
modo
i
socialisti
.
Vana
speranza
,
diciamo
.
Quelli
,
infatti
,
che
vogliono
essere
apostoli
tra
i
socialisti
,
devono
professare
apertamente
e
sinceramente
,
nella
sua
pienezza
e
integrità
,
la
verità
cristiana
,
ed
in
nessuna
maniera
usare
connivenza
con
gli
errori
.
Che
,
se
veramente
vogliono
essere
banditori
del
Vangelo
,
devono
studiarsi
anzitutto
di
far
vedere
ai
socialisti
che
le
loro
rivendicazioni
,
in
quanto
hanno
di
giusto
,
si
possono
molto
più
validamente
sostenere
coi
principi
della
fede
cristiana
e
molto
più
efficacemente
promuovere
con
le
forze
della
cristiana
carità
.
d
)
socialismo
e
cristianesimo
117
.
Ma
che
dire
nel
caso
che
,
rispetto
alla
lotta
di
classe
e
alla
proprietà
privata
,
il
socialismo
sia
realmente
così
mitigato
e
corretto
da
non
aver
più
nulla
che
gli
si
possa
rimproverare
su
questi
punti
?
Ha
con
ciò
forse
rinunziato
ai
suoi
principi
,
alla
sua
natura
contraria
alla
religione
cristiana
?
Qui
sta
il
punto
,
su
cui
molte
anime
si
trovano
esitanti
.
E
non
pochi
sono
pure
i
cattolici
,
i
quali
ben
conoscendo
come
i
principi
cristiani
non
possono
essere
né
abbandonati
,
né
cancellati
,
sembrano
rivolgere
lo
sguardo
a
questa
Santa
Sede
e
domandare
con
ansia
,
che
decidiamo
se
questo
socialismo
si
sia
ricreduto
dei
suoi
errori
a
tal
segno
,
che
senza
pregiudizio
di
nessun
principio
cristiano
,
si
possa
ammettere
e
in
qualche
modo
battezzare
.
Ora
per
soddisfare
,
secondo
la
Nostra
sollecitudine
paterna
,
a
questi
desideri
,
proclamiamo
che
il
socialismo
,
sia
considerato
come
dottrina
,
sia
considerato
come
fatto
storico
,
sia
come
«
azione
»
,
se
resta
veramente
socialismo
,
anche
dopo
aver
ceduto
alla
verità
e
alla
giustizia
su
questi
punti
che
abbiamo
detto
,
non
può
conciliarsi
con
gli
insegnamenti
della
Chiesa
cattolica
.
Giacché
il
suo
concetto
della
società
è
quanto
può
dirsi
opposto
alla
verità
cristiana
.
118
.
Infatti
,
secondo
la
dottrina
cristiana
,
il
fine
per
cui
l
'
uomo
dotato
di
una
natura
socievole
,
si
trova
su
questa
terra
,
è
questo
che
,
vivendo
in
società
e
sotto
un
'
autorità
sociale
ordinata
da
Dio
(
cfr
.
Rom
13,1
)
,
coltivi
e
svolga
pienamente
tutte
le
sue
facoltà
a
lode
e
gloria
del
Creatore
;
e
adempiendo
fedelmente
i
doveri
della
sua
professioni
o
della
sua
vocazione
,
qualunque
sia
,
giunga
alla
felicità
temporale
ed
insieme
alla
eterna
.
Il
socialismo
al
contrario
,
ignorando
o
trascurando
del
tutto
questo
fine
sublime
,
sia
dell
'
uomo
come
della
società
,
suppone
che
l
'
umano
consorzia
non
sia
istituito
se
non
in
vista
del
solo
benessere
.
119
.
Infatti
,
da
ciò
che
una
divisione
conveniente
del
lavoro
,
più
efficacemente
che
lo
sforzo
diviso
degli
individui
,
assicura
la
produzione
,
i
socialisti
deducono
che
l
'
attività
economica
,
nella
quale
essi
considerano
solamente
il
fine
materiale
,
deve
per
necessità
essere
condotta
socialmente
.
E
da
siffatta
necessità
,
secondo
essi
,
deriva
che
gli
uomini
sono
costretti
,
per
ciò
che
riguarda
la
produzione
,
a
sottomettersi
interamente
alla
società
;
anzi
il
possedere
una
maggiore
abbondanza
di
ricchezze
che
possa
servire
alle
comodità
della
vita
,
è
stimato
tanto
che
gli
si
debbono
posporre
i
beni
più
alti
dell
'
uomo
,
specialmente
la
libertà
,
sacrificandoli
tutti
alle
esigenze
di
una
produzione
più
efficace
.
Questo
pregiudizio
dell
'
ordinamento
«
socializzato
»
della
produzione
portato
alla
dignità
umana
,
essi
credono
che
sarà
largamente
compensato
dall
'
abbondanza
dei
beni
,
che
gli
individui
ne
ritrarranno
per
poterli
applicare
alle
comodità
e
alle
convenienze
della
vita
secondo
i
loro
piaceri
.
La
società
dunque
,
qual
è
immaginata
dal
socialismo
,
non
può
esistere
né
concepirsi
disgiunta
da
una
costrizione
veramente
eccessiva
,
e
d
'
altra
parte
resta
in
balia
di
una
licenza
non
meno
falsa
,
perché
mancante
di
una
vera
autorità
sociale
:
poiché
questa
non
può
fondarsi
sui
vantaggi
temporanei
e
materiali
,
ma
solo
può
venire
da
Dio
Creatore
e
fine
ultimo
di
tutte
le
case
(
enc
.
Diuturnum
del
9
giugno
1881
)
.
120
.
Che
se
il
socialismo
,
come
tutti
gli
errori
,
ammette
pure
qualche
parte
di
vero
(
il
che
del
resto
non
fu
mai
negato
dai
Sommi
Pontefici
)
,
esso
tuttavia
si
fonda
su
una
dottrina
della
società
umana
,
tutta
sua
propria
e
discordante
dal
vero
cristianesimo
.
