Saggistica ,
A
MIA
SORELLA
EMMA
CASTELLINI
SIGHELE
.
Questa
,
ch
'
io
ti
offro
,
è
la
frammentaria
relazione
di
un
vagabondaggio
intellettuale
attraverso
un
territorio
psicologico
molto
studiato
e
sempre
poco
conosciuto
.
Tu
sai
che
la
parte
migliore
di
me
è
in
quei
libri
coi
quali
ho
voluto
servire
la
scienza
in
cui
credo
,
è
in
quella
propaganda
patriottica
con
la
quale
ho
voluto
difendere
la
mia
terra
irredenta
che
amo
.
Al
di
fuori
di
questa
fede
e
di
questo
amore
,
io
guardo
il
mondo
con
la
tranquilla
serenità
di
un
modesto
studioso
che
non
ambisce
dir
cose
nuove
,
ma
desidera
soltanto
osservare
.
Queste
mie
pagine
sono
il
frutto
di
un
'
osservazione
obbiettiva
:
raccolgono
,
commentano
,
criticano
quello
che
gli
altri
hanno
detto
:
sono
ricami
intessuti
coll
'
ago
dell
'
improvvisazione
su
un
tema
che
oggi
interessa
:
sono
brevi
fuochi
d
'
artificio
con
cui
ho
tentato
illuminare
fugacemente
una
questione
molto
complessa
e
molto
confusa
.
Pure
,
in
queste
pagine
è
un
sentimento
che
le
rende
forse
non
indegne
di
essere
dedicate
a
te
.
Il
libro
è
in
alcune
parti
ardito
,
ma
il
suo
scopo
è
profondamente
morale
.
Tu
vi
troverai
,
a
volte
,
un
'
eccessiva
semplicità
,
a
volte
un
po
'
d
'
ironia
.
L
'
una
e
l
'
altra
non
sono
che
la
paura
di
dar
troppa
importanza
al
mio
pensiero
.
Ma
tu
vi
troverai
,
anche
,
la
convinzione
sincera
che
il
maggiore
e
migliore
ideale
della
donna
si
realizza
nella
sua
missione
di
madre
.
Per
me
è
vangelo
la
parola
di
Nietzsche
:
la
donna
è
un
enigma
la
cui
soluzione
si
chiama
maternità
.
E
per
questo
a
te
-
che
della
missione
di
madre
hai
inteso
modernamente
tutti
i
doveri
e
godi
oggi
meritamente
tutti
gli
orgogli
-
per
questo
a
te
ho
voluto
dedicare
il
mio
libro
,
come
un
atto
di
riconoscenza
d
'
affetto
e
d
'
ammirazione
.
S
.
S
.
Firenze
,
marzo
1910
.
Una
sola
morale
per
i
due
sessi
.
-
"
On
peut
prédire
à
coup
sûr
que
la
morale
de
demain
sera
ce
que
seront
les
convictions
de
demain
relativement
à
l
'
importance
,
à
la
nature
,
à
la
signification
des
rapports
sexuels
.
"
-
GABRIEL
TARDE
.
Un
destino
ironico
vuole
che
i
grandi
uomini
creino
dei
discepoli
piuttosto
per
esagerare
e
deformare
le
loro
idee
paradossali
anziché
per
seguire
e
diffondere
ciò
che
vi
è
di
umanamente
bello
e
nobile
nelle
loro
teorie
.
Tolstoi
che
è
insuperabile
artista
e
mediocre
filosofo
,
ha
visto
sorgere
troppi
seguaci
della
sua
filosofia
e
troppo
pochi
imitatori
della
sua
arte
.
E
delle
sue
dottrine
filosofiche
,
che
risentono
tutte
l
'
assolutismo
del
solitario
e
peccano
tutte
per
l
'
inapplicabilità
d
'
una
psicologia
d
'
eccezione
,
quella
che
ha
avuto
,
anni
or
sono
,
più
largo
onore
di
discussione
e
anche
il
successo
di
un
assentimento
verbale
,
è
stata
la
teoria
dell
'
amore
.
Una
teoria
negativa
,
che
si
è
diffusa
nel
mondo
per
mezzo
di
quel
delizioso
racconto
inverosimile
che
è
la
Sonata
a
Kreutzer
.
Per
Tolstoi
l
'
amore
nella
sua
significazione
fisiologica
di
atto
che
obbedisce
all
'
istinto
è
vizio
e
lussuria
;
e
da
perfetto
asceta
egli
sacrifica
volentieri
la
perpetuità
della
specie
a
questa
perpetuità
del
male
.
L
'
intelligenza
ottusa
degli
uomini
normali
credeva
ingenuamente
che
il
consiglio
di
Tolstoi
non
sarebbe
stato
accolto
.
A
rigore
di
logica
,
non
si
poteva
ammettere
che
l
'
ideale
dell
'
umanità
consistesse
nella
negazione
dell
'
amore
e
quindi
nella
soppressione
dell
'
umanità
.
Ma
la
logica
non
è
forse
che
un
'
opinione
....
come
l
'
aritmetica
,
e
a
combattere
contro
di
essa
pullularono
i
discepoli
tolstoiani
.
L
'
inno
alla
castità
fu
cantato
su
tutti
i
toni
da
un
coro
di
imitatori
;
e
non
soltanto
l
'
inno
alla
castità
relativa
come
vuole
la
morale
cristiana
,
ma
l
'
inno
alla
castità
assoluta
come
pretende
il
gran
sacerdote
di
Jasnaja
Poljana
.
Nell
'
ultimo
capitolo
della
Femme
inquiète
di
Jules
Bois
si
legge
questa
pagina
ove
è
simbolizzata
la
"
coppia
futura
"
la
coppia
platonica
che
rispecchia
il
divino
ma
inutile
amore
secondo
lo
sterile
vangelo
di
Tolstoi
:
-
"
...
Il
secolo
stava
per
finire
.
Noi
eravamo
diventati
i
discepoli
di
Isaja
che
era
il
Messia
della
religione
suprema
.
Un
giorno
il
maestro
mi
disse
:
-
Io
ho
molto
amato
,
ma
i
miei
amori
mi
avevano
lasciato
un
senso
di
disgusto
....
Finalmente
incontrai
colei
che
doveva
decidere
del
mio
destino
e
mutare
la
mia
esistenza
.
Ella
era
vergine
.
Io
ero
sorpreso
del
rispetto
che
mi
ispirava
.
Una
sera
tuttavia
ho
creduto
che
la
mia
passione
sarebbe
stata
più
forte
del
mio
rispetto
.
Ed
ella
che
mi
vedeva
pallido
e
tremante
e
mi
comprendeva
,
appoggiandomi
la
testa
sulla
spalla
mi
disse
:
-
Voi
me
lo
avete
confessato
:
le
coppe
ove
avete
bevuto
non
vi
hanno
mai
soddisfatto
:
perché
ricominciare
un
'
esperienza
vana
?
fra
qualche
istante
voi
non
avrete
più
ideali
ma
soltanto
un
'
amante
di
più
.
Noi
abbiamo
un
gesto
più
splendido
a
compiere
sulla
terra
.
-
Ed
io
la
ho
ascoltata
,
soggiunse
Isaja
,
ed
ora
dopo
molti
anni
sento
che
essa
mi
guidò
sulla
via
perfetta
.
Le
parole
del
maestro
,
malgrado
la
rivolta
della
carne
,
mi
parvero
la
verità
,
ed
io
compresi
che
non
valeva
la
pena
di
vivere
se
non
si
sorpassava
la
vita
"
.
Il
gesto
splendido
che
Isaja
e
la
vergine
avevano
da
compiere
sulla
terra
e
che
hanno
compiuto
,
era
di
rimanere
amici
anziché
diventare
amanti
:
e
a
questo
gesto
splendido
Jules
Bois
concede
la
sua
incondizionata
ammirazione
.
Ma
crede
veramente
Jules
Bois
a
quello
che
scrive
,
o
la
sua
non
è
che
un
'
ammirazione
....
letteraria
,
subito
sconfessata
appena
egli
è
costretto
a
rispondere
alla
facile
obbiezione
che
la
sua
teoria
,
anziché
elevare
l
'
amore
,
lo
annulla
e
sopprime
l
'
umanità
?
Un
giorno
egli
mi
scriveva
:
-
"
Voi
vi
siete
un
poco
sorpreso
di
vedermi
celebrare
la
castità
assoluta
.
Io
credo
veramente
che
vi
sia
una
castità
superiore
,
completa
,
tanto
per
l
'
uomo
che
per
la
donna
,
ma
mi
guarderei
bene
dall
'
indicarla
come
esempio
alle
moltitudini
.
È
un
'
idea
personale
che
io
non
mi
permetterei
di
imporre
a
nessuno
.
Io
predico
soltanto
la
castità
relativa
.
Ma
il
profeta
,
colui
che
,
sacerdote
d
'
una
religione
,
trova
le
verità
geniali
per
mezzo
delle
quali
il
mondo
di
secolo
in
secolo
è
esaltato
e
trasfigurato
,
colui
deve
secondo
me
essere
sempre
casto
.
Gesù
e
Buddha
vissero
nella
purità
assoluta
.
Giovanna
d
'
Arco
non
ebbe
le
sue
visioni
che
perché
il
suo
cuore
e
il
suo
corpo
restarono
intatti
.
Sono
delle
eccezioni
così
rare
e
così
venerabili
che
la
loro
imitazione
non
mi
sembra
pericolosa
,
sopratutto
presso
di
noi
che
dobbiamo
temere
l
'
eccesso
opposto
.
Amiamo
e
riveriamo
questi
genii
incomparabili
.
I
fanali
delle
strade
non
ci
bastano
:
noi
abbiamo
bisogno
anche
di
guardare
le
stelle
"
.
Interpretata
e
modificata
così
,
la
dottrina
della
castità
comincia
ad
apparir
meno
assurda
:
dalle
nebbie
del
misticismo
si
scende
sul
terreno
pratico
della
realtà
,
e
si
confessa
che
il
precetto
assoluto
è
messo
innanzi
soltanto
perché
abbia
delle
applicazioni
relative
.
Non
altrimenti
la
nostra
psicologia
dell
'
educazione
crede
di
dover
porre
innanzi
ai
giovani
gli
esempii
di
virtù
rare
ed
eroiche
perché
essi
,
imitandole
da
lontano
,
sappiano
diventare
,
se
non
degli
eroi
,
almeno
dei
galantuomini
.
Si
domanda
mille
per
esser
certi
di
ottener
cento
.
È
la
tattica
di
tutti
i
propagandisti
.
E
si
ritorna
così
,
senza
saperlo
o
senza
volerlo
confessare
,
alla
dottrina
cristiana
,
la
quale
pur
riconoscendo
la
verginità
come
lo
stato
perfetto
,
riconosce
tuttavia
e
benedice
anche
il
matrimonio
.
La
castità
assoluta
rimane
cioè
l
'
ideale
cui
tutti
dovrebbero
tendere
,
ma
che
a
pochi
è
dato
raggiungere
.
Vi
è
però
fra
questi
moderni
predicatori
di
castità
e
l
'
antico
precetto
della
religione
cattolica
,
una
differenza
di
metodo
e
di
scopo
.
La
castità
religiosa
,
cioè
monacale
,
era
incompleta
e
socialmente
dannosa
perché
la
castità
obbligatoria
è
una
diminuzione
di
energia
e
un
avvilimento
.
Invece
,
la
castità
quale
è
voluta
dai
riformatori
moderni
alla
Jules
Bois
,
la
castità
volontaria
e
"
dosata
"
può
essere
socialmente
utile
perché
è
innegabilmente
un
aumento
di
forza
per
l
'
individuo
e
una
prova
ch
'
egli
sa
comandare
all
'
istinto
.
La
religione
aveva
posto
in
contrasto
quasi
fossero
due
termini
irreducibili
la
castità
e
l
'
amore
:
la
verginità
da
una
parte
,
il
peccato
dall
'
altra
.
Oggi
si
corregge
questo
assolutismo
e
non
si
vogliono
mantener
distinte
le
due
categorie
di
vergini
e
di
peccatori
:
oggi
Jules
Bois
dice
:
bisogna
unire
la
castità
e
l
'
amore
,
bisogna
cioè
realizzare
l
'
amore
casto
,
l
'
amore
psichico
,
nel
quale
l
'
unione
non
sia
la
conseguenza
d
'
un
desiderio
o
d
'
un
interesse
,
ma
lo
svolgersi
d
'
un
sentimento
delicato
e
puro
.
Come
realizzarlo
?
*
Prima
di
rispondere
a
questa
domanda
,
constatiamo
che
i
seguaci
di
Tolstoi
,
partiti
dall
'
aberrazione
del
maestro
,
sono
arrivati
all
'
affermazione
di
una
regola
morale
ed
igienica
molto
semplice
alla
quale
tutti
potrebbero
sottoscrivere
.
Per
attirar
l
'
attenzione
intorno
a
sé
hanno
spiegata
al
sole
la
bandiera
della
castità
assoluta
,
confidando
di
radunar
la
folla
curiosa
intorno
a
questa
insegna
mattoide
,
e
poi
,
ripiegando
a
poco
a
poco
sotto
la
grandine
del
ridicolo
,
hanno
finito
collo
sventolare
soltanto
il
pallido
labaro
della
castità
relativa
.
Per
far
questo
,
non
occorreva
atteggiarsi
a
discepoli
di
Tolstoi
,
e
nemmeno
pretendere
di
essere
dei
novatori
.
Bastava
ascoltare
quello
che
consigliano
i
medici
o
,
ancor
più
modestamente
,
quello
che
insegnano
il
senso
comune
e
il
senso
morale
.
La
castità
relativa
è
per
un
popolo
come
per
un
individuo
una
condizione
di
superiorità
.
Per
l
'
individuo
è
l
'
indice
di
un
self
control
,
di
una
padronanza
su
sé
stesso
che
gli
permetterà
di
esercitare
in
tanti
campi
più
utili
quell
'
energia
che
altri
spreca
unicamente
nel
piacere
.
Per
un
popolo
è
la
ragione
della
sua
forza
conquistatrice
e
civilizzatrice
nel
mondo
.
La
superiorità
di
espansione
d
'
una
razza
è
dovuta
in
gran
parte
alla
sua
salute
fisica
:
un
popolo
fiacco
per
eccessi
sensuali
può
avere
soltanto
una
civiltà
che
non
dura
.
Queste
sono
,
ormai
,
verità
che
corron
le
strade
;
e
si
capisce
e
si
perdona
che
le
ripetano
i
francesi
i
quali
,
vedendo
che
il
loro
paese
muore
per
la
continua
diminuzione
di
nascite
,
e
attribuendo
giustamente
questo
pauroso
fenomeno
all
'
immoralità
dei
loro
costumi
sessuali
,
cercano
di
ricondurre
la
linfa
nell
'
albero
inaridito
della
loro
razza
predicando
dai
libri
e
dai
giornali
una
castità
relativa
che
nessuno
sa
o
può
mettere
in
pratica
.
Sono
dei
moribondi
che
chiedono
ossigeno
.
Di
fronte
a
una
generazione
di
nevrastenici
e
di
degenerati
che
non
sanno
più
la
via
dell
'
amore
fecondo
e
si
perdono
nei
viottoli
della
lussuria
o
prudentemente
adoperano
le
pratiche
malthusiane
,
è
legittima
nei
francesi
la
reazione
che
consiglia
e
invoca
quella
castità
relativa
che
darà
all
'
unione
fra
uomo
e
donna
non
solo
un
valore
psicologicamente
più
alto
,
ma
anche
una
conseguenza
socialmente
più
utile
,
e
creerà
delle
famiglie
ove
il
figlio
non
è
l
'
accidente
imprevisto
e
rimpianto
,
ma
il
simbolo
vivo
,
il
fiore
umano
,
lo
scopo
ultimo
cui
tende
e
in
cui
si
nobilita
la
passione
d
'
amore
.
A
realizzare
praticamente
questo
ideale
,
Jules
Bois
non
vede
che
un
mezzo
.
Poiché
,
secondo
lui
,
in
questa
crisi
di
immoralità
la
colpa
è
tutta
o
quasi
tutta
dell
'
uomo
al
quale
la
società
permette
e
perdona
una
troppo
libera
condotta
sessuale
che
non
permette
e
non
perdona
alla
donna
,
noi
dobbiamo
esigere
dal
maschio
quella
stessa
castità
relativa
che
noi
esigiamo
dalla
femmina
,
e
,
modificando
i
nostri
costumi
,
inaugurare
una
sola
morale
per
i
due
sessi
.
Al
giovane
non
deve
essere
lecito
ciò
che
non
è
lecito
alla
fanciulla
:
l
'
uomo
deve
arrivare
al
matrimonio
nello
stesso
stato
di
purezza
nel
quale
vi
arriva
,
normalmente
,
una
ragazza
.
Lasciando
da
parte
-
per
ora
-
l
'
ingenuità
di
questa
tesi
,
riconosciamo
che
essa
porta
all
'
ultimo
limite
quel
desiderio
assurdo
di
perfetta
eguaglianza
fra
i
due
sessi
che
è
nel
programma
del
feminismo
.
Jules
Bois
osa
attaccare
il
monopolio
dell
'
uomo
,
come
lo
chiamava
Anna
Kuliscioff
,
in
ciò
che
ha
o
crede
d
'
avere
di
più
sicuro
e
di
più
legittimo
:
un
diritto
di
moralità
sessuale
diverso
dalla
donna
.
Jules
Bois
vuole
che
la
morale
per
i
due
sessi
sia
unica
.
Vuole
che
non
solo
le
leggi
scritte
ma
anche
le
leggi
morali
parifichino
dinnanzi
al
tribunale
della
pubblica
opinione
l
'
uomo
e
la
donna
.
Ed
egli
fa
questa
non
nuova
,
ma
lucida
osservazione
:
oggi
le
colpe
amorose
sono
per
la
donna
quasi
un
marchio
d
'
infamia
,
per
l
'
uomo
quasi
un
titolo
di
gloria
.
Se
una
donna
ha
un
amante
,
essa
è
punita
col
disprezzo
gesuiticamente
verbale
di
tutti
coloro
che
la
conoscono
:
se
un
uomo
ha
un
'
amante
,
egli
non
è
punito
che
dalla
tacita
invidia
degli
altri
uomini
.
Se
una
fanciulla
diventa
madre
e
si
consacra
nobilmente
e
coraggiosamente
al
suo
bambino
,
la
sua
azione
sembra
una
sfida
e
un
insulto
alla
moralità
:
se
un
uomo
tiene
con
sé
un
figlio
naturale
,
tutti
esclamano
in
coro
:
quale
generosità
!
che
nobiltà
d
'
animo
!
Questi
diversi
giudizii
sono
per
il
Bois
un
'
ingiustizia
e
un
'
illogicità
.
Ogni
adulterio
per
compiersi
,
ogni
bambino
per
nascere
hanno
bisogno
non
soltanto
d
'
una
donna
ma
anche
d
'
un
uomo
(
il
signor
de
la
Palisse
ne
converrebbe
anche
lui
!
)
:
quindi
si
dia
la
stessa
pena
o
lo
stesso
elogio
a
entrambi
i
complici
necessarii
di
quel
delitto
o
di
....
quella
buona
azione
.
C
'
è
molta
onestà
in
questi
principii
,
ma
c
'
è
anche
troppo
semplicismo
.
V
'
è
l
'
illusione
di
ridurre
il
tumulto
della
vita
all
'
aridità
semplice
di
un
'
equazione
.
V
'
è
l
'
ingenuità
di
poter
tagliare
coll
'
arma
rigida
della
logica
i
nodi
gordiani
della
sociologia
che
solo
un
duttile
bisturi
psicologico
può
sciogliere
.
La
vita
non
è
un
'
aritmetica
dove
due
e
due
fanno
sempre
quattro
:
è
piuttosto
una
chimica
dove
la
riunione
di
diversi
elementi
può
condurre
a
quei
risultati
imprevisti
che
si
chiamano
combinazioni
e
precipitati
.
La
morale
,
e
sopratutto
la
morale
dell
'
amore
,
vive
di
contraddizioni
.
E
non
si
possono
,
non
si
debbono
applicare
ai
rapporti
sessuali
le
stesse
leggi
che
si
applicano
ad
altri
rapporti
sociali
.
Vedete
,
per
esempio
:
l
'
uomo
che
riconosce
suo
preciso
dovere
avvertire
un
altro
che
un
biglietto
di
banca
cade
dal
suo
portafoglio
,
giudicherà
una
bassezza
avvertirlo
che
qualcuno
gli
ruba
la
moglie
.
Così
,
noi
possiamo
essere
d
'
accordo
con
Jules
Bois
(
e
come
del
resto
non
esserlo
?
)
che
per
ottenere
una
colpa
sessuale
(
come
egli
la
chiama
)
occorre
un
uomo
e
una
donna
:
ma
noi
sorrideremo
della
sua
logica
ingenua
che
vuole
identica
la
responsabilità
dell
'
uno
e
dell
'
altra
.
Sono
forse
sempre
identiche
le
conseguenze
della
colpa
dell
'
uno
e
quelle
della
colpa
dell
'
altra
?
E
si
può
seriamente
pretendere
che
un
giovanotto
si
mantenga
così
platonico
nei
suoi
amori
come
si
mantiene
,
o
si
dovrebbe
mantenere
,
una
signorina
?
O
si
dimentica
,
o
si
vuole
appositamente
dimenticare
che
l
'
istinto
sessuale
è
nell
'
uomo
assai
più
forte
che
nella
donna
?
Uno
psicologo
arguto
ha
detto
che
come
non
v
'
è
equivalenza
fra
l
'
adulterio
della
moglie
e
quello
del
marito
,
così
non
v
'
è
equivalenza
fra
il
peccato
d
'
amore
d
'
una
fanciulla
e
quello
d
'
un
giovane
.
Se
ad
ogni
costo
si
volesse
stabilir
questa
equivalenza
,
essa
non
potrebbe
stabilirsi
che
fra
la
completa
infedeltà
,
il
peccato
consumato
dall
'
uomo
,
e
la
semplice
coquetteriedella
donna
.
L
'
istinto
che
nell
'
uomo
si
manifesta
in
modo
attivo
,
si
traduce
nella
donna
in
una
coquetteriepassiva
.
Un
uomo
che
prova
,
e
soddisfa
,
un
vivo
e
breve
desiderio
per
una
donna
che
egli
ha
incontrato
in
una
via
o
in
un
salotto
,
non
commette
un
'
infrazione
più
grave
della
donna
che
accoglie
o
incoraggia
presso
un
adoratore
l
'
espressione
del
suo
amore
.
Ma
Jules
Bois
non
tien
conto
né
di
quelle
mie
domande
né
di
questa
osservazione
:
egli
astrae
dalla
vita
e
da
ogni
dato
della
fisiologia
e
della
psicologia
:
egli
si
limita
ad
enunciare
degli
aforismi
:
la
colpa
non
conosce
sesso
,
non
vi
è
un
peccato
esclusivamente
femminile
,
e
lancia
i
fulmini
della
sua
eloquenza
predicatoria
contro
l
'
egoismo
maschile
che
,
per
soddisfare
le
sue
passioni
o
i
suoi
capricci
,
deprava
le
mogli
e
perverte
la
sua
anima
al
contatto
delle
cortigiane
.
Per
lui
,
il
tipo
ideale
dell
'
uomo
è
rappresentato
da
quel
suo
amico
di
cui
cita
la
franca
confessione
:
-
Je
me
suis
marié
jeune
avec
une
femme
qui
fut
pour
moi
la
première
révélation
de
l
'
amour
:
et
je
vous
avoue
que
je
ne
m
'
en
repens
pas
.
-
Io
non
dirò
,
come
molti
direbbero
,
che
questo
tipo
ideale
è
molto
ridicolo
:
io
dico
soltanto
che
è
molto
raro
e
che
le
teorie
non
si
possono
costruire
sulle
eccezioni
.
Per
il
Bois
,
come
per
la
Chiesa
cattolica
,
l
'
unione
tra
uomo
e
donna
non
dovrebbe
dunque
avvenire
altro
che
....
dopo
la
celebrazione
del
matrimonio
.
E
gli
scapoli
?
Dovrebbero
far
voto
di
castità
e
mantenerlo
?
Che
la
religione
professi
di
queste
dottrine
,
non
è
più
il
caso
di
meravigliarsi
:
ma
che
seriamente
le
professi
un
letterato
geniale
è
inverosimile
.
Noi
credevamo
che
tale
propaganda
fosse
riserbata
a
quei
giovinetti
pallidi
e
solitarii
che
,
nei
congressi
per
la
moralità
,
s
'
illudono
di
riformare
un
mondo
che
non
conoscono
.
Sarà
bene
ripeterci
per
non
essere
fraintesi
:
è
fuori
di
dubbio
che
la
vita
viziosa
di
molti
giovani
merita
il
disprezzo
di
tutti
.
Ma
dovremmo
concludere
per
questo
,
come
conclude
il
Bois
,
che
l
'
uomo
debba
rimaner
sempre
puro
?
Le
esagerazioni
uccidono
la
teoria
che
vorrebbero
sostenere
.
Carpenter
ha
detto
:
l
'
ascetismo
non
è
uno
scopo
ma
un
esercizio
.
Spieghiamo
meglio
la
frase
e
diciamo
apertamente
:
la
castità
non
è
uno
scopo
ma
un
esercizio
.
Noi
dobbiamo
praticarla
come
un
'
igiene
del
corpo
e
dell
'
anima
,
senza
assolutismi
che
comprimendo
l
'
istinto
danneggierebbero
la
salute
:
in
altre
parole
,
noi
dovremmo
fare
dell
'
amore
,
non
il
vermut
o
l
'
assenzio
che
gli
alcoolisti
prendono
troppo
spesso
,
ma
il
vino
generoso
che
gli
uomini
sani
bevono
regolarmente
.
Jules
Bois
pretende
addirittura
che
gli
uomini
siano
astemii
;
e
la
sua
domanda
che
sorpassa
ogni
limite
ragionevole
non
può
che
ottenere
un
effetto
contrario
a
quello
voluto
.
*
A
dir
vero
,
la
dottrina
del
Bois
fu
ripresa
ed
esagerata
or
non
è
molto
in
Germania
da
Otto
Weininger
ma
in
Francia
ha
suscitato
,
tra
i
feministi
,
anziché
discepoli
,
un
forte
movimento
di
reazione
.
Il
principio
che
Jules
Bois
ha
posto
a
base
della
sua
teoria
-
una
sola
morale
per
i
due
sessi
-
rimane
identico
.
Soltanto
,
se
ne
capovolgono
le
applicazioni
.
E
invece
di
pretendere
dal
maschio
quella
castità
relativa
e
temporanea
che
i
nostri
costumi
esigono
dalle
fanciulle
,
si
propone
di
estendere
a
queste
la
libertà
sessuale
che
oggi
i
costumi
accordano
al
maschio
.
L
'
araldo
di
tale
dottrina
audace
,
il
feminista
che
scende
in
campo
per
offrire
e
consigliare
alle
vergini
quelle
numerose
ma
brevi
avventure
d
'
amore
che
oggi
,
prima
del
matrimonio
,
sono
un
privilegio
dei
giovani
,
è
Leone
Blum
il
quale
ha
dedicato
un
grosso
libro
e
innegabilmente
un
bel
libro
alla
dimostrazione
della
sua
tesi
.
Leone
Blum
non
ha
,
si
capisce
,
né
gli
scrupoli
sentimentali
di
Jules
Bois
,
né
le
pretensioni
moralizzatrici
di
Tolstoi
.
Egli
non
si
chiede
ciò
che
sia
bene
e
ciò
che
sia
male
da
un
punto
di
vista
assoluto
.
Egli
non
è
un
idealista
ma
semplicemente
un
osservatore
.
E
osservando
la
nostra
vita
sessuale
-
la
quale
legalmente
si
impernia
sul
matrimonio
-
s
'
è
accorto
(
cosa
non
difficile
)
che
la
felicità
vi
è
rara
e
fortuita
,
e
per
renderla
meno
rara
e
meno
fortuita
ha
proposto
un
suo
sistema
che
ora
discuteremo
.
In
lui
non
è
alcun
pessimismo
alla
Schopenhauer
che
par
maledica
ai
bassi
istinti
che
perpetuano
il
mondo
:
in
lui
non
è
che
il
desiderio
di
coordinare
e
per
così
dire
incanalar
questi
istinti
in
modo
che
ne
risulti
una
maggior
somma
di
felicità
per
l
'
uomo
e
per
la
donna
.
Egli
dice
:
"
né
la
monogamia
(
matrimonio
)
né
la
poligamia
(
unione
libera
)
sciolgono
in
modo
soddisfacente
e
completo
il
problema
della
relazione
fra
i
sessi
.
Non
si
può
affermare
né
per
il
maschio
né
per
la
femmina
che
la
monogamia
o
la
poligamia
costituiscano
la
legge
naturale
e
unica
dei
loro
rapporti
.
L
'
uomo
e
la
donna
sono
,
prima
,
poligami
e
poi
,
nella
gran
maggioranza
dei
casi
,
arrivati
a
una
certa
età
e
a
un
certo
grado
del
loro
sviluppo
,
tendono
verso
la
monogamia
.
Le
unioni
precarie
corrispondono
al
primo
stadio
:
il
matrimonio
è
la
forma
naturale
del
secondo
.
Io
propongo
che
l
'
uomo
e
la
donna
si
sposino
solo
quando
si
sentono
disposti
al
matrimonio
,
quando
cioè
il
desiderio
dei
mutamenti
e
dell
'
avventura
si
è
affievolito
per
lasciar
sorgere
il
desiderio
della
fedeltà
,
dell
'
unione
placida
,
del
riposo
sentimentale
"
.
Era
già
stato
osservato
che
uno
dei
difetti
del
matrimonio
,
forse
il
difetto
massimo
,
è
quello
di
unire
un
uomo
che
ha
vissuto
,
un
uomo
cioè
già
arrivato
a
quello
che
il
Blum
chiama
lo
stadio
monogamico
,
con
una
donna
ancora
nuova
fisiologicamente
e
psicologicamente
.
I
moralisti
si
illudevano
di
rimediare
a
questo
difetto
pretendendo
come
Jules
Bois
che
anche
l
'
uomo
fosse
nuovo
al
momento
del
matrimonio
.
Leone
Blum
,
meno
ingenuo
,
non
crede
possibile
realizzare
l
'
unione
di
queste
due
verginità
,
e
per
evitare
lo
squilibrio
fisico
che
secondo
lui
fatalmente
deriva
dall
'
unire
un
uomo
a
una
vergine
,
propone
che
anche
la
donna
entri
nel
matrimonio
dopo
aver
vissuto
anch
'
essa
la
vita
,
dopo
avere
speso
tutto
ciò
che
vi
era
di
troppo
ardente
nel
suo
istinto
....
Con
questo
sistema
egli
spera
e
crede
di
rendere
il
contratto
matrimoniale
più
sicuro
dai
colpi
di
temperino
,
perché
l
'
uomo
e
la
donna
che
hanno
liberamente
dato
sfogo
ai
loro
capricci
sensuali
non
troveranno
più
alcun
sapore
nell
'
adulterio
.
Il
Blum
segue
,
senza
citarlo
,
il
pensiero
che
Rousseau
aveva
espresso
con
questa
frase
:
-
il
faut
toujours
un
temps
de
libertinage
,
ou
dans
un
état
ou
dans
l
'
autre
;
c
'
est
un
mauvais
levain
qui
fermente
tôt
ou
tard
.
-
E
per
evitare
che
questo
cattivo
lievito
fermenti
tardi
,
cioè
dopo
il
matrimonio
,
il
Blum
vuole
che
lo
si
lasci
fermentar
prima
.
Egli
ha
insomma
,
di
fronte
agli
appetiti
sensuali
,
la
stessa
linea
di
condotta
,
la
stessa
prevenzione
che
,
di
fronte
all
'
appetito
dello
stomaco
,
avrebbe
colui
il
quale
,
ad
evitare
durante
il
pranzo
i
peccati
di
gola
dei
convitati
,
li
obbligasse
a
sfamarsi
prima
.
È
innegabilmente
una
tattica
molto
semplice
.
Ma
appunto
perché
troppo
semplice
,
non
so
quanto
sia
vera
ed
efficace
.
Anzitutto
,
facciamo
una
ovvia
constatazione
.
Gli
uomini
,
normalmente
,
si
sposano
nelle
condizioni
volute
dal
Blum
.
Egli
stesso
lo
riconosce
.
E
i
mariti
sono
forse
,
per
ciò
,
più
fedeli
delle
mogli
?
Se
l
'
infedeltà
e
quindi
l
'
infelicità
matrimoniale
dipendono
esclusivamente
,
secondo
il
Blum
,
dal
non
aver
fatto
precedere
,
una
vita
d
'
avventure
alla
vita
calma
del
matrimonio
,
o
come
va
che
proprio
quel
coniuge
(
il
marito
)
che
ha
esperimentato
questa
vita
di
avventure
è
il
più
infedele
o
,
per
lo
meno
,
è
infedele
quanto
l
'
altro
coniuge
(
la
moglie
)
che
è
arrivato
al
matrimonio
senza
esperienza
?
Affinché
la
tesi
del
Blum
fosse
riconosciuta
vera
,
bisognerebbe
ch
'
egli
dimostrasse
che
gli
adulterii
dei
mariti
sono
molto
meno
numerosi
di
quelli
delle
mogli
.
E
la
prova
,
io
credo
,
sarebbe
un
poco
difficile
.
Ma
un
'
altra
obbiezione
sorge
spontanea
contro
la
tesi
del
Blum
.
E
questa
,
per
dire
la
verità
,
egli
stesso
l
'
ha
preveduta
.
Secondo
il
suo
sistema
,
il
matrimonio
non
sarebbe
che
l
'
ospizio
dei
rassegnati
,
l
'
ospedale
ove
si
rifugiano
gli
invalidi
dell
'
amore
,
il
porto
ove
riparano
,
stanchi
e
annoiati
,
coloro
che
attraversarono
un
mare
assai
burrascoso
.
Il
matrimonio
sarebbe
cioè
in
amore
quello
che
è
il
Senato
in
politica
.
Vi
arriverebbero
,
a
una
rispettabile
età
,
coloro
che
hanno
molto
combattuto
,
molto
goduto
,
molto
sofferto
.
Ed
è
assai
dubbio
che
sotto
questa
forma
(
la
quale
farebbe
dei
coniugi
una
specie
di
pensionati
dell
'
amore
)
il
matrimonio
continuerebbe
ad
essere
,
come
è
oggi
,
la
forma
normale
e
legale
dell
'
unione
fra
i
sessi
.
Può
darsi
che
sia
un
pregiudizio
del
maschio
il
credersi
in
diritto
di
essere
il
primo
a
svegliare
l
'
amore
nella
sua
sposa
:
ma
mi
par
certo
che
egli
non
si
rassegnerebbe
ad
essere
l
'
ultimo
a
coronare
la
vita
d
'
avventure
della
sua
svelta
ed
esperimentata
compagna
.
Anziché
l
'
orgoglio
di
svegliare
l
'
amore
nella
psicologia
e
nella
fisiologia
d
'
una
vergine
,
egli
non
avrebbe
che
il
malinconico
ufficio
di
addormentare
,
di
spegnere
gli
ultimi
guizzi
dell
'
istinto
nell
'
ormai
stanco
organismo
di
una
donna
che
ha
troppo
vissuto
.
Su
che
cosa
potrebbero
costruire
la
loro
felicità
questi
coniugi
che
arriverebbero
al
matrimonio
come
due
viaggiatori
arrivano
per
caso
insieme
a
un
albergo
da
paesi
lontani
,
dopo
lunghe
peregrinazioni
durante
le
quali
ognuno
ha
lasciato
il
meglio
della
propria
energia
,
i
fiori
più
belli
della
propria
giovinezza
,
gli
entusiasmi
più
sinceri
della
propria
passione
?
Quale
ombra
stenderebbe
sull
'
avvenire
questo
passato
?
E
veniamo
all
'
obbiezione
più
forte
.
Che
accadrebbe
dei
figli
?
Forse
che
il
marito
dovrebbe
,
oltre
che
sposare
una
donna
la
quale
ha
messo
in
pratica
il
motto
dell
'
Accademia
del
Cimento
provando
e
riprovando
,
provvedere
anche
ai
figli
di
questa
donna
,
figli
che
sarebbero
naturalmente
di
molti
letti
,
data
la
teoria
delle
molte
avventure
?
Qui
,
se
non
mi
sbaglio
,
si
cade
dalla
commedia
nella
farsa
.
Ma
il
Blum
ha
un
suo
modo
spiccio
per
liberarsi
da
questa
paurosa
obbiezione
.
Nella
Denise
di
Dumas
figlio
,
un
seduttore
di
professione
descrive
a
un
moralista
le
sensazioni
deliziose
e
sempre
nuove
del
suo
mestiere
,
e
alla
domanda
del
moralista
:
E
i
figli
?
risponde
:
I
figli
sono
gli
inconvenienti
del
piacere
.
Si
vede
-
commenta
il
Blum
-
che
la
commedia
è
vecchia
:
oggi
il
seduttore
risponderebbe
:
-
Des
enfants
?
On
n
'
en
a
plus
!
-
La
risposta
è
breve
ma
eloquente
.
E
faccio
grazia
al
lettore
delle
lunghe
pagine
esplicative
nelle
quali
il
Blum
con
un
cinismo
veramente
parigino
illustra
l
'
utilità
della
teoria
malthusiana
.
Dunque
,
secondo
lui
,
non
solo
il
capriccio
dovrebbe
esser
legge
nei
rapporti
d
'
amore
,
non
solo
le
fanciulle
dovrebbero
oggi
risuscitare
con
poche
modificazioni
il
costume
antico
della
prostituzione
sacra
,
e
concedersi
al
dio
istinto
quante
volte
questo
lo
chieda
,
ed
essere
certe
che
quante
più
avventure
potranno
contare
come
fanciulle
,
tanto
più
saranno
apprezzate
e
richieste
come
mogli
,
ma
esse
dovrebbero
anche
con
moderna
sapienza
mescolare
le
precauzioni
malthusiane
a
quell
'
atto
di
gioia
e
di
abbandono
che
è
l
'
amore
,
esse
dovrebbero
diventare
prudenti
e
calcolatrici
,
non
concedersi
che
a
metà
,
prendere
tutto
ciò
che
è
piacere
,
rifiutare
tutto
ciò
che
è
responsabilità
,
e
frodando
la
legge
di
natura
,
rinnegare
ogni
poesia
,
rinnegare
la
più
alta
poesia
dell
'
amore
che
è
la
maternità
.
Se
ci
piacesse
insistere
su
un
argomento
tanto
scabroso
,
noi
osserveremmo
che
non
sempre
queste
abilissime
fanciulle
e
i
loro
amanti
d
'
un
giorno
o
d
'
un
mese
potrebbero
essere
sicuri
di
evitare
il
pericolo
e
il
danno
della
fecondità
.
Malgrado
le
precauzioni
,
vi
sono
sempre
delle
sorprese
.
E
malgrado
il
vangelo
predicato
da
Leone
Blum
vi
potranno
sempre
essere
(
lo
crediamo
e
lo
speriamo
!
)
dei
giovani
cui
ripugna
intorbidare
la
limpidità
della
loro
passione
sia
pure
effimera
,
col
veleno
d
'
un
calcolo
utilitario
,
e
che
non
osano
,
non
sanno
,
non
vogliono
offendersi
reciprocamente
insegnando
o
proponendo
l
'
uno
all
'
altro
delle
pratiche
che
ripugnano
-
almeno
in
principio
!
-
a
due
amanti
sinceri
.
E
allora
,
i
figli
nascerebbero
malgrado
la
volontà
dei
genitori
,
e
allora
molte
fanciulle
porterebbero
al
marito
,
anziché
una
corona
di
fiori
d
'
arancio
,
una
collana
di
bambini
formata
colla
cooperazione
di
molti
padri
!
Non
sarebbe
questo
un
ostacolo
al
matrimonio
tardivo
,
al
matrimonio
di
rassegnazione
e
di
consolazione
quale
lo
sogna
Leone
Blum
?
A
me
pare
di
sì
.
Al
Blum
pare
di
no
.
Egli
anzi
sostiene
che
i
mariti
accetteranno
con
gioia
quei
figli
di
varia
e
incerta
provenienza
,
e
scrive
con
una
filosofia
che
somiglia
molto
all
'
ingenuità
:
"
L
'
agrément
des
enfants
pourra
même
les
determiner
(
i
mariti
)
au
même
titre
que
les
qualités
de
la
mère
.
Et
j
'
en
sais
qui
,
redoutant
de
vieillir
sans
famille
,
n
'
auraient
pas
été
fachés
de
trouver
des
enfants
tous
faits
"
.
Così
,
il
quadro
della
famiglia
futura
è
completo
.
