Miscellanea ,
LA
CAMORRA
Mio
caro
Dina
Negli
scorsi
mesi
raccolsi
alcune
notizie
intorno
allo
stato
delle
classi
più
povere
,
specialmente
nelle
province
meridionali
.
Se
a
te
non
pare
inutile
affatto
,
ti
pregherei
di
concedermi
che
le
pubblichi
nel
tuo
giornale
,
tanto
pregiato
in
Italia
.
Debbo
però
dire
,
innanzi
tutto
,
che
nel
raccogliere
queste
notizie
io
ho
avuto
lo
scopo
di
provare
che
la
camorra
,
il
brigantaggio
,
la
mafia
sono
la
conseguenza
logica
,
naturale
,
necessaria
di
un
certo
stato
sociale
,
senza
modificare
il
quale
è
inutile
sperare
di
poter
distruggere
quei
mali
.
So
che
molti
lo
ammettono
,
ma
pochi
se
ne
formano
un
concetto
chiaro
.
Sono
ben
lontano
dallo
sperare
di
potere
,
con
alcune
lettere
,
risolvere
problemi
d
una
sì
grande
importanza
e
difficoltà
.
Credo
però
che
anche
pochi
fatti
ed
esempi
possano
spronare
ad
altre
nuove
ricerche
.
A
che
gioveranno
queste
ricerche
?
Sarà
sperabile
portare
qualche
rimedio
ai
mali
?
Lo
vedremo
in
appresso
.
Intanto
,
per
cominciare
dalla
camorra
,
noterò
che
la
legge
di
sicurezza
pubblica
suppone
che
il
camorrista
non
faccia
altro
che
guadagnare
indebitamente
sul
lavoro
altrui
.
Invece
esso
minaccia
ed
intimidisce
,
né
sempre
per
solo
guadagno
;
impone
tasse
;
prende
l
altrui
senza
pagare
;
ma
ancora
impone
ad
altri
il
commetter
delitti
;
ne
commette
egli
stesso
,
obbligando
altri
a
dichiararsene
autore
;
protegge
i
colpevoli
contro
la
giustizia
;
esercita
il
suo
mestiere
,
se
così
può
chiamarsi
,
su
tutto
:
nelle
vie
,
nelle
case
,
nei
ridotti
,
sul
lavoro
,
sui
delitti
,
sul
gioco
.
L
organizzazione
più
perfetta
della
camorra
trovasi
nelle
carceri
,
dove
il
camorrista
regna
.
E
così
,
spesso
si
crede
di
punirlo
,
quando
gli
si
dà
solo
il
modo
di
continuare
meglio
l
opera
sua
.
Ma
quello
ancora
che
la
legge
non
sembra
sospettare
,
e
che
molti
ignorano
,
si
è
che
la
camorra
non
si
esercita
solo
negli
ordini
inferiori
della
società
:
vi
sono
anche
camorristi
in
guanti
bianchi
ed
abito
nero
,
i
cui
nomi
e
i
cui
delitti
da
molti
pubblicamente
si
ripetono
.
Le
forme
che
la
camorra
piglia
nei
diversi
luoghi
e
fra
le
diverse
persone
che
la
esercitano
,
sono
infinitamente
varie
.
Non
è
lungo
tempo
io
scrissi
ad
un
vice
-
sindaco
di
Napoli
,
amante
del
suo
paese
,
antico
liberale
,
patriotta
provato
:
Mi
dici
qualche
cosa
della
camorra
?
Va
essa
avanti
o
indietro
;
comincia
ad
essere
davvero
estirpata
?
Egli
mi
fece
una
risposta
che
non
riferisco
tutta
,
perché
a
molti
parrebbe
una
dipintura
esagerata
dei
fatti
.
Copio
solo
la
conclusione
della
lettera
.
«
Moltissime
ordinanze
municipali
non
possono
qui
attecchire
,
se
non
convengono
agl
interessi
della
camorra
.
Napoli
comincia
a
ripulirsi
dacché
la
camorra
con
i
suoi
appaItatori
ne
trae
guadagno
.
Ed
io
,
come
vice
-
sindaco
di
...
,
ho
potuto
obbligare
1.157
proprietarii
a
restaurare
ed
imbiancare
le
loro
case
e
le
ville
,
che
sono
cinte
di
mura
,
dacché
,
senza
che
sapessi
,
la
camorra
locale
ha
diretto
,
di
comune
accordo
col
mio
usciere
l
operazione
»
.
Questo
stato
di
cose
fa
paura
,
spaventa
sempre
più
,
quando
si
esamina
più
da
vicino
,
e
se
ne
vede
tutta
l
estensione
.
Perché
la
camorra
divenga
possibile
,
occorre
che
vi
sia
un
certo
numero
di
cittadini
,
o
anche
una
classe
intera
,
che
si
pieghi
alle
minacce
di
pochi
o
di
molti
,
che
siano
organizzati
.
Una
volta
che
questo
fatto
,
per
qualche
tempo
,
si
avvera
in
proporzioni
abbastanza
larghe
,
riesce
facile
assai
capire
in
che
modo
la
malattia
si
estenda
a
poco
a
poco
,
e
pigli
forme
diverse
,
secondo
che
penetra
nei
diversi
ordini
della
società
.
Il
male
è
contagioso
come
il
bene
,
e
l
oppressione
,
specialmente
quella
esercitata
dalla
camorra
,
corrompe
l
oppresso
e
l
oppressore
,
e
corrompe
ancora
chi
resta
lungamente
spettatore
di
questo
stato
di
cose
,
senza
reagire
con
tutte
le
sue
forze
.
Perciò
importa
conoscere
dove
questa
oppressione
comincia
e
si
può
esercitare
più
impunemente
,
perché
ivi
è
la
prima
radice
del
male
,
dalla
quale
tutto
il
resto
deriva
,
perché
ivi
,
se
è
possibile
,
bisogna
portare
il
rimedio
.
La
città
di
Napoli
è
,
fra
molte
,
quella
in
cui
la
bassa
plebe
si
trova
,
non
voglio
dire
nella
maggiore
miseria
,
perché
ciò
non
è
il
peggio
;
ma
nel
più
grande
abbandono
,
nel
maggiore
avvilimento
,
nel
più
doloroso
abbrutimento
.
Contro
di
essa
tutto
era
permesso
sotto
il
regime
borbonico
,
Il
galantuomo
poteva
,
senza
temer
nulla
,
quando
era
di
giorno
e
nella
pubblica
via
,
usare
il
suo
bastone
,
perché
la
polizia
pigliava
in
queste
occasioni
sempre
le
sue
parti
.
Le
limosine
date
a
larga
mano
dai
privati
;
dai
conventi
,
che
distribuivano
la
minestra
;
dalle
Opere
pie
;
anche
dal
Governo
,
che
distribuiva
pane
,
alimentavano
la
miseria
e
la
rendevano
permanente
.
La
camorra
cosi
nasceva
naturalmente
in
mezzo
a
questi
uomini
;
era
il
loro
governo
naturale
,
ed
era
perciò
favorita
,
sostenuta
dai
Borboni
,
come
un
mezzo
di
ordine
.
Qui
il
camorrista
atterriva
,
minacciava
e
regnava
.
Qui
egli
prendeva
i
giovanetti
di
14
o
16
anni
,
per
insegnar
loro
a
rubare
il
fazzoletto
,
che
restava
a
lui
,
dando
in
cambio
,
e
come
per
favore
,
qualche
soldo
.
Qui
egli
poteva
fare
degli
uomini
e
delle
donne
quello
che
voleva
.
E
siccome
spesso
faceva
con
le
sue
anche
le
altrui
vendette
,
così
qualche
volta
non
solo
incuteva
terrore
,
ma
ispirava
ammirazione
ed
affetto
in
quegli
stessi
che
opprimeva
.
Cominciata
la
malattia
,
si
poté
subito
diffondere
.
Una
volta
che
questo
spettacolo
non
disgustò
più
,
l
oppressione
e
la
violenza
non
parvero
un
delitto
,
e
le
esercitarono
molti
che
in
altre
condizioni
sociali
avrebbero
trovato
nella
loro
coscienza
un
ostacolo
invincibile
.
Per
comprendere
la
verità
di
quello
che
dico
,
e
per
poter
ragionare
in
buona
fede
su
questi
fatti
,
occorrerebbe
prima
di
tutto
andare
a
vedere
coi
propri
occhi
dove
e
come
vivono
le
più
povere
famiglie
.
Si
tratta
d
una
popolazione
enorme
,
che
si
divide
in
categorie
diverse
,
ciascuna
delle
quali
ha
caratteri
,
costumi
,
sventure
proprie
.
Cito
degli
esempi
,
ed
il
lettore
non
si
stanchi
se
,
pur
avendo
io
stesso
veduto
molti
fatti
,
riferisco
le
parole
di
alcuni
che
andarono
espressamente
a
visitare
i
poveri
.
Lo
scorso
dicembre
io
scrissi
ad
un
architetto
,
che
era
stato
più
volte
adoperato
dal
Municipio
di
Napoli
,
pregandolo
che
mi
dicesse
qualche
cosa
di
quelli
che
si
chiamano
colà
i
fondaci
,
nei
quali
abita
la
più
misera
gente
,
e
che
sono
disprezzati
dalle
donne
stesse
del
popolo
.
Per
ingiuriarsi
fra
loro
,
l
una
chiama
l
altra
funnachéra
(
abitante
dei
fondaci
)
.
«
Questi
fondaci
(
egli
rispondeva
)
hanno
generalmente
un
androne
,
senza
uscio
di
strada
,
ed
un
piccolo
cortiletto
,
ambedue
sudicissimi
,
i
quali
mettono
in
una
grandissima
quantità
di
pessime
abitazioni
,
molto
al
di
sotto
degli
stessi
canili
,
le
quali
tutte
,
e
specialmente
quelle
in
terreno
,
sono
prive
di
aria
,
di
luce
,
ed
umidissime
.
In
essi
vivono
ammonticchiate
parecchie
migliaia
di
persone
,
talmente
avvilite
dalla
miseria
,
che
somigliano
più
a
bruti
che
ad
uomini
.
In
quei
covi
,
nei
quali
non
si
può
entrare
per
il
puzzo
che
tramandano
immondizie
ammassate
da
tempi
immemorabili
,
si
vede
spesso
solamente
un
mucchio
di
paglia
,
destinata
a
far
dormire
un
intera
famiglia
,
maschi
e
femmine
tutti
insieme
.
Di
cessi
non
se
ne
parla
,
perché
a
ciò
bastano
le
strade
vicine
ed
i
cortili
.
Solamente
in
due
o
tre
fondaci
,
dei
molti
visitati
da
me
,
le
donne
esercitano
la
miserabile
arte
di
fare
stuoie
,
o
impagliare
sedie
;
negli
altri
tutti
non
si
vede
nessuno
a
lavorare
,
ma
solo
spettri
seminudi
ed
oziosi
.
A
me
accadde
d
incontrare
in
parecchi
fondaci
,
donne
che
vagano
per
i
cortili
,
con
la
sola
camicia
indosso
,
che
pur
veniva
giù
a
brani
.
Infine
la
più
terribile
miseriatrova
ricetto
in
questi
fabbricati
,
dove
non
manca
mai
qualcuna
delle
più
abbiette
e
luride
case
di
prostituzione
.
Nella
nostra
città
sono
n
°
94
fondaci
,
come
potrai
vedere
dall
elenco
che
t
invio
;
sicché
,
calcolando
che
ognuno
sia
abitato
da
n
°
100
persone
(
e
con
questo
numero
mi
metto
al
disotto
del
vero
)
,
sarebbero
circa
9.400
questi
esseri
infelici
.
I
peggiori
fondaci
sono
quelli
che
si
trovano
nei
quartieri
di
Pendino
,
Porto
e
Mercato
,
51
in
tutto
.
Gli
altri
sono
migliori
,
ma
di
poco
.
Ognuno
di
essi
ha
il
suo
proprio
nome
:
Barettari
,
Tentella
,
S
.
Crispino
,
Scanna
-
sorci
,
Divino
Amore
,
Presèpe
,
Pisciavino
,
Del
Pozzillo
,
Abate
,
Crocefisso
,
Degli
schiavi
,
ecc
.
L
ultimo
parmi
il
nome
più
adatto
»
.
Il
lettore
ha
mai
sentito
parlare
degli
spagari
di
Napoli
,
e
delle
grotte
in
cui
abitavano
?
Questa
gente
forma
una
classe
numerosa
,
non
chiede
la
limosina
,
lavora
,
ha
un
mestiere
.
Nel
tempo
del
colera
,
pochi
anni
sono
,
furono
chiuse
quelle
luride
tane
,
che
erano
la
loro
unica
dimora
.
Tuttavia
,
mesi
sono
,
pregai
una
persona
amica
di
andare
colà
dov
erano
una
volta
le
grotte
,
e
vedere
;
trovandole
ancora
chiuse
,
cercasse
dove
abitavano
gli
spagari
,
e
li
visitasse
.
Riferisco
qui
due
delle
lettere
ricevute
.
Sono
dello
scorso
novembre
.
«
Ieri
trovai
una
delle
così
dette
grotte
degli
spagari
,
la
più
parte
essendo
ormai
chiuse
.
Essa
sta
in
sul
principio
delle
Rampe
di
Brancaccio
,
quando
si
discende
.
Il
suo
ingresso
non
annunzia
l
orrore
che
vi
si
trova
.
Somiglia
alle
catacombe
di
S
.
Gennaro
,
se
non
che
è
assai
più
lurida
e
meschina
.
Vi
si
cammina
col
lume
,
e
solo
di
tanto
in
tanto
,
ma
assai
di
rado
,
vi
sono
delle
aperture
,
balconcini
e
finestre
,
che
mettono
,
due
nei
giardini
di
Francavilla
,
altre
in
umide
corti
.
Tutta
questa
grotta
è
gremita
di
letti
,
l
uno
dall
altro
poco
più
discosti
di
quel
che
sono
nelle
sale
dell
ospedale
degl
Incurabili
.
Ad
eccezione
di
qualcuno
,
sono
tutti
letti
assai
grandi
,
da
contenere
più
persone
.
Sarebbe
impossibile
descriverne
il
sudiciume
e
la
povertà
.
Una
perfetta
armonia
è
tra
quei
luridi
canili
,
l
orribile
grotta
e
gli
abbrutiti
abitanti
,
e
tutti
insieme
sembrano
formare
un
mondo
a
parte
,
che
non
possa
andare
altrimenti
da
quello
che
va
.
Fra
gli
abitanti
v
è
una
certa
gerarchia
.
Accanto
alle
poche
finestre
,
là
dove
arriva
qualche
raggio
di
sole
,
si
trova
un
poco
meno
di
miseria
;
dove
però
non
arriva
la
luce
,
ivi
chi
si
avanza
col
lume
,
vede
una
miseria
indescrivibile
.
Ed
è
singolare
come
anche
qui
,
quelli
che
stanno
meglio
compatiscano
e
quasi
disprezzino
quelli
che
stanno
peggio
.
Vivono
in
questo
luogo
famiglie
,
e
sono
circa
100
persone
il
sudiciume
è
tale
,
che
la
vista
colà
d
una
conca
col
bucato
,
mi
rallegrò
in
modo
che
mi
parve
un
oasi
nel
deserto
.
Vicino
alle
finestre
si
paga
sino
a
10
lire
il
mese
,
dove
manca
la
luce
si
discende
fino
a
25
soldi
.
Hanno
l
aria
,
più
che
di
gente
infelice
,
di
gente
abbrutita
.
Quando
fa
bel
tempo
,
escono
a
guisa
di
formiche
,
e
si
spandono
al
sole
.
Tutta
questa
gentemi
piativano
d
intorno
,
domandando
misericordia
,
e
dicendo
che
erano
obbligati
a
restar
lì
senza
luce
,
senz
aria
,
senza
medici
.
Quando
sono
ammalati
,
essi
dicono
,
restano
abbandonati
fino
a
che
muoiono
o
vanno
all
ospedale
.
La
persona
che
subaffitta
questo
locale
,
e
vi
fa
su
un
buonissimo
guadagno
,
si
è
persino
ricusata
di
fare
le
più
necessarie
riparazioni
,
e
così
non
di
rado
la
pioggia
inonda
la
grotta
»
.
Aggiungo
una
seconda
lettera
della
stessa
persona
.
«
Andai
in
un
altro
luogo
,
che
è
una
volta
al
di
sotto
del
Corso
Vittorio
Emanuele
,
con
mura
che
la
chiudono
dai
due
lati
,
e
formano
così
uno
strano
ricovero
.
Ivi
erano
molti
a
lavorare
lo
spago
,
la
più
parte
giovani
figlie
di
capispagari
,
le
quali
però
non
vi
dormivano
.
Una
grande
e
commoventissima
miseria
mi
colpì
allora
sino
al
fondo
dell
anima
.
Una
povera
vedova
di
poco
più
che
30
anni
,
d
un
aspetto
che
dimostrava
essere
ella
già
stata
bella
,
aveva
cinque
bambini
,
un
giovanetto
di
12
anni
,
e
quattro
bimbe
,
l
ultima
delle
quali
di
3
anni
appena
:
tutti
assai
belli
.
Erano
stati
una
volta
agiati
,
perché
figli
d
un
operaio
che
guadagnava
bene
,
ma
che
era
morto
sollevando
alcuni
pesi
troppo
gravi
alle
sue
forze
.
La
donna
,
che
nella
sua
infanzia
aveva
fatto
la
spagara
,
è
tornata
ora
all
antico
mestiere
,
col
quale
guadagna
dieci
soldi
al
giorno
,
tranne
quando
pel
gran
freddo
,
non
potendo
muovere
le
mani
irrigidite
,
non
riesce
a
fare
quel
tanto
che
deve
.
I
bambini
girano
le
ruote
per
le
altre
donne
,
e
guadagnano
ciascuno
un
soldo
,
col
quale
comprano
castagne
secche
,
e
così
si
sostentano
fino
a
sera
,
quando
,
venendo
pagati
i
dieci
soldi
alla
madre
,
mangiano
tutti
qualche
altra
cosa
.
Dormono
in
un
angolo
di
questo
locale
,
sopra
alcune
foglie
secche
.
Non
hanno
neppur
l
idea
d
una
coperta
o
d
un
panno
per
ricoprirsi
.
La
notte
si
mettono
tutti
rannicchiati
,
l
uno
sull
altro
,
e
tremano
di
freddo
:
non
hanno
lume
.
La
donna
mi
mostrò
i
cenci
che
li
coprivano
,
in
molti
punti
rosi
dai
topi
piccoli
e
grossi
,
che
nel
colmo
della
notte
camminano
sui
loro
corpi
.
Allora
i
bambini
,
spaventati
,
gridano
e
piangono
.
Ed
essa
,
battendo
con
una
pietra
sul
muro
,
cerca
con
quel
rumore
di
spaventare
ed
allontanare
i
topi
,
che
non
vede
.
Quella
donna
deve
essere
onesta
e
buona
,
perché
il
pensiero
che
più
di
tutti
la
turbava
era
la
riuscita
dei
figli
.
Essa
teme
che
il
primo
,
il
quale
ha
già
12
anni
,
ed
è
già
molto
vivo
,
possa
presto
divenire
un
cattivo
soggetto
»
.
Se
è
vero
quel
che
dice
il
Quetelet
,
che
assai
spesso
è
la
società
quella
che
mette
il
coltello
in
mano
al
colpevole
,
e
se
questo
giovanetto
divenisse
un
giorno
assassino
,
non
avrebbe
egli
il
diritto
di
dire
alla
società
:
lo
ho
ammazzato
un
uomo
;
ma
tu
avevi
già
prima
ammazzato
la
mia
coscienza
?
Potrei
continuare
questa
descrizione
sino
all
infinito
,
ed
aggiungere
lettere
a
lettere
,
fatti
a
fatti
,
sempre
vari
,
sempre
brutali
,
sempre
orribili
.
Ma
non
voglio
stancare
la
pazienza
del
lettore
.
Su
questa
povera
gente
tutti
abusano
.
Il
tugurio
in
cui
abitano
,
le
misere
ruote
con
cui
lavorano
lo
spago
,
la
canapa
di
cui
si
servono
,
nulla
appartiene
ad
essi
;
per
ogni
cosa
debbono
pagare
,
e
pagare
ad
uomini
che
gli
opprimono
,
li
tormentano
,
non
hanno
di
loro
alcuna
pietà
,
e
vivono
guadagnando
sulla
loro
abbrutita
miseria
.