Socialismo
religioso
e
socialismo
cristiano
sono
dunque
termini
contraddittori
:
nessuno
può
essere
buon
cattolico
ad
un
tempo
e
vero
socialista
.
121
.
Tutte
queste
verità
pertanto
,
da
Noi
richiamate
e
confermate
solennemente
con
la
Nostra
autorità
,
si
debbono
applicare
del
pari
a
una
totale
nuova
forma
o
condotta
del
socialismo
poco
nota
finora
in
verità
,
ma
che
al
presente
si
va
diffondendo
tra
molti
gruppi
di
socialisti
.
Esso
attende
soprattutto
a
informare
di
sé
gli
animi
e
i
costumi
;
particolarmente
alletta
sotto
colore
di
amicizia
la
tenera
infanzia
per
trascinarla
,
seco
,
ma
abbraccia
altresì
la
moltitudine
degli
uomini
adulti
;
per
formare
in
fine
«
l
'
uomo
socialistico
»
,
sul
quale
vuole
appoggiare
l
'
umana
società
plasmata
secondo
le
massime
del
socialismo
.
122
.
Senonché
,
avendo
Noi
spiegato
già
largamente
nella
Nostra
enciclica
Divini
illius
Magistri
su
quali
principi
si
fondi
e
quali
fini
intenda
l
'
educazione
cristiana
(
enc
.
Divini
illius
Magistri
del
31
dicembre
1929
)
,
è
tanto
chiaro
ed
evidente
che
ad
essi
contraddice
quanto
fa
e
cerca
il
socialismo
educatore
,
che
non
occorre
altra
dichiarazione
.
Ma
quanto
siano
gravi
e
terribili
i
pericoli
che
questo
socialismo
porta
seco
,
sembra
che
l
'
ignorino
o
non
vi
diano
gran
peso
coloro
che
non
si
curano
punto
di
resistervi
con
zelo
e
coraggio
secondo
la
gravità
della
cosa
.
È
Nostro
dovere
pastorale
quindi
mettere
costoro
in
guardia
dal
danno
gravissimo
e
imminente
,
e
si
ricordino
tutti
che
di
cotesto
socialismo
educatore
è
padre
bensì
il
liberalismo
,
ma
l
'
erede
è
e
sarà
il
bolscevismo
.
e
)
diserzione
dei
cattolici
verso
il
socialismo
123
.
Da
ciò
,
venerabili
Fratelli
,
voi
potete
intendere
,
con
quanto
dolore
vediamo
,
in
taluni
paesi
specialmente
,
non
pochi
dei
Nostri
figli
-
di
cui
non
possiamo
persuaderci
che
abbiano
abbandonato
del
tutto
la
vera
fede
e
la
buona
volontà
-
aver
disertato
il
campo
della
Chiesa
per
passare
alle
file
del
socialismo
:
gli
uni
professandosi
apertamente
socialisti
e
professandone
le
dottrine
;
gli
altri
per
indifferenza
,
o
anche
con
ripugnanza
,
per
aggregarsi
alle
associazioni
che
si
professano
o
sono
di
fatto
socialistiche
.
124
.
Con
paterna
ansietà
Noi
andiamo
pensando
e
investigando
come
sia
potuto
accadere
una
tanta
aberrazione
,
e
Ci
sembra
di
sentire
che
molti
di
essi
Ci
rispondano
a
loro
scusa
:
la
Chiesa
e
quelli
che
alla
Chiesa
si
proclamano
più
aderenti
,
favoriscono
i
ricchi
,
trascurando
gli
operai
e
non
se
ne
dànno
pensiero
alcuno
:
perciò
questi
hanno
dovuto
,
al
fine
di
provvedere
a
sé
,
aggregarsi
alle
schiere
dei
socialisti
.
125
.
Ed
è
questa
,
senza
dubbio
,
cosa
ben
lacrimevole
,
venerabili
Fratelli
,
che
vi
siano
stati
e
ancora
vi
siano
di
quelli
che
,
dicendosi
cattolici
,
quasi
non
ricordino
la
legge
sublime
della
giustizia
e
della
carità
,
la
quale
non
solamente
ci
prescrive
di
dare
a
ciascuno
quello
che
gli
tocca
,
ma
ancora
di
soccorrere
ai
nostri
fratelli
indigenti
come
a
Cristo
medesimo
(
Lett
.
di
S
.
Giacomo
,
c
.
2
)
;
e
,
cosa
ancora
più
grave
,
per
ansia
di
guadagno
non
temono
di
opprimere
i
lavoratori
.
E
vi
ha
pure
chi
abusa
della
religione
stessa
,
facendo
del
suo
nome
un
paravento
alle
proprie
ingiuste
vessazioni
per
potersi
sottrarre
alle
rivendicazioni
pienamente
giustificate
degli
operai
.
Noi
non
cesseremo
mai
di
riprovare
una
simile
condotta
;
poiché
sono
costoro
la
causa
per
cui
la
Chiesa
,
senza
averlo
punto
meritato
,
ha
potuto
aver
l
'
apparenza
,
e
quindi
essere
accusata
,
di
prendere
parte
per
i
ricchi
e
di
non
aver
alcun
senso
di
pietà
per
le
pene
di
quelli
che
si
trovano
come
diseredati
della
loro
parte
di
benessere
in
questa
vita
.
Ma
che
questa
apparenza
e
questa
accusa
sia
immeritata
ed
ingiusta
,
tutta
la
storia
della
Chiesa
dà
testimonianza
;
e
l
'
enciclica
stessa
,
di
cui
celebriamo
l
'
anniversario
,
è
la
più
splendida
prova
della
somma
ingiustizia
di
simili
contumelie
e
calunnie
,
lanciate
contro
la
Chiesa
e
i
suoi
insegnamenti
.
f
)
paterno
invito
a
ritornare
126
.
Ma
per
quanto
provocati
dagli
insulti
e
trafitti
nel
cuore
di
padre
,
siamo
ben
lungi
dal
rigettare
da
Noi
questi
figli
,
sebbene
così
miseramente
traviati
e
lontani
dalla
verità
e
dalla
salvezza
.