Non
solo
il
marito
stende
un
velo
sul
passato
di
sua
moglie
,
ma
il
suo
ideale
matrimoniale
è
di
trovare
dei
figli
già
fatti
....
evidentemente
per
evitarsi
il
disturbo
di
farli
.
*
Se
nella
tesi
di
Jules
Bois
ci
ha
sorpreso
la
troppo
poca
considerazione
degli
invincibili
bisogni
del
senso
,
e
l
'
illusione
di
ridur
quasi
tutto
l
'
amore
all
'
amore
platonico
,
nella
tesi
di
Leone
Blum
ci
ha
sorpreso
e
,
diciamolo
francamente
,
ci
ha
scandalizzato
il
veder
ridotto
a
un
problema
puramente
fisiologico
quello
che
è
anche
e
sopratutto
un
problema
psicologico
.
Per
il
Blum
,
sembra
che
tutte
le
fanciulle
non
siano
altro
che
delle
attrici
le
quali
,
per
poter
recitar
bene
la
loro
parte
alla
prima
rappresentazione
davanti
al
sindaco
,
debbono
averla
prima
ripetuta
assai
volte
in
molte
prove
con
varii
attori
.
Egli
non
crede
che
una
donna
possa
amare
per
sempre
un
uomo
solo
.
Egli
crede
che
la
fedeltà
sia
uno
stato
secondo
,
un
fenomeno
raro
che
appare
soltanto
come
una
conseguenza
fatale
della
stanchezza
quando
si
è
abusato
dell
'
infedeltà
.
Io
credo
invece
che
la
virtù
delle
donne
sia
una
questione
di
temperamento
.
E
non
mi
illuderei
sulla
fedeltà
di
una
moglie
solo
perché
questa
,
da
fanciulla
,
ha
potuto
esaurire
in
dieci
o
venti
avventure
il
bisogno
del
suo
istinto
poligamo
.
Chi
ha
bevuto
,
berrà
.
Il
matrimonio
sognato
da
Leone
Blum
non
sopprimerà
l
'
adulterio
:
sopprimerà
forse
la
gelosia
,
questa
malattia
dell
'
immaginazione
sessuale
.
I
mariti
che
arrivano
....
ultimi
,
mostrerebbero
infatti
poca
psicologia
ad
esser
gelosi
dell
'
avvenire
.
Il
pericolo
del
tradimento
esisterà
come
esiste
oggi
,
con
la
sola
differenza
che
potrà
essere
un
poco
diminuito
....
per
l
'
età
dei
coniugi
.
Se
infatti
il
Blum
vuole
che
gli
uomini
e
le
donne
si
sposino
tardi
,
è
evidente
che
per
ragioni
aritmetiche
il
numero
degli
adulterii
sarà
diminuito
.
Ma
ciò
non
prova
nulla
a
vantaggio
del
suo
sistema
:
prova
soltanto
questa
verità
banale
:
che
quando
la
maggioranza
degli
uomini
e
delle
donne
si
sposano
fra
i
35
e
i
50
anni
,
anziché
fra
i
20
e
i
40
,
le
probabilità
degli
adulterii
sono
diminuite
per
una
ragione
fisiologica
.
Del
resto
,
io
vorrei
sapere
perché
il
Blum
si
preoccupa
tanto
della
fedeltà
post
-
matrimoniale
,
una
volta
che
egli
dà
così
poco
peso
a
quello
che
noi
siamo
abituati
a
chiamare
l
'
onore
d
'
una
fanciulla
.
Se
egli
trova
legittimo
che
la
donna
possa
mutare
come
e
quanto
vuole
i
suoi
amanti
fin
che
non
è
maritata
,
per
quale
ragione
troverà
necessario
e
doveroso
che
tutto
ad
un
tratto
questa
donna
si
irrigidisca
nella
più
assoluta
onestà
?
Non
ricordo
più
chi
ha
scritto
che
il
tramonto
dura
dieci
minuti
all
'
orizzonte
e
dieci
anni
nel
cuore
d
'
una
donna
.
E
quali
bagliori
di
fuoco
hanno
talvolta
certi
tramonti
femminili
!
È
dunque
possibile
,
se
non
probabile
,
che
anche
una
donna
maritata
secondo
i
consigli
del
Blum
,
cioè
a
un
'
età
non
più
giovanissima
,
senta
in
sé
rifiorire
quell
'
istinto
della
mutabilità
che
il
nostro
autore
,
con
un
criterio
troppo
matematico
,
vuole
restringere
entro
il
primo
periodo
della
vita
pubere
.
E
allora
?
Allora
,
se
questa
donna
ama
,
perché
deve
essere
vietato
a
lei
l
'
abbandonarsi
al
suo
amore
,
se
proprio
voi
,
signor
Blum
,
avete
sostenuto
che
bisogna
seguire
e
non
frenare
l
'
istinto
?
Tutto
l
'
errore
della
tesi
del
Blum
consiste
nel
termine
cronologico
ch
'
egli
le
ha
voluto
assegnare
.
Egli
ha
diviso
in
due
,
con
una
linea
ipotetica
,
la
vita
sessuale
.
Libertà
assoluta
prima
del
matrimonio
,
fedeltà
rigida
dopo
.
Egli
non
ha
mai
fatto
questione
di
sentimento
:
egli
ha
fatto
soltanto
questione
d
'
istinto
.
Egli
ha
considerato
l
'
uomo
e
la
donna
come
uno
zoologo
:
ha
assegnato
a
questi
animali
la
loro
stagione
degli
amori
.
Miopìa
grande
,
perché
l
'
uomo
,
contrariamente
ad
ogni
altro
animale
,
ama
in
tutte
le
stagioni
e
,
si
può
dire
,
a
tutte
le
età
.
Miopìa
ancora
più
imperdonabile
perché
l
'
uomo
ha
trasformato
l
'
amore
da
un
semplice
gesto
fisiologico
in
un
poema
di
sentimento
.
Ora
,
secondo
il
mio
modesto
parere
,
ciò
che
va
difeso
è
la
libertà
incondizionata
di
questo
sentimento
,
non
già
la
licenza
di
quell
'
istinto
.
Ciò
che
dobbiamo
chiedere
e
pretendere
è
che
le
fanciulle
possano
unirsi
a
coloro
che
veramente
amano
,
non
già
che
esse
possano
divertirsi
col
primo
maschio
che
sveglia
il
loro
istinto
.
Il
Blum
si
è
preoccupato
troppo
dell
'
amore
fisiologico
e
troppo
poco
dell
'
amore
psicologico
.
Ha
rivendicato
i
diritti
del
senso
,
non
i
diritti
della
passione
.
Ha
visto
nella
donna
più
una
lussuriosa
che
un
'
amante
.
E
le
ha
detto
:
sfògati
con
un
periodo
di
carnevale
in
cui
sotto
la
maschera
della
libertà
tutto
ti
sarà
lecito
:
poi
,
verrà
la
quaresima
del
matrimonio
e
allora
dovrai
far
la
beghina
.
Più
limpido
,
più
logico
,
più
onesto
sarebbe
stato
rivendicare
arditamente
il
diritto
all
'
amore
libero
,
senza
barriere
matrimoniali
e
senza
la
volgarità
di
preoccupazioni
malthusiane
.
Rivendicarlo
in
nome
del
sentimento
,
anziché
in
nome
del
senso
.
Io
credo
vi
sia
un
'
esagerazione
e
un
equivoco
in
tutti
quei
moralisti
o
feministi
che
danno
oggi
un
'
eccessiva
importanza
alla
questione
sessuale
e
par
la
considerino
quasi
come
la
chiave
di
volta
dell
'
edificio
di
tutta
la
nostra
moralità
.
Noi
siamo
colpiti
da
una
specie
di
ossessione
del
problema
sessuale
e
lo
discutiamo
sotto
tutte
le
forme
e
ad
ogni
momento
.
Vogliamo
insegnare
ai
ragazzi
nelle
scuole
i
fenomeni
della
riproduzione
,
vogliamo
che
ne
siano
edotte
con
esaurienti
spiegazioni
anche
le
fanciulle
,
quasi
che
l
'
amante
non
sia
preferibile
a
un
professore
di
fisiologia
per
svelare
dei
segreti
così
belli
!
Vogliamo
,
infine
,
che
anche
la
donna
pregusti
con
libere
e
varie
avventure
ciò
che
una
volta
le
era
negato
dalla
morale
fino
al
giorno
del
matrimonio
.
E
anche
coloro
che
sono
agli
antipodi
di
queste
audaci
dottrine
rivoluzionarie
,
anche
i
feministi
alla
Jules
Bois
non
nascondono
il
loro
desiderio
,
direi
quasi
la
loro
voluttà
di
parlare
dell
'
atto
fisiologico
che
costituisce
l
'
amore
,
sia
pure
per
bestemmiarlo
,
e
rinnovano
in
letteratura
la
psicologia
lubrica
del
confessore
che
gode
di
poter
almeno
parlare
di
quegli
argomenti
che
la
sua
religione
gli
vieta
di
conoscere
in
un
modo
un
po
'
più
positivo
.
È
uno
scatenamento
di
sensualità
verbale
dove
i
più
arditi
nel
vocabolario
e
i
più
precisi
nei
particolari
sono
giovinetti
che
ancora
non
sanno
o
zitellone
che
si
rammaricano
di
non
avere
ancora
saputo
.
Sembra
che
la
nostra
società
attraversi
un
periodo
di
senilità
impotente
,
e
come
i
vecchi
,
goda
nella
descrizione
di
azioni
che
non
le
è
più
dato
di
compiere
.
Per
questo
,
forse
,
anche
scrittori
della
forza
e
dell
'
originalità
di
Leone
Blum
non
vedono
nel
problema
dell
'
amore
che
il
senso
e
nella
donna
che
la
femmina
.
E
non
offrono
a
questa
che
il
mezzo
per
ottenere
soddisfazioni
materiali
e
volgari
.
Vittime
dell
'
ambiente
,
questi
scrittori
non
sentono
che
più
alto
è
l
'
ideale
femminile
,
più
nobile
il
desiderio
di
libertà
nella
donna
.
Essa
vuole
conquistare
i
diritti
dell
'
anima
,
oltre
e
più
che
il
diritto
di
concedere
il
proprio
corpo
.
Ella
non
chiede
pluralità
d
'
amanti
e
non
ha
sete
di
sensualità
:
ella
chiede
semplicemente
amore
nel
significato
più
umano
e
più
poetico
di
questa
parola
.
-
"
Les
femmes
-
diceva
Balzac
-
abandonneront
les
bénéfices
de
toutes
les
nuits
de
Messaline
pour
vivre
avec
un
être
qui
leur
prodiguera
ces
caresses
d
'
âme
dont
elles
sont
si
friandes
,
et
qui
ne
coutent
rien
aux
Lommes
si
ce
n
'
est
un
peu
d
'attention...."
LA
CRIMINALITÀ
ANCILLARE
.
Ricordate
,
lettrici
,
il
Journal
d
'
une
femme
de
chambre
di
Ottavio
Mirbeau
?
Questo
libro
,
che
è
un
'
opera
d
'
arte
e
nello
stesso
tempo
uno
studio
sociale
,
che
è
ardito
fino
all
'
indecenza
e
triste
fino
alle
lagrime
,
narra
la
vita
d
'
una
cameriera
,
e
lascia
comprendere
qual
è
,
in
generale
,
la
vita
di
tutte
le
cameriere
.
Il
tipo
di
Célestine
,
di
questa
bella
fanciulla
venuta
d
'
Audierne
a
Parigi
per
corrompersi
,
come
un
fiore
viene
dai
campi
per
avvizzir
nei
salotti
,
ricorda
la
figura
malinconica
di
Germinie
Lacerteux
;
ma
mentre
i
Goncourt
nel
loro
romanzo
avevano
analizzato
soltanto
la
psicologia
d
'
una
donna
,
il
Mirbeau
seppe
compiere
nel
suo
volume
l
'
analisi
di
tutta
una
classe
sociale
.
È
la
classe
delle
persone
di
servizio
che
nel
Journal
d
'
une
femme
de
chambre
confessa
audacemente
,
cinicamente
le
sue
miserie
e
le
sue
vergogne
,
svelando
quelle
dei
suoi
padroni
.
Classe
sociale
ibrida
,
che
non
ha
più
il
sangue
generoso
del
popolo
donde
esce
,
ma
che
ha
già
acquistato
i
vizi
della
borghesia
ove
vuol
penetrare
;
esercito
di
malcontenti
e
di
invidiosi
che
noi
manteniamo
nelle
nostre
case
per
sua
o
nostra
sventura
,
che
avvelena
la
nostra
vita
corrompendo
la
propria
,
che
imita
ciò
che
abbiamo
di
peggio
e
desidera
ciò
che
abbiamo
di
meglio
,
che
si
mescola
necessariamente
alla
nostra
intimità
,
ed
è
quindi
complice
o
spia
di
quanto
abbiamo
di
più
geloso
e
di
più
segreto
....
*
Forse
molti
leggendo
il
libro
del
Mirbeau
l
'
avranno
creduto
una
descrizione
fantastica
o
esagerata
,
dovuta
allo
spirito
ironico
e
paradossale
dell
'
autore
francese
.
Malauguratamente
la
lettura
in
questo
caso
non
è
stata
che
lo
specchio
della
verità
.
Ho
qui
sul
tavolo
un
volume
di
quasi
500
pagine
in
ottavo
:
La
servante
criminelle
,
étude
de
criminologie
professionnelle
di
Raymond
de
Ryckère
,
un
magistrato
sociologo
,
e
leggendolo
m
'
è
parso
vedermi
svolger
dinanzi
la
prova
documentata
di
quella
diagnosi
dolorosa
che
Ottavio
Mirbeau
aveva
sintetizzata
in
un
'
opera
d
'
arte
.
Colle
cifre
e
coi
fatti
,
con
la
fredda
eloquenza
della
statistica
e
con
la
precisione
inoppugnabile
di
inchieste
rigidamente
condotte
,
il
De
Ryckère
dimostra
che
la
classe
delle
persone
di
servizio
è
,
relativamente
,
una
di
quelle
che
offrono
la
più
alta
percentuale
alla
delinquenza
,
e
ad
ogni
forma
di
degenerazione
:
pazzia
,
suicidio
,
alcoolismo
,
prostituzione
.
E
bisogna
aggiungere
che
la
statistica
non
può
numerare
tutti
i
delitti
,
in
ispecie
i
furti
,
delle
persone
di
servizio
,
perché
dei
domestici
che
rubano
accade
quasi
sempre
ciò
che
accade
dei
giocatori
che
barano
:
quando
vengono
scoperti
si
cacciano
,
per
unica
punizione
.
*
Se
è
vero
che
le
società
hanno
i
delinquenti
che
si
meritano
,
deve
essere
altrettanto
vero
che
i
padroni
hanno
i
servitori
che
si
meritano
.
L
'
atto
di
accusa
contro
questi
include
quindi
un
atto
di
accusa
anche
contro
quelli
.
E
la
crisi
della
domesticità
,
che
preoccupa
le
nostre
famiglie
ed
è
oggi
uno
dei
leit
-
motiv
dei
discorsi
delle
nostre
signore
,
si
eleva
dalla
meschinità
del
pettegolezzo
al
valore
di
problema
sociale
ed
assurge
a
sintomo
non
trascurabile
della
trasformazione
morale
ed
economica
di
tutta
la
nostra
vita
.
Se
le
persone
di
servizio
peggiorano
,
gli
è
infatti
perché
peggiorano
i
padroni
,
perché
l
'
ambiente
della
casa
è
mutato
da
quel
che
era
una
volta
.
Uomo
o
donna
,
il
domestico
non
è
più
,
salvo
rare
eccezioni
,
come
l
'
edera
che
muore
ove
s
'
attacca
.
Nelle
famiglie
moderne
sfilano
figure
sempre
nuove
di
cuoche
,
di
cameriere
,
di
servitori
,
con
la
rapidità
di
un
cinematografo
.
Si
direbbe
che
,
alla
stessa
guisa
che
si
son
rallentati
i
vincoli
famigliari
,
s
'
è
perduto
anche
il
prestigio
di
attrazione
che
le
famiglie
antiche
avevano
sui
loro
domestici
.
Una
volta
,
la
persona
di
servizio
faceva
quasi
parte
della
famiglia
,
vi
rimaneva
a
lungo
,
ne
divideva
le
gioie
e
i
dolori
:
oggi
,
non
è
che
un
salariato
che
passa
.
Colpa
,
in
parte
,
del
modo
come
oggi
da
molti
padroni
sono
trattati
i
domestici
.
La
distanza
che
separa
gli
uni
dagli
altri
è
accentuata
.
Non
più
dolcezza
nei
comandi
:
non
più
confidenza
sincera
nelle
reciproche
relazioni
.
Ordini
brevi
,
o
generosità
del
genere
di
queste
:
"
Voi
potete
mangiare
questa
pera
;
è
marcia
"
.
-
"
Finite
pure
questo
pollo
in
cucina
,
sa
di
cattivo
odore
"
.
Ah
,
eleganti
ed
educate
padrone
di
casa
che
vi
lamentate
tanto
dell
'
insolenza
delle
vostre
persone
di
servizio
,
siete
voi
ben
sicure
di
aver
sempre
rispettata
la
loro
dignità
?
Colpa
,
anche
,
dell
'
aumento
vertiginoso
che
si
è
manifestato
in
questi
ultimi
tempi
nel
numero
delle
persone
di
servizio
.
Nella
sola
città
di
Parigi
i
domestici
in
undici
anni
sono
raddoppiati
.
E
la
qualità
ha
avuto
naturalmente
un
'
evoluzione
inversa
alla
quantità
.
Mentre
una
volta
avere
una
persona
di
servizio
significava
una
discreta
agiatezza
,
e
averne
due
quasi
la
ricchezza
,
adesso
non
c
'
è
modesta
famiglia
che
non
voglia
avere
la
cuoca
e
la
cameriera
....
pagate
e
trattate
dio
sa
come
!
Colpa
,
infine
,
di
quella
corrente
egalitaria
che
ormai
domina
i
sentimenti
e
i
pensieri
di
tutte
le
classi
inferiori
.
E
la
classe
dei
domestici
,
più
di
ogni
altra
,
è
in
caso
di
far
confronti
che
suscitano
legittima
invidia
,
perché
non
solo
essa
è
necessaria
spettatrice
delle
maggiori
ingiustizie
sociali
,
del
danaro
che
si
profonde
spensieratamente
da
alcuni
mentre
troppi
ne
mancano
,
ma
anche
perché
essa
è
giudice
del
valore
morale
dei
suoi
padroni
,
e
conoscendone
i
vizî
trova
doppiamente
ingiusta
la
loro
superiorità
economica
.
Per
tutte
queste
ragioni
,
c
'
è
fra
le
persone
di
servizio
e
chi
le
paga
un
antagonismo
latente
ma
forse
più
acuto
che
fra
le
altre
classi
di
sfruttati
e
di
sfruttatori
;
e
questo
antagonismo
che
non
può
o
non
sa
ancora
manifestarsi
in
forme
violente
ma
almeno
leali
,
si
sfoga
in
modi
subdoli
e
vili
,
quasi
una
lotta
nell
'
ombra
,
che
ha
per
unico
risultato
di
peggiorare
sempre
più
i
rapporti
fra
le
due
classi
,
e
di
far
degenerare
sempre
più
la
classe
delle
persone
di
servizio
che
combattono
la
loro
battaglia
con
armi
immorali
e
delittuose
.
*
Schwift
,
il
celebre
umorista
inglese
,
ha
scritto
un
piccolo
libro
interessantissimo
:
L
'
arte
di
rubare
ai
padroni
.
-
Consigli
ai
domestici
dei
due
sessi
.
Certamente
nessuna
persona
di
servizio
lo
ha
letto
,
eppure
moltissime
ne
appliccano
ogni
giorno
gli
insegnamenti
.
Io
non
so
se
sia
vero
,
come
pretende
Mercier
,
che
su
dieci
domestiche
quattro
son
ladre
:
so
che
il
40
per
cento
delle
donne
condannate
per
furto
in
Francia
appartengono
alla
classe
delle
persone
di
servizio
,
e
che
in
Italia
la
proporzione
è
presso
a
poco
la
stessa
.
Aggiungete
a
queste
constatazioni
statistiche
i
mille
modi
in
cui
una
cameriera
e
sopratutto
una
cuoca
può
rubare
ai
padroni
senza
che
questi
se
ne
accorgano
,
e
forse
si
converrà
che
il
Mercier
non
aveva
tutti
i
torti
.
Diceva
Balzac
:
"
un
cuoco
o
una
cuoca
non
sono
altro
che
dei
ladri
domestici
che
noi
abbiamo
l
'
ingenuità
di
ricompensare
con
un
salario
.
Fra
la
tavola
da
pranzo
e
il
mercato
,
essi
hanno
stabilito
un
'
imposta
;
e
nessun
municipio
di
nessuna
città
è
così
abile
a
far
valere
i
suoi
diritti
di
dazio
,
come
essi
lo
sono
su
tutto
ciò
che
dalle
botteghe
dei
fornitori
entra
nella
casa
del
padrone
"
.
Codesta
è
una
forma
di
criminalità
specifica
cui
non
si
può
negare
che
la
professione
stessa
invita
e
quasi
provoca
,
e
che
,
appunto
per
la
sua
universalità
,
merita
le
attenuanti
.
I
padroni
la
conoscono
,
la
sopportano
e
chiudono
un
occhio
.
Un
'
altra
forma
,
assai
più
grave
e
pericolosa
,
di
criminalità
specifica
ancillare
è
quella
delle
associazioni
di
ladri
che
hanno
per
loro
affigliate
le
cuoche
e
le
cameriere
.
Queste
,
che
potrebbero
definirsi
le
commesse
viaggiatrici
dell
'
associazione
,
hanno
l
'
incarico
di
entrare
a
servizio
nelle
famiglie
per
poter
descrivere
ai
....
colleghi
la
topografia
degli
appartamenti
,
indicare
le
stanze
e
i
mobili
ove
son
racchiusi
i
danari
e
l
'
argenteria
,
facilitare
insomma
il
furto
con
scasso
.
A
Parigi
pochi
anni
or
sono
era
famosa
la
banda
dei
grembiuli
bianchi
diretta
da
Giuseppina
Varille
,
una
deliziosa
soubrette
che
riuscì
per
molto
tempo
a
tenere
in
iscacco
la
polizia
.
Dopo
aver
molto
guadagnato
,
indisturbata
,
fu
finalmente
scoperta
e
arrestata
nel
1905
.
Sul
suo
esempio
si
son
formate
altre
associazioni
,
e
ormai
le
bandes
de
bonnes
danno
molto
filo
da
torcere
a
Lépine
,
l
'
irrequieto
e
astutissimo
prefetto
di
polizia
di
Parigi
.
Prevedo
che
qualche
lettrice
sorriderà
a
questo
racconto
,
pensando
con
tranquilla
sicurezza
che
son
cose
che
accadono
a
Parigi
e
di
cui
non
c
'
è
ancora
pericolo
nelle
nostre
quiete
città
di
provincia
.
Si
disilluda
.
Una
signora
mi
raccontava
or
son
pochi
mesi
a
Firenze
questo
fatto
.
Ella
aveva
preso
al
suo
servizio
una
cameriera
che
si
era
presentata
a
lei
con
ottime
informazioni
.
La
cameriera
il
giorno
dopo
entrata
in
casa
ammalò
,
e
gravemente
.
La
signora
non
ebbe
cuore
di
mandarla
all
'
ospedale
e
la
curò
con
affetto
quasi
materno
per
circa
un
mese
.
Quando
la
ragazza
guarì
disse
alla
padrona
che
voleva
immediatamente
lasciar
la
sua
casa
.
-
Ma
come
-
rispose
la
signora
-
dopo
tutte
le
cure
che
ti
ho
prodigato
,
mi
vuoi
ricompensare
con
un
atto
di
ingratitudine
?
-
La
cameriera
scoppiò
in
pianto
,
le
confessò
che
era
affigliata
a
una
banda
di
ladri
,
e
che
non
volendo
tradire
la
sua
benefattrice
né
correre
il
rischio
delle
rappresaglie
dei
suoi
compagni
se
non
avesse
dato
loro
le
indicazioni
richieste
,
credeva
compiere
il
suo
dovere
allontanandosi
.
*
Scrive
Célestine
nel
suo
Giornale
:
"
Quana
je
pense
qu
'
une
femme
de
chambre
ou
une
cuisinière
tient
chaque
jour
dans
ses
mains
la
vie
des
maîtres
....
une
pincée
d
'
arsenic
à
la
place
du
sel
....
un
petit
filet
de
strychnine
au
lieu
du
vinaigre
....
et
C6a
y
est
!
Eh
bien
,
non
..
tant
-
il
est
vrai
que
nous
avons
tout
de
même
la
servitude
dans
le
sang
!
"
.
Celestina
si
sbaglia
e
regala
alla
classe
cui
appartiene
un
elogio
ironico
ch
'
essa
non
merita
.
Le
persone
di
servizio
non
hanno
tutte
nel
sangue
quell
'
istinto
servile
che
le
fa
rifuggire
dall
'
avvelenamento
.
Se
è
vero
che
questo
reato
è
in
grande
diminuzione
dopo
i
progressi
della
chimica
moderna
la
quale
ne
scopre
facilmente
le
traccie
,
è
anche
vero
che
la
diminuzione
è
dovuta
alla
criminalità
maschile
e
non
alla
criminalità
femminile
.
La
donna
,
più
debole
dell
'
uomo
,
deve
necessariamente
servirsi
nel
delitto
di
mezzi
subdoli
e
vili
.
Come
normalmente
essa
adopera
più
la
furberia
che
l
'
ingegno
,
più
la
finzione
che
la
lealtà
,
così
anormalmente
essa
adopera
piuttosto
il
veleno
che
il
coltello
.
E
fra
le
donne
,
quelle
addette
ai
servizii
domestici
danno
all
'
avvelenamento
una
percentuale
fortissima
perché
la
scarsezza
della
loro
coltura
le
lascia
inconscie
dei
pericoli
d
'
un
delitto
ch
'
esse
s
'
illudono
non
possa
venire
scoperto
,
e
perché
la
facilità
quotidiana
che
hanno
di
commetterlo
,
è
una
suggestione
cui
non
sempre
sanno
resistere
.
Da
Eufrasia
Mercier
che
avvelenò
la
sua
padrona
da
cui
s
'
era
fatta
nominare
erede
,
fino
a
Clementina
Tosetti
che
avvelenò
la
povera
Lardera
De
Medici
per
sposarne
il
marito
,
la
lista
delle
cameriere
avvelenatrici
è
lunghissima
.
Avvelenano
per
interesse
,
avvelenano
per
amore
,
avvelenano
sopratutto
per
vendetta
.
Forse
di
tutte
le
passioni
femminili
la
più
profonda
e
la
più
lunga
è
la
vendetta
.
Bisogna
essere
donna
,
ha
detto
Madame
de
Rieux
,
per
sapere
qual
voluttà
sia
vendicarsi
.
Le
persone
di
servizio
,
che
vivono
in
una
condizione
e
in
un
ambiente
dove
tutto
le
offende
le
irrita
le
inasprisce
,
hanno
più
di
ogni
altro
l
'
occasione
di
dare
sfogo
al
loro
rancore
,
e
si
vendicano
infatti
dei
loro
padroni
nella
maniera
più
crudele
e
più
atroce
.
Si
vendicano
per
il
motivo
più
futile
,
spesso
per
un
semplice
rimprovero
.
Questa
sproporzione
fra
il
movente
e
l
'
atto
,
fra
il
sentimento
e
i
mezzi
adoperati
per
soddisfarlo
,
può
far
credere
in
certi
casi
si
tratti
di
un
'
intelligenza
ammalata
o
degenerata
:
non
è
invece
generalmente
che
l
'
effetto
dell
'
impulsività
femminile
....
Una
cameriera
di
18
anni
,
rimproverata
dalla
padrona
perché
aveva
rotto
un
piatto
,
mette
del
veleno
nella
minestra
.
La
padrona
e
il
marito
muoiono
fra
atroci
spasimi
.
La
cameriera
confessa
piangendo
il
suo
delitto
orribile
e
vorrebbe
uccidersi
per
espiarlo
.
Qual
prova
migliore
che
talvolta
nella
donna
il
delitto
non
è
che
la
conseguenza
della
fulminea
impulsività
con
cui
l
'
idea
si
traduce
in
azione
?
Ma
questi
sono
evidentemente
dei
casi
eccezionali
,
per
quanto
,
ripeto
,
la
statistica
ne
segni
piuttosto
l
'
aumento
che
la
diminuzione
.
Uccidere
i
padroni
è
forse
del
resto
un
atto
di
ingenuità
da
parte
dei
domestici
.
Ucciderli
,
e
perché
?
Forse
che
si
uccide
la
mucca
che
dà
il
latte
o
il
montone
che
dà
la
lana
?
Si
munge
la
mucca
e
si
tosa
il
montone
,
abilmente
,
con
molta
delicatezza
....
Ecco
il
furbo
consiglio
di
Celestina
.
E
spunta
allora
quell
'
altra
forma
specifica
di
criminalità
ancillare
che
ha
la
sua
base
e
la
sua
origine
nell
'
immoralità
sessuale
.
Quando
una
domestica
ha
ceduto
al
padrone
o
al
figlio
del
padrone
,
non
è
soltanto
il
suo
onore
di
vergine
che
si
è
infranto
,
è
tutta
la
sua
moralità
che
ha
subìto
una
diminuzione
.
In
lei
il
rispetto
della
proprietà
altrui
,
dato
che
esistesse
assai
vivo
,
si
fa
assai
debole
,
ed
ella
non
distingue
più
nettamente
la
differenza
fra
il
ricevere
un
dono
dal
suo
amante
e
il
prendere
da
sé
ciò
a
cui
crede
d
'
aver
diritto
.
Dice
molto
bene
il
Joly
:
"
les
femmes
ont
le
vague
sentiment
que
tout
leur
est
permis
dans
leurs
rapports
avec
l
'
homme
,
car
elles
peuvent
en
quelque
sorte
tout
payer
par
leur
complaisance
"
.
E
una
volta
acquistata
questa
sicurezza
d
'
avere
nel
loro
corpo
nella
loro
gioventù
il
facile
e
pronto
mezzo
per
pagare
qualunque
debito
e
per
essere
assolte
da
qualunque
furto
,
chi
può
dire
dove
e
quando
si
arresteranno
sulla
china
dell
'
immoralità
?
La
prostituzione
ancillare
ha
varie
forme
:
la
più
antica
certo
,
la
più
semplice
e
forse
anche
la
più
comune
è
la
prostituzione
domestica
:
quella
che
l
'
occasione
,
più
che
il
vizio
,
determina
quasi
fatalmente
.
È
il
padrone
o
un
servitore
o
un
frequentatore
della
famiglia
che
,
approfittando
di
circostanze
favorevoli
,
prendono
la
fanciulla
....
la
cui
resistenza
non
è
mai
molto
energica
.
V
'
è
la
prostituzione
larvata
dei
caffè
delle
trattorie
degli
alberghi
(
la
cui
forma
più
tipica
è
offerta
dalle
kellerinnentedesche
)
,
ove
l
'
avventore
sa
di
trovare
soddisfazione
per
tutti
i
suoi
appetiti
.
E
v
'
è
infine
la
prostituzione
vera
e
propria
ma
clandestina
esercitata
da
certe
agenzie
che
,
mediante
avvisi
sui
giornali
o
agenti
speciali
,
ingannano
le
fanciulle
e
col
pretesto
di
trovar
loro
un
posto
di
cameriera
o
di
cuoca
le
fanno
invece
servire
come
stromenti
di
un
turpe
guadagno
.
Ove
si
arriva
scendendo
più
o
meno
volontariamente
queste
scale
del
vizio
?
Si
arriva
al
delitto
,
all
'
infanticidio
,
all
'
aborto
,
con
tutto
il
corteo
delle
megere
che
per
professione
favoriscono
questi
reati
;
si
arriva
a
quell
'
ultimo
gradino
della
prostituzione
,
il
caput
mortuum
della
società
,
ove
spuntano
coloro
che
speculano
su
questa
miseria
umana
,
e
la
donna
che
si
vende
è
alla
mercé
dell
'
uomo
che
ruba
ed
uccide
e
ne
diventa
la
complice
.
Che
cosa
fa
la
società
per
impedire
,
o
almeno
per
diminuire
,
questa
demoralizzazione
crescente
della
classe
delle
persone
di
servizio
?
Che
cosa
fanno
i
governi
di
fronte
alle
rivelazioni
statistiche
che
ci
avvertono
ogni
anno
della
aumentata
percentuale
di
aborti
,
di
infanticidii
,
di
furti
,
di
reati
d
'
ogni
genere
,
dovuti
alle
domestiche
?
Si
crede
forse
che
i
Goncourt
abbiano
mentito
quando
nella
prima
pagina
di
Germinie
Lacerteux
scrissero
che
è
una
storia
vera
?
O
si
suppone
che
Ottavio
Mirbeau
abbia
tolto
unicamente
dalla
sua
fantasia
tutti
i
fatti
ch
'
egli
descrive
?
Non
sentiamo
noi
invece
che
è
vicino
a
noi
,
intorno
a
noi
,
nelle
nostre
case
,
una
folla
di
persone
che
sordamente
mina
la
tranquillità
della
nostra
esistenza
,
e
che
questo
lavoro
sotterraneo
esige
da
noi
un
pronto
rimedio
appunto
perché
noi
ne
abbiamo
la
maggior
responsabilità
?
Quali
metodi
profilattici
e
terapeutici
abbiamo
noi
adoperato
per
diminuire
la
paurosa
delinquenza
ancillare
?
*
Bisogna
constatare
anzitutto
,
e
con
dolore
,
che
in
nessun
paese
del
mondo
il
Governo
ha
creduto
di
intervenire
in
favore
della
disgraziatissima
classe
delle
persone
di
servizio
.
Ovunque
,
sotto
la
pressione
delle
idee
moderne
,
è
sorta
una
legislazione
nuova
,
la
legislazione
del
lavoro
.
C
'
è
un
minimo
d
'
età
per
gli
operai
addetti
alle
industrie
,
ci
sono
disposizioni
concernenti
l
'
igiene
dei
locali
ove
essi
lavorano
,
ci
sono
delle
limitazioni
alle
ore
di
lavoro
,
in
una
parola
c
'
è
un
insieme
di
leggi
protettrici
della
salute
dell
'
operaio
,
e
ci
sono
degli
ispettori
incaricati
della
sorveglianza
di
queste
leggi
.
La
classe
ancillare
invece
è
rimasta
estranea
a
questa
protezione
legale
.
Una
fanciulla
,
da
cui
i
parenti
vogliono
trarre
precoci
guadagni
,
può
essere
messa
a
servire
in
età
giovanissima
.
Chi
sorveglia
quanto
ella
lavora
?
Chi
si
preoccupa
se
essa
è
mal
nutrita
e
peggio
alloggiata
?
Come
i
suoi
genitori
senza
scrupoli
,
così
i
suoi
padroni
senza
pietà
,
possono
liberalmente
sfruttarla
,
con
quali
dolorose
conseguenze
per
la
sua
salute
fisica
e
morale
è
facile
immaginare
.
La
burocrazia
dei
Governi
non
ha
saputo
far
altro
che
estendere
alla
classe
delle
persone
di
servizio
il
dono
....
un
po
'
troppo
platonico
delle
decorazioni
.
In
Inghilterra
la
regina
Vittoria
aveva
istituito
fin
dal
1872
una
decorazione
speciale
per
i
domestici
che
fossero
rimasti
venticinque
anni
nella
stessa
famiglia
.
Nel
Granducato
di
Assia
-
Darmstadt
,
l
'
identica
decorazione
(
una
croce
d
'
oro
che
porta
nel
centro
a
smalto
il
monogramma
della
granduchessa
)
fu
istituita
nel
1895
.
E
nel
Belgio
,
un
decreto
del
ministro
dell
'
Industria
e
del
Lavoro
ha
esteso
nel
1906
anche
ai
domestici
che
dimostrino
d
'
aver
servito
lealmente
per
venticinque
anni
uno
stesso
padrone
,
la
medaglia
speciale
del
Lavoro
.
Ora
,
nessuno
nega
che
ciò
sia
ingenuamente
giusto
ed
utile
,
ma
nessuno
vorrà
sostenere
che
ciò
sia
l
'
unico
o
il
miglior
mezzo
per
contribuire
all
'
elevazione
morale
delle
persone
di
servizio
.
*
Più
pratica
è
senza
dubbio
la
via
per
cui
s
'
è
messa
l
'
iniziativa
privata
.
Tutte
le
associazioni
o
le
opere
filantropiche
che
,
sotto
un
titolo
o
sotto
un
altro
,
imitando
l
'
Oeuvre
des
servantes
liberées
di
Parigi
,
o
l
'
Arachne
Club
di
Londra
,
o
la
Borsa
del
lavoro
di
Bruxelles
,
tentano
di
trovar
lavoro
alle
domestiche
disoccupate
o
di
salvarle
dai
pericoli
che
le
circondano
quando
sono
sole
e
senza
risorse
,
fanno
innegabilmente
del
bene
.
Soltanto
lo
fanno
,
per
necessità
,
in
una
sfera
troppo
ristretta
,
e
non
rimediano
che
a
una
parte
del
grave
problema
.
Il
quale
rimarrà
fatalmente
insoluto
finché
rimarrà
nei
nostri
costumi
quella
specie
di
schiavitù
addolcita
e
larvata
che
è
la
condizione
della
persona
di
servizio
che
affitta
a
noi
per
uno
stipendio
meschino
,
non
solo
l
'
opera
sua
,
ma
la
sua
libertà
di
tutti
i
giorni
e
di
tutte
le
ore
.
Non
v
'
è
nessuna
altra
forma
di
lavoro
umano
che
tolga
così
completamente
l
'
indipendenza
.
Il
domestico
o
la
domestica
debbono
fare
sempre
ciò
che
è
loro
comandato
;
la
loro
volontà
è
abolita
:
la
loro
libertà
non
esiste
che
per
eccezione
in
alcune
ore
della
domenica
.
Ed
è
in
questo
stato
di
servilismo
che
risiede
la
causa
maggiore
dell
'
immoralità
e
della
criminalità
ancillare
.
Già
,
a
priori
,
coloro
che
entrano
a
far
parte
della
classe
delle
persone
di
servizio
rivelano
,
per
il
solo
fatto
della
scelta
della
loro
professione
,
uno
scarso
sentimento
di
dignità
personale
.
I
caratteri
forti
,
in
cui
è
sviluppato
il
rispetto
della
propria
personalità
e
in
cui
parla
alto
la
fierezza
umana
,
cercano
in
altro
modo
di
guadagnarsi
la
vita
.
Ciò
che
oggi
noi
domandiamo
e
vogliamo
è
l
'
indipendenza
.
Per
questo
,
molte
ragazze
preferiscono
a
un
posto
di
cameriera
,
il
lavoro
della
fabbrica
,
più
faticoso
e
spesso
meno
rimunerato
,
ma
che
lascia
loro
,
alla
fine
della
giornata
,
tutta
la
loro
libertà
.
Quelle
invece
che
si
rassegnano
a
diventare
persone
di
servizio
dimostrano
-
come
ho
detto
-
una
fiacca
coscienza
della
loro
dignità
,
la
quale
non
solo
le
predispone
ai
compromessi
colla
morale
,
ma
aumenta
nell
'
ambiente
in
cui
sono
costrette
a
vivere
,
e
non
può
che
offrirle
,
facili
vittime
,
a
tutte
le
tentazioni
.
Se
dunque
un
rimedio
è
possibile
alla
cosiddetta
crisi
delle
persone
di
servizio
,
questo
non
si
troverà
altro
che
trasformando
radicalmente
il
servizio
domestico
,
riducendolo
cioè
ai
minimi
termini
,
ed
elevandolo
in
dignità
là
dove
non
potrà
essere
soppresso
.
Ma
non
è
forse
questa
un
'
utopia
?
*
Per
ora
è
senza
dubbio
un
'
utopia
,
e
un
'
utopia
che
si
presta
al
ridicolo
.
Sono
quasi
dieci
anni
che
le
persone
di
servizio
imitano
la
tattica
delle
altre
classi
proletarie
protestando
collettivamente
contro
la
loro
condizione
.
A
Brooklyn
,
a
Chicago
,
a
Filadelfia
,
si
ebbero
nel
1899
i
primi
scioperi
delle
cuoche
e
cameriere
che
chiedevano
maggiori
salarii
e
sopratutto
un
numero
maggiore
di
ore
di
libertà
.
Poi
si
formarono
i
sindacati
che
esigevano
addirittura
dai
padroni
un
mese
di
vacanza
all
'
anno
....
come
le
amministrazioni
pubbliche
lo
accordano
ai
loro
impiegati
.
E
l
'
agitazione
s
'
estese
dal
nuovo
continente
al
vecchio
.
In
Olanda
nel
1902
l
'
associazione
delle
domestiche
aveva
il
suo
giornale
settimanale
che
combatteva
..
per
i
diritti
ancillari
.