Basta
avvicinarsi
a
questi
luoghi
,
per
essere
circondati
da
una
folla
che
chiede
l
elemosina
,
e
,
senza
essere
interrogata
,
racconta
la
varia
lliade
delle
sue
miserie
.
Qui
bisogna
venire
a
studiare
,
per
convincersi
che
la
camorra
comincia
a
nascere
,
non
come
uno
stato
anormale
di
cose
,
ma
come
il
solo
stato
normale
e
possibile
.
Supponendo
domani
imprigionati
tutti
i
camorristi
,
la
camorra
sarebbe
ricostituita
la
sera
,
perché
nessuno
l
ha
mai
creata
,
ed
essa
nasce
come
forma
naturale
di
questa
società
.
Intanto
qui
si
recluta
la
popolazione
enorme
de
piccoli
ladri
,
i
quali
rubano
a
vantaggio
dei
loro
capi
;
e
quando
vanno
a
centinaia
nelle
prigioni
,
costituiscono
anche
là
il
popolo
della
camorra
,
perché
ivi
essa
ha
pure
i
suoi
sovrani
,
le
sue
assemblee
e
la
sua
gerarchia
,
non
meno
potenti
,
non
meno
audaci
che
fuori
.
Il
guadagno
del
camorrista
si
fa
allora
sulle
fave
nere
,
sul
pane
nero
di
cui
il
carcerato
povero
deve
rilasciare
una
parte
;
colui
che
ha
dei
soldi
rilascia
tutto
,
per
comprare
dalla
camorra
qualche
cosa
di
meglio
,
spesso
ancora
per
ricomprare
quello
che
ha
venduto
.
Ma
a
che
pro
,
mi
si
può
dire
,
questa
lunga
geremiata
?
Si
sa
che
la
miseria
c
è
,
e
che
è
orribile
.
C
è
stata
e
ci
sarà
sempre
dappertutto
,
insieme
coi
delitti
.
Lo
so
anch
io
che
vi
sono
uomini
,
ai
quali
se
si
mostra
una
moltitudine
che
affoga
nella
miseria
,
nella
fame
e
nella
corruzione
,
hanno
sempre
la
stessa
risposta
:
Bisogna
aver
fede
nella
libertà
.
IL
SECOLO
,
IL
PROGRESSO
,
I
LUMI
!
Con
questa
gente
io
non
so
ne
ho
voglia
di
ragionare
.
A
loro
non
saprei
dire
che
una
cosa
sola
:
Spegnete
i
vostri
lumi
e
andate
a
letto
.
Contentatevi
di
sentire
ogni
giorno
ripetere
dagl
Inglesi
e
dai
Tedeschi
,
che
i
popoli
latini
conoscono
la
forma
e
non
la
sostanza
della
libertà
,
perché
non
hanno
mai
voluto
capire
che
popolo
libero
è
quello
solamente
,
in
cui
i
potenti
e
i
ricchi
fanno
un
perenne
sacrifizio
di
loro
stessi
ai
poveri
e
ai
deboli
.
E
non
vogliono
capire
che
una
plebe
misera
e
corrotta
corrompe
tutta
la
società
;
sicché
è
nel
loro
interesse
,
in
quello
della
moralità
propria
e
dei
propri
figli
,
combattere
questo
male
con
tutta
la
energia
possibile
.
lo
parlo
invece
a
coloro
che
,
senza
illusioni
,
credono
utile
e
necessario
studiare
il
male
per
cercarne
i
rimedi
.
E
questi
,
certo
,
sono
molti
,
complessi
,
difficili
.
Accennerò
a
qualcuno
di
quelli
che
mi
sembrano
più
evidenti
,
e
comincerò
dal
più
difficile
di
tutti
,
quello
che
richiede
maggior
tempo
e
danaro
.
A
Napoli
v
è
una
quistione
colossale
,
che
nasce
dalla
costruzione
stessa
della
città
.
Questa
condizione
di
cose
peggiorò
molto
dal
tempo
in
cui
,
invece
di
fare
,
come
pel
passato
,
scorrere
le
acque
che
piovono
,
a
rigagnoli
o
a
fiumi
per
le
strade
,
si
costruirono
assai
malamente
le
fogne
,
nelle
quali
,
per
mancanza
di
pozzi
neri
,
va
ogni
cosa
.
Le
materie
restano
ora
,
quando
non
piove
,
ferme
,
e
le
loro
esalazioni
miasmatiche
si
sentono
per
le
vie
,
entrano
pei
condotti
nelle
case
.
Quando
invece
viene
la
pioggia
,
sono
portate
al
mare
,
che
bagna
le
rive
così
incantevoli
e
così
popolose
della
città
:
ivi
in
tempo
di
calma
si
fermano
,
e
lo
scirocco
rimanda
indietro
i
miasmi
.
Il
rimedio
è
difficile
,
perché
manca
l
acqua
,
ed
in
molti
luoghi
il
livello
delle
strade
è
uguale
a
quello
del
mare
.
Intanto
le
febbri
intermittenti
fanno
strage
nella
misera
popolazione
.
Le
Guide
inglesi
e
tedesche
hanno
sempre
un
capitolo
sulla
lebbre
napoletana
,
di
cui
nei
tempi
passati
non
parlavano
punto
.
Gli
alberghi
abbandonano
la
marina
e
salgono
sulla
collina
.
Si
aggiunga
a
questo
,
che
la
mancanza
di
spazio
costringe
la
povera
gente
a
vivere
accatastata
in
tugurii
spaventevoli
;
onde
in
nessun
paese
della
terra
si
vedono
più
chiare
le
terribili
conseguenze
della
teoria
del
Malthus
.
Qui
anche
la
parte
meno
misera
del
popolo
abita
nei
bassi
,
i
quali
non
solamente
sono
senza
aria
e
senza
luce
,
ma
son
tali
che
spesso
,
per
entrarvi
,
si
discendono
alcuni
scalini
,
onde
la
malsana
umidità
.
S
aggiunga
poi
che
anche
oggi
si
continuano
a
costruire
questi
bassi
nel
medesimo
modo
e
si
capirà
come
il
primo
e
più
difficile
problema
risguardi
l
igiene
generale
della
città
,
la
costruzione
delle
case
pei
poveri
,
pei
quali
dal
59
ad
oggi
non
si
è
fatto
nulla
.
Si
pensi
che
molti
dei
più
miseri
vivevano
e
vivono
accattando
,
ricevendo
sussidii
,
quando
non
fanno
di
peggio
.
Queste
limosine
e
sussidii
sono
ora
scemati
,
perché
un
governo
libero
non
può
distribuire
il
pane
,
e
perché
le
Corporazioni
religiose
furono
sciolte
.
Si
consideri
che
il
prezzo
dei
viveri
e
delle
case
è
cresciuto
,
mentre
l
aumento
della
mano
d
opera
non
giova
a
chi
non
aveva
e
non
ha
mestiere
,
e
si
dica
poi
se
rimedia
al
male
la
scuola
elementare
,
a
cui
del
resto
questa
gente
non
va
e
non
può
andare
.
La
sua
condizione
certo
non
è
migliorata
,
forse
è
peggiorata
.
Di
ciò
io
sono
più
che
convinto
,
per
quel
che
ho
visto
coi
miei
occhi
.
In
questo
stato
di
cose
,
i
rimedii
principali
e
più
facili
sono
due
.
Estirpare
la
camorra
,
la
quale
deve
essere
ritenuta
come
una
piaga
sociale
assai
più
profonda
di
quel
che
ora
si
suppone
.
Per
riuscirvi
,
bisogna
prima
studiarla
e
conoscerla
bene
;
bisogna
poi
che
la
legge
la
determini
meglio
,
e
renda
così
possibile
il
colpirla
in
tutte
le
sue
forme
.
I
colpi
dovrebbero
essere
più
fieri
,
più
inesorabili
contro
coloro
che
non
sono
popolo
,
e
pur
la
esercitano
e
ne
profittano
.
Il
camorrista
dovrebbe
nelle
carceri
essere
isolato
,
o
mandato
in
quelle
dell
Italia
settentrionale
;
altrimenti
la
prigionia
,
se
non
è
un
premio
,
non
è
certo
una
pena
per
lui
.
Da
alcuni
mesi
il
governo
è
rientrato
in
una
via
di
rigore
,
che
aveva
,
secondo
me
,
a
torto
abbandonata
per
lungo
tempo
.
Bisognerebbe
che
questo
rigore
fosse
permanente
,
che
continuasse
nella
prigione
,
e
avesse
,
per
quanto
è
possibile
,
l
aiuto
di
una
legge
di
pubblica
sicurezza
,
con
qualche
articolo
aggiunto
a
quel
troppo
semplice
articolo
120
,
il
quale
si
contenta
di
mettere
fra
le
persone
sospette
coloro
che
«
esigono
danaro
abitualmente
ed
illecitamente
sugli
altrui
guadagni
»
.
A
torto
si
è
creduto
di
aver
così
definito
la
camorra
,
che
invece
sfugge
facilmente
alla
pena
.
Ogni
sforzo
sarà
però
vano
se
,
nel
tempo
stesso
in
cui
si
cerca
di
estirpare
il
male
con
mezzi
repressivi
,
non
si
adoprano
efficacemente
i
mezzi
preventivi
.
lo
non
mi
stancherò
mai
di
ripeterlo
:
finché
dura
lo
stato
presente
di
cose
,
la
camorra
è
la
forma
naturale
e
necessaria
della
società
che
ho
descritto
.
Mille
volte
estirpata
,
rinascerà
mille
volte
.
Quella
plebe
infelice
,
che
con
leggi
repressive
noi
a
poco
a
poco
liberiamo
dai
suoi
oppressori
,
deve
essere
con
leggi
preventive
spinta
,
costretta
al
lavoro
.
Non
bisogna
contentarsi
di
aiutarla
con
quelle
infinite
limosine
che
aprono
spesso
una
nuova
piaga
sociale
,
perché
alimentano
l
ozio
ed
il
vagabondaggio
.
Non
bisogna
dire
e
ripetere
,
che
a
tutto
rimedia
la
scuola
elementare
,
la
quale
in
questi
casi
non
rimedia
nulla
.
Si
guardi
un
poco
a
quello
che
avviene
naturalmente
,
quando
si
trovano
a
Napoli
uomini
veramente
pietosi
e
benemeriti
,
che
conoscono
i
mali
del
loro
popolo
.
Alfonso
Casanova
,
che
da
pochi
anni
abbiamo
perduto
,
fu
giustamente
amato
come
un
santo
.
La
sua
Opera
pei
fanciulli
usciti
dagli
Asili
era
fondata
collo
scopo
di
cercare
i
piccoli
vagabondi
,
ed
insegnar
loro
,
insieme
con
l
alfabeto
,
un
mestiere
.
Tutti
riconobbero
che
quello
era
il
bisogno
vero
del
paese
,
tutti
l
aiutarono
e
l
amarono
,
quasi
l
adorarono
.
Altri
tentarono
l
impresa
con
uguale
fortuna
,
perché
la
carità
cittadina
non
è
mancata
mai
colà
.
E
se
il
Governo
vuol
davvero
operare
,
deve
imitare
questi
esempi
suggeriti
dalla
natura
stessa
delle
cose
.
Come
la
camorra
è
un
male
che
sorge
spontaneo
,
e
però
tanto
più
profondo
,
in
un
certo
stato
sociale
,
così
questi
tentativi
sono
lo
sforzo
generoso
e
spontaneo
della
società
stessa
per
redimersi
.
Bisogna
combattere
la
prima
,
aiutare
i
secondi
.
Il
Governo
deve
prendere
le
cose
come
sono
,
entrare
nella
via
suggerita
dall
esperienza
della
gente
onesta
del
paese
,
e
lasciar
da
un
lato
le
teorie
.
E
il
danaro
non
manca
,
se
una
volta
si
vorrà
ammettere
che
le
infinite
Opere
pie
elemosiniere
,
le
quali
così
spesso
sono
più
uno
stimolo
che
un
rimedio
alla
miseria
,
debbano
tutte
essere
trasformate
in
modo
da
ottenere
il
loro
scopo
con
la
previdenza
,
dando
col
pane
,
e
come
condizione
sine
qua
non
,
l
insegnamento
e
l
obbligo
del
lavoro
.
E
perché
si
veda
quanto
questo
male
sia
generale
,
e
non
paia
che
io
voglia
prendere
tutti
gli
esempi
dal
Mezzogiorno
d
Italia
,
ne
citerò
uno
del
Settentrione
185
.
Nella
Rivista
Veneta
(
vol
.
IV
,
fasc
.
5°
,
1874
)
è
stato
poco
fa
pubblicato
dal
professore
Cecchetti
dell
Archivio
dei
Frari
,
un
lavoro
in
cui
si
dànno
alcune
statistiche
assai
eloquenti
.
Dal
1766
al
1789
si
trova
che
Venezia
ebbe
una
media
di
2.000
poveri
.
Le
cose
sono
da
allora
in
poi
talmente
peggiorate
,
che
nel
1860
erano
nei
registri
di
beneficenza
inscritti
31.890
individui
,
in
una
popolazione
di
123.102
abitanti
.
Nel
1861
la
popolazione
discese
a
122.565
,
e
gl
inscritti
alla
beneficenza
salirono
a
32.422
.
Nel
1867
la
popolazione
discese
a
120.889
e
nel
catalogo
della
beneficenza
erano
registrati
33.978
individui
.
Questi
erano
nel
1869
,
35.000;
nel
1870
,
35.728;
nel
1871
,
36.200
.
E
qui
finisce
la
statistica
,
non
senza
notare
che
bisogna
,
per
l
anno
1871
,
aggiungere
circa
700
poveri
vergognosi
,
i
quali
rappresentano
186
altrettante
famiglie
.
È
vero
che
negli
ultimi
anni
la
popolazione
di
Venezia
ebbe
qualche
lieve
aumento
,
essendo
nel
1871
salita
a
128.901
abitanti
;
ma
in
sostanza
dai
calcoli
ufficiali
del
signor
Cecchetti
risulta
un
continuo
aumento
di
poveri
,
e
risulta
che
un
terzo
circa
della
popolazione
di
Venezia
è
ora
sussidiato
187
dalla
beneficenza
,
o
almeno
scritto
nei
registri
come
meritevole
di
sussidio
188
.
Ho
sentito
molti
e
molti
domandare
:
Perché
lo
spirito
intraprendente
,
operoso
,
audace
qualche
volta
sino
all
eroismo
,
degli
antichi
Veneti
,
non
è
ancora
cominciato
a
risorgere
colla
libertà
189
?
Le
ragioni
sono
infinite
.
Però
tra
le
ragioni
,
a
mio
avviso
,
non
è
ultima
questa
,
che
la
carità
cittadina
ha
accumulato
infiniti
tesori
,
i
quali
sono
ora
destinati
ad
impedire
che
quello
spirito
risorga
.
Dopo
ciò
l
eterna
risposta
deve
essere
sempre
:
Vedremo
,
provvederemo
,
faremo
?
Cioè
,
lasceremo
fare
,
lasceremo
passare
?
Intanto
la
stampa
straniera
ci
domanda
:
Quando
l
Italia
sarà
finalmente
civile
?
E
se
questo
è
quello
che
segue
a
Venezia
,
che
cosa
deve
seguire
a
Napoli
,
città
tanto
più
grande
,
tanto
più
malmenata
!
Lo
dica
l
esercito
sterminato
di
poveri
che
vive
colà
senza
lavoro
.
Qualcuno
darà
loro
da
mangiare
,
se
di
fame
non
muoiono
.
Sì
,
è
la
carità
,
ma
una
carità
che
uccide
,
che
demoralizza
,
che
abbrutisce
.
E
voi
,
mi
si
dirà
,
avete
la
ingenuità
di
credere
che
in
breve
si
può
rimediare
a
mali
così
gravi
e
profondi
?
Non
vedete
che
ci
vuole
un
secolo
?
Sì
,
lo
vedo
,
ma
vedo
ancora
che
se
cominceremo
domani
,
ci
vorrà
un
secolo
ed
un
giorno
.
E
per
ora
vedo
ancora
che
,
quando
torno
a
Napoli
,
il
mondo
è
mutato
per
me
e
per
i
miei
amici
.
La
parola
è
libera
,
la
stampa
è
libera
,
molte
vie
si
sono
aperte
dinanzi
a
me
.
La
differenza
è
come
dalla
notte
al
giorno
;
se
dovessi
tornare
al
passato
,
mi
parrebbe
di
scendere
nella
tomba
.
Abbandono
le
strade
centrali
,
vado
nei
quartieri
bassi
,
e
ritrovo
le
cose
come
le
lasciarono
i
Borboni
.
I
fondaci
Scanna
-
sorci
,
Tentella
,
San
Crispino
,
Pisciavino
,
del
Pozzillo
,
ecc
.
sono
là
sempre
gli
stessi
,
coi
medesimi
infelici
,
forse
ancora
più
oppressi
,
più
affamati
di
prima
.
Tutta
la
differenza
,
se
mai
,
sta
in
ciò
,
che
il
muro
esterno
fu
imbiancato
.
E
sono
allora
tentato
di
domandare
a
me
stesso
:
Ah
!
dunque
la
libertà
che
tu
volevi
,
era
una
libertà
per
tuo
uso
e
consumo
solamente
?
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI
-
-
-
-
-
-
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LA
MAFIA
Mio
caro
Dina
In
questa
lettera
comincerò
a
ragionare
dei
mali
che
affliggono
la
Sicilia
.
La
cosa
è
molto
ardua
per
me
,
che
conosco
assai
poco
il
paese
.
Ed
è
più
ardua
in
se
stessa
,
perché
le
opinioni
su
questo
argomento
,
anche
tra
coloro
che
nacquero
e
vissero
nell
Isola
,
sono
disparatissime
.
Io
andrò
quindi
assai
cauto
.
Metterò
sotto
gli
occhi
del
lettore
i
fatti
che
potei
raccogliere
,
esporrò
le
conclusioni
a
cui
sono
venuto
,
e
il
modo
,
il
processo
logico
con
cui
v
arrivai
.
Il
lettore
potrà
da
se
fare
le
sue
osservazioni
,
e
giudicare
le
mie
.
Prima
di
tutto
,
voglio
notare
che
ogni
anno
a
me
accade
di
ricevere
lettere
di
giovani
professori
,
i
quali
,
invitati
dal
Governo
ad
andare
in
qualche
liceo
o
ginnasio
della
Sicilia
,
mi
chiedono
ansiosamente
,
in
nome
loro
e
delle
famiglie
,
notizia
dei
paesi
cui
sono
destinati
.
lo
mi
rivolgo
allora
a
qualche
Siciliano
amico
,
e
domando
.
Sono
stato
molte
volte
maravigliato
nel
ricevere
una
risposta
,
che
sembra
esprimere
come
un
giudizio
popolare
.
Se
io
chiedevo
di
paesi
delle
province
di
Catania
o
di
Siracusa
,
quasi
sempre
la
risposta
era
:
Paesi
buonissimi
,
si
sta
come
in
Toscana
,
si
può
andare
coll
oro
in
mano
.
Se
invece
chiedevo
di
paesi
della
Sicilia
occidentale
,
specialmente
delle
province
di
Girgenti
e
di
Caltanissetta
,
la
risposta
era
spesso
:
Eh
!
paesi
di
solfare
,
bisogna
stare
attenti
.
Egli
è
noto
che
la
Sicilia
vien
travagliata
da
quelle
piaghe
sociali
,
di
cui
tanto
si
parla
adesso
,
principalmente
nella
sua
parte
occidentale
.
Qui
appunto
,
non
occupandoci
per
ora
di
Palermo
che
dà
luogo
ad
altre
considerazioni
,
è
il
centro
delle
solfare
,
che
,
dopo
l
agricoltura
,
sono
la
più
grande
e
ricca
industria
di
quell
isola
,
industria
che
occupa
molte
migliaia
di
lavoranti
d
ogni
sesso
ed
età
.
Ed
è
noto
che
il
lavoro
delle
solfare
è
fatto
in
un
modo
che
molto
spesso
si
può
dire
iniquo
.