Con
tutto
l
'
ardore
anzi
e
con
tutta
la
più
viva
sollecitudine
li
invitiamo
a
ritornare
al
materno
seno
della
Chiesa
.
E
Dio
faccia
che
prestino
orecchio
alla
Nostra
voce
!
Ritornino
donde
sono
partiti
,
alla
casa
cioè
del
Padre
e
ivi
perseverino
dove
è
il
loro
proprio
luogo
,
tra
le
file
cioè
di
quelli
che
seguendo
gli
insegnamenti
di
Leone
XIII
,
da
Noi
ora
solennemente
rinnovati
,
si
studiano
di
restaurare
la
società
secondo
lo
spirito
della
Chiesa
,
rassodandovi
la
giustizia
e
la
carità
sociale
.
E
si
persuadano
essi
che
non
potranno
mai
trovare
altrove
una
felicità
maggiore
,
anche
su
questa
terra
,
se
non
vicino
a
Colui
che
per
amore
nostro
«
essendo
ricco
,
diventò
povero
,
affinché
dalla
povertà
di
Lui
diventassimo
ricchi
»
(
2
Cor
8,9
)
,
che
fu
povero
e
in
mezzo
alle
fatiche
fino
dalla
sua
giovinezza
,
che
invita
a
sé
tutti
gli
oppressi
dalla
fatica
e
dalle
afflizioni
per
dar
loro
un
pieno
conforto
nella
carità
del
suo
Cuore
(
Mt
11,28
)
;
e
che
infine
,
senza
accettazione
di
persone
,
richiederà
di
più
da
quelli
ai
quali
avrà
dato
di
più
(
cfr
.
Luc
12,48
)
,
e
renderà
a
ciascuno
secondo
il
suo
operato
(
Mat
16,27
)
.
3
-
Rinnovamento
dei
costumi
127
.
Ma
se
consideriamo
la
cosa
con
più
diligenza
e
più
a
fondo
,
chiaramente
vediamo
che
a
questa
tanto
desiderata
restaurazione
sociale
deve
precedere
l
'
interno
rinnovamento
dello
spirito
cristiano
,
dal
quale
purtroppo
si
sono
allontanati
tanti
di
coloro
che
si
occupano
di
cose
economiche
;
se
no
,
tutti
gli
sforzi
cadranno
a
vuoto
,
non
costruendosi
l
'
edificio
sulla
roccia
,
ma
su
la
mobile
arena
(
cfr
.
Mat
7,24
)
.
128
.
E
infatti
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
figli
,
abbiamo
dato
uno
sguardo
all
'
odierno
ordinamento
economico
,
e
l
'
abbiamo
trovato
guasto
profondamente
.
Di
poi
,
richiamato
a
nuovo
esame
il
comunismo
e
il
socialismo
,
e
tutte
le
loro
forme
,
anche
più
mitigate
,
abbiamo
trovato
che
sono
molto
lontani
dagli
insegnamenti
del
Vangelo
.
129
.
Quindi
,
per
usare
le
parole
del
Nostro
Predecessore
,
se
un
rimedio
si
vuole
dare
alla
società
umana
,
questo
non
sarà
altro
che
il
ritorno
alla
vita
e
alle
istituzioni
cristiane
(
enc
.
Rerum
novarum
,
n
.
22
)
.
Giacché
questo
solo
può
distogliere
gli
occhi
degli
uomini
affascinati
e
al
tutto
immersi
nelle
cose
transitorie
di
questo
mondo
,
e
innalzarli
al
cielo
:
questo
solo
può
portare
efficace
rimedio
alla
troppa
sollecitudine
per
i
beni
caduchi
,
che
è
l
'
origine
di
tutti
i
vizi
.
Del
quale
rimedio
chi
può
negare
che
la
società
umana
non
abbia
al
presente
un
sommo
bisogno
?
a
)
il
principale
disordine
dell
'
odierno
sistema
:
il
danno
delle
anime
130
.
Tutti
restano
quasi
unicamente
atterriti
dagli
sconvolgimenti
,
dalle
stragi
,
dalle
rovine
temporali
.
Ma
se
consideriamo
i
fatti
con
occhio
cristiano
,
com
'
è
dovere
,
che
cosa
sono
tutti
questi
mali
in
paragone
della
rovina
delle
anime
?
Eppure
si
può
dire
senza
temerità
essere
tale
oggi
l
'
andamento
della
vita
sociale
ed
economica
,
che
un
numero
grandissimo
di
persone
trova
le
difficoltà
più
gravi
nell
'
attendere
a
quell
'
uno
necessario
all
'
opera
capitale
fra
tutte
,
quella
della
propria
salute
eterna
.
131
.
Di
queste
innumerevoli
pecorelle
costituiti
Pastore
e
Tutore
dal
Principe
dei
Pastori
,
che
le
redense
col
suo
sangue
,
non
possiamo
contemplare
con
indifferenza
tale
sommo
pericolo
;
che
anzi
,
memori
dell
'
ufficio
pastorale
,
con
paterna
sollecitudine
andiamo
di
continuo
ripensando
come
recare
ad
esse
aiuto
,
ricorrendo
altresì
allo
studio
indefesso
di
altri
,
che
vi
sono
impegnati
per
debito
di
giustizia
e
di
carità
.
Che
cosa
gioverebbe
infatti
che
gli
uomini
con
più
saggio
uso
delle
ricchezze
si
rendessero
più
capaci
di
fare
acquisto
anche
di
tutto
il
mondo
,
se
poi
ne
ricevessero
danno
per
l
'
anima
?
(
cfr
.
Mat
15,26
)
.
Che
cosa
gioverebbe
insegnar
loro
sicuri
principi
intorno
alla
economia
,
se
poi
si
lasciano
trascinare
dalla
sfrenata
cupidigia
e
dal
gretto
amore
proprio
a
tal
segno
che
pur
avendo
udito
gli
ordini
del
Signore
,
abbiano
poi
a
fare
tutto
all
'
opposto
!
(
cfr
.
Fudic
.
2,17
)
.
b
)
cause
del
danno
spirituale
132
.