E
in
Inghilterra
,
in
Russia
,
in
Ungheria
,
in
Germania
,
pullularono
a
poco
a
poco
sotto
forme
legali
e
illegali
le
dimostrazioni
della
classe
dei
domestici
,
che
con
meetingso
con
memoriali
,
con
scioperi
o
con
Società
,
levavano
alta
la
loro
voce
di
protesta
.
Il
pubblico
però
,
che
guarda
sempre
con
interesse
,
spesso
con
paura
,
alle
agitazioni
operaie
,
non
concedeva
alle
agitazioni
ancillari
che
il
suo
sorriso
e
la
sua
ironia
.
E
a
Berlino
fece
furore
la
frase
di
un
impiegato
di
polizia
,
il
quale
,
a
una
cuoca
che
si
era
andata
a
lagnare
perché
i
suoi
padroni
la
facevano
lavorare
19
ore
su
24
,
aveva
bruscamente
e
causticamente
risposto
:
"
Anche
il
gran
Federico
non
si
concedeva
che
5
ore
di
riposo
al
giorno
"
.
*
Nondimeno
,
malgrado
il
ridicolo
,
l
'
idea
di
una
trasformazione
nel
servizio
domestico
si
fa
strada
,
nei
giornali
e
nei
libri
.
Uno
dei
più
eleganti
chroniqueurs
parigini
scriveva
or
non
è
molto
:
"
Tutto
si
industrializza
oggi
:
e
perché
le
prestazioni
del
servizio
domestico
non
seguiranno
anch
'
esse
la
corrente
generale
?
La
domesticità
,
salvo
quella
di
gran
lusso
,
è
destinata
a
sparire
.
I
diversi
servizî
della
casa
saranno
intrapresi
à
forfaitda
compagnie
industriali
"
.
E
Charles
Gide
preconizzava
anch
'
esso
a
breve
scadenza
l
'
avvento
di
una
êra
di
liberazione
per
i
domestici
.
Non
solo
-
egli
diceva
-
la
maggior
parte
di
questi
scomparirà
,
ma
quelli
che
resteranno
non
daranno
più
in
affitto
la
loro
persona
,
bensì
,
come
ogni
altro
operaio
,
soltanto
alcune
ore
del
loro
tempo
.
Io
non
so
se
queste
previsioni
ottimiste
potranno
realizzarsi
tanto
presto
.
So
che
nel
fondo
della
coscienza
umana
dorme
un
istinto
di
giustizia
che
di
tratto
in
tratto
si
sveglia
e
produce
in
noi
un
vago
indefinibile
malessere
davanti
ai
fatti
in
cui
si
mostra
troppo
brutalmente
l
'
ineguaglianza
sociale
e
lo
spirito
di
casta
.
È
questo
istinto
che
a
poco
a
poco
nella
storia
ha
abolito
tutte
le
differenze
politiche
fra
gli
uomini
.
Perché
non
dovrebbe
esso
col
tempo
arrivare
anche
ad
abolire
,
o
per
lo
meno
ad
attenuare
,
la
differenza
sociale
fra
padroni
e
servitori
?
LA
DONNA
e
le
ingiustizie
della
legislazione
.
Nous
parlerons
contre
les
lois
insensées
jusqu
'
a
ce
qu
'
on
les
reforme
et
,
en
attendant
,
nous
nous
y
sonmettrons
avenglement
.
DIDEROT
.
Per
chi
voglia
discutere
obbiettivamente
questo
tema
,
che
ha
suscitato
e
suscita
intorno
a
sé
così
alto
fragor
di
polemiche
,
vi
è
anzitutto
una
semplice
ma
importante
constatazione
da
fare
,
ed
è
questa
:
"
le
donne
sono
le
sole
persone
cui
ai
nostri
giorni
vengano
dalla
legge
interdette
certe
capacità
,
per
ragione
di
nascita
"
.
Come
anticamente
gli
schiavi
,
come
fino
a
poco
tempo
fa
i
negri
in
America
,
le
donne
escono
alla
vita
col
marchio
indelebile
d
'
una
inferiorità
giuridica
.
Io
non
discuto
,
per
ora
:
io
mi
limito
a
ricercare
le
cause
di
queste
disposizioni
de
'
Codici
.
La
causa
principale
e
più
ovvia
consiste
nell
'
opinione
diffusissima
che
la
donna
sia
inferiore
all
'
uomo
.
Io
non
ripeterò
ciò
che
è
stato
detto
con
tanta
insistenza
noiosa
!
Dai
Padri
della
Chiesa
ai
rappresentanti
più
illustri
della
scienza
positiva
moderna
,
dai
poeti
ai
fisiologi
,
dagli
scrittori
socialisti
ai
conservatori
,
è
un
coro
per
concludere
col
Leopardi
che
la
donna
dell
'
uomo
al
tuttoda
natura
è
minor
.
Ché
se
più
mollie
più
tenui
le
membra
,
essa
la
mentemen
capace
e
men
forte
anco
riceve
.
Ciò
che
è
strano
si
è
che
coi
nemici
della
donna
si
son
trovati
d
'
accordo
,
nelle
conseguenze
,
i
suoi
più
validi
difensori
.
La
seconda
causa
infatti
per
cui
si
è
sempre
considerata
la
donna
una
minorenne
perpetua
consiste
nell
'
opinione
di
coloro
i
quali
giudicano
la
donna
un
essere
così
nobile
e
puro
da
doverlo
tener
lontano
dalla
realtà
della
vita
perché
non
sia
profanato
.
Gli
uni
dunque
hanno
detto
:
la
donna
è
un
essere
moralmente
malefico
,
e
intellettualmente
inferiore
,
non
bisogna
accordarle
tutti
i
diritti
che
ha
l
'
uomo
.
Gli
altri
hanno
detto
:
la
donna
è
un
essere
quasi
divino
,
il
fiore
della
nostra
esistenza
,
la
luce
della
nostra
via
,
ma
appunto
per
questo
bisogna
proteggerla
come
si
protegge
un
fiore
od
un
bimbo
.
E
gli
uni
per
disprezzo
,
gli
altri
per
ammirazione
hanno
concluso
col
tenerla
giuridicamente
soggetta
.
Come
ha
saputo
la
donna
portare
le
sue
catene
?
Ella
ha
imitato
gli
angeli
che
nell
'
affresco
di
Raffaello
vengono
a
liberare
San
Pietro
:
ella
non
ha
cercato
di
spezzare
colle
sue
fragili
e
bianche
mani
le
solide
sbarre
di
ferro
:
ella
ha
semplicemente
addormentato
e
ipnotizzato
i
guardiani
...
Che
le
importava
,
in
fondo
,
di
essere
esclusa
dalla
fabbricazione
delle
leggi
,
se
ella
dirigeva
coloro
che
le
fabbricano
?
Che
le
importava
di
essere
considerata
da
meno
dell
'
uomo
se
questo
maschio
orgoglioso
e
prepotente
che
le
negava
certi
diritti
,
era
viceversa
,
di
fronte
a
lei
,
umile
come
un
servo
ed
obbediente
come
un
automa
?
Dicono
sia
una
legge
storica
che
i
popoli
vinti
si
vendichino
dei
popoli
conquistatori
corrompendoli
.
La
donna
si
è
storicamente
vendicata
dell
'
oppressione
maschile
,
non
tanto
corrompendo
l
'
uomo
,
quanto
facendolo
agire
secondo
la
sua
volontà
e
lasciandogli
soltanto
l
'
illusione
dell
'
indipendenza
.
Se
mi
si
chiedesse
qual
forza
ha
più
contribuito
al
progresso
del
mondo
,
dopo
la
spada
dei
grandi
capitani
e
le
scoperte
dei
genii
,
direi
che
fu
la
seduzione
e
il
fascino
delle
donne
.
Una
forza
,
codesta
,
oscura
e
latente
che
non
ebbe
i
clangori
della
fama
come
ogni
cosa
bella
o
perfida
compiuta
dall
'
uomo
,
ma
una
forza
che
ha
invaso
e
pervaso
nei
secoli
tutti
i
meandri
della
vita
sociale
,
come
quelle
acque
sotterranee
che
diffondendosi
quetamente
pei
campi
sono
la
ragione
nascosta
e
perenne
della
fecondità
di
certi
terreni
.
Io
non
so
se
tutte
le
opere
dell
'
uomo
siano
dovute
all
'
ispirazione
femminile
:
certo
so
che
l
'
uomo
solo
,
l
'
uomo
senza
la
donna
non
è
che
la
metà
di
sé
stesso
:
per
esser
completo
egli
deve
aver
sentito
vibrare
vicino
a
sé
il
cuore
di
una
madre
,
d
'
una
sorella
,
d
'
una
amante
,
e
di
tutte
queste
grazie
,
di
tutte
queste
tenerezze
,
di
tutti
questi
fiori
dell
'
anima
fusi
tra
loro
in
un
solo
profumo
come
i
grappoli
della
vite
,
egli
deve
aver
saputo
crearsi
un
'
anima
forte
e
buona
,
l
'
anima
ardita
di
chi
tenta
qualunque
impresa
per
l
'
amor
d
'
una
donna
,
l
'
anima
generosa
di
chi
sente
di
dovere
il
meglio
dell
'
esser
suo
a
colei
che
gli
sta
a
fianco
e
che
le
leggi
pongono
tanto
al
di
sotto
di
lui
!
Ma
,
pur
troppo
,
gli
uomini
che
hanno
questa
coscienza
del
loro
relativo
valore
son
rari
,
e
ad
ogni
modo
non
basta
,
non
può
bastare
alla
donna
la
parte
silenziosa
di
ispiratrice
nascosta
.
Senza
dubbio
è
una
grande
soddisfazione
morale
per
lei
il
poter
dire
,
vedendo
l
'
agitarsi
e
l
'
affannarsi
degli
uomini
sul
palcoscenico
della
vita
:
son
io
che
dietro
alle
quinte
dirigo
i
loro
movimenti
;
ma
,
oltre
alle
soddisfazioni
dell
'
amor
proprio
,
occorrono
le
soddisfazioni
effettive
,
e
la
donna
vuol
uscire
dall
'
ombra
giuridica
e
politica
in
cui
è
stata
relegata
finora
,
vuol
conquistare
il
suo
posto
al
sole
,
vuole
agire
non
soltanto
con
l
'
arma
indiretta
del
suo
fascino
,
ma
per
mezzo
dei
diritti
che
le
leggi
le
devono
riconoscere
.
Ed
ecco
-
allora
-
il
feminismo
.
*
Il
punto
di
partenza
del
feminismo
è
questo
:
l
'
uomo
e
la
donna
sono
eguali
nella
nascita
e
nella
morte
:
le
differenze
fisiologiche
esistono
nel
loro
corpo
,
ma
non
ne
esiste
alcuna
nella
loro
costituzione
morale
:
il
cuore
ed
il
cervello
non
hanno
sesso
.
Per
conseguenza
fra
l
'
uomo
e
la
donna
tutto
dev
'
essere
uguale
.
Mi
permetto
di
credere
scientificamente
sbagliata
la
premessa
di
questa
teoria
.
Nella
questione
femminile
,
come
in
ogni
altra
,
il
punto
di
partenza
non
dev
'
essere
l
'
eguaglianza
,
questa
gloria
politica
,
ma
questo
errore
scientifico
dei
nostri
tempi
.
La
legge
che
regola
il
mondo
non
è
l
'
uguaglianza
,
ma
la
disuguaglianza
,
il
che
non
significa
inferiorità
e
oppressione
,
ma
differenza
e
gerarchia
.
La
donna
non
è
uguale
all
'
uomo
,
non
per
lo
stolto
pregiudizio
del
diritto
canonico
che
diceva
"
mulier
non
est
facta
ad
imaginem
Dei
"
,
non
per
la
più
stolta
ragione
addotta
da
Proudhon
-
un
socialista
!
-
che
affermava
non
potervi
essere
società
fra
uomo
e
donna
più
che
fra
animali
di
specie
diversa
,
ma
perché
,
dice
Spencer
,
il
supporre
che
l
'
animo
e
l
'
intelletto
dell
'
uomo
e
della
donna
possano
essere
identici
mentre
il
corpo
offre
tante
differenze
tra
l
'
uno
e
l
'
altro
e
mentre
è
così
diverso
nella
vita
l
'
ufficio
paterno
dal
materno
,
gli
è
un
supporre
che
a
funzioni
speciali
non
debbano
corrispondere
facoltà
speciali
,
il
che
,
a
dir
vero
,
sarebbe
un
esempio
unico
nella
natura
.
Lasciamo
dunque
ai
semplicisti
della
psicologia
il
sognare
fra
i
due
sessi
delle
identità
che
l
'
osservazione
quotidiana
facilmente
smentisce
,
e
constatiamo
che
non
occorre
partire
da
una
premessa
così
sbagliata
per
arrivare
alla
giustissima
conseguenza
dell
'
uguaglianza
giuridica
fra
uomo
e
donna
.
Se
infatti
la
donna
è
diversa
dall
'
uomo
,
non
per
questo
gli
è
inferiore
:
è
diversa
da
lui
,
ma
a
lui
equivalente
,
e
di
lui
egualmente
necessaria
.
Quindi
non
deve
soffrire
alcuna
diminuzione
di
diritti
.
Del
resto
,
a
mantenere
,
ad
aumentare
anzi
la
profonda
diversità
congenita
fra
le
doti
psichiche
dei
due
sessi
,
hanno
certamente
contribuito
i
lunghi
secoli
di
barbarie
e
di
oscurantismo
durante
i
quali
la
donna
era
considerata
poco
più
che
una
schiava
,
tenuta
lontana
non
pure
dalla
vita
pubblica
ma
da
ogni
luce
di
coltura
e
di
intellettualità
.
Chi
può
dire
che
cosa
sarebbe
diventata
la
donna
se
sistemi
orientali
di
educazione
non
avessero
atrofizzate
in
lei
tante
energie
?
Chi
può
dire
qual
senso
di
misura
e
di
relatività
avrebbe
acquistato
la
sua
mente
,
ancor
oggi
impulsiva
e
assoluta
,
se
gli
uomini
non
avessero
irrigidito
il
suo
cervello
nella
cieca
obbedienza
al
despotismo
del
marito
,
o
inacidito
il
suo
cuore
nelle
solitudini
dei
conventi
?
Chi
può
dire
qual
dignità
e
qual
fiera
difesa
di
sé
stessa
avrebbe
ella
imparato
dall
'
esperienza
,
se
i
Codici
non
l
'
avessero
considerata
-
e
non
la
considerassero
ancora
-
come
una
minorenne
od
una
interdetta
?
Io
non
credo
vi
sieno
maledizioni
bibliche
che
dannino
in
eterno
all
'
inferiorità
una
razza
,
e
tanto
meno
un
sesso
.
Noi
,
popoli
di
razza
bianca
,
stiamo
accorgendoci
ora
di
ciò
che
sa
fare
e
dove
ha
saputo
arrivare
in
pochi
anni
la
razza
gialla
,
che
certi
pseudo
-
scienziati
avevano
già
bollata
come
refrattaria
ad
ogni
progresso
!
Noi
vedremo
-
se
lo
sapremo
educare
e
se
lo
lascieremo
liberamente
espandersi
al
sole
della
civiltà
-
che
cosa
sa
fare
e
dove
può
arrivare
il
sesso
femminile
!
Tutto
si
muove
ed
evolve
nel
mondo
,
e
non
ci
sono
,
o
per
lo
meno
non
ci
saranno
più
un
giorno
,
cosiddette
fatalità
che
la
storia
non
abbia
smentite
.
La
donna
che
finora
era
rimasta
stazionaria
o
aveva
progredito
assai
lentamente
,
entra
adesso
in
un
periodo
di
evoluzione
più
rapida
,
e
-
migliorando
sé
stessa
-
conquista
in
pochi
anni
ciò
che
prima
impiegava
secoli
a
conquistare
.
I
filosofi
della
storia
affermano
che
l
'
evolversi
della
donna
e
il
suo
ascendere
verso
condizioni
giuridiche
migliori
abbia
sempre
accompagnato
ogni
progresso
dei
popoli
e
sia
il
segno
infallibile
del
passaggio
dalla
barbarie
alla
civiltà
.
Io
credo
che
questo
principio
generale
soffra
qualche
eccezione
,
giacché
le
leggi
barbariche
punivano
,
per
esempio
,
con
maggior
mitezza
alcuni
delitti
delle
donne
,
e
viceversa
con
maggior
severità
le
offese
recate
dagli
uomini
alle
donne
,
mostrando
con
ciò
di
applicare
forse
con
più
giustizia
,
certo
con
più
cortesia
quella
differenza
dei
sessi
che
le
leggi
romane
e
in
genere
le
leggi
dei
popoli
civili
,
applicavano
-
ed
applicano
-
in
ben
altro
modo
.
Ma
,
senza
insistere
in
particolari
e
limitandomi
a
segnare
le
tappe
principali
del
cammino
fatto
dalla
condizione
giuridica
della
donna
nel
mondo
,
dirò
che
se
nelle
leggi
romane
come
,
del
resto
,
in
tutte
le
leggi
d
'
allora
la
donna
sul
principio
contava
poco
o
nulla
perché
non
poteva
disporre
né
di
sé
né
dei
suoi
beni
,
ed
era
assorbita
completamente
dall
'
autorità
paterna
o
maritale
,
a
poco
a
poco
in
Roma
stessa
,
ella
uscì
da
questa
servitù
assoluta
.
Al
tempo
di
Cicerone
la
donna
era
proprietaria
:
alla
fine
dell
'
Impero
il
diritto
consuetudinario
s
'
era
sovrapposto
alle
leggi
e
la
donna
,
libera
da
ogni
tutela
per
ciò
che
concerne
i
suoi
beni
,
poteva
comprare
,
vendere
,
disporre
insomma
della
sua
proprietà
a
suo
talento
.
Tutto
il
lavoro
dei
giureconsulti
romani
ha
consistito
dunque
nello
staccare
Eva
dalla
costa
di
Adamo
,
per
darle
un
'
esistenza
autonoma
.
E
si
può
dire
che
l
'
idea
dell
'
ugual
dignità
dei
due
sessi
è
un
'
idea
romana
,
confermata
più
tardi
dal
cristianesimo
.
Un
'
idea
però
,
più
teorica
che
pratica
,
poiché
solo
parzialmente
applicata
,
e
che
,
per
tradursi
efficacemente
in
realtà
,
dovette
attendere
che
passassero
le
epoche
buie
del
medioevo
e
del
feudalismo
,
e
che
scoppiasse
la
rivoluzione
francese
.
Fu
infatti
la
rivoluzione
francese
a
rivoluzionare
anche
il
diritto
privato
.
Il
nuovo
giure
femminile
,
le
cui
basi
furono
poste
dall
'
Assemblea
legislativa
e
di
cui
l
'
intero
sistema
apparve
nel
Codice
Civile
Napoleonico
riposa
veramente
,
ben
più
che
il
diritto
romano
,
sull
'
eguaglianza
dei
due
sessi
.
In
omaggio
a
questo
principio
,
le
leggi
per
la
prima
volta
sancirono
:
l
'
uguaglianza
fra
la
donna
e
l
'
uomo
nella
capacità
di
acquistare
e
di
disporre
;
l
'
abolizione
del
Senato
Consulto
vellejano
,
ossia
della
incapacità
per
la
donna
di
obbligarsi
per
altri
;
la
pari
libertà
di
concludere
e
di
sciogliere
il
matrimonio
;
il
diritto
di
successione
intestata
per
le
figlie
,
a
pari
condizioni
coi
fratelli
.
Non
era
tutto
,
ma
era
molto
.
Non
era
,
nemmeno
,
una
vera
conquista
femminile
,
giacché
quelle
riforme
,
pur
essendo
favorevoli
alle
donne
,
non
erano
state
determinate
da
teorie
feministe
.
Erano
la
conseguenza
logica
e
necessaria
dell
'
abolizione
dei
maggioraschi
e
di
altri
privilegi
di
origine
feudale
ed
aristocratica
.
Se
la
donna
ne
veniva
favorita
,
ciò
era
un
corollario
,
non
lo
scopo
.
La
Rivoluzione
francese
-
e
intendo
tanto
coloro
che
intellettualmente
la
determinarono
,
quanto
coloro
che
la
eseguirono
-
non
ebbe
tempo
di
occuparsi
della
donna
e
dei
suoi
diritti
.
Rousseau
,
nel
Contratto
Sociale
,
non
ne
parla
:
Montesquieu
,
nello
Spirito
delle
leggi
,
vi
è
contrario
:
Robespierre
,
questo
tiranno
mistico
e
sanguinario
,
teneva
la
donna
a
vile
e
voleva
che
l
'
uomo
fosse
un
dittatore
nel
seno
della
famiglia
.
Ed
è
perciò
che
se
il
Codice
francese
sancì
e
portò
pel
mondo
-
coi
diritti
dell
'
uomo
-
l
'
uguaglianza
giuridica
della
donna
,
non
spense
interamente
quel
residuo
di
feodalità
mascolina
,
che
nel
Codice
stesso
si
rivela
coll
'
assoggettare
la
moglie
alla
ferrea
volontà
del
marito
.
Secondo
il
Codice
infatti
,
la
donna
,
se
rimane
nubile
o
se
,
dopo
essersi
sposata
,
diviene
vedova
,
è
giuridicamente
capace
e
libera
di
possedere
,
di
comperare
,
di
vendere
,
di
contrattare
,
di
commerciare
,
ma
la
moglie
,
oh
la
moglie
è
incapace
,
nel
senso
che
nulla
può
senza
l
'
autorizzazione
del
marito
.
Lo
spirito
dominatore
del
maschio
,
lo
spirito
giacobino
del
politicante
è
tutto
in
questa
differenza
tra
la
donna
che
ha
marito
e
la
donna
che
non
lo
ha
.
Napoleone
,
commentando
appunto
le
disposizioni
del
suo
Codice
,
diceva
:
"
il
est
une
chose
qui
n
'
est
pas
franC6aise
:
c
'
est
qu
'
une
femme
mariée
puisse
faire
ce
qui
lui
plaît
"
.
Ebbene
noi
possiamo
parafrasare
questa
brutale
asserzione
dell
'
imperatore
,
e
dire
:
"
c
'
è
una
cosa
che
non
è
logica
,
ed
è
che
una
donna
capace
giuridicamente
alla
vigilia
del
matrimonio
,
diventi
incapace
la
mattina
dopo
"
.
Se
mai
,
la
dignità
di
sposa
,
la
gloria
di
madre
,
dovrebbe
aumentare
i
suoi
diritti
,
non
diminuirli
!
Lo
so
che
,
se
si
è
colpita
la
sposa
d
'
una
incapacità
che
comincia
dal
matrimonio
e
finisce
con
esso
,
non
è
stato
in
odio
alla
donna
o
unicamente
pel
pregiudizio
feudale
che
l
'
uomo
è
il
padrone
assoluto
in
casa
sua
,
ma
è
stato
anche
per
una
ragione
più
alta
e
innegabilmente
rispettabile
:
per
impedire
che
la
disciplina
domestica
s
'
indebolisca
,
per
tenere
intatta
l
'
unità
della
famiglia
.
Dicono
i
giureconsulti
,
e
ripete
,
del
resto
,
il
buon
senso
di
tutti
:
una
direzione
ci
vuole
:
non
si
concepisce
una
nave
senza
pilota
,
uno
Stato
senza
sovrano
,
un
esercito
senza
generale
,
una
società
senza
direttore
,
un
'
assemblea
senza
presidente
,
e
quindi
non
si
può
concepire
una
società
coniugale
senza
un
capo
.
Siamo
d
'
accordo
.
Ma
non
si
concepisce
nemmeno
che
oggi
,
quando
le
condizioni
economiche
di
tutti
e
specialmente
della
donna
sono
mutate
,
ella
sia
poco
o
nulla
padrona
del
suo
danaro
,
del
danaro
ch
'
ella
guadagna
!
Non
si
concepisce
che
oggi
,
quando
la
donna
,
pel
fatto
ch
'
ella
lavora
non
solo
fra
le
pareti
domestiche
,
ma
al
di
fuori
,
nelle
fabbriche
,
nelle
officine
,
ed
ha
acquistato
un
valore
commerciale
e
industriale
che
prima
non
aveva
,
ed
è
non
più
l
'
oggetto
di
lusso
cui
si
chiede
qualche
ora
di
piacere
,
ma
il
valido
aiuto
del
maschio
nel
sopportare
i
pesi
materiali
e
morali
della
famiglia
,
non
si
concepisce
-
ripeto
-
che
il
legislatore
voglia
ancora
lasciare
nei
Codici
questa
tutela
economica
della
moglie
,
tutela
che
è
spesso
la
prima
origine
delle
discordie
coniugali
,
ed
è
talvolta
anche
l
'
origine
della
rovina
delle
famiglie
!
Non
è
qui
il
caso
di
precisar
meglio
ciò
che
vado
dicendo
,
citare
articoli
di
Codice
e
commentarli
,
ma
voglio
dire
,
a
onor
nostro
,
che
il
Codice
Civile
italiano
è
,
per
ciò
che
riguarda
la
condizione
economica
della
moglie
,
migliore
del
Codice
Napoleonico
,
contro
cui
insorge
oggi
in
Francia
una
lega
di
intellettuali
,
migliore
anche
di
altri
Codici
Civili
d
'
Europa
,
ma
non
tale
da
soddisfare
le
esigenze
,
ch
'
io
credo
legittime
,
dei
feministi
.
Il
matrimonio
,
anche
in
Italia
,
è
per
la
donna
,
quanto
ai
beni
,
un
profondo
sonno
:
un
sonno
da
cui
spesso
è
svegliata
di
soprassalto
per
il
romore
d
'
un
disastro
.
Il
marito
,
abituato
a
non
dipendere
da
nessuno
,
chiede
raramente
in
affari
il
consiglio
della
moglie
....
anche
quando
si
tratta
dei
danari
di
lei
.
La
moglie
,
in
parte
obbligata
dalla
legge
,
e
ancor
più
abituata
dal
costume
,
si
tiene
estranea
a
ciò
che
non
è
la
quotidiana
azienda
domestica
.
E
questo
letargo
dell
'
attività
femminile
è
,
oltre
che
un
'
ingiustizia
,
un
errore
,
perché
la
donna
ha
più
prudenza
dell
'
uomo
,
ed
essendo
per
indole
più
conservatrice
,
non
sarebbe
mai
favorevole
a
quelle
incoscienti
larghezze
che
a
poco
a
poco
corrodono
i
patrimonii
,
né
a
quelle
speculazioni
arrischiate
che
d
'
un
tratto
li
inghiottono
.
*
Senonché
,
non
è
soltanto
come
moglie
e
come
proprietaria
che
la
donna
potrebbe
lagnarsi
del
Codice
Civile
.
È
sopratutto
come
fanciulla
e
come
madre
ch
'
ella
potrebbe
protestare
contro
le
ingiustizie
della
legislazione
.
Strana
e
triste
ironia
!
Il
legislatore
,
per
giustificare
la
tutela
giuridica
cui
assoggettava
la
donna
,
ha
fatto
ricorso
alla
debolezza
di
lei
e
al
suo
bisogno
di
protezione
:
ma
si
è
dimenticato
totalmente
di
questa
debolezza
femminile
e
di
questo
bisogno
di
protezione
quando
si
trattava
di
protegger
la
donna
dalle
seduzioni
del
maschio
....
Il
legislatore
,
cioè
,
ha
avuto
tutte
le
precauzioni
per
salvaguardare
il
patrimonio
economico
della
donna
e
ha
voluto
che
,
non
lei
sola
,
ma
anche
il
marito
ne
fosse
responsabile
:
non
ha
avuto
nessuna
preoccupazione
per
salvaguardare
il
patrimonio
morale
,
l
'
onore
della
fanciulla
,
e
all
'
uomo
che
l
'
ha
compromessa
ha
detto
sorridendo
:
"
stai
pure
tranquillo
!
tu
non
sei
responsabile
!
la
ricerca
della
paternità
è
interdetta
!
"
.
È
logico
questo
?
è
giusto
?
è
umano
?
Io
leggo
nel
nostro
Codice
Civile
l
'
articolo
1151
che
dice
:
"
qualunque
fatto
dell
'
uomo
che
arreca
danno
ad
altri
,
obbliga
quello
per
colpa
del
quale
è
avvenuto
a
risarcire
il
danno
"
.
Questo
articolo
protegge
le
nostre
finestre
,
le
nostre
porte
,
i
nostri
mobili
,
i
cancelli
dei
nostri
giardini
,
le
derrate
delle
nostre
campagne
,
il
nostro
cane
e
il
nostro
cavallo
....
ma
non
protegge
la
donna
!
Davanti
al
Codice
,
la
donna
è
meno
delle
nostre
bestie
!
Eppure
non
è
forse
arrecar
danno
alla
donna
il
sedurla
,
farla
soffrire
,
distruggere
,
forse
per
sempre
,
la
sua
bellezza
e
la
sua
salute
,
e
lasciarle
la
doppia
croce
del
disonore
e
dell
'
obbligo
materiale
di
nutrire
il
bambino
e
allevarlo
?
Oh
,
io
sento
le
voci
degli
uomini
prudenti
e
severi
,
che
hanno
tanto
rispetto
per
la
famiglia
legale
e
così
poco
per
le
famiglie
illegali
che
l
'
amore
crea
e
danna
all
'
infelicità
,
io
sento
le
voci
dure
e
fredde
che
dicono
:
"
la
donna
fu
debole
,
ella
doveva
riflettere
prima
di
cedere
,
che
colpa
ha
l
'
uomo
s
'
ella
non
gli
ha
saputo
resistere
?
"
ed
io
sento
anche
le
voci
maligne
che
susurrano
:
"
è
un
'
ingenuità
il
credere
che
chi
seduce
sia
l
'
uomo
!
è
la
donna
che
nella
maggior
parte
dei
casi
seduce
!
"
.
Ebbene
?
e
se
anche
ciò
fosse
vero
?
In
qual
trattato
di
logica
o
di
morale
si
può
trovare
il
principio
che
dei
due
complici
di
un
'
azione
,
uno
solo
deve
pagarne
la
pena
e
sopportarne
le
conseguenze
?
E
mi
si
concederà
per
lo
meno
,
che
se
l
'
uomo
non
è
il
primo
autore
del
male
,
è
innegabilmente
il
complice
necessario
.
E
perché
mai
questo
complice
necessario
,
compiuto
ciò
che
ha
creduto
di
compiere
,
succhiato
il
miele
del
fiore
,
se
ne
può
partire
indisturbato
,
libero
come
l
'
ape
vagabonda
,
con
un
pensiero
di
meno
ed
un
trionfo
di
più
,
lasciando
nell
'
abbandono
,
nel
dolore
,
nella
vergogna
colei
che
gli
ha
dato
il
meglio
dell
'
esser
suo
?
Ma
-
ripetono
ancora
quelle
voci
severe
e
prudenti
-
:
"
il
Codice
non
può
preoccuparsi
di
tutti
questi
infiniti
piccoli
drammi
d
'
amore
ove
l
'
uomo
compie
la
sua
esperienza
di
maschio
saggiando
la
virtù
femminile
;
questi
casi
non
dipendono
che
dalla
coscienza
!
"
.
Ebbene
:
io
credevo
appunto
che
la
legge
dovesse
essere
la
coscienza
di
quelli
che
non
ne
hanno
!
Credevo
che
la
legge
dovesse
ristabilire
l
'
equilibrio
fra
la
responsabilità
dell
'
uomo
,
che
ora
è
nulla
,
e
la
responsabilità
della
donna
,
che
ora
è
troppa
,
non
solo
per
ubbidire
a
un
criterio
di
giustizia
e
per
diminuire
quel
tributo
di
anime
e
di
corpi
femminili
che
l
'
umanità
paga
al
minotauro
dell
'
egoismo
maschile
,
ma
anche
per
ragioni
di
previdenza
sociale
.
Sapete
voi
che
accade
di
tutte
le
fanciulle
abbandonate
e
di
tutti
i
figli
illegittimi
?
Che
cosa
accada
delle
fanciulle
tradite
è
facile
immaginare
.
Tolte
le
pochissime
eroine
che
hanno
la
sapiente
dolcezza
della
rassegnazione
e
che
col
lavoro
onesto
sanno
ricostruirsi
la
vita
che
l
'
inganno
d
'
un
uomo
minacciava
di
spezzare
per
sempre
,
tolte
le
poche
energiche
che
nell
'
impeto
del
dolore
pel
vigliacco
abbandono
trovano
il
coraggio
criminoso
di
vendicarsi
dell
'
amante
col
coltello
,
col
revolver
,
col
vetriolo
,
tutte
le
altre
scendono
più
o
meno
lentamente
la
scala
del
vizio
,
povere
candide
foglie
di
magnolia
che
il
primo
contatto
ha
ingiallito
per
sempre
!
E
che
accade
dei
figli
?
di
quell
'
esercito
di
illegittimi
che
sorgono
ogni
anno
a
minacciare
la
società
,
di
cui
dicono
i
vizii
nascendo
,
e
di
cui
rappresentano
,
vivendo
,
i
vizii
e
i
delitti
?
Un
piccolo
numero
di
illegittimi
paga
subito
,
colla
morte
violenta
,
la
colpa
e
la
vergogna
della
nascita
.
L
'
infanticidio
è
l
'
estrema
aberrazione
della
fanciulla
tradita
,
che
non
seppe
uccider
sé
stessa
né
vendicarsi
contro
l
'
amante
,
e
che
sopprime
l
'
innocente
,
la
prova
viva
e
strillante
del
suo
disonore
.
E
i
giurati
assolvono
il
delitto
orrendo
-
33
assoluzioni
ogni
100
infanticidii
-
non
solo
perché
essi
sentono
che
il
delitto
in
questo
caso
non
è
la
conseguenza
di
passioni
malvagie
,
bensì
la
testimonianza
sanguinosa
d
'
una
rivolta
legittima
,
ma
assolvono
anche
perché
essi
si
trovano
di
fronte
solo
la
fanciulla
-
madre
,
non
vedono
l
'
uomo
,
il
complice
necessario
che
è
lontano
,
e
questa
ingiustizia
li
disarma
e
li
rende
indulgenti
....
E
quando
l
'
infanticidio
non
lo
compie
la
madre
,
pensa
la
società
matrigna
a
commetterlo
sui
figli
illegittimi
.
Usciti
alla
luce
dopo
mesi
di
ansie
e
di
dolori
,
privi
d
'
ogni
cura
igienica
come
d
'
ogni
cura
morale
,
essi
sono
sacrati
dalla
morte
;
e
ne
muore
infatti
l'11
per
cento
nel
primo
mese
e
il
24
per
cento
nel
primo
anno
.
Poi
....
poi
....
gli
altri
che
restano
-
senza
un
nome
,
senza
una
posizione
,
incapaci
d
'
orgoglio
-
traversano
la
vita
con
l
'
odio
latente
contro
l
'
ingiustizia
di
cui
son
vittime
,
e
popolano
i
nostri
ospedali
e
le
nostre
prigioni
!
E
allora
,
in
presenza
di
questi
bimbi
che
,
se
non
sono
uccisi
o
non
muoion
di
stenti
,
divengono
la
zavorra
sociale
,
in
presenza
di
tante
donne
che
cadon
nel
fango
,
se
non
entrano
in
prigione
per
essersi
vendicate
dell
'
amante
,
io
vorrei
ripetere
la
domanda
che
il
Senatore
Rivet
rivolgeva
ai
legislatori
del
suo
paese
:
io
vorrei
chiedere
ai
gravi
uomini
politici
che
nelle
questioni
di
commercio
e
di
dogana
sono
così
spesso
protezionisti
arrabbiati
,
io
vorrei
chiedere
se
troveranno
ancora
che
è
inutile
protegger
la
donna
dalle
seduzioni
del
maschio
,
e
se
si
pronuncieranno
ancora
per
il
libero
scambio
degli
abbandoni
e
degli
infanticidii
,
dicendo
con
una
beata
indifferenza
:
lasciate
fare
,
lasciate
passare
!
*
Forse
-
poiché
l
'
egoismo
maschile
è
tanto
grande
-
non
si
riuscirà
ad
ottenere
che
l
'
uomo
provveda
,
almeno
economicamente
,
alle
prime
necessità
dei
figli
illegittimi
,
finché
le
donne
non
avranno
pari
agli
uomini
il
diritto
di
voto
e
quindi
il
diritto
di
fare
le
leggi
.
Lo
constatava
col
suo
sorriso
arguto
di
filosofo
canzonatore
anche
Beaumarchais
quando
nel
Mariage
de
Figaro
,
alludendo
appunto
al
modo
con
cui
il
Codice
tratta
la
donna
che
ha
peccato
d
'
amore
,
scriveva
:
de
cette
absurde
injusticefaut
-
il
dire
le
pourquoi
?
Les
plus
forts
ont
fait
la
loi
!
Questa
questione
del
voto
alle
donne
-
in
cui
s
'
appunta
lo
sforzo
maggiore
del
feminismo
-
parmi
appartenga
al
numero
di
quei
problemi
politici
,
e
son
molti
,
pur
troppo
,
che
spaventano
più
per
l
'
ignoranza
che
si
ha
delle
loro
conseguenze
,
che
per
la
conoscenza
delle
ragioni
che
li
sostengono
.
Noi
abbiamo
,
spesso
,
la
paura
delle
parole
:
noi
abbiamo
,
talvolta
,
l
'
avversione
istintiva
per
certe
riforme
che
immaginiamo
gravide
di
chi
sa
quanti
e
quali
pericoli
.
Anche
gli
uomini
adulti
,
come
i
bambini
,
hanno
i
loro
cauchemars
.
Ma
quando
spunta
il
sole
i
fantasmi
scompaiono
,
e
quando
certi
problemi
si
studiano
da
vicino
al
lume
tranquillo
dell
'
osservazione
scientifica
,
ci
si
accorge
che
essi
non
erano
così
rivoluzionarii
come
la
nostra
timidità
e
il
nostro
misoneismo
temevano
.
Il
voto
alle
donne
!
Per
essere
sincero
comincio
col
dichiarare
che
io
non
credo
che
le
nostre
leggi
attuali
lo
riconoscano
:
chi
lo
crede
non
può
essere
che
un
partigiano
il
quale
scambia
il
suo
desiderio
per
la
realtà
,
o
un
avvocato
,
il
quale
-
secondo
il
solito
-
sostiene
che
la
legge
sancisce
l
'
opinione
del
suo
cliente
!
No
:
le
nostre
leggi
non
riconoscono
nella
donna
il
diritto
di
voto
politico
....
ma
lo
potrebbero
,
lo
dovrebbero
riconoscere
.
Ho
letto
molte
pagine
pro
e
contro
il
voto
femminile
,
e
naturalmente
anche
i
discorsi
pronunziati
recentemente
alla
Camera
,
dove
,
per
miracolo
!
l
'
estrema
destra
di
Luigi
Luzzatti
si
è
trovata
d
'
accordo
coll
'
estrema
sinistra
dell
'
on
.
Mirabelli
in
un
atto
di
cavalleresca
cortesia
verso
le
signore
:
ma
confesso
di
non
aver
trovato
nulla
di
meglio
,
né
per
logica
né
per
chiarezza
,
degli
argomenti
che
sviluppava
Condorcet
,
nientemeno
che
120
anni
fa
,
nel
Journal
de
la
Sociéte
de
1789
.
Il
diritto
di
eleggere
ed
essere
eletto
è
fondato
per
gli
uomini
sul
loro
carattere
di
creature
intelligenti
e
libere
.
Non
sono
creature
tali
anche
le
donne
?
I
soli
limiti
a
quel
diritto
sono
la
condanna
a
una
pena
afflittiva
o
infamante
,
e
la
minorità
.
Ebbene
:
forse
che
tutte
le
donne
ebbero
conti
a
regolare
colla
giustizia
,
o
non
è
scritto
all
'
articolo
240
del
Codice
Civile
che
ogni
individuo
dei
due
sessi
all
'
età
di
21
anno
è
maggiore
?
Si
argomenterà
forse
dalla
pretesa
inferiorità
mentale
della
donna
?
È
assurdo
,
perché
-
dato
che
tale
inferiorità
esista
-
forse
che
gli
uomini
poco
intelligenti
non
hanno
diritto
di
voto
?
Ma
l
'
infimo
impiegato
d
'
ordine
dell
'
infima
amministrazione
ha
gli
identici
diritti
politici
di
Guglielmo
Marconi
!
Si
argomenterà
dalla
debolezza
fisica
delle
donne
?
Se
questa
obbiezione
valesse
,
bisognerebbe
sottoporre
gli
elettori
a
un
giurì
di
medici
,
e
poiché
non
si
è
ancora
istituita
la
visita
medica
elettorale
e
votano
nevrastenici
,
epilettici
ed
alcoolisti
,
mi
sembra
che
-
per
ciò
che
riguarda
la
salute
-
potrebbero
votare
anche
le
donne
.