Non
solamente
non
si
pigliano
in
esse
tutti
i
necessarii
provvedimenti
a
salvare
la
vita
degli
operai
,
che
qualche
volta
restano
soffocati
dai
gas
che
n
emanano
,
ed
anche
si
accendono
;
sepolti
sotto
le
volte
che
cadono
,
perché
male
costruite
,
o
perché
l
intraprenditore
ha
fatto
assottigliare
i
pilastri
,
per
cavarne
altro
minerale
:
ma
segue
di
peggio
ancora
.
La
creatura
umana
è
sottoposta
ad
un
lavoro
che
,
descritto
ogni
giorno
,
sembra
ogni
giorno
più
crudele
e
quasi
impossibile
.
Centinaia
e
centinaia
di
fanciulli
e
fanciulle
scendono
per
ripide
scarpe
e
disagevoli
scale
,
cavate
in
un
suolo
franoso
e
spesso
bagnato
.
Arrivati
nel
fondo
della
miniera
,
sono
caricati
del
minerale
,
che
debbono
riportare
su
,
a
schiena
,
col
pericolo
,
sdrucciolando
su
quel
terreno
ripido
e
mal
fido
,
di
andar
giù
e
perder
la
vita
.
Quelli
di
maggiore
età
vengono
su
,
mandando
grida
strazianti
;
i
fanciulli
arrivano
piangendo
.
È
noto
a
tutti
,
è
stato
mille
volte
ripetuto
,
che
questo
lavoro
fa
strage
indescrivibile
fra
quella
gente
.
Molti
ne
muoiono
;
moltissimi
ne
restano
storpiati
,
deformi
o
malati
per
tutta
la
vita
.
Le
statistiche
lo
provarono
ad
esuberanza
,
la
leva
militare
ha
dato
un
numero
spaventoso
di
riformati
,
l
inchiesta
industriale
ha
raccolto
tutte
le
notizie
che
si
possono
desiderare
.
È
cosa
che
mette
terrore
.
Il
Congresso
di
Milano
,
l
onorevole
Di
Cesarò
,
l
onorevole
Luzzatti
ed
altri
levarono
un
grido
generoso
di
protesta
e
di
dolore
contro
queste
enormità
,
le
quali
sono
tanto
più
gravi
,
quanto
più
colla
salute
si
distrugge
la
moralità
di
quelle
popolazioni
.
Gli
organismi
deboli
rimangono
distrutti
,
i
forti
sopravvivono
per
comandare
,
tiranneggiare
,
opprimere
fanciulli
e
fanciulle
accatastati
in
quegli
oscuri
androni
,
dove
ogni
cosa
può
succedere
.
L
uomo
si
abbruti
sce
,
si
demoralizza
e
diviene
facilmente
un
nemico
della
società
,
che
lo
tratta
così
spietatamente
.
Abbiamo
qui
dunque
una
prima
sorgente
del
male
.
Si
vede
cogli
occhi
,
si
tocca
con
mano
in
che
modo
la
moralità
di
certe
classi
sociali
venga
distrutta
.
Segue
in
Sicilia
quello
che
era
cominciato
a
seguire
in
tutti
i
paesi
di
miniere
,
con
qualche
differenza
però
.
Altrove
si
pensò
subito
a
porvi
rimedio
con
leggi
,
che
proteggono
l
operaio
e
specialmente
il
fanciullo
,
il
quale
non
deve
lavorare
oltre
un
certo
numero
di
ore
,
non
deve
essere
sottoposto
a
lavori
che
lo
ammazzano
o
lo
demoralizzano
.
La
vita
e
la
moralità
dell
operaio
furono
efficacemente
protette
;
il
male
fu
fermato
nel
suo
cammino
.
Dal
1859
fino
ad
oggi
,
a
noi
è
invece
mancato
il
coraggio
,
la
previdenza
necessaria
a
fare
la
legge
che
tanti
avevano
già
fatta
.
Essa
si
discute
ora
negli
Ufficii
,
e
,
com
è
naturale
,
tutti
l
approvano
.
Ci
sarà
però
il
tempo
d
approvarla
e
discuterla
anche
in
Parlamento
,
in
questa
sessione
?
O
sarà
la
Camera
troppo
occupata
,
troppo
stanca
,
troppo
sopraffatta
?
E
,
approvata
una
volta
questa
legge
,
avrà
il
Governo
la
ferma
volontà
di
farla
eseguire
?
Si
leverà
certo
nelle
miniere
un
grido
di
protesta
,
e
sarà
invocato
il
sacro
nome
della
libertà
violata
.
Gli
operai
picconieri
grideranno
che
col
proibire
il
lavoro
dei
fanciulli
,
sarà
diminuito
il
guadagno
degli
adulti
.
Le
madri
grideranno
che
s
impedisce
ai
loro
figli
di
guadagnarsi
un
pane
,
e
che
così
essi
morranno
di
fame
.
I
gabellotti
o
appaltatori
strepiteranno
che
si
mandano
in
rovina
le
loro
industrie
;
che
è
ingiustizia
senza
nome
l
obbligarli
a
condurre
i
lavori
,
scavare
le
volte
,
ecc
.
in
un
modo
piuttosto
che
in
un
altro
.
E
i
sacri
adoratori
delle
armonie
economiche
grideranno
che
tutto
è
compenso
:
il
male
che
si
voleva
impedire
da
un
lato
,
si
produrrà
in
un
altro
,
e
intanto
la
libertà
,
che
sola
poteva
rimediare
a
tutto
,
è
stata
violata
.
Ma
quale
libertà
?
Quella
che
dà
al
picconiere
il
diritto
di
ammazzare
o
demoralizzare
i
fanciulli
,
per
guadagnare
qualche
scudo
di
più
?
Sono
queste
le
armonie
desiderate
?
Ma
come
,
diranno
forse
allora
gli
uomini
pratici
,
volete
voi
governare
con
tutto
il
paese
contro
di
voi
?
In
verità
mi
pare
che
se
abbiamo
saputo
,
quando
è
stato
inevitabile
,
imporre
la
leva
ed
il
macinato
colla
forza
,
dovremmo
saper
fare
e
far
rispettare
le
leggi
certo
non
meno
sacre
,
che
proteggono
i
deboli
e
la
pubblica
moralità
.
Altrimenti
è
inutile
domandare
:
perché
seguono
tanti
delitti
,
perché
non
c
è
sicurezza
pubblica
?
Anche
questa
è
un
armonia
fra
causa
ed
effetto
.
E
se
da
un
lato
noi
dobbiamo
,
per
necessità
inesorabile
delle
nostre
finanze
,
mantenere
il
lotto
che
corrompe
il
popolo
,
e
da
un
altro
lasciare
che
chi
vuole
l
opprima
e
lo
corrompa
,
cosa
sarà
mai
di
esso
e
di
noi
?
Il
giorno
in
cui
l
Italia
si
dichiarasse
impotente
a
rispettare
ed
a
far
rispettare
le
leggi
più
elementari
della
giustizia
,
essa
avrebbe
pronunziata
la
propria
condanna
di
morte
;
avrebbe
in
faccia
all
umanità
confessato
che
non
ha
il
diritto
di
esistere
.
Che
importerebbe
infatti
all
umanità
un
Italia
unita
e
libera
piuttosto
che
divisa
ed
oppressa
,
se
la
nostra
libertà
dichiarasse
che
,
per
esistere
,
deve
permettere
che
i
sacri
diritti
dei
deboli
vengano
ogni
giorno
violati
?
La
quistione
siciliana
si
presenta
in
tutta
la
sua
spaventosa
gravità
nella
provincia
di
Palermo
,
dove
uno
stato
sociale
,
che
ancora
non
si
conosce
abbastanza
,
produce
non
la
camorra
,
ma
la
mafia
.
Questa
è
stata
studiata
e
descritta
con
molti
particolari
,
prima
dal
barone
Turrisi
-
Colonna
,
poi
dall
onorevole
Tommasi
-
Crudeli
e
da
altri
,
in
opuscoli
nei
quali
sono
esaminati
anco
i
diversi
elementi
storici
che
contribuirono
a
generare
ed
accrescere
il
male
.
Sarebbe
inutile
veire
qui
a
ripetere
ciò
che
essi
hanno
già
detto
.
E
del
resto
,
non
è
il
sapere
quel
che
fa
la
mafia
e
come
lo
fa
,
e
neppure
il
conoscere
quali
sono
gli
elementi
ad
essa
estranei
,
che
la
promuovono
e
le
aumentano
vigore
,
ciò
che
a
noi
più
importa
.
Son
cose
in
gran
parte
già
note
.
Questa
mafia
non
ha
statuti
scritti
,
non
è
una
società
segreta
;
si
potrebbe
dire
quasi
che
non
è
un
associazione
;
è
una
camorra
d
un
genere
particolare
;
s
è
formata
per
generazione
spontanea
.
A
noi
importa
sapere
come
e
perché
nasce
e
si
mantiene
così
vigorosa
,
più
audace
assai
che
la
camorra
.
La
mafia
guadagna
,
si
vendica
,
ammazza
,
riesce
persino
a
produrre
sommosse
popolari
.
Chi
comanda
e
chi
obbedisce
,
chi
sono
gli
oppressi
e
chi
sono
gli
oppressori
?
È
difficile
farsi
un
idea
degli
ostacoli
che
si
ritrovano
,
quando
si
vuol
ricevere
o
dare
una
risposta
precisa
a
queste
domande
.
Ognuno
ha
una
opinione
o
un
idea
diversa
.
Ho
letto
un
gran
numero
di
libri
e
di
opuscoli
,
ho
interrogato
molti
Siciliani
e
molti
stranieri
residenti
nell
Isola
da
lungo
tempo
:
la
varietà
delle
opinioni
cresceva
ogni
giorno
.
Un
Inglese
da
parecchi
anni
dimorante
in
Palermo
,
mi
scriveva
più
volte
che
,
senza
provvedimenti
eccezionali
,
era
ridicolo
pensare
di
poter
ristabilire
colà
la
pubblica
sicurezza
.
Interrogato
però
da
me
sopra
varie
questioni
,
egli
,
uomo
dotto
,
intelligente
,
molto
pratico
di
affari
,
rispondeva
schietto
di
non
essere
in
grado
di
darmi
alcuna
cognizione
sicura
.
Inviò
le
mie
domande
ad
un
altro
Inglese
,
già
da
lungo
tempo
residente
nell
interno
dell
Isola
,
ivi
mescolato
in
molti
affari
,
ed
uomo
accorto
:
he
has
a
long
head
,
he
is
your
man
,
egli
è
assai
accorto
,
è
il
vostro
uomo
,
diceva
il
mio
amico
.
La
risposta
fu
,
che
era
molto
difficile
il
conoscere
davvero
l
origine
prima
ed
il
carattere
della
mafia
:
i
passati
Governi
,
le
rivoluzioni
,
la
mancanza
di
strade
e
di
opere
pubbliche
,
ecc
ecc
.
Una
sola
cosa
era
certa
,
egli
scriveva
,
e
cioè
che
i
provvedimenti
eccezionali
,
farebbero
più
male
che
bene
.
Il
rimedio
stava
nel
tempo
,
nelle
opere
pubbliche
,
cui
la
Sicilia
aveva
diritto
,
e
finalmente
nelle
scuole
,
l
eterna
panacea
di
tutti
i
mali
.
I
due
Inglesi
si
neutralizzavano
,
ed
io
restavo
come
prima
.
Un
giorno
ero
immerso
nella
lettura
degli
opuscoli
sulla
Sicilia
,
quando
m
arrivò
la
notizia
che
il
prof
.
Caruso
,
siciliano
,
non
nato
,
ma
educato
a
Palermo
,
e
che
ora
insegna
agronomia
nell
Università
di
Pisa
,
dalla
cattedra
e
nella
scuola
illustrata
dal
Cuppari
,
aveva
accennato
alla
questione
in
un
suo
pubblico
discorso
,
letto
nella
solenne
apertura
dell
anno
accademico
1873-74
.
Scrissi
subito
per
avere
il
discorso
,
e
vi
trovai
in
pochi
periodi
accennato
,
che
nella
Sicilia
v
era
una
grossa
quistione
sociale
,
derivante
dalla
grande
coltura
e
dalla
miseria
del
contadino
.
«
La
rivoluzione
di
Palermo
nel
1866
,
egli
diceva
,
non
fu
politica
,
ma
sociale
,
si
perché
non
aveva
nessuna
bandiera
politica
certa
,
si
perché
il
contingente
più
numeroso
lo
forniva
la
campagna
,
mandando
in
quella
sventurata
città
coorti
di
opranti
affamati
,
desiderosi
di
arricchirsi
»
.
Unico
rimedio
ai
mali
,
continuava
il
Caruso
,
sarebbe
l
introduzione
di
quel
contratto
di
mezzerìa
,
secondo
il
quale
è
coltivata
la
Toscana
,
e
col
quale
si
fanno
al
contadino
condizioni
eccellenti
.
E
subito
,
nell
Accademia
dei
Georgofili
,
l
ex
-
deputato
E
.
Rubieri
annunziò
con
parole
di
elogio
questo
discorso
,
ricordando
come
egli
avea
nel
1868
,
dopo
un
viaggio
in
Sicilia
,
sostenuto
la
medesima
idea
nel
suo
libro
:
Sulle
condizioni
agrarie
,
economiche
e
sociali
della
Sicilia
e
della
Maremma
Pisana
.
Lo
lessi
con
avidità
anche
questo
lavoro
,
e
da
tutto
ciò
ricevei
una
profonda
impressione
,
perché
mi
ero
già
prima
convinto
che
la
questione
del
brigantaggio
nelle
provincie
napoletane
,
era
una
questione
agraria
e
sociale
.
Ma
quale
non
fu
la
mia
meraviglia
,
quando
,
raccolti
gli
appunti
per
quel
che
riguardava
in
ispecie
la
provincia
di
Palermo
,
interrogando
alcuni
Siciliani
che
mi
parevano
autorevoli
vidi
che
si
mettevano
a
ridere
sgangheratamente
.
In
tutto
questo
,
essi
dicevano
,
non
c
è
una
sola
parola
di
vero
.
Come
!
noi
oppressori
dei
contadini
?
Ma
se
siamo
noi
oppressi
dai
contadini
!
È
la
mafia
che
impedisce
a
noi
d
andare
a
vedere
i
nostri
fondi
.
Il
tale
,
il
tale
altro
da
10
anni
non
ha
potuto
vedere
le
sue
terre
,
che
sono
amministrate
e
guardate
dai
mafiosi
,
dalle
cui
mani
non
può
levarle
senza
pericolo
di
vita
.
A
questo
s
aggiunse
una
notizia
singolarissima
,
la
cui
verità
ho
potuto
in
molti
modi
accertare
.
Il
maggior
numero
di
delitti
si
commette
da
abitanti
dei
dintorni
di
Palermo
,
che
per
lo
più
non
sono
poveri
,
spesso
anzi
contadini
censuarii
o
proprietarii
,
che
coltivano
mirabilmente
i
loro
giardini
d
aranci
.
Nella
Conca
d
Oro
l
agricoltura
prospera
;
la
grande
proprietà
non
esiste
;
il
contadino
è
agiato
,
mafioso
,
e
commette
un
gran
numero
di
delitti
.
lo
non
volevo
credere
a
questa
notizia
,
che
sembrava
sovvertire
tutti
quanti
i
principii
dell
economia
politica
e
della
scienza
sociale
;
ma
la
riscontrai
in
mille
modi
,
ed
in
mille
modi
mi
fu
riconfermata
.
Ripigliai
,
rilessi
da
capo
i
miei
opuscoli
e
i
libri
sulla
Sicilia
,
per
vedere
se
era
possibile
raccapezzarsi
.
Negli
Annali
d
agricoltura
siciliana
trovai
ripetuto
,
che
l
agricoltura
e
la
prosperità
materiale
da
lungo
tempo
hanno
fatto
molti
progressi
nei
dintorni
di
Palermo
.
Nell
opuscolo
del
Turrisi
Colonna
sulla
Sicurezza
Pubblica
in
Sicilia
,
trovai
confermato
che
il
centro
principale
,
la
vera
sede
della
mafia
è
nei
dintorni
di
Palermo
;
di
là
essa
stende
le
sue
fila
nella
città
.
Qui
il
basso
popolo
non
è
avvilito
ed
oppresso
;
ma
piuttosto
sanguinario
,
pronto
al
coltello
;
aderisce
alla
mafia
,
e
ne
va
orgoglioso
.
Il
contadino
agiato
ed
il
borghese
,
come
dicono
colà
,
di
Monreale
,
di
Partinico
,
ecc
.
;
i
gabellotti
o
affittuarii
,
e
le
guardie
rurali
di
quei
medesimi
luoghi
sono
quelli
che
costituiscono
il
nucleo
principale
della
mafia
.
Questa
dunque
stende
le
sue
più
profonde
radici
nella
campagna
,
mentre
la
camorra
le
stende
nella
città
.
Dentro
Palermo
voi
potete
di
giorno
e
di
notte
passeggiare
impunemente
;
se
v
allontanate
un
miglio
dalle
porte
,
anche
oggi
,
mi
dicono
,
voi
non
siete
sicuro
d
arrivare
a
Monreale
.
A
tali
notizie
bisogna
aggiungerne
un
altra
,
che
è
pure
di
massima
importanza
per
conoscere
le
condizioni
dell
Isola
.
Questa
va
divisa
in
più
zone
,
che
sono
fra
loro
assai
diverse
.
Nell
interno
v
è
la
grande
coltura
.
Ivi
sono
feudi
o
latifondi
,
ivi
sono
i
miseri
proletarii
,
ivi
l
agricoltura
è
in
uno
stato
primitivo
;
mancano
le
acque
,
l
aria
è
cattiva
,
il
fertile
suolo
della
Sicilia
pare
spesso
una
maremma
,
e
v
è
poco
più
che
la
coltura
dei
cereali
.
Vicino
alle
coste
,
specialmente
presso
le
città
,
e
massime
nei
dintorni
di
Palermo
,
la
scena
muta
affatto
.
Qui
sono
giardini
,
piccola
coltura
,
agricoltura
progredita
,
spesso
contadini
censuarii
o
proprietarii
,
quasi
tutti
intelligenti
,
eppure
prontissimi
ai
delitti
.
A
questi
s
uniscono
gabellotti
e
guardiani
,
anch
essi
agiati
,
anch
essi
pronti
al
delitto
.
Ora
in
che
relazione
si
trovan
fra
loro
i
cittadini
,
questi
borghesi
,
gabellotti
,
guardiani
,
ecc
.
,
ed
il
proletario
dell
interno
dell
Isola
?
Ecco
il
nuovo
problema
che
mi
si
affacciava
.
Dopo
mille
domande
e
lettere
scritte
per
arrivare
alla
soluzione
del
problema
,
la
risposta
che
più
mi
parve
avvicinarsi
al
vero
mi
fu
data
da
un
patriotta
siciliano
,
stato
ufficiale
prima
di
Garibaldi
e
poi
dell
esercito
regolare
,
il
quale
fece
un
piccolo
giro
nei
dintorni
di
Palermo
,
per
poi
rispondere
più
esattamente
alle
mie
domande
.
Il
lettore
legga
con
attenzione
la
lettera
di
questo
amico
,
e
vi
troverà
qualche
notizia
importante
a
risolvere
l
arduo
problema
.
Non
dimentichi
però
che
scrittore
parla
de
visu
,
per
ciò
che
risguarda
,
una
parte
sola
dei
dintorni
di
Palermo
.
«
In
Sicilia
bisogna
distinguere
due
classi
di
contadini
,
uno
che
abita
verso
le
coste
,
dove
le
terre
sono
più
coltivate
e
meglio
divise
,
e
dove
il
contadino
assai
spesso
possiede
la
sua
porzioncella
coltivata
o
a
viti
o
ad
olivi
o
ad
agrumi
o
a
sommacco
.
Così
,
per
esempio
,
nella
Conca
di
Palermo
i
quattro
decimi
dei
contadini
sono
piccoli
censuarii
o
proprietarii
,
e
nel
territorio
che
si
dice
della
Sala
di
Partinico
,
o
meglio
quella
parte
della
costa
che
si
bagna
nel
golfo
di
Castellamare
,
gli
otto
decimi
dei
contadini
sono
quasi
tutti
in
questa
condizione
.