Questa
defezione
della
vita
sociale
ed
economica
dalla
legge
cristiana
e
l
'
apostasia
che
ne
consegue
di
molti
operai
dalla
fede
cattolica
,
hanno
la
loro
radice
e
la
loro
fonte
negli
affetti
disordinati
dell
'
anima
,
triste
conseguenza
del
peccato
originale
che
ha
distrutto
l
'
equilibrio
meraviglioso
delle
facoltà
umane
;
sicché
l
'
uomo
facilmente
trascinato
da
perverse
cupidigie
,
viene
fortemente
spinto
ad
anteporre
i
beni
caduchi
di
questo
mondo
a
quelli
imperituri
del
cielo
.
Di
qui
una
sete
insaziabile
di
ricchezze
e
di
beni
temporali
che
,
se
in
ogni
tempo
fu
solita
a
spingere
gli
uomini
a
trasgredire
le
leggi
di
Dio
e
calpestare
i
diritti
del
prossimo
,
oggi
col
moderno
ordinamento
economico
,
offre
alla
fragilità
umana
incentivi
assai
più
numerosi
.
E
poiché
l
'
instabilità
della
vita
economica
e
specialmente
del
suo
organismo
,
richiede
uno
sforzo
sommo
e
continuo
di
quanti
vi
si
applicano
,
alcuni
vi
hanno
indurito
la
coscienza
a
tal
segno
che
si
danno
a
credere
lecita
l
'
aumentare
i
guadagni
in
qualsiasi
modo
e
difendere
poi
con
ogni
mezzo
dalle
repentine
vicende
della
fortuna
le
ricchezze
accumulate
con
tanti
sforzi
.
I
facili
guadagni
,
che
l
'
anarchia
del
mercato
apre
a
tutti
,
allettano
moltissimi
allo
scambio
e
alla
vendita
,
e
costoro
unicamente
agognando
di
fare
guadagni
pronti
e
con
minima
fatica
,
con
la
sfrenata
speculazione
fanno
salire
e
abbassare
i
prezzi
secondo
il
capriccio
e
l
'
avidità
loro
,
con
tanta
frequenza
,
che
mandano
fallite
tutte
le
sagge
previsioni
dei
produttori
.
Le
disposizioni
giuridiche
poi
,
ordinate
a
favorire
la
cooperazione
dei
capitali
,
mentre
dividono
la
responsabilità
e
restringono
il
rischio
del
negoziare
,
hanno
dato
ansa
alla
più
biasimevole
licenza
;
giacché
vediamo
che
,
scemato
l
'
obbligo
di
dare
i
conti
,
viene
attenuato
il
senso
di
responsabilità
nelle
anime
,
e
sotto
la
coperta
difesa
di
una
società
che
chiamano
anonima
,
si
commettono
le
peggiori
ingiustizie
e
frodi
,
e
i
dirigenti
di
queste
associazioni
economiche
,
dimentichi
dei
loro
impegni
,
tradiscono
non
rare
volte
i
diritti
di
quelli
di
cui
avevano
preso
ad
amministrare
i
risparmi
.
Né
per
ultimo
si
può
omettere
di
condannare
quegli
ingannatori
che
,
non
curandosi
di
soddisfare
alle
oneste
esigenze
di
chi
si
vale
dell
'
opera
loro
,
non
si
peritano
invece
di
aizzare
le
cupidigie
umane
,
per
venirle
poi
sfruttando
a
proprio
guadagno
.
133
.
Questi
così
gravi
inconvenienti
non
potevano
essere
emendati
,
o
piuttosto
prevenuti
,
se
non
da
una
severa
disciplina
morale
,
rigidamente
mantenuta
dall
'
autorità
sociale
.
Ma
questa
purtroppo
mancò
.
Infatti
,
avendo
il
nuovo
ordinamento
economico
cominciato
appunto
quando
le
massime
del
razionalismo
erano
penetrate
in
molti
e
vi
avevano
messo
radici
,
ne
nacque
in
breve
una
scienza
economica
separata
dalla
legge
morale
;
e
per
conseguenza
alle
passioni
umane
si
lasciò
libero
il
freno
.
Quindi
avvenne
che
in
molto
maggior
numero
di
prima
furono
quelli
che
non
si
diedero
più
pensiero
di
altro
che
di
accrescere
ad
ogni
costo
la
loro
fortuna
,
e
cercando
sopra
tutte
le
cose
e
in
tutto
i
loro
propri
interessi
,
non
si
fecero
coscienza
neppure
dei
più
gravi
delitti
contro
gli
altri
.
I
primi
poi
che
si
misero
per
questa
via
larga
.
che
conduce
alla
perdizione
(
cfr
.
Mat
7,13
)
,
trovarono
molti
imitatori
della
loro
iniquità
sia
per
l
'
esempio
della
loro
appariscente
riuscita
,
sia
per
il
fasto
insolito
delle
loro
ricchezze
,
sia
per
il
deridere
che
fecero
,
quasi
vittima
di
scrupoli
insulsi
,
la
coscienza
altrui
,
sia
infine
schiacciando
i
loro
competitori
più
timorosi
.
134
.
Così
,
traviando
dal
retto
sentiero
i
dirigenti
della
economia
,
fu
naturale
che
anche
il
volgo
degli
operai
venisse
precipitando
nello
stesso
abisso
,
e
ciò
tanto
più
che
molti
sovraintendenti
delle
officine
sfruttavano
i
loro
operai
,
come
semplici
macchine
,
senza
curarsi
delle
loro
anime
,
anzi
neppure
pensando
ai
loro
interessi
superiori
.
E
in
verità
fa
orrore
il
considerare
i
gravissimi
pericoli
a
cui
sono
esposti
nelle
moderne
officine
i
costumi
degli
operai
(
dei
giovani
specialmente
)
e
il
pudore
delle
giovani
e
delle
donne
,
gli
impedimenti
che
spesso
il
presente
ordinamento
economico
e
soprattutto
le
condizioni
affatto
irrazionali
dell
'
abitazione
recano
all
'
unione
e
alla
intimità
della
vita
di
famiglia
;
alle
difficoltà
di
santificare
debitamente
i
giorni
di
festa
;
all
'
universale
indebolimento
di
quel
senso
veramente
cristiano
,
onde
prima
anche
persone
rozze
e
ignoranti
,
sapevano
elevarsi
ad
alti
ideali
,
laddove
ora
è
sottentrata
l
'
unica
ansia
di
procacciarsi
comecchessia
la
vita
quotidiana
.