L
'
obbiezione
capitale
-
tutti
lo
sanno
e
lo
sentono
-
consiste
nell
'
osservare
che
,
aprendo
alle
donne
la
vita
politica
,
si
distolgono
dalla
famiglia
.
Ma
non
le
distolgono
dalla
famiglia
anche
oggi
,
più
assai
dell
'
ipotetica
partecipazione
alla
vita
politica
,
le
professioni
manuali
e
il
commercio
?
Non
è
la
nostra
vita
affrettata
e
febbrile
che
lancia
nelle
officine
,
nei
magazzini
,
nelle
amministrazioni
,
le
fanciulle
,
le
spose
,
le
madri
?
Non
è
questo
terribile
aculeo
della
lotta
economica
,
non
è
l
'
ansia
del
guadagno
,
non
è
la
fatalità
della
grande
industria
che
toglie
l
'
operaia
al
suo
focolare
,
al
suo
bambino
,
ai
suoi
doveri
di
madre
e
di
moglie
,
per
sequestrarla
tutto
il
giorno
là
dove
il
mostro
della
civiltà
ha
bisogno
del
suo
lavoro
?
Protestiamo
pure
contro
questa
immane
e
dura
necessità
,
ma
non
accusiamo
il
voto
politico
di
produrre
un
danno
che
già
il
capitalismo
,
la
macchina
,
la
creazione
dei
grandi
opifici
hanno
prodotto
.
Non
è
la
piccola
scheda
bianca
che
toglierebbe
la
donna
alla
casa
e
alla
famiglia
,
di
dove
l
'
ha
già
distolta
la
grande
industria
e
la
nera
officina
.
Forse
che
per
votare
-
o
per
apprendere
quel
tanto
che
occorre
per
votare
con
coscienza
e
con
libertà
-
la
donna
dovrebbe
impiegare
quelle
otto
o
dieci
ore
di
lavoro
al
giorno
,
che
oggi
ella
ruba
alla
sua
famiglia
....
senza
che
gli
antifeministi
protestino
?
O
forse
che
gli
antifeministi
non
si
preoccupano
della
donna
che
deve
guadagnarsi
la
vita
col
suo
lavoro
-
e
che
è
pure
la
gran
maggioranza
-
e
pensano
soltanto
alla
donna
ricca
e
agiata
,
facendo
una
comoda
sociologia
da
salotto
,
come
Paul
Bourget
fa
della
psicologia
da
milionari
studiando
soltanto
anime
umane
che
abbiano
almeno
cento
mila
lire
di
rendita
?
Io
non
vedo
,
dunque
,
lo
confesso
,
un
solo
argomento
che
possa
validamente
contrastare
in
teoria
il
diritto
di
voto
alle
donne
.
Quanto
alla
pratica
-
cioè
all
'
immediata
attuazione
-
prescindendo
da
coloro
che
temono
dal
voto
femminile
una
riscossa
reazionaria
-
sono
le
donne
stesse
che
dimostrano
di
non
sentirne
l
'
imperiosa
necessità
.
In
Austria
dove
,
da
oltre
trent
'
anni
,
le
donne
del
grande
possesso
nobile
hanno
diritto
di
voto
,
poco
e
raramente
lo
esercitano
.
In
Francia
e
in
Belgio
,
paesi
più
evoluti
del
nostro
,
non
si
è
ancora
tentata
l
'
ardita
riforma
.
In
Italia
,
basterebbe
constatare
l
'
indifferenza
con
cui
la
maggior
parte
del
pubblico
femminile
ha
seguìto
la
recente
discussione
parlamentare
-
che
fu
del
resto
più
un
'
esercitazione
rettorica
che
l
'
espressione
eloquente
d
'
un
sentimento
sincero
-
per
convincersi
che
all
'
entusiasmo
di
poche
non
segue
il
consenso
pieno
e
caldo
di
tutte
.
Basterebbe
,
sopratutto
,
gettare
uno
sguardo
sulla
statistica
spaventosa
delle
donne
analfabete
-
il
50
per
cento
delle
spose
italiane
non
sanno
nemmeno
firmare
col
proprio
nome
l
'
atto
di
matrimonio
!
!
-
per
comprendere
che
troppe
altre
cose
più
urgono
fra
noi
per
la
vera
emancipazione
della
donna
!
*
Proclamare
,
dunque
,
tutti
i
diritti
,
non
far
dedizione
d
'
alcuno
anche
lontano
ed
altissimo
,
ma
perseguire
con
tenacia
conquiste
immediatamente
più
utili
e
necessarie
,
ecco
la
tattica
di
un
feminismo
fecondo
.
Volere
la
donna
pari
all
'
uomo
,
ma
cercar
di
elevarla
,
con
l
'
educazione
e
con
l
'
istruzione
a
quella
dignità
cui
ella
agogna
.
Giacché
,
più
che
la
donna
elettrice
,
più
che
la
donna
politicante
,
urge
oggi
rivendicare
la
donna
nella
semplicità
della
sua
sacra
funzione
,
cioè
la
donna
che
ama
.
Io
non
credo
al
feminismo
spurio
che
sotto
il
nome
di
lotta
di
sesso
vuol
far
guerra
all
'
uomo
,
vuol
mascolinazzare
la
donna
,
vuol
dare
ad
intendere
ch
'
essa
possa
fare
a
meno
dell
'
uomo
.
Ciò
è
contro
la
natura
,
contro
la
bellezza
,
contro
l
'
amore
!
Io
credo
al
feminismo
che
innalza
la
donna
,
che
le
apre
tutte
le
vie
,
in
modo
che
la
sua
mente
possa
spaziare
fin
là
dove
una
volta
non
arrivava
nemmeno
il
suo
sguardo
,
ma
le
lascia
però
intatte
tutte
le
sue
femminili
attrattive
.
Gli
è
appunto
quando
la
donna
è
veramente
donna
,
e
non
un
ibrido
campione
del
terzo
sesso
,
che
ella
può
creare
capolavori
.
Le
donne
che
hanno
scritto
dei
libri
che
resteranno
non
sono
le
donne
che
hanno
ucciso
in
sé
stesse
il
sesso
per
meglio
misurarsi
nella
concorrenza
brutale
col
maschio
,
ma
sono
le
donne
che
hanno
amato
.
Se
c
'
è
una
poesia
femminile
che
commuova
,
è
quando
esprime
la
passione
:
se
c
'
è
un
'
opera
d
'
arte
di
donna
che
s
'
imponga
è
quando
l
'
ha
infiammata
l
'
amore
.
Diceva
il
Guizot
che
ricercando
un
giorno
con
Macaulay
quale
fosse
,
nella
letteratura
,
l
'
opera
femminile
che
più
si
avvicinava
alla
perfezione
,
s
'
eran
trovati
d
'
accordo
nel
pensare
che
erano
le
lettere
di
M.me
de
Sevigné
,
e
che
entrambi
avevano
attribuito
la
superiorità
di
quel
capolavoro
al
fatto
che
era
l
'
opera
d
'
una
madre
.
Non
dunque
un
feminismo
che
spenga
ciò
che
vi
è
di
più
puro
e
di
più
sacro
nella
donna
:
non
un
feminismo
che
divida
ed
odii
,
ma
un
feminismo
che
eguagli
e
rinsaldi
i
legami
spirituali
fra
l
'
uomo
e
la
donna
.
Diamo
alla
donna
tutti
i
diritti
che
le
spettano
-
ella
vedrà
se
è
il
caso
di
esercitarli
-
ma
diamole
sopratutto
quell
'
educazione
libera
e
fiera
di
cui
manca
,
e
che
le
è
necessaria
per
comprendere
che
ella
deve
essere
,
non
la
nostra
concorrente
,
ma
la
nostra
alleata
,
e
che
il
suo
miglioramento
significa
raddoppiare
le
forze
intellettuali
del
genere
umano
e
quindi
le
probabilità
di
una
vita
felice
.
Come
l
'
uomo
e
la
donna
sono
fisiologicamente
necessari
per
creare
la
vita
,
così
l
'
accordo
fra
loro
-
pari
ormai
di
coltura
di
dignità
di
diritti
-
è
necessario
per
creare
il
progresso
.
Questa
è
la
verità
,
e
questa
,
io
credo
,
è
anche
la
poesia
!
Una
delle
più
illustri
feministe
italiane
,
Anna
Maria
Mozzoni
,
confessava
:
"
povere
ribelli
siamo
noi
,
che
amiamo
i
nostri
nemici
!
"
.
E
in
queste
parole
sta
la
conclusione
migliore
del
nostro
problema
,
giacché
se
è
vero
che
l
'
uomo
non
è
mosso
ad
agire
altro
che
dal
desiderio
di
far
omaggio
di
tutto
ciò
che
egli
conquista
-
fama
onori
ricchezze
-
alla
donna
che
ama
,
anche
il
feminismo
non
può
e
non
deve
essere
che
la
rivendicazione
della
personalità
della
donna
perché
questa
possa
più
nobilmente
offrirla
a
colui
che
essa
liberamente
si
è
scelto
.
L
'
ISTRUZIONE
DELLA
DONNA
.
Il
faut
élever
la
jeune
fille
avec
la
pensée
constante
qu
'
elle
sera
un
jour
la
compagne
de
l
'
homme
.
M.me
DE
STAËL
.
Si
racconta
che
essendosi
chiesto
una
volta
a
Legouvé
in
quale
periodo
della
vita
dei
suoi
figli
egli
cominciasse
la
sua
azione
di
educatore
:
Prima
che
nascano
,
rispose
.
Pur
troppo
,
pochissimi
padri
saprebbero
e
potrebbero
rispondere
con
la
profondità
filosofica
e
con
la
previdente
affettuosità
di
Ernesto
Legouvé
;
e
certo
nessun
governo
ha
mai
voluto
spingere
così
indietro
e
così
lontano
le
sue
cure
per
l
'
educazione
de
'
cittadini
.
I
governi
,
in
genere
,
non
pensano
all
'
educazione
ma
soltanto
all
'
istruzione
,
e
non
sempre
felicemente
e
compiutamente
nemmeno
a
questa
.
Se
la
statistica
fu
definita
una
specie
di
bromuro
scientifico
poiché
calma
,
colla
doccia
fredda
delle
cifre
,
i
nervi
eccitati
della
nostra
curiosità
,
c
'
è
una
statistica
che
dovrebbe
,
anziché
calmare
i
nostri
nervi
,
irritarli
,
e
farci
salire
al
viso
le
fiamme
della
vergogna
per
la
nostra
inferiorità
di
fronte
agli
altri
popoli
civili
.
Intendo
la
statistica
dell
'
analfabetismo
.
Mentre
in
Germania
si
contano
appena
2.45
analfabeti
su
100
abitanti
,
e
in
Inghilterra
3.45
,
e
in
Francia
3.50
,
noi
italiani
vinciamo
il
triste
record
della
barbarie
anche
in
confronto
alla
Russia
,
giacché
questa
ha
36
analfabeti
su
100
abitanti
,
e
noi
ne
abbiamo
52.93
.
E
pur
troppo
questa
statistica
complessiva
-
se
si
volesse
distinguere
per
sesso
-
riuscirebbe
assai
più
grave
per
la
donna
che
per
l
'
uomo
!
Infatti
,
prendendo
come
termine
di
paragone
i
dati
demografici
che
riguardano
i
matrimonii
innanzi
agli
ufficiali
dello
Stato
Civile
(
se
si
consultassero
anche
i
matrimonii
religiosi
sarebbe
ancor
peggio
!
)
noi
troviamo
che
su
100
sposi
,
soltanto
35.50
non
seppero
firmare
l
'
atto
nuziale
,
mentre
su
100
spose
non
lo
seppero
firmare
47.95
.
Quindi
-
ed
è
veramente
doloroso
a
dirsi
-
quindi
la
metà
delle
mogli
e
delle
madri
italiane
non
sanno
nemmeno
scrivere
il
proprio
nome
!
Immaginiamoci
la
coltura
della
maggior
parte
dell
'
altra
metà
!
E
sorvolo
,
per
carità
di
patria
,
sul
fatto
che
in
Germania
,
in
Francia
e
in
Inghilterra
le
spose
che
non
sanno
sottoscrivere
l
'
atto
di
matrimonio
raggiungono
appena
la
cifra
del
2
,
del
3
,
al
massimo
del
4
per
cento
.
Di
fronte
a
queste
constatazioni
-
che
sono
vergognose
e
socialmente
pericolose
,
ma
che
i
nostri
uomini
politici
pare
siano
abituati
a
considerare
con
olimpica
indifferenza
,
come
un
male
necessario
che
la
terza
Italia
ha
ereditato
dall
'
Italia
dei
Papi
-
di
fronte
a
queste
constatazioni
verrebbe
fatto
a
un
ingenuo
di
domandare
:
"
Ma
c
'
è
o
non
c
'
è
,
in
Italia
,
una
legge
sull
'
istruzione
obbligatoria
?
"
.
La
legge
c
'
è
,
e
da
più
di
trent
'
anni
,
perché
appunto
dal
1877
fa
parte
della
raccolta
delle
innumerevoli
Leggi
e
Decreti
del
Regno
,
ma
....
chi
pon
mano
ad
essa
?
Questa
nostra
legge
-
che
ebbe
l
'
unico
merito
di
precedere
quelle
analoghe
di
Francia
e
di
Inghilterra
-
ebbe
,
fra
gli
altri
,
il
torto
gravissimo
,
dovuto
a
ragioni
finanziarie
,
di
limitare
dai
6
ai
9
anni
l
'
età
in
cui
l
'
istruzione
è
obbligatoria
.
Questo
periodo
di
tre
anni
era
troppo
breve
,
non
solo
per
lo
scopo
diretto
dell
'
istruzione
,
ma
anche
per
lo
scopo
indiretto
di
prevenzione
sociale
che
la
scuola
dovrebbe
prefiggersi
.
Tutti
i
paesi
civili
avevano
stabilito
un
periodo
più
lungo
per
lo
meno
del
doppio
:
in
Francia
l
'
istruzione
è
obbligatoria
dai
6
ai
13
anni
,
in
Austria
,
in
Ungheria
,
in
Germania
dai
6
ai
14
,
in
Inghilterra
dai
5
ai
14
,
in
Isvizzera
dai
6
ai
16
anni
.
E
sorgeva
spontanea
la
domanda
:
il
bambino
e
la
bambina
italiani
che
a
9
anni
compiuti
non
hanno
più
l
'
obbligo
di
frequentare
la
scuola
,
che
cosa
faranno
?
(
Parlo
,
si
capisce
,
dei
bimbi
di
quelle
infime
classi
sociali
che
non
potendo
darsi
il
lusso
di
continuare
l
'
istruzione
per
conto
proprio
,
mandano
i
loro
figli
a
scuola
-
se
li
mandano
!
-
solo
nel
periodo
fissato
dalla
legge
)
.
A
questi
bambini
sarà
evidentemente
scuola
la
strada
,
poiché
il
padre
e
la
madre
,
contadini
o
operai
,
occupati
nei
lavori
dei
campi
o
delle
officine
,
li
lascieranno
vagabondare
,
lieti
d
'
avere
per
qualche
ora
un
pensiero
e
una
noia
di
meno
....
Il
ministro
Orlando
si
rese
conto
di
questa
inferiorità
del
nostro
paese
,
che
equivaleva
a
un
pericolo
sociale
,
e
colla
legge
.
luglio
1904
estese
l
'
obbligo
dell
'
istruzione
fino
al
dodicesimo
anno
di
età
e
fornì
ai
Comuni
i
mezzi
per
istituire
corsi
d
'
istruzione
elementare
superiore
.
L
'
intenzione
era
nobilissima
,
ma
rimase
semplicemente
....
intenzione
.
Si
può
dire
infatti
senza
peccare
di
soverchio
pessimismo
,
che
la
legge
del
1904
non
è
osservata
in
pratica
.
E
non
è
osservata
perché
le
pene
ai
genitori
che
vi
contravvengono
sono
più
miti
che
altrove
(
un
'
ammenda
di
50
centesimi
!
)
e
perché
oltre
ad
essere
miti
,
sono
rarissimamente
applicate
.
Così
non
solo
la
legge
sull
'
istruzione
obbligatoria
non
è
osservata
,
ma
è
del
tutto
inutile
,
giacché
in
Italia
la
scuola
è
frequentata
soltanto
....
da
chi
vi
si
reca
spontaneamente
.
Mentre
,
infatti
,
in
Inghilterra
e
agli
Stati
Uniti
,
sia
per
la
maggiore
educazione
del
popolo
,
sia
per
l
'
inflessibile
rigore
anglosassone
con
cui
sono
puniti
i
contravventori
alla
legge
,
non
esiste
una
differenza
apprezzabile
fra
il
numero
degli
alunni
che
dovrebbero
frequentare
la
scuola
e
il
numero
di
coloro
che
effettivamente
la
frequentano
,
da
noi
invece
pur
troppo
,
un
terzo
degli
alunni
che
vi
sarebbero
obbligati
disertano
la
scuola
.
Si
tratta
cioè
di
un
milione
,
badate
,
di
un
milione
di
bambini
e
bambine
che
dovrebbero
frequentare
la
scuola
e
non
la
frequentano
.
Ed
è
così
apatica
la
nostra
indole
,
che
nessuno
chiede
spiegazione
di
questa
trascuratezza
che
costituisce
un
delitto
;
nessuno
domanda
di
chi
è
la
colpa
se
la
legge
sull
'
istruzione
obbligatoria
non
viene
osservata
;
nessuno
pensa
che
un
milione
di
bimbi
fra
i
6
e
i
12
anni
sul
lastrico
della
via
significa
un
futuro
pericolo
sociale
gravissimo
,
significa
l
'
analfabetismo
colle
sue
conseguenze
fatali
,
il
vagabondaggio
e
la
delinquenza
!
E
mentre
è
facile
trovare
,
nel
Parlamento
e
fuori
,
chi
alzi
fiere
proteste
contro
ogni
irregolarità
e
contro
ogni
abuso
-
purché
siano
,
s
'
intende
,
commessi
dagli
avversarii
politici
,
perché
quando
sono
commessi
dai
correligionarii
anche
i
delitti
si
scusano
,
-
è
difficilissimo
il
trovare
chi
senta
il
bisogno
e
il
dovere
di
salire
su
dalla
morta
gora
del
pettegolezzo
politico
e
del
piccolo
scandalo
parlamentare
,
per
guardare
in
faccia
i
veri
problemi
che
interessano
la
vita
della
nazione
,
e
per
chiedere
che
non
sia
abbandonata
all
'
ignoranza
dei
più
e
all
'
indolenza
del
governo
la
funzione
della
scuola
,
in
cui
riposa
la
migliore
energia
del
popolo
e
la
salute
dell
'
avvenire
!
Mi
si
perdoni
se
,
per
chiudere
questo
argomento
,
insisto
ancora
con
delle
cifre
:
saranno
le
ultime
.
Il
numero
degli
alunni
d
'
ambo
i
sessi
raggiunge
circa
il
20
per
cento
sul
totale
della
popolazione
in
tutti
i
paesi
civili
:
è
il
20.70
nella
Svizzera
,
il
20.38
agli
Stati
Uniti
,
il
20.00
in
Baviera
e
Sassonia
:
da
noi
è
soltanto
il
7.89
per
cento
.
E
non
occorre
fare
dell
'
alta
sociologia
per
riconoscere
questa
verità
assiomatica
:
che
la
percentuale
massima
nel
numero
degli
alunni
è
l
'
indice
tangibile
della
massima
civiltà
,
ossia
dei
paesi
dove
è
maggiore
il
benessere
materiale
,
più
diffusa
l
'
industria
,
e
minore
il
numero
de
'
reati
.
*
Sono
molte
le
scuse
o
le
giustificazioni
che
si
adducono
per
spiegare
questa
nostra
inferiorità
.
Ma
,
sorvolando
sulle
secondarie
,
le
cause
principali
del
doloroso
fenomeno
si
possono
ridurre
a
due
,
una
sociale
,
l
'
altra
strettamente
economica
.
La
causa
sociale
e
,
in
parte
,
di
razza
,
-
che
potrà
,
speriamo
,
affievolirsi
col
tempo
ma
che
oggi
è
ancora
fortissima
specie
nell
'
Italia
meridionale
,
-
consiste
nel
fatto
che
i
genitori
italiani
non
intendono
l
'
utilità
della
scuola
pei
loro
bambini
,
preferiscono
sfruttarli
col
lavoro
e
colla
mendicità
in
età
ancor
tenera
,
o
lasciarli
in
ozio
in
mezzo
alla
via
....
Il
vizio
è
nel
sangue
,
e
le
leggi
possono
fare
ben
poco
!
Nel
Belgio
,
per
esempio
,
non
esiste
istruzione
obbligatoria
;
eppure
colà
le
scuole
sono
frequentatissime
.
Altra
razza
,
e
,
diciamolo
pure
,
altro
grado
di
civiltà
!
E
poiché
in
Italia
le
autorità
-
come
ho
detto
-
non
si
prendon
la
pena
di
infligger
multe
a
quei
genitori
che
non
inviano
i
loro
figli
alla
scuola
,
il
cattivo
esempio
s
'
estende
,
e
la
piaga
si
fa
cancrena
.
Dunque
:
in
basso
,
incredulità
nei
vantaggi
dell
'
istruzione
:
in
alto
,
indolenza
nel
reprimere
le
contravvenzioni
,
-
ecco
gli
ostacoli
contro
cui
si
dibatte
fra
noi
il
problema
della
scuola
.
Ma
l
'
ostacolo
maggiore
è
l
'
ostacolo
economico
,
la
difficoltà
finanziaria
.
È
noto
che
in
molti
Comuni
le
scuole
sono
in
uno
stato
così
deplorevole
,
da
giustificare
quasi
coloro
che
non
le
frequentano
.
Si
è
sempre
detto
,
e
si
continua
a
dire
,
che
non
ci
sono
denari
per
il
Ministero
dell
'
Istruzione
Pubblica
,
il
cui
bilancio
è
notoriamente
la
cenerentola
dei
bilanci
italiani
.
Io
credo
che
,
come
i
giornali
ricorrono
alla
scusa
della
tirannia
dello
spazio
per
giustificare
la
non
pubblicazione
di
ciò
che
non
vogliono
pubblicare
,
così
i
governi
riparano
dietro
la
scusa
della
tirannia
finanziaria
per
non
spendere
mai
danari
dove
non
li
vogliono
spendere
.
Noi
siamo
ancor
vittime
del
pregiudizio
che
per
la
grandezza
della
patria
occorra
crear
fucili
e
cannoni
anziché
teste
ed
uomini
,
e
noi
dimentichiamo
che
le
vittorie
dell
'
esercito
tedesco
sono
dovute
alla
coltura
dei
suoi
soldati
.
Per
questo
la
Germania
,
che
sa
preparare
da
lontano
le
sue
vittorie
,
non
lesina
danaro
all
'
istruzione
pubblica
:
per
questo
il
solo
regno
di
Prussia
spende
356
milioni
all
'
anno
per
la
sola
istruzione
popolare
,
e
la
stampa
tedesca
anche
la
più
conservatrice
trova
che
è
poco
,
e
noi
invece
ci
accontentiamo
di
un
bilancio
totale
dell
'
istruzione
pubblica
che
s
'
aggira
intorno
ai
100
milioni
,
di
cui
lo
Stato
ne
paga
meno
della
metà
e
il
resto
lo
pagano
i
Comuni
!
Io
non
voglio
-
né
saprei
-
discutere
se
oggi
in
Italia
uomini
politici
che
veramente
e
fermamente
volessero
,
potrebbero
ottenere
che
per
l
'
istruzione
pubblica
si
facesse
più
di
quanto
oggi
si
faccia
:
certo
so
che
la
grande
riforma
che
la
patria
aspetta
è
l
'
aumento
delle
risorse
materiali
della
scuola
.
Aumento
tanto
più
necessario
in
quanto
che
ora
s
'
avanza
-
oltre
e
insieme
ai
maschi
-
l
'
esercito
femminile
,
che
una
volta
era
non
solo
assolutamente
escluso
dalle
scuole
secondarie
e
,
Dio
liberi
,
dalle
Università
,
ma
era
anche
escluso
,
se
non
in
via
assoluta
,
almeno
in
forza
del
costume
e
dell
'
abitudine
,
dalla
scuola
primaria
.
Una
volta
non
si
riconosceva
alcun
diritto
di
istruzione
nelle
donne
.
Sottomesse
giuridicamente
,
lo
erano
anche
intellettualmente
,
e
gli
uomini
le
lasciavano
,
le
volevano
lasciare
nella
più
beata
ignoranza
.
Une
femme
en
sait
toujours
assez
diceva
Molière
quand
la
capacité
de
son
esprit
so
hausseà
connaître
un
pourpoint
d
'
avec
un
haut
de
cnausse
.
E
Goethe
in
una
lettera
ad
un
amico
sosteneva
che
l
'
istruzione
della
donna
doveva
limitarsi
alle
nozioni
più
elementari
e
consigliava
di
affidare
alle
ragazze
le
cure
della
cucina
e
del
giardino
e
di
far
lavorare
coll
'
ago
quelle
che
preferissero
star
sedute
.
La
citazione
è
forse
un
po
'
troppo
antica
?
Elisabetta
d
'
Austria
confessava
al
suo
fedele
e
forse
unico
amico
il
dottor
Christomanos
:
"
meno
le
donne
imparano
e
più
esse
hanno
pregio
,
poiché
esse
estraggono
dal
loro
io
tutta
la
loro
scienza
.
Il
resto
non
fa
che
snaturarle
:
esse
disimparano
una
parte
di
loro
stesse
per
appropriarsi
imperfettamente
un
po
'
di
grammatica
o
un
po
'
di
logica
"
.
Questa
avversione
alla
coltura
può
sorprendere
nella
bocca
di
un
'
imperatrice
coltissima
,
la
quale
forse
pronunciò
quelle
parole
in
un
giorno
di
tristezza
e
di
ironia
;
ma
era
lo
stato
d
'
animo
di
quasi
tutti
fino
a
trent
'
anni
or
sono
.
Fino
a
quell
'
epoca
infatti
soltanto
una
piccola
minoranza
di
fanciulle
frequentava
le
scuole
primarie
.
E
del
resto
,
non
abbiamo
,
ognuno
di
noi
,
dei
documenti
dolorosi
di
ciò
che
fosse
l
'
educazione
femminile
della
generazione
che
ci
ha
preceduto
?
Non
troviamo
oggi
noi
stessi
nelle
donne
attempate
delle
classi
inferiori
una
gran
maggioranza
di
analfabete
,
e
non
troviamo
anche
nelle
donne
delle
classi
ricche
,
specialmente
di
certe
provincie
,
una
coltura
così
bassa
da
lasciar
germogliare
ogni
sorta
di
superstizione
?
Il
concetto
di
educare
la
donna
-
non
per
semplice
abbellimento
come
in
certi
conventi
e
in
certi
collegi
di
cui
parleremo
fra
poco
-
ma
per
renderla
intellettualmente
e
moralmente
migliore
è
dunque
un
concetto
relativamente
nuovo
.
Come
è
recente
il
fatto
che
la
donna
osi
uscire
,
per
istruirsi
,
dalla
famiglia
,
e
mescolarsi
nelle
scuole
pubbliche
coi
fanciulli
.
Ancora
pochi
anni
fa
il
numero
degli
alunni
maschi
nelle
scuole
primarie
era
dovunque
assai
maggiore
di
quello
delle
fanciulle
:
ora
tendono
ad
equilibrarsi
,
e
in
alcuni
Stati
,
in
Francia
per
esempio
e
in
Baviera
,
il
numero
delle
femmine
supera
quello
dei
maschi
.
Da
noi
-
ed
il
fenomeno
è
confortante
-
il
numero
delle
fanciulle
che
frequentano
le
scuole
elementari
va
gradatamente
e
regolarmente
crescendo
,
e
poiché
le
ultime
statistiche
di
qualche
anno
fa
davano
una
minima
differenza
fra
i
due
sessi
,
è
probabile
che
ora
l
'
esercito
delle
piccole
alunne
abbia
raggiunto
numericamente
l
'
esercito
maschile
.
C
'
è
un
'
altra
constatazione
a
farsi
,
per
noi
italiani
(
dopo
aver
rilevato
il
male
,
è
bene
poter
constatare
anche
il
bene
del
nostro
paese
)
ed
è
che
l
'
Italia
può
dirsi
fra
i
paesi
latini
il
più
progredito
riguardo
a
quel
sistema
di
coeducazione
dei
sessi
o
scuola
mista
,
universalmente
adottato
agli
Stati
Uniti
,
ma
viceversa
ancora
respinto
in
tutto
o
in
parte
dai
paesi
d
'
Europa
.
Io
credo
all
'
efficacia
intellettuale
e
morale
della
scuola
mista
,
giacché
essa
dà
maggior
vita
e
colorito
,
maggior
emulazione
al
lavoro
,
e
come
diceva
un
esperto
educatore
"
elimina
l
'
isterismo
e
ridona
l
'
ozono
della
vita
naturale
ad
una
atmosfera
resa
deleteria
dagli
antichi
costumi
monastici
"
.
È
una
triste
abitudine
quella
invalsa
finora
-
e
che
stranamente
prevale
ancor
oggi
nella
arditissima
Francia
-
di
voler
tenere
distinti
e
ben
divisi
ragazze
e
ragazzi
nei
primi
anni
della
vita
,
quando
il
sesso
ancora
non
parla
,
per
lasciarli
poi
insieme
nella
vita
di
società
proprio
quando
il
sentimento
dominante
da
una
parte
e
dall
'
altra
è
l
'
amore
!
Abituati
a
stare
insieme
fin
da
bambini
,
i
maschi
e
le
femmine
acquistano
quella
franca
e
libera
e
fraterna
camaraderie
senza
secondi
fini
,
che
,
se
spaventa
forse
le
anime
timorate
,
è
certo
più
leale
e
più
sana
di
quelle
sapienti
ritrosie
gesuitiche
in
cui
si
riassume
talvolta
tutto
il
pudore
di
certe
fanciulle
.
La
scuola
mista
non
fu
in
Italia
un
atto
di
volontà
:
fu
una
conquista
inconscia
del
pubblico
sul
governo
.
Essa
sorse
quasi
di
sorpresa
,
inavvertitamente
.
Si
cominciò
-
in
qualche
città
dove
non
esistevano
istituti
femminili
-
ad
accordar
per
favore
a
un
padre
l
'
ammissione
in
un
ginnasio
o
in
una
scuola
tecnica
della
sua
figliuola
;
e
l
'
iniziativa
ardita
,
prima
criticata
e
combattuta
come
tutte
le
iniziative
,
fu
a
poco
a
poco
imitata
.
Gli
uomini
,
sul
principio
,
sono
ribelli
,
ma
poi
,
e
in
questo
caso
per
fortuna
,
ritornano
pecore
.
Oggi
,
e
intendo
per
oggi
la
data
delle
più
recenti
statistiche
,
oltre
le
20
mila
alunne
delle
scuole
normali
,
abbiamo
più
di
9000
alunne
nelle
Scuole
tecniche
e
più
di
500
negli
Istituti
tecnici
,
più
di
2000
nei
Ginnasii
e
oltre
400
nei
Licei
.
E
ogni
anno
segna
un
aumento
costante
Ecco
le
cifre
precise
:
Debbo
questa
statistica
alla
cortesia
del
comm
.
De
Negri
,
Direttore
Generale
della
Statistica
,
che
volle
compilarla
per
me
sui
Bollettini
Ufficiali
del
Ministero
della
Pubblica
Istruzione
.
Nelle
Università
il
progresso
fu
più
lento
.
Nessuna
donna
s
'
era
laureata
in
Italia
prima
del
1877
.
In
quell
'
anno
e
nei
tre
successivi
si
ebbe
una
laureata
all
'
anno
.
Il
numero
rimase
scarsissimo
fino
al
1893
,
in
cui
furono
15
,
e
poi
salirono
fino
alla
cifra
di
52
nel
1900
Anche
questa
statistica
è
dovuta
al
Comm
.
C
.
De
Negri
=
.
Dato
l
'
abbrivo
,
è
facile
prevedere
che
l
'
aumento
continuerà
in
proporzioni
sempre
maggiori
.
Non
arriveremo
,
e
non
ci
avvicineremo
nemmeno
agli
Stati
Uniti
,
dove
le
alunne
che
frequentano
i
corsi
secondarii
(
ossia
i
nostri
ginnasii
e
licei
)
sono
più
numerose
dei
maschi
,
dove
nel
1900
si
contavano
di
fronte
a
130
mila
ragazzi
che
dicevano
di
studiare
il
latino
,
190
mila
ragazze
che
lo
studiavano
,
e
dove
oltre
alle
Università
miste
esistono
13
Collegi
universitarii
unicamente
destinati
alle
donne
con
5100
studentesse
,
-
ma
ci
metteremo
senza
dubbio
anche
noi
per
la
grande
strada
maestra
che
consente
alla
donna
quell
'
alto
grado
di
istruzione
che
la
rende
non
solo
eguale
all
'
uomo
ma
,
ciò
che
più
importa
,
indipendente
da
lui
.
Il
Tocqueville
,
il
quale
scriveva
quando
le
condizioni
della
donna
americana
non
avevano
ancor
raggiunto
il
livello
che
toccano
ai
nostri
giorni
,
era
stato
fin
da
allora
colpito
dai
progressi
del
movimento
femminile
in
America
,
e
confessava
:
"
Se
voi
mi
domandate
a
che
cosa
io
penso
doversi
attribuire
la
prosperità
singolare
e
la
forza
ognor
crescente
del
popolo
americano
,
io
risponderò
doversi
attribuire
alla
superiorità
intellettuale
delle
sue
donne
"
.
Potremo
anche
noi
meritare
,
in
un
tempo
più
o
meno
lontano
,
un
simile
elogio
da
un
altro
grande
storico
dell
'
avvenire
?
*
Prima
di
rispondere
a
questa
domanda
,
bisogna
porne
un
'
altra
:
bisogna
domandarci
:
perché
studiano
queste
studentesse
?
perché
vengono
,
sorelle
intellettuali
,
a
combattere
con
noi
la
grande
battaglia
della
scienza
contro
l
'
ignoto
,
o
dell
'
arte
per
la
bellezza
?
perché
le
troviamo
sui
nostri
passi
,
concorrenti
gentili
e
temute
,
a
darci
il
sorriso
della
loro
compagnia
,
ma
a
rubarci
,
spesso
,
la
palma
del
trionfo
?
Esse
vengon
fra
noi
perché
le
sospinge
forse
l
'
amore
allo
studio
,
perché
le
trascina
senza
forse
la
necessità
economica
.
Anche
la
donna
sente
oggi
al
pari
dell
'
uomo
il
desiderio
di
una
sua
propria
espressione
individuale
:
sente
il
bisogno
di
affermarsi
da
sola
,
col
proprio
lavoro
,
col
proprio
cervello
,
per
rendersi
indipendente
.
Direi
che
agogna
ad
una
vita
umana
nell
'
ampio
senso
latino
della
parola
,
e
non
vuol
più
rimaner
chiusa
nella
semplice
vita
sessuale
,
dove
la
storia
l
'
aveva
confinata
finora
.
Vuole
il
mondo
per
sé
,
e
non
la
famiglia
soltanto
.
È
un
bene
?
è
un
male
?
Non
importa
qui
dire
:
è
la
fatalità
!
La
donna
era
sempre
vissuta
in
una
specie
di
parassitismo
economico
.
L
'
unica
sua
speranza
e
l
'
unica
sua
carriera
era
il
matrimonio
.
Lo
stato
psicologico
della
fanciulla
era
l
'
attesa
;
e
questa
sua
condizione
di
dover
aspettare
il
marito
non
era
che
una
forma
di
muta
mendicità
.
Perciò
,
se
non
si
maritava
,
e
se
il
chiostro
non
accoglieva
le
sue
verginali
speranze
deluse
,
essa
restava
nell
'
ambiente
sociale
come
un
ramo
secco
tra
la
gloria
della
foresta
verde
e
fiorita
,
come
un
organo
che
abbia
fallito
alla
sua
funzione
,
come
un
peso
inutile
e
gravoso
alla
propria
famiglia
.
E
già
molti
anni
or
sono
l
'
Holtzendorff
aveva
presentito
la
gravità
sociale
di
questa
ingiusta
condizione
di
cose
,
e
con
la
fredda
calma
del
giurista
tedesco
aveva
posto
brutalmente
il
problema
così
:
o
la
poligamia
,
oppure
procacciare
alle
donne
escluse
dal
matrimonio
altri
modi
di
onesto
e
lucroso
collocamento
.
Allora
,
quando
l
'
Holtzendorff
scriveva
,
si
contavano
in
Germania
più
di
due
milioni
di
ragazze
di
età
superiore
ai
25
anni
non
maritate
,
capo
d
'
accusa
vivente
-
egli
diceva
-
contro
lo
spensierato
egoismo
degli
uomini
.
Quante
saranno
oggi
,
e
non
in
Germania
soltanto
,
le
oneste
ragazze
che
,
non
volendo
e
non
potendo
sposarsi
,
hanno
pur
diritto
a
un
'
esistenza
che
non
sia
l
'
avvilente
inutile
e
parassitaria
vita
della
vecchia
zitella
?
Saranno
certamente
di
più
,
poiché
in
questa
nostra
epoca
ove
tutto
è
ridotto
al
comun
denominatore
danaro
,
e
dove
le
esigenze
di
tutte
le
classi
sono
smisuratamente
cresciute
,
l
'
uomo
non
può
contrarre
matrimonio
con
la
facilità
con
cui
lo
contraeva
una
volta
.
C
'
è
-
minore
fra
noi
che
altrove
,
ma
non
trascurabile
-
una
crisi
del
matrimonio
,
prodotta
dal
fatto
che
oggi
il
mantenere
una
famiglia
è
un
problema
economico
che
non
a
tutti
è
dato
risolvere
.
Chi
muove
l
'
attività
maschile
è
ancora
e
sempre
,
come
fu
e
come
sarà
in
eterno
,
la
donna
,
e
Rudyard
Kipling
può
cantare
:
"
finché
le
nostre
donne
debbano
andare
per
le
vie
bene
abbigliate
e
il
danaro
occorra
a
comperare
i
loro
monili
,
le
baleniere
correranno
d
'
anno
in
anno
,
pe
'
mari
,
alla
ventura
"
,
-
ma
è
l
'
amante
d
'
un
mese
o
d
'
un
'
ora
che
fa
fare
all
'
uomo
questi
sacrifizii
e
questi
eroismi
:
per
la
moglie
egli
non
ha
,
generalmente
,
né
questi
pensieri
né
queste
energie
!
E
poiché
la
fanciulla
sente
questa
verità
psicologica
,
poiché
ella
s
'
accorge
che
la
dura
necessità
economica
rende
i
matrimonii
meno
frequenti
,
poiché
,
nel
rinascere
dignitoso
della
sua
personalità
,
ella
sdegna
di
attendere
come
una
schiava
che
l
'
uomo
le
getti
,
quasi
fosse
un
sultano
,
il
suo
fazzoletto
,
ecco
che
ella
ha
voluto
,
e
in
parte
ha
saputo
,
rendersi
indipendente
,
ecco
che
ella
ha
detto
:
io
studierò
,
io
lavorerò
,
io
basterò
a
me
stessa
come
un
uomo
.
Ed
è
sorto
così
un
tipo
di
donna
che
non
ha
ancora
trovato
,
forse
,
la
sua
espressione
precisa
,
ma
che
senza
dubbio
esce
dalle
tre
grandi
categorie
in
cui
Alessandro
Dumas
s
'
illudeva
di
chiudere
tutti
i
tipi
di
donna
.
Diceva
il
Dumas
che
le
donne
sono
o
vestali
o
matrone
o
cortigiane
,
cioè
donne
o
del
tempio
o
del
focolare
o
della
strada
.
Ebbene
:
per
coloro
che
si
vergognerebbero
d
'
essere
cortigiane
,
per
coloro
che
non
vogliono
essere
vestali
,
per
coloro
che
non
possono
diventare
matrone
,
deve
pur
esistere
un
'
altra
categoria
:
la
categoria
severa
ed
altera
della
donna
che
non
chiede
al
suo
sesso
e
alle
sue
attrattive
la
ragione
di
piacere
,
ma
chiede
al
suo
cervello
e
al
suo
lavoro
la
ragione
di
vivere
rispettata
e
indipendente
nel
mondo
.
*
Senonché
-
per
quanto
il
fenomeno
di
cui
ora
ho
parlato
sia
grave
ed
interessante
e
rappresenti
uno
dei
casi
più
acuti
del
nostro
malessere
sociale
-
bisogna
riconoscere
che
esso
è
in
un
certo
senso
un
fenomeno
eccezionale
nel
grande
problema
dell
'
educazione
della
donna
.