Tanto
ciò
è
vero
,
che
si
è
calcolato
,
che
se
,
per
esempio
,
a
Partinico
i
contadini
non
fossero
analfabeti
,
potrebbero
tutti
essere
elettori
amministrativi
o
politici
,
perché
tutti
pagano
la
tassa
richiesta
dalle
leggi
.
Ne
vuole
saper
una
?
I
Comuni
di
Monreale
e
di
Partinico
sono
quelli
,
in
cui
le
basse
classi
o
meglio
il
contadinume
si
trova
più
che
in
tutti
gli
altri
Comuni
della
provincia
in
uno
stato
di
agiatezza
.
Ora
in
questi
due
paesi
appunto
gli
omicidii
sono
più
spessi
e
più
efferati
.
La
vera
classe
di
contadini
che
,
addetta
alla
seminagione
del
frumento
,
il
novanta
per
cento
nulla
possiede
,
e
si
trova
a
discrezione
di
un
burbero
padrone
,
è
quella
che
abita
l
interno
dell
Isola
,
dove
sono
i
latifondi
,
coltivati
da
uomini
che
vivono
come
schiavi
.
Per
rispondere
,
con
notizie
certe
,
ai
quesiti
propostimi
da
lei
,
io
piglio
ad
esempio
per
tutti
Piana
dei
Greci
.
Gli
abitanti
si
dividono
in
tre
classi
:
galantuomini
o
boiardi
;
borgesi
o
contadini
un
po
agiati
,
che
fanno
da
affittuarii
,
e
villani
o
giornalieri
.
Circa
quattro
famiglie
di
boiardi
e
sei
di
borgesi
fanno
negozio
di
grano
,
hanno
preso
in
affitto
gli
ex
-
feudi
dei
signori
di
Palermo
,
dando
ogni
anno
a
coltivare
le
terre
,
in
piccole
porzioni
,
ai
poveri
contadini
.
Le
forme
di
questi
subaffitti
sono
varie
,
ma
quasi
tutte
d
un
anno
od
a
brevissima
scadenza
,
e
sempre
il
feudo
viene
diviso
in
piccole
porzioni
.
A
mezzerìa
si
dice
quando
il
contadino
,
coltivando
il
grano
,
dà
metà
del
prodotto
al
padrone
,
che
piglia
poi
dalla
metà
del
contadino
il
prezzo
per
la
guardia
rurale
,
fissandolo
egli
stesso
.
Dicesi
a
terraggio
,
quando
il
contadino
s
obbliga
a
dar
tante
salme
di
grano
per
salma
di
terreno
.
In
questi
casi
,
se
si
anticipa
il
grano
per
seminare
,
si
ripiglia
con
un
interesse
del
25%
.
Dicesi
a
maggese
,
quando
si
consegna
al
contadino
il
pezzo
di
terra
già
arato
.
Egli
lo
semina
,
e
dà
poi
tante
salme
di
grano
,
secondo
il
patto
fissato
nell
anno
.
Di
quello
che
avanza
,
piglia
solo
la
metà
,
l
altra
va
al
padrone
.
Anche
in
questo
caso
,
il
grano
per
la
semina
è
dato
in
prestito
dal
padrone
al
25%
.
Quando
questi
patti
onerosi
hanno
rovinato
il
contadino
,
esso
diventa
giornaliero
,
e
guadagna
da
L
.
1,70
a
L
.
2
al
giorno
;
nel
tempo
della
mietitura
anche
3
.
Cessati
i
lavori
resta
senza
guadagno
.
Alcuni
dei
boiardi
e
dei
borghesi
si
contentano
vivere
delle
loro
rendite
;
ma
gli
altri
pigliano
in
affitto
i
feudi
,
negoziano
di
grano
,
ed
esercitano
un
usura
spaventosa
sui
contadini
.
Lo
stato
dei
contadini
nell
interno
dell
Isola
è
deplorevolissimo
.
In
massima
parte
sono
proletarii
,
che
debbono
ogni
giorno
camminar
molte
miglia
,
per
arrivare
al
luogo
del
lavoro
.
Altra
relazione
tra
essi
e
i
loro
padroni
non
v
è
,
che
quella
dell
usura
e
della
spogliazione
,
di
oppressi
e
di
oppressori
.
Se
viene
l
annata
cattiva
,
il
contadino
torna
dall
aia
piangendo
,
colla
sola
vanga
sulle
spalle
.
E
quando
l
annata
è
buona
,
gli
usurai
suppliscono
alla
grandine
,
alle
cavallette
,
alle
tempeste
,
agli
uragani
.
I
contadini
sono
un
esercito
di
barbari
nel
cuore
dell
Isola
,
ed
insorgono
non
tanto
per
odio
contro
il
Governo
presente
,
quanto
per
vendicarsi
di
tutte
le
soperchierie
,
le
usure
e
le
ingiurie
che
soffrono
,
ed
odiano
ogni
Governo
,
perché
credono
che
ogni
Governo
puntelli
i
loro
oppressori
»
.
Noi
abbiamo
dunque
tre
classi
distinte
.
In
Palermo
sono
i
grandi
possessori
dei
vasti
latifondi
o
ex
-
feudi
,
e
nei
dintorni
abitano
contadini
agiati
,
dai
quali
sorge
o
accanto
ai
quali
si
forma
una
classe
di
gabellotti
,
di
guardiani
e
di
negozianti
di
grano
.
I
primi
sono
spesso
vittime
della
mafia
,
se
con
essa
non
s
intendono
;
fra
i
secondi
essa
recluta
i
suoi
soldati
,
i
terzi
ne
sono
capitani
.
Nell
interno
dell
Isola
si
trovano
i
feudi
e
i
contadini
più
poveri
o
proletarii
.
I
borgesi
arricchiti
,
i
proprietarii
negozianti
pigliano
a
gabella
gli
ex
-
feudi
,
che
subaffittano
ai
contadini
,
dividendo
le
vaste
tenute
in
porzioni
,
delle
quali
serbano
per
se
stessi
la
migliore
,
e
fanno
contratti
di
subaffitto
,
diversi
,
ma
sempre
onerosissimi
al
contadino
.
E
aggiungono
poi
l
usura
,
che
ordinariamente
arriva
al
25%
,
spesso
sale
ad
un
interesse
assai
maggiore
.
Inoltre
negoziano
in
grano
.
Messa
da
parte
l
usura
,
i
contratti
sono
tali
,
che
i
calcoli
degli
agronomi
siciliani
dimostrano
(
prof
.
G
.
Caruso
,
Studii
sull
industria
dei
cereali
in
Sicilia
:
Palermo
,
1870
)
che
il
contadino
,
nei
casi
ordinarii
,
non
può
trovare
i
mezzi
necessarii
alla
vita
.
Perciò
egli
deve
indebitarsi
e
cadere
in
mano
dell
usuraio
,
di
cui
è
fatto
schiavo
,
fino
a
che
non
si
getta
al
brigantaggio
,
quando
non
diviene
proletario
,
per
peggiorare
anche
il
suo
stato
.
Egli
allora
percorre
la
feconda
terra
siciliana
,
senz
altro
che
una
zappa
sulla
spalla
,
carico
d
un
cumulo
di
debiti
.
Si
pensi
che
la
coltura
dei
cereali
si
estende
a
77
per
cento
di
tutta
la
superficie
dell
Isola
,
e
si
capirà
a
che
cosa
arrivi
questo
esercito
d
infelici
,
che
sono
come
gli
schiavi
dell
usuraio
e
dell
affittuario
.
Fra
i
tiranni
dei
contadini
sono
le
guardie
campestri
,
gente
pronta
alle
armi
ed
ai
delitti
,
e
sono
ancora
quei
contadini
più
audaci
,
che
hanno
qualche
vendetta
da
fare
,
o
sperano
trovar
coi
delitti
maggiore
agiatezza
:
così
la
potenza
della
mafia
è
costituita
.
Essa
forma
come
un
muro
tra
il
contadino
ed
il
proprietario
,
e
li
tiene
sempre
divisi
,
perché
il
giorno
in
cui
venissero
in
diretta
relazione
fra
loro
,
la
sua
potenza
sarebbe
distrutta
.
Spesso
al
proprietario
è
imposta
la
guardia
de
suoi
campi
,
e
colui
che
deve
prenderli
in
affitto
.
Chiunque
minaccia
un
tale
stato
di
cose
,
corre
pericolo
di
vita
.
I
delitti
sono
continui
in
questa
classe
,
che
pure
non
è
data
per
mestiere
al
brigantaggio
;
ma
lavora
la
terra
,
fa
i
suoi
affari
con
intelligenza
,
mantiene
il
suo
predominio
col
terrore
.
Oggi
,
dietro
una
siepe
,
tirano
una
fucilata
al
viandante
od
al
vicino
rivale
;
domani
vangano
tranquillamente
i
loro
campi
d
agrumi
,
o
attendono
nella
città
ai
propri
commerci
.
La
base
,
le
radici
più
profonde
della
loro
potenza
sono
nell
interno
dell
Isola
,
fra
i
contadini
che
opprimono
e
su
cui
guadagnano
;
ma
questa
potenza
si
estende
e
si
esercita
anche
nella
città
,
dove
la
mafia
ha
i
suoi
aderenti
,
perché
v
ha
ancora
i
suoi
interessi
.
A
Palermo
,
infatti
,
sono
i
proprietari
;
a
Palermo
si
vende
il
grano
e
si
trovano
i
capitali
;
a
Palermo
vive
una
plebe
pronta
al
coltello
,
che
può
,
all
occorrenza
,
dare
braccio
.
E
così
la
mafia
è
qualche
volta
divenuta
come
un
Governo
più
forte
del
Governo
.
Il
mafioso
dipende
in
apparenza
dal
proprietario
;
ma
in
conseguenza
dalla
forza
che
gli
viene
dall
associazione
,
in
cui
il
proprietario
stesso
si
trova
qualche
volta
attirato
,
egli
riesce
di
fatto
ad
esser
il
padrone
.
E
abbiamo
visto
perfino
che
la
mafia
promosse
una
rivoluzione
,
alla
testa
della
quale
pose
alcuni
proprietarii
,
prima
che
avessero
il
tempo
di
pensare
a
trovar
modo
di
separarsene
.
Ammesso
questo
stato
di
cose
,
tutte
le
osservazioni
fatte
dal
barone
Turrisi
,
dal
Tommasi
-
Crudeli
e
da
molti
altri
spiegano
chiaramente
in
che
modo
il
male
sia
andato
sempre
crescendo
.
Gli
abitanti
dei
dintorni
di
Palermo
discendono
per
lo
più
da
famiglie
d
antichi
bravi
dei
baroni
,
e
quindi
tra
di
essi
la
tradizione
del
sangue
è
antica
.
Chi
è
d
accordo
colla
mafia
è
sicuro
;
chi
la
comanda
è
padrone
di
una
forza
grandissima
,
e
può
mantenere
l
ordine
,
o
promuovere
una
rivolta
.
Perciò
i
Borboni
governarono
colla
mafia
,
ed
anche
la
rivoluzione
ricorse
ad
essa
,
che
poté
subito
armare
contadini
e
popolo
,
porsi
alla
loro
testa
e
rovesciare
il
Governo
stabilito
.
Le
compagnie
d
armi
,
istituite
in
tutti
i
tempi
a
mantenere
l
ordine
,
furono
reclutate
nella
medesima
classe
,
e
non
spegnevano
i
delitti
;
ma
quasi
gli
organizzavano
fra
certi
limiti
,
con
certe
norme
,
perché
il
nuovo
guadagno
che
facevano
come
stipendiati
del
Governo
,
e
la
nuova
autorità
acquistata
,
servissero
a
sempre
meglio
consolidare
il
proprio
potere
.
La
pubblica
sicurezza
venne
affidata
alla
mafia
,
dandole
così
in
mano
la
società
,
e
questo
sistema
che
pur
troppo
fu
lungamente
seguito
,
rese
sempre
più
forte
l
associazione
che
si
voleva
distruggere
.
È
ben
noto
che
i
problemi
sociali
non
sono
problemi
di
matematica
;
gli
elementi
che
li
costituiscono
sono
varii
e
moltiplici
,
s
intrecciano
e
si
confondono
fra
loro
.
La
divisione
di
classi
da
noi
osservata
,
neanche
nella
Sicilia
occidentale
si
trova
sempre
esattamente
disegnata
e
distinta
;
le
condizioni
qualche
volta
s
alterano
e
si
modificano
,
ma
pure
assai
spesso
gli
effetti
sembrano
o
sono
identici
.
Basta
che
le
radici
del
male
siano
fortemente
e
profondamente
costituite
in
una
parte
del
paese
,
perché
questo
male
sorga
e
si
propaghi
.
Ma
dove
le
condizioni
dell
Isola
radicalmente
si
modificano
,
ivi
esso
scomparisce
o
muta
natura
.
La
Sicilia
occidentale
adunque
è
travagliata
da
due
grandi
calamità
:
lo
stato
delle
sue
ricche
solfare
,
e
la
mafia
che
nasce
dalle
condizioni
speciali
della
sua
agricoltura
.
Perché
le
cose
sono
nella
Sicilia
orientale
tanto
diverse
?
Ivi
mancano
le
solfare
;
ivi
le
condizioni
geografiche
ed
agronomiche
sono
d
altra
natura
.
Il
terreno
più
montuoso
e
meno
fertile
ha
dato
luogo
a
molti
contratti
di
colonìa
parziaria
,
che
è
sempre
più
mite
della
terraggerìa
o
della
mezzerìa
di
Palermo
.
A
Catania
,
è
vero
,
la
coltura
dei
cereali
arriva
sin
quasi
alle
porte
della
città
;
ma
questo
appunto
,
cioè
la
mancanza
d
una
zona
intermedia
di
terreno
più
fecondo
,
ha
impedito
che
sorga
una
classe
di
contadini
più
agiati
,
da
cui
poi
i
gabellotti
e
mercanti
oppressori
.
Sono
miseri
proletarii
,
sottoposti
ad
una
tirannia
diversa
,
simile
a
quella
che
troviamo
nella
Basilicata
o
in
altre
province
del
continente
meridionale
;
arrivano
,
lavorano
la
terra
senza
portare
disordini
.
L
estrema
miseria
gli
spinge
qualche
volta
al
brigantaggio
,
ma
non
possono
costituire
la
mafia
.
S
aggiunga
poi
che
a
Palermo
si
trovano
i
più
grandi
possessori
di
latifondi
,
il
che
più
facilmente
dà
modo
al
gabellotto
di
guadagnare
col
subaffitto
dei
vastissimi
ex
-
feudi
;
e
si
capirà
,
io
credo
,
in
che
modo
i
dintorni
della
capitale
dell
Isola
abbiano
il
triste
privilegio
d
essere
il
centro
della
mafia
.
Ed
ora
quale
è
il
rimedio
contro
questi
mali
?
Qui
si
presenta
un
problema
che
spaventa
,
per
l
estensione
che
prende
,
come
vedremo
,
non
solo
in
Sicilia
,
ma
in
tutta
l
Italia
,
specialmente
meridionale
.
È
chiaro
intanto
che
i
rimedii
son
sempre
di
due
sorta
:
repressivi
e
preventivi
.
Bisogna
,
non
v
ha
dubbio
,
punire
severamente
i
delitti
con
pronta
ed
esemplare
giustizia
;
ma
anche
qui
la
prigionia
è
inutile
,
se
non
s
isola
o
non
si
manda
lontano
il
condannato
.
A
riuscire
però
coi
soli
mezzi
repressivi
,
bisognerebbe
portare
la
repressione
fino
allo
sterminio
.
Allora
,
di
certo
,
col
terrore
cesserebbero
i
delitti
,
salvo
sempre
a
vedere
,
se
quelle
condizioni
che
hanno
prodotto
il
male
,
restando
le
stesse
,
non
lo
riprodurrebbero
in
breve
.
Ma
lo
sterminio
porta
un
consumo
spaventevole
di
forze
,
ed
un
Governo
civile
non
può
decidersi
a
ciò
.
Occorre
il
dispotismo
.
Noi
dobbiamo
dunque
assalire
il
nemico
da
due
lati
:
punire
e
reprimere
prontamente
,
esemplarmente
;
ma
nello
stesso
tempo
prevenire
.
In
che
modo
?
Bisogna
curare
la
malattia
nella
sua
sorgente
prima
.
Il
Governo
deve
avere
il
coraggio
di
presentarsi
come
colui
che
vuol
redimere
gli
oppressi
dal
terrore
e
dalla
tirannide
che
pesa
su
di
essi
.
È
vero
o
non
è
vero
quello
che
dicono
gli
agronomi
siciliani
,
che
cioè
i
contratti
agrarii
fatti
col
terraggiere
,
col
mezzadro
ecc
.
sono
iniqui
?
Se
è
vero
,
è
necessario
cercare
qualche
rimedio
a
ciò
,
sia
con
mezzi
legislativi
,
e
con
un
azione
energica
del
Governo
in
difesa
della
giustizia
e
dei
deboli
;
sia
con
una
pubblica
opinione
più
illuminata
,
o
con
altro
mezzo
qualunque
.
Se
a
questo
non
si
può
riescire
,
non
è
sperabile
di
potere
estirpare
il
male
.
Quando
i
contratti
agrarii
assicurassero
al
contadino
,
con
una
maggiore
indipendenza
,
un
equa
retribuzione
,
e
lo
ponessero
in
relazione
amichevole
col
proprietario
,
il
guadagno
della
mafia
e
con
esso
la
sua
potenza
e
la
sua
ragione
di
essere
sarebbero
distrutti
.
È
possibile
,
è
sperabile
arrivare
allo
scopo
?
Ecco
l
arduo
problema
.
La
quistione
si
allarga
ora
immensamente
,
perché
nelle
province
napoletane
,
dove
non
troviamo
la
mafia
,
il
contadino
geme
sotto
un
altra
forma
di
miseria
e
di
oppressione
,
che
esiste
pure
nella
Sicilia
orientale
,
e
dalla
quale
derivano
conseguenze
diverse
,
ma
pure
gravissime
.
Invece
della
mafia
abbiamo
il
brigantaggio
,
che
ci
presenta
la
quistione
agraria
sotto
un
altro
aspetto
.
Ed
anche
qui
l
unico
rimedio
possibile
è
sempre
lo
stesso
:
la
repressione
esemplare
e
pronta
dei
colpevoli
da
un
lato
,
la
redenzione
degli
oppressi
dall
altro
.
E
la
difficoltà
gravissima
è
anche
la
stessa
,
cioè
:
può
lo
Stato
far
nuove
leggi
,
per
determinare
le
forme
e
le
condizioni
dei
contratti
agrari
?
Facendole
,
conseguirebbe
lo
scopo
?
O
è
sperabile
invece
che
basti
il
naturale
progresso
della
pubblica
opinione
e
dei
costumi
,
ed
è
necessario
affidarsi
solo
a
ciò
?
Di
questo
ti
dirò
qualche
cosa
,
dopo
aver
parlato
del
brigantaggio
.
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
IL
BRIGANTAGGIO
Mio
caro
Dina
lo
suppongo
il
lettore
persuaso
già
che
la
mafia
abbia
le
sue
radici
principali
nella
campagna
,
e
che
a
distruggerla
sia
necessario
veramente
migliorare
le
condizioni
delle
migliaia
d
agricoltori
,
che
lavorano
nell
interno
dell
Isola
i
77%
del
suolo
siciliano
.
E
allora
vedo
subito
nascere
uno
spavento
e
una
diffidenza
grandissima
.
Da
un
lato
sento
dire
:
Sono
mali
a
cui
non
può
rimediare
che
il
tempo
,
la
forza
generale
delle
cose
.
Da
un
altro
lato
sento
con
maggiore
insistenza
affermare
:
Volete
dunque
sollevare
in
Italia
una
quistione
sociale
?
Fra
i
tanti
nostri
guai
questo
ci
mancava
ancora
.
Avevamo
la
pace
interna
,
e
voi
vorreste
ora
scatenare
su
di
noi
così
terribili
calamità
.
Sarebbe
davvero
un
gran
delitto
contro
la
patria
,
l
alimentare
nei
contadini
speranze
che
non
possono
mai
essere
soddisfatte
.
Essi
sono
la
classe
di
gran
lunga
più
numerosa
e
meno
civile
;
se
si
sollevassero
,
chi
potrebbe
loro
resistere
?