E
così
il
lavoro
corporale
,
che
la
divina
Provvidenza
,
anche
dopo
il
peccato
originale
,
aveva
stabilito
come
esercizio
in
bene
del
corpo
insieme
e
dell
'
anima
,
si
viene
convertendo
in
uno
strumento
di
perversione
:
la
materia
inerte
,
cioè
esce
nobilitata
dalla
fabbrica
,
le
persone
invece
si
corrompono
e
si
avviliscono
.
4
-
Rimedi
a
)
cristianizzazione
della
vita
economica
135
.
A
una
strage
così
dolorosa
di
anime
,
che
durando
farà
cadere
a
vuoto
ogni
sforzo
di
rigenerazione
della
società
,
non
si
può
rimediare
altrimenti
se
non
col
ritorno
manifesto
e
sincero
degli
uomini
alla
dottrina
evangelica
,
ai
precetti
cioè
di
Colui
che
solo
ha
parole
di
vita
eterna
(
cfr
.
Giov
6,70
)
,
e
quindi
parole
tali
che
,
passando
cielo
e
terra
,
esse
non
passeranno
mai
(
cfr
.
Mat
24,35
)
.
Così
quanti
sono
veramente
sperimentati
nelle
cose
sociali
,
invocano
con
ardore
quella
che
chiamano
perfetta
«
realizzazione
»
della
vita
economica
.
Ma
un
tale
ordinamento
,
che
Noi
pure
ardentemente
desideriamo
e
con
fervido
studio
promuoviamo
,
riuscirà
incompleto
e
imperfetto
,
se
tutte
le
forme
dell
'
attività
umana
amichevolmente
non
si
accordano
ad
imitare
ed
a
raggiungere
,
per
quanto
è
dato
all
'
uomo
,
la
meravigliosa
unità
del
disegno
divino
;
quell
'
ordine
perfetto
,
diciamo
,
che
a
gran
voce
la
Chiesa
proclama
e
la
stessa
retta
ragione
richiede
:
che
cioè
le
cose
tutte
siano
indirizzate
a
Dio
come
a
primo
supremo
termine
di
ogni
attività
creata
,
e
tutti
i
beni
creati
siano
riguardati
come
semplici
mezzi
,
dei
quali
in
tanto
si
deve
far
uso
in
quanto
conducono
al
fine
supremo
.
136
.
Né
si
deve
credere
che
perciò
le
professioni
lucrative
siano
meno
stimate
ovvero
ritenute
come
poco
conformi
alla
dignità
umana
.
Al
contrario
,
anzi
,
noi
impariamo
a
riconoscere
in
esse
con
venerazione
la
manifesta
volontà
del
Creatore
,
il
quale
ha
posto
l
'
uomo
sulla
terra
perché
la
venga
lavorando
,
facendola
servire
alle
sue
molteplici
necessità
.
Né
si
proibisce
a
quelli
che
attendono
alla
produzione
,
l
'
accrescere
nei
giusti
e
debiti
modi
la
loro
fortuna
;
anzi
la
Chiesa
insegna
essere
giusto
che
chiunque
serve
alla
comunità
e
l
'
arricchisce
con
l
'
accrescere
i
beni
della
comunità
stessa
,
ne
divenga
anch
'
egli
più
ricco
,
secondo
la
sua
condizione
,
purché
tutto
ciò
si
cerchi
col
debito
ossequio
alla
legge
di
Dio
e
senza
danno
dei
diritti
altrui
e
se
ne
faccia
un
uso
conforme
all
'
ordine
della
fede
e
della
retta
ragione
.
137
.
Che
se
queste
norme
saranno
da
tutti
,
in
ogni
luogo
e
sempre
mantenute
,
non
solamente
la
produzione
e
l
'
acquisto
dei
beni
,
ma
anche
l
'
uso
delle
ricchezze
,
che
ora
si
vede
così
spesso
disordinato
,
verrà
tosto
ricondotto
nei
limiti
della
equità
e
della
giusta
distribuzione
.
Così
alla
sordida
cupidigia
dei
soli
interessi
propri
,
che
è
l
'
obbrobrio
e
il
grande
peccato
del
nostro
secolo
,
si
opporrà
davvero
e
col
fatto
la
regola
,
soavissima
insieme
ed
efficacissima
,
della
moderazione
cristiana
,
onde
l
'
uomo
deve
cercare
anzitutto
il
regno
di
Dio
e
la
sua
giustizia
,
ritenendo
per
certo
che
i
beni
temporali
gli
saranno
dati
per
giunta
,
in
quanto
avrà
bisogno
,
in
forza
della
sicura
promessa
della
liberalità
divina
(
cfr
.
Mat
6,33
)
.
b
)
legge
della
carità
138
.
Se
non
che
per
assicurare
appieno
queste
riforme
,
è
necessario
che
si
aggiunga
alla
legge
della
giustizia
,
la
legge
della
carità
la
quale
è
il
vincolo
della
perfezione
(
Col
3,14
)
.
Quanto
dunque
s
'
ingannano
quei
riformatori
imprudenti
,
i
quali
solo
curando
l
'
osservanza
della
giustizia
e
della
sola
giustizia
commutativa
,
rigettano
con
alterigia
il
concorso
della
carità
!
Certo
,
la
carità
non
può
essere
chiamata
a
fare
le
veci
della
giustizia
,
dovuta
per
obbligo
e
iniquamente
negata
.
Ma
quando
pure
si
supponga
che
ciascuno
abbia
ottenuto
tutto
ciò
che
gli
spetta
di
diritto
,
resterà
sempre
un
campo
larghissimo
alla
carità
.
