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FASCISMO . - Movimento politico italiano creato da Benito Mussolini . Dottrina . Idee fondamentali - Come ogni salda concezione politica , il fascismo è prassi ed è pensiero , azione a cui è immanente una dottrina , e dottrina che , sorgendo da un dato sistema di forze storiche , vi resta inserita e vi opera dal di dentro . Ha quindi una forma correlativa alle contingenze di luogo e di tempo , ma ha insieme un contenuto ideale che la eleva a formula di verità nella storia superiore del pensiero . Non si agisce spiritualmente nel mondo come volontà umana dominatrice di volontà senza un concetto della realtà transeunte e particolare su cui bisogna agire , e della realtà permanente e universale in cui la prima ha il suo essere e la sua vita . Per conoscere gli uomini bisogna conoscere l ' uomo ; e per conoscere l ' uomo bisogna conoscere la realtà e le sue leggi . Non c ' è concetto dello stato che non sia fondamentalmente concetto della vita : filosofia o intuizione , sistema d ' idee che si svolge in una costruzione logica o si raccoglie in una visione o in una fede , ma è sempre , almeno virtualmente , una concezione organica del mondo . Così il fascismo non s ' intenderebbe in molti dei suoi atteggiamenti pratici , come organizzazione di partito , come sistema di educazione , come disciplina , se non si guardasse alla luce del suo modo generale di concepire la vita . Modo spiritualistico . Il mondo per il fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie , in cui l ' uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sé stante , ed è governato da una legge naturale , che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo . L ' uomo del fascismo è individuo che è nazione e patria , legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione , che sopprime l ' istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio : una vita in cui l ' individuo , attraverso l ' abnegazione di sé , il sacrifizio dei suoi interessi particolari , la stessa morte , realizza quell ' esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo . Dunque concezione spiritualistica , sorta anch ' essa dalla generale reazione del secolo contro il fiacco e materialistico positivismo dell ' Ottocento . Antipositivistica , ma positiva : non scettica , né agnostica , né pessimistica , né passivamente ottimistica , come sono in genere le dottrine ( tutte negative ) che pongono il centro della vita fuori dell ' uomo , che con la sua libera volontà può e deve crearsi il suo mondo . Il fascismo vuole l ' uomo attivo e impegnato nell ' azione con tutte le sue energie : lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono , e pronto ad affrontarle . Concepisce la vita come lotta , pensando che spetti all ' uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di lui , creando prima di tutto in sé stesso lo strumento ( fisico , morale , intellettuale ) per edificarla . Così per l ' individuo singolo , così per la nazione , così per l ' umanità . Quindi l ' alto valore della cultura in tutte le sue forme ( arte , religione , scienza ) , e l ' importanza grandissima dell ' educazione . Quindi anche il valore essenziale del lavoro , con cui l ' uomo vince la natura e crea il mondo umano ( economico , politico , morale , intellettuale ) . Questa concezione positiva della vita è evidentemente una concezione etica . E investe tutta la realtà , nonché l ' attività umana che la signoreggia . Nessuna azione sottratta al giudizio morale ; niente al mondo che si possa spogliare del valore che a tutto compete in ordine ai fini morali . La vita perciò quale la concepisce il fascista è seria , austera , religiosa : tutta librata in un mondo sorretto dalle forze morali e responsabili dello spirito . Il fascista disdegna la vita « comoda » . Il fascismo è una concezione religiosa , in cui l ' uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore , con una Volontà obiettiva che trascende l ' individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale . Chi nella politica religiosa del regime fascista si è fermato a considerazioni di mera opportunità , non ha inteso che il fascismo , oltre a essere un sistema di governo , è anche , e prima di tutto , un sistema di pensiero . Il fascismo è una concezione storica , nella quale l ' uomo non è quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui concorre , nel gruppo familiare e sociale , nella nazione e nella storia , a cui tutte le nazioni collaborano . Donde il gran valore della tradizione nelle memorie , nella lingua , nei costumi , nelle norme del vivere sociale . Fuori della storia l ' uomo è nulla . Perciò il fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche , a base materialistica , tipo sec . XVIII ; ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine . Esso non crede possibile la « felicità » sulla terra , come