Dopo
aver
constatato
,
con
le
parole
argute
di
Anatole
France
,
che
"
la
science
peut
bien
avoir
,
comme
la
religion
,
ses
vierges
et
ses
diaconesses
"
,
dopo
aver
confessato
che
è
giusto
che
la
fanciulla
possa
trovare
le
sue
condizioni
d
'
esistenza
al
di
fuori
del
matrimonio
,
occorre
anche
dire
che
se
è
doveroso
che
la
società
gliele
faciliti
in
tutti
i
modi
,
è
altrettanto
giusto
e
direi
quasi
più
doveroso
che
la
società
si
preoccupi
di
formare
nella
fanciulla
la
sposa
e
la
madre
futura
.
Compie
quest
'
alto
ufficio
l
'
educazione
che
noi
impartiamo
oggi
alle
fanciulle
nelle
nostre
scuole
?
Ha
lo
Stato
coscienza
di
questo
suo
grande
dovere
?
Pur
troppo
noi
dobbiamo
confessare
che
oltre
la
misera
scuola
obbligatoria
,
l
'
insegnamento
femminile
assume
nel
nostro
paese
,
come
del
resto
anche
in
altre
nazioni
civili
,
un
carattere
di
privilegio
del
quale
,
sia
per
la
spesa
,
sia
per
altre
cento
difficoltà
,
ben
poche
possono
godere
.
La
scuola
secondaria
è
infatti
frequentata
in
Italia
solo
da
1/10
del
numero
totale
delle
fanciulle
.
E
vi
è
un
'
altra
e
più
dolorosa
confessione
da
fare
.
Lo
Stato
-
amo
credere
ancora
e
sempre
per
la
terribile
tirannia
finanziaria
-
non
ha
potuto
,
non
ha
saputo
attirare
a
sé
la
fiducia
delle
famiglie
,
le
quali
in
gran
maggioranza
disertano
le
scuole
e
gli
istituti
governativi
,
inviando
le
loro
figlie
ad
istituti
privati
.
Nel
1898
le
fanciulle
che
frequentavano
le
scuole
dello
Stato
erano
in
tutta
Italia
24.335
,
e
le
fanciulle
che
compivano
la
loro
educazione
nei
monasteri
erano
invece
95.404
!
!
!
Vale
a
dire
:
più
dei
3/4
delle
fanciulle
italiane
sono
educate
dalle
monache
!
Lontana
da
me
l
'
idea
di
entrare
,
a
proposito
di
queste
cifre
,
in
una
discussione
di
principii
:
io
rispetto
tutte
le
fedi
e
tutte
le
opinioni
,
e
appunto
perché
sono
incrollabilmente
ma
serenamente
fermo
nella
mia
,
non
ho
verso
le
opinioni
degli
altri
,
né
quelle
furie
verbali
,
né
quei
despotismi
giacobini
che
credono
di
essere
manifestazioni
d
'
energia
,
e
non
sono
talvolta
che
convulsioni
di
anime
incerte
le
quali
sperano
di
affogare
nella
violenza
il
dubbio
che
le
tormenta
.
Ma
mi
sarà
permesso
di
deplorare
che
lo
Stato
abbandoni
con
tanta
indifferenza
l
'
educazione
della
donna
a
chi
,
anche
se
non
guasta
per
sempre
le
idee
,
certo
non
può
dare
quel
sentimento
di
italianità
e
di
modernità
che
pure
noi
vogliamo
insegnare
ai
maschi
nelle
scuole
governative
.
Forse
è
qui
il
germe
di
quella
dissonanza
di
convinzioni
e
di
tendenze
fra
i
due
sessi
che
impedisce
a
questi
di
aver
idee
comuni
e
concordi
;
e
forse
l
'
opera
educativa
più
utile
sarebbe
appunto
di
togliere
questa
dissonanza
,
ristabilire
l
'
unissono
fra
l
'
uomo
e
la
donna
che
ora
,
pur
troppo
,
sentono
pensano
e
quindi
agiscono
in
modo
contradditorio
!
Lasciando
tuttavia
questo
problema
di
tanto
lontana
e
difficile
soluzione
,
e
limitandomi
a
parlare
dell
'
educazione
femminile
,
quale
essa
è
attualmente
,
io
credo
che
le
si
possano
rivolgere
due
critiche
,
due
critiche
opposte
ma
che
,
secondo
i
casi
,
saranno
riconosciute
per
vere
.
Negli
istituti
femminili
,
o
si
studia
troppo
,
o
si
studia
troppo
poco
.
O
v
'
è
cioè
,
l
'
eccesso
dello
studio
serio
che
uccide
l
'
allegria
e
l
'
igiene
,
o
v
'
è
la
frivolezza
di
certi
studii
fatti
più
che
altro
per
abbellimento
e
per
....
attirare
il
marito
,
frivolezza
che
corrompe
nella
fanciulla
il
carattere
e
ne
diminuisce
il
senso
di
dignità
.
In
alcuni
istituti
s
'
insegna
sopratutto
ciò
che
serve
per
far
figura
,
per
illudere
,
per
conquistare
;
si
dà
,
direi
quasi
,
una
polverizzazione
di
coltura
superficiale
perché
il
profumo
passeggiero
di
questa
coltura
inganni
chi
si
avvicina
:
non
si
insegna
nulla
di
ciò
che
nutre
veramente
il
cervello
,
di
ciò
che
rinsalda
la
coscienza
,
di
ciò
che
prepara
alla
vita
.
Da
questi
istituti
escono
quelle
bambole
che
suonano
e
cantano
,
che
civettano
e
flirtano
in
tre
o
quattro
lingue
,
e
che
la
società
accoglie
sorridendo
come
i
tipi
della
perfetta
educazione
,
senza
chiedersi
mai
se
la
fabbricazione
non
potrebbe
essere
più
accurata
o
almeno
più
solida
!
Bambole
che
attraversano
la
vita
facendo
più
male
che
bene
,
facendo
spesso
molto
male
con
la
più
tranquilla
incoscienza
,
perché
non
amano
che
sé
stesse
e
credono
che
il
mondo
sia
stato
creato
unicamente
perché
esse
possano
divertirsi
....
"
Deliziose
e
terribili
piccole
belve
-
così
le
definisce
De
Ryons
nell
'
Ami
des
femmes
-
per
le
quali
ci
si
disonora
,
ci
si
rovina
,
ci
si
uccide
,
e
di
cui
l
'
unica
preoccupazione
-
in
mezzo
a
questa
carneficina
-
è
di
vestirsi
secondo
la
moda
,
alle
volte
come
un
ombrello
,
alle
volte
come
una
campana
!
"
.
Quale
contrasto
fra
la
figura
ambigua
di
queste
donne
perfidamente
leggere
,
e
il
profilo
della
fanciulla
seria
che
dà
tutto
il
suo
giovanile
e
sincero
entusiasmo
agli
studî
,
e
vuole
ottenere
da
questi
non
una
batteria
di
seduzioni
per
accalappiare
un
marito
,
ma
un
patrimonio
intellettuale
che
serva
a
lei
sola
!
Eppure
,
come
c
'
è
l
'
esagerazione
nel
male
,
c
'
è
anche
l
'
esagerazione
nel
bene
!
Non
solo
in
molte
ragazze
,
ma
in
molti
padri
di
famiglia
,
nelle
madri
stesse
si
è
infiltrata
oggi
ed
ha
messo
radice
la
convinzione
che
più
si
studia
,
più
si
ingobbisce
sui
banchi
della
scuola
col
naso
nei
libri
e
nei
vocabolarii
,
e
meglio
è
.
L
'
abuso
e
l
'
eccesso
della
scuola
-
non
sono
io
che
lo
dico
,
ma
è
il
senatore
Angelo
Mosso
-
è
come
un
'
edera
fatale
che
ora
si
è
avvinghiata
anche
all
'
organismo
della
donna
,
e
ne
rattrista
l
'
esistenza
inaridendone
le
sorgenti
della
vita
.
Alle
fanciulle
noi
facciamo
imparare
l
'
estrazione
della
radice
cubica
,
e
neghiamo
loro
un
cortile
dove
possano
correre
a
prendere
una
boccata
d
'
aria
,
a
sgranchirsi
le
gambe
,
a
non
sentire
più
i
gomiti
delle
compagne
nei
proprii
fianchi
!
È
il
pregiudizio
dell
'
intellettualità
pedante
ed
anti
-
igienica
che
viola
le
leggi
della
salute
!
È
la
ribellione
,
in
origine
giustissima
,
contro
l
'
ignoranza
,
che
arriva
a
conseguenze
esagerate
ed
illogiche
!
Bisogna
ristabilir
l
'
equilibrio
fra
lo
sviluppo
del
cervello
e
lo
sviluppo
delle
altre
facoltà
umane
.
Bisogna
avere
per
l
'
educazione
morale
quel
concetto
armonico
che
i
greci
avevano
per
la
bellezza
fisica
.
L
'
arte
antica
non
si
preoccupava
,
come
la
nostra
,
soltanto
dell
'
ampiezza
della
fronte
pensosa
,
della
piega
del
labbro
ironica
,
della
contrazione
della
sopracciglia
irritata
.
L
'
espressione
della
bellezza
scaturiva
allora
da
tutte
le
membra
,
non
come
oggi
dalla
testa
sola
,
e
tutta
la
persona
umana
parlava
alla
fantasia
dell
'
artista
e
del
popolo
.
Ebbene
:
bisogna
applicare
questo
criterio
artistico
anche
alla
vita
sociale
.
Bisogna
sviluppare
tutte
le
membra
e
tutte
le
facoltà
dell
'
individuo
,
non
solo
il
cervello
,
perché
il
progresso
non
è
il
frutto
unico
e
mostruoso
di
quella
pianta
rara
che
è
l
'
ingegno
,
ma
è
la
messe
benefica
che
si
raccoglie
dall
'
umanità
quando
alla
vigoria
intellettuale
s
'
uniscono
la
salute
fisica
e
la
salute
morale
.
Questo
pensiero
,
questa
preoccupazione
della
salute
fisica
dovrebbe
essere
dominante
nel
problema
dell
'
educazione
della
donna
.
Anzitutto
perché
l
'
igiene
fisica
è
anche
igiene
morale
.
Là
dove
,
come
in
Inghilterra
,
nei
grandi
parchi
attigui
alle
scuole
,
le
fanciulle
alternano
le
ore
di
studio
con
le
ore
di
gioco
,
esse
sentono
aleggiare
anche
intorno
alla
loro
anima
quell
'
atmosfera
ossigenata
che
è
intorno
al
loro
corpo
,
e
come
tutto
il
loro
organismo
diventa
più
forte
,
così
i
loro
discorsi
diventan
più
puri
e
più
sani
:
non
alligna
il
pettegolezzo
sciocco
o
l
'
allusione
lubrica
che
fiorisce
invece
come
muschio
all
'
ombra
umida
delle
scuole
ove
le
fanciulle
siedono
immobili
per
lunghe
ore
del
giorno
.
Ed
è
per
questo
che
si
accentua
,
specie
all
'
estero
,
un
movimento
che
vorrebbe
trasportare
,
fuori
delle
fumose
e
assordanti
città
,
nell
'
ambiente
verde
e
tranquillo
della
campagna
le
scuole
e
gli
istituti
d
'
educazione
.
È
per
questo
che
,
oltre
alle
scuole
normali
ed
ai
ginnasii
e
ai
licei
femminili
,
dovrebbero
sorgere
anche
fra
noi
quelle
scuole
agrarie
femminili
,
di
cui
or
son
tre
anni
si
faceva
apostolo
la
più
geniale
poetessa
italiana
.
Vedendo
che
malgrado
le
rigurgitanti
scuole
normali
-
dalle
quali
fra
breve
uscirà
un
numero
di
maestre
superiore
alle
scolare
-
il
problema
della
disoccupazione
femminile
restava
immutato
,
Ada
Negri
si
chiedeva
:
"
Perché
non
tentar
d
'
aprire
,
per
la
donna
,
anche
in
Italia
,
una
via
di
attività
più
sana
e
più
serena
,
all
'
aria
aperta
,
fra
le
cose
semplici
e
pure
della
terra
,
secondando
il
suo
istinto
naturale
e
il
suo
sviluppo
fisiologico
?
Perché
non
indirizzare
verso
le
scuole
agrarie
tutte
quelle
anemiche
fanciulle
moderne
,
che
ora
impoveriscono
il
loro
sangue
sui
banchi
delle
scuole
cittadine
?
"
.
E
la
poetessa
aveva
ragione
non
solo
perché
,
anche
per
la
donna
come
per
l
'
uomo
,
val
più
oggi
un
'
istruzione
tecnica
e
pratica
di
quelle
sapienti
inutilità
di
puro
abbellimento
che
si
insegnano
in
certi
collegi
,
ma
aveva
ragione
sopratutto
perché
il
problema
dell
'
educazione
della
donna
,
a
chi
guardi
lontano
,
coincide
oggi
col
problema
della
razza
.
Se
vogliamo
che
le
generazioni
future
siano
fisicamente
più
sane
e
quindi
moralmente
più
equilibrate
di
questa
nostra
generazione
ove
i
nervi
sono
i
terribili
despoti
del
nostro
organismo
,
e
la
nevrastenia
è
,
più
che
un
'
eccezione
morbosa
,
la
triste
regola
generale
,
bisognerà
pure
che
noi
pensiamo
ad
educare
la
donna
in
modo
ch
'
essa
possa
trasmettere
ai
suoi
figli
un
sangue
purificato
dall
'
ossigeno
dell
'
aria
libera
e
dal
fresco
e
sano
odor
della
terra
.
Pur
troppo
se
la
nostra
iniziativa
latina
è
feconda
in
opere
di
beneficenza
,
è
quasi
sterile
nelle
opere
di
prevenzione
.
Noi
abbiamo
lagrime
e
danari
per
tutte
le
malattie
e
per
tutte
le
colpe
umane
.
Vecchi
,
ammalati
,
pazzi
,
ciechi
,
sordomuti
,
deficienti
,
rachitici
,
scrofolosi
,
tubercolosi
,
delinquenti
,
ogni
piaga
fisica
e
morale
è
classificata
e
curata
in
questo
immenso
ospedale
che
è
il
mondo
.
La
nostra
pietà
postuma
è
grande
quasi
quanto
la
nostra
miseria
!
Ma
noi
non
abbiamo
che
assai
raramente
danari
e
pensieri
per
prevenire
tutti
questi
mali
e
tutti
questi
dolori
!
Noi
non
riflettiamo
che
,
se
si
sapesse
educare
,
molte
di
queste
miserie
scomparirebbero
e
tutte
diminuirebbero
.
Diminuirebbero
,
sopratutto
,
se
alla
donna
,
oltre
a
un
'
educazione
religiosa
,
oltre
a
un
'
educazione
mondana
,
oltre
a
un
'
educazione
scientifica
,
si
desse
un
'
educazione
sociale
.
Aprire
il
suo
cervello
ai
problemi
maggiori
che
agitano
la
mente
dell
'
uomo
,
in
modo
che
essa
possa
essere
non
solo
la
sua
compagna
che
lo
comprende
,
ma
la
sua
coscienza
che
lo
guida
:
aprire
anche
il
suo
sentimento
affinché
ella
impari
-
nell
'
età
in
cui
è
facile
imparare
le
cose
buone
e
generose
-
che
il
suo
destino
e
la
sua
missione
non
si
chiudono
nella
mediocrità
del
benessere
egoista
,
ma
devono
spaziare
più
lontano
e
più
in
alto
.
Senza
dubbio
,
il
primo
dovere
d
'
una
donna
è
di
creare
la
felicità
intorno
a
sé
,
nella
sua
famiglia
:
crearla
coll
'
onestà
,
mantenerla
colla
dolcezza
:
ma
questo
dovere
non
basta
:
la
donna
deve
andare
più
oltre
.
Essa
deve
integrare
coi
fatti
,
coll
'
esempio
,
quanto
v
'
è
di
puro
nel
socialismo
:
essa
deve
compiere
,
non
per
un
impulso
di
pietà
inconscia
come
una
volta
,
non
per
una
moda
o
per
uno
sport
come
oggi
,
ma
per
un
dovere
cosciente
,
quasi
come
un
ufficio
specifico
della
femminilità
,
quell
'
opera
di
aiuto
,
di
conforto
materiale
e
morale
che
,
oltrepassando
l
'
orizzonte
famigliare
,
si
rivolge
ai
dolori
e
alle
ingiustizie
che
non
ci
toccano
da
vicino
.
Di
fianco
all
'
uomo
che
combatte
,
essa
deve
essere
la
fata
che
ingentilisce
ed
attenua
le
fatali
conseguenze
della
lotta
:
essa
deve
socializzare
le
anime
per
avvicinare
gli
uomini
,
-
opera
più
degna
che
socializzare
la
proprietà
per
sopprimere
le
classi
.
LA
DONNA
e
il
problema
dell
'
educazione
.
Le
donne
esercitano
una
così
grande
influenza
sugli
uomini
,
che
sono
esse
che
determinano
il
loro
carattere
.
PLATONE
.
Il
problema
femminile
sul
quale
tanto
e
forse
troppo
si
discute
,
ha
questo
di
particolare
:
che
ha
schierato
,
pro
e
contro
le
rivendicazioni
della
donna
,
gli
uomini
in
una
strana
confusione
,
quasi
essi
avessero
portato
nel
decidersi
,
non
le
ragioni
calme
e
spassionate
dell
'
osservatore
imparziale
,
ma
le
impressioni
fuggevoli
ed
egoiste
della
propria
esperienza
.
La
logica
infatti
vi
dice
che
tutti
i
novatori
dovrebbero
difendere
la
completa
ed
assoluta
emancipazione
della
donna
,
e
che
tutti
i
conservatori
dovrebbero
,
dal
canto
loro
,
avversare
questo
movimento
di
emancipazione
.
Viceversa
,
voi
trovate
-
con
sorpresa
-
dei
novatori
e
dei
socialisti
che
sono
antifeministi
,
e
dei
conservatori
e
dei
reazionarii
che
sono
feministi
.
Vicino
ad
Achille
Loria
,
anima
rigida
di
socialista
scienziato
,
il
quale
proclama
l
'
eguaglianza
della
donna
e
dell
'
uomo
e
vuole
per
la
prima
diritti
identici
a
quelli
del
secondo
,
ecco
Cesare
Lombroso
,
un
altro
scienziato
socialista
,
il
quale
dichiara
la
donna
assolutamente
inferiore
all
'
uomo
e
le
nega
perciò
eguali
diritti
.
Vicino
a
Ferdinando
Brunetière
che
,
anche
nella
questione
femminile
,
volle
farsi
paladino
di
ciò
che
è
vecchio
e
tradizionale
e
sostenne
quindi
che
la
donna
dovesse
rimanere
una
minorenne
perpetua
,
ecco
Edoardo
Rod
,
un
romanziere
cui
certo
non
si
possono
rimproverare
teorie
sovversive
,
il
quale
,
come
un
eterodosso
,
chiede
per
la
donna
diritti
identici
a
quelli
dell
'
uomo
.
Da
che
dipende
questo
vario
,
strano
ed
illogico
aggrupparsi
degli
uomini
intorno
al
problema
del
feminismo
?
Dipende
forse
dal
soggetto
stesso
della
disputa
,
e
dovremmo
noi
riconoscere
che
la
donna
-
come
ci
fa
spesso
nella
vita
dimenticare
le
nostre
idee
più
salde
rendendoci
illogici
verso
noi
stessi
-
abbia
,
anche
nel
campo
della
teoria
,
il
supremo
potere
di
piegare
alla
contraddizione
la
lama
inflessibile
del
pensiero
scientifico
?
Chi
sa
dire
se
nell
'
antifeminismo
degli
uni
non
v
'
è
,
come
lievito
inconscio
,
il
rancore
di
amori
infelici
,
e
nel
feminismo
degli
altri
il
ricordo
indulgente
di
dolcezze
passate
?
Certo
,
se
è
sempre
difficile
in
ogni
questione
l
'
astrarre
dalla
propria
persona
e
dai
casi
della
propria
vita
,
è
difficilissimo
nel
problema
femminile
,
dove
mal
si
scorge
la
linea
sottile
che
separa
il
pensiero
dal
sentimento
,
e
dove
noi
portiamo
-
senza
saperlo
e
senza
volerlo
-
quel
cumulo
di
odî
o
di
amori
,
di
speranze
o
di
gelosie
,
di
generosi
ideali
o
di
ambizioni
egoiste
,
che
la
donna
,
eterna
animatrice
,
suscita
nella
nostra
esistenza
.
Forse
ogni
uomo
,
se
vuol
esser
sincero
,
dovrà
confessare
che
quante
volte
avrà
discusso
di
feminismo
,
sostenendo
per
la
donna
ampia
partecipazione
alla
vita
pubblica
,
libertà
di
adire
tutte
le
professioni
e
godimento
di
tutti
i
diritti
fino
al
diritto
di
voto
politico
,
gli
sarà
passata
dinanzi
agli
occhi
della
mente
-
come
un
dolce
fantasma
contradditore
-
la
figura
della
sua
donna
,
della
donna
che
egli
deve
amare
sopra
tutto
e
sopra
tutti
,
e
l
'
istinto
atavico
dell
'
egoismo
maschile
,
che
vuol
mantener
chiuso
nello
scrigno
della
famiglia
il
gioiello
prezioso
,
sarà
risorto
in
lui
per
lottare
contro
il
libero
convincimento
dell
'
uomo
moderno
che
sente
di
dover
permettere
che
almeno
i
raggi
di
luce
di
quel
gioiello
vadano
ad
illuminare
gli
altri
,
e
che
sa
di
non
poter
rendere
schiava
un
'
anima
che
ha
anch
'
essa
diritto
alla
vita
multipla
e
complessa
del
mondo
moderno
.
Ma
-
al
di
fuori
di
queste
ragioni
sentimentali
-
io
credo
che
la
contraddizione
a
cui
ho
accennato
e
per
la
quale
uomini
di
idee
e
di
partiti
opposti
si
trovan
fra
loro
d
'
accordo
sia
nel
combattere
sia
nel
favorire
il
movimento
feminista
,
dipenda
da
un
motivo
più
generale
,
più
profondo
e
di
importanza
ben
più
sostanziale
.
Dipende
,
secondo
me
,
dal
fatto
che
il
problema
femminile
è
stato
mal
posto
.
Finora
si
è
creduto
che
la
base
,
quasi
direi
la
piattaforma
su
cui
si
doveva
erigere
la
disputa
consistesse
in
questa
domanda
:
è
la
donna
inferiore
o
superiore
all
'
uomo
?
Domanda
che
a
tutta
prima
sembra
afferrare
il
problema
nelle
tanaglie
di
un
dilemma
cui
non
è
dato
sfuggire
,
e
che
viceversa
è
una
domanda
inutile
e
sbagliata
.
In
psicologia
e
in
sociologia
non
valgono
le
leggi
rigide
dell
'
aritmetica
:
e
se
è
vero
che
un
dato
numero
deve
essere
necessariamente
o
inferiore
o
superiore
ad
un
altro
,
non
è
altrettanto
vero
che
un
dato
organismo
deva
anch
'
esso
essere
o
superiore
o
inferiore
ad
un
altro
:
può
essere
semplicemente
diverso
.
Un
medico
cui
si
chiedesse
se
per
vivere
è
più
importante
la
respirazione
o
la
nutrizione
,
risponderebbe
che
entrambe
sono
egualmente
importanti
e
necessarie
.
E
non
potrebbe
istituire
fra
loro
un
paragone
per
decidere
il
più
o
il
meno
dell
'
importanza
reciproca
,
giacché
la
necessità
assoluta
della
vita
non
ammette
queste
distinzioni
materiali
di
grado
.
Così
è
del
nostro
problema
.
La
donna
non
è
né
superiore
né
inferiore
all
'
uomo
:
è
diversa
.
Diversa
e
imparagonabile
ed
ugualmente
necessaria
,
giacché
l
'
uomo
e
la
donna
sono
i
due
atomi
che
formano
la
molecola
della
vita
sociale
,
senza
uno
dei
quali
la
vita
non
è
.
E
da
questa
differenza
-
profonda
psicologicamente
come
fisiologicamente
-
non
nasce
soltanto
quel
delirio
adorabile
che
si
chiama
l
'
amore
,
ma
scaturiscono
altresì
limpide
tutte
le
ragioni
per
cui
la
donna
deve
avere
diritti
non
eguali
all
'
uomo
,
ma
equivalenti
.
Non
eguali
,
perché
è
diversa
;
non
minori
perché
non
è
inferiore
;
ma
equivalenti
perché
il
suo
posto
nel
mondo
è
per
legge
di
natura
all
'
identica
altezza
di
quello
dell
'
uomo
.
Se
il
nostro
problema
fosse
stato
posto
così
-
sulla
base
cioè
di
una
disuguaglianza
tra
i
due
sessi
che
non
implica
né
superiorità
né
inferiorità
-
noi
non
avremmo
avuto
,
riguardo
al
feminismo
,
né
le
esagerazioni
pessimiste
di
certi
scienziati
,
né
le
esagerazioni
ottimiste
di
coloro
che
,
per
natural
reazione
,
vorrebbero
far
credere
che
la
donna
ha
tutte
le
attitudini
sociali
dell
'
uomo
e
in
identico
grado
.
Vedete
,
per
esempio
.
I
fisiologi
hanno
trovato
nei
tessuti
della
donna
,
nei
globuli
del
suo
sangue
,
nel
processo
evolutivo
del
suo
cervello
,
la
prova
ch
'
essa
è
fisicamente
meno
sviluppata
dell
'
uomo
.
E
gli
psicologi
,
analizzandone
l
'
intelligenza
e
la
sensibilità
,
hanno
paragonato
la
donna
ad
un
adulto
con
le
passioni
d
'
un
bambino
,
e
l
'
hanno
definita
,
come
il
bambino
,
una
spugna
educabile
.
Da
queste
constatazioni
-
che
io
per
il
primo
riconosco
vere
in
gran
parte
-
alcuni
scienziati
,
polarizzati
nell
'
idea
di
istituire
un
confronto
aritmetico
fra
i
due
sessi
,
e
sopratutto
il
pubblico
dei
profani
che
ha
la
triste
prerogativa
di
rendere
antipatica
la
scienza
interpretandola
male
-
hanno
tratto
la
conseguenza
che
la
donna
è
inferiore
all
'
uomo
.
Ma
io
vi
domando
:
forse
che
la
missione
della
donna
nel
mondo
è
uguale
a
quella
dell
'
uomo
?
e
poiché
non
lo
è
,
vi
sembra
logico
allora
il
pretendere
-
sotto
pena
di
bollarla
col
marchio
dell
'
inferiorità
-
che
la
donna
la
quale
ha
una
missione
diversa
abbia
identiche
qualità
fisiche
e
morali
dell
'
uomo
?
o
non
è
semplicemente
assurdo
l
'
esigere
che
chi
deve
compiere
funzioni
diverse
abbia
eguali
attitudini
?
Questo
equivoco
che
è
causa
dell
'
opinione
illogica
degli
anti
-
feministi
,
è
causa
altresì
dell
'
opinione
esagerata
dei
feministi
.
Costoro
voglion
la
donna
eguale
all
'
uomo
,
come
quelli
la
vogliono
inferiore
,
perché
nessuno
s
'
adatta
a
riconoscerla
diversa
e
imparagonabile
.
E
l
'
eguaglianza
fanno
consistere
non
solo
nella
conquista
che
io
reputo
legittima
di
diritti
giuridici
e
politici
,
ma
anche
nel
voler
imporre
socialmente
una
sola
morale
per
i
due
sessi
.
Due
feministi
illustri
,
nella
loro
manìa
di
voler
identificare
i
diritti
della
donna
e
dell
'
uomo
anche
di
fronte
all
'
amore
,
sono
giunti
a
due
conseguenze
estreme
ed
opposte
che
potrebbero
esse
sole
dare
la
prova
degli
assurdi
cui
si
arriva
quando
ci
si
lascia
guidare
,
non
dall
'
esame
sereno
della
realtà
,
ma
dalla
passione
e
da
un
preconcetto
.
Jules
Bois
,
il
letterato
francese
che
ama
avvolgere
la
sue
idee
sociali
nelle
nebbie
del
misticismo
e
dello
spiritismo
,
pretende
nientemeno
dai
maschi
quella
castità
pre
-
matrimoniale
che
si
esige
dalle
fanciulle
,
giacché
-
egli
dice
-
l
'
uomo
e
la
donna
devono
arrivare
al
matrimonio
in
identiche
condizioni
;
e
viceversa
Giacomo
Novicow
,
il
sociologo
russo
profondo
ed
ardito
,
vorrebbe
accordare
alle
fanciulle
la
stessa
libertà
che
hanno
gli
uomini
,
e
predica
nel
suo
libro
:
La
redenzione
della
donna
nientemeno
che
l
'
abolizione
del
matrimonio
,
e
il
pieno
assoluto
diritto
per
l
'
uomo
e
per
la
donna
di
unirsi
quando
vogliono
e
appena
che
lo
vogliono
,
senza
alcuna
formalità
,
e
salvo
a
mutar
legame
cogli
anni
o
coi
mesi
,
o
col
periodo
di
tempo
ancora
più
breve
che
il
fato
assegna
ai
capricci
d
'
amore
.
Io
non
discuto
qui
queste
due
opinioni
:
io
mi
limito
a
constatare
,
come
un
fenomeno
abbastanza
significativo
,
che
in
nome
di
uno
stesso
principio
-
il
feminismo
-
si
giunge
da
un
lato
alla
castità
forzata
,
dall
'
altro
lato
all
'
amore
libero
;
e
mi
permetto
di
osservare
che
mentre
la
passione
trascina
ad
idee
estreme
ed
assurde
gli
apostoli
del
feminismo
,
perduti
dietro
il
miraggio
di
un
paragone
matematico
fra
i
due
sessi
che
è
assolutamente
impossibile
,
ben
pochi
hanno
visto
ciò
che
vi
ha
di
veramente
superiore
e
sublime
nella
donna
,
la
madre
;
ben
pochi
hanno
sentito
che
a
questa
sua
funzione
socialmente
sacra
-
che
spiega
anche
tutte
le
diversità
psicologiche
dei
due
sessi
-
bisogna
ricondurre
non
solo
le
cure
e
gli
omaggi
,
di
cui
noi
uomini
siamo
generosi
perché
ci
costano
poco
,
ma
anche
i
diritti
della
donna
,
che
noi
siamo
lenti
ed
avari
nel
riconoscere
perché
costerebbero
molto
al
nostro
egoismo
maschile
.
E
il
primo
diritto
della
donna
,
quello
che
è
sancito
dalla
stessa
legge
di
natura
perché
prolunga
moralmente
la
funzione
fisiologica
della
maternità
,
è
il
diritto
all
'
educazione
dei
figli
.
Come
adempiono
oggi
le
donne
a
questo
diritto
,
che
dovrebbe
nobilitarsi
in
esse
e
diventare
un
sacrosanto
dovere
?
Che
facciamo
noi
uomini
per
lasciar
esercitare
questo
diritto
alle
nostre
mogli
,
per
renderle
sopratutto
coscienti
e
degne
d
'
esercitarlo
?
Non
vi
pare
che
dinanzi
a
questo
pauroso
problema
che
tiene
racchiuso
in
germe
l
'
avvenire
della
società
,
impallidiscano
come
questioni
secondarie
tutte
le
altre
rivendicazioni
giuridiche
o
politiche
che
la
donna
pretende
?
Senza
dubbio
-
ed
io
sono
lieto
di
dichiararlo
altamente
-
per
le
donne
che
non
vogliono
o
non
possono
formarsi
una
famiglia
,
per
le
donne
che
,
pur
avendo
una
famiglia
,
posseggono
cuore
,
ingegno
e
mezzi
materiali
per
diffondere
su
più
vasto
campo
la
loro
attività
,
esistono
oggi
e
devono
essere
libere
ed
aperte
altre
vie
,
feconde
di
bene
,
su
cui
se
splende
meno
intenso
il
raggio
del
sentimento
intimo
,
brilla
forse
più
viva
la
luce
d
'
un
altruismo
cosciente
.
Ma
,
pur
dando
tutta
la
mia
ammirazione
alle
donne
che
si
dedicano
alla
risoluzione
di
problemi
e
alla
cura
di
piaghe
sociali
,
e
che
lottano
coraggiosamente
per
la
loro
indipendenza
morale
ed
economica
,
ancora
così
indegnamente
conculcata
,
io
non
credo
si
possa
negare
che
la
prima
funzione
-
perché
la
più
normale
-
della
donna
sia
quella
che
si
svolge
nel
cerchio
della
famiglia
:
cerchio
ristretto
e
meschino
secondo
alcuni
,
e
che
nondimeno
costituisce
il
nucleo
da
cui
si
irradiano
tutte
le
energie
sociali
,
il
propulsore
spesso
ignorato
e
trascurato
che
,
per
mezzo
dell
'
educazione
,
dà
forza
ed
anima
a
tutte
le
forme
della
vita
civile
.
Alla
mente
degli
uomini
di
governo
il
problema
dell
'
educazione
si
presenta
per
necessità
sotto
la
forma
unica
della
scuola
:
è
debito
riconoscere
che
vi
hanno
provveduto
in
parte
,
ed
è
bene
sperare
vi
provvedano
sempre
più
,
quantunque
la
scuola
sia
ancora
la
cenerentola
delle
istituzioni
sociali
;
ma
bisogna
dir
alto
e
forte
che
la
scuola
,
non
solo
ha
una
missione
più
istruttiva
che
educatrice
,
ma
altresì
ch
'
essa
è
l
'
ambiente
secondario
in
cui
il
fanciullo
si
forma
e
diventa
uomo
.
L
'
ambiente
primo
e
più
importante
è
la
famiglia
:
e
il
maestro
di
scuola
potrà
ben
poco
sul
cervello
e
sul
cuore
dei
fanciulli
se
non
lo
aiuta
e
quasi
direi
non
gli
prepara
il
terreno
la
madre
.
Orbene
,
chiediamoci
qual
è
oggi
l
'
influenza
della
famiglia
,
esaminiamo
che
cosa
dovrebbe
fare
,
e
che
cosa
in
realtà
può
fare
la
madre
per
l
'
educazione
dei
figli
.
*
Uno
dei
fenomeni
più
gravi
e
più
strani
che
si
verifica
specialmente
nelle
classi
colte
,
ma
che
non
manca
neppure
nelle
classi
inferiori
,
è
la
disarmonia
,
lo
squilibrio
intellettuale
fra
il
marito
e
la
moglie
.
Si
direbbe
che
quella
disuguaglianza
fra
i
due
sessi
ch
'
io
ho
constatata
e
che
costituisce
il
segreto
e
il
fascino
della
vita
,
sia
stata
ad
arte
e
patologicamente
esagerata
fino
a
costituire
un
difetto
e
un
pericolo
.
Nelle
nostre
classi
superiori
il
matrimonio
,
se
è
sempre
un
organismo
fisiologico
,
se
è
talvolta
anche
un
organismo
psicologico
(
quando
gli
sposi
si
amano
e
realizzano
l
'
ipotesi
poetica
di
formar
due
corpi
in
un
'
anima
sola
)
non
è
quasi
mai
,
o
ben
raramente
,
un
vero
e
proprio
organismo
intellettuale
,
giacché
le
idee
tanto
religiose
quanto
politiche
quanto
generali
sull
'
educazione
,
sono
spesso
diverse
ed
opposte
fra
il
marito
e
la
moglie
.
Guardiamoci
attorno
,
e
togliendoci
almeno
per
un
minuto
quella
patina
di
gesuitismo
con
cui
ricopriamo
per
amore
del
quieto
vivere
i
nostri
discorsi
,
confessiamo
che
nelle
nostre
famiglie
manca
spesso
l
'
unità
intellettuale
,
l
'
accordo
intimo
assoluto
sincero
di
idealità
e
di
fede
tra
marito
e
moglie
,
confessiamo
che
i
genitori
danno
talvolta
dinanzi
ai
figli
lo
spettacolo
deleterio
di
discussioni
sui
principii
fondamentali
della
morale
e
della
vita
,
o
(
ciò
che
è
forse
peggio
)
si
chiudono
in
un
silenzio
prudente
che
dice
la
paura
di
discutere
quei
problemi
perché
v
'
è
la
certezza
preventiva
di
non
trovarsi
all
'
unissono
,
silenzio
terribile
ed
eloquente
che
il
bambino
intuisce
ed
interpreta
coll
'
inconscia
lucidità
dell
'
anima
vergine
,
restandone
turbato
,
e
divinando
l
'
incertezza
,
il
dubbio
,
la
contraddizione
che
lo
accompagneranno
più
tardi
dalla
famiglia
nella
scuola
e
dalla
scuola
nella
vita
.
Ecco
dunque
il
primo
vizio
dell
'
educazione
:
la
base
mal
sicura
o
contradditoria
delle
credenze
dei
genitori
,
il
dissidio
silenzioso
tra
le
loro
opinioni
.
Come
possono
i
figli
-
in
questa
nebbia
intellettuale
che
li
circonda
e
che
è
squarciata
ogni
tanto
dai
lampi
rivelatori
di
una
disputa
-
formarsi
una
fede
ed
una
coscienza
?
E
come
potremo
noi
lagnarci
che
la
gioventù
cresca
incerta
,
scettica
e
pessimista
,
se
nella
famiglia
ha
trovato
,
invece
che
la
guida
sicura
di
principii
affermati
di
comune
accordo
dal
padre
e
dalla
madre
,
un
dualismo
di
indirizzo
più
o
meno
apparente
?
A
comporre
-
almeno
in
parte
-
questo
dualismo
,
si
segue
in
generale
questo
sistema
:
il
marito
lascia
sulle
prime
alla
moglie
l
'
educazione
dei
figli
,
le
permette
cioè
di
istillar
loro
le
nozioni
e
le
pratiche
della
sua
fede
e
dei
suoi
principii
,
abdica
insomma
,
non
so
se
per
noncuranza
o
per
desiderio
di
pace
,
alla
sua
autorità
,
e
si
consola
e
si
tranquillizza
pensando
con
filosofia
fatalista
che
più
tardi
i
figli
muteranno
d
'
idee
e
diverranno
quel
che
è
divenuto
egli
stesso
.
E
i
figli
mutano
infatti
,
sotto
l
'
influenza
dei
compagni
,
sotto
gli
sprazzi
di
luce
dell
'
istruzione
,
sotto
l
'
aculeo
continuo
della
vita
che
fa
svanire
a
poco
a
poco
le
dolci
primitive
illusioni
,
le
ingenue
credenze
infantili
.
Ma
,
senza
notare
che
è
faticoso
ed
illogico
il
lasciare
che
i
fanciulli
si
nutrano
da
principio
di
idee
che
dovranno
più
tardi
rinnegare
,
io
mi
domando
se
non
v
'
è
in
questo
sistema
un
pericolo
.
Un
pericolo
grave
,
perché
a
torto
si
crede
che
le
prime
idee
istillate
nei
bambini
possano
per
sempre
seppellirsi
come
cose
morte
nel
cervello
e
nel
cuore
dell
'
uomo
.
Esse
hanno
un
potere
di
resurrezione
che
sembra
miracoloso
,
e
che
non
è
se
non
la
conseguenza
d
'
una
legge
fisiologica
.
Noi
possiamo
perdere
la
memoria
di
fatti
recenti
,
o
non
più
sentire
l
'
influenza
di
recenti
suggestioni
intellettuali
,
ma
noi
non
perdiamo
mai
il
ricordo
di
fatti
,
l
'
influenza
di
idee
lontane
.
Falstaff
,
mentre
spira
a
Londra
in
una
taverna
dopo
una
vita
dissoluta
,
parla
dei
verdi
campi
e
rivede
il
paesaggio
dove
visse
bambino
.
E
questo
ritorno
della
mente
d
'
un
moribondo
ai
fatti
più
lontani
dell
'
esistenza
non
è
un
artificio
poetico
,
né
un
'
abile
invenzione
sentimentale
:
è
l
'
intuizione
del
genio
di
Shakespeare
che
,
precorrendo
la
scienza
come
avviene
agli
artisti
grandissimi
,
scolpiva
in
un
episodio
drammatico
la
verità
che
alcuni
secoli
dopo
il
Ribot
doveva
formulare
scientificamente
così
:
le
idee
nate
per
ultime
sono
le
prime
a
degenerare
:
le
sensazioni
invece
che
colpirono
il
nostro
organismo
infantile
non
muoiono
mai
,
ma
sulla
fine
della
vita
ritornano
.
Gli
è
in
forza
di
questa
legge
che
il
sistema
d
'
educazione
generalmente
adottato
diventa
pericoloso
:
gli
è
in
forza
di
questa
legge
che
noi
assistiamo
spesso
a
quelli
che
il
Sergi
chiamava
tramonti
cerebrali
,
alla
riapparizione
cioè
e
alla
tirannia
,
nell
'
uomo
adulto
,
delle
idee
che
hanno
formato
la
base
delle
prime
abitudini
mentali
nell
'
infanzia
e
nella
gioventù
,
e
che
un
'
osservazione
superficiale
credeva
morte
per
sempre
.