Prima
di
tutto
bisogna
bene
intendersi
su
di
ciò
,
perché
queste
opinioni
molto
diffuse
hanno
davvero
impedito
che
la
quistione
venisse
finora
seriamente
e
chiaramente
discussa
.
Se
per
questioni
sociali
s
intendono
quelle
che
vediamo
travagliare
così
crudelmente
le
altre
nazioni
,
allora
di
certo
ne
siamo
per
fortuna
liberi
.
Perché
esse
sorgano
,
occorre
che
siasi
già
fatto
un
grande
progresso
nell
industria
,
nell
agricoltura
e
nel
commercio
;
progresso
che
fra
noi
non
esiste
,
e
meno
che
mai
in
quelle
provincie
di
cui
ora
più
particolarmente
ci
occupiamo
.
Quando
noi
domandiamo
che
si
porti
qualche
aiuto
all
infima
plebe
di
Napoli
,
che
vive
senza
mestiere
,
vogliamo
solo
spingerla
fino
al
lavoro
ed
all
industria
;
quando
domandiamo
che
il
contadino
esca
dalla
sua
condizione
di
schiavo
,
in
cui
trovasi
in
alcuni
luoghi
,
vogliamo
solo
condurlo
fino
alla
sua
indipendenza
.
Là
dove
si
cominciano
a
discutere
pericolose
teorie
,
siamo
già
fuori
del
nostro
argomento
.
Che
se
,
per
la
possibilità
che
queste
teorie
sorgano
,
si
dovesse
rinunziare
a
promuovere
il
progresso
morale
e
materiale
delle
popolazioni
abbandonate
e
povere
,
allora
solamente
il
tacerne
sarebbe
dovere
.
Chi
vorrà
sostenerlo
?
Se
però
non
abbiamo
,
ne
dobbiamo
per
ora
temere
il
socialismo
,
il
comunismo
e
l
internazionalismo
,
è
poi
certo
che
non
abbiamo
alcuna
questione
sociale
,
ma
solo
la
pace
interna
per
tutto
?
Non
c
è
questione
politica
che
progredisca
davvero
senza
questioni
sociali
,
perché
la
mutazione
del
Governo
,
senza
una
trasformazione
progressiva
della
società
,
sarebbe
opera
affatto
vana
.
E
poi
quale
è
la
pace
che
abbiamo
nelle
provincie
di
cui
si
ragiona
?
Sono
segni
di
ordine
e
di
pace
la
camorra
,
la
mafia
ed
il
brigantaggio
?
A
Zurigo
,
a
Ginevra
,
in
molte
città
della
Svizzera
,
è
ben
vero
,
si
sono
più
volte
agitate
le
moltitudini
con
teorie
sovversive
,
e
sarebbe
certo
la
più
grande
calamità
se
queste
teorie
si
diffondessero
tra
noi
.
Ma
nella
Svizzera
voi
potete
traversare
di
giorno
e
di
notte
monti
,
valli
e
boschi
,
senza
quasi
mai
trovare
un
gendarme
,
e
senza
mai
temere
ne
per
la
vostra
vita
,
ne
per
la
vostra
proprietà
,
se
anche
siete
carico
d
oro
.
Potremo
proprio
dire
che
ivi
la
pace
sociale
sia
turbata
,
e
che
fra
noi
sia
invece
perfetta
,
quando
pensiamo
che
in
alcune
delle
nostre
province
non
si
può
camminare
senza
essere
circondati
di
guardie
armate
,
e
vi
sono
uomini
che
,
in
mezzo
alla
libertà
,
sono
poco
meno
che
schiavi
?
E
da
un
altro
lato
abbiamo
noi
esaminato
tutti
i
danni
di
un
tale
stato
di
cose
?
La
insurrezione
è
un
pericolo
;
ma
l
ozio
,
l
inerzia
,
il
vagabondaggio
e
l
abbrutimento
sono
un
pericolo
non
meno
grave
,
specialmente
per
un
popolo
che
vuol
esser
libero
.
Il
dispotismo
si
fonda
sopra
una
società
che
lavora
poco
e
spende
poco
;
può
quindi
più
facilmente
tollerare
l
ozio
e
l
abbrutimento
;
spesso
ne
ha
anche
bisogno
per
la
sua
sicurezza
.
Ma
un
popolo
libero
è
invece
un
popolo
che
lavora
e
spende
molto
.
Se
noi
avessimo
prima
trasformata
la
nostra
società
,
per
far
poi
la
rivoluzione
politica
,
non
ci
troveremmo
nelle
condizioni
in
cui
siamo
,
appunto
per
aver
fatto
solo
una
rivoluzione
politica
,
colla
quale
si
sono
mutati
il
Governo
e
l
amministrazione
.
Le
spese
sono
a
un
tratto
immensamente
cresciute
,
senza
che
la
produzione
cresca
del
pari
.
E
questo
stato
di
cose
porta
un
deficit
finanziario
,
il
quale
non
sarà
colmato
neppur
quando
colle
imposte
avremo
pareggiato
le
spese
alle
entrate
.
La
più
piccola
scossa
farà
riapparire
il
disavanzo
,
e
le
economie
necessarie
ma
forzate
,
che
faremo
per
alcuni
anni
,
saranno
a
lungo
impossibili
,
se
vorremo
accrescere
il
benessere
materiale
e
morale
.
Ma
da
un
altro
Iato
neppure
le
spese
saranno
possibili
,
se
un
aumento
di
lavoro
e
di
produzione
non
comincerà
nel
paese
.
È
un
circolo
vizioso
,
di
certo
;
ma
è
pur
chiaro
che
,
per
andare
innanzi
,
bisogna
uscirne
.
E
senza
redimere
quelle
classi
numerose
,
che
nell
abbrutimento
in
cui
sono
,
non
lavorano
punto
so
o
fanno
un
lavoro
improduttivo
,
il
problema
non
sarà
mai
risoluto
.
Questo
è
per
noi
non
solamente
un
debito
d
onore
,
ma
è
pure
un
nostro
interesse
:
noi
non
faremo
mai
davvero
e
permanentemente
il
pareggio
finanziario
,
senza
prima
fare
il
pareggio
morale
.
Il
problema
è
più
grave
che
non
si
crede
.
Se
dentro
o
vicino
alle
città
troviamo
i
mali
più
sopra
esaminati
,
questi
diventano
maggiori
nella
campagna
.
Si
pensi
un
poco
che
l
Italia
è
un
paese
agrario
,
e
che
i
contadini
sono
più
di
un
terzo
della
sua
popolazione
.
Si
pensi
che
la
leva
degli
anni
scorsi
,
trovava
che
più
del
60%
dei
coscritti
erano
agricoltori
,
e
il
censimento
del
1861
dimostra
che
gli
agricoltori
sono
assai
più
della
metà
della
gente
che
in
Italia
esercita
un
mestiere
,
una
professione
,
un
ufficio
qualunque
,
o
sia
più
della
metà
della
gente
che
lavora
e
produce
.
E
allora
si
vedrà
quanto
sia
impor
-
tante
esaminare
il
problema
anche
da
questo
Iato
.
Il
brigantaggio
è
il
male
più
grave
che
possiamo
osservare
nelle
nostre
campagne
.
Esso
certamente
,
com
è
ben
noto
,
può
dirsi
la
conseguenza
d
una
questione
agraria
e
sociale
,
che
travaglia
quasi
tutte
le
province
meridionali
.
La
Relazione
scritta
dall
on
.
Massari
(
Sessione
del
1863
,
N
.
58
,
Atti
del
Parlamento
)
dice
:
«
Le
prime
cause
adunque
del
brigantaggio
sono
le
cause
predisponenti
.
E
prima
fra
tutte
,
la
condizione
sociale
,
lo
stato
economico
del
campagnuolo
,
che
in
quelle
province
appunto
dove
il
brigantaggio
ha
raggiunto
proporzioni
maggiori
,
è
assai
infelice
...
Il
contadino
non
ha
nessun
vincolo
che
lo
stringa
alla
terra
.
»
Mangiano
un
pane
«
che
non
mangerebbero
i
cani
»
diceva
il
direttore
del
demanio
e
tasse
.
Nelle
carceri
di
Capitanata
,
e
così
altrove
,
quasi
tutti
i
briganti
sono
contadini
proletarii
.
Le
bande
del
Caruso
e
del
Crocco
,
molte
volte
distrutte
,
si
ricostituirono
senza
difficoltà
con
nuovi
venuti
;
e
in
una
medesima
provincia
si
osservava
,
che
là
dove
il
contadino
stava
peggio
,
ivi
grande
era
il
contingente
dato
al
brigantaggio
;
dove
la
sua
condizione
migliorava
,
ivi
il
brigantaggio
scemava
o
spariva
.
Anzi
nell
Abruzzo
,
per
la
sola
ragione
che
il
contadino
ridotto
alla
miseria
ed
alla
disperazione
,
può
andare
a
lavorare
la
terra
della
campagna
romana
,
dove
piglia
le
febbri
e
spesso
vi
lascia
le
ossa
lo
stato
delle
cose
muta
sostanzialmente
.
Questa
emigrazione
impedisce
l
esistenza
del
brigantaggio
,
e
prova
come
esso
nasca
non
da
una
brutale
tendenza
al
delitto
,
ma
da
una
vera
e
propria
disperazione
.
«
Il
brigantaggio
,
conchiudeva
l
on
.
Massari
,
diventa
in
tal
guisa
la
protesta
selvaggia
e
brutale
della
miseria
contro
antiche
e
secolari
ingiustizie
»
.
E
nella
Camera
dei
deputati
,
il
31
luglio
1863
,
l
on
.
Castagnola
,
che
era
stato
pur
esso
membro
della
Commissione
d
inchiesta
in
un
discorso
assai
note
vole
e
pratico
,
confermava
ampiamente
le
stesse
conclusioni
.
Il
generale
Govone
,
interrogato
sul
perché
le
popolazioni
dimostravano
tanta
simpatia
al
brigante
,
aveva
risposto
semplicemente
:
«
I
cafoni
veggono
nel
brigante
il
vindice
dei
torti
che
la
società
loro
infligge
»
.
L
onorevole
Castagnola
era
stato
giustamente
maravigliato
di
trovare
in
quelle
popolose
città
due
classi
solamente
,
proprietarii
e
proletarii
,
o
come
dicono
,
galantuomini
e
cafoni
.
Si
scende
dal
gran
signore
al
nullatenente
,
e
l
odio
fra
queste
classi
gli
pareva
profondo
,
sebbene
represso
.
«
È
il
Medio
Evo
sotto
i
nostri
occhi
»
,
esclamava
egli
nella
Camera
.
Veniva
poi
ad
esaminare
le
molteplici
cause
del
brigantaggio
,
e
concludeva
:
«
Vi
è
la
questione
sociale
,
per
sciogliere
la
quale
converrebbe
promuovere
il
benessere
delle
popolazioni
,
fare
strade
,
far
cessare
l
usura
,
istituire
dei
Monti
frumentarii
,
far
nascere
il
credito
agricolo
...
Questi
sarebbero
i
rimedii
radicali
»
.
Per
distruggere
il
brigantaggio
noi
abbiamo
fatto
scorrere
il
sangue
a
fiumi
,
ma
ai
rimedii
radicali
abbiamo
poco
pensato
.
In
questa
,
come
in
molte
altre
cose
,
l
urgenza
dei
mezzi
repressivi
ci
ha
fatto
mettere
da
parte
i
mezzi
preventivi
,
i
quali
soli
possono
impedire
la
riproduzione
di
un
male
,
che
certo
non
è
spento
e
durerà
un
pezzo
.
In
politica
noi
siamo
stati
buoni
chirurgi
e
pessimi
medici
.
Molte
amputazioni
abbiamo
fatte
col
ferro
,
molti
tumori
cancerosi
estirpati
col
fuoco
,
di
rado
abbiamo
pensato
a
purificare
il
sangue
.
Chi
può
mettere
in
dubbio
che
il
nuovo
Governo
abbia
aperto
gran
numero
di
scuole
,
costruito
molte
strade
e
fatto
opere
pubbliche
?
Ma
le
condizioni
sociali
del
contadino
non
furono
soggetto
di
alcuno
studio
,
ne
di
alcun
provvedimento
che
valesse
direttamente
a
migliorarne
le
condizioni
.
Uno
solo
dei
provvedimenti
iniziati
tendeva
direttamente
a
questo
scopo
,
ed
era
la
vendita
dei
beni
ecclesiastici
in
piccoli
lotti
,
e
la
divisione
di
alcuni
beni
demaniali
.
Ciò
poteva
ed
era
inteso
a
creare
una
classe
di
contadini
proprietarii
,
il
che
sarebbe
stato
grande
benefìzio
per
quelle
provincie
.
Ma
senza
entrare
in
minuti
particolari
,
noteremo
per
ora
che
il
risultato
fu
assai
diverso
dallo
sperato
;
perché
è
un
fatto
che
quelle
terre
,
in
uno
o
in
un
altro
modo
,
andarono
e
vanno
rapidamente
ad
accrescere
i
vasti
latifondi
dei
grandi
proprietarii
,
e
la
nuova
classe
di
contadini
non
si
forma
.
Il
problema
per
noi
è
ora
il
seguente
:
dal
1860
ad
oggi
,
questi
contadini
che
ci
vengono
descritti
come
schiavi
della
gleba
,
ingiustamente
,
crudelmente
oppressi
,
hanno
o
non
hanno
cominciato
visibilmente
a
migliorare
la
propria
condizione
?
A
risolvere
una
tale
questione
,
senza
accuse
irritanti
o
ingiuste
per
alcuno
,
dobbiamo
un
momento
fare
astrazione
dalla
natura
individuale
degli
uomini
,
ed
indagare
se
le
condizioni
nuove
li
spingono
al
bene
con
una
forza
assai
maggiore
che
nel
passato
;
se
obbligano
i
tristi
,
gli
avidi
a
fermarsi
nei
soprusi
,
cui
s
erano
per
lungo
abuso
educati
.
Non
bisogna
dimenticare
che
,
quando
una
società
ha
preso
il
suo
indirizzo
,
non
è
più
in
potere
di
alcuni
uomini
buoni
e
generosi
il
fermarla
o
deviarla
dal
pericoloso
cammino
.
Si
forma
un
atmosfera
che
tutti
respirano
,
si
creano
interessi
collegati
che
resistono
potentemente
e
violentemente
.
Ne
è
raro
il
caso
di
vedere
quegli
stessi
,
in
favore
dei
quali
si
vorrebbe
operare
,
per
diffidenza
o
per
ignoranza
reagire
,
ed
anche
far
causa
comune
coi
loro
tiranni
,
combattere
quelli
che
vorrebbero
essere
i
loro
benefattori
.
È
un
fatto
che
segue
ogni
giorno
,
ed
è
bene
ricordarlo
.
Con
maraviglia
lo
straniero
osserva
nelle
province
meridionali
molte
città
popolose
,
in
cui
si
trovano
poche
famiglie
di
ricchi
proprietarii
,
il
più
delle
volte
imparentati
fra
loro
,
in
mezzo
ad
una
moltitudine
di
proletarii
,
che
sono
i
contadini
.
Salvo
qualche
impiegato
,
altri
ordini
di
cittadini
non
vi
sono
.
La
campagna
è
deserta
,
i
suoi
lavoratori
formano
il
popolo
delle
città
.
Non
v
è
industria
,
non
v
è
borghesia
,
non
v
è
pubblica
opinione
che
freni
i
proprietarii
,
che
sono
i
padroni
assoluti
di
quella
moltitudine
,
la
quale
dipende
da
essi
per
la
sua
sussistenza
,
e
se
viene
abbandonata
,
non
ha
modo
alcuno
di
vivere
.
È
ben
vero
che
anche
il
proprietario
ha
bisogno
del
contadino
.
Ma
là
dove
la
popolazione
non
è
scarsa
,
e
le
braccia
non
mancano
al
lavoro
,
o
abbondano
,
come
spesso
avviene
in
quelle
province
,
quale
è
la
conseguenza
di
un
tale
stato
di
cose
?
La
scienza
economica
lo
ha
quasi
matematicamente
dimostrato
.
Il
salario
del
contadino
sarà
ridotto
a
ciò
che
è
strettamente
necessario
,
perché
egli
possa
vivere
per
continuare
il
lavoro
.
Se
l
industria
non
apre
una
valvola
di
sicurezza
,
il
contadino
sarà
ben
presto
condotto
allo
stato
di
servo
della
gleba
,
o
anche
peggio
.
Ne
ciò
deve
attribuirsi
a
colpa
di
coloro
che
nelle
provincie
meridionali
sono
i
possessori
del
suolo
.
È
invece
una
conseguenza
inesorabile
di
quello
stato
sociale
,
simile
ad
altre
ben
più
funeste
e
più
crudeli
,
che
si
videro
in
Irlanda
venire
da
una
situazione
non
molto
diversa
.
Una
emigrazione
in
massa
,
ed
una
fame
spaventosa
decimarono
colà
la
popolazione
in
modo
da
non
avere
riscontro
nella
storia
,
sotto
un
Governo
che
nessuno
vorrà
credere
meno
civile
e
meno
intelligente
del
nostro
.
Or
si
pensi
al
tempo
che
durò
una
simile
condizione
di
cose
nelle
province
meridionali
;
s
aggiunga
un
Governo
come
quello
dei
Borboni
,
che
ridusse
l
antagonismo
di
classi
a
sistema
,
ne
fece
base
e
fondamento
della
sua
autorità
,
della
sua
forza
,
e
si
capirà
il
disordine
morale
e
sociale
che
dove
seguirne
.
Ho
sentito
citare
esempii
di
persone
che
avevano
fatto
tirare
una
fucilata
a
qualche
contadino
,
aggiustando
poi
facilmente
la
faccenda
col
Governo
,
che
in
fondo
alimentava
gli
odii
.
Esso
fu
chiamato
,
come
ognun
si
ricorda
,
la
negazione
di
Dio
e
della
moralità
.
Certo
non
mancavano
gli
onesti
ed
i
nemici
di
un
tale
stato
di
cose
,
come
i
fatti
più
volte
provarono
.
Ma
chi
può
negare
che
la
pubblica
moralità
doveva
soffrirne
?
L
America
ha
dimostrato
col
suo
esempio
,
che
la
schiavitù
dei
negri
in
molti
casi
noceva
più
di
tutto
al
padrone
dello
schiavo
,
perché
esso
veniva
corrotto
dal
dominio
ingiusto
che
esercitava
.
Non
doveva
corrompere
un
dominio
illimitato
,
esercitato
non
sui
negri
,
ma
sopra
uomini
della
stessa
stirpe
?
Ora
se
tale
è
lo
stato
in
cui
la
rivoluzione
trovò
le
province
meridionali
,
quali
furono
le
conseguenze
del
nuovo
Governo
?
che
cosa
fece
per
esse
?
Nessuno
vorrà
certo
negare
i
grandi
benefizii
che
portò
al
paese
.
Ma
io
qui
mi
occupo
di
una
sola
classe
di
cittadini
.
I
lavori
pubblici
adoperarono
per
un
momento
alcune
braccia
,
ma
non
crearono
un
industria
ne
una
borghesia
nuova
.
Le
strade
fecero
rialzare
i
prezzi
delle
derrate
,
ma
non
mutarono
in
modo
alcuno
le
condizioni
sociali
del
contadino
.
Le
città
ed
i
borghi
sono
oggi
pur
troppo
quel
che
erano
prima
,
e
le
condizioni
,
le
relazioni
degli
abitatori
restarono
sempre
le
stesse
.
Il
Governo
costituzionale
è
in
sostanza
il
regno
della
borghesia
.
La
classe
dei
proprietarii
,
in
mancanza
d
altro
,
divenne
la
classe
governante
,
e
i
municipii
,
le
provincie
,
le
opere
pie
,
la
polizia
rurale
furono
nelle
sue
mani
.
Chi
circonda
il
prefetto
,
chi
illumina
i
Ministri
,
su
chi
si
appoggiano
essi
colà
?
E
se
il
dominio
che
quella
classe
esercitava
era
dispotico
,
e
se
esso
è
restato
illimitato
,
senza
alcun
nuovo
freno
,
ma
colla
giunta
di
nuove
forze
,
quali
debbono
esserne
le
conseguenze
,
quali
sarebbero
in
ogni
altro
paese
della
terra
,
fra
qualunque
generazione
di
uomini
?