La
sola
giustizia
,
infatti
,
anche
osservata
con
la
maggiore
fedeltà
,
potrà
bene
togliere
di
mezzo
le
cause
dei
conflitti
sociali
,
non
già
unire
i
cuori
e
stringere
insieme
la
volontà
.
139
.
Ora
tutte
le
istituzioni
ordinate
a
consolidare
la
pace
e
promuovere
il
mutuo
soccorso
tra
gli
uomini
,
per
quanto
sembrino
perfette
,
hanno
il
loro
precipuo
fondamento
di
sodezza
nel
legame
vicendevole
,
delle
volontà
onde
i
soci
vanno
uniti
fra
loro
;
e
mancando
questo
,
come
spesso
vediamo
per
esperienza
,
riescono
vane
le
migliori
prescrizioni
.
Una
vera
intesa
di
tutti
ad
uno
stesso
bene
comune
non
potrà
dunque
aversi
altrimenti
,
che
quando
tutte
le
parti
della
società
sentano
di
essere
membri
di
una
sola
grande
famiglia
e
figli
di
uno
stesso
Padre
celeste
,
anzi
di
essere
un
solo
corpo
in
Cristo
e
membri
gli
uni
degli
altri
(
Rom
12,0
)
in
modo
che
se
un
membro
patisce
,
patiscono
insieme
tutti
gli
altri
(
1Cor
12,26
)
.
Allora
soltanto
i
ricchi
e
gli
altri
dirigenti
muteranno
la
primitiva
loro
freddezza
verso
i
loro
fratelli
più
poveri
,
in
calda
e
operosa
affezione
;
ne
accoglieranno
le
giuste
domande
con
volto
benigno
e
cuore
largo
,
e
,
al
bisogno
,
ne
perdoneranno
anche
cordialmente
le
colpe
e
gli
errori
.
Gli
operai
poi
,
dal
loro
canto
,
deposto
sinceramente
ogni
sentimento
di
odio
e
di
invidia
,
che
i
fautori
della
lotta
di
classe
sfruttano
tanto
astutamente
,
non
solo
non
disdegneranno
il
posto
loro
assegnato
dalla
Provvidenza
divina
nella
società
umana
,
ma
l
'
avranno
anzi
in
gran
pregio
,
perché
ben
consapevoli
di
cooperare
davvero
utilmente
e
onoratamente
,
ciascuno
secondo
il
proprio
grado
e
ufficio
,
al
bene
comune
,
e
seguendo
in
ciò
più
da
vicino
gli
esempi
di
Colui
che
,
essendo
Dio
,
ha
voluto
essere
sulla
terra
un
operaio
e
stimato
figlio
di
operaio
.
c
)
difficoltà
dell
'
impresa
140
.
Da
questa
nuova
diffusione
pertanto
dello
spirito
evangelico
nel
mondo
,
che
è
spirito
di
moderazione
cristiana
,
e
di
carità
universale
,
sorgerà
,
speriamo
,
quella
piena
e
desideratissima
restaurazione
della
umana
società
in
Cristo
e
quella
pace
di
Cristo
nel
regno
di
Cristo
a
cui
fin
dall
'
inizio
del
Nostro
Pontificato
abbiamo
fermamente
proposto
di
consacrare
tutte
le
Nostre
cure
e
la
Nostra
pastorale
sollecitudine
(
cfr
.
lett
.
enc
.
Ubi
arcano
del
23
dicembre
1922
)
.
E
voi
pure
,
venerabili
Fratelli
,
che
insieme
con
Noi
per
mandato
dello
Spirito
Santo
governate
la
Chiesa
di
Dio
(
cfr
.
At
20,28
)
,
con
molto
lodevole
zelo
allo
stesso
intento
,
come
a
cosa
capitale
e
al
presente
più
necessaria
che
mai
,
indefessamente
lavorate
,
in
tutte
quante
le
parti
del
mondo
,
anche
nei
paesi
delle
sacre
Missioni
tra
gl
'
infedeli
.
A
voi
dunque
siano
date
le
meritate
lodi
,
ed
insieme
con
voi
a
quelli
tutti
,
siano
chierici
o
laici
,
che
vediamo
con
gioia
esservi
ogni
giorno
compagni
e
validi
cooperatori
della
stessa
opera
grandiosa
.
Diciamo
i
diletti
figli
Nostri
iscritti
all
'
Azione
Cattolica
,
i
quali
con
particolare
studio
si
occupano
con
Noi
della
questione
sociale
,
in
quanto
questa
spetta
e
compete
alla
Chiesa
,
per
la
sua
stessa
divina
istituzione
.
E
Noi
li
esortiamo
tutti
caldamente
.
nel
Signore
che
non
tralascino
fatiche
,
non
si
lascino
vincere
da
difficoltà
,
ma
crescano
ogni
giorno
più
nello
zelo
e
nel
vigore
(
cfr
.
Deut
31,7
)
.
Ardua
,
per
certo
,
è
l
'
impresa
che
loro
proponiamo
,
giacché
ben
sappiamo
che
da
una
parte
e
dall
'
altra
,
sia
tra
le
classi
superiori
come
tra
le
inferiori
della
società
,
si
oppongono
in
gran
numero
ostacoli
e
difficoltà
da
superare
;
ma
non
perciò
si
perdano
essi
di
animo
,
né
si
lascino
a
nessun
conto
distogliere
dal
proposito
.
L
'
affrontare
aspre
battaglie
è
proprio
dei
cristiani
;
sostenere
gravi
fatiche
è
proprio
di
quelli
che
,
quali
buoni
soldati
di
Cristo
,
lo
seguono
più
da
vicino
(
cfr
.
2
Tim
.
2,3
)
.
141
.
Fidati
dunque
nell
'
onnipotente
aiuto
di
Colui
che
vuole
salvi
gli
uomini
tutti
(
cfr
.
Tim
.
2,4
)
,
procuriamo
con
tutte
le
forze
di
giovare
a
quelle
anime
infelici
,
lontane
da
Dio
,
e
distaccandole
dalle
cure
temporali
,
nelle
quali
troppo
si
avviluppano
,
insegniamo
loro
a
volgere
con
fiducia
il
desiderio
alle
cose
eterne
.