Le
mie
parole
non
devono
essere
intese
come
un
'
allusione
larvata
al
disprezzo
di
alcune
idee
o
all
'
elogio
di
altre
:
io
mi
spoglio
per
un
momento
della
mia
qualità
di
modesto
positivista
,
io
cerco
di
elevarmi
al
di
sopra
di
tutte
le
passioni
e
di
tutti
i
partiti
intellettuali
,
e
parlo
non
in
nome
di
una
dottrina
-
che
per
quanto
sinceramente
professata
può
essere
erronea
-
ma
in
nome
dell
'
educazione
del
carattere
,
la
più
degna
di
cure
e
viceversa
pur
troppo
la
più
trascurata
.
Date
ai
vostri
figli
la
fede
e
l
'
ideale
che
più
vi
piace
:
-
qualunque
opinione
ha
diritto
al
rispetto
ed
è
una
forza
attiva
nel
mondo
pur
che
sia
onestamente
sentita
e
non
venduta
ai
dominatori
o
all
'
interesse
di
far
carriera
-
ma
non
date
loro
il
dubbio
,
non
inquinate
l
'
acqua
limpida
e
pura
dell
'
entusiasmo
infantile
coi
furbi
veleni
del
calcolo
,
sperando
,
o
di
ipotecare
per
sempre
il
bambino
alle
suggestioni
della
prima
infanzia
,
o
fidando
ch
'
egli
le
perderà
lungo
la
scettica
via
dell
'
esperienza
.
Entrambe
queste
speranze
-
qualunque
sia
la
realizzata
-
avranno
una
conseguenza
dolorosa
:
esse
impediranno
la
formazione
del
carattere
,
non
solo
per
l
'
esempio
di
mutabilità
e
di
contraddizione
ch
'
esse
danno
,
ma
anche
perché
,
se
è
sempre
difficile
rifare
l
'
educazione
,
quest
'
educazione
rifatta
diventa
anche
inutile
quando
nella
vecchiaia
,
indebolito
il
cervello
,
si
cade
nella
miseria
del
fatale
tramonto
.
*
Un
'
unità
di
indirizzo
,
un
ambiente
fermo
di
principii
,
-
ecco
dunque
ciò
che
sopratutto
occorre
al
bambino
perché
l
'
anima
sua
si
svolga
in
modo
libero
e
degno
.
Non
è
qui
il
caso
di
dire
come
quest
'
unità
dovrebbe
esser
creata
,
con
quali
mezzi
cioè
la
famiglia
-
dallo
stato
incerto
e
contradditorio
che
oggi
ci
presenta
-
potrebbe
elevarsi
alla
dignità
di
un
tutto
organico
,
di
un
ambiente
uniforme
.
Io
mi
contento
di
constatare
che
per
molti
segni
noi
possiamo
legittimamente
sperare
in
una
evoluzione
progressiva
della
donna
,
che
la
avvicini
sempre
più
alla
scienza
e
alla
vita
,
e
la
renda
,
al
pari
dell
'
uomo
,
conscia
e
partecipe
di
quel
moderno
movimento
sociale
che
ormai
d
'
ogni
parte
ci
avvolge
e
ci
si
impone
.
E
augurando
che
quest
'
unissono
famigliare
divenga
presto
una
realtà
,
io
mi
permetto
di
credere
che
a
completarlo
-
a
renderlo
cioè
fecondo
pei
figli
-
gioverebbe
il
ritardare
in
un
certo
senso
e
entro
certi
limiti
l
'
invio
del
bambino
alla
scuola
.
Io
parlo
qui
specialmente
per
quelle
famiglie
che
avendo
un
relativo
benessere
e
almeno
la
sicurezza
della
vita
quotidiana
,
permettono
che
le
madri
dedichino
un
po
'
di
tempo
ai
figli
:
non
oserei
,
pur
troppo
,
parlare
anche
a
quella
folla
di
famiglie
proletarie
,
in
cui
la
donna
è
,
come
l
'
uomo
e
peggio
dell
'
uomo
,
schiava
d
'
un
lavoro
che
la
snerva
,
la
abbrutisce
e
la
costringe
a
trascurare
i
suoi
bambini
,
affidandoli
il
più
presto
possibile
alla
scuola
.
Per
queste
dolci
e
rassegnate
vittime
del
lavoro
,
non
v
'
è
che
la
speranza
lontana
che
una
maggiore
giustizia
nel
mondo
arrivi
a
redimerle
!
Noi
dobbiamo
tendere
più
allo
sviluppo
morale
che
allo
sviluppo
intellettuale
del
fanciullo
:
noi
dobbiamo
cercare
di
formar
in
lui
la
coscienza
prima
che
la
coltura
.
La
pianta
-
uomo
,
come
le
altre
piante
,
ha
bisogno
per
crescere
forte
e
salda
,
di
restare
qualche
tempo
nel
terreno
dove
è
nata
.
Il
trapiantarla
finch
'
essa
è
molto
giovane
,
significa
spesso
intralciare
coscientemente
il
suo
sviluppo
.
E
il
nuovo
ambiente
della
scuola
,
se
viene
a
sovrapporsi
troppo
presto
all
'
ambiente
della
famiglia
,
può
essere
talvolta
una
causa
di
turbamento
,
anziché
,
come
si
crede
,
una
ragione
di
progresso
e
di
elevazione
.
Per
una
madre
che
sta
morendo
il
dolore
più
acuto
è
senza
dubbio
il
pensiero
di
dover
abbandonare
il
suo
bambino
,
di
doverlo
lasciare
alle
cure
di
altri
,
talvolta
di
persone
estranee
ed
ignote
.
Eppure
,
quante
madri
ricche
s
'
affrettano
volontariamente
a
distaccarsi
dal
loro
bambino
inviandolo
troppo
presto
alla
scuola
,
mescolandolo
,
prima
che
ve
ne
sia
bisogno
,
ad
un
ambiente
che
gli
è
sconosciuto
.
È
vero
però
ch
'
esse
sentono
in
fondo
quanto
c
'
è
di
poco
naturale
in
questo
sistema
,
giacché
pur
ripetendosi
che
la
scuola
è
la
strada
necessaria
alla
vita
,
e
pur
sognando
con
la
preveggenza
dell
'
affetto
materno
le
corone
della
gloria
sopra
le
piccole
teste
bionde
,
esse
non
isfuggono
ad
un
vivo
dolore
quando
il
primo
giorno
di
scuola
,
il
giorno
della
separazione
è
venuto
.
Certo
quel
dolore
passa
:
il
piccolo
scolaro
s
'
abitua
alla
scuola
come
il
piccolo
orfano
s
'
abitua
al
nuovo
ambiente
;
ma
quel
dolore
è
il
sintomo
ed
il
trionfo
del
buon
senso
materno
che
intuisce
il
dovere
e
il
potere
della
famiglia
.
Lasciamo
vivere
i
nostri
figli
fra
noi
e
con
noi
!
lasciamoli
formarsi
fisicamente
e
moralmente
prima
di
costringerli
a
imbottirsi
di
cognizioni
!
Questi
primi
anni
di
vita
intima
,
vissuti
in
un
'
atmosfera
calda
d
'
affetto
,
saranno
non
solo
un
vantaggio
per
il
bambino
,
ma
anche
per
la
madre
.
Nessun
maestro
ha
così
lucida
la
visione
del
modo
con
cui
si
debba
educare
un
fanciullo
,
come
la
madre
,
perché
la
donna
intuisce
per
istinto
i
temperamenti
e
può
dosare
-
permetettemi
la
parola
-
i
premii
e
i
castighi
,
le
parole
e
gli
atti
a
seconda
della
necessità
.
Anche
se
un
maestro
avesse
questa
squisita
acuità
femminile
,
anche
s
'
egli
possedesse
la
facoltà
che
è
specifica
nella
donna
,
di
leggere
a
fondo
nell
'
anima
,
di
strappare
da
un
semplice
sguardo
,
da
un
movimento
,
da
una
risposta
,
il
segreto
della
psiche
infantile
,
come
potrebbe
egli
fare
buon
uso
di
queste
sue
facoltà
in
una
scuola
dove
sono
venti
o
quaranta
bambini
,
educando
ognuno
diversamente
?
E
noi
lo
vediamo
qual
sorte
hanno
alla
scuola
i
bambini
più
difficili
da
educarsi
,
i
bambini
tardi
,
timidi
,
chiusi
,
che
paion
negati
alla
gioia
e
alla
vita
.
Essi
sono
generalmente
lasciati
in
disparte
,
odiati
,
maltrattati
forse
dagli
altri
.
Nella
famiglia
invece
,
senza
il
confronto
umiliante
dei
compagni
,
senza
la
severità
fredda
ed
insofferente
del
maestro
,
ma
sotto
le
cure
materne
che
li
avvolgono
al
pari
di
una
carezza
,
essi
potranno
rinascere
come
rifiorisce
un
virgulto
debole
e
isterilito
se
una
mano
pietosa
e
affettuosa
ne
prende
cura
e
lo
espone
al
sole
e
all
'
aria
che
danno
la
vita
!
Ma
-
io
dicevo
-
questa
prima
educazione
materna
gioverà
non
solo
al
figlio
,
ma
anche
alla
madre
.
Per
la
donna
infatti
occuparsi
del
suo
bambino
,
significa
lavorare
al
suo
stesso
miglioramento
.
Oh
per
le
poche
cose
che
noi
insegniamo
ai
bambini
,
quante
essi
ne
possono
insegnare
a
noi
,
se
li
sappiamo
studiare
e
comprendere
!
e
come
è
vero
che
mentre
noi
cerchiamo
di
educarli
,
sono
essi
che
inconsciamente
migliorano
ed
elevano
noi
,
se
le
nostre
cure
sono
materiate
d
'
affetto
!
Nel
mondo
dei
ricchi
e
dei
colti
le
signore
hanno
tante
ore
oziose
,
conducono
una
vita
fittizia
che
le
stanca
e
le
annoia
,
eppure
qualcuna
non
sente
,
non
s
'
accorge
d
'
avere
al
suo
fianco
un
'
occupazione
buona
e
forte
che
la
salverebbe
....
e
non
dalla
noia
soltanto
!
Vede
intorno
a
sé
che
tutto
si
trasforma
e
si
muta
,
e
non
intende
che
bisognerebbe
anche
mutare
qualche
abitudine
;
lascia
che
la
sua
vita
continui
ad
essere
determinata
dalla
routine
del
costume
e
non
ha
il
coraggio
di
ribellarvisi
,
dedicandosi
,
anziché
alle
frivolità
della
vita
mondana
,
a
un
pensiero
profondo
,
a
una
fede
che
si
incarnerebbe
in
un
'
opera
importante
:
l
'
educazione
dei
figli
.
E
scusa
sé
stessa
,
-
poiché
il
rimorso
le
parla
forse
dal
fondo
della
coscienza
,
-
dicendosi
che
è
tanto
occupata
dei
suoi
doveri
mondani
che
non
ha
nemmeno
un
'
ora
di
tempo
libero
.
Quanta
ironica
verità
in
queste
parole
!
Certo
,
solo
le
persone
molto
occupate
e
degnamente
occupate
trovano
il
tempo
per
occuparsi
ancora
di
altre
cose
.
Chi
non
fa
nulla
di
degno
,
non
ha
mai
tempo
per
nulla
!
Ma
poi
che
cosa
occorre
perché
la
madre
compia
veramente
il
suo
dovere
verso
i
suoi
figli
?
Non
certo
il
sacrificio
di
molte
ore
per
insegnamenti
speciali
,
che
non
tutte
le
madri
possono
dare
,
e
ai
quali
,
del
resto
,
può
provvedere
il
maestro
.
Occorre
soltanto
che
nella
madre
sia
sempre
vivo
ed
all
'
erta
il
sentimento
della
sua
missione
,
che
la
sua
cura
sia
rivolta
non
soltanto
a
sorvegliare
i
figli
,
ma
sopratutto
a
sorvegliare
sé
stessa
,
occorre
ch
'
essa
li
guidi
e
li
formi
coll
'
esempio
di
ogni
giorno
,
non
colle
parole
pronunciate
ogni
tanto
.
L
'
educazione
non
è
che
una
catena
ininterrotta
di
suggestioni
;
e
sbaglia
molto
chi
crede
che
basti
o
sopra
ogni
altra
cosa
importi
,
insegnar
delle
massime
di
morale
o
affermar
verbalmente
dei
principii
.
Queste
massime
e
questi
principii
scivoleranno
sullo
specchio
dell
'
anima
infantile
senza
lasciar
traccia
,
se
non
saranno
confortati
dall
'
esempio
quotidiano
,
che
solo
ha
il
potere
di
incidere
impressioni
durevoli
nella
mente
e
nel
cuore
del
bambino
.
Ed
è
perciò
che
non
vale
predicare
il
dovere
d
'
esser
sinceri
e
l
'
odio
contro
la
menzogna
,
se
noi
stessi
,
come
purtroppo
avviene
spesso
,
siamo
poco
franchi
nelle
nostre
azioni
,
ambigui
nei
nostri
discorsi
,
se
la
nostra
occupazione
più
frequente
e
più
gradita
è
la
maldicenza
a
riguardo
di
tutti
e
specialmente
dei
nostri
amici
.
La
sincerità
deve
essere
inoculata
coi
fatti
,
non
colle
parole
:
ed
è
di
sincerità
che
noi
tutti
oggi
abbiamo
bisogno
,
poiché
essa
è
l
'
igiene
dell
'
anima
.
Non
mentire
mai
al
bambino
:
essere
semplici
e
veri
dinanzi
a
lui
:
non
nascondergli
la
nostra
ignoranza
se
una
sua
domanda
ci
imbarazza
:
non
credere
di
dover
mantenere
la
nostra
dignità
insistendo
in
una
nostra
opinione
,
se
per
caso
ci
siamo
sbagliati
o
abbiamo
oltrepassato
la
giusta
misura
.
La
sincerità
è
un
'
arma
sicura
:
il
fanciullo
s
'
abitua
a
veder
limpido
dentro
di
noi
,
e
più
tardi
egli
diventerà
un
uomo
,
a
patto
che
noi
abbiamo
cercato
d
'
essere
degli
uomini
di
fronte
a
lui
.
Se
l
'
abitudine
della
sincerità
è
l
'
igiene
dell
'
anima
,
l
'
abitudine
del
lavoro
-
del
lavoro
manuale
-
costituisce
anche
per
chi
non
vi
è
obbligato
dalla
necessità
,
l
'
igiene
del
corpo
.
In
teoria
noi
stimiamo
molto
il
lavoro
,
ma
in
pratica
noi
stimiamo
ancor
più
le
classi
sociali
che
possono
darsi
il
lusso
di
farne
a
meno
,
e
lo
disprezzano
quindi
implicitamente
.
Come
nelle
classi
elevate
il
sogno
lontano
per
l
'
avvenire
dei
figli
è
ch
'
essi
divengano
dei
laureati
e
degli
intellettuali
,
anziché
degli
uomini
che
nella
vita
dell
'
officina
,
dei
commerci
e
dei
campi
si
siano
formati
a
costo
di
sacrifici
una
coscienza
e
a
costo
di
energia
una
posizione
,
così
la
preoccupazione
vicina
per
l
'
educazione
dei
figli
è
ch
'
essi
imparino
le
lingue
anziché
un
mestiere
,
e
maneggino
la
penna
più
presto
che
la
zappa
o
la
pialla
.
Noi
non
abbiamo
ancora
inteso
,
come
intesero
gli
Anglosassoni
,
tutta
la
feconda
influenza
non
solo
fisica
ma
anche
morale
che
l
'
abitudine
del
lavoro
può
avere
sul
bambino
;
e
mentre
crediamo
nostro
dovere
insegnargli
il
più
presto
possibile
a
leggere
e
a
scrivere
,
ci
sembrerebbe
di
umiliarlo
e
di
umiliarci
l
'
insegnargli
a
compiere
da
sé
stesso
alcuni
uffici
umili
,
ad
adoperare
le
sue
qualità
fisiche
,
oltre
che
le
sue
qualità
morali
,
ad
essere
insomma
pratico
nella
vita
e
non
soltanto
teorico
.
Eppure
,
insegnato
da
principio
,
il
lavoro
è
una
distrazione
:
alternato
collo
studio
è
un
divertimento
;
e
il
fanciullo
intanto
s
'
abitua
a
non
disprezzarlo
ma
ad
amarlo
,
perché
esso
gli
dà
quell
'
allegria
sana
,
quella
soddisfazione
di
sé
che
proviene
dal
sentimento
di
bastare
a
sé
stesso
,
di
non
aver
bisogno
per
la
più
piccola
fatica
o
per
il
più
piccolo
inconveniente
materiale
di
ricorrere
ad
altri
.
Quando
il
fanciullo
avrà
presa
quest
'
abitudine
del
lavoro
,
quando
nella
famiglia
egli
avrà
imparato
ad
esser
franco
,
e
l
'
animo
suo
si
sarà
temprato
alla
verità
,
alla
semplicità
e
alla
praticità
,
che
sono
le
condizioni
prime
d
'
una
vita
utile
e
degna
,
allora
soltanto
l
'
influenza
della
scuola
potrà
essere
salutare
,
sviluppando
e
migliorando
la
psiche
infantile
senza
il
pericolo
che
la
affatichi
o
la
turbi
.
E
dalla
scuola
non
si
dovranno
attendere
soltanto
dei
risultati
che
attestino
i
progressi
intellettuali
,
ma
sopratutto
dei
risultati
che
sian
la
prova
di
progressi
morali
.
È
stata
scolpita
molto
bene
la
differenza
che
intercede
fra
l
'
educazione
latina
e
l
'
educazione
inglese
e
americana
,
dicendo
che
mentre
presso
di
noi
un
maestro
crede
d
'
aver
raggiunto
l
'
apice
della
sua
missione
quando
può
dire
ai
genitori
d
'
uno
scolaro
:
"
vostro
figlio
è
docile
,
ubbidiente
e
impara
tutto
ciò
ch
'
io
gli
insegno
"
,
presso
gli
Anglosassoni
invece
un
maestro
mette
il
suo
orgoglio
nel
poter
dire
ai
genitori
d
'
un
fanciullo
:
"
vostro
figlio
dà
sempre
più
prova
di
formarsi
un
'
individualità
:
ha
le
sue
preferenze
negli
studii
,
dimostra
di
voler
essere
e
di
saper
essere
qualcuno
"
.
Noi
tendiamo
insomma
all
'
uniformità
grigia
,
alla
beata
mediocrità
,
alla
formazione
del
gregge
docile
che
seguirà
senza
ribellioni
il
pastore
:
gli
altri
tendono
all
'
individualità
insofferente
ma
promettitrice
di
feconde
energie
,
alla
formazione
di
un
popolo
libero
e
sciolto
che
non
s
'
acqueterà
negli
stagni
degli
impieghi
,
ma
navigherà
ardito
il
mare
tempestoso
della
lotta
per
l
'
esistenza
.
E
non
v
'
ha
dubbio
che
questo
secondo
sistema
d
'
educazione
sia
il
migliore
,
sopratutto
oggi
,
quando
ciò
che
più
manca
e
più
è
necessario
è
il
carattere
.
La
coltura
e
l
'
ingegno
non
ci
fanno
per
fortuna
difetto
:
è
la
merce
di
cui
siamo
più
ricchi
e
che
esportiamo
con
migliore
successo
.
È
il
carattere
che
ci
manca
per
risollevarci
moralmente
e
politicamente
a
quel
posto
,
cui
il
nostro
passato
ci
dà
il
diritto
di
tendere
,
e
che
conquisteremo
,
malgrado
le
denigrazioni
degli
scettici
e
i
rancori
degli
invidiosi
.
La
malattia
grave
dell
'
epoca
nostra
,
quella
che
ha
caratterizzato
vergognosamente
la
fine
del
secolo
scorso
e
si
prolunga
sull
'
alba
del
nostro
,
non
è
già
che
vi
siano
troppi
uomini
immorali
e
perversi
-
ve
ne
son
sempre
stati
!
-
è
che
vi
siano
troppi
individui
che
non
hanno
una
coscienza
formata
e
che
quindi
sono
in
balìa
delle
suggestioni
dell
'
ambiente
.
La
nostra
società
muore
per
la
debolezza
e
l
'
incertezza
morale
dei
suoi
figli
,
per
l
'
abulìa
della
volontà
.
Noi
non
abbiamo
quasi
più
-
e
la
politica
ne
è
l
'
indice
eloquente
-
di
quegli
uomini
che
Balzac
chiamava
uomini
-
quercia
e
ch
'
eran
la
gloria
d
'
un
tempo
:
noi
abbiamo
troppi
uomini
-
arbusti
che
si
piegano
dalla
parte
d
'
onde
spira
il
vento
.
Certo
è
la
civiltà
che
ci
ha
ridotto
in
questa
deplorevole
condizione
:
la
nostra
vita
troppo
intensamente
vissuta
,
e
le
tentazioni
troppo
numerose
di
questa
stessa
civiltà
esercitano
di
continuo
sulla
nostra
debolezza
nervosa
una
triste
opera
di
degenerazione
.
Ma
il
nostro
dovere
è
di
reagire
;
e
come
i
medici
quando
non
possono
togliere
un
individuo
dall
'
ambiente
malsano
,
cercano
di
neutralizzarne
gli
effetti
fortificando
per
mezzo
dell
'
igiene
l
'
organismo
individuale
,
così
noi
,
pur
riconoscendo
i
pericoli
dell
'
epoca
nostra
,
dobbiamo
cercare
di
neutralizzarne
gli
effetti
fortificando
il
nostro
carattere
coll
'
igiene
morale
ed
intellettuale
.
Quando
nel
bambino
si
è
cercato
di
formare
un
carattere
,
quando
si
è
bene
scolpito
nella
creta
della
natura
umana
il
profilo
d
'
un
uomo
onesto
,
state
pur
sicuri
che
le
tempeste
della
vita
potranno
forse
far
piegare
talvolta
quest
'
uomo
,
ma
egli
rialzerà
subito
la
fronte
,
come
l
'
albero
saldo
che
,
passato
l
'
uragano
,
raddrizza
verso
il
cielo
la
sua
cima
orgogliosa
.
Ora
,
quest
'
opera
necessaria
e
suprema
della
formazione
del
carattere
,
deve
essere
lo
scopo
più
importante
dell
'
educazione
.
La
scuola
e
la
vita
servono
a
dirigere
verso
un
ideale
o
verso
un
altro
le
tendenze
individuali
,
a
canalizzare
,
se
posso
dir
così
,
la
sorgente
viva
dell
'
entusiasmo
giovanile
che
altrimenti
si
sperderebbe
negli
infiniti
rigagnoli
di
desideri
e
di
sogni
infiniti
.
Ma
è
la
famiglia
che
crea
la
potenzialità
di
questo
entusiasmo
:
è
la
famiglia
che
formando
solidamente
il
carattere
nel
fanciullo
,
lo
rende
capace
di
servire
più
tardi
con
sincerità
e
con
fervore
quella
qualsiasi
idea
che
lo
avrà
convinto
ed
appassionato
.
Degli
uomini
che
credano
in
quello
che
dicono
,
che
cerchino
di
realizzare
quello
in
cui
credono
,
degli
uomini
la
cui
vita
sia
una
fede
operata
,
-
ecco
ciò
che
occorre
all
'
epoca
nostra
,
ed
ecco
ciò
che
un
'
educazione
sapiente
potrebbe
darle
.
E
il
compito
altissimo
è
sopratutto
affidato
alle
donne
perché
le
donne
sono
non
solo
il
sorriso
ed
il
premio
della
nostra
esistenza
,
ma
sono
anche
,
e
devono
essere
,
le
nostre
educatrici
e
le
nostre
animatrici
.
Qualunque
cosa
una
nazione
sia
-
ha
detto
un
filosofo
-
essa
è
dovuta
principalmente
alle
madri
di
questa
nazione
.
La
verità
di
tale
sentenza
fu
suggellata
all
'
epoca
del
nostro
risorgimento
,
quando
ogni
martire
ed
ogni
eroe
testimoniava
col
sacrificio
della
sua
vita
della
fede
patriottica
che
il
labbro
materno
gli
aveva
istillato
:
io
mi
auguro
che
la
verità
di
questa
sentenza
sia
novellamente
suggellata
dalla
generazione
futura
,
la
quale
,
per
merito
delle
donne
che
sapranno
educarla
,
porterà
nella
vita
sociale
ciò
che
oggi
vi
è
molto
raro
:
una
coscienza
secura
che
creda
e
non
pieghi
,
un
carattere
che
sdegnando
i
furbi
accomodamenti
che
fanno
arrivar
le
persone
,
lavori
soltanto
al
trionfo
pacifico
delle
idee
.
PER
I
NOSTRI
FIGLI
.
"....on
se
demaude
où
mènent
les
fastidieuses
études
classiques
qu
'
on
impose
à
la
jeune
bourgeoisie
:
elles
mènent
au
café
.
"
MAURICE
BARRÈS
.
Les
Déracinés
.
Vi
sono
-
verso
l
'
infanzia
-
due
grandi
categorie
di
doveri
:
l
'
una
riguarda
tutti
quei
provvedimenti
di
beneficenza
di
assistenza
di
prevenzione
che
noi
ci
studiamo
di
moltiplicare
a
vantaggio
dei
bambini
degli
altri
,
dei
bambini
infelici
,
siano
essi
vittime
del
delitto
o
delinquenti
essi
stessi
,
sieno
miserabili
o
vagabondi
,
ammalati
o
degenerati
:
l
'
altra
categoria
riguarda
tutto
ciò
che
noi
potremmo
e
dovremmo
fare
per
i
nostri
bambini
,
per
i
bambini
felici
,
per
coloro
cioè
cui
non
manca
,
nascendo
,
nessuna
delle
condizioni
necessarie
alla
vita
,
e
che
chiedono
a
noi
soltanto
sapienza
e
pazienza
di
educazione
per
affacciarsi
nel
mondo
sani
fidenti
agguerriti
.
Orbene
,
di
questi
due
lati
opposti
sotto
cui
si
presenta
il
grave
problema
dell
'
infanzia
,
parmi
che
il
primo
sia
più
studiato
oggi
che
non
il
secondo
,
parmi
che
al
primo
si
consacrino
oggi
le
nostre
maggiori
e
migliori
energie
.
Si
direbbe
che
noi
abbiamo
dato
ascolto
ai
lamenti
che
ci
venivano
dalla
strada
,
piuttosto
che
alle
piccole
voci
della
nostra
casa
:
si
direbbe
che
noi
abbiamo
sentito
,
in
un
magnifico
slancio
di
altruismo
,
i
nostri
doveri
verso
la
società
,
oltre
e
forse
più
che
i
nostri
doveri
verso
la
famiglia
.
Era
giusto
,
del
resto
,
ed
era
fatale
che
avvenisse
così
.
Troppo
lungo
era
stato
il
periodo
della
noncuranza
sdegnosa
verso
i
piccoli
sventurati
che
soffrivano
in
silenzio
o
s
'
incamminavano
inconsci
per
la
triste
via
della
degenerazione
,
troppo
timidi
ed
empirici
erano
stati
i
tentativi
dell
'
antica
beneficenza
quasi
tutta
rivolta
ad
ospedali
e
ad
ospizii
,
ai
vecchi
e
ai
malati
,
perché
l
'
epoca
nostra
non
sentisse
il
bisogno
di
rimediare
al
passato
,
rivolgendo
le
sue
cure
feconde
sopratutto
all
'
infanzia
diseredata
.
Troppo
tristi
e
gravi
,
infine
,
erano
le
rivelazioni
statistiche
perché
noi
-
sotto
l
'
impulso
della
pietà
,
e
anche
forse
sotto
l
'
aculeo
della
paura
-
non
cercassimo
di
opporre
all
'
abbandono
,
al
vagabondaggio
,
alla
delinquenza
dei
minorenni
che
spaventosamente
aumentano
,
dighe
più
forti
di
quelle
finora
costrutte
.
Dicono
le
statistiche
che
la
cifra
dei
fanciulli
abbandonati
supera
annualmente
in
Italia
i
30
mila
,
e
che
ogni
anno
vanno
in
carcere
70
mila
minorenni
,
un
decimo
dei
quali
non
ha
raggiunto
i
14
anni
!
E
dice
ogni
giorno
la
cronaca
quali
delitti
si
compiano
,
non
dall
'
infanzia
,
ma
contro
l
'
infanzia
,
quale
strazio
si
faccia
delle
loro
anime
e
dei
loro
corpi
,
non
solo
nei
bassi
fondi
sociali
,
ma
anche
là
dove
nessuno
avrebbe
osato
supporre
,
in
quei
conventi
e
in
quegli
asili
religiosi
dove
qualche
degenerato
si
serve
del
manto
mistico
della
fede
per
coprire
il
contrabbando
osceno
dei
suoi
vizii
contro
natura
.
Era
quindi
naturale
che
sorgessero
ovunque
Società
ed
Istituti
per
provvedere
a
questi
mali
e
per
prevenir
queste
infamie
:
era
legittima
negli
scrittori
la
preoccupazione
di
studiar
sopratutto
nel
problema
infantile
ciò
che
vi
è
di
pericoloso
e
di
guasto
:
era
spontaneo
e
bello
nelle
classi
più
ricche
e
più
colte
il
desiderio
di
esercitare
la
loro
pietà
,
alleviando
dolori
,
curando
miserie
,
proteggendo
ed
educando
i
fanciulli
dei
poveri
.
Nobilissimo
esempio
di
solidarietà
doverosa
,
che
non
è
diminuito
dallo
scetticismo
ironico
con
cui
alcuni
lo
giudicano
.
Una
scrittrice
straniera
ha
osato
dire
che
questa
nostra
filantropia
,
la
quale
non
fu
mai
prima
d
'
ora
così
estesa
ed
invadente
,
è
incenso
bruciato
allo
sbocco
d
'
una
cloaca
:
il
profumo
attenua
momentaneamente
i
miasmi
,
ma
non
li
può
distruggere
.
Giudizio
ingiusto
d
'
un
'
opera
giusta
,
perché
anche
fosse
vero
che
tutta
questa
filantropia
non
dà
risultati
pratici
-
e
ne
dà
viceversa
moltissimi
e
quotidiani
!
-
basterebbe
a
suo
onore
ed
a
prova
della
sua
utilità
l
'
aver
diffuso
quel
senso
di
fratellanza
umana
per
cui
noi
ci
sentiamo
legati
uno
all
'
altro
,
e
non
ci
sembra
d
'
aver
compiuto
il
nostro
dovere
se
,
oltre
all
'
aver
pensato
a
noi
,
non
diamo
anche
un
po
'
del
nostro
tempo
e
del
nostro
danaro
a
chi
è
più
infelice
di
noi
!
Soltanto
-
e
mi
si
permetterà
d
'
esser
sincero
-
soltanto
,
bisogna
non
dimenticare
che
a
fianco
di
questa
attività
sociale
,
grande
e
diffusa
,
v
'
è
anche
un
'
attività
famigliare
,
più
modesta
e
più
intima
,
che
pure
esige
la
nostra
attenzione
:
bisogna
ricordarsi
che
il
merito
di
far
parte
di
comitati
di
beneficenza
per
l
'
una
o
l
'
altra
categoria
di
bambini
infelici
,
non
assolve
dall
'
obbligo
di
occuparsi
dei
proprii
bambini
;
bisogna
insomma
riconoscere
che
l
'
esercizio
della
filantropia
non
è
e
non
deve
essere
,
come
invece
pur
troppo
credono
alcuni
,
una
specie
di
carta
di
scusa
con
cui
si
compra
il
diritto
di
trascurare
altri
doveri
.
Vi
sono
dei
ricchi
i
quali
destinano
ogni
anno
una
data
somma
in
elemosina
,
e
credono
con
quest
'
atto
di
generosità
amministrativa
d
'
aver
tranquillato
la
loro
coscienza
.
Così
vi
sono
persone
che
tutto
l
'
anno
lavorano
con
fervore
in
opere
di
beneficenza
,
e
credono
con
ciò
d
'
aver
esaurito
ogni
loro
obbligo
,
d
'
aver
quasi
acquistato
il
diritto
a
non
preoccuparsi
di
chi
li
circonda
più
da
vicino
,
sopratutto
dei
loro
bambini
i
quali
sentono
la
nostalgia
di
questi
genitori
troppo
affaccendati
e
troppo
lontani
.
Diffidiamo
di
queste
forme
illogiche
di
un
altruismo
che
s
'
estende
troppo
e
non
si
concentra
abbastanza
,
e
affermiamo
ben
alto
e
ben
forte
che
solo
quando
ci
siamo
degnamente
occupati
dei
nostri
figli
,
noi
possiamo
crederci
degni
d
'
elogio
,
occupandoci
anche
dei
figli
degli
altri
.
È
un
errore
scindere
questi
due
doveri
,
staccando
quasi
l
'
umanità
dalla
famiglia
,
perché
soltanto
coloro
che
sanno
amar
molto
i
pochi
,
sanno
veramente
amare
un
poco
i
moltissimi
.
Ecco
la
ragione
per
cui
io
preferisco
restringere
in
modesti
confini
il
mio
tema
,
e
limitarmi
a
ricercare
quali
siano
gli
obblighi
nostri
verso
quell
'
infanzia
che
cresce
da
noi
e
con
noi
.
Ecco
perché
,
lasciando
la
grande
strada
maestra
dei
doveri
sociali
,
ormai
troppo
battuta
,
io
tenterò
di
internarmi
nelle
vie
meno
note
dei
nostri
più
semplici
e
famigliari
doveri
verso
i
bambini
.
*
È
assai
lontano
il
tempo
in
cui
Erberto
Spencer
,
pubblicando
il
suo
libro
sull
'
educazione
,
descriveva
,
con
l
'
umorismo
un
po
'
pesante
ma
profondo
della
sua
razza
,
i
gentiluomini
campagnuoli
e
i
funzionarii
di
provincia
tutti
occupati
a
discorrere
,
dopo
pranzo
,
dell
'
allevamento
dei
polli
,
dell
'
arte
di
render
grasso
e
forte
un
bue
,
di
formar
d
'
un
cavallo
un
buon
trottatore
,
e
soggiungeva
:
"
nessuno
di
loro
pensa
e
parla
dell
'
arte
di
portare
un
fanciullo
al
massimo
del
suo
vigore
e
della
sua
energia
morale
"
.
Da
allora
,
si
pensa
e
si
parla
molto
di
quest
'
arte
dell
'
allevamento
umano
;
anzi
l
'
umanità
pare
abbia
non
solo
ascoltato
il
rimprovero
di
Spencer
,
ma
fatta
propria
,
almeno
a
parole
,
la
sentenza
un
po
'
cruda
e
volgare
di
Emerson
che
,
per
l
'
uomo
,
la
prima
condizione
di
successo
nel
mondo
è
di
essere
un
buon
animale
.
Il
vecchio
pregiudizio
sentimentale
e
poetico
che
ci
faceva
un
tempo
disprezzar
la
salute
e
persuadeva
alle
fanciulle
il
desiderio
d
'
esser
pallide
"
come
una
bella
sera
d
'
autunno
"
,
è
ormai
lontano
e
dimenticato
tra
le
nebbie
del
romanticismo
.
Noi
siamo
oggi
convinti
-
forse
perché
vediamo
sorgere
intorno
a
noi
generazioni
sempre
più
deboli
e
più
nervose
-
che
la
salute
fisica
è
la
base
di
ogni
educazione
.
Ne
siamo
tanto
convinti
che
il
medico
è
diventato
nelle
nostre
famiglie
e
nella
nostra
società
ciò
che
era
il
prete
nelle
famiglie
e
nella
società
d
'
una
volta
:
una
specie
di
direttore
spirituale
che
,
se
non
giudica
i
nostri
pensieri
e
le
nostre
azioni
,
fissa
però
l
'
orario
della
nostra
vita
e
ce
ne
detta
le
norme
igieniche
.
Ora
,
io
non
so
se
in
questa
dittatura
dei
medici
sia
forse
un
po
'
d
'
esagerazione
,
e
se
non
siamo
un
po
'
vittime
tutti
di
quella
manìa
professionale
che
vuol
sostituire
,
come
dice
argutamente
Bourget
,
"
la
boîte
de
pilules
à
la
page
de
l
'
Evangile
"
;
io
non
so
nemmeno
se
la
passione
anglo
-
americana
(
che
ha
invaso
anche
noi
)
per
ogni
forma
di
ginnastica
e
di
sport
vada
assumendo
la
tinta
patologica
della
moda
,
e
se
Nansen
non
abbia
ragione
di
criticarla
osservando
che
"
mentre
lo
scopo
della
vita
semplice
e
sana
è
di
farci
vivere
nella
natura
,
lo
scopo
dello
sport
è
soltanto
quello
,
molto
egoistico
,
di
farci
toccar
la
meta
qualche
secondo
prima
dei
nostri
competitori
"
;
so
che
tutto
questo
ossequio
alla
medicina
dovrebbe
esser
messo
in
pratica
non
solo
e
non
tanto
per
ciò
che
riguarda
il
lato
estetico
,
lo
sviluppo
fisico
dei
fanciulli
,
ma
anche
e
sopratutto
per
ciò
che
riguarda
il
lato
psicologico
,
il
loro
sviluppo
morale
.
Uno
fra
i
più
gravi
difetti
nostri
nell
'
educazione
,
è
di
non
ricordarci
mai
che
il
temperamento
del
bambino
dipende
dalla
sua
salute
,
e
che
,
il
più
delle
volte
,
bambino
cattivo
è
sinonimo
di
bambino
non
sano
.
Noi
sappiamo
tutto
ciò
,
in
teoria
,
perché
non
è
certo
una
cosa
nuova
e
l
'
abbiamo
letta
infinite
volte
:
ma
....
noi
la
dimentichiamo
quasi
sempre
in
pratica
,
e
mentre
ci
affrettiamo
a
chiamare
il
medico
per
il
più
piccolo
mal
di
gola
del
nostro
bimbo
,
non
lo
chiamiamo
mai
,
o
quasi
mai
,
perché
egli
ci
consigli
la
cura
-
ben
più
importante
!
-
per
correggere
i
capricci
,
l
'
insubordinazione
,
la
caparbietà
dei
nostri
figliuoli
.
Eppure
,
bisognerebbe
insistere
fino
alla
noia
su
questa
gran
verità
:
che
il
morale
del
bambino
,
come
dell
'
uomo
,
è
così
strettamente
legato
colla
disposizione
dei
suoi
organi
,
che
solo
curando
o
modificando
questi
,
si
potrà
trovare
il
modo
di
rendere
i
bambini
più
buoni
e
gli
uomini
più
saggi
.
Forse
ad
alcuno
,
a
qualche
mamma
specialmente
,
ripugna
,
perché
sa
troppo
di
materialismo
,
il
riconoscere
questo
stretto
e
fatale
legame
tra
l
'
organismo
e
le
manifestazioni
dell
'
anima
,
e
pare
ad
esse
che
,
riconoscendolo
,
si
abbassi
e
si
profani
quel
concetto
del
bene
e
della
bontà
che
esse
vorrebbero
tenere
molto
elevato
:
ma
queste
mamme
ignorano
che
le
conquiste
della
fisiologia
sono
ormai
universalmente
riconosciute
anche
dagli
spiritualisti
,
e
che
-
se
la
scienza
ha
dimostrato
che
i
nostri
pensieri
e
i
nostri
sentimenti
,
in
una
parola
l
'
anima
nostra
,
si
manifesta
e
,
per
così
dire
,
s
'
incarna
,
nella
materialità
del
nostro
sistema
nervoso
-
la
scienza
lascia
però
libero
a
tutti
di
far
librare
il
bel
volo
della
Psiche
immortale
al
di
sopra
dell
'
apparecchio
umano
che
le
serve
di
intermediario
col
mondo
esteriore
.
Quando
si
fosse
vinto
questo
pregiudizio
di
voler
attribuire
i
difetti
e
le
cattive
tendenze
dei
bambini
a
una
loro
specifica
perversità
dovuta
unicamente
al
libero
arbitrio
,
quando
si
fosse
riconosciuto
che
essi
sono
moralmente
ciò
che
il
loro
organismo
fisico
permette
che
siano
,
il
problema
dell
'
educazione
apparirebbe
più
semplice
,
e
noi
diventeremmo
non
solo
educatori
più
abili
,
ma
sopratutto
giudici
più
sereni
e
più
equi
.
Noi
accoglieremmo
cioè
umilmente
quella
grande
lezione
di
modestia
che
ci
viene
dalla
legge
d
'
eredità
.
Io
ho
sentito
,
per
esempio
,
molte
volte
-
e
ogni
lettore
potrà
controllare
la
verità
di
quanto
sto
per
dire
-
io
ho
sentito
molte
volte
alcuni
genitori
sorprendersi
e
indignarsi
per
il
carattere
indisciplinato
disobbediente
irritabile
del
loro
bambino
,
quasi
che
essi
non
fossero
le
cause
responsabili
di
tutto
ciò
che
pensa
e
fa
questa
piccola
anima
e
questo
piccolo
corpo
.
Non
sanno
essi
forse
che
tutto
ciò
che
è
il
bambino
,
egli
lo
deve
ai
suoi
genitori
e
ai
suoi
ascendenti
?
Non
sanno
essi
che
i
nostri
figli
sono
ciò
che
noi
siamo
?
E
non
intendono
che
contro
il
cattivo
temperamento
,
contro
le
tendenze
,
o
false
o
violente
,
o
colleriche
o
bugiarde
,
il
bambino
non
potrà
lottare
altro
che
col
mezzo
di
quelle
suggestioni
educative
che
noi
stessi
eserciteremo
su
di
lui
,
e
che
quindi
-
anche
per
questa
ragione
-
noi
siamo
i
veri
responsabili
delle
sue
azioni
?
Eppure
,
tale
ragionamento
di
logica
intuitiva
e
di
elementare
giustizia
è
molto
spesso
dimenticato
.
Constatando
i
difetti
dei
nostri
figli
noi
non
pensiamo
mai
che
in
gran
parte
sono
dovuti
a
noi
;
e
nel
correggerli
ci
lasciamo
vincere
spesso
da
una
severità
e
da
una
irritazione
incosciente
che
somiglia
alla
stupida
rabbia
con
cui
un
floricultore
volesse
battere
le
sue
piante
e
i
suoi
fiori
che
crescono
male
!
E
fosse
almeno
questa
severità
la
conseguenza
voluta
di
un
sistema
,
la
risposta
calma
del
nostro
cervello
a
ciò
che
ci
sembra
meritevole
di
castigo
,
l
'
adempimento
di
ciò
che
noi
crediamo
un
dovere
!
Ma
il
più
delle
volte
,
pur
troppo
,
non
è
così
.
Bisogna
aver
la
franchezza
di
confessare
che
spesso
i
nostri
atti
di
severità
verso
i
nostri
bimbi
non
hanno
nulla
né
di
calmo
né
di
saggio
,
né
di
voluto
,
né
di
cosciente
.
Essi
sono
-
semplicemente
-
il
riflesso
di
un
nostro
stato
di
nervosità
passeggiera
.
Forse
è
una
di
quelle
giornate
in
cui
,
per
ragioni
barometriche
o
per
motivi
personali
di
malumore
(
e
la
nostra
vita
ne
offre
tanti
!
)
,
c
'
è
tensione
elettrica
nell
'
aria
e
tensione
nervosa
nei
temperamenti
:
e
allora
accade
che
il
rumore
dei
giuochi
dei
bambini
,
il
frastuono
che
essi
fanno
,
la
loro
innocente
birichinata
-
che
altre
volte
erano
per
noi
ragioni
di
compiacenza
e
di
allegria
-
ci
annoino
e
ci
stanchino
:
-
noi
alziamo
indispettiti
la
voce
in
tono
di
rimprovero
:
i
bimbi
disobbediscono
:
noi
insistiamo
:
essi
si
ribellano
,
e
questa
ribellione
scatena
il
nostro
furore
.
Poiché
le
parole
non
bastano
,
occorrono
argomenti
più
persuasivi
;
e
ben
presto
non
è
più
un
educatore
che
punisce
col
solo
scopo
di
emendare
il
bambino
,
ma
è
un
sistema
nervoso
eccitato
che
si
sfoga
come
può
,
ciecamente
,
con
la
voce
e
con
le
percosse
.
Più
tardi
,
noi
ci
accorgiamo
dell
'
umiliante
spettacolo
che
abbiamo
offerto
ai
nostri
figli
,
e
ne
sentiamo
rimorso
e
vergogna
.
E
allora
,
cerchiamo
di
rimediare
con
un
'
affettuosità
esagerata
,
cerchiamo
di
compensare
con
una
pioggia
di
carezze
e
di
baci
,
i
lampi
e
le
folgori
momentanee
del
nostro
furore
.
Ma
il
rimedio
è
inutile
,
giacché
il
bambino
ci
comprende
e
ci
giudica
con
una
lucida
intuizione
precoce
,
e
sente
questa
tacita
confessione
del
nostro
torto
:
il
rimedio
,
oltre
che
inutile
,
è
erroneo
e
deleterio
nelle
sue
conseguenze
,
perché
sono
appunto
queste
nostre
oscillazioni
d
'
energia
che
fanno
i
bambini
disordinati
di
spirito
,
incoerenti
di
desiderî
,
incapaci
a
comprendere
quando
noi
abbiamo
veramente
ragione
,
proclivi
sempre
a
supporre
che
ogni
nostro
rimprovero
,
anche
il
più
giusto
,
non
sia
che
l
'
effetto
del
nostro
malumore
e
dei
nostri
nervi
.
Avviene
così
che
la
severità
,
la
quale
vorrebbe
essere
il
mezzo
migliore
per
tener
alta
la
nostra
autorità
,
è
viceversa
spesso
un
mezzo
per
esautorarci
....
*
Molti
genitori
hanno
coscienza
di
questo
risultato
negativo
,
e
per
rimediarvi
,
o
forse
semplicemente
ed
egoisticamente
per
sbarazzarsi
di
una
responsabilità
che
pesa
e
che
toglierebbe
troppo
tempo
alle
loro
giornate
....
piene
di
tante
altre
cose
,
decidono
di
chiudere
in
collegio
il
bambino
la
cui
educazione
presenta
qualche
difficoltà
.
Oh
,
io
non
sarò
così
ingiusto
e
così
assoluto
da
formulare
un
giudizio
unico
su
tutti
i
collegi
!
Ve
ne
sono
oggi
di
quelli
che
valgono
la
migliore
delle
famiglie
-
disgraziatamente
i
più
non
sono
in
Italia
!
-
e
che
creano
degli
uomini
sani
e
forti
,
preparati
modernamente
alla
vita
e
alle
sue
lotte
,
e
non
imbottiti
classicamente
di
sola
coltura
....
Ma
prescindendo
dai
meriti
intellettuali
e
didattici
,
il
collegio
quale
era
una
volta
ovunque
e
qual
è
ancora
adesso
,
generalmente
,
in
Italia
,
il
collegio
chiuso
nella
città
,
specie
di
caserma
e
convento
,
fa
moralmente
tristezza
.
Il
fanciullo
sente
come
un
'
impressione
di
freddo
nell
'
immergersi
d
'
un
tratto
in
quella
folla
di
ignoti
,
e
pensa
a
sua
madre
.
Avete
letto
voi
Sous
le
fardeau
dei
Rosny
?
avete
meditato
le
pagine
eloquenti
che
descrivono
ciò
che
una
delicata
anima
infantile
può
soffrir
nei
collegi
?
E
ricordate
i
versi
di
Sully
Prudhomme
in
cui
è
un
così
triste
e
giusto
rimprovero
:
On
voit
dans
les
sombres
écolesdes
petits
qui
pleurent
toujours.Oh
mères
!
coupables
absentes
!
Meglio
-
assai
meglio
-
che
le
madri
non
siano
colpevoli
assenti
,
se
esse
vogliono
veramente
meritare
il
dolce
nome
con
cui
le
chiama
il
loro
bambino
!
Meglio
per
lui
e
per
loro
,
se
esse
cercheranno
di
adempiere
personalmente
il
loro
dovere
di
educatrici
!
Giacché
l
'
abbandonare
ad
estranei
la
prima
educazione
dei
propri
figli
-
salvo
i
casi
di
necessità
che
nessuno
nega
-
è
una
vigliaccheria
famigliare
.
Bisogna
vincere
gli
ostacoli
,
se
vi
sono
,
sopportare
i
pesi
immancabili
dell
'
educazione
,
modificare
il
proprio
temperamento
,
armarsi
di
quella
serenità
materna
che
Sofia
Bisi
Albini
ha
così
suggestivamente
descritta
,
e
comprendere
che
non
la
durezza
e
i
castighi
,
non
sopratutto
l
'
altalena
pericolosa
fra
le
sgridate
e
i
baci
,
ma
la
calma
noi
dobbiamo
ai
nostri
figli
,
la
calma
e
la
fermezza
,
in
modo
che
essi
sentano
in
noi
un
riposo
e
un
sostegno
,
e
abbiano
verso
di
noi
quel
rispetto
che
è
una
paura
amata
.
Generalmente
,
invece
,
ciò
che
manca
nell
'
educazione
è
appunto
l
'
unione
e
direi
la
fusione
tra
queste
due
qualità
:
noi
non
sappiamo
essere
nello
stesso
tempo
calmi
e
sereni
verso
i
bambini
,
e
noi
non
conosciamo
che
i
due
sistemi
opposti
ed
esagerati
della
troppa
severità
o
della
troppa
indulgenza
.
Il
primo
sistema
,
sistema
di
disciplina
rude
che
crea
dei
piccoli
esseri
sempre
tremanti
,
e
li
foggia
meccanicamente
all
'
obbedienza
passiva
,
è
senza
dubbio
molto
comodo
per
noi
,
ma
non
altrettanto
utile
ai
fanciulli
,
giacché
spegne
in
loro
o
atrofizza
l
'
istinto
di
iniziativa
,
la
coscienza
della
propria
personalità
,
quel
sano
individualismo
senza
del
quale
,
più
tardi
,
essi
non
faranno
nulla
di
degno
nel
mondo
:
e
molte
volte
anche
produce
-
all
'
entrata
nella
vita
-
una
reazione
pericolosa
,
perché
il
giovane
,
nell
'
impeto
di
liberazione
da
una
disciplina
troppo
ferrea
,
passa
di
slancio
a
una
vita
di
disordine
.
Il
secondo
sistema
,
d
'
un
'
educazione
troppo
tenera
,
tutta
condiscendenze
e
debolezze
,
che
abitua
il
fanciullo
a
credersi
il
piccolo
despota
della
famiglia
,
ha
in
sé
,
evidente
,
la
sua
condanna
:
per
voler
fare
troppo
felice
il
bambino
non
negandogli
mai
nulla
,
ne
fa
immancabilmente
un
uomo
infelice
,
che
non
potrà
sopportare
le
contraddizioni
e
vincere
gli
ostacoli
che
la
vita
gli
prepara
e
a
cui
nessuno
in
famiglia
lo
ha
abituato
.
E
il
guaio
maggiore
di
entrambi
questi
sistemi
è
che
essi
non
ripetono
sempre
la
loro
giustificazione
-
come
apparentemente
potrebbe
credersi
-
dal
concetto
che
i
genitori
si
formano
del
modo
d
'
educare
i
figli
,
ma
bensì
dal
loro
inconscio
egoismo
.
Non
è
cioè
un
meditato
giudizio
intellettuale
che
ci
fa
seguire
il
sistema
della
severità
o
quello
dell
'
indulgenza
,
ma
semplicemente
il
nostro
tornaconto
.
Se
teniamo
i
nostri
figli
sotto
una
disciplina
rigida
,
è
,
il
più
delle
volte
,
perché
ci
disturberebbe
averli
sempre
nelle
nostre
stanze
,
dove
vogliamo
essere
liberi
e
indipendenti
a
tutte
le
ore
:
se
invece
li
mescoliamo
alla
nostra
vita
,
tenendoli
troppo
con
noi
e
fra
noi
e
accontentandoli
in
tutto
,
è
perché
,
il
più
delle
volte
,
il
nostro
affetto
degenera
in
sentimentalità
morbosa
e
non
sa
compiere
ciò
che
gli
imporrebbe
il
dovere
.
In
una
parola
,
ciò
che
noi
facciamo
per
i
nostri
figli
ha
l
'
apparenza
,
direi
l
'
etichetta
,
di
essere
fatto
per
il
loro
bene
:
in
realtà
,
è
fatto
,
spesso
,
per
la
nostra
comodità
,
per
seguire
automaticamente
gli
impulsi
,
non
sempre
ragionevoli
,
che
il
nostro
istinto
ci
suggerisce
.
E
anche
quando
noi
amiamo
veramente
,
profondamente
i
nostri
figli
,
li
amiamo
-
senza
accorgercene
-
più
per
noi
che
per
loro
.
Il
nostro
modo
infatti
di
comprendere
la
loro
felicità
è
così
fatalmente
egoistico
,
che
non
ci
adattiamo
a
saperli
felici
senza
di
noi
.
Nel
nostro
affetto
verso
di
loro
,
noi
sappiamo
talvolta
toccare
le
più
alte
vette
dell
'
altruismo
,
ma
,
normalmente
,
noi
siamo
incapaci
di
compiere
quei
quotidiani
sacrifici
-
più
umili
e
perciò
più
difficili
-
che
,
cooperando
alla
felicità
del
fanciullo
,
lo
staccherebbero
da
noi
.
La
stessa
madre
che
è
sublime
di
devozione
al
letto
del
figlio
ammalato
,
e
non
calcola
fatiche
e
dimentica
sé
stessa
e
rischia
,
felice
e
inconscia
,
la
vita
per
lui
,
non
saprà
dimenticare
sé
stessa
né
rischiare
il
passeggero
dolore
della
lontananza
,
permettendo
che
questo
figlio
,
più
tardi
,
si
cerchi
una
via
e
si
costruisca
una
felicità
lontana
da
lei
.
Eroica
in
casi
eccezionali
,
essa
non
avrà
,
nei
casi
normali
,
nemmeno
il
piccolo
coraggio
di
saper
dimenticare
sé
stessa
.
Diceva
molto
bene
il
Desmolins
che
uno
degli
ostacoli
più
grandi
alla
riforma
dell
'
educazione
nei
paesi
latini
è
la
tenerezza
troppo
esclusiva
delle
mamme
.
Ed
io
mi
permetterei
di
aggiungere
-
anche
troppo
illogica
.
Alcune
mamme
,
che
lasciano
talvolta
senza
molto
dolore
il
loro
figlio
ancor
piccolo
entrare
in
un
collegio
-
basta
che
sia
un
collegio
vicino
!
-
si
ribellano
poi
a
lasciarlo
allontanare
da
loro
quando
,
fatto
più
grande
,
egli
avrebbe
tanto
bisogno
di
scuotere
d
'
intorno
a
sé
la
polvere
sentimentale
della
sua
casa
e
di
imparare
,
viaggiando
,
come
ci
si
formi
un
carattere
e
come
si
conquisti
una
posizione
.
Noi
abbiamo
invertito
,
se
posso
dir
così
e
salvo
,
s
'
intende
,
numerose
eccezioni
,
la
legge
di
natura
che
vuole
il
bambino
vicino
ai
genitori
nei
primi
anni
,
e
libero
in
seguito
;
e
mentre
non
ci
ripugna
troppo
,
in
certi
casi
,
abbandonare
ad
altri
,
ad
estranei
,
la
prima
educazione
del
nostro
bambino
,
vogliamo
poi
che
questo
,
divenuto
giovane
e
adulto
,
trascorra
la
sua
vita
sempre
vicino
a
noi
.
Inversione
dovuta
al
nostro
egoismo
,
alla
nostra
sentimentalità
latina
,
che
è
ben
lontana
dal
comprendere
e
dall
'
adottare
,
sia
pure
in
piccola
parte
,
la
larga
visione
dell
'
educazione
inglese
,
dove
i
fanciulli
,
a
una
certa
età
,
lasciano
il
nido
della
famiglia
,
quasi
uccelli
in
apparenza
ingrati
che
lo
dimentichino
,
ma
per
ritornarvi
più
tardi
,
coll
'
orgoglio
di
una
giovinezza
degnamente
vissuta
,
colla
soddisfazione
d
'
aver
dato
alla
patria
,
in
paesi
lontani
,
quel
tesoro
di
energie
che
la
fa
grande
nel
mondo
.
*
Ora
,
sarebbe
evidentemente
assurdo
pretendere
che
la
famiglia
latina
fosse
,
come
la
famiglia
anglosassone
,
pronta
a
recidere
i
suoi
nervi
troppo
sensibili
,
e
pensosa
soltanto
che
i
propri
figli
trovino
la
ricchezza
lontani
dal
proprio
nido
:
vi
si
opporrebbe
la
razza
,
la
nostra
stessa
costituzione
sociale
ed
economica
,
e
d
'
altronde
io
per
il
primo
riconosco
che
nel
nostro
modo
di
intender
la
vita
è
un
profumo
di
poesia
e
di
gentilezza
che
compensa
forse
,
in
parte
,
i
vantaggi
materiali
dell
'
insensibilità
inglese
.
Ma
noi
potremmo
dagli
stranieri
,
se
non
imparar
tutto
,
almeno
imparar
qualche
cosa
:
questa
sopratutto
:
imparare
a
lasciar
che
si
manifestino
liberamente
le
tendenze
dei
nostri
figli
,
che
si
svolgano
le
loro
iniziative
,
che
s
'
espanda
la
loro
originalità
;
noi
dovremmo
imparare
a
dirigere
la
loro
natura
,
anziché
,
come
troppo
spesso
facciamo
,
affaticarci
a
correggerla
ed
a
comprimerla
per
seguire
il
concetto
aprioristico
che
noi
ci
siamo
fatti
della
loro
carriera
e
del
loro
avvenire
.
Malauguratamente
non
è
così
.
Se
noi
volgiamo
lo
sguardo
ai
nostri
sistemi
di
educazione
e
di
istruzione
,
ci
accorgiamo
che
la
loro
caratteristica
è
una
desolante
uniformità
.
Si
direbbe
che
tutti
i
fanciulli
sono
gettati
nello
stesso
stampo
perché
ne
esca
un
unico
tipo
intellettuale
:
il
tipo
dell
'
impiegato
,
del
professore
,
del
professionista
,
imbottito
di
una
coltura
più
o
meno
ben
digerita
.
Anni
sono
era
venuta
di
Francia
una
grande
ventata
di
reazione
contro
questo
sistema
d
'
educazione
,
ma
essa
aveva
appena
fatto
stormir
qualche
foglia
del
nostro
quieto
ed
immobile
paesaggio
intellettuale
:
non
ne
aveva
scosso
i
tronchi
robusti
né
turbata
la
saldezza
delle
radici
antiche
.
Pochissimi
avevano
sentito
quanta
sincerità
fosse
in
questa
ventata
di
ribellione
:
i
più
,
credendo
si
volesse
attentare
al
diritto
intangibile
che
ha
nella
nostra
coltura
lo
studio
del
latino
e
del
greco
,
avevano
bollato
come
opinione
di
barbari
o
volgare
preoccupazione
di
bottegai
,
il
desiderio
di
dare
all
'
istruzione
dei
nostri
figli
un
indirizzo
più
pratico
e
socialmente
più
utile
.
Costoro
-
e
mi
duole
il
dirlo
-
non
avevano
capito
nulla
o
avevano
finto
di
non
capir
nulla
.
Costoro
ignoravano
,
anzitutto
,
che
a
capo
della
bestemmiata
crociata
era
,
non
un
barbaro
o
uno
spirito
bottegaio
,
ma
uno
dei
più
illustri
accademici
di
Francia
,
uno
degli
scrittori
didatticamente
e
politicamente
più
ortodossi
,
Jules
Lemaître
.
Costoro
dimenticavano
,
inoltre
,
che
la
crociata
non
combatteva
il
latino
e
il
greco
,
ma
soltanto
il
modo
con
cui
queste
lingue
....
e
tante
altre
cose
!
vengono
insegnate
.
Mettiamoci
una
mano
sulla
coscienza
e
confessiamo
che
noi
sappiamo
ben
poco
di
latino
e
quasi
nulla
di
greco
dopo
otto
o
cinque
anni
di
studio
!
Diceva
il
dottor
Toulouse
,
ed
io
posso
ripetere
testualmente
le
sue
parole
:
"
ho
quarant
'
anni
e
sono
trent
'
anni
che
affatico
il
mio
spirito
sui
libri
e
sull
'
osservazione
dei
fatti
;
e
non
potrei
,
sul
momento
,
trovare
in
alcuna
delle
discipline
che
ho
studiato
quelle
risposte
che
si
esigono
dagli
scolari
e
che
io
stesso
ho
fornito
ai
miei
tempi
in
diverse
riprese
"
.
Ecco
una
constatazione
che
dovrebbe
essere
meditata
da
coloro
che
preparano
i
programmi
per
le
scuole
,
da
coloro
che
istituiscono
gli
esami
e
credono
alla
loro
efficacia
.
L
'
insegnamento
attuale
consiste
nel
trasmettere
delle
cognizioni
,
mentre
il
suo
scopo
dovrebbe
essere
formare
lo
spirito
e
il
carattere
.
Oggi
,
alla
scuola
,
si
impara
tutto
fuor
che
a
pensare
e
ad
agire
:
oggi
si
dimentica
che
lo
sforzo
d
'
ogni
educazione
deve
consistere
non
nell
'
appiccicare
della
coltura
,
ma
nel
formare
delle
attitudini
.
La
superiorità
vera
,
in
ogni
ambiente
,
è
di
creare
,
non
di
sapere
;
e
per
questo
il
commerciante
che
sa
dar
vita
a
un
'
azienda
meglio
adatta
ai
bisogni
della
clientela
fa
opera
di
creazione
eguale
,
e
forse
più
utile
,
di
colui
che
scrive
un
bel
libro
.
È
in
tal
senso
e
seguendo
questi
concetti
che
noi
protestiamo
contro
l
'
uniformità
di
un
'
educazione
che
dà
l
'
illusione
e
non
la
realtà
della
coltura
,
che
crea
più
spostati
che
non
uomini
atti
a
tramutare
in
succo
e
sangue
il
cibo
classico
di
cui
furon
nutriti
.
Eppure
,
sia
vanità
,
abitudine
od
indolenza
,
i
genitori
,
-
e
parlo
,
si
capisce
,
dei
genitori
delle
classi
più
elevate
,
-
continuano
a
mandare
i
loro
figli
a
quelle
scuole
classiche
che
hanno
fama
di
formare
automaticamente
il
cosiddetto
giovane
colto
,
come
se
per
la
soddisfazione
di
creare
qualche
erudito
,
si
avesse
il
diritto
di
lanciar
nel
mondo
una
folla
di
mediocri
inutili
,
o
come
se
noi
non
dovessimo
essere
che
un
popolo
immenso
di
filosofi
di
romanzieri
di
scrittori
,
un
popolo
di
puri
spiriti
,
che
vivessero
....
di
letteratura
,
e
pei
quali
tutte
le
altre
attività
ed
energie
umane
non
contassero
quasi
nulla
.
Quanti
sono
coloro
che
si
preoccupano
di
sviluppare
e
determinare
a
tempo
i
gusti
naturali
del
bambino
....
se
per
caso
non
fossero
proprio
quelli
di
studiare
latino
e
greco
?
Quanti
sono
coloro
che
hanno
l
'
istinto
e
il
tatto
di
comprendere
le
sue
inclinazioni
?
Ai
più
,
non
balena
neppure
l
'
idea
che
vi
sia
nell
'
anima
del
fanciullo
,
come
v
'
è
nel
suo
viso
,
qualche
cosa
che
lo
distingua
dagli
altri
,
e
che
perciò
esigerebbe
,
da
parte
nostra
,
uno
studio
speciale
.
Cioè
,
mi
correggo
.
Noi
avvertiamo
talvolta
alcune
delle
cosiddette
disposizioni
naturali
dei
nostri
figlioli
:
le
avvertiamo
per
gloriarcene
nel
nostro
istintivo
orgoglio
paterno
o
materno
o
per
sventolarle
vanitosamente
presso
i
conoscenti
e
presso
gli
amici
:
ma
noi
non
approfondiamo
l
'
analisi
di
queste
facoltà
che
rompono
l
'
equilibrio
della
psiche
infantile
:
noi
non
ci
chiediamo
se
non
sarebbe
forse
nostro
dovere
di
dare
ad
esse
tutte
le
nostre
cure
,
mutando
,
se
posso
dir
così
,
l
'
orientazione
educativa
del
bambino
:
noi
non
calcoliamo
il
danno
di
lasciar
sperdere
sul
principio
pei
mille
rigagnoli
della
distrazione
una
vena
che
potrebbe
diventare
feconda
,
e
senza
un
rimorso
,
senza
un
dubbio
,
noi
insistiamo
nel
solito
vecchio
sistema
:
inviamo
cioè
il
fanciullo
a
quella
scuola
che
a
noi
pare
per
lui
la
più
utile
,
e
dove
l
'
obbligo
di
studiare
contro
genio
materie
ch
'
egli
non
ama
,
lo
fa
riuscire
spesso
mediocre
od
infimo
.
Forse
è
qui
che
bisogna
cercar
la
ragione
per
cui
certe
scuole
danno
risultati
di
cui
non
possiamo
troppo
vantarci
.
E
quando
Alessandro
Dumas
-
volendo
appunto
lanciare
una
frecciata
ironica
contro
la
scuola
-
si
chiedeva
:
Come
mai
vi
sono
tanti
ragazzi
intelligenti
e
tanti
uomini
imbecilli
?
egli
intravvedeva
che
questa
curiosa
e
dolorosa
trasformazione
è
dovuta
al
fatto
che
la
scuola
,
invece
di
sviluppare
le
qualità
specifiche
del
fanciullo
,
le
atrofizza
,
e
quindi
,
invece
di
formare
l
'
uomo
,
lo
deforma
.
È
questo
il
grande
delitto
pedagogico
dei
nostri
giorni
:
delitto
che
compiono
quotidianamente
non
solo
i
maestri
nella
scuola
,
ma
i
genitori
nella
famiglia
,
e
che
si
estende
non
solo
verso
i
bambini
ma
verso
i
giovani
.
Quando
suona
l
'
ora
della
scelta
della
professione
e
della
carriera
-
che
dovrebb
'
essere
la
più
importante
nella
vita
d
'
un
giovane
perché
da
essa
dipende
la
sua
felicità
-
quanti
sono
i
padri
che
si
preoccupano
di
lasciar
libero
il
corso
a
quelle
disposizioni
innate
dei
loro
figli
,
di
cui
pure
s
'
eran
fatti
un
orgoglio
in
passato
?
Quanti
sono
coloro
i
quali
riflettono
che
-
nella
vita
-
chi
fa
ciò
per
cui
natura
l
'
ha
creato
sopporta
facilmente
ogni
fatica
ed
ogni
contrarietà
,
mentre
invece
chi
è
costretto
a
una
professione
cui
la
sua
natura
ripugna
,
ha
eternamente
in
sé
un
'
intima
tristezza
e
un
'
intima
ribellione
che
gli
renderanno
amaro
il
lavoro
e
difficilissimo
il
raggiungere
una
meta
elevata
?
La
maggioranza
dei
genitori
non
ha
scrupolo
di
opprimere
la
natura
propria
del
loro
figlio
per
sostituirgliene
un
'
altra
.
Vogliono
fabbricare
un
avvocato
o
un
ingegnere
,
un
professore
,
un
magistrato
o
un
impiegato
,
secondo
la
tradizione
della
famiglia
,
il
presunto
vantaggio
economico
,
l
'
opportunità
del
momento
,
senza
preoccuparsi
affatto
che
,
così
facendo
,
essi
soffocano
un
cervello
e
violentano
un
'
anima
.
E
se
osate
avvertirli
dell
'
errore
,
essi
si
armano
di
argomenti
che
paiono
vittoriosi
,
e
vi
dicono
che
è
inutile
preoccuparsi
delle
singole
disposizioni
del
giovane
,
perché
le
vere
vocazioni
si
fanno
strada
quand
même
,
attraverso
tutti
gli
ostacoli
,
e
vi
citano
Voltaire
che
era
commesso
nello
studio
d
'
un
procuratore
,
e
Musset
che
era
impiegato
presso
un
banchiere
....
il
che
,
innegabilmente
,
non
ha
impedito
che
essi
abbiano
fatto
carriera
.
Ma
questi
padri
troppo
logici
dimenticano
che
le
leggi
e
i
metodi
dell
'
educazione
non
sono
fatti
per
gli
individui
eccezionali
,
i
quali
certamente
trovano
sempre
il
modo
di
manifestarsi
,
bensì
per
l
'
infinito
numero
degli
uomini
medii
e
normali
i
quali
non
possiedono
la
forza
di
togliersi
di
dosso
quella
cappa
di
piombo
con
cui
furono
oppressi
e
di
cui
per
la
vita
rimangono
vittime
.
Ecco
il
maggiore
equivoco
che
domina
il
gran
problema
dei
nostri
doveri
verso
la
gioventù
.
Siamo
tutti
persuasi
che
il
primo
dovere
sia
di
dare
ai
figli
la
felicità
,
o
,
poiché
questa
è
irraggiungibile
,
di
avviarli
almeno
sul
cammino
della
felicità
:
ma
generalmente
si
crede
che
la
felicità
consista
nella
sicurezza
placida
d
'
un
impiego
,
e
non
si
intende
invece
che
essa
è
un
premio
che
si
conquista
palmo
a
palmo
col
libero
sviluppo
delle
proprie
energie
.
Noi
vogliamo
fare
dei
giovani
,
dei
vecchi
precoci
e
calcolatori
,
che
si
accontentino
subito
d
'
un
piccolo
posto
sicuro
e
vicino
,
pur
di
non
correre
quell
'
alea
del
rischio
che
è
la
poesia
della
vita
.
Con
una
suggestione
a
ritroso
,
noi
inoculiamo
in
essi
i
germi
di
un
pessimismo
utilitarista
che
addormenta
coscienza
e
ardore
,
e
li
fa
timidi
dinanzi
a
ogni
ostacolo
,
preoccupati
soltanto
di
procacciarsi
una
posizione
mediocre
pur
che
garantisca
il
loro
tranquillo
avvenire
.
E
non
sentiamo
quanto
più
bello
e
più
utile
,
più
dignitoso
e
più
fiero
,
sarebbe
invece
sviluppare
in
essi
il
senso
della
libera
iniziativa
,
e
fecondare
la
dote
migliore
e
maggiore
della
gioventù
che
è
l
'
entusiasmo
.
Lasciarli
liberi
,
perché
essi
possano
seguire
le
loro
naturali
disposizioni
e
interpretar
quella
voce
che
detta
dentro
:
volerli
entusiasti
,
cioè
innamorati
di
quella
qualunque
idea
che
sostengono
,
con
un
cervello
che
calcola
ma
con
un
cuore
che
non
calcola
punto
,
simili
a
un
soldato
che
conta
i
suoi
nemici
,
ma
poi
se
ne
dimentica
il
numero
pensando
alla
bellezza
della
sua
bandiera
....
*
Tale
io
penso
dovrebbe
essere
l
'
ideale
dell
'
educazione
:
e
tale
,
forse
,
nell
'
intimo
dell
'
animo
è
riconosciuto
da
molti
.
Ma
ben
pochi
osano
applicarlo
.
Perché
?
Perché
uno
dei
fenomeni
più
strani
e
contradditorii
della
nostra
psicologia
è
che
mentre
noi
siamo
modernamente
audaci
nel
pensiero
e
approviamo
le
idee
più
ardite
suscitate
da
libri
e
studi
recenti
,
siamo
ancora
pavidi
nell
'
azione
,
perché
mentre
il
nostro
cervello
vede
lucidamente
la
via
nuova
che
dovremmo
percorrere
,
la
nostra
volontà
non
sa
essere
abbastanza
indipendente
per
abbandonare
d
'
un
tratto
la
via
vecchia
,
a
cui
siamo
legati
da
una
fitta
rete
di
tradizioni
e
di
pregiudizi
,
e
si
ripercuote
così
anche
nel
problema
dell
'
educazione
quell
'
eterno
dissidio
fra
teoria
e
pratica
,
che
si
manifesta
dovunque
,
e
che
è
dovuto
al
fatto
che
l
'
uomo
opera
come
sente
e
non
come
pensa
.
Un
giorno
io
assistevo
a
una
conferenza
sull
'
Educazione
nuova
detta
da
una
nostra
illustre
scrittrice
.
Gran
folla
di
signore
nella
sala
e
grandissimi
applausi
.
Uscendo
,
sorpresi
questo
dialogo
fra
due
mamme
:
-
Son
cose
verissime
diceva
l
'
una
-
ma
come
si
fa
a
metterle
in
pratica
?
-
Già
-
rispose
l
'
altra
-
io
non
vorrei
certo
esser
la
prima
!
-
Così
è
.
Noi
abbiamo
un
sacro
orrore
dell
'
azione
isolata
,
e
nessuno
di
noi
vuol
essere
il
primo
ad
applicare
certi
principii
,
a
fare
sui
proprii
figli
l
'
esperienza
di
certi
metodi
e
di
certe
idee
.
Quando
si
tratta
di
un
atto
qualsiasi
della
nostra
vita
,
noi
non
domandiamo
mai
se
è
bene
compierlo
:
noi
domandiamo
sempre
e
soltanto
se
è
generalmente
ammesso
che
lo
si
compia
.
E
per
paura
d
'
essere
i
primi
,
per
il
terrore
d
'
assumere
un
'
iniziativa
che
potrebbe
essere
criticata
,
noi
continuiamo
nella
vecchia
routine
.
Ora
,
bisognerebbe
distruggere
quest
'
antitesi
fra
la
teoria
e
la
pratica
;
bisognerebbe
avere
il
coraggio
di
compiere
questo
sforzo
che
riavvicinasse
le
idee
ai
fatti
e
rendesse
le
nostre
azioni
logicamente
degne
dei
nostri
pensieri
.
Diceva
il
Lemaître
:
"
basta
che
le
classi
privilegiate
comincino
,
le
altre
seguono
fatalmente
"
.
Anch
'
io
lo
credo
,
e
perciò
ho
voluto
ripetere
qui
quello
che
troppi
altri
e
troppo
meglio
di
me
hanno
detto
.
L
'
ANIMA
DEL
FANCIULLO
.
Quando
noi
pronunciamo
il
nome
d
'
infanzia
,
si
sveglia
nella
nostra
memoria
un
cumulo
di
ricordi
che
hanno
il
fascino
d
'
un
romanzo
.
È
la
nostra
giovinezza
che
rivive
,
come
in
un
sogno
,
è
la
nostra
esperienza
che
la
vede
e
la
racconta
,
mescolando
la
poesia
della
realtà
all
'
attrattiva
della
lontananza
,
deformando
alcuni
episodii
che
il
tempo
ingrandisce
dinanzi
alla
nostra
coscienza
,
come
lo
spazio
ingrandisce
dinanzi
ai
nostri
occhi
-
attraverso
i
rami
degli
alberi
-
il
profilo
degli
astri
che
sorgono
....
Ed
è
così
spontanea
,
così
inconscia
questa
alterazione
del
vero
,
che
non
solo
noi
crediamo
a
tutto
quanto
rievoca
la
nostra
fantasia
,
la
quale
tinge
talvolta
troppo
in
roseo
e
talvolta
troppo
in
nero
il
primo
periodo
della
vita
,
ma
noi
osiamo
anche
spiegare
e
giudicare
tutto
il
complicato
meccanismo
della
nostra
piccola
anima
di
fanciulli
con
la
nostra
superba
psicologia
di
uomini
adulti
.
Forse
le
pagine
meno
vere
nelle
autobiografie
di
certi
scrittori
,
sono
quelle
che
riguardano
la
loro
fanciullezza
;
pagine
dalle
quali
s
'
effonde
un
conforto
o
un
rimpianto
,
l
'
eco
lontana
di
gioie
ingenue
o
di
incompresi
dolori
,
ma
nelle
quali
,
se
è
spesso
mirabile
la
descrizione
di
un
'
epoca
o
di
un
ambiente
,
non
è
quasi
mai
esatta
,
precisa
,
sincera
la
figura
morale
del
protagonista
.
Anche
lo
fosse
,
noi
avremmo
la
psicologia
di
un
fanciullo
,
non
già
la
psicologia
del
fanciullo
.
Per
tentar
questa
,
bisogna
dunque
tenersi
lontano
dagli
esseri
superiori
ed
eccezionali
che
spesso
vogliono
presentare
anche
la
loro
infanzia
sul
palcoscenico
della
gloria
,
bisogna
non
dar
troppa
importanza
ai
propri
ricordi
,
che
peccano
di
soggettivismo
,
e
occorre
invece
moltiplicare
le
osservazioni
serene
e
spassionate
intorno
a
noi
,
tra
le
famiglie
che
ci
circondano
,
tra
la
folla
anonima
della
strada
e
della
scuola
....
Solo
così
-
coll
'
analisi
minuta
e
diffusa
-
è
stato
possibile
alla
scienza
moderna
strappare
almeno
qualche
segreto
a
quella
sfinge
eterna
che
è
l
'
anima
del
fanciullo
.
*
Rileggendo
-
come
io
ho
dovuto
e
voluto
fare
-
una
non
piccola
parte
di
ciò
che
si
è
scritto
intorno
all
'
infanzia
,
mi
sono
convinto
che
fino
ad
alcuni
anni
fa
,
la
psicologia
del
bambino
poteva
riassumersi
in
due
opinioni
diametralmente
opposte
ed
egualmente
assolute
.
Da
un
lato
,
erano
i
denigratori
per
partito
preso
,
i
quali
definivano
i
fanciulli
tutti
egoisti
,
ribelli
,
bugiardi
,
crudeli
:
dall
'
altro
lato
erano
i
lodatori
quand
même
,
i
quali
li
definivano
simboli
di
perfezione
,
angeli
di
bontà
e
di
innocenza
.
Fra
i
primi
,
fra
coloro
che
dissero
più
male
dell
'
infanzia
,
emergono
il
La
Bruyère
,
un
celibe
,
e
il
Dupanloup
,
un
vescovo
.
Ed
è
abbastanza
spiegabile
-
lo
dico
senza
malignità
-
che
un
teologo
,
il
quale
aveva
tutto
l
'
interesse
a
mantener
ferma
la
dottrina
della
depravazione
congenita
,
e
un
vecchio
scapolo
,
al
quale
i
bambini
degli
altri
saranno
parsi
dei
diavoletti
noiosi
e
tormentatori
,
li
abbiano
bollati
con
così
severo
giudizio
.
Fra
i
secondi
,
fra
quelli
che
io
chiamerei
i
cortigiani
dell
'
infanzia
,
primeggia
Rousseau
,
sostenendo
che
il
bambino
esce
perfetto
dalle
mani
del
creatore
,
e
che
soltanto
la
nostra
falsa
educazione
lo
deforma
e
lo
guasta
.
Ed
è
altrettanto
spiegabile
il
suo
ottimismo
quanto
il
pessimismo
degli
altri
.
Il
filosofo
-
poeta
,
sedotto
dalla
grazia
infantile
,
e
più
che
altro
forse
dal
suo
preconcetto
antisociale
,
ha
idealizzato
un
'
età
,
che
tutti
i
poeti
,
del
resto
,
prima
e
dopo
di
lui
,
avevano
ravvolto
nell
'
azzurro
della
leggenda
.
Senza
discutere
-
per
ora
-
quanta
esagerazione
vi
sia
nell
'
una
e
nell
'
altra
di
queste
due
opinioni
,
è
necessario
anzitutto
constatare
che
esse
partono
da
un
punto
di
vista
falso
.
Esse
pretendono
di
dare
un
giudizio
morale
sull
'
attività
psicologica
del
bambino
,
ciò
che
è
un
equivoco
e
un
'
illusione
.
Non
si
debbono
prestare
al
bambino
dei
motivi
determinanti
che
egli
non
ha
.
Non
si
possono
interpretare
i
suoi
sentimenti
,
le
sue
impulsioni
,
le
sue
tendenze
,
come
interpretiamo
le
nostre
.
Quello
che
per
noi
ha
un
significato
,
per
lui
non
lo
ha
.
La
sua
coscienza
ignora
ciò
che
è
il
cardine
della
nostra
.
Egli
si
affaccia
alla
vita
,
senza
comprenderla
,
come
una
pianta
che
spunti
dal
suolo
;
e
nel
crepuscolo
mattutino
della
sua
esistenza
egli
afferma
istintivamente
le
sue
naturali
energie
,
ignorando
che
queste
più
tardi
dovranno
essere
giudicate
e
dirette
da
una
luce
morale
,
come
ogni
erba
e
ogni
albero
innalza
e
svolge
all
'
alba
liberamente
il
suo
stelo
e
il
suo
tronco
,
ignorando
che
fra
poco
dardeggierà
su
di
essi
,
per
trasformarli
,
il
raggio
del
sole
.
Lasciamo
dunque
ai
teologi
,
ai
filosofi
ed
ai
poeti
,
la
platonica
soddisfazione
di
giudicare
l
'
animo
del
fanciullo
alla
stregua
dell
'
animo
di
un
adulto
,
e
invece
di
infiorare
l
'
infanzia
di
lodi
illogiche
o
di
coprirla
con
un
disprezzo
ancora
più
illogico
,
cerchiamo
modestamente
e
semplicemente
di
spiegare
il
perché
della
sua
strana
e
contradditoria
psicologia
.
*
Una
delle
leggi
fisiologiche
ormai
meno
discusse
,
e
degna
quindi
di
esser
tenuta
quasi
come
un
assioma
,
è
che
la
ontogenia
riproduce
la
filogenia
.