Ognuno
può
immaginarlo
da
sé
.
Fra
poco
,
io
credo
,
verrà
alla
luce
un
lavoro
scritto
dal
signor
Leopoldo
Franchetti
,
il
quale
ben
due
volte
ha
fatto
un
viaggio
nelle
province
meridionali
,
espressamente
per
conoscere
lo
stato
degli
agricoltori
colà
,
e
,
com
è
naturale
,
fu
dolorosamente
scandalezzato
nel
vedere
cose
che
dovevano
sembrare
impossibili
a
lui
,
nativo
della
Toscana
,
dove
il
contadino
non
solo
è
un
uomo
indipendente
e
libero
,
ma
è
il
vero
socio
del
suo
padrone
,
e
di
poco
si
crede
inferiore
a
lui
.
Rammento
che
,
quando
seppi
della
sua
prima
gita
,
mi
nacque
un
vivo
desiderio
di
parlargli
.
Avendolo
incontrato
in
un
salotto
,
fummo
presentati
l
uno
all
altro
,
e
mi
avvidi
subito
che
anch
esso
desiderava
parlarmi
,
per
fare
a
me
la
domanda
stessa
che
io
voleva
fare
a
lui
.
Esaminando
lo
stato
della
più
povera
plebe
di
Napoli
,
esaminando
lo
stato
dei
più
miseri
contadini
,
io
m
ero
persuaso
che
la
maggior
parte
di
essi
,
se
non
si
trovavano
nella
medesima
miseria
ed
oppressione
che
sotto
i
Borboni
,
avevano
con
la
nuova
libertà
peggiorato
la
lor
sorte
.
La
cosa
mi
pareva
talmente
sconfortante
,
talmente
enorme
,
che
cercavo
un
autorità
imparziale
,
la
quale
avesse
potuto
smentire
una
opinione
che
quasi
mi
umiliava
.
Un
Toscano
che
,
lontano
da
ogni
interesse
personale
,
da
ogni
amor
proprio
provinciale
,
aveva
,
per
solo
fine
patriottico
e
filantropico
,
fatto
un
viaggio
in
quelle
regioni
,
mi
pareva
l
uomo
di
cui
avevo
bisogno
.
Ma
ognuno
può
immaginare
qual
fu
la
mia
maraviglia
,
quando
m
accorsi
ch
egli
aveva
riportato
di
colà
la
stessa
penosa
impressione
,
e
cercava
in
me
uno
che
sapesse
persuadergli
il
contrario
.
Fui
costretto
a
dirgli
:
lo
non
sono
il
vostro
uomo
.
Ripetete
piuttosto
il
vostro
viaggio
,
andate
in
altre
province
,
e
mettete
di
nuovo
alla
prova
le
vostre
osservazioni
.
Egli
era
stato
negli
Abruzzi
e
nel
Molise
;
andò
,
come
aveva
già
divisato
di
fare
,
nelle
Calabrie
e
nella
Basilicata
;
è
tornato
colla
prima
opinione
ancora
più
ribadita
,
Il
suo
libro
del
resto
verrà
fra
poco
in
luce
,
ed
ognuno
potrà
vedere
su
quali
fatti
è
fondata
la
sua
convinzione
.
Per
ora
il
lettore
faccia
il
conto
che
crede
di
questo
involontario
ed
inconsapevole
accordo
di
opinioni
individuali
,
sopra
una
questione
tanto
complessa
e
tanto
difficile
a
determinare
.
lo
mi
restringo
a
riportare
qui
la
conclusione
d
una
lunga
lettera
,
che
il
signor
Franchetti
ebbe
allora
la
gentilezza
di
scrivermi
:
«
Del
resto
,
qualunque
ne
sia
la
cagione
,
credo
che
si
possa
affermare
il
fatto
che
,
in
regola
generale
,
i
contadini
di
quelle
provincie
(
Abruzzi
e
Molise
)
sono
per
il
loro
vitto
,
d
anno
in
anno
,
nella
dipendenza
assoluta
dei
proprietarii
,
dipendenza
che
si
manifesta
non
solo
nella
durezza
delle
condizioni
dei
contratti
agricoli
,
ma
ancora
nella
indeterminatezza
di
alcune
delle
loro
clausole
,
che
riportano
la
mente
al
tempo
del
servaggio
.
Il
padrone
,
per
citare
un
esempio
,
ha
diritto
illimitato
di
esigere
prestazioni
in
opera
dai
suoi
contadini
,
e
ne
usa
largamente
...
È
adunque
forza
conchiudere
che
,
durando
le
cose
come
adesso
,
la
classe
inferiore
,
per
ora
ignorante
della
moralità
,
piuttosto
che
positivamente
immorale
,
vedendo
la
classe
agiata
pesare
così
gravemente
su
di
essa
,
acquisterà
colla
istruzione
che
gli
si
vuol
dare
,
o
una
immoralità
cosciente
di
se
,
o
un
odio
ancora
più
profondo
pei
signori
e
pel
Governo
,
che
sarà
pieno
di
pericoli
per
l
ordine
avvenire
»
.
Si
pensi
un
poco
alle
conseguenze
logiche
di
queste
osservazioni
.
Il
contadino
napoletano
è
dunque
in
uno
stato
d
abbrutimento
,
e
quasi
di
servaggio
.
Per
incivilirlo
noi
non
abbiamo
adesso
che
l
istruzione
,
e
questa
non
darà
alcun
frutto
,
o
costituirà
un
pericolo
sociale
per
l
avvenire
.
Ciò
spiega
i
pochi
risultati
che
si
ottengono
,
ciò
spiega
le
paure
che
in
alcuni
destano
le
scuole
.
Descrivere
minutamente
quale
sia
lo
stato
degli
agricoltori
nell
Italia
meridionale
,
sarebbe
qui
opera
impossibile
,
perché
queste
condizioni
e
le
forme
dei
contratti
agrarii
mutano
non
solo
da
provincia
a
provincia
,
ma
sono
infinite
e
diverse
in
una
stessa
provincia
,
non
essendovi
ne
una
legge
,
ne
una
consuetudine
che
domini
per
tutto
.
A
trattare
tollerabilmente
il
soggetto
,
bisognerebbe
scrivere
dei
volumi
.
lo
perciò
mi
contento
di
citare
alla
rinfusa
alcuni
esempii
,
alcune
notizie
avute
da
persone
del
luogo
,
o
che
ivi
si
trovano
.
Un
giovane
e
pregiato
economista
delle
Puglie
,
interrogato
da
me
sulla
condizione
in
cui
erano
nel
suo
paese
i
lavoratori
dei
latifondi
,
mi
scriveva
:
«
I
contadini
addetti
alla
coltivazione
di
questi
lontani
latifondi
,
vi
stanno
quasi
tutto
l
anno
,
venendo
chi
ogni
quindici
,
chi
ogni
ventidue
giorni
a
rivedere
in
città
la
moglie
,
i
figli
e
la
propria
casa
.
In
campagna
vivono
in
un
camerone
a
terreno
,
dormendo
in
nicchie
scavate
nel
muro
intorno
intorno
.
Hanno
,
senz
altro
,
un
sacco
di
paglia
,
su
cui
dormono
vestiti
;
anzi
non
si
spogliano
mai
.
Li
comanda
un
massaro
,
che
somministra
ogni
giorno
a
ciascuno
,
per
conto
del
padrone
,
un
pane
nerastro
e
schiacciato
,
del
peso
d
un
chilogramma
,
che
si
chiama
Questo
contadino
lavora
dall
alba
fino
al
tramonto
;
alle
10
del
mattino
riposa
mezz
ora
,
e
mangia
un
po
del
suo
pane
.
Alla
sera
,
cessato
il
lavoro
,
il
massaro
mette
sopra
un
gran
fuoco
,
che
è
in
fondo
al
camerone
,
una
gran
caldaia
,
in
cui
fa
bollire
dell
acqua
con
pochissimo
sale
.
In
questo
mezzo
i
contadini
si
dispongono
in
fila
,
affettano
il
pane
che
mettono
in
scodelle
di
legno
,
in
cui
il
massaro
versa
un
po
dell
acqua
salata
,
con
qualche
goccia
di
olio
.
Questa
è
la
zuppa
di
tutto
l
anno
,
che
chiamano
acqua
-
sale
.
Ne
altro
cibo
hanno
mai
,
salvo
nel
tempo
della
mietitura
,
quando
s
aggiungono
da
uno
a
due
litri
e
mezzo
di
vinello
,
per
metterli
in
grado
di
sostenere
le
più
dure
fatiche
.
E
questi
contadini
serbano
ogni
giorno
un
pezzo
del
loro
chilogramma
di
panrozzo
,
che
vendono
o
portano
a
casa
per
mantenere
la
famiglia
,
insieme
con
lo
stipendio
di
circa
132
lire
all
anno
,
con
di
più
un
mezzo
tomolo
di
grano
e
mezzo
tomolo
di
fave
,
che
loro
spetta
secondo
il
raccolto
»
.
Questi
,
aggiungeva
il
mio
amico
,
sono
i
contadini
che
più
facilmente
si
dànno
al
furto
ed
alle
grassazioni
.
E
chi
vorrà
meravigliarsene
?
Ma
io
non
voglio
tralasciar
di
notare
che
questa
gente
così
male
compensata
,
è
tra
quelle
che
in
Europa
lavorano
di
più
.
Ricordo
di
aver
letto
una
tale
osservazione
in
un
inchiesta
inglese
fatta
per
ordine
di
lord
Palmerston
.
Ho
conosciuto
anche
un
Tedesco
,
occupato
molto
nella
escavazione
di
miniere
,
il
quale
,
essendo
andato
a
passare
alcuni
mesi
di
riposo
nelle
campagne
napoletane
,
mi
disse
un
giorno
a
Firenze
:
Il
dolce
far
niente
degl
Italiani
,
almeno
là
dove
io
sono
stato
,
è
una
calunnia
atroce
.
Sarebbe
impossibile
piegare
il
nostro
contadino
o
il
nostro
operaio
ad
un
lavoro
così
duro
e
prolungato
,
come
quello
che
fanno
i
vostri
contadini
.
Il
Franchetti
,
che
è
tornato
di
là
con
opinioni
ben
altro
che
favorevoli
a
noi
,
mi
ha
mille
volte
ripetuto
:
È
facile
assai
trovarne
che
lavorino
meglio
;
è
impossibile
trovarne
che
lavorino
di
più
.
Ed
è
questa
appunto
la
gente
che
nel
paese
del
dolce
far
niente
è
messa
dalla
società
a
tale
disperazione
da
gettarsi
al
brigantaggio
.
Che
lo
facciano
assai
di
mala
voglia
,
c
è
un
fatto
,
ripeto
,
che
lo
dimostra
chiaro
,
ed
è
l
emigrazione
nella
Campagna
romana
.
Un
contadino
abruzzese
,
che
pure
aveva
tirato
qualche
colpo
di
coltello
,
e
che
trovavasi
in
estrema
miseria
,
fu
interrogato
dal
sig
.
Franchetti
:
Se
le
cose
per
te
continuassero
così
,
ti
getteresti
al
brigantaggio
?
No
.
andrei
a
lavorare
nella
Campagna
romana
,
come
fanno
gli
altri
.
E
quale
è
questa
vita
che
preferiscono
a
quella
che
menano
sui
loro
campi
nativi
?
Ognuno
può
vederlo
,
per
poco
che
s
allontani
da
Roma
.
In
mezzo
alla
malaria
,
accanto
ai
pantani
,
lavorano
tutto
il
giorno
,
e
discendono
.
per
dormire
,
in
tane
da
lupi
,
dove
pigliano
le
febbri
.
e
poi
tornano
a
casa
ben
più
che
decimati
.
La
scorsa
settimana
,
mi
raccontava
un
nobile
romano
,
arrivò
nella
mia
tenuta
qualche
centinaio
di
questi
infelici
.
Avevano
fatto
otto
ore
di
viaggio
,
chiusi
e
stipati
nei
vagoni
delle
merci
,
in
piedi
sempre
,
uomini
,
donne
e
bambini
,
col
patto
stipulato
,
che
a
nessuno
di
loro
dovesse
essere
permesso
di
scendere
per
via
,
neppure
una
sola
volta
.
Fra
non
molto
saranno
ridotti
a
pochi
,
perché
vengono
qui
a
seminare
le
loro
ossa
,
non
tanto
a
causa
della
malaria
,
quanto
a
causa
della
vita
cui
sono
condannati
.
Io
non
mi
fermo
a
descrivere
questi
infelici
,
che
ognuno
può
andare
a
vedere
se
vuole
.
Basta
guardarli
per
sentirsi
arrossire
.
Rammento
il
giorno
,
in
cui
venivo
a
Roma
in
uno
dei
piccoli
vapori
del
Tevere
.
Fermatici
in
un
punto
per
qualche
minuto
,
si
vide
sopra
una
vicina
e
molto
ripida
altura
,
un
povero
vecchio
,
il
quale
,
accorgendosi
di
non
essere
in
tempo
ad
imbarcarsi
,
si
gettò
senz
altro
dall
altura
,
ed
arrivò
rotolando
insino
alla
riva
.
Era
appunto
un
contadino
abruzzese
,
che
nei
lavori
dei
campi
si
era
rotto
un
braccio
;
aveva
prese
le
febbri
,
ed
andava
a
morire
all
ospedale
.
Mi
par
di
vederlo
ancora
:
la
sua
faccia
era
rassegnata
e
tranquilla
in
quei
tormenti
;
stringeva
per
dolore
le
labbra
;
stringeva
i
pugni
,
ma
non
mandò
un
lamento
.
La
sua
storia
è
la
storia
di
migliaia
d
infelici
.
E
se
questa
è
la
vita
che
preferiscono
,
qual
sarà
quella
che
fuggono
?
Ripeto
che
mi
sarebbe
impossibile
di
qui
dare
un
ragguaglio
esatto
di
tutte
le
forme
di
contratti
agrarii
,
prevalenti
nelle
province
meridionali
.
E
quando
pur
facessi
,
sarebbe
poco
meno
che
inutile
.
Il
contratto
più
diffuso
è
l
affitto
in
danaro
o
in
generi
;
trovasi
anche
la
mezzeria
,
e
trovansi
altre
delle
forme
più
note
e
più
generalmente
adottate
altrove
.
Ma
sono
le
condizioni
speciali
e
varie
,
imposte
a
ciascuno
di
questi
contratti
,
le
molte
modificazioni
che
essi
subiscono
,
quelle
che
ne
costituiscono
l
essenza
,
e
fanno
si
che
,
con
qualunque
di
essi
,
il
contadino
si
trovi
quasi
sempre
nella
stessa
oppressione
.
Una
simile
osservazione
fu
fatta
dall
onorevole
Gladstone
,
quando
egli
propose
la
legge
che
modificava
e
vincolava
a
certe
norme
i
contratti
agrarii
dell
Irlanda
.
Gli
fu
osservato
allora
,
che
le
stesse
leggi
,
i
medesimi
contratti
prevalevano
in
Inghilterra
;
perché
dunque
la
nuova
legge
solo
per
l
Irlanda
?
Egli
poté
facilmente
e
vittoriosamente
rispondere
,
che
solo
lo
scheletro
di
questi
contratti
era
identi
co
nei
due
paesi
;
le
condizioni
in
apparenza
accessorie
e
le
modificazioni
diverse
gli
avevano
alterati
in
modo
,
che
le
medesime
forme
portavano
nell
Irlanda
calamità
ignote
all
Inghilterra
.
E
ciò
non
per
le
differenze
che
pur
son
sempre
nella
natura
degli
uomini
,
giacche
il
proprietario
inglese
in
Irlanda
faceva
peggio
degli
altri
;
ma
perché
l
Inghilterra
è
un
paese
industriale
,
e
quindi
il
contadino
trova
aperta
un
altra
via
,
per
la
quale
può
scampare
alla
tirannide
del
proprietario
;
l
Irlanda
invece
è
,
come
l
Italia
meridionale
,
un
paese
dato
esclusivamente
all
agricoltura
,
e
quindi
non
v
è
scampo
possibile
.
Un
amico
da
me
interrogato
,
raccolse
molte
notizie
sulle
province
di
Chieti
e
di
Teramo
.
Egli
mi
scriveva
,
che
colà
era
abbastanza
diffusa
la
mezzeria
.
Il
prodotto
dell
ulivo
va
diviso
in
tre
parti
,
di
cui
due
al
padrone
,
una
al
colono
o
soccio
,
come
lo
chiamano
.
Il
mosto
va
diviso
in
parti
uguali
,
e
così
le
frutta
,
ma
di
queste
il
contadino
deve
dare
,
in
denaro
,
il
valore
della
parte
che
spetta
al
padrone
.
Pel
grano
le
condizioni
mutano
:
si
raddoppia
,
si
triplica
la
quantità
che
deve
dare
il
contadino
,
secondo
che
cresce
la
fertilità
del
suolo
.
Non
mancano
esempii
di
contadini
obbligati
a
pagare
al
padrone
il
fitto
della
casa
colonica
,
costruita
con
fieno
e
terreno
cretaceo
impastati
.
Ne
ciò
basta
.
«
Si
usa
eziandio
generalmente
d
imporre
ai
socci
certe
piccole
prestazioni
,
come
di
uova
,
galline
,
galli
d
India
,
agnelli
pasquali
,
allevamento
di
qualche
maiale
per
uso
di
famiglia
,
ecc
.
Queste
prestazioni
variano
assolutamente
secondo
l
umore
dei
padroni
.
Sono
però
sempre
da
considerarsi
come
un
discreto
contrappelo
»
.
Così
scriveva
l
amico
abruzzese
.
Chi
potrebbe
paragonare
questa
mezzeria
con
la
toscana
?
Non
hanno
di
comune
fra
loro
altro
che
il
nome
.
Ma
non
basta
ancora
.
Nei
tempi
di
cattiva
raccolta
il
soccio
non
può
pagare
.
E
allora
,
se
deve
dar
danaro
,
si
fissa
un
interesse
che
ascende
al
12
per
cento
;
se
deve
dar
grano
,
i
padroni
più
benevoli
esigono
alla
fine
dell
anno
la
così
detta
colmatura
,
che
è
una
mezzetta
,
o
il
sesto
di
più
.
Gli
altri
,
e
sono
il
maggior
numero
,
vogliono
esser
pagati
in
danaro
,
e
fissano
il
valore
del
grano
dovuto
,
pigliando
per
norma
il
prezzo
che
ha
nel
maggio
,
che
segue
alla
cattiva
raccolta
,
cioè
il
mese
in
cui
questo
prezzo
è
più
alto
.
Il
mio
amico
scriveva
nell
aprile
del
1874
,
quando
la
raccolta
era
stata
assai
cattiva
,
e
continuava
così
:
«
Se
quest
anno
,
come
pare
,
sarà
buona
,
e
se
il
contratto
porta
10
salme
di
grano
all
anno
,
si
può
calcolare
che
il
contadino
dovrà
darne
10
per
questo
anno
,
e
16
per
l
anno
passato
,
26
in
tutto
.
Piove
e
i
contadini
per
la
gioia
non
entrano
nei
loro
panni
;
dicono
che
la
terra
è
in
ottime
condizioni
.
Non
sanno
,
tanto
l
abitudine
e
l
ignoranza
sono
potenti
,
che
la
terra
frutterà
questo
anno
,
ma
non
per
loro
.
Sic
vos
non
vobis
»
.
E
più
oltre
conchiudeva
con
queste
parole
:
«
Oggi
noi
a
Chieti
siamo
,
alla
lettera
,
assediati
da
gente
dei
villaggi
e
da
vecchi
delle
campagne
,
che
vanno
in
giro
accattando
,
e
nei
giorni
di
mercato
,
il
volto
sparuto
dei
contadini
dice
che
essi
trascinano
la
vita
a
gran
fatica
.
Non
ha
guari
è
stato
trovato
morto
per
fame
un
contadino
di
San
Valentino
,
in
territorio
di
Chieti
,
nelle
pianure
di
Pescara
,
presso
una
cappella
detta
di
Santa
Filomena
.
Due
mesi
fa
ho
visto
io
un
contadino
,
piuttosto
vecchio
,
giacente
per
terra
,
estenuato
dalla
fame
,
innanzi
alla
porta
dell
ospedale
civile
.