Il
che
talvolta
si
otterrà
più
agevolmente
di
quanto
a
prima
vista
non
sembrava
forse
sperabile
;
poiché
,
se
nell
'
intimo
dell
'
uomo
anche
più
rotto
all
'
iniquità
si
nascondono
,
come
favilla
sotto
la
cenere
,
delle
mirabili
forze
spirituali
,
testimoni
non
dubbi
di
quell
'
anima
naturalmente
cristiana
,
quanto
più
nel
cuore
di
tanti
altri
che
furono
indotti
in
errore
piuttosto
per
ignoranza
e
per
le
circostanze
esteriori
.
142
.
Del
resto
,
alcuni
lieti
indizi
di
sociale
rinnovamento
si
presagiscono
già
nelle
stesse
ordinate
schiere
degli
operai
,
tra
cui
con
somma
Nostra
allegrezza
,
vediamo
anche
folti
stuoli
di
giovani
cattolici
,
i
quali
con
docilità
ricevono
le
ispirazioni
della
grazia
divina
e
con
incredibile
zelo
si
studiano
di
guadagnare
a
Cristo
i
propri
compagni
.
Né
meritano
minor
lode
i
capi
delle
associazioni
operaie
,
i
quali
,
posposti
i
propri
interessi
e
unicamente
solleciti
del
bene
dei
propri
compagni
si
sforzano
di
conciliare
e
promuovere
con
prudenza
le
loro
giuste
rivendicazioni
con
la
prosperità
di
tutta
la
maestranza
,
né
per
qualsivoglia
impedimento
o
aspetto
si
lasciano
rimuovere
da
questo
nobile
impiego
.
Che
anzi
vediamo
pure
in
gran
numero
giovani
destinati
o
per
ingegno
o
per
ricchezze
ad
occupare
tra
poco
un
bel
posto
tra
i
dirigenti
della
società
,
i
quali
si
applicano
con
più
intenso
studio
alle
questioni
sociali
,
e
danno
liete
speranze
di
dedicarsi
un
giorno
pienamente
all
'
opera
della
restaurazione
sociale
.
d
)
la
via
da
seguire
143
.
Le
condizioni
presenti
,
venerabili
Fratelli
,
ci
additano
la
via
che
occorre
tenere
.
Come
in
altre
età
della
storia
della
Chiesa
,
noi
dobbiamo
lottare
con
un
mondo
ricaduto
in
gran
parte
nel
paganesimo
.
Ora
per
ricondurre
a
Cristo
le
classi
diverse
di
uomini
che
l
'
hanno
rinnegato
,
è
necessario
anzitutto
scegliere
nel
loro
seno
e
formare
ausiliari
della
Chiesa
,
che
ne
comprendano
lo
spirito
e
i
desideri
e
sappiano
parlare
ai
loro
cuori
con
senso
di
fraterno
amore
.
I
primi
ed
immediati
apostoli
degli
operai
,
devono
essere
operai
;
industriali
e
commercianti
,
gli
apostoli
degli
industriali
e
degli
uomini
di
commercio
.
144
.
A
Voi
soprattutto
,
venerabili
Fratelli
,
e
al
vostro
Clero
spetta
cercare
con
diligenza
,
scegliere
con
prudenza
,
formare
ed
istruire
con
opportunità
questa
schiera
di
laici
apostoli
,
sia
di
operai
come
di
padroni
.
Un
'
opera
certamente
ardua
s
'
impone
ai
sacerdoti
,
e
per
sostenerla
,
tutti
quelli
che
crescono
nelle
speranze
della
Chiesa
,
debbono
venirsi
preparando
con
lo
studio
assiduo
delle
cose
sociali
.
Ma
soprattutto
è
necessario
che
quelli
da
Voi
applicati
in
modo
particolare
a
questo
ministero
,
si
mostrino
tali
,
cioè
forniti
di
tanto
squisito
senso
di
giustizia
,
da
opporsi
con
una
costanza
del
tutto
virile
,
alle
rivendicazioni
esorbitanti
ed
alle
ingiustizie
,
da
qualunque
parte
vengano
;
è
necessario
che
siano
segnalati
per
prudenza
e
discrezione
lontana
da
qualsiasi
esagerazione
;
ma
specialmente
che
siano
intimamente
compenetrati
della
carità
di
Cristo
,
che
sola
vale
a
sottomettere
con
forza
e
soavità
i
cuori
e
le
volontà
degli
uomini
alle
leggi
della
giustizia
e
dell
'
equità
.
Questa
è
la
via
già
più
di
una
volta
raccomandata
dal
felice
esito
,
e
che
ora
si
deve
seguire
con
ogni
alacrità
e
senza
titubanze
.
145
.
Quanto
poi
ai
cari
figli
Nostri
scelti
ad
un
'
opera
così
grande
,
vivamente
li
esortiamo
nel
Signore
a
consacrarsi
totalmente
alla
formazione
delle
anime
loro
affidate
;
e
nell
'
adempimento
di
questo
ufficio
il
più
sacerdotale
ed
apostolico
,
con
opportunità
si
avvalgano
di
tutti
i
mezzi
più
efficaci
dell
'
educazione
cristiana
,
come
istruzione
della
gioventù
,
istituzione
di
cristiane
associazioni
,
fondazioni
di
circoli
di
studio
,
conformi
alla
regola
della
fede
.
Ma
soprattutto
facciano
grande
stima
e
applichino
al
bene
dei
loro
discepoli
quel
mezzo
preziosissimo
di
rinnovamento
individuale
e
sociale
che
Noi
abbiamo
additato
negli
Esercizi
spirituali
con
.
l
'
enciclica
Mens
Nostra
.
Nella
quale
enciclica
abbiamo
esplicitamente
ricordato
e
caldamente
raccomandato
,
con
gli
Esercizi
a
pro
dei
laici
tutti
,
anche
i
Ritiri
in
specie
utilissimi
per
gli
operai
(
enc
.
Mens
Nostra
del
20
dicembre
1929
)
.