fu nel desiderio della letteratura economicistica del '700 , e quindi respinge tutte le concezioni teleologiche per cui a un certo periodo della storia ci sarebbe una sistemazione definitiva del genere umano . Questo significa mettersi fuori della storia e della vita che è continuo fluire e divenire . Il fascismo politicamente vuol essere una dottrina realistica ; praticamente , aspira a risolvere solo i problemi che si pongono storicamente da sé e che da sé trovano o suggeriscono la propria soluzione . Per agire tra gli uomini , come nella natura , bisogna entrare nel processo della realtà e impadronirsi delle forze in atto . Antiindividualistica , la concezione fascista è per lo stato ; ed è per l ' individuo in quanto esso coincide conlo stato , coscienza e volontà universale dell ' uomo nellasua esistenza storica . È contro il liberalismo classico , che sorse dal bisogno di reagire all ' assolutismo e ha saurito la sua funzione storica da quando lo stato si ètrasformato nella stessa coscienza e volontà popolare . Il liberalismo negava lo stato nell ' interesse dell ' individuo particolare ; il fascismo riafferma lo stato come la realtà vera dell ' individuo . E se la libertà dev ' essere l ' attributo dell ' uomo reale , e non di quell ' astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico , il fascismo è per la libertà . E per la sola libertà che possa essere una cosa seria , la libertà dello stato e dell ' individuo nello stato . Giacché , per il fascista , tutto è nello stato , e nulla di umano o spirituale esiste , e tanto meno ha valore , fuori dello stato . In tal senso il fascismo è totalitario , e lo stato fascista , sintesi e unità di ogni valore , interpreta , sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo . Né individui fuori dello stato , né gruppi ( partiti politici , associazioni , sindacati , classi ) . Perciò il fascismo è contro il socialismo che irrigidisce il movimento storico nella lotta di classe e ignora l ' unità statale che le classi fonde in una sola realtà economica e morale ; e analogamente , è contro il sindacalismo classista . Ma nell ' orbita dello stato ordinatore , le reali esigenze da cui trassero origine il movimento socialista e il sindacalista , il fascismo le vuole riconosciute e le fa valere nel sistema corporativo degl ' interessi conciliati nell ' unità dello stato . Gl ' individui sono classi secondo le categorie degl ' interessi ; sono sindacati secondo le differenziate attività economiche cointeressate ; ma sono prima di tutto e soprattutto stato . Il quale non è numero , come somma d ' individui formanti la maggioranza di un popolo . E perciò il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più ; ma è la forma più schietta di democrazia se il popolo è concepito , come dev ' essere , qualitativamente e non quantitativamente , come l ' idea più potente perché più morale , più coerente , più vera , che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi , anzi di Uno , e quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti . Di tutti coloro che dalla natura e dalla storia , etnicamente , traggono ragione di formare una nazione , avviati sopra la stessa linea di sviluppo e formazione spirituale , come una coscienza e una volontà sola . Non razza , né regione geograficamente individuata , ma schiatta storicamente perpetuantesi , moltitudine unificata da un ' idea , che è volontà di esistenza e di potenza : coscienza di sé , personalità . Questa personalità superiore è bensì nazione in quanto è stato . Non è la nazione a generare lo stato , secondo il vieto concetto naturalistico che servì di base alla pubblicistica degli stati nazionali nel sec . XIX . Anzi la nazione è creata dallo stato , che dà al popolo , consapevole della propria unità morale , una volontà , e quindi un ' effettiva esistenza . Il diritto di una nazione all ' indipendenza deriva non da una letteraria e ideale coscienza del proprio essere , e tanto meno da una situazione di fatto più o meno inconsapevole e inerte , ma da una coscienza attiva , da una volontà politica in atto e disposta a dimostrare il proprio diritto : cioè , da una sorta di stato già in fieri . Lo stato infatti , come volontà etica universale , è creatore del diritto . La nazione come stato è una realtà etica che esiste e vive in quanto si sviluppa . Il suo arresto è la sua morte . Perciò lo stato non solo è autorità che governa e dà forma di legge e valore di vita spirituale alle volontà individuali , ma è anche potenza che fa valere la sua volontà all ' esterno , facendola riconoscere e rispettare , ossia dimostrandone col fatto l ' universalità in tutte le determinazioni necessarie del suo svolgimento . È perciò organizzazione ed espansione , almeno virtuale . Così può adeguarsi alla natura dell ' umana volontà , che nel suo sviluppo non conosce barriere , e che si realizza provando la propria infinità . Lo stato fascista , forma più alta e potente della personalità , è forza , ma spirituale . La quale riassume tutte le forme della vita morale e intellettuale dell ' uomo . Non si può quindi limitare a semplici funzioni di ordine e tutela , come voleva il liberalismo . Non è un semplice meccanismo che limiti la sfera delle presunte libertà individuali . È forma e norma interiore , e disciplina di tutta la persona ; penetra la volontà come l ' intelligenza . Il suo principio , ispirazione centrale dell ' umana personalità vivente nella comunità civile , scende nel profondo e si annida nel cuore dell ' uomo d ' azione come del pensatore , dell ' artista come dello scienziato : anima dell ' anima . Il fascismo insomma non è soltanto datore di leggi e fondatore d ' istituti , ma educatore e promotore di vita spirituale . Vuol rifare non le forme della vita umana , ma il contenuto , l ' uomo , il carattere , la fede . E a questo fine vuole disciplina , e autorità che scenda addentro negli spiriti , e vi domini incontrastata . La sua insegna perciò è il fascio littorio , simbolo dell ' unità , della forza e della giustizia . Dottrina politica e sociale - Quando , nell ' ormai lontano marzo del 1919 , dalle colonne del Popolo d ' Italia io convocai a Milano i superstiti interventisti ­ intervenuti , che mi avevano seguito sin dalla costituzione dei Fasci d ' azione rivoluzionaria - - avvenuta nel gennaio del 1915 - - non c ' era nessuno specifico piano dottrinale nel mio spirito . Di una sola dottrina io recavo l ' esperienza vissuta : quella del socialismo dal 1903­04 sino all ' inverno del 1914 : circa un decennio . Esperienza di gregario e di capo , ma non esperienza dottrinale . La mia dottrina , anche in quel periodo , era stata la dottrina dell ' azione . Una dottrina univoca , universalmente accettata , del socialismo non esisteva più sin dal 1905 , quando cominciò in Germania il movimento revisionista facente capo al Bernstein e per contro si formò , nell ' altalena delle tendenze , un movimento di sinistra rivoluzionario , che in Italia non uscì mai dal campo delle frasi , mentre , nel socialismo russo , fu il preludio del bolscevismo . Riformismo , rivoluzionarismo , centrismo , di questa terminologia anche gli echi sono spenti , mentre nel grande fiume del fascismo troverete i filoni che si dipartirono dal Sorel , dal Peguy , dal Lagardelle del Mouvement Socialiste e dalla coorte dei sindacalisti italiani , che tra il 1904 e il 1914 portarono una nota di novità nell ' ambiente socialistico italiano - - già svirilizzato e cloroformizzato dalla fornicazione giolittiana - - con le Pagine libere di Olivetti , La Lupa di Orario , il Divenire sociale di Enrico Leone . Nel 1919 , finita la guerra , il socialismo era già morto come dottrina ; esisteva solo come rancore , aveva ancora una sola possibilità , specialmente in Italia , la rappresaglia contro coloro che avevano voluto la guerra e che dovevano « espiarla » . Il Popolo d ' Italia recava nel sottotitolo : « quotidiano dei combattenti e dei produttori » . La parola « produttori » era già l ' espressione di un indirizzo mentale . Il fascismo non fu tenuto a balia da una dottrina elaborata in precedenza , a tavolino : nacque da un bisogno di azione e fu azione ; non fu partito , ma , nei primi due anni , antipartito e movimento . Il nome che io diedi all ' organizzazione , ne fissava i caratteri . Eppure chi rilegga , nei fogli oramai gualciti dell ' epoca , il resoconto dell ' adunata costitutiva dei Fasci italiani di combattimento , non troverà una dottrina , ma una serie di spunti , di anticipazioni , di accenni , che , liberati dall ' inevitabile ganga delle contingenze , dovevano poi , dopo alcuni anni , svilupparsi in una serie di posizioni dottrinali , che facevano del fascismo una dottrina politica a sé stante , in confronto di tutte le altre e passate e contemporanee . « Se la borghesia , dicevo allora , crede di trovare in noi dei parafulmini si inganna . Noi dobbiamo andare incontro al lavoro ... Vogliamo abituare le classi operaie alla capacità direttiva , anche per convincerle che non è facile mandare avanti una industria o un commercio ... Combatteremo il retroguardismo tecnico e spirituale ... Aperta la successione del regime noi non dobbiamo essere degli imbelli . Dobbiamo correre ; se il regime sarà superato saremo noi che dovremo occupare il suo posto . Il diritto di successione ci viene perché spingemmo il paese alla guerra e lo conducemmo alla vittoria ! L ' attuale rappresentanza politica non ci può bastare , vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi ... Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna alle corporazioni . Non importa ! ... Vorrei perciò che l ' assemblea accettasse le rivendicazioni del sindacalismo nazionale dal punto di vista economico ... » Non è singolare che sin dalla prima giornata di Piazza San Sepolcro risuoni la parola « corporazione » che doveva , nel corso della Rivoluzione , significare una delle creazioni legislative e sociali alla base del regime ? Gli anni che precedettero la marcia su Roma , furono anni durante i quali le necessità dell ' azione non tollerarono indagini o complete elaborazioni dottrinali . Si battagliava nelle città e nei villaggi . Si discuteva , ma - - quel ch ' è più sacro e importante - - si moriva . Si sapeva morire . La dottrina - - bell ' e formata , con divisione di capitoli e paragrafi e contorno di elucubrazioni - - poteva mancare ; ma c ' era a sostituirla qualche cosa di più decisivo : la fede . Purtuttavia , a chi rimemori sulla scorta dei libri , degli articoli , dei voti dei congressi , dei discorsi maggiori e minori , chi sappia indagare e scegliere , troverà che i fondamenti della dottrina furono gettati mentre infuriava la battaglia . È precisamente in quegli anni che anche il pensiero fascista si arma , si raffina , procede verso una sua organizzazione . I problemi dell ' individuo e dello stato ; i problemi dell ' autorità e della libertà ; i problemi politici e sociali e quelli più specificatamente nazionali ; la lotta contro le dottrine liberali , democratiche , socialistiche , massoniche , popolaresche fu condotta contemporaneamente alle « spedizioni punitive » . Ma poiché mancò il « sistema » , si negò dagli avversari in malafede al fascismo ogni capacità di dottrina , mentre la dottrina veniva sorgendo , sia pure tumultuosamente , dapprima sotto l ' aspetto di una negazione violenta e dogmatica , come accade di tutte le idee che esordiscono , poi sotto l ' aspetto positivo di una costruzione , che trovava , successivamente negli anni 1926 , '27 , '28 , la sua realizzazione nelle leggi e negl ' istituti del regime . Il fascismo è oggi nettamente individuato non solo come regime , ma come dottrina . Questa parola va interpretata nel senso che oggi il fascismo , esercitando la sua critica su sé stesso e sugli altri , ha un suo proprio inconfondibile punto di vista , di riferimento - - e quindi di direzione - - dinnanzi a tutti i problemi che angustiano , nelle cose o nelle intelligenze , i popoli del mondo . Anzitutto il fascismo , per quanto riguarda , in generale , l ' avvenire e lo sviluppo dell ' umanità , e a parte ogni considerazione di politica attuale , non crede alla possibilità né all ' utilità della pace perpetua . Respinge quindi il pacifismo che nasconde una rinuncia alla lotta e una viltà - - di fronte al sacrificio . Solo la guerra porta al massimo di tensione tutte le energie umane e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che hanno la virtù di affrontarla . Tutte le altre prove sono dei sostituti , che non pongono mai l ' uomo di fronte a sé stesso , nell ' alternativa della vita e della morte . Una dottrina , quindi , che parta dal postulato pregiudiziale della pace , è estranea al fascismo ; così come estranee allo spirito del fascismo , anche se accettate per quel tanto di utilità che possono avere in determinate situazioni politiche , sono tutte le costruzioni internazionalistiche e societarie , le quali , come la storia dimostra , si possono disperdere al vento quando elementi sentimentali , ideali e pratici muovono a tempesta il cuore dei popoli . Questo spirito antipacifista , il fascismo lo trasporta anche nella vita degl ' individui . L ' orgoglioso motto squadrista « me ne frego » , scritto sulle bende di una ferita , è un atto di filosofia non soltanto stoica , è il sunto di una dottrina non soltanto politica : è l ' educazione al combattimento , l ' accettazione dei rischi che esso comporta ; è un nuovo stile di vita italiano . Così il fascista accetta , ama la vita , ignora e ritiene vile il suicidio ; comprende la vita come dovere , elevazione , conquista : la vita che deve essere alta e piena ; vissuta per sé , ma soprattutto per gli altri , vicini e lontani , presenti e futuri . La politica « demografica » del regime è la conseguenza di queste premesse . Anche il fascista ama infatti il suo prossimo , ma questo « prossimo » non è per lui un concetto vago e inafferrabile : l ' amore per il prossimo non impedisce le necessarie educatrici severità , e ancora meno le differenziazioni e le distanze . Il fascismo respinge gli abbracciamenti universali e , pur vivendo nella comunità dei popoli civili , li guarda vigilante e diffidente negli occhi , li segue nei loro stati d ' animo e nella trasformazione dei loro interessi , né si lascia ingannare da apparenze mutevoli e fallaci . Una siffatta concezione della vita porta il fascismo a essere la negazione recisa di quella dottrina che costituì la base del socialismo cosiddetto scientifico o marxiano : la dottrina del materialismo storico , secondo il quale la storia delle civiltà umane si spiegherebbe soltanto con la lotta d ' interessi fra i diversi gruppi sociali e col cambiamento dei mezzi e strumenti di produzione . Che le vicende dell ' economia - - scoperte di materie prime , nuovi metodi di lavoro , invenzioni scientifiche - - abbiano una loro importanza , nessuno nega ; ma che esse bastino a spiegare la storia umana escludendone tutti gli altri fattori è assurdo : il fascismo crede ancora e sempre nella santità e nell ' eroismo , cioè in atti nei quali nessun motivo economico - - lontano o vicino - - agisce . Negato il materialismo storico , per cui gli uomini non sarebbero che comparse della storia , che appaiono e scompaiono alla superficie dei flutti , mentre nel profondo si agitano e lavorano le vere forze direttrici , è negata anche la lotta di classe , immutabile e irreparabile , che di questa concezione economicistica della storia è la naturale figliazione , e soprattutto è negato che la lotta di classe sia l ' agente preponderante delle trasformazioni sociali . Colpito il socialismo in questi due capisaldi della sua dottrina , di esso non resta allora che l ' aspirazione sentimentale - - antica come l ' umanità - - a una convivenza sociale nella quale siano alleviate le sofferenze e i dolori della più umile gente . Ma qui il fascismo respinge il concetto di « felicità » economica , che si realizzerebbe socialisticamente e quasi automaticamente a un dato momento dell ' evoluzione dell ' economia , con l ' assicurare a tutti il massimo di benessere . Il fascismo nega il concetto materialistico di « felicità » come possibile e lo abbandona agli economisti della prima metà del '700; nega cioè l ' equazione benessere ­ felicità , che convertirebbe gli uomini in animali di una cosa sola pensosi : quella di essere pasciuti e ingrassati , ridotti , quindi , alla pura e semplice vita vegetativa . Dopo il socialismo , il fascismo batte in breccia tutto il complesso delle ideologie democratiche e le respinge , sia nelle loro premesse teoriche , sia nelle loro applicazioni o strumentazioni pratiche . Il fascismo nega che il numero , per il semplice fatto di essere numero , possa dirigere le società umane ; nega che questo numero possa governare attraverso una consultazione periodica ; afferma la disuguaglianza irrimediabile e feconda e benefica degli uomini che non si possono livellare attraverso un fatto meccanico ed estrinseco com ' è il suffragio universale . Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali , di tanto in tanto , si dà al popolo l ' illusione di essere sovrano , mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete . La democrazia è un regime senza re , ma con moltissimi re talora più esclusivi , tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno . Questo spiega perché il fascismo , pur avendo prima del 1922 - - per ragioni di contingenza - - assunto un atteggiamento di tendenzialità repubblicana , vi rinunciò prima della marcia su Roma , convinto che la questione delle forme politiche di uno stato non è , oggi , preminente e che studiando nel campionario delle monarchie passate e presenti , delle repubbliche passate e presenti , risulta che monarchia e repubblica non sono da giudicare sotto la specie dell ' eternità , ma rappresentano forme nelle quali si estrinseca l ' evoluzione politica , la storia , la tradizione , la psicologia di un determinato paese . Ora il fascismo supera l ' antitesi monarchia ­ repubblica sulla quale si attardò il democraticismo , caricando la prima di tutte le insufficienze , e apologizzando l ' ultima come regime di perfezione . Ora s ' è visto che ci sono repubbliche intimamente reazionarie o assolutistiche , e monarchie che accolgono le più ardite esperienze politiche e sociali . « La ragione , la scienza - - diceva Renan che ebbe delle illuminazione prefasciste , in una delle sue Meditazioni filosofiche - - sono dei prodotti dell ' umanità , ma volere la ragione direttamente per il popolo e attraverso il popolo è una chimera . Non è necessario per l ' esistenza della ragione che tutto il mondo la conosca . In ogni caso se tale iniziazione dovesse farsi non si farebbe attraverso la bassa democrazia , che sembra dover condurre all ' estinzione di ogni cultura difficile e di ogni più alta disciplina . Il principio che la società esiste solo per il benessere e la libertà degl ' individui che la compongono non sembra essere conforme ai piani della natura , piani nei quali la specie sola è presa in considerazione e l ' individuo sembra sacrificato . È da fortemente temere che l ' ultima parola della democrazia così intesa ( mi affretto a dire che si può intendere anche diversamente ) non sia uno stato sociale nel quale una massa degenerata non avrebbe altra preoccupazione che godere i piaceri ignobili dell ' uomo volgare » . Fin qui Renan . Il fascismo respinge nella democrazia l ' assurda menzogna convenzionale dell ' egualitarismo politico e l ' abito della irresponsabilità collettiva e il mito della