Le
quali
parole
un
po
'
oscure
,
tradotte
in
lingua
povera
,
significano
che
l
'
individuo
,
dall
'
atto
del
concepimento
a
quello
della
nascita
,
riproduce
le
fasi
per
cui
è
passata
evolutivamente
la
specie
.
Gli
uomini
-
prima
di
giungere
a
quello
stato
di
civiltà
relativa
di
cui
la
storia
più
lontana
ci
conserva
notizie
-
vissero
migliaia
e
migliaia
di
anni
in
condizioni
e
sotto
forme
che
noi
tentiamo
oggi
di
evocare
,
ricostruendo
il
meno
fantasticamente
possibile
,
cogli
sprazzi
di
luce
che
ci
vengono
dalla
scienza
,
la
lunga
via
crucis
attraverso
la
quale
a
poco
a
poco
i
nostri
antenati
svestirono
la
loro
animalità
per
acquistare
aspetto
e
coscienza
umana
.
Ebbene
:
ogni
individuo
nel
suo
sviluppo
fetale
rifà
in
pochi
mesi
questa
strada
faticosamente
percorsa
dalla
specie
in
un
periodo
di
secoli
,
e
la
vita
dell
'
embrione
può
dirsi
il
riassunto
a
grande
velocità
(
mi
si
permetta
questa
espressione
)
del
viaggio
fatto
dalla
specie
nel
mondo
.
Da
questa
legge
fisiologica
che
Haeckel
ha
splendidamente
illustrata
,
parmi
possa
derivare
per
analogia
,
e
quasi
corollario
spontaneo
,
un
'
altra
legge
di
ordine
psicologico
.
Come
nello
sviluppo
fetale
noi
riproduciamo
la
fisiologia
dei
nostri
antenati
,
nelle
forme
e
nelle
anomalie
scheletriche
,
così
nei
primi
anni
di
vita
ne
riproduciamo
la
psicologia
,
nelle
attitudini
della
mente
e
della
volontà
.
Il
bambino
,
cioè
,
sente
e
agisce
come
un
primitivo
e
come
un
selvaggio
,
e
tutta
la
sua
incoerente
impulsiva
psicologia
che
ci
sorprende
e
ci
turba
,
non
è
che
la
resurrezione
,
per
fortuna
transitoria
,
della
psiche
antica
,
quasi
per
ricordare
a
noi
-
umiliandoci
-
donde
siamo
venuti
.
Se
è
dunque
vero
,
come
comunemente
si
afferma
,
che
nel
fanciullo
c
'
è
,
in
potenza
,
lo
scorcio
dell
'
uomo
futuro
,
è
altrettanto
vero
che
c
'
è
,
in
realtà
,
lo
scorcio
dell
'
uomo
primitivo
,
il
riassunto
di
tutta
una
psicologia
atavica
che
noi
abbiamo
ormai
sorpassata
.
Questa
constatazione
scientifica
è
non
soltanto
la
piattaforma
su
cui
devono
basarsi
tutti
gli
studii
relativi
all
'
infanzia
,
ma
è
anche
,
in
un
certo
senso
,
la
spiegazione
implicita
di
ogni
forma
di
attività
del
fanciullo
.
Esaminando
infatti
i
suoi
sentimenti
,
i
suoi
pensieri
,
le
sue
azioni
,
noi
ritroveremo
in
tutti
l
'
eco
e
il
ricordo
,
quasi
direi
la
fotografia
di
un
mondo
morale
lontano
e
scomparso
.
*
La
caratteristica
più
tipica
dell
'
anima
infantile
è
,
senza
dubbio
,
la
potenza
della
sua
immaginazione
.
L
'
infanzia
è
l
'
età
del
sogno
,
nella
quale
questo
mondo
che
noi
non
conosciamo
ancora
si
veste
dei
più
brillanti
colori
;
è
l
'
età
in
cui
il
massimo
godimento
consiste
nell
'
ascoltare
fiabe
e
racconti
straordinari
.
Ebbene
:
non
è
forse
durante
l
'
infanzia
del
mondo
che
si
sono
formati
i
miti
e
le
leggende
,
queste
storie
dell
'
umanità
bambina
,
destinate
a
coprire
sotto
una
fantasia
lussureggiante
la
povertà
delle
conoscenze
umane
?
L
'
immaginazione
-
nel
fanciullo
come
nel
selvaggio
-
è
così
grande
che
trasforma
gli
oggetti
in
esseri
coscienti
e
sensibili
,
dà
il
soffio
della
vita
alle
cose
inanimate
ed
inerti
.
Un
bambino
di
4
anni
attribuiva
alle
pietre
una
specie
di
anima
e
le
compiangeva
perché
esse
dovevano
restare
sempre
immobili
allo
stesso
posto
.
Non
altrimenti
il
selvaggio
crede
che
nell
'
albero
che
stormisce
sia
uno
spirito
e
presta
non
solo
un
corpo
ma
un
'
anima
al
vento
che
urla
durante
la
notte
.
Chi
non
osserva
,
quotidianamente
,
le
adorabili
manifestazioni
di
simpatia
che
una
bimba
prodiga
alla
sua
bambola
,
come
se
questa
fosse
viva
?
Essa
le
parla
,
essa
la
bacia
,
essa
la
veste
e
la
sveste
,
e
la
sera
la
vuol
vicina
al
suo
letto
perché
non
stia
sola
al
buio
e
non
abbia
paura
!
Chi
non
sa
che
i
bambini
,
nei
loro
giuochi
,
acutizzano
questa
potenza
della
loro
immaginazione
,
non
solo
sino
a
prestare
una
personalità
a
cose
che
non
l
'
hanno
,
ma
sino
al
cambiamento
della
loro
stessa
personalità
,
sino
a
una
completa
illusione
di
metamorfosi
?
Un
fanciullo
di
5
anni
,
cui
piaceva
molto
giocare
al
carbonaio
,
viveva
con
così
completa
illusione
il
suo
personaggio
fittizio
che
pretendeva
che
tutti
lo
chiamassero
il
carbonaio
anziché
col
suo
nome
,
e
la
sera
nella
sua
preghiera
ingenua
diceva
a
Dio
:
Fa
,
o
Signore
,
ch
'
io
sia
domani
un
buon
carbonaio
!
Lo
so
,
e
lo
prevedo
:
noi
dovremmo
domandarci
:
fino
a
che
punto
questa
illusione
è
completa
?
fino
a
che
punto
il
fanciullo
è
vittima
della
sua
stessa
immaginazione
?
Non
è
forse
egli
talvolta
un
artista
precoce
che
giuoca
alla
commedia
e
vuol
burlarsi
di
noi
?
La
risposta
è
difficile
e
,
come
ben
si
comprende
,
non
potrebbe
esser
data
che
caso
per
caso
.
Vi
sono
delle
impercettibili
nuancesin
queste
illusioni
,
che
vanno
dalla
fede
più
cieca
al
primo
barlume
d
'
incredulità
che
spunta
con
un
sorriso
:
vi
sono
dei
gradi
,
delle
sfumature
psicologiche
,
secondo
l
'
età
e
secondo
il
temperamento
più
o
meno
intelligente
od
ottuso
del
bambino
.
Ma
una
cosa
è
fuori
di
dubbio
:
che
in
molti
fanciulli
l
'
illusione
è
sincera
e
assoluta
,
perché
l
'
immaginazione
esercita
sulla
loro
psiche
un
'
influenza
così
dispotica
da
essere
veramente
,
come
diceva
Pascal
,
"
la
creatrice
sovrana
di
errori
e
di
falsità
"
.
È
in
questa
potenza
dell
'
immaginazione
infantile
che
noi
dobbiamo
ricercare
l
'
origine
di
una
delle
più
gravi
e
pericolose
caratteristiche
del
bambino
:
la
menzogna
.
Si
dice
ch
'
egli
nasce
bugiardo
:
e
si
dice
bene
:
ma
non
si
interpreta
sempre
egualmente
bene
il
meccanismo
della
sua
bugia
.
Ellen
Key
,
l
'
autrice
di
uno
fra
i
più
suggestivi
e
profondi
libri
intorno
all
'
infanzia
,
distingueva
argutamente
le
bugie
dei
bambini
in
bugie
fredde
,
ossia
coscienti
e
quindi
colpevoli
,
e
bugie
calde
,
le
quali
sono
l
'
espressione
di
un
'
eccitazione
momentanea
e
di
una
fantasia
ardente
.
Ella
,
senza
saperlo
,
volgarizzava
così
,
con
parola
piana
,
un
dato
della
psicologia
sperimentale
che
il
Sully
e
il
Ribot
avevano
messo
in
luce
,
e
cioè
,
che
fra
immaginazione
e
allucinazione
non
c
'
è
che
una
differenza
di
gradi
,
e
spesso
si
toccano
e
coincidono
.
Certe
bugie
calde
-
per
conservare
il
vocabolo
di
Ellen
Key
-
non
sono
nei
fanciulli
che
delle
transitorie
allucinazioni
,
da
cui
esula
totalmente
la
mala
fede
.
Quando
un
bambino
che
gioca
lo
sentite
gridare
ch
'
egli
è
un
cocchiere
o
ch
'
egli
è
un
soldato
,
state
certi
che
in
quel
momento
egli
è
sicuro
di
esserlo
e
non
mentisce
:
quando
a
una
bimba
si
domanda
improvvisamente
:
chi
ti
ha
dato
la
tal
cosa
?
ed
essa
risponde
confusa
:
la
mia
bambola
,
-
è
assai
probabile
ch
'
essa
non
sia
colpevole
d
'
una
vera
bugia
ma
vittima
d
'
una
illusione
.
Oh
,
non
v
'
ha
dubbio
che
da
queste
piccole
menzogne
dette
per
ischerzo
,
il
fanciullo
sale
alle
bugie
fredde
,
alle
bugie
meditate
con
quella
grande
astuzia
e
con
quella
sottile
perfidia
che
è
talvolta
racchiusa
nella
sua
piccola
anima
:
ma
non
siamo
forse
noi
che
,
coll
'
esempio
,
gli
insegnamo
a
perseverare
nella
menzogna
e
a
perfezionarla
?
Ci
scandalizziamo
tanto
delle
bugie
del
fanciullo
,
ma
forse
che
noi
,
suoi
modelli
e
maestri
,
siamo
sinceri
nella
nostra
vita
e
sopratutto
dinanzi
a
lui
?
che
deve
egli
imparare
da
noi
,
se
i
nostri
discorsi
sono
sempre
ambigui
,
se
la
nostra
vita
sociale
è
un
tessuto
di
abili
menzogne
,
e
se
la
nostra
occupazione
più
frequente
è
più
gradita
è
la
maldicenza
a
riguardo
di
tutti
e
specialmente
dei
nostri
amici
?
Un
atto
di
contrizione
sarebbe
più
giusto
,
a
questo
proposito
,
di
un
atto
d
'
accusa
!
E
del
resto
,
anche
in
quelle
menzogne
coscienti
che
più
ci
addolorano
e
ci
sorprendono
nel
fanciullo
,
qual
è
la
parte
della
perversità
e
quale
quella
della
suggestione
e
dell
'
allucinazione
?
Vi
è
tutta
una
letteratura
-
volumi
e
volumi
di
medici
e
di
psichiatri
-
sulle
menzogne
e
sulle
false
testimonianze
dei
bambini
;
e
tutti
gli
autori
indistintamente
concludono
ch
'
esse
sono
la
conseguenza
di
auto
-
suggestioni
.
La
potenza
dell
'
autosuggestione
è
tale
,
in
certi
casi
,
che
il
bambino
arriva
a
creder
reali
degli
avvenimenti
ch
'
egli
ha
sognati
,
a
confondere
i
suoi
ricordi
,
a
mescolare
colla
realtà
le
sue
finzioni
.
E
quando
racconta
un
fatto
lo
trasfigura
:
crea
una
leggenda
e
vi
crede
.
Gli
annali
giudiziarii
son
pieni
dei
terribili
errori
con
cui
le
false
testimonianze
dei
fanciulli
hanno
prolungato
o
deviato
processi
.
Basta
che
il
caso
abbia
reso
spettatore
un
fanciullo
d
'
un
delitto
,
immediatamente
la
sua
immaginazione
infiora
la
realtà
con
una
generazione
spontanea
di
mille
particolari
nuovi
:
basta
anche
semplicemente
che
alcuno
racconti
un
fatto
dinanzi
a
lui
,
perché
si
illuda
di
esserne
stato
testimone
,
e
sia
pronto
ad
affermarlo
e
a
giurarlo
.
Strano
e
misterioso
e
pauroso
prestigio
dell
'
immaginazione
che
altera
la
psiche
del
fanciullo
e
lo
conduce
,
a
sua
insaputa
,
alle
frontiere
del
delitto
!
*
Pur
troppo
,
del
resto
,
anche
per
altre
vie
il
fanciullo
s
'
avvicina
al
delitto
,
e
si
può
dire
che
la
sua
psicologia
è
spesso
quella
del
delinquente
.
L
'
infanzia
infatti
è
non
solo
organicamente
bugiarda
,
ma
anche
organicamente
crudele
.
Cet
âge
est
sans
pitié
,
scriveva
il
Lafontaine
,
e
forse
pochi
uomini
sono
arrivati
alle
crudeltà
assurde
ed
inutili
cui
arrivano
i
bambini
,
per
il
solo
piacere
-
apparentemente
-
di
veder
soffrire
.
Quando
un
povero
uccellino
o
un
gatto
o
un
insetto
capita
per
disgrazia
nelle
loro
terribili
e
piccole
mani
,
essi
gli
infliggono
i
più
atroci
e
lunghi
supplizii
con
una
gioia
incosciente
che
merita
davvero
il
nome
di
pazzia
morale
.
È
,
in
essi
,
come
un
furore
di
distruzione
,
che
non
pensa
e
non
calcola
le
sofferenze
che
infligge
.
È
come
lo
sfogo
impulsivo
di
un
istinto
di
dominazione
,
la
voluttà
di
possedere
interamente
-
a
non
importa
qual
prezzo
-
la
vittima
che
ha
svegliato
il
loro
desiderio
.
È
il
ritorno
atavico
della
psicologia
del
selvaggio
il
quale
non
conosce
freni
ai
suoi
appetiti
;
è
anche
lo
scorcio
individuale
di
quella
psicologia
collettiva
crudele
ed
egoista
di
certi
popoli
civili
che
non
rispettano
i
diritti
dei
deboli
e
vogliono
ad
ogni
costo
soggiogarli
ed
opprimerli
:
è
,
cioè
,
un
piccolo
imperialismo
.
Imperialismo
di
despota
incosciente
,
o
dirò
meglio
caricatura
d
'
imperialismo
,
che
si
sfoga
non
solo
su
persone
e
su
animali
,
ma
-
per
vendetta
-
anche
su
oggetti
inanimati
.
Quante
volte
non
vediamo
noi
un
bambino
battere
la
sedia
o
il
tavolo
contro
cui
ha
urtato
e
che
gli
ha
fatto
male
?
E
ci
ritorna
alla
memoria
la
ridicola
vendetta
di
Serse
che
,
irritato
perché
una
tempesta
aveva
impedito
al
suo
esercito
di
passare
il
mare
,
fece
battere
colle
verghe
l
'
Ellesponto
dai
suoi
soldati
.
Talvolta
la
crudeltà
contro
le
cose
-
che
si
manifesta
sotto
la
forma
della
distruzione
senza
motivo
-
è
determinata
nel
bambino
dalla
curiosità
che
diviene
una
specie
di
manìa
iconoclasta
.
È
per
curiosità
che
molti
fanciulli
spezzano
i
loro
giocattoli
,
come
Goethe
,
il
quale
confessava
d
'
aver
gettato
,
da
bambino
,
tutto
il
vasellame
della
casa
dalla
finestra
per
vedere
in
qual
modo
si
rompeva
sul
marciapiede
,
o
come
Ruskin
,
il
quale
racconta
che
nella
sua
infanzia
strappava
e
tagliuzzava
i
fiori
in
preda
a
uno
stupore
ammirativo
.
*
Ma
ciò
che
più
offende
e
sorprende
l
'
animo
nostro
nello
studio
dell
'
anima
del
fanciullo
,
è
il
constatare
in
molte
,
in
troppe
occasioni
,
la
sua
profonda
insensibilità
di
fronte
ai
dolori
morali
.
Il
bambino
è
un
indifferente
e
un
impassibile
dinanzi
alle
disgrazie
,
dinanzi
alle
malattie
degli
altri
,
persino
dinanzi
alla
morte
.
Egli
è
,
spesso
,
il
simbolo
del
più
assoluto
egoismo
.
Non
pensa
che
a
sé
e
ai
suoi
giuochi
.
Ricordo
a
questo
proposito
un
aneddoto
caratteristico
.
Un
giorno
d
'
estate
due
fanciulli
nuotavano
in
mare
.
Dalla
spiaggia
li
osservava
la
madre
,
che
aveva
vicino
a
sé
la
figlia
minore
,
una
bimba
di
sei
anni
.
A
un
certo
punto
i
ragazzi
che
si
erano
spinti
troppo
lontano
,
non
si
videro
più
.
Le
onde
li
avevano
travolti
.
Si
può
immaginare
l
'
ansia
della
madre
che
inviò
barche
e
marinai
al
salvataggio
.
La
piccola
bimba
,
tranquilla
e
sorridente
,
visto
che
i
fratelli
non
ricomparivano
,
disse
:
-
Non
pensarci
più
,
mamma
!
ormai
è
certo
che
sono
affogati
:
è
mezzogiorno
,
andiamo
a
colazione
!
-
Ho
citato
questo
aneddoto
,
a
prova
dell
'
analgesia
morale
dei
bambini
,
perché
esso
è
di
mia
personale
esperienza
,
ma
quanti
altri
analoghi
potrei
riferirne
!
Senonché
,
ritorna
qui
,
molto
a
proposito
,
l
'
osservazione
che
già
feci
di
sfuggita
in
principio
:
constatata
questa
assenza
di
pietà
,
questo
predominio
cinico
dell
'
egoismo
nel
fanciullo
,
possiamo
noi
giudicarlo
come
lo
giudicheremmo
in
un
uomo
?
possiamo
noi
applicare
ai
bambini
la
nostra
morale
?
Vi
è
,
evidentemente
,
una
gran
differenza
tra
l
'
essere
impassibili
davanti
a
una
sventura
,
sapendo
che
cosa
essa
sia
e
rappresentandocene
tutte
le
conseguenze
,
e
l
'
essere
indifferenti
perché
non
se
ne
intende
il
valore
e
non
se
ne
prevedono
i
risultati
.
Noi
proiettiamo
la
nostra
psiche
nella
psiche
infantile
,
e
noi
immaginiamo
che
i
bambini
debbano
rendersi
conto
dei
nostri
dolori
per
istinto
,
o
che
,
almeno
,
possano
comprenderli
quando
noi
li
esprimiamo
apertamente
.
Orbene
,
ciò
è
illusorio
,
ciò
non
è
che
un
daltonismo
mentale
.
Le
nostre
ansie
,
le
nostre
preoccupazioni
e
i
nostri
patemi
d
'
animo
lo
lasciano
nella
maggior
parte
dei
casi
indifferente
per
la
semplice
ed
unica
ragione
che
oltrepassano
la
sua
capacità
di
simpatia
.
Per
esempio
,
sappiamo
noi
che
idea
si
facciano
i
bambini
della
morte
?
Ne
intendono
essi
il
significato
e
le
conseguenze
terribili
?
hanno
essi
quella
sensazione
d
'
irreparabile
che
è
per
noi
la
più
triste
e
la
più
angosciosa
?
Non
credo
.
Una
signora
inglese
,
M.me
Burnett
,
ci
offre
al
riguardo
un
documento
eloquente
.
Ella
racconta
le
impressioni
provate
nelle
due
volte
che
la
morte
visitò
la
sua
casa
mentre
era
bambina
.
La
prima
volta
non
ebbe
che
un
desiderio
:
toccare
il
cadavere
per
sapere
che
cosa
significasse
la
frase
ch
'
ella
aveva
udita
:
freddo
come
la
morte
;
la
seconda
volta
,
dinanzi
al
cadavere
d
'
una
bimba
di
tre
anni
,
bionda
e
bella
,
ella
non
provò
che
un
'
impressione
piacevole
per
lo
spettacolo
poetico
del
letto
bianco
tutto
coperto
di
fiori
!
E
M.me
Burnett
aggiunge
:
-
Io
non
mi
sono
sentita
commossa
,
io
non
ho
potuto
versare
una
lagrima
,
quantunque
prima
mi
fossi
immaginata
che
avrei
pianto
molto
!
-
È
dunque
assurdo
,
lo
ripeto
,
pretendere
dal
fanciullo
,
in
faccia
al
dolore
o
alla
sventura
,
delle
emozioni
ch
'
egli
non
può
sentire
perché
il
suo
cervello
non
arriva
a
comprenderle
.
Come
è
assurdo
,
per
la
stessa
ragione
,
giudicare
altri
lati
della
psicologia
infantile
coi
nostri
criterii
,
con
la
nostra
severità
che
presuppone
una
coscienza
.
Il
furto
,
per
esempio
,
è
frequente
nei
bambini
.
Ogni
volta
che
essi
possono
rubare
un
dolce
senz
'
esser
visti
,
lo
rubano
.
Ma
forse
che
essi
-
nei
primissimi
anni
-
sanno
che
cosa
sia
il
mio
ed
il
tuo
?
Qualunque
cosa
veda
o
tocchi
il
bambino
,
egli
grida
impulsivamente
che
è
sua
,
come
il
selvaggio
prende
impulsivamente
ciò
che
gli
capita
sotto
mano
;
e
l
'
appropriarsi
ciò
che
lo
attornia
,
ciò
che
eccita
in
un
dato
momento
il
suo
desiderio
non
è
,
per
il
bambino
,
che
una
tendenza
naturale
,
è
,
se
posso
dir
così
,
un
'
estensione
della
sua
personalità
.
Più
tardi
,
senza
dubbio
,
egli
esce
da
questa
incoscienza
e
impara
che
vi
sono
dei
limiti
ai
proprii
desiderii
e
dei
diritti
altrui
che
bisogna
rispettare
,
e
allora
,
ma
allora
soltanto
,
se
ruba
,
noi
potremo
dire
ch
'
egli
è
veramente
un
ladro
.
Così
,
quando
noi
constatiamo
che
una
gran
parte
dei
fanciulli
sono
disobbedienti
e
ribelli
,
noi
affermiamo
la
verità
,
ma
non
interpretiamo
sempre
esattamente
il
perché
della
loro
disobbedienza
e
della
loro
ribellione
.
Per
il
bambino
,
il
principio
d
'
autorità
e
la
sua
conseguenza
che
è
il
castigo
,
sono
cose
che
non
dovrebbero
esistere
.
Egli
non
intende
l
'
amore
altro
che
come
l
'
intendiamo
noi
....
quando
siamo
innamorati
,
sotto
forma
cioè
di
carezze
e
di
baci
,
di
soddisfazione
immediata
umile
e
volontaria
a
ogni
nostro
desiderio
....
Egli
non
capisce
che
l
'
amore
di
chi
lo
circonda
può
manifestarsi
,
per
il
suo
bene
,
in
rimproveri
ed
in
rifiuti
.
E
la
mamma
o
il
babbo
che
gli
negano
qualche
cosa
,
si
trasformano
nella
sua
fantasia
in
esseri
crudeli
che
lo
tormentano
e
che
lo
rendono
infelice
.
È
così
forte
e
violento
questo
antagonismo
dell
'
anima
infantile
contro
ogni
regola
e
contro
ogni
autorità
,
che
il
desiderio
dei
fanciulli
di
diventare
grandi
non
è
,
in
fondo
,
che
la
speranza
di
sottrarsi
a
questa
legge
,
a
questo
controllo
.
Essere
grande
,
per
il
bambino
,
significa
sopratutto
essere
sbarazzato
dall
'
obbligo
di
obbedire
,
essere
libero
di
fare
ciò
che
vuole
.
E
sfoga
intanto
-
fin
che
non
può
esser
libero
-
il
suo
istinto
di
insubordinazione
con
quelle
rivolte
a
cui
noi
diamo
il
nome
di
capricci
,
intendendo
con
questa
parola
di
definire
un
atto
impulsivo
,
senza
ragione
,
libero
ed
inspiegabile
,
come
il
vento
che
soffia
.
Eppure
-
come
il
vento
che
soffia
-
anche
il
capriccio
ha
le
sue
cause
e
le
sue
condizioni
.
E
sarebbe
bene
,
di
volta
in
volta
,
studiarle
.
Sarebbe
bene
specialmente
ricordare
che
l
'
anima
del
bambino
non
è
logica
riflessiva
cosciente
come
la
nostra
,
ma
è
una
piccola
anima
anarchica
,
e
che
egli
è
un
inconscio
discepolo
di
Rousseau
,
che
non
vede
nei
nostri
tentativi
d
'
educazione
se
non
un
intervento
noioso
ed
inutile
al
suo
naturale
sviluppo
.
Ma
a
questo
punto
,
io
sento
sorgere
in
voi
una
domanda
:
voi
mi
direte
:
abbia
o
non
abbia
il
bambino
coscienza
di
ciò
che
sente
e
di
ciò
che
fa
,
sieno
vere
o
false
le
spiegazioni
e
le
giustificazioni
date
fin
qui
,
certo
è
che
il
quadro
della
psicologia
infantile
da
voi
tracciato
è
molto
triste
ed
oscuro
:
ed
è
anche
esatto
?
È
vero
,
cioè
,
che
nel
fanciullo
non
palpitino
che
istinti
egoisti
,
bugiardi
,
ribelli
,
crudeli
?
Rispondo
che
,
nella
vita
e
sopratutto
in
psicologia
,
nulla
è
assoluto
perché
nulla
è
semplice
.
L
'
organismo
umano
è
una
macchina
complicata
,
delicata
,
misteriosa
,
e
come
non
esistono
uomini
in
tutto
perversi
o
uomini
ottimi
in
tutto
,
perché
la
natura
mette
degli
sprazzi
di
luce
nelle
anime
più
abbiette
,
e
delle
chiazze
d
'
ombra
nelle
anime
più
buone
,
così
non
esistono
fanciulli
in
cui
circoli
sempre
il
veleno
di
impulsioni
ataviche
,
e
non
spunti
mai
il
fiore
candido
della
dolcezza
e
della
serenità
.
Ognuno
di
noi
conserva
nella
memoria
il
ricordo
-
se
non
ha
la
fortuna
d
'
aver
la
prova
viva
vicino
sé
-
di
tipi
di
fanciulli
miti
,
sensibilissimi
,
che
chiudono
nel
loro
organismo
delicato
le
più
squisite
manifestazioni
del
cuore
,
sensitive
morali
,
se
posso
dir
così
,
che
rispondono
con
fremiti
affettuosi
se
appena
noi
le
tocchiamo
.
E
,
anche
al
di
fuori
di
queste
eccezioni
sentimentali
,
è
certo
che
ogni
bambino
conosce
l
'
altruismo
e
la
simpatia
,
se
non
altro
perché
imita
ciò
che
vede
,
e
piange
se
vede
piangere
;
ogni
bambino
ha
slanci
di
tenerezza
verso
il
cane
ed
il
gatto
che
gli
sono
compagni
di
giuoco
,
e
che
forse
in
un
altro
momento
potrà
martirizzare
;
ogni
bambino
ha
tesori
di
affezione
e
fascino
di
carezze
per
le
persone
che
lo
circondano
,
e
sa
farsi
deliziosamente
perdonare
la
desolante
insensibilità
del
suo
temperamento
e
i
lampi
del
suo
egoismo
feroce
.
Ma
questa
psicologia
normale
che
lo
avvicina
a
noi
,
sorge
in
lui
gradatamente
coll
'
età
,
mano
mano
che
dalla
sua
psiche
atavica
esce
e
si
forma
,
come
farfalla
dal
bozzolo
,
la
psiche
dell
'
uomo
futuro
.
È
-
se
posso
dir
così
-
un
lento
lavoro
di
ricamo
con
cui
l
'
educazione
a
poco
a
poco
ingentilisce
e
trasforma
il
tessuto
troppo
rude
della
sua
originaria
natura
.
Il
fondo
della
sua
anima
rimane
quale
io
ho
tentato
descriverlo
,
certo
non
pretendendo
di
essere
stato
né
completo
né
esatto
,
ma
forse
sperando
di
essermi
avvicinato
al
vero
.
Avviene
in
psicologia
quello
che
avviene
in
pittura
.
Quando
si
deve
fare
un
ritratto
,
bisogna
restringersi
e
quasi
direi
riassumersi
a
significarne
l
'
intima
e
più
gagliarda
e
dominatrice
espressione
:
bisogna
,
cioè
,
colpire
ciò
che
vi
è
di
caratteristico
nella
fisonomia
fisica
e
morale
d
'
una
persona
,
trascurando
forzatamente
molti
particolari
,
su
cui
si
affanna
invece
la
vista
dei
pedanti
e
dei
miopi
.
Ora
,
il
ritratto
dell
'
infanzia
non
poteva
esser
dipinto
che
coi
colori
che
ci
offrono
le
ricerche
positive
e
scientifiche
,
senza
chiedere
alla
poesia
le
sue
sfumature
ideali
e
alla
rettorica
le
sue
tinte
esagerate
.
Ma
ciò
che
è
confortante
si
è
che
questo
ritratto
è
transitorio
:
è
cioè
uno
di
quei
ritratti
ai
quali
,
col
tempo
,
non
si
assomiglia
più
.
Tutta
quella
psicologia
che
rievoca
nel
fanciullo
i
primordii
dell
'
umanità
,
sfuma
lentamente
cogli
anni
e
svanisce
all
'
epoca
della
pubertà
.
Essa
non
è
,
nella
vita
-
e
salvo
casi
eccezionali
di
delinquenza
congenita
-
che
una
parentesi
fisiologica
,
il
saluto
,
il
ricordo
,
l
'
ammonimento
delle
lontane
miserie
onde
siamo
ascesi
alla
civiltà
,
una
specie
di
malattia
-
come
ve
ne
son
tante
!
-
che
noi
dobbiamo
soffrire
e
superar
da
fanciulli
,
e
dalla
quale
usciamo
più
sani
,
più
forti
,
moralmente
migliori
.
E
non
è
raro
infatti
il
caso
,
che
coloro
i
quali
sono
stati
da
bimbi
i
più
violenti
,
i
più
capricciosi
,
i
più
cattivi
,
diventino
poi
gli
uomini
più
saggi
ed
egregi
,
e
le
donne
più
oneste
e
più
austere
.
Soltanto
,
per
ottener
questo
risultato
,
bisogna
saper
comprendere
il
bambino
,
e
per
comprenderlo
,
bisogna
amarlo
.
Amarlo
,
non
con
la
sentimentalità
esagerata
-
e
forse
più
di
parole
che
di
sostanza
-
che
oggi
è
di
moda
:
amarlo
non
con
la
nostra
ansietà
nervosa
e
ridicola
che
trema
per
ogni
sorso
d
'
acqua
non
bollita
e
per
ogni
biscotto
fuori
programma
;
amarlo
non
per
viziarlo
,
e
nemmeno
per
imporgli
nei
suoi
studii
e
nei
suoi
divertimenti
il
giogo
d
'
un
orario
cui
la
sua
natura
repugna
;
ma
amarlo
per
fondersi
nell
'
anima
sua
,
per
vivere
la
sua
vita
di
impulsi
e
di
contraddizioni
,
per
spiegarsi
la
mancanza
d
'
unità
e
di
costanza
della
sua
psicologia
,
per
comprendere
,
infine
,
ch
'
egli
è
come
un
campo
ove
sono
radici
antiche
di
piante
maligne
che
bisogna
sopprimere
,
e
germi
nuovi
di
piante
feconde
che
bisogna
aiutare
a
svilupparsi
e
non
lasciar
soffocare
da
quelle
.
E
sopratutto
bisogna
essere
sereni
e
generosi
verso
di
lui
:
dimenticare
ch
'
egli
è
insensibile
ai
nostri
dolori
perché
non
li
capisce
,
e
cercare
invece
di
comprendere
i
suoi
.
Il
nostro
torto
maggiore
verso
l
'
infanzia
è
di
ripagarla
,
spesso
,
con
quell
'
indifferenza
sentimentale
ch
'
essa
mostra
verso
di
noi
.
Noi
sorridiamo
dei
suoi
dolori
,
perché
,
paragonandoli
ai
nostri
,
ci
sembrano
meschini
,
e
non
ci
accorgiamo
che
sbagliamo
i
termini
del
raffronto
.
Ciò
che
par
futile
a
noi
,
è
grave
per
il
fanciullo
,
precisamente
come
ciò
che
è
importante
per
noi
,
non
arriva
nemmeno
ad
esser
compreso
da
lui
.
Vi
sono
in
quelle
piccole
anime
delle
grandi
e
paurose
tragedie
,
che
noi
definiamo
come
capricci
.
Vi
sono
,
in
germe
,
tutte
le
passioni
che
dilaniano
il
cuore
dell
'
uomo
,
e
che
noi
ingenuamente
crediamo
di
poter
placare
con
un
rimprovero
od
un
castigo
,
mentre
non
facciamo
che
esacerbarle
.
Vi
sono
delle
strane
intuizioni
precoci
che
permettono
al
bambino
di
vedere
,
di
sentire
,
di
giudicare
tutte
le
ingiustizie
che
noi
commettiamo
verso
di
lui
,
illudendoci
ch
'
egli
non
arrivi
a
capirle
.
L
'
orgoglio
e
la
gelosia
,
per
esempio
,
queste
precocissime
fra
le
passioni
umane
,
fanno
forse
più
soffrire
i
fanciulli
che
non
gli
adulti
,
e
creano
il
tipo
,
non
raro
,
del
bambino
chiuso
nella
sua
tristezza
silenziosa
e
nella
sua
testardaggine
,
che
porta
con
incompresa
dignità
il
dolore
del
suo
orgoglio
ferito
,
e
contro
il
quale
scioccamente
e
perversamente
si
sfoga
la
nostra
severità
,
pretendendo
di
correggerlo
di
un
difetto
di
cui
ignoriamo
le
cause
.
E
v
'
è
,
infine
,
al
di
sopra
di
tutte
queste
considerazioni
,
un
'
altra
considerazione
più
alta
e
più
vasta
,
che
dovrebbe
oggi
modificare
non
solo
i
giudizi
sull
'
anima
del
fanciullo
,
ma
specialmente
il
metodo
dell
'
educazione
.
Io
ho
tracciato
alcune
linee
della
psicologia
infantile
,
analizzando
l
'
infanzia
in
sé
stessa
,
da
un
punto
di
vista
scientifico
,
isolandola
quasi
dal
tempo
e
dall
'
ambiente
.
L
'
analisi
-
lo
confesso
-
non
era
completa
.
Io
ho
dimenticato
che
non
si
può
fare
astrazione
nello
studio
di
nessun
organismo
dall
'
ambiente
ove
sorge
,
e
che
-
opera
od
uomo
,
individuo
o
collettività
-
tutti
,
come
le
piante
,
risentono
l
'
influenza
del
terreno
che
li
ha
prodotti
.
Anche
l
'
infanzia
sente
oggi
,
oltre
le
cause
ereditarie
e
congenite
,
l
'
influenza
dell
'
epoca
in
cui
vive
,
subisce
la
temperatura
morale
che
la
circonda
,
è
illuminata
dal
riflesso
di
quel
mondo
grande
che
s
'
agita
intorno
a
lei
.
E
l
'
anima
sua
incoscientemente
palpita
di
ciò
che
è
il
palpito
dell
'
anima
nostra
.
I
fanciulli
moderni
sono
diversi
dai
fanciulli
di
cinquanta
anni
fa
,
perché
non
possono
sottrarsi
e
ignorare
la
febbre
da
cui
è
dominata
la
nostra
civiltà
frettolosa
.
Oggi
essi
entrano
troppo
presto
nella
vita
:
troppo
presto
affaticano
il
cervello
negli
studi
:
troppo
presto
sciupano
la
loro
adorabile
semplicità
infantile
,
partecipando
in
società
all
'
esistenza
complicata
,
irritata
,
affaccendata
degli
adulti
.
Oggi
ciò
che
essi
odono
in
famiglia
,
il
molto
che
leggono
,
il
troppo
e
il
turpe
che
vedono
nelle
strade
,
la
stessa
ansiosa
preoccupazione
dei
genitori
che
si
ripercuote
in
loro
e
li
eccita
,
la
coscienza
di
essere
divenuti
i
personaggi
più
importanti
della
casa
,
questa
inebriante
mistura
d
'
orgoglio
e
di
vanità
per
cui
s
'
illudono
d
'
esser
qualcuno
mentre
non
sono
ancor
nulla
,
e
vogliono
già
emergere
in
quel
mondo
che
ancora
li
ignora
,
fanno
sì
che
essi
accelerino
e
saltino
i
periodi
fisiologicamente
normali
del
loro
sviluppo
,
e
siano
dei
precoci
e
dei
nervosi
.
Tutte
le
distanze
s
'
abbreviano
oggi
,
nel
mondo
fisico
come
nel
mondo
morale
.
La
nostra
legge
sovrana
è
la
fretta
.
Abolire
fin
che
si
può
e
più
che
si
può
quegli
ostacoli
antichi
che
si
chiamano
il
tempo
e
lo
spazio
,
ecco
la
meta
dietro
cui
corriamo
vertiginosamente
.
E
noi
stiamo
abolendo
o
accorciando
l
'
infanzia
.
Come
noi
diventiamo
vecchi
prima
del
tempo
,
così
il
fanciullo
,
prima
del
tempo
,
diventa
uomo
.
Sotto
la
pressione
violenta
di
emozioni
e
di
sensazioni
superiori
alla
sua
età
,
egli
diventa
uomo
per
i
desiderî
,
per
le
ambizioni
,
per
le
passioni
,
non
per
la
forza
e
per
la
coscienza
.
Ed
è
da
questo
squilibrio
fra
il
volere
e
il
potere
,
da
questa
antinomia
fra
la
legge
di
natura
e
le
esigenze
della
civiltà
,
che
scoppia
talvolta
nell
'
anima
infantile
il
dramma
più
pauroso
e
più
doloroso
:
il
suicidio
!
Noi
credevamo
che
il
rifiuto
della
vita
fosse
possibile
solo
in
chi
conobbe
la
vita
:
noi
credevamo
che
quest
'
attimo
di
coraggio
in
cui
si
nasconde
forse
una
lunga
viltà
,
fosse
una
conseguenza
dei
dolori
e
delle
preoccupazioni
dell
'
età
matura
.
E
invece
,
ecco
che
l
'
epidemia
suicida
si
diffonde
anche
tra
i
fanciulli
,
ecco
che
le
statistiche
ne
notano
ogni
anno
il
regolare
crescente
aumento
,
ecco
che
noi
vediamo
e
leggiamo
che
si
uccidono
non
solo
ragazzi
di
quindici
o
sedici
anni
,
ma
bimbi
di
dieci
,
di
otto
,
persino
di
sei
anni
!
Ah
,
chi
potrà
mai
immaginare
la
tempesta
di
idee
troppo
grandi
in
quei
cervelli
troppo
piccoli
?
chi
potrà
mai
ridire
il
tormento
di
quelle
anime
prima
di
compiere
l
'
atto
fatale
?
Qui
non
soccorre
a
spiegarci
il
mistero
la
teoria
atavica
!
qui
la
colpa
non
è
né
dell
'
eredità
,
né
della
natura
!
La
colpa
è
nostra
perché
siamo
noi
,
è
la
nostra
civiltà
troppo
intensa
,
febbrile
e
cerebrale
che
intorbida
ed
avvelena
anche
l
'
ingenuità
del
fanciullo
e
ne
eccita
fino
alla
patologia
tutto
il
sistema
nervoso
.
E
noi
dovremmo
sentire
questo
rimorso
,
aver
coscienza
di
questa
responsabilità
:
noi
dovremmo
finalmente
comprendere
che
il
primo
dovere
dell
'
educazione
è
di
creare
intorno
al
bambino
un
ambiente
moralmente
sano
e
bello
,
ove
non
penetri
l
'
eco
di
tutte
le
ansie
che
ci
tormentano
,
e
ove
l
'
anima
del
fanciullo
possa
svolgersi
liberamente
secondo
le
leggi
della
natura
,
senza
essere
troppo
presto
soffocata
o
martirizzata
dai
pensieri
e
dalle
sensazioni
dell
'
anima
nostra
.
E
solo
allora
-
quando
avremo
ridato
all
'
infanzia
la
sua
pace
serena
e
la
vedremo
fiorire
intorno
a
noi
simbolo
di
speranza
-
solo
allora
noi
potremo
comprendere
e
meritare
la
frase
di
Amiel
:
che
il
po
'
di
paradiso
che
noi
troviamo
sulla
terra
è
dovuto
alla
presenza
del
bambino
!
FINE
.