In
questa
scuola
dello
spirito
infatti
non
solo
si
formano
gli
ottimi
cristiani
,
ma
anche
si
addestrano
i
veri
apostoli
per
qualsiasi
condizione
di
vita
,
riscaldandosi
alla
fiamma
del
Cuore
di
Gesù
Cristo
.
Da
questa
scuola
,
come
gli
Apostoli
dal
Cenacolo
di
Gerusalemme
,
usciranno
uomini
fortissimi
nella
fede
,
di
costanza
invitta
nelle
persecuzioni
,
ardenti
di
zelo
e
premurosi
unicamente
di
propagare
per
ogni
dove
il
regno
di
Cristo
.
146
.
E
certamente
,
ai
nostri
tempi
più
che
mai
si
ha
bisogno
di
tali
valorosi
soldati
di
Cristo
che
si
affatichino
con
tutte
le
forze
a
preservare
la
famiglia
umana
dalla
spaventosa
rovina
che
la
incoglierebbe
,
se
,
col
disprezzo
degli
insegnamenti
del
Vangelo
,
si
lasciasse
prevalere
un
ordine
di
cose
che
conculcano
le
leggi
della
natura
non
meno
che
quelle
di
Dio
.
La
Chiesa
di
Cristo
edificata
sulla
pietra
incrollabile
,
non
ha
nulla
da
temere
per
sé
,
ben
sapendo
che
le
porte
dell
'
inferno
non
prevarranno
mai
contro
di
essa
(
cfr
.
Mat
16,18
)
;
sicura
come
é
,
per
la
prova
dell
'
esperienza
di
tanti
secoli
,
che
dalle
tempeste
anche
più
violente
uscirà
sempre
più
forte
e
gloriosa
di
nuovi
trionfi
.
Ma
il
suo
cuore
di
madre
non
può
non
commuoversi
ai
mali
innumerevoli
che
queste
tempeste
accumulerebbero
sopra
migliaia
di
uomini
,
e
soprattutto
agli
enormi
danni
spirituali
che
ne
sgorgherebbero
a
rovina
di
tante
anime
redente
dal
sangue
di
Cristo
.
147
.
Tutto
dunque
deve
essere
tentato
per
distogliere
la
società
umana
da
mali
così
grandi
.
A
ciò
debbono
tendere
le
nostre
fatiche
,
a
ciò
le
nostre
cure
e
le
nostre
continue
e
ferventi
preghiere
a
Dio
.
Perché
mediante
il
soccorso
della
grazia
divina
noi
abbiamo
in
mano
la
sorte
della
famiglia
umana
.
148
.
Non
permettiamo
dunque
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
Figli
,
che
i
figliuoli
di
questo
secolo
si
mostrino
più
accorti
,
nel
loro
genere
,
di
noi
i
quali
per
divina
bontà
siamo
i
figliuoli
della
luce
(
cfr
.
Luc
16,18
)
.
Noi
infatti
vediamo
con
quale
meravigliosa
sagacia
si
adoperino
a
scegliersi
aderenti
operosi
e
formarseli
atti
a
diffondere
sempre
più
largamente
i
loro
errori
fra
tutte
le
classi
e
in
tutte
le
parti
del
mondo
.
Quando
poi
prendono
ad
impugnare
la
Chiesa
di
Cristo
,
li
vediamo
mettere
a
tacere
le
varie
loro
interne
dissenzioni
e
costituire
come
un
solo
concorde
esercito
per
raggiungere
con
l
'
unione
delle
forze
il
comune
intento
.
e
)
unione
e
cooperazione
di
tutti
i
buoni
149
.
Ora
,
nessuno
certamente
ignora
a
quante
e
quanto
grandi
opere
si
stenda
dappertutto
l
'
indefesso
zelo
dei
cattolici
,
sia
in
ordine
al
bene
sociale
ed
economico
,
sia
in
materia
scolastica
e
religiosa
.
Ma
questa
azione
mirabile
e
faticosa
non
di
rado
perde
di
efficacia
per
la
troppa
dispersione
delle
forze
.
Si
uniscano
dunque
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
quanti
sotto
la
guida
dei
Pastori
della
Chiesa
amano
di
combattere
questa
buona
e
pacifica
battaglia
di
Cristo
;
e
tutti
,
sotto
la
guida
ed
il
magistero
della
Chiesa
,
secondo
il
genio
,
le
forze
,
la
condizione
di
ciascuno
,
cerchino
di
contribuire
in
qualche
misura
a
quella
cristiana
restaurazione
della
società
,
che
Leone
XIII
auspicò
con
l
'
immortale
enciclica
Rerum
novarum
;
non
mirando
a
se
stesso
e
agli
interessi
propri
,
ma
a
quelli
di
Gesù
Cristo
(
cfr
.
Fil
2,21
)
;
non
,
pretendendo
di
imporre
le
proprie
idee
,
comunque
belle
ed
opportune
esse
sembrino
,
ma
mostrandosi
disposti
a
rinunziarvi
per
il
bene
comune
,
affinché
in
tutto
e
soprattutto
Cristo
regni
,
Cristo
imperi
,
e
al
quale
sia
onore
e
gloria
e
potere
nei
secoli
(
cfr
.
Apoc
5,13
)
.
Benedizione
finale
150
.
E
perché
così
felicemente
avvenga
,
a
Voi
tutti
,
venerabili
Fratelli
e
diletti
figli
,
quanti
fate
parte
dell
'
immensa
famiglia
cattolica
a
Noi
affidata
,
ma
con
un
particolare
affetto
del
Nostro
cuore
agli
operai
e
a
quanti
altri
lavorano
nelle
arti
manuali
,
dalla
divina
Provvidenza
a
Noi
più
vivamente
raccomandati
,
come
pure
ai
padroni
ed
imprenditori
cristiani
,
impartiamo
con
paterno
amore
l
'
Apostolica
Benedizione
.
Dato
a
Roma
,
presso
san
Pietro
,
il
15
maggio
1931
,
anno
decimo
del
Nostro
Pontificato
.
PIO
PP
.
XI