felicità e del progresso indefinito . Ma , se la democrazia può essere diversamente intesa , cioè se democrazia significa non respingere il popolo ai margini dello stato , il fascismo poté da chi scrive essere definito una « democrazia organizzata , centralizzata , autoritaria » . Di fronte alle dottrine liberali , il fascismo è in atteggiamento di assoluta opposizione , e nel campo della politica e in quello dell ' economia . Non bisogna esagerare - - a scopi semplicemente di polemica attuale - - l ' importanza del liberalismo nel secolo scorso , e fare di quella che fu una delle numerose dottrine sbocciate in quel secolo , una religione dell ' umanità per tutti i tempi presenti e futuri . Il liberalismo non fiorì che per un quindicennio . Nacque nel 1830 come reazione alla Santa Alleanza che voleva respingere l ' Europa al pre­'89 ed ebbe il suo anno di splendore nel 1848 , quando anche Pio IX fu liberale . Subito dopo cominciò la decadenza . Se il '48 fu un anno di luce e di poesia , il '49 fu un anno di tenebre e di tragedia . La repubblica di Roma fu uccisa da un ' altra repubblica , quella di Francia . Nello stesso anno , Marx lanciava il vangelo della religione del socialismo , col famoso Manifesto dei comunisti . Nel 1851 Napoleone III fa il suo illiberale colpo di stato e regna sulla Francia fino al 1870 , quando fu rovesciato da un moto di popolo , ma in seguito a una disfatta militare fra le più grandi che conti la storia . Il vittorioso è Bismarck , il quale non seppe mai dove stesse di casa la religione della libertà e di quali profeti si servisse . È sintomatico che un popolo di alta civiltà , come il popolo tedesco , abbia ignorato in pieno , per tutto il sec . XIX , la religione della libertà . Non c ' è che una parentesi . Rappresentata da quello che è stato chiamato il « ridicolo parlamento di Francoforte » , che durò una stagione . La Germania ha raggiunto la sua unità nazionale al di fuori del liberalismo , contro il liberalismo , dottrina che sembra estranea all ' anima tedesca , anima essenzialmente monarchica , mentre il liberalismo è l ' anticamera storica e logica dell ' anarchia . Le tappe dell ' unità tedesca sono le tre guerre del '64 , '66 , '70 , guidate da « liberali » come Moltke e Bismarck . Quanto all ' unità italiana , il liberalismo vi ha avuto una parte assolutamente inferiore all ' apporto dato da Mazzini e da Garibaldi che liberali non furono . Senza l ' intervento dell ' illiberale Napoleone , non avremmo avuto la Lombardia , e senza l ' aiuto dell ' illiberale Bismarck a Sadowa e a Sedan , molto probabilmente non avremmo avuto nel '66 , la Venezia ; e nel 1870 non saremmo entrati a Roma . Dal 1870 al 1915 , corre il periodo nel quale gli stessi sacerdoti del nuovo credo accusano il crepuscolo della loro religione : battuta in breccia dal decadentismo nella letteratura , dall ' attivismo nella pratica . Attivismo : cioè nazionalismo , futurismo , fascismo . Il secolo « liberale » dopo avere accumulato un ' infinità di nodi gordiani , cerca di scioglierli con l ' ecatombe della guerra mondiale . Mai nessuna religione impose così immane sacrificio . Gli dei del liberalismo avevano sete di sangue ? Ora il liberalismo sta per chiudere le porte dei suoi templi deserti perché i popoli sentono che il suo agnosticismo nell ' economia , il suo indifferentismo nella politica e nella morale condurrebbe , come ha condotto , a sicura rovina gli stati . Si spiega con ciò che tutte le esperienze politiche del mondo contemporaneo sono antiliberali ed è supremamente ridicolo volerle perciò classificare fuori della storia ; come se la storia fosse una bandita di caccia riservata al liberalismo e ai suoi professori , come se il liberalismo fosse la parola definitiva e non più superabile della civiltà . Le negazioni fasciste del socialismo , della democrazia , del liberalismo , non devono tuttavia far credere che il fascismo voglia respingere il mondo a quello che esso era prima di quel 1789 , che viene indicato come l ' anno di apertura del secolo demo ­ liberale . Non si torna indietro . La dottrina fascista non ha eletto a suo profeta De Maistre . L ' assolutismo monarchico fu , e così pure ogni ecclesiolatria . Così « furono » i privilegi feudali e la divisione in caste impenetrabili e non comunicabili fra di loro . Il concetto di autorità fascista non ha niente a che vedere con lo stato di polizia . Un partito che governa totalitariamente una nazione , è un fatto nuovo nella storia . Non sono possibili riferimenti e confronti . Il fascismo dalle macerie delle dottrine liberali , socialistiche , democratiche , trae quegli elementi che hanno ancora un valore di vita . Mantiene quelli che si potrebbero dire i fatti acquisiti della storia , respinge tutto il resto , cioè il concetto di una dottrina buona per tutti i tempi e per tutti i popoli . Ammesso che il sec . XIX sia stato il secolo del socialismo , del liberalismo , della democrazia , non è detto che anche il sec . XX debba essere il secolo del socialismo , del liberalismo , della democrazia . Le dottrine politiche passano , i popoli restano . Si può pensare che questo sia il secolo dell ' autorità , un secolo di « destra » , un secolo fascista ; se il XIX fu il secolo dell ' individuo ( liberalismo significa individualismo ) , si può pensare che questo sia il secolo « collettivo » e quindi il secolo dello stato . Che una nuova dottrina possa utilizzare gli elementi ancora vitali di altre dottrine è perfettamente logico . Nessuna dottrina nacque tutta nuova , lucente , mai vista . Nessuna dottrina può vantare una « originalità » assoluta . Essa è legata , non fosse che storicamente , alle altre dottrine che furono , alle altre dottrine che saranno . Così il socialismo scientifico di Marx è legato al socialismo utopistico dei Fourier , degli Owen , dei Saint ­ Simon ; così il liberalismo dell ' '800 si riattacca a tutto il movimento illuministico del '700 . Così le dottrine democratiche sono legate all ' Enciclopedia . Ogni dottrina tende a indirizzare l ' attività degli uomini verso un determinato obiettivo ; ma l ' attività degli uomini reagisce sulla dottrina , la trasforma , l ' adatta alle nuove necessità o la supera . La dottrina , quindi , dev ' essere essa stessa non un ' esercitazione di parole , ma un atto di vita . In ciò le venature pragmatistiche del fascismo , la sua volontà di potenza , il suo volere essere , la sua posizione di fronte al fatto « violenza » e al suo valore . Caposaldo della dottrina fascista è la concezione dello stato , della sua essenza , dei suoi compiti , delle sue finalità . Per il fascismo lo stato è un assoluto , davanti al quale individui e gruppi sono il relativo . Individui e gruppi sono « pensabili » in quanto siano nello stato . Lo stato liberale non dirige il giuoco e lo sviluppo materiale e spirituale delle collettività , ma si limita a registrare i risultati ; lo stato fascista ha una sua consapevolezza , una sua volontà ; per questo si chiama uno stato « etico » . Nel 1929 alla prima assemblea quinquennale del regime io dicevo : « Per il fascismo lo stato non è il guardiano notturno che si occupa soltanto della sicurezza personale dei cittadini ; non è nemmeno un ' organizzazione a fini puramente materiali , come quella di garantire un certo benessere e una relativa pacifica convivenza sociale , nel qual caso a realizzarlo basterebbe un consiglio di amministrazione ; non è nemmeno una creazione di politica pura , senza aderenze con la realtà materiale e complessa della vita dei singoli e di quella dei popoli . Lo stato così come il fascismo lo concepisce e attua è un fatto spirituale e morale , poiché concreta l ' organizzazione politica , giuridica , economica della nazione e tale organizzazione è , nel suo sorgere e nel suo sviluppo , una manifestazione dello spirito . Lo stato è garante della sicurezza interna ed esterna , ma è anche il custode e il trasmettitore dello spirito del popolo così come fu nei secoli elaborato nella lingua , nel costume , nella fede . Lo stato non è soltanto presente , ma è anche passato e soprattutto futuro . È lo stato che trascendendo il limite breve delle vite individuali rappresenta la coscienza immanente della nazione . Le forme in cui gli stati si esprimono mutano , ma la necessità rimane . È lo stato che educa i cittadini alla virtù civile , li rende consapevoli della loro missione , li sollecita all ' unità ; armonizza i loro interessi nella giustizia ; tramanda le conquiste del pensiero nelle scienze , nelle arti , nel diritto , nell ' umana solidarietà ; porta gli uomini dalla vita elementare della tribù alla più alta espressione umana di potenza che è l ' impero ; affida ai secoli i nomi di coloro che morirono per la sua integrità o per obbedire alle sue leggi ; addita come esempio e raccomanda alle generazioni che verranno i capitani che lo accrebbero di territorio e i genî che lo illuminarono di gloria . Quando declina il senso dello stato e prevalgono le tendenze dissociatrici e centrifughe degl ' individui o dei gruppi , le società nazionali volgono al tramonto » . Dal 1929 a oggi , l ' evoluzione economica politica universale ha ancora rafforzato queste posizioni dottrinali . Chi giganteggia è lo stato . Chi può risolvere le drammatiche contraddizioni del capitalismo è lo stato . Quella che si chiama crisi , non si può risolvere se non dallo stato , entro lo stato . Dove sono le ombre dei Jules Simon , che agli albori del liberalismo proclamavano che « lo stato deve lavorare a rendersi inutile e a preparare le sue dimissioni » ? Dei MacCulloch , che nella seconda metà del secolo scorso affermavano che lo stato deve astenersi dal troppo governare ? E che cosa direbbe mai dinnanzi ai continui , sollecitati , inevitabili interventi dello stato