Non
sono
molti
giorni
,
nella
piazza
detta
della
Cavallerizza
,
ne
ho
visto
un
altro
disteso
per
terra
,
che
sembrava
morto
,
con
una
gran
folla
di
gente
attorno
.
Dimandato
che
fosse
,
n
ebbi
questa
risposta
:
Signore
,
la
fame
!
E
si
badi
che
il
contadino
abruzzese
è
sobrio
e
laborioso
.
Dacché
s
è
introdotto
il
gran
turco
,
si
ciba
solo
di
questo
,
che
,
per
colmo
di
sventura
,
è
salito
quest
anno
a
10
duca
ti
la
salma
»
.
E
aggiungo
che
in
alcune
delle
nostre
province
,
essere
messo
a
pane
di
grano
,
significa
essere
vicino
a
morire
,
spedito
dai
medici
.
Perfino
nel
linguaggio
s
è
stampata
in
eterno
la
storia
delle
nostre
vergogne
.
Un
altro
amico
,
che
raccolse
notizie
nei
soli
circondarii
di
Sulmona
,
Aquila
e
Cittaducale
,
mi
scriveva
:
«
Il
rischio
della
cattiva
raccolta
è
,
per
patto
,
ordinariamente
a
carico
dell
affittuario
,
il
quale
spesso
trova
il
suo
unico
schermo
nella
impotenza
a
pagare
.
Nel
circondario
di
Sulmona
i
contadini
stipulano
con
frequenza
affitti
a
lunga
scadenza
,
per
mettere
le
terre
a
vigna
,
impiegandovi
assai
più
le
loro
fatiche
che
i
capitali
,
che
non
hanno
.
Spirato
il
termine
dell
affitto
,
qualche
volta
il
proprietario
rimborsa
al
colono
tutte
le
migliorie
;
più
spesso
ne
rimborsa
la
sola
metà
.
Non
è
però
raro
il
caso
in
cui
il
proprietario
si
riserba
libera
facoltà
di
compensare
in
tutto
o
in
parte
le
migliorie
,
o
d
invitare
il
colono
a
distruggerle
,
se
vuole
.
Negli
altri
due
circondarii
,
di
miglioramenti
non
si
tien
conto
,
perché
gli
affitti
sono
troppo
brevi
per
supporli
possibili
.
Può
succedere
invece
il
contrario
»
.
E
di
queste
condizioni
,
che
sole
dànno
un
idea
precisa
dello
stato
in
cui
si
trova
il
contadino
,
qualunque
sia
la
forma
generale
di
contratto
,
se
ne
potrebbe
citare
un
numero
infinito
.
Il
signor
Franchetti
,
percorrendo
le
Calabrie
e
la
Basilicata
,
ha
trovato
in
alcuni
luoghi
un
contratto
di
miglioria
,
col
quale
il
proprietario
,
concesso
in
affitto
un
terreno
incolto
,
dopo
otto
anni
dà
al
contadino
solo
un
terzo
della
differenza
che
si
trova
fra
il
valore
del
fondo
incolto
e
il
valore
del
fondo
messo
a
coltura
.
Altrove
non
si
dava
più
di
un
settimo
.
In
altri
luoghi
trovò
che
il
contadino
doveva
pagare
al
proprietario
il
diritto
di
guardia
del
fondo
,
guardia
che
quegli
volentieri
avrebbe
fatta
da
se
.
La
pagava
in
tanto
grano
,
del
quale
solo
una
parte
veniva
dal
proprietario
data
al
guardiano
.
«
E
anche
qui
»
,
egli
dice
,
«
immensi
sono
i
servigi
arbitrarii
che
rendono
più
duro
il
contratto
»
.
La
cosa
va
all
infinito
.
La
società
intera
qualche
volta
sembra
costituita
a
danno
del
contadino
,
non
per
volontà
individuale
di
alcuno
,
ma
come
per
legge
inevitabile
di
natura
.
La
malignità
umana
,
però
,
come
può
bene
immaginarsi
,
non
manca
mai
.
Il
Monte
frumentario
è
destinato
a
dare
,
con
equo
interesse
,
il
grano
al
povero
coltivatore
,
nel
tempo
della
semina
o
negli
anni
di
carestia
.
Ciò
farebbe
concorrenza
all
usura
,
largamente
esercitata
colà
.
Ma
lo
speculatore
,
e
qualche
volta
anche
il
proprietario
,
trovano
modo
d
avere
essi
il
grano
,
per
darlo
al
povero
con
interesse
assai
maggiore
.
L
emigrazione
in
America
,
cominciata
nella
Basilicata
,
osservò
il
Franchetti
nel
suo
viaggio
,
apre
una
nuova
strada
al
povero
agricoltore
.
Molti
di
essi
tornano
con
qualche
capitale
,
comprano
un
piccolo
podere
ed
una
casa
;
ma
quello
che
è
più
,
hanno
acquistata
indipendenza
maggiore
,
una
sicurezza
di
loro
stessi
.
In
conseguenza
di
ciò
,
il
prezzo
della
mano
d
opera
aumenta
,
e
il
proprietario
subito
guarda
l
emigrazione
come
una
vera
calamità
per
la
sua
provincia
,
e
,
quando
può
,
cerca
d
impedirla
.
Questo
stato
di
cose
,
dove
più
,
dove
meno
,
si
ritrova
in
tutte
le
province
meridionali
del
continente
,
ed
anche
in
qualche
parte
della
Sicilia
;
come
non
mancano
nel
continente
esempii
di
quel
sistema
di
subaffitti
che
abbiamo
osservati
nell
Isola
,
ma
non
vi
hanno
mai
la
medesima
importanza
ed
estensione
.
La
conseguenza
naturale
di
tutto
ciò
è
il
brigantaggio
.
Quando
al
contadino
napoletano
manca
assolutamente
il
lavoro
,
e
la
fame
lo
assale
,
ne
trova
altra
via
aperta
dinanzi
a
se
,
incomincia
a
rubare
,
e
se
è
abbastanza
audace
,
s
unisce
a
qualche
banda
di
briganti
.
I
capi
sono
per
lo
più
uomini
che
hanno
ricevuto
ancora
qualche
più
grave
ingiuria
personale
,
e
vogliono
vendicarla
:
questa
almeno
suole
essere
l
origine
o
il
pretesto
.
E
qui
finisco
la
già
troppo
lunga
lettera
.
Nell
altra
parlerò
dei
rimedii
.
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI
I
RIMEDII
Mio
caro
Dina
I
rimedii
repressivi
di
questo
stato
di
cose
sono
tanto
noti
,
e
furono
da
noi
tanto
adoperati
,
da
non
esservi
bisogno
di
parlarne
ancora
.
Quali
sono
i
rimedii
preventivi
,
quelli
che
l
on
.
Castagnola
chiamava
i
soli
radicali
?
L
immensità
della
quistione
spaventa
,
e
l
audacia
manca
non
solo
ai
nostri
uomini
politici
;
ma
,
quello
che
è
più
,
anche
ai
nostri
uomini
di
scienza
,
molti
dei
quali
affermano
che
la
speranza
di
mettervi
mano
è
una
illusione
,
e
delle
più
pericolose
.
Se
queste
opinioni
trovano
appoggio
nell
ignoranza
e
nell
egoismo
di
molti
proprietarii
,
è
inutile
dirlo
.
La
natura
umana
è
sempre
la
stessa
.
Il
mio
amico
di
Chieti
mi
scriveva
:
«
Il
primo
proprietario
,
uomo
intelligente
ed
agiato
,
a
cui
mi
rivolsi
per
cominciare
a
raccogliere
le
desiderate
informazioni
,
arricciò
il
naso
;
corrugò
la
fronte
;
non
seppe
e
non
volle
nascondere
il
suo
malcontento
,
quando
udì
da
me
,
che
si
volevano
tutte
le
notizie
che
valessero
a
mettere
in
rilievo
la
poco
prospera
condizione
dei
contadini
»
.
E
in
fondo
non
è
da
meravigliarsene
.
Il
proprietario
si
trova
isolato
in
mezzo
ad
un
esercito
di
contadini
.
La
sottomissione
di
questi
è
immensa
;
ma
è
fondata
solo
sull
antica
persuasione
che
il
proprietario
può
tutto
,
che
il
Governo
,
i
tribunali
,
la
polizia
dipendono
da
lui
,
o
sono
una
sola
cosa
con
lui
.
E
però
il
contadino
non
osa
far
nulla
senza
sentire
il
padrone
;
non
si
presenta
neppure
all
autorità
che
lo
invita
,
ne
obbedisce
agli
ordini
che
riceve
da
essa
,
senza
prima
aver
sentito
l
avviso
del
padrone
.
Ma
tutto
ciò
non
nasce
da
affetto
o
da
stima
.
Egli
si
potrebbe
inginocchiare
dinanzi
al
suo
padrone
con
lo
stesso
sentimento
con
cui
l
Indiano
adora
la
tempesta
o
il
fulmine
.
Il
giorno
in
cui
questo
incanto
fosse
sciolto
,
il
contadino
sorgerebbe
a
vendicarsi
ferocemente
coll
odio
lungamente
represso
,
colle
sue
brutali
passioni
.
Qualche
volta
,
in
fatti
,
si
sono
viste
quelle
orde
di
schiavi
trasformarsi
istantaneamente
in
orde
di
cannibali
.
Questo
ci
obbliga
ad
esser
molto
cauti
,
ma
ci
obbliga
ancora
a
meditare
sul
cumulo
di
odii
che
andiamo
raccogliendo
,
e
sulle
conseguenze
morali
e
sociali
che
possono
avere
.
Noi
del
resto
possiamo
liberamente
ragionare
di
ciò
,
e
discuterne
nei
libri
o
nei
giornali
,
certi
che
non
una
parola
arriverà
insino
a
quella
gente
analfabeta
,
che
neppure
intenderebbe
il
nostro
linguaggio
.
Per
parte
mia
posso
dire
,
che
anche
a
me
moltissimi
proprietarii
non
seppero
nascondere
il
loro
malcontento
,
quando
chiedevo
notizie
collo
scopo
che
non
celavo
a
nessuno
.
Ma
da
un
altro
lato
le
risposte
non
mancarono
mai
,
e
molti
viaggiarono
,
scrissero
ad
amici
,
raccolsero
notizie
,
opuscoli
,
tutto
quello
che
potevo
desiderare
.
La
quistione
preoccupa
seriamente
molti
,
sia
per
uno
spirito
di
filantropia
e
di
umanità
,
sia
per
la
convinzione
che
sotto
un
governo
libero
l
antico
stato
di
cose
non
può
durare
a
lungo
,
e
che
è
savio
consiglio
apparecchiarne
la
graduata
trasformazione
,
piuttosto
che
aspettare
il
tempo
in
cui
un
improvvisa
catastrofe
faccia
,
in
un
giorno
,
pagare
le
colpe
di
secoli
.
La
quistione
agraria
l
ebbero
i
Romani
,
ed
ognuno
sa
con
quali
terribili
risultati
.
L
ebbero
anche
le
nazioni
moderne
.
Alcune
ne
uscirono
per
mezzo
di
sanguinose
rivoluzioni
,
altre
le
prevenirono
con
una
savia
legislazione
.
Fra
queste
dobbiamo
,
prima
di
tutte
,
citare
la
Prussia
,
la
quale
,
dopo
le
umiliazioni
patite
dalla
Francia
,
si
pose
a
ricostituire
la
propria
potenza
sopra
tre
basi
:
istruzione
obbligatoria
,
servizio
militare
obbligatorio
,
riforma
agraria
.
Le
due
leggi
del
1807
e
del
1811
costituiscono
ciò
che
tutti
i
Trattati
di
economia
politica
chiamano
la
legislazione
classica
dello
Stein
e
dell
Hardenberg
,
ciò
che
le
storie
nazionali
della
Prussia
chiamano
una
delle
pietre
angolari
della
forza
del
paese
.
La
proprietà
fu
sciolta
dai
mille
vincoli
artificiali
che
l
inceppavano
,
il
servaggio
fu
abolito
,
ed
il
servo
non
solo
divenne
libero
,
ma
ancora
proprietario
d
un
terzo
e
qualche
volta
della
metà
del
suolo
che
coltivava
,
lasciando
il
resto
in
proprietà
libera
al
padrone
.
Lo
scopo
che
si
voleva
ottenere
era
chiaramente
esposto
nella
legge
stessa
:
creare
una
nuova
classe
di
agricoltori
che
accrescesse
forza
al
paese
.
E
si
ottenne
.
Senza
quelle
leggi
,
la
Prussia
non
avrebbe
potuto
fare
più
tardi
i
prodigi
che
ha
fatti
.
Se
però
la
Prussia
si
fosse
ristretta
solo
a
quello
che
abbiamo
detto
più
sopra
,
ne
sarebbe
seguito
ciò
che
è
avvenuto
nelle
province
meridionali
,
colla
divisione
dei
beni
demaniali
.
Gli
antichi
proprietarii
avrebbero
ricomperata
,
a
basso
prezzo
,
la
parte
del
contadino
,
che
privo
di
capitali
,
non
avrebbe
potuto
coltivarla
,
e
sarebbero
divenuti
padroni
assoluti
della
terra
,
coltivata
da
proletarii
ridotti
ben
presto
alla
condizione
poco
meno
che
di
schiavi
.
Invece
,
la
Prussia
aggiunse
due
cose
di
capitale
so
importanza
:
una
magistratura
locale
,
che
decidesse
sommariamente
e
paternamente
le
liti
insorte
fra
gli
agricoltori
ed
i
ricchi
proprietarii
;
un
istituzione
mirabile
di
Banche
destinate
ad
anticipare
al
contadino
i
capitali
per
coltivare
la
terra
e
fare
nuovi
acquisti
,
con
un
interesse
così
mite
che
,
pagando
il
5%
,
si
ammortizzava
il
capitale
in
meno
di
50
anni
.
Per
fare
tutto
ciò
,
occorse
una
serie
di
provvedimenti
,
che
,
incominciati
nel
1807
e
nel
1811
,
finirono
solo
nel
1850
.
Allora
però
la
trasformazione
fu
compiuta
,
e
la
Prussia
cominciò
a
sfidare
il
mondo
,
pel
sentimento
cresciuto
della
propria
forza
.
La
divisione
delle
terre
divenne
utile
solamente
per
mezzo
dell
istituzione
delle
Banche
e
delle
magistrature
speciali
e
locali
.
L
impresa
colossale
dell
abolizione
del
servaggio
in
Russia
fu
condotta
coi
medesimi
principii
,
pigliando
cioè
a
modello
la
classica
legislazione
della
Prussia
.
Ma
il
paese
che
,
per
questo
lato
,
più
trova
riscontro
con
le
nostre
province
meridionali
,
è
l
Irlanda
,
fatta
eccezione
,
ben
s
intende
,
della
questione
politica
e
religiosa
,
nella
quale
non
v
è
alcun
riscontro
possibile
.
Restringiamoci
perciò
alla
sola
questione
agraria
.
L
lrlanda
è
un
paese
dedito
all
agricoltura
,
senza
alcuna
industria
d
importanza
;
un
paese
di
proletarii
oppressi
crudelmente
dai
proprietarii
,
che
non
hanno
o
non
vogliono
spendere
capitali
per
coltivare
i
loro
fondi
.
I
contratti
sono
in
apparenza
simili
a
quelli
dell
Inghilterra
,
ma
le
condizioni
e
modificazioni
speciali
li
avevano
ridotti
a
tale
,
che
il
contadino
emigrava
o
moriva
di
fame
.
I
delitti
agrarii
moltiplicavano
spaventosamente
;
i
magistrati
non
erano
sicuri
;
la
pubblica
opinione
delle
moltitudini
proteggeva
l
assassino
,
che
riguardava
come
un
vendicatore
dei
torti
ricevuti
dalla
società
.
Quando
l
Inghilterra
fu
costretta
a
sospendere
in
Irlanda
I
Habeas
corpus
,
ed
a
venire
a
provvedimenti
repressivi
pel
Fenianismo
,
che
pigliava
proporzioni
gigantesche
,
non
esitò
punto
ad
adoperare
il
ferro
ed
il
fuoco
.
Ma
non
si
contentò
di
questo
:
Noi
abbiamo
,
ella
disse
,
un
debito
d
onore
verso
l
Irlanda
,
dobbiamo
pagarlo
;
dobbiamo
riparare
ai
torti
che
essa
ha
ricevuti
da
noi
.
Io
lascio
,
per
ora
,
da
un
lato
la
radicale
riforma
della
Chiesa
inglese
in
Irlanda
,
e
mi
restringo
solo
alla
legge
agraria
.
L
Inghilterra
affrontò
coraggiosamente
il
primo
problema
che
si
presentava
:
se
lo
Stato
cioè
abbia
il
diritto
di
limitare
con
norme
legislative
la
libertà
dei
contratti
.
Il
15
febbraio
1850
,
il
Gladstone
,
primo
ministro
d
un
paese
che
è
più
di
tutti
in
Europa
contrario
all
ingerenza
dello
Stato
,
diceva
,
in
mezzo
all
assenso
generale
della
Camera
dei
Comuni
,
queste
memorabili
parole
:
«
Nessuno
apprezza
più
altamente
di
noi
la
libertà
dei
contratti
;
essa
è
la
radice
di
ogni
condizione
normale
della
società
.
Ma
anche
in
quelle
condizioni
sociali
,
che
noi
riconosciamo
come
normali
,
non
è
possibile
concedere
illimitata
libertà
di
contratto
.
La
legislazione
inglese
è
piena
di
queste
ingerenze
dello
Stato
,
ed
il
Parlamento
ha
dimostrato
una
decisa
tendenza
a
moltiplicarle
.
Voi
non
permettete
nelle
officine
,
che
il
padrone
impieghi
l
operaio
con
tutte
le
condizioni
che
questi
accetterebbe
;
voi
non
permettete
che
lo
shipmaster
trasporti
gli
emigrati
,
con
ogni
specie
di
quei
contratti
che
pure
ambedue
accetterebbero
.
E
il
caso
dell
Irlanda
è
anco
più
grave
,
perché
questi
contratti
,
quantunque
nominalmente
liberi
,
tali
non
sono
nel
fatto
,
per
le
condizioni
speciali
del
paese
.
Anche
nei
casi
in
cui
la
legge
ha
lasciato
l
Irlandese
pienamente
libero
,
le
condizioni
in
cui
si
trova
lo
hanno
privato
della
sua
libertà
;
ed
è
però
divenuto
nostro
stretto
dovere
l
intervenire
per
difenderlo
.
In
un
paese
dove
le
braccia
abbondano
,
e
non
v
è
altra
industria
che
l
agricoltura
,
il
contadino
non
è
più
libero
nel
fare
il
contratto
col
padrone
.
Può
essere
perciò
necessario
di
prescrivere
con
legge
,
fra
certi
limiti
,
i
termini
e
le
condizioni
dei
contratti
agrarii
»
.
E
la
legge
fu
approvata
.
Per
esporla
minutamente
,
bisognerebbe
cominciare
col
descrivere
le
condizioni
speciali
dell
agricoltura
in
Irlanda
,
e
le
forme
dei
contratti
agrarii
,
che
sono
colà
diversissimi
dai
nostri
.
Ma
per
ora
basti
osservare
che
la
legge
,
senza
seguire
alcuna
teoria
,
prima
di
tutto
determina
e
sanziona
una
forma
di
contratto
,
che
l
esperienza
di
secoli
ha
dimostrata
vantaggiosa
al
contadino
irlandese
(
Ulster
custom
)
.
Sarebbe
se
un
nostro
legislatore
sanzionasse
le
norme
della
mezzeria
toscana
,
le
quali
ora
sono
anch
esse
regolate
solo
dalla
consuetudine
.
Ma
il
Parlamento
inglese
si
guardò
bene
dal
rendere
obbligatoria
per
tutti
una
sola
forma
di
contratto
.
Invece
,
lasciando
libere
quelle
che
esistevano
,
si
restrinse
ad
annullare
tutte
le
condizioni
che
giudicò
contrarie
alla
giustizia
ed
al
pubblico
bene
.
I
miglioramenti
portati
nel
fondo
dal
contadino
,
che
prima
anda
vano
quasi
sempre
ad
esclusivo
vantaggio
del
proprietario
,
debbono
,
secondo
la
nuova
legge
,
essere
da
questo
invece
pagati
al
contadino
.
Il
contratto
con
cui
questi
facesse
rinunzia
d
un
tale
risarcimento
,
è
nullo
.