nelle vicende economiche , l ' inglese Bentham , secondo il quale l ' industria avrebbe dovuto chiedere allo stato soltanto di essere lasciata in pace o il tedesco Humboldt , secondo il quale lo stato « ozioso » doveva essere considerato il migliore ? Vero è che la seconda ondata degli economisti liberali fu meno estremista della prima e già lo stesso Smith apriva - - sia pure cautamente - - la porta agli interventi dello stato nell ' economia . Se chi dice liberalismo dice individuo , chi dice fascismo dice stato . Ma lo stato fascista è unico ed è una creazione originale . Non è reazionario , ma rivoluzionario , in quanto anticipa le soluzioni di determinati problemi universali quali sono posti altrove nel campo politico dal frazionamento dei partiti , dal prepotere del parlamentarismo , dall ' irresponsabilità delle assemblee , nel campo economico dalle funzioni sindacali sempre più numerose e potenti sia nel settore operaio come in quello industriale , dai loro conflitti e dalle loro intese ; nel campo morale dalla necessità dell ' ordine , della disciplina , della obbedienza a quelli che sono i dettami morali della patria . Il fascismo vuole lo stato forte , organico e al tempo stesso poggiato su una larga base popolare . Lo stato fascista ha rivendicato a sé anche il campo dell ' economia e , attraverso le istituzioni corporative , sociali , educative da lui create , il senso dello stato arriva sino alle estreme propaggini e nello stato circolano , inquadrate nelle rispettive organizzazioni , tutte le forze politiche , economiche , spirituali della nazione . Uno stato che poggia su milioni d ' individui che lo riconoscono , lo sentono , sono pronti a servirlo , non è lo stato tirannico del signore medievale . Non ha niente di comune con gli stati assolutistici di prima o dopo l ' '89 . L ' individuo nello stato fascista non è annullato , ma piuttosto moltiplicato , così come in un reggimento un soldato non è diminuito , ma moltiplicato per il numero dei suoi camerati . Lo stato fascista organizza la nazione , ma lascia poi agl ' individui margini sufficienti ; esso ha limitato le libertà inutili o nocive e ha conservato quelle essenziali . Chi giudica su questo terreno non può essere l ' individuo , ma soltanto lo stato . Lo stato fascista non rimane indifferente di fronte al fatto religioso in genere e a quella particolare religione positiva che è il cattolicismo italiano . Lo stato non ha una teologia , ma ha una morale . Nello stato fascista la religione viene considerata come una delle manifestazioni più profonde dello spirito ; non viene , quindi , soltanto rispettata , ma difesa e protetta . Lo stato fascista non crea un suo « Dio » così come volle fare a un certo momento nei deliri estremi della Convenzione , Robespierre ; né cerca vanamente di cancellarlo dagli animi come fa il bolscevismo ; il fascismo rispetta il Dio degli asceti , dei santi , degli eroi e anche il Dio così com ' è visto e pregato dal cuore ingenuo e primitivo del popolo . Lo stato fascista è una volontà di potenza e d ' imperio . La tradizione romana è qui un ' idea di forza . Nella dottrina del fascismo l ' impero non è soltanto un ' espressione territoriale o militare o mercantile , ma spirituale o morale . Si può pensare a un impero , cioè a una nazione che direttamente o indirettamente guida altre nazioni , senza bisogno di conquistare un solo chilometro quadrato di territorio . Per il fascismo la tendenza all ' impero , cioè all ' espansione delle nazioni , è una manifestazione di vitalità ; il suo contrario , o il piede di casa , è un segno di decadenza : popoli che sorgono o risorgono sono imperialisti , popoli che muoiono sono rinunciatari . Il fascismo è la dottrina più adeguata a rappresentare le tendenze , gli stati d ' animo di un popolo come l ' italiano che risorge dopo molti secoli di abbandono o di servitù straniera . Ma l ' impero chiede disciplina , coordinazione degli sforzi , dovere e sacrificio ; questo spiega molti aspetti dell ' azione pratica del regime e l ' indirizzo di molte forze dello stato e la severità necessaria contro coloro che vorrebbero opporsi a questo moto spontaneo e fatale dell ' Italia nel sec . XX , e opporsi agitando le ideologie superate del sec . XIX , ripudiate dovunque si siano osati grandi esperimenti di trasformazioni politiche e sociali . Non mai come in questo momento i popoli hanno avuto sete di autorità , di direttive , di ordine . Se ogni secolo ha una sua dottrina , da mille indizi appare che quella del secolo attuale è il fascismo . Che sia una dottrina di vita , lo mostra il fatto che ha suscitato una fede : che la fede abbia conquistato le anime lo dimostra il fatto che il fascismo ha avuto i suoi caduti e i suoi martiri . Il fascismo ha oramai nel mondo l ' universalità di tutte le dottrine che , realizzandosi , rappresentano un momento nella storia dello spirito umano .