Il
proprietario
non
può
,
senza
ragioni
giustificate
e
determinate
,
mandar
via
il
contadino
che
ha
preso
in
affitto
la
terra
,
ed
è
tenuto
a
rifarlo
dei
danni
che
gli
reca
,
licenziandolo
senza
ragione
.
La
legge
tende
a
prolungare
i
termini
dell
affitto
sino
a
30
anni
,
risguardando
quelli
a
breve
scadenza
come
dannosi
,
e
tende
a
spronare
il
contadino
a
migliorare
la
cultura
dei
campi
,
a
suo
proprio
vantaggio
.
Ma
anche
qui
il
legislatore
inglese
capì
,
ed
il
Gladstone
dichiarò
in
Parlamento
,
che
tutto
sarebbe
stato
inutile
senza
una
magistratura
speciale
paterna
,
locale
,
che
decidesse
le
mille
liti
che
possono
insorgere
fra
il
proprietario
ed
il
contadino
,
il
quale
non
oserà
mai
chiamare
innanzi
ai
tribunali
ordinari
il
suo
padrone
,
per
muovergli
una
lite
.
E
a
ciò
si
aggiunse
ancora
l
anticipazione
fatta
dallo
Stato
al
contadino
,
dei
capitali
necessarii
,
a
condizioni
non
molto
diverse
che
in
Prussia
.
I
tre
cardini
della
riforma
erano
cosi
solidamente
posti
,
e
poco
dopo
si
vide
,
che
nell
Associazione
per
le
scienze
sociali
,
gli
stessi
Irlandesi
dichiaravano
,
che
la
legge
aveva
subito
cominciato
a
portare
buoni
frutti
,
e
la
loro
esperienza
suggeriva
già
alcuni
modi
per
migliorarla
.
Che
tutto
ciò
non
valga
a
calmare
gli
odii
e
le
passioni
politiche
,
ben
s
intende
,
perché
altre
ne
sono
le
cagioni
.
Ma
fra
noi
fortunamente
questi
odii
non
esistono
.
Certo
non
è
solo
l
ltalia
meridionale
quella
in
cui
il
contadino
soffre
ingiustamente
.
Dobbiamo
far
eccezione
della
Toscana
,
là
dove
le
antiche
repubbliche
intelligenti
,
democratiche
e
civilissime
lasciarono
tali
germi
,
che
la
mezzeria
è
divenuta
un
contratto
che
salva
da
ogni
pericolo
sociale
nell
avvenire
,
e
rende
impossibile
qualunque
diffusione
di
teorie
sovversive
.
Per
la
provincia
di
Venezia
basta
leggere
il
libro
dell
avv
.
Carlo
Stivanello
(
Proprietarii
e
Coltivator
:
Venezia
1873
)
,
premiato
dall
Istituto
Veneto
,
per
trovarvi
la
descrizione
dei
miseri
casolari
di
canna
e
di
loto
,
nei
quali
abita
il
bracciante
.
«
In
questi
casolari
,
egli
dice
,
si
recluta
la
popolazione
dei
furti
,
necessario
supplemento
ai
miseri
guadagni
,
e
vivono
le
torme
dei
poveri
,
che
infestano
i
mercati
e
le
città
,
e
che
sfilano
in
lunga
processione
,
il
sabato
,
dinanzi
alle
abitazioni
»
.
(
Pag
.
151
)
.
Lo
stesso
autore
ci
parla
di
quei
contratti
a
fiamma
e
fuoco
,
coi
quali
l
agricoltore
è
obbligato
a
rinunziare
ad
ogni
ristoro
contro
la
carestia
,
la
grandine
,
la
tempesta
;
di
quelli
coi
quali
rinunzia
ad
ogni
compenso
pei
miglioramenti
recati
al
fondo
,
e
di
molti
altri
contrarii
alla
giustizia
,
al
bene
generale
,
al
progresso
dell
agricoltura
.
«
Il
proprietario
,
nella
stolta
credenza
che
l
abilità
dell
amministratore
avveduto
consista
nello
stipulare
patti
che
strozzino
l
altro
contraente
,
ha
inventato
molte
clausole
,
le
quali
aggravano
la
condizione
del
conduttore
»
(
Pag
.
173-4
)
.
Il
libro
finisce
col
domandare
un
inchiesta
agraria
,
la
quale
,
secondo
l
autore
,
metterebbe
in
evidenza
la
necessità
assoluta
di
provvedimenti
legislativi
in
difesa
degli
agricoltori
e
dell
agricoltura
,
che
egli
chiama
la
povera
Cenerentola
del
Regno
d
Italia
.
L
onorevole
Jacini
fece
nel
1855
una
dolorosa
descrizione
delle
popolazioni
agrarie
,
specialmente
nella
Bassa
Lombardia
,
dove
intorno
alla
ricca
,
intelligente
e
patriottica
Milano
,
vivono
i
più
miseri
contadini
,
fra
i
quali
le
febbri
e
la
pellagra
fanno
stragi
crudeli
;
dove
s
è
risoluto
il
singolare
problema
d
unire
la
più
ricca
produzione
colla
maggiore
miseria
del
coltivatore
.
E
nel
descrivere
a
quali
miserie
esso
è
qualche
volta
ridotto
dal
proprietario
,
esclama
:
«
È
una
tale
iniquità
che
la
sola
giustizia
umana
non
basterebbe
a
punirla
»
(
Ediz
.
1856
,
pag
.
197
)
.
Egli
proponeva
allora
un
Codice
agrario
e
la
istituzione
dei
Probi
Viri
.
Ciò
risponderebbe
in
parte
alle
norme
sui
contratti
,
ed
alla
magistratura
speciale
stabilite
dell
Inghilterra
in
Irlanda
.
Aggiungendovi
le
istituzioni
efficaci
di
credito
agrario
,
si
avrebbero
i
capi
principali
della
riforma
inglese
.
Quel
libro
fu
assai
popolare
,
forse
perché
appariva
come
una
protesta
contro
l
Austria
.
Quando
il
Governo
è
venuto
nelle
nostre
mani
,
che
cosa
abbiamo
fatto
?
Nulla
e
poi
nulla
.
E
quel
che
è
peggio
ancora
,
l
opinione
di
molti
è
contraria
ad
ogni
riforma
di
questo
genere
.
L
indifferenza
sulle
miserie
dei
milioni
di
uomini
che
lavorano
la
terra
in
campagna
,
e
delle
migliaia
che
si
abbrutiscono
nelle
città
,
non
è
credibile
.
Eppure
solo
pensando
ad
essi
si
può
crescere
davvero
la
nostra
produzione
economica
,
pareggiare
permanentemente
le
nostre
finanze
.
Eppoi
non
sono
essi
che
formano
il
nostro
esercito
,
la
nostra
marineria
militare
?
È
cosa
di
poca
importanza
renderli
civili
?
Quali
sono
i
giornali
,
quanti
i
libri
o
gli
opuscoli
che
parlano
di
loro
?
La
nostra
letteratura
,
la
nostra
scienza
e
la
nostra
politica
sembrano
del
pari
indifferenti
su
questo
problema
,
che
racchiude
il
nostro
avvenire
economico
e
morale
.
Il
male
esiste
in
molte
province
,
ma
nelle
Meridionali
ha
proporzioni
assai
maggiori
.
Per
parte
mia
sono
convinto
che
la
quistione
,
fra
non
molto
,
diverrà
gravissima
,
e
s
imporrà
a
tutti
;
che
i
provvedimenti
legislativi
saranno
riconosciuti
necessarii
,
se
non
si
vorrà
affrontare
il
pericolo
d
una
catastrofe
sociale
,
la
quale
può
nascere
non
solo
da
sommosse
sfrenate
,
ma
anche
da
inerzia
ed
abbandono
prolungati
.
Presto
si
vedrà
,
io
credo
,
che
in
alcune
province
occorre
proteggere
l
agricoltore
col
fissare
norme
pei
contratti
,
col
dichiarare
in
esse
nulle
alcune
condizioni
assolutamente
ingiuste
e
dannose
.
E
sarà
necessario
ancora
,
colla
istituzione
di
arbitri
o
di
una
magistratura
speciale
,
assicurare
l
applicazione
di
quelle
norme
.
Il
credito
agrario
deve
anch
essere
istituito
efficacemente
,
se
si
vuole
liberare
il
contadino
dall
usura
,
e
rendere
possibile
una
classe
di
agricoltori
proletarii
.
Intanto
è
utile
illuminare
la
pubblica
opinione
,
rivelando
le
nostre
piaghe
e
le
nostre
vergogne
,
senza
paura
del
ridicolo
o
del
discredito
,
che
si
cercherà
di
gettare
su
quelli
che
oseranno
parlare
.
La
libera
stampa
e
la
scienza
hanno
da
lungo
tempo
imparato
ad
affrontare
questi
ostacoli
negli
altri
paesi
,
e
debbono
affrontarli
anche
fra
noi
.
Quasi
tutte
le
grandi
verità
sociali
cominciarono
coll
essere
prima
dichiarate
assurde
,
per
sembrare
poi
probabili
,
e
divenire
finalmente
evidenti
a
tutti
.
Senza
il
coraggio
di
sfidare
il
ridicolo
,
o
di
esporsi
alla
taccia
di
visionarii
,
molti
progressi
sarebbero
stati
impossibili
,
e
molte
calamità
non
si
sarebbero
evitate
.
Del
resto
,
basta
parlare
con
gli
uomini
che
conoscono
appena
lo
stato
delle
cose
,
per
convincersi
come
la
necessità
di
una
riforma
sia
già
nella
coscienza
di
molti
,
i
quali
ancora
esitano
a
dirlo
apertamente
,
quantunque
convintissimi
.
È
bene
di
certo
che
questa
riforma
venga
dall
alto
,
prima
che
sia
richiesta
dalle
moltitudini
;
è
bene
che
il
Governo
la
inizii
e
la
diriga
.
Questo
è
il
solo
mezzo
,
a
mio
credere
,
con
cui
esso
potrà
vincere
il
sentimento
di
crescente
opposizione
che
si
è
formato
in
quelle
province
,
e
che
può
nascere
da
ignoranza
e
da
poco
tatto
politico
;
ma
che
certo
trascina
ancora
molti
uomini
onesti
,
moderati
e
patriotti
,
i
quali
vedono
che
il
Governo
redentore
non
ha
il
coraggio
di
redimere
,
che
il
Governo
della
libertà
lascia
che
gli
oppressi
siano
calpestati
.
Senza
l
aiuto
del
Parlamento
,
senza
l
intervento
dello
Stato
,
non
c
è
virtù
o
iniziativa
privata
che
basti
a
risolvere
questi
problemi
colossali
.
Molti
sono
perciò
coloro
i
quali
non
si
peritano
d
affermare
,
che
il
Governo
presente
sia
tutto
a
benefizio
d
una
sola
classe
,
e
non
la
più
numerosa
,
della
società
.
E
quando
si
dice
loro
:
camorra
,
mafia
;
rispondono
:
consorteria
.
Queste
opinioni
bisogna
coi
fatti
sradicarle
.
Il
Tocqueville
afferma
che
due
cose
fanno
ai
popoli
operare
grandi
imprese
:
la
religione
ed
il
patriottismo
.
La
religione
si
può
dire
quasi
spenta
in
Italia
;
dove
non
è
superstizione
,
è
abito
tradizionale
,
non
è
fede
viva
.
E
quanto
al
patriottismo
,
che
forma
esso
deve
prendere
ora
,
a
quale
nobile
scopo
indirizzarsi
?
L
Italia
è
unita
,
è
libera
,
è
indipendente
;
conquiste
non
ne
vogliamo
,
né
possiamo
farne
;
una
guerra
di
difesa
è
impossibile
,
perché
nessuno
ci
assale
.
Che
cosa
dunque
vogliamo
?
Bisogna
rivolgere
tutta
l
attenzione
all
interno
,
ciò
è
ben
chiaro
;
ma
la
vita
di
una
nazione
non
può
restringersi
tutta
ai
soli
computi
del
pareggio
.
Noi
potremmo
essere
uniti
,
liberi
,
indipendenti
,
colle
finanze
in
equilibrio
,
e
pure
formare
una
nazione
senza
significato
nel
mondo
.
Occorre
che
un
nuovo
spirito
ci
animi
,
che
un
nuovo
ideale
baleni
dinanzi
a
noi
.
E
questo
ideale
è
la
giustizia
sociale
,
che
dobbiamo
compiere
prima
che
ci
sia
domandata
.
È
necessario
ridestare
in
noi
quella
vita
morale
,
senza
cui
una
nazione
non
ha
scopo
,
non
esiste
.
Ed
è
necessario
al
nostro
bene
materiale
e
morale
.
Senza
liberare
gli
oppressi
,
non
aumenterà
fra
noi
il
lavoro
,
non
crescerà
la
produzione
,
non
avremo
la
forza
e
la
ricchezza
necessarie
ad
una
grande
nazione
.
L
uomo
che
vive
in
mezzo
agli
schiavi
,
accanto
agli
oppressi
e
corrotti
,
senza
resistere
,
senza
reagire
,
senza
combattere
,
è
un
uomo
immorale
che
ogni
giorno
decade
.
La
camorra
,
la
mafia
ed
il
brigantaggio
diventano
inevitabili
.
Sotto
una
o
un
altra
forma
salgono
in
alto
,
si
diffondono
nel
paese
,
ne
consumano
la
midolla
spinale
,
demoralizzandolo
.
Con
un
governo
dispotico
le
conseguenze
del
male
non
sono
così
gravi
,
perché
gli
ostacoli
sono
indipendenti
dalla
nostra
volontà
,
perché
c
è
un
altro
nemico
da
combattere
,
un
altro
ideale
a
cui
mirare
.
Chiunque
,
infatti
,
oggi
esamina
se
stesso
,
s
accorgerà
,
se
è
stato
patriotta
,
che
la
sua
condizione
nella
società
era
nel
passato
più
morale
che
non
è
oggi
.
Allora
c
erano
una
guerra
,
una
speranza
,
un
sacrifizio
ed
un
pericolo
continuo
che
sollevavano
lo
spirito
nostro
.
Oggi
è
invece
una
lotta
di
partiti
,
e
qualche
volta
d
interessi
,
senza
un
Dio
a
cui
sacrificare
la
nostra
esistenza
.
Questo
Dio
era
allora
la
patria
,
che
oggi
sembra
divenuta
libera
per
toglierci
il
nostro
ideale
.
Ciò
vuol
dire
che
la
libertà
non
ha
ancora
messo
radici
abbastanza
profonde
in
Italia
,
è
rimasta
solo
alla
superficie
,
solo
nella
vita
politica
,
ancora
non
è
penetrata
nella
vita
sociale
ed
individuale
.
Si
permetta
a
me
,
che
sono
insegnante
,
di
citare
un
esempio
cavato
appunto
dalla
scuola
,
che
infine
è
poi
l
officina
in
cui
si
forma
il
cittadino
.
Molte
volte
mi
è
stato
chiesto
:
Credete
proprio
che
con
tutti
questi
maestri
e
professori
,
con
tutti
questi
metodi
e
programmi
nuovi
,
la
generazione
che
sorge
saprà
e
varrà
più
di
quella
che
la
precedette
?
Sarebbe
essa
capace
di
far
l
Italia
,
come
I
abbiam
fatta
noi
?
lo
non
dubito
che
la
nuova
generazione
impari
più
e
meglio
di
noi
.
Ma
se
varrà
di
più
,
è
una
quistione
assai
diversa
.
I
nostri
professori
,
i
nostri
libri
eran
peggiori
,
e
s
imparava
meno
.
Ma
nella
nostra
scuola
v
era
qualche
cosa
di
sacro
che
manca
oggi
.
Il
giorno
in
cui
capitava
nelle
nostre
mani
un
Berchet
,
un
Colletta
,
un
Niccolini
,
quel
giorno
la
nostra
piccola
stanza
s
illuminava
,
e
uno
spirito
ignoto
ci
rivelava
cose
che
non
sono
in
alcun
programma
.
Tra
professori
e
scolari
era
una
segreta
intelligenza
,
per
la
quale
ciò
che
si
taceva
valeva
più
di
ciò
che
si
diceva
.
Questo
incanto
è
oggi
sparito
,
gli
antichi
Dei
sono
rovesciati
sui
loro
altari
,
senza
che
alcuna
nuova
Divinità
venga
a
prendere
il
loro
posto
.
L
alunno
non
vede
dinanzi
a
se
che
una
professione
o
un
impiego
;
i
più
eletti
pensano
alla
scienza
.
Ma
ciò
neppur
basta
,
perché
la
scienza
stessa
ha
bisogno
d
essere
destinata
a
qualche
cosa
di
più
alto
,
da
cui
possa
essere
come
santificata
.
Nella
nostra
vita
tutto
ciò
che
non
è
santificato
,
viene
profanato
.
Il
vuoto
che
io
vedo
nel
la
scuola
,
parmi
che
sia
anche
nella
società
,
perché
è
nel
cuore
del
cittadino
.
A
noi
manca
come
l
aria
da
respirare
,
perché
dopo
una
vita
di
sacrifizii
,
non
troviamo
più
nulla
a
cui
sacrificarci
.
Eppure
l
aiutar
coloro
che
soffrono
vicino
a
noi
,
è
il
nostro
dovere
;
è
il
nostro
interesse
supremo
,
urgente
,
e
ci
restituirebbe
l
ideale
perduto
.
Ed
ora
mi
resta
solo
di
rispondere
ad
una
obbiezione
,
che
alcuni
,
per
patriottismo
,
non
fanno
,
ma
che
pure
tengono
celata
nel
loro
cuore
.
Fortunatamente
,
essi
dicono
fra
se
,
non
tutta
l
Italia
è
nelle
condizioni
in
cui
sono
le
Province
Meridionali
.
Se
laggiù
il
contadino
ed
il
povero
sono
in
così
pessimo
stato
,
se
la
gente
colta
manca
al
suo
dovere
,
non
reagendo
e
non
migliorando
questo
stato
di
cose
,
peggio
per
loro
;
resteranno
ancora
un
pezzo
nello
stato
di
semibarbari
.
Nell
Italia
centrale
e
superiore
saremo
,
come
siamo
,
civili
.
lo
lascio
che
molte
piaghe
,
come
ho
già
accennato
,
sono
anche
nell
Italia
centrale
e
superiore
.
Voglio
ammettere
,
per
ipotesi
,
quel
che
non
potrei
discutere
ne
combattere
ora
,
che
l
Italia
cioè
sia
divisa
nel
modo
che
i
poco
benevoli
oppositori
pretendono
.
Ma
,
per
poter
tirare
da
un
tale
stato
di
cose
,
la
conseguenza
a
cui
essi
vorrebbero
giungere
,
bisognavano
averci
pensato
prima
,
lasciando
intatto
il
muro
della
China
,
che
avevano
costruito
i
Borboni
.
Dopo
l
unità
d
Italia
,
tutto
si
è
mescolato
nell
esercito
,
nella
marineria
,
nella
magistratura
,
nell
amministrazione
,
ecc
.
La
colpa
delle
province
più
civili
che
,
a
tutta
possa
,
non
aiutano
le
meno
civili
,
è
uguale
a
quella
delle
classi
più
colte
ed
agiate
che
,
in
una
medesima
società
,
abbandonano
a
se
stesse
le
più
ignoranti
e
derelitte
.
E
le
conseguenze
sono
le
stesse
.
Oggi
il
contadino
che
va
a
morire
nell
Agro
Romano
,
o
che
soffre
la
fame
nel
suo
paese
,
e
il
povero
che
vegeta
nei
tugurii
di
Napoli
,
possono
dire
a
noi
ed
a
voi
:
Dopo
l
unità
e
la
libertà
d
Italia
non
avete
più
scampo
;
o
voi
riuscite
a
render
noi
civili
,
o
noi
riusciremo
a
render
barbari
voi
,
E
noi
uomini
del
Mezzogiorno
abbiamo
il
diritto
di
dire
a
quelli
dell
Italia
superiore
e
centrale
:
La
vostra
e
la
nostra
indifferenza
sarebbero
del
pari
immorali
e
colpevoli
.
Ora
non
mi
resta
che
chiederti
scusa
delle
troppe
parole
,
e
ringraziarti
.
Addio
Roma
,
20
marzo
1875
.
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI