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EVA MODERNA ( SIGHELE SCIPIO , 1910 )
Saggistica ,
A MIA SORELLA EMMA CASTELLINI SIGHELE . Questa , ch ' io ti offro , è la frammentaria relazione di un vagabondaggio intellettuale attraverso un territorio psicologico molto studiato e sempre poco conosciuto . Tu sai che la parte migliore di me è in quei libri coi quali ho voluto servire la scienza in cui credo , è in quella propaganda patriottica con la quale ho voluto difendere la mia terra irredenta che amo . Al di fuori di questa fede e di questo amore , io guardo il mondo con la tranquilla serenità di un modesto studioso che non ambisce dir cose nuove , ma desidera soltanto osservare . Queste mie pagine sono il frutto di un ' osservazione obbiettiva : raccolgono , commentano , criticano quello che gli altri hanno detto : sono ricami intessuti coll ' ago dell ' improvvisazione su un tema che oggi interessa : sono brevi fuochi d ' artificio con cui ho tentato illuminare fugacemente una questione molto complessa e molto confusa . Pure , in queste pagine è un sentimento che le rende forse non indegne di essere dedicate a te . Il libro è in alcune parti ardito , ma il suo scopo è profondamente morale . Tu vi troverai , a volte , un ' eccessiva semplicità , a volte un po ' d ' ironia . L ' una e l ' altra non sono che la paura di dar troppa importanza al mio pensiero . Ma tu vi troverai , anche , la convinzione sincera che il maggiore e migliore ideale della donna si realizza nella sua missione di madre . Per me è vangelo la parola di Nietzsche : la donna è un enigma la cui soluzione si chiama maternità . E per questo a te - che della missione di madre hai inteso modernamente tutti i doveri e godi oggi meritamente tutti gli orgogli - per questo a te ho voluto dedicare il mio libro , come un atto di riconoscenza d ' affetto e d ' ammirazione . S . S . Firenze , marzo 1910 . Una sola morale per i due sessi . - " On peut prédire à coup sûr que la morale de demain sera ce que seront les convictions de demain relativement à l ' importance , à la nature , à la signification des rapports sexuels . " - GABRIEL TARDE . Un destino ironico vuole che i grandi uomini creino dei discepoli piuttosto per esagerare e deformare le loro idee paradossali anziché per seguire e diffondere ciò che vi è di umanamente bello e nobile nelle loro teorie . Tolstoi che è insuperabile artista e mediocre filosofo , ha visto sorgere troppi seguaci della sua filosofia e troppo pochi imitatori della sua arte . E delle sue dottrine filosofiche , che risentono tutte l ' assolutismo del solitario e peccano tutte per l ' inapplicabilità d ' una psicologia d ' eccezione , quella che ha avuto , anni or sono , più largo onore di discussione e anche il successo di un assentimento verbale , è stata la teoria dell ' amore . Una teoria negativa , che si è diffusa nel mondo per mezzo di quel delizioso racconto inverosimile che è la Sonata a Kreutzer . Per Tolstoi l ' amore nella sua significazione fisiologica di atto che obbedisce all ' istinto è vizio e lussuria ; e da perfetto asceta egli sacrifica volentieri la perpetuità della specie a questa perpetuità del male . L ' intelligenza ottusa degli uomini normali credeva ingenuamente che il consiglio di Tolstoi non sarebbe stato accolto . A rigore di logica , non si poteva ammettere che l ' ideale dell ' umanità consistesse nella negazione dell ' amore e quindi nella soppressione dell ' umanità . Ma la logica non è forse che un ' opinione .... come l ' aritmetica , e a combattere contro di essa pullularono i discepoli tolstoiani . L ' inno alla castità fu cantato su tutti i toni da un coro di imitatori ; e non soltanto l ' inno alla castità relativa come vuole la morale cristiana , ma l ' inno alla castità assoluta come pretende il gran sacerdote di Jasnaja Poljana . Nell ' ultimo capitolo della Femme inquiète di Jules Bois si legge questa pagina ove è simbolizzata la " coppia futura " la coppia platonica che rispecchia il divino ma inutile amore secondo lo sterile vangelo di Tolstoi : - " ... Il secolo stava per finire . Noi eravamo diventati i discepoli di Isaja che era il Messia della religione suprema . Un giorno il maestro mi disse : - Io ho molto amato , ma i miei amori mi avevano lasciato un senso di disgusto .... Finalmente incontrai colei che doveva decidere del mio destino e mutare la mia esistenza . Ella era vergine . Io ero sorpreso del rispetto che mi ispirava . Una sera tuttavia ho creduto che la mia passione sarebbe stata più forte del mio rispetto . Ed ella che mi vedeva pallido e tremante e mi comprendeva , appoggiandomi la testa sulla spalla mi disse : - Voi me lo avete confessato : le coppe ove avete bevuto non vi hanno mai soddisfatto : perché ricominciare un ' esperienza vana ? fra qualche istante voi non avrete più ideali ma soltanto un ' amante di più . Noi abbiamo un gesto più splendido a compiere sulla terra . - Ed io la ho ascoltata , soggiunse Isaja , ed ora dopo molti anni sento che essa mi guidò sulla via perfetta . Le parole del maestro , malgrado la rivolta della carne , mi parvero la verità , ed io compresi che non valeva la pena di vivere se non si sorpassava la vita " . Il gesto splendido che Isaja e la vergine avevano da compiere sulla terra e che hanno compiuto , era di rimanere amici anziché diventare amanti : e a questo gesto splendido Jules Bois concede la sua incondizionata ammirazione . Ma crede veramente Jules Bois a quello che scrive , o la sua non è che un ' ammirazione .... letteraria , subito sconfessata appena egli è costretto a rispondere alla facile obbiezione che la sua teoria , anziché elevare l ' amore , lo annulla e sopprime l ' umanità ? Un giorno egli mi scriveva : - " Voi vi siete un poco sorpreso di vedermi celebrare la castità assoluta . Io credo veramente che vi sia una castità superiore , completa , tanto per l ' uomo che per la donna , ma mi guarderei bene dall ' indicarla come esempio alle moltitudini . È un ' idea personale che io non mi permetterei di imporre a nessuno . Io predico soltanto la castità relativa . Ma il profeta , colui che , sacerdote d ' una religione , trova le verità geniali per mezzo delle quali il mondo di secolo in secolo è esaltato e trasfigurato , colui deve secondo me essere sempre casto . Gesù e Buddha vissero nella purità assoluta . Giovanna d ' Arco non ebbe le sue visioni che perché il suo cuore e il suo corpo restarono intatti . Sono delle eccezioni così rare e così venerabili che la loro imitazione non mi sembra pericolosa , sopratutto presso di noi che dobbiamo temere l ' eccesso opposto . Amiamo e riveriamo questi genii incomparabili . I fanali delle strade non ci bastano : noi abbiamo bisogno anche di guardare le stelle " . Interpretata e modificata così , la dottrina della castità comincia ad apparir meno assurda : dalle nebbie del misticismo si scende sul terreno pratico della realtà , e si confessa che il precetto assoluto è messo innanzi soltanto perché abbia delle applicazioni relative . Non altrimenti la nostra psicologia dell ' educazione crede di dover porre innanzi ai giovani gli esempii di virtù rare ed eroiche perché essi , imitandole da lontano , sappiano diventare , se non degli eroi , almeno dei galantuomini . Si domanda mille per esser certi di ottener cento . È la tattica di tutti i propagandisti . E si ritorna così , senza saperlo o senza volerlo confessare , alla dottrina cristiana , la quale pur riconoscendo la verginità come lo stato perfetto , riconosce tuttavia e benedice anche il matrimonio . La castità assoluta rimane cioè l ' ideale cui tutti dovrebbero tendere , ma che a pochi è dato raggiungere . Vi è però fra questi moderni predicatori di castità e l ' antico precetto della religione cattolica , una differenza di metodo e di scopo . La castità religiosa , cioè monacale , era incompleta e socialmente dannosa perché la castità obbligatoria è una diminuzione di energia e un avvilimento . Invece , la castità quale è voluta dai riformatori moderni alla Jules Bois , la castità volontaria e " dosata " può essere socialmente utile perché è innegabilmente un aumento di forza per l ' individuo e una prova ch ' egli sa comandare all ' istinto . La religione aveva posto in contrasto quasi fossero due termini irreducibili la castità e l ' amore : la verginità da una parte , il peccato dall ' altra . Oggi si corregge questo assolutismo e non si vogliono mantener distinte le due categorie di vergini e di peccatori : oggi Jules Bois dice : bisogna unire la castità e l ' amore , bisogna cioè realizzare l ' amore casto , l ' amore psichico , nel quale l ' unione non sia la conseguenza d ' un desiderio o d ' un interesse , ma lo svolgersi d ' un sentimento delicato e puro . Come realizzarlo ? * Prima di rispondere a questa domanda , constatiamo che i seguaci di Tolstoi , partiti dall ' aberrazione del maestro , sono arrivati all ' affermazione di una regola morale ed igienica molto semplice alla quale tutti potrebbero sottoscrivere . Per attirar l ' attenzione intorno a sé hanno spiegata al sole la bandiera della castità assoluta , confidando di radunar la folla curiosa intorno a questa insegna mattoide , e poi , ripiegando a poco a poco sotto la grandine del ridicolo , hanno finito collo sventolare soltanto il pallido labaro della castità relativa . Per far questo , non occorreva atteggiarsi a discepoli di Tolstoi , e nemmeno pretendere di essere dei novatori . Bastava ascoltare quello che consigliano i medici o , ancor più modestamente , quello che insegnano il senso comune e il senso morale . La castità relativa è per un popolo come per un individuo una condizione di superiorità . Per l ' individuo è l ' indice di un self control , di una padronanza su sé stesso che gli permetterà di esercitare in tanti campi più utili quell ' energia che altri spreca unicamente nel piacere . Per un popolo è la ragione della sua forza conquistatrice e civilizzatrice nel mondo . La superiorità di espansione d ' una razza è dovuta in gran parte alla sua salute fisica : un popolo fiacco per eccessi sensuali può avere soltanto una civiltà che non dura . Queste sono , ormai , verità che corron le strade ; e si capisce e si perdona che le ripetano i francesi i quali , vedendo che il loro paese muore per la continua diminuzione di nascite , e attribuendo giustamente questo pauroso fenomeno all ' immoralità dei loro costumi sessuali , cercano di ricondurre la linfa nell ' albero inaridito della loro razza predicando dai libri e dai giornali una castità relativa che nessuno sa o può mettere in pratica . Sono dei moribondi che chiedono ossigeno . Di fronte a una generazione di nevrastenici e di degenerati che non sanno più la via dell ' amore fecondo e si perdono nei viottoli della lussuria o prudentemente adoperano le pratiche malthusiane , è legittima nei francesi la reazione che consiglia e invoca quella castità relativa che darà all ' unione fra uomo e donna non solo un valore psicologicamente più alto , ma anche una conseguenza socialmente più utile , e creerà delle famiglie ove il figlio non è l ' accidente imprevisto e rimpianto , ma il simbolo vivo , il fiore umano , lo scopo ultimo cui tende e in cui si nobilita la passione d ' amore . A realizzare praticamente questo ideale , Jules Bois non vede che un mezzo . Poiché , secondo lui , in questa crisi di immoralità la colpa è tutta o quasi tutta dell ' uomo al quale la società permette e perdona una troppo libera condotta sessuale che non permette e non perdona alla donna , noi dobbiamo esigere dal maschio quella stessa castità relativa che noi esigiamo dalla femmina , e , modificando i nostri costumi , inaugurare una sola morale per i due sessi . Al giovane non deve essere lecito ciò che non è lecito alla fanciulla : l ' uomo deve arrivare al matrimonio nello stesso stato di purezza nel quale vi arriva , normalmente , una ragazza . Lasciando da parte - per ora - l ' ingenuità di questa tesi , riconosciamo che essa porta all ' ultimo limite quel desiderio assurdo di perfetta eguaglianza fra i due sessi che è nel programma del feminismo . Jules Bois osa attaccare il monopolio dell ' uomo , come lo chiamava Anna Kuliscioff , in ciò che ha o crede d ' avere di più sicuro e di più legittimo : un diritto di moralità sessuale diverso dalla donna . Jules Bois vuole che la morale per i due sessi sia unica . Vuole che non solo le leggi scritte ma anche le leggi morali parifichino dinnanzi al tribunale della pubblica opinione l ' uomo e la donna . Ed egli fa questa non nuova , ma lucida osservazione : oggi le colpe amorose sono per la donna quasi un marchio d ' infamia , per l ' uomo quasi un titolo di gloria . Se una donna ha un amante , essa è punita col disprezzo gesuiticamente verbale di tutti coloro che la conoscono : se un uomo ha un ' amante , egli non è punito che dalla tacita invidia degli altri uomini . Se una fanciulla diventa madre e si consacra nobilmente e coraggiosamente al suo bambino , la sua azione sembra una sfida e un insulto alla moralità : se un uomo tiene con sé un figlio naturale , tutti esclamano in coro : quale generosità ! che nobiltà d ' animo ! Questi diversi giudizii sono per il Bois un ' ingiustizia e un ' illogicità . Ogni adulterio per compiersi , ogni bambino per nascere hanno bisogno non soltanto d ' una donna ma anche d ' un uomo ( il signor de la Palisse ne converrebbe anche lui ! ) : quindi si dia la stessa pena o lo stesso elogio a entrambi i complici necessarii di quel delitto o di .... quella buona azione . C ' è molta onestà in questi principii , ma c ' è anche troppo semplicismo . V ' è l ' illusione di ridurre il tumulto della vita all ' aridità semplice di un ' equazione . V ' è l ' ingenuità di poter tagliare coll ' arma rigida della logica i nodi gordiani della sociologia che solo un duttile bisturi psicologico può sciogliere . La vita non è un ' aritmetica dove due e due fanno sempre quattro : è piuttosto una chimica dove la riunione di diversi elementi può condurre a quei risultati imprevisti che si chiamano combinazioni e precipitati . La morale , e sopratutto la morale dell ' amore , vive di contraddizioni . E non si possono , non si debbono applicare ai rapporti sessuali le stesse leggi che si applicano ad altri rapporti sociali . Vedete , per esempio : l ' uomo che riconosce suo preciso dovere avvertire un altro che un biglietto di banca cade dal suo portafoglio , giudicherà una bassezza avvertirlo che qualcuno gli ruba la moglie . Così , noi possiamo essere d ' accordo con Jules Bois ( e come del resto non esserlo ? ) che per ottenere una colpa sessuale ( come egli la chiama ) occorre un uomo e una donna : ma noi sorrideremo della sua logica ingenua che vuole identica la responsabilità dell ' uno e dell ' altra . Sono forse sempre identiche le conseguenze della colpa dell ' uno e quelle della colpa dell ' altra ? E si può seriamente pretendere che un giovanotto si mantenga così platonico nei suoi amori come si mantiene , o si dovrebbe mantenere , una signorina ? O si dimentica , o si vuole appositamente dimenticare che l ' istinto sessuale è nell ' uomo assai più forte che nella donna ? Uno psicologo arguto ha detto che come non v ' è equivalenza fra l ' adulterio della moglie e quello del marito , così non v ' è equivalenza fra il peccato d ' amore d ' una fanciulla e quello d ' un giovane . Se ad ogni costo si volesse stabilir questa equivalenza , essa non potrebbe stabilirsi che fra la completa infedeltà , il peccato consumato dall ' uomo , e la semplice coquetteriedella donna . L ' istinto che nell ' uomo si manifesta in modo attivo , si traduce nella donna in una coquetteriepassiva . Un uomo che prova , e soddisfa , un vivo e breve desiderio per una donna che egli ha incontrato in una via o in un salotto , non commette un ' infrazione più grave della donna che accoglie o incoraggia presso un adoratore l ' espressione del suo amore . Ma Jules Bois non tien conto né di quelle mie domande né di questa osservazione : egli astrae dalla vita e da ogni dato della fisiologia e della psicologia : egli si limita ad enunciare degli aforismi : la colpa non conosce sesso , non vi è un peccato esclusivamente femminile , e lancia i fulmini della sua eloquenza predicatoria contro l ' egoismo maschile che , per soddisfare le sue passioni o i suoi capricci , deprava le mogli e perverte la sua anima al contatto delle cortigiane . Per lui , il tipo ideale dell ' uomo è rappresentato da quel suo amico di cui cita la franca confessione : - Je me suis marié jeune avec une femme qui fut pour moi la première révélation de l ' amour : et je vous avoue que je ne m ' en repens pas . - Io non dirò , come molti direbbero , che questo tipo ideale è molto ridicolo : io dico soltanto che è molto raro e che le teorie non si possono costruire sulle eccezioni . Per il Bois , come per la Chiesa cattolica , l ' unione tra uomo e donna non dovrebbe dunque avvenire altro che .... dopo la celebrazione del matrimonio . E gli scapoli ? Dovrebbero far voto di castità e mantenerlo ? Che la religione professi di queste dottrine , non è più il caso di meravigliarsi : ma che seriamente le professi un letterato geniale è inverosimile . Noi credevamo che tale propaganda fosse riserbata a quei giovinetti pallidi e solitarii che , nei congressi per la moralità , s ' illudono di riformare un mondo che non conoscono . Sarà bene ripeterci per non essere fraintesi : è fuori di dubbio che la vita viziosa di molti giovani merita il disprezzo di tutti . Ma dovremmo concludere per questo , come conclude il Bois , che l ' uomo debba rimaner sempre puro ? Le esagerazioni uccidono la teoria che vorrebbero sostenere . Carpenter ha detto : l ' ascetismo non è uno scopo ma un esercizio . Spieghiamo meglio la frase e diciamo apertamente : la castità non è uno scopo ma un esercizio . Noi dobbiamo praticarla come un ' igiene del corpo e dell ' anima , senza assolutismi che comprimendo l ' istinto danneggierebbero la salute : in altre parole , noi dovremmo fare dell ' amore , non il vermut o l ' assenzio che gli alcoolisti prendono troppo spesso , ma il vino generoso che gli uomini sani bevono regolarmente . Jules Bois pretende addirittura che gli uomini siano astemii ; e la sua domanda che sorpassa ogni limite ragionevole non può che ottenere un effetto contrario a quello voluto . * A dir vero , la dottrina del Bois fu ripresa ed esagerata or non è molto in Germania da Otto Weininger ma in Francia ha suscitato , tra i feministi , anziché discepoli , un forte movimento di reazione . Il principio che Jules Bois ha posto a base della sua teoria - una sola morale per i due sessi - rimane identico . Soltanto , se ne capovolgono le applicazioni . E invece di pretendere dal maschio quella castità relativa e temporanea che i nostri costumi esigono dalle fanciulle , si propone di estendere a queste la libertà sessuale che oggi i costumi accordano al maschio . L ' araldo di tale dottrina audace , il feminista che scende in campo per offrire e consigliare alle vergini quelle numerose ma brevi avventure d ' amore che oggi , prima del matrimonio , sono un privilegio dei giovani , è Leone Blum il quale ha dedicato un grosso libro e innegabilmente un bel libro alla dimostrazione della sua tesi . Leone Blum non ha , si capisce , né gli scrupoli sentimentali di Jules Bois , né le pretensioni moralizzatrici di Tolstoi . Egli non si chiede ciò che sia bene e ciò che sia male da un punto di vista assoluto . Egli non è un idealista ma semplicemente un osservatore . E osservando la nostra vita sessuale - la quale legalmente si impernia sul matrimonio - s ' è accorto ( cosa non difficile ) che la felicità vi è rara e fortuita , e per renderla meno rara e meno fortuita ha proposto un suo sistema che ora discuteremo . In lui non è alcun pessimismo alla Schopenhauer che par maledica ai bassi istinti che perpetuano il mondo : in lui non è che il desiderio di coordinare e per così dire incanalar questi istinti in modo che ne risulti una maggior somma di felicità per l ' uomo e per la donna . Egli dice : " né la monogamia ( matrimonio ) né la poligamia ( unione libera ) sciolgono in modo soddisfacente e completo il problema della relazione fra i sessi . Non si può affermare né per il maschio né per la femmina che la monogamia o la poligamia costituiscano la legge naturale e unica dei loro rapporti . L ' uomo e la donna sono , prima , poligami e poi , nella gran maggioranza dei casi , arrivati a una certa età e a un certo grado del loro sviluppo , tendono verso la monogamia . Le unioni precarie corrispondono al primo stadio : il matrimonio è la forma naturale del secondo . Io propongo che l ' uomo e la donna si sposino solo quando si sentono disposti al matrimonio , quando cioè il desiderio dei mutamenti e dell ' avventura si è affievolito per lasciar sorgere il desiderio della fedeltà , dell ' unione placida , del riposo sentimentale " . Era già stato osservato che uno dei difetti del matrimonio , forse il difetto massimo , è quello di unire un uomo che ha vissuto , un uomo cioè già arrivato a quello che il Blum chiama lo stadio monogamico , con una donna ancora nuova fisiologicamente e psicologicamente . I moralisti si illudevano di rimediare a questo difetto pretendendo come Jules Bois che anche l ' uomo fosse nuovo al momento del matrimonio . Leone Blum , meno ingenuo , non crede possibile realizzare l ' unione di queste due verginità , e per evitare lo squilibrio fisico che secondo lui fatalmente deriva dall ' unire un uomo a una vergine , propone che anche la donna entri nel matrimonio dopo aver vissuto anch ' essa la vita , dopo avere speso tutto ciò che vi era di troppo ardente nel suo istinto .... Con questo sistema egli spera e crede di rendere il contratto matrimoniale più sicuro dai colpi di temperino , perché l ' uomo e la donna che hanno liberamente dato sfogo ai loro capricci sensuali non troveranno più alcun sapore nell ' adulterio . Il Blum segue , senza citarlo , il pensiero che Rousseau aveva espresso con questa frase : - il faut toujours un temps de libertinage , ou dans un état ou dans l ' autre ; c ' est un mauvais levain qui fermente tôt ou tard . - E per evitare che questo cattivo lievito fermenti tardi , cioè dopo il matrimonio , il Blum vuole che lo si lasci fermentar prima . Egli ha insomma , di fronte agli appetiti sensuali , la stessa linea di condotta , la stessa prevenzione che , di fronte all ' appetito dello stomaco , avrebbe colui il quale , ad evitare durante il pranzo i peccati di gola dei convitati , li obbligasse a sfamarsi prima . È innegabilmente una tattica molto semplice . Ma appunto perché troppo semplice , non so quanto sia vera ed efficace . Anzitutto , facciamo una ovvia constatazione . Gli uomini , normalmente , si sposano nelle condizioni volute dal Blum . Egli stesso lo riconosce . E i mariti sono forse , per ciò , più fedeli delle mogli ? Se l ' infedeltà e quindi l ' infelicità matrimoniale dipendono esclusivamente , secondo il Blum , dal non aver fatto precedere , una vita d ' avventure alla vita calma del matrimonio , o come va che proprio quel coniuge ( il marito ) che ha esperimentato questa vita di avventure è il più infedele o , per lo meno , è infedele quanto l ' altro coniuge ( la moglie ) che è arrivato al matrimonio senza esperienza ? Affinché la tesi del Blum fosse riconosciuta vera , bisognerebbe ch ' egli dimostrasse che gli adulterii dei mariti sono molto meno numerosi di quelli delle mogli . E la prova , io credo , sarebbe un poco difficile . Ma un ' altra obbiezione sorge spontanea contro la tesi del Blum . E questa , per dire la verità , egli stesso l ' ha preveduta . Secondo il suo sistema , il matrimonio non sarebbe che l ' ospizio dei rassegnati , l ' ospedale ove si rifugiano gli invalidi dell ' amore , il porto ove riparano , stanchi e annoiati , coloro che attraversarono un mare assai burrascoso . Il matrimonio sarebbe cioè in amore quello che è il Senato in politica . Vi arriverebbero , a una rispettabile età , coloro che hanno molto combattuto , molto goduto , molto sofferto . Ed è assai dubbio che sotto questa forma ( la quale farebbe dei coniugi una specie di pensionati dell ' amore ) il matrimonio continuerebbe ad essere , come è oggi , la forma normale e legale dell ' unione fra i sessi . Può darsi che sia un pregiudizio del maschio il credersi in diritto di essere il primo a svegliare l ' amore nella sua sposa : ma mi par certo che egli non si rassegnerebbe ad essere l ' ultimo a coronare la vita d ' avventure della sua svelta ed esperimentata compagna . Anziché l ' orgoglio di svegliare l ' amore nella psicologia e nella fisiologia d ' una vergine , egli non avrebbe che il malinconico ufficio di addormentare , di spegnere gli ultimi guizzi dell ' istinto nell ' ormai stanco organismo di una donna che ha troppo vissuto . Su che cosa potrebbero costruire la loro felicità questi coniugi che arriverebbero al matrimonio come due viaggiatori arrivano per caso insieme a un albergo da paesi lontani , dopo lunghe peregrinazioni durante le quali ognuno ha lasciato il meglio della propria energia , i fiori più belli della propria giovinezza , gli entusiasmi più sinceri della propria passione ? Quale ombra stenderebbe sull ' avvenire questo passato ? E veniamo all ' obbiezione più forte . Che accadrebbe dei figli ? Forse che il marito dovrebbe , oltre che sposare una donna la quale ha messo in pratica il motto dell ' Accademia del Cimento provando e riprovando , provvedere anche ai figli di questa donna , figli che sarebbero naturalmente di molti letti , data la teoria delle molte avventure ? Qui , se non mi sbaglio , si cade dalla commedia nella farsa . Ma il Blum ha un suo modo spiccio per liberarsi da questa paurosa obbiezione . Nella Denise di Dumas figlio , un seduttore di professione descrive a un moralista le sensazioni deliziose e sempre nuove del suo mestiere , e alla domanda del moralista : E i figli ? risponde : I figli sono gli inconvenienti del piacere . Si vede - commenta il Blum - che la commedia è vecchia : oggi il seduttore risponderebbe : - Des enfants ? On n ' en a plus ! - La risposta è breve ma eloquente . E faccio grazia al lettore delle lunghe pagine esplicative nelle quali il Blum con un cinismo veramente parigino illustra l ' utilità della teoria malthusiana . Dunque , secondo lui , non solo il capriccio dovrebbe esser legge nei rapporti d ' amore , non solo le fanciulle dovrebbero oggi risuscitare con poche modificazioni il costume antico della prostituzione sacra , e concedersi al dio istinto quante volte questo lo chieda , ed essere certe che quante più avventure potranno contare come fanciulle , tanto più saranno apprezzate e richieste come mogli , ma esse dovrebbero anche con moderna sapienza mescolare le precauzioni malthusiane a quell ' atto di gioia e di abbandono che è l ' amore , esse dovrebbero diventare prudenti e calcolatrici , non concedersi che a metà , prendere tutto ciò che è piacere , rifiutare tutto ciò che è responsabilità , e frodando la legge di natura , rinnegare ogni poesia , rinnegare la più alta poesia dell ' amore che è la maternità . Se ci piacesse insistere su un argomento tanto scabroso , noi osserveremmo che non sempre queste abilissime fanciulle e i loro amanti d ' un giorno o d ' un mese potrebbero essere sicuri di evitare il pericolo e il danno della fecondità . Malgrado le precauzioni , vi sono sempre delle sorprese . E malgrado il vangelo predicato da Leone Blum vi potranno sempre essere ( lo crediamo e lo speriamo ! ) dei giovani cui ripugna intorbidare la limpidità della loro passione sia pure effimera , col veleno d ' un calcolo utilitario , e che non osano , non sanno , non vogliono offendersi reciprocamente insegnando o proponendo l ' uno all ' altro delle pratiche che ripugnano - almeno in principio ! - a due amanti sinceri . E allora , i figli nascerebbero malgrado la volontà dei genitori , e allora molte fanciulle porterebbero al marito , anziché una corona di fiori d ' arancio , una collana di bambini formata colla cooperazione di molti padri ! Non sarebbe questo un ostacolo al matrimonio tardivo , al matrimonio di rassegnazione e di consolazione quale lo sogna Leone Blum ? A me pare di sì . Al Blum pare di no . Egli anzi sostiene che i mariti accetteranno con gioia quei figli di varia e incerta provenienza , e scrive con una filosofia che somiglia molto all ' ingenuità : " L ' agrément des enfants pourra même les determiner ( i mariti ) au même titre que les qualités de la mère . Et j ' en sais qui , redoutant de vieillir sans famille , n ' auraient pas été fachés de trouver des enfants tous faits " . Così , il quadro della famiglia futura è completo . Non solo il marito stende un velo sul passato di sua moglie , ma il suo ideale matrimoniale è di trovare dei figli già fatti .... evidentemente per evitarsi il disturbo di farli . * Se nella tesi di Jules Bois ci ha sorpreso la troppo poca considerazione degli invincibili bisogni del senso , e l ' illusione di ridur quasi tutto l ' amore all ' amore platonico , nella tesi di Leone Blum ci ha sorpreso e , diciamolo francamente , ci ha scandalizzato il veder ridotto a un problema puramente fisiologico quello che è anche e sopratutto un problema psicologico . Per il Blum , sembra che tutte le fanciulle non siano altro che delle attrici le quali , per poter recitar bene la loro parte alla prima rappresentazione davanti al sindaco , debbono averla prima ripetuta assai volte in molte prove con varii attori . Egli non crede che una donna possa amare per sempre un uomo solo . Egli crede che la fedeltà sia uno stato secondo , un fenomeno raro che appare soltanto come una conseguenza fatale della stanchezza quando si è abusato dell ' infedeltà . Io credo invece che la virtù delle donne sia una questione di temperamento . E non mi illuderei sulla fedeltà di una moglie solo perché questa , da fanciulla , ha potuto esaurire in dieci o venti avventure il bisogno del suo istinto poligamo . Chi ha bevuto , berrà . Il matrimonio sognato da Leone Blum non sopprimerà l ' adulterio : sopprimerà forse la gelosia , questa malattia dell ' immaginazione sessuale . I mariti che arrivano .... ultimi , mostrerebbero infatti poca psicologia ad esser gelosi dell ' avvenire . Il pericolo del tradimento esisterà come esiste oggi , con la sola differenza che potrà essere un poco diminuito .... per l ' età dei coniugi . Se infatti il Blum vuole che gli uomini e le donne si sposino tardi , è evidente che per ragioni aritmetiche il numero degli adulterii sarà diminuito . Ma ciò non prova nulla a vantaggio del suo sistema : prova soltanto questa verità banale : che quando la maggioranza degli uomini e delle donne si sposano fra i 35 e i 50 anni , anziché fra i 20 e i 40 , le probabilità degli adulterii sono diminuite per una ragione fisiologica . Del resto , io vorrei sapere perché il Blum si preoccupa tanto della fedeltà post - matrimoniale , una volta che egli dà così poco peso a quello che noi siamo abituati a chiamare l ' onore d ' una fanciulla . Se egli trova legittimo che la donna possa mutare come e quanto vuole i suoi amanti fin che non è maritata , per quale ragione troverà necessario e doveroso che tutto ad un tratto questa donna si irrigidisca nella più assoluta onestà ? Non ricordo più chi ha scritto che il tramonto dura dieci minuti all ' orizzonte e dieci anni nel cuore d ' una donna . E quali bagliori di fuoco hanno talvolta certi tramonti femminili ! È dunque possibile , se non probabile , che anche una donna maritata secondo i consigli del Blum , cioè a un ' età non più giovanissima , senta in sé rifiorire quell ' istinto della mutabilità che il nostro autore , con un criterio troppo matematico , vuole restringere entro il primo periodo della vita pubere . E allora ? Allora , se questa donna ama , perché deve essere vietato a lei l ' abbandonarsi al suo amore , se proprio voi , signor Blum , avete sostenuto che bisogna seguire e non frenare l ' istinto ? Tutto l ' errore della tesi del Blum consiste nel termine cronologico ch ' egli le ha voluto assegnare . Egli ha diviso in due , con una linea ipotetica , la vita sessuale . Libertà assoluta prima del matrimonio , fedeltà rigida dopo . Egli non ha mai fatto questione di sentimento : egli ha fatto soltanto questione d ' istinto . Egli ha considerato l ' uomo e la donna come uno zoologo : ha assegnato a questi animali la loro stagione degli amori . Miopìa grande , perché l ' uomo , contrariamente ad ogni altro animale , ama in tutte le stagioni e , si può dire , a tutte le età . Miopìa ancora più imperdonabile perché l ' uomo ha trasformato l ' amore da un semplice gesto fisiologico in un poema di sentimento . Ora , secondo il mio modesto parere , ciò che va difeso è la libertà incondizionata di questo sentimento , non già la licenza di quell ' istinto . Ciò che dobbiamo chiedere e pretendere è che le fanciulle possano unirsi a coloro che veramente amano , non già che esse possano divertirsi col primo maschio che sveglia il loro istinto . Il Blum si è preoccupato troppo dell ' amore fisiologico e troppo poco dell ' amore psicologico . Ha rivendicato i diritti del senso , non i diritti della passione . Ha visto nella donna più una lussuriosa che un ' amante . E le ha detto : sfògati con un periodo di carnevale in cui sotto la maschera della libertà tutto ti sarà lecito : poi , verrà la quaresima del matrimonio e allora dovrai far la beghina . Più limpido , più logico , più onesto sarebbe stato rivendicare arditamente il diritto all ' amore libero , senza barriere matrimoniali e senza la volgarità di preoccupazioni malthusiane . Rivendicarlo in nome del sentimento , anziché in nome del senso . Io credo vi sia un ' esagerazione e un equivoco in tutti quei moralisti o feministi che danno oggi un ' eccessiva importanza alla questione sessuale e par la considerino quasi come la chiave di volta dell ' edificio di tutta la nostra moralità . Noi siamo colpiti da una specie di ossessione del problema sessuale e lo discutiamo sotto tutte le forme e ad ogni momento . Vogliamo insegnare ai ragazzi nelle scuole i fenomeni della riproduzione , vogliamo che ne siano edotte con esaurienti spiegazioni anche le fanciulle , quasi che l ' amante non sia preferibile a un professore di fisiologia per svelare dei segreti così belli ! Vogliamo , infine , che anche la donna pregusti con libere e varie avventure ciò che una volta le era negato dalla morale fino al giorno del matrimonio . E anche coloro che sono agli antipodi di queste audaci dottrine rivoluzionarie , anche i feministi alla Jules Bois non nascondono il loro desiderio , direi quasi la loro voluttà di parlare dell ' atto fisiologico che costituisce l ' amore , sia pure per bestemmiarlo , e rinnovano in letteratura la psicologia lubrica del confessore che gode di poter almeno parlare di quegli argomenti che la sua religione gli vieta di conoscere in un modo un po ' più positivo . È uno scatenamento di sensualità verbale dove i più arditi nel vocabolario e i più precisi nei particolari sono giovinetti che ancora non sanno o zitellone che si rammaricano di non avere ancora saputo . Sembra che la nostra società attraversi un periodo di senilità impotente , e come i vecchi , goda nella descrizione di azioni che non le è più dato di compiere . Per questo , forse , anche scrittori della forza e dell ' originalità di Leone Blum non vedono nel problema dell ' amore che il senso e nella donna che la femmina . E non offrono a questa che il mezzo per ottenere soddisfazioni materiali e volgari . Vittime dell ' ambiente , questi scrittori non sentono che più alto è l ' ideale femminile , più nobile il desiderio di libertà nella donna . Essa vuole conquistare i diritti dell ' anima , oltre e più che il diritto di concedere il proprio corpo . Ella non chiede pluralità d ' amanti e non ha sete di sensualità : ella chiede semplicemente amore nel significato più umano e più poetico di questa parola . - " Les femmes - diceva Balzac - abandonneront les bénéfices de toutes les nuits de Messaline pour vivre avec un être qui leur prodiguera ces caresses d ' âme dont elles sont si friandes , et qui ne coutent rien aux Lommes si ce n ' est un peu d 'attention...." LA CRIMINALITÀ ANCILLARE . Ricordate , lettrici , il Journal d ' une femme de chambre di Ottavio Mirbeau ? Questo libro , che è un ' opera d ' arte e nello stesso tempo uno studio sociale , che è ardito fino all ' indecenza e triste fino alle lagrime , narra la vita d ' una cameriera , e lascia comprendere qual è , in generale , la vita di tutte le cameriere . Il tipo di Célestine , di questa bella fanciulla venuta d ' Audierne a Parigi per corrompersi , come un fiore viene dai campi per avvizzir nei salotti , ricorda la figura malinconica di Germinie Lacerteux ; ma mentre i Goncourt nel loro romanzo avevano analizzato soltanto la psicologia d ' una donna , il Mirbeau seppe compiere nel suo volume l ' analisi di tutta una classe sociale . È la classe delle persone di servizio che nel Journal d ' une femme de chambre confessa audacemente , cinicamente le sue miserie e le sue vergogne , svelando quelle dei suoi padroni . Classe sociale ibrida , che non ha più il sangue generoso del popolo donde esce , ma che ha già acquistato i vizi della borghesia ove vuol penetrare ; esercito di malcontenti e di invidiosi che noi manteniamo nelle nostre case per sua o nostra sventura , che avvelena la nostra vita corrompendo la propria , che imita ciò che abbiamo di peggio e desidera ciò che abbiamo di meglio , che si mescola necessariamente alla nostra intimità , ed è quindi complice o spia di quanto abbiamo di più geloso e di più segreto .... * Forse molti leggendo il libro del Mirbeau l ' avranno creduto una descrizione fantastica o esagerata , dovuta allo spirito ironico e paradossale dell ' autore francese . Malauguratamente la lettura in questo caso non è stata che lo specchio della verità . Ho qui sul tavolo un volume di quasi 500 pagine in ottavo : La servante criminelle , étude de criminologie professionnelle di Raymond de Ryckère , un magistrato sociologo , e leggendolo m ' è parso vedermi svolger dinanzi la prova documentata di quella diagnosi dolorosa che Ottavio Mirbeau aveva sintetizzata in un ' opera d ' arte . Colle cifre e coi fatti , con la fredda eloquenza della statistica e con la precisione inoppugnabile di inchieste rigidamente condotte , il De Ryckère dimostra che la classe delle persone di servizio è , relativamente , una di quelle che offrono la più alta percentuale alla delinquenza , e ad ogni forma di degenerazione : pazzia , suicidio , alcoolismo , prostituzione . E bisogna aggiungere che la statistica non può numerare tutti i delitti , in ispecie i furti , delle persone di servizio , perché dei domestici che rubano accade quasi sempre ciò che accade dei giocatori che barano : quando vengono scoperti si cacciano , per unica punizione . * Se è vero che le società hanno i delinquenti che si meritano , deve essere altrettanto vero che i padroni hanno i servitori che si meritano . L ' atto di accusa contro questi include quindi un atto di accusa anche contro quelli . E la crisi della domesticità , che preoccupa le nostre famiglie ed è oggi uno dei leit - motiv dei discorsi delle nostre signore , si eleva dalla meschinità del pettegolezzo al valore di problema sociale ed assurge a sintomo non trascurabile della trasformazione morale ed economica di tutta la nostra vita . Se le persone di servizio peggiorano , gli è infatti perché peggiorano i padroni , perché l ' ambiente della casa è mutato da quel che era una volta . Uomo o donna , il domestico non è più , salvo rare eccezioni , come l ' edera che muore ove s ' attacca . Nelle famiglie moderne sfilano figure sempre nuove di cuoche , di cameriere , di servitori , con la rapidità di un cinematografo . Si direbbe che , alla stessa guisa che si son rallentati i vincoli famigliari , s ' è perduto anche il prestigio di attrazione che le famiglie antiche avevano sui loro domestici . Una volta , la persona di servizio faceva quasi parte della famiglia , vi rimaneva a lungo , ne divideva le gioie e i dolori : oggi , non è che un salariato che passa . Colpa , in parte , del modo come oggi da molti padroni sono trattati i domestici . La distanza che separa gli uni dagli altri è accentuata . Non più dolcezza nei comandi : non più confidenza sincera nelle reciproche relazioni . Ordini brevi , o generosità del genere di queste : " Voi potete mangiare questa pera ; è marcia " . - " Finite pure questo pollo in cucina , sa di cattivo odore " . Ah , eleganti ed educate padrone di casa che vi lamentate tanto dell ' insolenza delle vostre persone di servizio , siete voi ben sicure di aver sempre rispettata la loro dignità ? Colpa , anche , dell ' aumento vertiginoso che si è manifestato in questi ultimi tempi nel numero delle persone di servizio . Nella sola città di Parigi i domestici in undici anni sono raddoppiati . E la qualità ha avuto naturalmente un ' evoluzione inversa alla quantità . Mentre una volta avere una persona di servizio significava una discreta agiatezza , e averne due quasi la ricchezza , adesso non c ' è modesta famiglia che non voglia avere la cuoca e la cameriera .... pagate e trattate dio sa come ! Colpa , infine , di quella corrente egalitaria che ormai domina i sentimenti e i pensieri di tutte le classi inferiori . E la classe dei domestici , più di ogni altra , è in caso di far confronti che suscitano legittima invidia , perché non solo essa è necessaria spettatrice delle maggiori ingiustizie sociali , del danaro che si profonde spensieratamente da alcuni mentre troppi ne mancano , ma anche perché essa è giudice del valore morale dei suoi padroni , e conoscendone i vizî trova doppiamente ingiusta la loro superiorità economica . Per tutte queste ragioni , c ' è fra le persone di servizio e chi le paga un antagonismo latente ma forse più acuto che fra le altre classi di sfruttati e di sfruttatori ; e questo antagonismo che non può o non sa ancora manifestarsi in forme violente ma almeno leali , si sfoga in modi subdoli e vili , quasi una lotta nell ' ombra , che ha per unico risultato di peggiorare sempre più i rapporti fra le due classi , e di far degenerare sempre più la classe delle persone di servizio che combattono la loro battaglia con armi immorali e delittuose . * Schwift , il celebre umorista inglese , ha scritto un piccolo libro interessantissimo : L ' arte di rubare ai padroni . - Consigli ai domestici dei due sessi . Certamente nessuna persona di servizio lo ha letto , eppure moltissime ne appliccano ogni giorno gli insegnamenti . Io non so se sia vero , come pretende Mercier , che su dieci domestiche quattro son ladre : so che il 40 per cento delle donne condannate per furto in Francia appartengono alla classe delle persone di servizio , e che in Italia la proporzione è presso a poco la stessa . Aggiungete a queste constatazioni statistiche i mille modi in cui una cameriera e sopratutto una cuoca può rubare ai padroni senza che questi se ne accorgano , e forse si converrà che il Mercier non aveva tutti i torti . Diceva Balzac : " un cuoco o una cuoca non sono altro che dei ladri domestici che noi abbiamo l ' ingenuità di ricompensare con un salario . Fra la tavola da pranzo e il mercato , essi hanno stabilito un ' imposta ; e nessun municipio di nessuna città è così abile a far valere i suoi diritti di dazio , come essi lo sono su tutto ciò che dalle botteghe dei fornitori entra nella casa del padrone " . Codesta è una forma di criminalità specifica cui non si può negare che la professione stessa invita e quasi provoca , e che , appunto per la sua universalità , merita le attenuanti . I padroni la conoscono , la sopportano e chiudono un occhio . Un ' altra forma , assai più grave e pericolosa , di criminalità specifica ancillare è quella delle associazioni di ladri che hanno per loro affigliate le cuoche e le cameriere . Queste , che potrebbero definirsi le commesse viaggiatrici dell ' associazione , hanno l ' incarico di entrare a servizio nelle famiglie per poter descrivere ai .... colleghi la topografia degli appartamenti , indicare le stanze e i mobili ove son racchiusi i danari e l ' argenteria , facilitare insomma il furto con scasso . A Parigi pochi anni or sono era famosa la banda dei grembiuli bianchi diretta da Giuseppina Varille , una deliziosa soubrette che riuscì per molto tempo a tenere in iscacco la polizia . Dopo aver molto guadagnato , indisturbata , fu finalmente scoperta e arrestata nel 1905 . Sul suo esempio si son formate altre associazioni , e ormai le bandes de bonnes danno molto filo da torcere a Lépine , l ' irrequieto e astutissimo prefetto di polizia di Parigi . Prevedo che qualche lettrice sorriderà a questo racconto , pensando con tranquilla sicurezza che son cose che accadono a Parigi e di cui non c ' è ancora pericolo nelle nostre quiete città di provincia . Si disilluda . Una signora mi raccontava or son pochi mesi a Firenze questo fatto . Ella aveva preso al suo servizio una cameriera che si era presentata a lei con ottime informazioni . La cameriera il giorno dopo entrata in casa ammalò , e gravemente . La signora non ebbe cuore di mandarla all ' ospedale e la curò con affetto quasi materno per circa un mese . Quando la ragazza guarì disse alla padrona che voleva immediatamente lasciar la sua casa . - Ma come - rispose la signora - dopo tutte le cure che ti ho prodigato , mi vuoi ricompensare con un atto di ingratitudine ? - La cameriera scoppiò in pianto , le confessò che era affigliata a una banda di ladri , e che non volendo tradire la sua benefattrice né correre il rischio delle rappresaglie dei suoi compagni se non avesse dato loro le indicazioni richieste , credeva compiere il suo dovere allontanandosi . * Scrive Célestine nel suo Giornale : " Quana je pense qu ' une femme de chambre ou une cuisinière tient chaque jour dans ses mains la vie des maîtres .... une pincée d ' arsenic à la place du sel .... un petit filet de strychnine au lieu du vinaigre .... et C6a y est ! Eh bien , non .. tant - il est vrai que nous avons tout de même la servitude dans le sang ! " . Celestina si sbaglia e regala alla classe cui appartiene un elogio ironico ch ' essa non merita . Le persone di servizio non hanno tutte nel sangue quell ' istinto servile che le fa rifuggire dall ' avvelenamento . Se è vero che questo reato è in grande diminuzione dopo i progressi della chimica moderna la quale ne scopre facilmente le traccie , è anche vero che la diminuzione è dovuta alla criminalità maschile e non alla criminalità femminile . La donna , più debole dell ' uomo , deve necessariamente servirsi nel delitto di mezzi subdoli e vili . Come normalmente essa adopera più la furberia che l ' ingegno , più la finzione che la lealtà , così anormalmente essa adopera piuttosto il veleno che il coltello . E fra le donne , quelle addette ai servizii domestici danno all ' avvelenamento una percentuale fortissima perché la scarsezza della loro coltura le lascia inconscie dei pericoli d ' un delitto ch ' esse s ' illudono non possa venire scoperto , e perché la facilità quotidiana che hanno di commetterlo , è una suggestione cui non sempre sanno resistere . Da Eufrasia Mercier che avvelenò la sua padrona da cui s ' era fatta nominare erede , fino a Clementina Tosetti che avvelenò la povera Lardera De Medici per sposarne il marito , la lista delle cameriere avvelenatrici è lunghissima . Avvelenano per interesse , avvelenano per amore , avvelenano sopratutto per vendetta . Forse di tutte le passioni femminili la più profonda e la più lunga è la vendetta . Bisogna essere donna , ha detto Madame de Rieux , per sapere qual voluttà sia vendicarsi . Le persone di servizio , che vivono in una condizione e in un ambiente dove tutto le offende le irrita le inasprisce , hanno più di ogni altro l ' occasione di dare sfogo al loro rancore , e si vendicano infatti dei loro padroni nella maniera più crudele e più atroce . Si vendicano per il motivo più futile , spesso per un semplice rimprovero . Questa sproporzione fra il movente e l ' atto , fra il sentimento e i mezzi adoperati per soddisfarlo , può far credere in certi casi si tratti di un ' intelligenza ammalata o degenerata : non è invece generalmente che l ' effetto dell ' impulsività femminile .... Una cameriera di 18 anni , rimproverata dalla padrona perché aveva rotto un piatto , mette del veleno nella minestra . La padrona e il marito muoiono fra atroci spasimi . La cameriera confessa piangendo il suo delitto orribile e vorrebbe uccidersi per espiarlo . Qual prova migliore che talvolta nella donna il delitto non è che la conseguenza della fulminea impulsività con cui l ' idea si traduce in azione ? Ma questi sono evidentemente dei casi eccezionali , per quanto , ripeto , la statistica ne segni piuttosto l ' aumento che la diminuzione . Uccidere i padroni è forse del resto un atto di ingenuità da parte dei domestici . Ucciderli , e perché ? Forse che si uccide la mucca che dà il latte o il montone che dà la lana ? Si munge la mucca e si tosa il montone , abilmente , con molta delicatezza .... Ecco il furbo consiglio di Celestina . E spunta allora quell ' altra forma specifica di criminalità ancillare che ha la sua base e la sua origine nell ' immoralità sessuale . Quando una domestica ha ceduto al padrone o al figlio del padrone , non è soltanto il suo onore di vergine che si è infranto , è tutta la sua moralità che ha subìto una diminuzione . In lei il rispetto della proprietà altrui , dato che esistesse assai vivo , si fa assai debole , ed ella non distingue più nettamente la differenza fra il ricevere un dono dal suo amante e il prendere da sé ciò a cui crede d ' aver diritto . Dice molto bene il Joly : " les femmes ont le vague sentiment que tout leur est permis dans leurs rapports avec l ' homme , car elles peuvent en quelque sorte tout payer par leur complaisance " . E una volta acquistata questa sicurezza d ' avere nel loro corpo nella loro gioventù il facile e pronto mezzo per pagare qualunque debito e per essere assolte da qualunque furto , chi può dire dove e quando si arresteranno sulla china dell ' immoralità ? La prostituzione ancillare ha varie forme : la più antica certo , la più semplice e forse anche la più comune è la prostituzione domestica : quella che l ' occasione , più che il vizio , determina quasi fatalmente . È il padrone o un servitore o un frequentatore della famiglia che , approfittando di circostanze favorevoli , prendono la fanciulla .... la cui resistenza non è mai molto energica . V ' è la prostituzione larvata dei caffè delle trattorie degli alberghi ( la cui forma più tipica è offerta dalle kellerinnentedesche ) , ove l ' avventore sa di trovare soddisfazione per tutti i suoi appetiti . E v ' è infine la prostituzione vera e propria ma clandestina esercitata da certe agenzie che , mediante avvisi sui giornali o agenti speciali , ingannano le fanciulle e col pretesto di trovar loro un posto di cameriera o di cuoca le fanno invece servire come stromenti di un turpe guadagno . Ove si arriva scendendo più o meno volontariamente queste scale del vizio ? Si arriva al delitto , all ' infanticidio , all ' aborto , con tutto il corteo delle megere che per professione favoriscono questi reati ; si arriva a quell ' ultimo gradino della prostituzione , il caput mortuum della società , ove spuntano coloro che speculano su questa miseria umana , e la donna che si vende è alla mercé dell ' uomo che ruba ed uccide e ne diventa la complice . Che cosa fa la società per impedire , o almeno per diminuire , questa demoralizzazione crescente della classe delle persone di servizio ? Che cosa fanno i governi di fronte alle rivelazioni statistiche che ci avvertono ogni anno della aumentata percentuale di aborti , di infanticidii , di furti , di reati d ' ogni genere , dovuti alle domestiche ? Si crede forse che i Goncourt abbiano mentito quando nella prima pagina di Germinie Lacerteux scrissero che è una storia vera ? O si suppone che Ottavio Mirbeau abbia tolto unicamente dalla sua fantasia tutti i fatti ch ' egli descrive ? Non sentiamo noi invece che è vicino a noi , intorno a noi , nelle nostre case , una folla di persone che sordamente mina la tranquillità della nostra esistenza , e che questo lavoro sotterraneo esige da noi un pronto rimedio appunto perché noi ne abbiamo la maggior responsabilità ? Quali metodi profilattici e terapeutici abbiamo noi adoperato per diminuire la paurosa delinquenza ancillare ? * Bisogna constatare anzitutto , e con dolore , che in nessun paese del mondo il Governo ha creduto di intervenire in favore della disgraziatissima classe delle persone di servizio . Ovunque , sotto la pressione delle idee moderne , è sorta una legislazione nuova , la legislazione del lavoro . C ' è un minimo d ' età per gli operai addetti alle industrie , ci sono disposizioni concernenti l ' igiene dei locali ove essi lavorano , ci sono delle limitazioni alle ore di lavoro , in una parola c ' è un insieme di leggi protettrici della salute dell ' operaio , e ci sono degli ispettori incaricati della sorveglianza di queste leggi . La classe ancillare invece è rimasta estranea a questa protezione legale . Una fanciulla , da cui i parenti vogliono trarre precoci guadagni , può essere messa a servire in età giovanissima . Chi sorveglia quanto ella lavora ? Chi si preoccupa se essa è mal nutrita e peggio alloggiata ? Come i suoi genitori senza scrupoli , così i suoi padroni senza pietà , possono liberalmente sfruttarla , con quali dolorose conseguenze per la sua salute fisica e morale è facile immaginare . La burocrazia dei Governi non ha saputo far altro che estendere alla classe delle persone di servizio il dono .... un po ' troppo platonico delle decorazioni . In Inghilterra la regina Vittoria aveva istituito fin dal 1872 una decorazione speciale per i domestici che fossero rimasti venticinque anni nella stessa famiglia . Nel Granducato di Assia - Darmstadt , l ' identica decorazione ( una croce d ' oro che porta nel centro a smalto il monogramma della granduchessa ) fu istituita nel 1895 . E nel Belgio , un decreto del ministro dell ' Industria e del Lavoro ha esteso nel 1906 anche ai domestici che dimostrino d ' aver servito lealmente per venticinque anni uno stesso padrone , la medaglia speciale del Lavoro . Ora , nessuno nega che ciò sia ingenuamente giusto ed utile , ma nessuno vorrà sostenere che ciò sia l ' unico o il miglior mezzo per contribuire all ' elevazione morale delle persone di servizio . * Più pratica è senza dubbio la via per cui s ' è messa l ' iniziativa privata . Tutte le associazioni o le opere filantropiche che , sotto un titolo o sotto un altro , imitando l ' Oeuvre des servantes liberées di Parigi , o l ' Arachne Club di Londra , o la Borsa del lavoro di Bruxelles , tentano di trovar lavoro alle domestiche disoccupate o di salvarle dai pericoli che le circondano quando sono sole e senza risorse , fanno innegabilmente del bene . Soltanto lo fanno , per necessità , in una sfera troppo ristretta , e non rimediano che a una parte del grave problema . Il quale rimarrà fatalmente insoluto finché rimarrà nei nostri costumi quella specie di schiavitù addolcita e larvata che è la condizione della persona di servizio che affitta a noi per uno stipendio meschino , non solo l ' opera sua , ma la sua libertà di tutti i giorni e di tutte le ore . Non v ' è nessuna altra forma di lavoro umano che tolga così completamente l ' indipendenza . Il domestico o la domestica debbono fare sempre ciò che è loro comandato ; la loro volontà è abolita : la loro libertà non esiste che per eccezione in alcune ore della domenica . Ed è in questo stato di servilismo che risiede la causa maggiore dell ' immoralità e della criminalità ancillare . Già , a priori , coloro che entrano a far parte della classe delle persone di servizio rivelano , per il solo fatto della scelta della loro professione , uno scarso sentimento di dignità personale . I caratteri forti , in cui è sviluppato il rispetto della propria personalità e in cui parla alto la fierezza umana , cercano in altro modo di guadagnarsi la vita . Ciò che oggi noi domandiamo e vogliamo è l ' indipendenza . Per questo , molte ragazze preferiscono a un posto di cameriera , il lavoro della fabbrica , più faticoso e spesso meno rimunerato , ma che lascia loro , alla fine della giornata , tutta la loro libertà . Quelle invece che si rassegnano a diventare persone di servizio dimostrano - come ho detto - una fiacca coscienza della loro dignità , la quale non solo le predispone ai compromessi colla morale , ma aumenta nell ' ambiente in cui sono costrette a vivere , e non può che offrirle , facili vittime , a tutte le tentazioni . Se dunque un rimedio è possibile alla cosiddetta crisi delle persone di servizio , questo non si troverà altro che trasformando radicalmente il servizio domestico , riducendolo cioè ai minimi termini , ed elevandolo in dignità là dove non potrà essere soppresso . Ma non è forse questa un ' utopia ? * Per ora è senza dubbio un ' utopia , e un ' utopia che si presta al ridicolo . Sono quasi dieci anni che le persone di servizio imitano la tattica delle altre classi proletarie protestando collettivamente contro la loro condizione . A Brooklyn , a Chicago , a Filadelfia , si ebbero nel 1899 i primi scioperi delle cuoche e cameriere che chiedevano maggiori salarii e sopratutto un numero maggiore di ore di libertà . Poi si formarono i sindacati che esigevano addirittura dai padroni un mese di vacanza all ' anno .... come le amministrazioni pubbliche lo accordano ai loro impiegati . E l ' agitazione s ' estese dal nuovo continente al vecchio . In Olanda nel 1902 l ' associazione delle domestiche aveva il suo giornale settimanale che combatteva .. per i diritti ancillari . E in Inghilterra , in Russia , in Ungheria , in Germania , pullularono a poco a poco sotto forme legali e illegali le dimostrazioni della classe dei domestici , che con meetingso con memoriali , con scioperi o con Società , levavano alta la loro voce di protesta . Il pubblico però , che guarda sempre con interesse , spesso con paura , alle agitazioni operaie , non concedeva alle agitazioni ancillari che il suo sorriso e la sua ironia . E a Berlino fece furore la frase di un impiegato di polizia , il quale , a una cuoca che si era andata a lagnare perché i suoi padroni la facevano lavorare 19 ore su 24 , aveva bruscamente e causticamente risposto : " Anche il gran Federico non si concedeva che 5 ore di riposo al giorno " . * Nondimeno , malgrado il ridicolo , l ' idea di una trasformazione nel servizio domestico si fa strada , nei giornali e nei libri . Uno dei più eleganti chroniqueurs parigini scriveva or non è molto : " Tutto si industrializza oggi : e perché le prestazioni del servizio domestico non seguiranno anch ' esse la corrente generale ? La domesticità , salvo quella di gran lusso , è destinata a sparire . I diversi servizî della casa saranno intrapresi à forfaitda compagnie industriali " . E Charles Gide preconizzava anch ' esso a breve scadenza l ' avvento di una êra di liberazione per i domestici . Non solo - egli diceva - la maggior parte di questi scomparirà , ma quelli che resteranno non daranno più in affitto la loro persona , bensì , come ogni altro operaio , soltanto alcune ore del loro tempo . Io non so se queste previsioni ottimiste potranno realizzarsi tanto presto . So che nel fondo della coscienza umana dorme un istinto di giustizia che di tratto in tratto si sveglia e produce in noi un vago indefinibile malessere davanti ai fatti in cui si mostra troppo brutalmente l ' ineguaglianza sociale e lo spirito di casta . È questo istinto che a poco a poco nella storia ha abolito tutte le differenze politiche fra gli uomini . Perché non dovrebbe esso col tempo arrivare anche ad abolire , o per lo meno ad attenuare , la differenza sociale fra padroni e servitori ? LA DONNA e le ingiustizie della legislazione . Nous parlerons contre les lois insensées jusqu ' a ce qu ' on les reforme et , en attendant , nous nous y sonmettrons avenglement . DIDEROT . Per chi voglia discutere obbiettivamente questo tema , che ha suscitato e suscita intorno a sé così alto fragor di polemiche , vi è anzitutto una semplice ma importante constatazione da fare , ed è questa : " le donne sono le sole persone cui ai nostri giorni vengano dalla legge interdette certe capacità , per ragione di nascita " . Come anticamente gli schiavi , come fino a poco tempo fa i negri in America , le donne escono alla vita col marchio indelebile d ' una inferiorità giuridica . Io non discuto , per ora : io mi limito a ricercare le cause di queste disposizioni de ' Codici . La causa principale e più ovvia consiste nell ' opinione diffusissima che la donna sia inferiore all ' uomo . Io non ripeterò ciò che è stato detto con tanta insistenza noiosa ! Dai Padri della Chiesa ai rappresentanti più illustri della scienza positiva moderna , dai poeti ai fisiologi , dagli scrittori socialisti ai conservatori , è un coro per concludere col Leopardi che la donna dell ' uomo al tuttoda natura è minor . Ché se più mollie più tenui le membra , essa la mentemen capace e men forte anco riceve . Ciò che è strano si è che coi nemici della donna si son trovati d ' accordo , nelle conseguenze , i suoi più validi difensori . La seconda causa infatti per cui si è sempre considerata la donna una minorenne perpetua consiste nell ' opinione di coloro i quali giudicano la donna un essere così nobile e puro da doverlo tener lontano dalla realtà della vita perché non sia profanato . Gli uni dunque hanno detto : la donna è un essere moralmente malefico , e intellettualmente inferiore , non bisogna accordarle tutti i diritti che ha l ' uomo . Gli altri hanno detto : la donna è un essere quasi divino , il fiore della nostra esistenza , la luce della nostra via , ma appunto per questo bisogna proteggerla come si protegge un fiore od un bimbo . E gli uni per disprezzo , gli altri per ammirazione hanno concluso col tenerla giuridicamente soggetta . Come ha saputo la donna portare le sue catene ? Ella ha imitato gli angeli che nell ' affresco di Raffaello vengono a liberare San Pietro : ella non ha cercato di spezzare colle sue fragili e bianche mani le solide sbarre di ferro : ella ha semplicemente addormentato e ipnotizzato i guardiani ... Che le importava , in fondo , di essere esclusa dalla fabbricazione delle leggi , se ella dirigeva coloro che le fabbricano ? Che le importava di essere considerata da meno dell ' uomo se questo maschio orgoglioso e prepotente che le negava certi diritti , era viceversa , di fronte a lei , umile come un servo ed obbediente come un automa ? Dicono sia una legge storica che i popoli vinti si vendichino dei popoli conquistatori corrompendoli . La donna si è storicamente vendicata dell ' oppressione maschile , non tanto corrompendo l ' uomo , quanto facendolo agire secondo la sua volontà e lasciandogli soltanto l ' illusione dell ' indipendenza . Se mi si chiedesse qual forza ha più contribuito al progresso del mondo , dopo la spada dei grandi capitani e le scoperte dei genii , direi che fu la seduzione e il fascino delle donne . Una forza , codesta , oscura e latente che non ebbe i clangori della fama come ogni cosa bella o perfida compiuta dall ' uomo , ma una forza che ha invaso e pervaso nei secoli tutti i meandri della vita sociale , come quelle acque sotterranee che diffondendosi quetamente pei campi sono la ragione nascosta e perenne della fecondità di certi terreni . Io non so se tutte le opere dell ' uomo siano dovute all ' ispirazione femminile : certo so che l ' uomo solo , l ' uomo senza la donna non è che la metà di sé stesso : per esser completo egli deve aver sentito vibrare vicino a sé il cuore di una madre , d ' una sorella , d ' una amante , e di tutte queste grazie , di tutte queste tenerezze , di tutti questi fiori dell ' anima fusi tra loro in un solo profumo come i grappoli della vite , egli deve aver saputo crearsi un ' anima forte e buona , l ' anima ardita di chi tenta qualunque impresa per l ' amor d ' una donna , l ' anima generosa di chi sente di dovere il meglio dell ' esser suo a colei che gli sta a fianco e che le leggi pongono tanto al di sotto di lui ! Ma , pur troppo , gli uomini che hanno questa coscienza del loro relativo valore son rari , e ad ogni modo non basta , non può bastare alla donna la parte silenziosa di ispiratrice nascosta . Senza dubbio è una grande soddisfazione morale per lei il poter dire , vedendo l ' agitarsi e l ' affannarsi degli uomini sul palcoscenico della vita : son io che dietro alle quinte dirigo i loro movimenti ; ma , oltre alle soddisfazioni dell ' amor proprio , occorrono le soddisfazioni effettive , e la donna vuol uscire dall ' ombra giuridica e politica in cui è stata relegata finora , vuol conquistare il suo posto al sole , vuole agire non soltanto con l ' arma indiretta del suo fascino , ma per mezzo dei diritti che le leggi le devono riconoscere . Ed ecco - allora - il feminismo . * Il punto di partenza del feminismo è questo : l ' uomo e la donna sono eguali nella nascita e nella morte : le differenze fisiologiche esistono nel loro corpo , ma non ne esiste alcuna nella loro costituzione morale : il cuore ed il cervello non hanno sesso . Per conseguenza fra l ' uomo e la donna tutto dev ' essere uguale . Mi permetto di credere scientificamente sbagliata la premessa di questa teoria . Nella questione femminile , come in ogni altra , il punto di partenza non dev ' essere l ' eguaglianza , questa gloria politica , ma questo errore scientifico dei nostri tempi . La legge che regola il mondo non è l ' uguaglianza , ma la disuguaglianza , il che non significa inferiorità e oppressione , ma differenza e gerarchia . La donna non è uguale all ' uomo , non per lo stolto pregiudizio del diritto canonico che diceva " mulier non est facta ad imaginem Dei " , non per la più stolta ragione addotta da Proudhon - un socialista ! - che affermava non potervi essere società fra uomo e donna più che fra animali di specie diversa , ma perché , dice Spencer , il supporre che l ' animo e l ' intelletto dell ' uomo e della donna possano essere identici mentre il corpo offre tante differenze tra l ' uno e l ' altro e mentre è così diverso nella vita l ' ufficio paterno dal materno , gli è un supporre che a funzioni speciali non debbano corrispondere facoltà speciali , il che , a dir vero , sarebbe un esempio unico nella natura . Lasciamo dunque ai semplicisti della psicologia il sognare fra i due sessi delle identità che l ' osservazione quotidiana facilmente smentisce , e constatiamo che non occorre partire da una premessa così sbagliata per arrivare alla giustissima conseguenza dell ' uguaglianza giuridica fra uomo e donna . Se infatti la donna è diversa dall ' uomo , non per questo gli è inferiore : è diversa da lui , ma a lui equivalente , e di lui egualmente necessaria . Quindi non deve soffrire alcuna diminuzione di diritti . Del resto , a mantenere , ad aumentare anzi la profonda diversità congenita fra le doti psichiche dei due sessi , hanno certamente contribuito i lunghi secoli di barbarie e di oscurantismo durante i quali la donna era considerata poco più che una schiava , tenuta lontana non pure dalla vita pubblica ma da ogni luce di coltura e di intellettualità . Chi può dire che cosa sarebbe diventata la donna se sistemi orientali di educazione non avessero atrofizzate in lei tante energie ? Chi può dire qual senso di misura e di relatività avrebbe acquistato la sua mente , ancor oggi impulsiva e assoluta , se gli uomini non avessero irrigidito il suo cervello nella cieca obbedienza al despotismo del marito , o inacidito il suo cuore nelle solitudini dei conventi ? Chi può dire qual dignità e qual fiera difesa di sé stessa avrebbe ella imparato dall ' esperienza , se i Codici non l ' avessero considerata - e non la considerassero ancora - come una minorenne od una interdetta ? Io non credo vi sieno maledizioni bibliche che dannino in eterno all ' inferiorità una razza , e tanto meno un sesso . Noi , popoli di razza bianca , stiamo accorgendoci ora di ciò che sa fare e dove ha saputo arrivare in pochi anni la razza gialla , che certi pseudo - scienziati avevano già bollata come refrattaria ad ogni progresso ! Noi vedremo - se lo sapremo educare e se lo lascieremo liberamente espandersi al sole della civiltà - che cosa sa fare e dove può arrivare il sesso femminile ! Tutto si muove ed evolve nel mondo , e non ci sono , o per lo meno non ci saranno più un giorno , cosiddette fatalità che la storia non abbia smentite . La donna che finora era rimasta stazionaria o aveva progredito assai lentamente , entra adesso in un periodo di evoluzione più rapida , e - migliorando sé stessa - conquista in pochi anni ciò che prima impiegava secoli a conquistare . I filosofi della storia affermano che l ' evolversi della donna e il suo ascendere verso condizioni giuridiche migliori abbia sempre accompagnato ogni progresso dei popoli e sia il segno infallibile del passaggio dalla barbarie alla civiltà . Io credo che questo principio generale soffra qualche eccezione , giacché le leggi barbariche punivano , per esempio , con maggior mitezza alcuni delitti delle donne , e viceversa con maggior severità le offese recate dagli uomini alle donne , mostrando con ciò di applicare forse con più giustizia , certo con più cortesia quella differenza dei sessi che le leggi romane e in genere le leggi dei popoli civili , applicavano - ed applicano - in ben altro modo . Ma , senza insistere in particolari e limitandomi a segnare le tappe principali del cammino fatto dalla condizione giuridica della donna nel mondo , dirò che se nelle leggi romane come , del resto , in tutte le leggi d ' allora la donna sul principio contava poco o nulla perché non poteva disporre né di sé né dei suoi beni , ed era assorbita completamente dall ' autorità paterna o maritale , a poco a poco in Roma stessa , ella uscì da questa servitù assoluta . Al tempo di Cicerone la donna era proprietaria : alla fine dell ' Impero il diritto consuetudinario s ' era sovrapposto alle leggi e la donna , libera da ogni tutela per ciò che concerne i suoi beni , poteva comprare , vendere , disporre insomma della sua proprietà a suo talento . Tutto il lavoro dei giureconsulti romani ha consistito dunque nello staccare Eva dalla costa di Adamo , per darle un ' esistenza autonoma . E si può dire che l ' idea dell ' ugual dignità dei due sessi è un ' idea romana , confermata più tardi dal cristianesimo . Un ' idea però , più teorica che pratica , poiché solo parzialmente applicata , e che , per tradursi efficacemente in realtà , dovette attendere che passassero le epoche buie del medioevo e del feudalismo , e che scoppiasse la rivoluzione francese . Fu infatti la rivoluzione francese a rivoluzionare anche il diritto privato . Il nuovo giure femminile , le cui basi furono poste dall ' Assemblea legislativa e di cui l ' intero sistema apparve nel Codice Civile Napoleonico riposa veramente , ben più che il diritto romano , sull ' eguaglianza dei due sessi . In omaggio a questo principio , le leggi per la prima volta sancirono : l ' uguaglianza fra la donna e l ' uomo nella capacità di acquistare e di disporre ; l ' abolizione del Senato Consulto vellejano , ossia della incapacità per la donna di obbligarsi per altri ; la pari libertà di concludere e di sciogliere il matrimonio ; il diritto di successione intestata per le figlie , a pari condizioni coi fratelli . Non era tutto , ma era molto . Non era , nemmeno , una vera conquista femminile , giacché quelle riforme , pur essendo favorevoli alle donne , non erano state determinate da teorie feministe . Erano la conseguenza logica e necessaria dell ' abolizione dei maggioraschi e di altri privilegi di origine feudale ed aristocratica . Se la donna ne veniva favorita , ciò era un corollario , non lo scopo . La Rivoluzione francese - e intendo tanto coloro che intellettualmente la determinarono , quanto coloro che la eseguirono - non ebbe tempo di occuparsi della donna e dei suoi diritti . Rousseau , nel Contratto Sociale , non ne parla : Montesquieu , nello Spirito delle leggi , vi è contrario : Robespierre , questo tiranno mistico e sanguinario , teneva la donna a vile e voleva che l ' uomo fosse un dittatore nel seno della famiglia . Ed è perciò che se il Codice francese sancì e portò pel mondo - coi diritti dell ' uomo - l ' uguaglianza giuridica della donna , non spense interamente quel residuo di feodalità mascolina , che nel Codice stesso si rivela coll ' assoggettare la moglie alla ferrea volontà del marito . Secondo il Codice infatti , la donna , se rimane nubile o se , dopo essersi sposata , diviene vedova , è giuridicamente capace e libera di possedere , di comperare , di vendere , di contrattare , di commerciare , ma la moglie , oh la moglie è incapace , nel senso che nulla può senza l ' autorizzazione del marito . Lo spirito dominatore del maschio , lo spirito giacobino del politicante è tutto in questa differenza tra la donna che ha marito e la donna che non lo ha . Napoleone , commentando appunto le disposizioni del suo Codice , diceva : " il est une chose qui n ' est pas franC6aise : c ' est qu ' une femme mariée puisse faire ce qui lui plaît " . Ebbene noi possiamo parafrasare questa brutale asserzione dell ' imperatore , e dire : " c ' è una cosa che non è logica , ed è che una donna capace giuridicamente alla vigilia del matrimonio , diventi incapace la mattina dopo " . Se mai , la dignità di sposa , la gloria di madre , dovrebbe aumentare i suoi diritti , non diminuirli ! Lo so che , se si è colpita la sposa d ' una incapacità che comincia dal matrimonio e finisce con esso , non è stato in odio alla donna o unicamente pel pregiudizio feudale che l ' uomo è il padrone assoluto in casa sua , ma è stato anche per una ragione più alta e innegabilmente rispettabile : per impedire che la disciplina domestica s ' indebolisca , per tenere intatta l ' unità della famiglia . Dicono i giureconsulti , e ripete , del resto , il buon senso di tutti : una direzione ci vuole : non si concepisce una nave senza pilota , uno Stato senza sovrano , un esercito senza generale , una società senza direttore , un ' assemblea senza presidente , e quindi non si può concepire una società coniugale senza un capo . Siamo d ' accordo . Ma non si concepisce nemmeno che oggi , quando le condizioni economiche di tutti e specialmente della donna sono mutate , ella sia poco o nulla padrona del suo danaro , del danaro ch ' ella guadagna ! Non si concepisce che oggi , quando la donna , pel fatto ch ' ella lavora non solo fra le pareti domestiche , ma al di fuori , nelle fabbriche , nelle officine , ed ha acquistato un valore commerciale e industriale che prima non aveva , ed è non più l ' oggetto di lusso cui si chiede qualche ora di piacere , ma il valido aiuto del maschio nel sopportare i pesi materiali e morali della famiglia , non si concepisce - ripeto - che il legislatore voglia ancora lasciare nei Codici questa tutela economica della moglie , tutela che è spesso la prima origine delle discordie coniugali , ed è talvolta anche l ' origine della rovina delle famiglie ! Non è qui il caso di precisar meglio ciò che vado dicendo , citare articoli di Codice e commentarli , ma voglio dire , a onor nostro , che il Codice Civile italiano è , per ciò che riguarda la condizione economica della moglie , migliore del Codice Napoleonico , contro cui insorge oggi in Francia una lega di intellettuali , migliore anche di altri Codici Civili d ' Europa , ma non tale da soddisfare le esigenze , ch ' io credo legittime , dei feministi . Il matrimonio , anche in Italia , è per la donna , quanto ai beni , un profondo sonno : un sonno da cui spesso è svegliata di soprassalto per il romore d ' un disastro . Il marito , abituato a non dipendere da nessuno , chiede raramente in affari il consiglio della moglie .... anche quando si tratta dei danari di lei . La moglie , in parte obbligata dalla legge , e ancor più abituata dal costume , si tiene estranea a ciò che non è la quotidiana azienda domestica . E questo letargo dell ' attività femminile è , oltre che un ' ingiustizia , un errore , perché la donna ha più prudenza dell ' uomo , ed essendo per indole più conservatrice , non sarebbe mai favorevole a quelle incoscienti larghezze che a poco a poco corrodono i patrimonii , né a quelle speculazioni arrischiate che d ' un tratto li inghiottono . * Senonché , non è soltanto come moglie e come proprietaria che la donna potrebbe lagnarsi del Codice Civile . È sopratutto come fanciulla e come madre ch ' ella potrebbe protestare contro le ingiustizie della legislazione . Strana e triste ironia ! Il legislatore , per giustificare la tutela giuridica cui assoggettava la donna , ha fatto ricorso alla debolezza di lei e al suo bisogno di protezione : ma si è dimenticato totalmente di questa debolezza femminile e di questo bisogno di protezione quando si trattava di protegger la donna dalle seduzioni del maschio .... Il legislatore , cioè , ha avuto tutte le precauzioni per salvaguardare il patrimonio economico della donna e ha voluto che , non lei sola , ma anche il marito ne fosse responsabile : non ha avuto nessuna preoccupazione per salvaguardare il patrimonio morale , l ' onore della fanciulla , e all ' uomo che l ' ha compromessa ha detto sorridendo : " stai pure tranquillo ! tu non sei responsabile ! la ricerca della paternità è interdetta ! " . È logico questo ? è giusto ? è umano ? Io leggo nel nostro Codice Civile l ' articolo 1151 che dice : " qualunque fatto dell ' uomo che arreca danno ad altri , obbliga quello per colpa del quale è avvenuto a risarcire il danno " . Questo articolo protegge le nostre finestre , le nostre porte , i nostri mobili , i cancelli dei nostri giardini , le derrate delle nostre campagne , il nostro cane e il nostro cavallo .... ma non protegge la donna ! Davanti al Codice , la donna è meno delle nostre bestie ! Eppure non è forse arrecar danno alla donna il sedurla , farla soffrire , distruggere , forse per sempre , la sua bellezza e la sua salute , e lasciarle la doppia croce del disonore e dell ' obbligo materiale di nutrire il bambino e allevarlo ? Oh , io sento le voci degli uomini prudenti e severi , che hanno tanto rispetto per la famiglia legale e così poco per le famiglie illegali che l ' amore crea e danna all ' infelicità , io sento le voci dure e fredde che dicono : " la donna fu debole , ella doveva riflettere prima di cedere , che colpa ha l ' uomo s ' ella non gli ha saputo resistere ? " ed io sento anche le voci maligne che susurrano : " è un ' ingenuità il credere che chi seduce sia l ' uomo ! è la donna che nella maggior parte dei casi seduce ! " . Ebbene ? e se anche ciò fosse vero ? In qual trattato di logica o di morale si può trovare il principio che dei due complici di un ' azione , uno solo deve pagarne la pena e sopportarne le conseguenze ? E mi si concederà per lo meno , che se l ' uomo non è il primo autore del male , è innegabilmente il complice necessario . E perché mai questo complice necessario , compiuto ciò che ha creduto di compiere , succhiato il miele del fiore , se ne può partire indisturbato , libero come l ' ape vagabonda , con un pensiero di meno ed un trionfo di più , lasciando nell ' abbandono , nel dolore , nella vergogna colei che gli ha dato il meglio dell ' esser suo ? Ma - ripetono ancora quelle voci severe e prudenti - : " il Codice non può preoccuparsi di tutti questi infiniti piccoli drammi d ' amore ove l ' uomo compie la sua esperienza di maschio saggiando la virtù femminile ; questi casi non dipendono che dalla coscienza ! " . Ebbene : io credevo appunto che la legge dovesse essere la coscienza di quelli che non ne hanno ! Credevo che la legge dovesse ristabilire l ' equilibrio fra la responsabilità dell ' uomo , che ora è nulla , e la responsabilità della donna , che ora è troppa , non solo per ubbidire a un criterio di giustizia e per diminuire quel tributo di anime e di corpi femminili che l ' umanità paga al minotauro dell ' egoismo maschile , ma anche per ragioni di previdenza sociale . Sapete voi che accade di tutte le fanciulle abbandonate e di tutti i figli illegittimi ? Che cosa accada delle fanciulle tradite è facile immaginare . Tolte le pochissime eroine che hanno la sapiente dolcezza della rassegnazione e che col lavoro onesto sanno ricostruirsi la vita che l ' inganno d ' un uomo minacciava di spezzare per sempre , tolte le poche energiche che nell ' impeto del dolore pel vigliacco abbandono trovano il coraggio criminoso di vendicarsi dell ' amante col coltello , col revolver , col vetriolo , tutte le altre scendono più o meno lentamente la scala del vizio , povere candide foglie di magnolia che il primo contatto ha ingiallito per sempre ! E che accade dei figli ? di quell ' esercito di illegittimi che sorgono ogni anno a minacciare la società , di cui dicono i vizii nascendo , e di cui rappresentano , vivendo , i vizii e i delitti ? Un piccolo numero di illegittimi paga subito , colla morte violenta , la colpa e la vergogna della nascita . L ' infanticidio è l ' estrema aberrazione della fanciulla tradita , che non seppe uccider sé stessa né vendicarsi contro l ' amante , e che sopprime l ' innocente , la prova viva e strillante del suo disonore . E i giurati assolvono il delitto orrendo - 33 assoluzioni ogni 100 infanticidii - non solo perché essi sentono che il delitto in questo caso non è la conseguenza di passioni malvagie , bensì la testimonianza sanguinosa d ' una rivolta legittima , ma assolvono anche perché essi si trovano di fronte solo la fanciulla - madre , non vedono l ' uomo , il complice necessario che è lontano , e questa ingiustizia li disarma e li rende indulgenti .... E quando l ' infanticidio non lo compie la madre , pensa la società matrigna a commetterlo sui figli illegittimi . Usciti alla luce dopo mesi di ansie e di dolori , privi d ' ogni cura igienica come d ' ogni cura morale , essi sono sacrati dalla morte ; e ne muore infatti l'11 per cento nel primo mese e il 24 per cento nel primo anno . Poi .... poi .... gli altri che restano - senza un nome , senza una posizione , incapaci d ' orgoglio - traversano la vita con l ' odio latente contro l ' ingiustizia di cui son vittime , e popolano i nostri ospedali e le nostre prigioni ! E allora , in presenza di questi bimbi che , se non sono uccisi o non muoion di stenti , divengono la zavorra sociale , in presenza di tante donne che cadon nel fango , se non entrano in prigione per essersi vendicate dell ' amante , io vorrei ripetere la domanda che il Senatore Rivet rivolgeva ai legislatori del suo paese : io vorrei chiedere ai gravi uomini politici che nelle questioni di commercio e di dogana sono così spesso protezionisti arrabbiati , io vorrei chiedere se troveranno ancora che è inutile protegger la donna dalle seduzioni del maschio , e se si pronuncieranno ancora per il libero scambio degli abbandoni e degli infanticidii , dicendo con una beata indifferenza : lasciate fare , lasciate passare ! * Forse - poiché l ' egoismo maschile è tanto grande - non si riuscirà ad ottenere che l ' uomo provveda , almeno economicamente , alle prime necessità dei figli illegittimi , finché le donne non avranno pari agli uomini il diritto di voto e quindi il diritto di fare le leggi . Lo constatava col suo sorriso arguto di filosofo canzonatore anche Beaumarchais quando nel Mariage de Figaro , alludendo appunto al modo con cui il Codice tratta la donna che ha peccato d ' amore , scriveva : de cette absurde injusticefaut - il dire le pourquoi ? Les plus forts ont fait la loi ! Questa questione del voto alle donne - in cui s ' appunta lo sforzo maggiore del feminismo - parmi appartenga al numero di quei problemi politici , e son molti , pur troppo , che spaventano più per l ' ignoranza che si ha delle loro conseguenze , che per la conoscenza delle ragioni che li sostengono . Noi abbiamo , spesso , la paura delle parole : noi abbiamo , talvolta , l ' avversione istintiva per certe riforme che immaginiamo gravide di chi sa quanti e quali pericoli . Anche gli uomini adulti , come i bambini , hanno i loro cauchemars . Ma quando spunta il sole i fantasmi scompaiono , e quando certi problemi si studiano da vicino al lume tranquillo dell ' osservazione scientifica , ci si accorge che essi non erano così rivoluzionarii come la nostra timidità e il nostro misoneismo temevano . Il voto alle donne ! Per essere sincero comincio col dichiarare che io non credo che le nostre leggi attuali lo riconoscano : chi lo crede non può essere che un partigiano il quale scambia il suo desiderio per la realtà , o un avvocato , il quale - secondo il solito - sostiene che la legge sancisce l ' opinione del suo cliente ! No : le nostre leggi non riconoscono nella donna il diritto di voto politico .... ma lo potrebbero , lo dovrebbero riconoscere . Ho letto molte pagine pro e contro il voto femminile , e naturalmente anche i discorsi pronunziati recentemente alla Camera , dove , per miracolo ! l ' estrema destra di Luigi Luzzatti si è trovata d ' accordo coll ' estrema sinistra dell ' on . Mirabelli in un atto di cavalleresca cortesia verso le signore : ma confesso di non aver trovato nulla di meglio , né per logica né per chiarezza , degli argomenti che sviluppava Condorcet , nientemeno che 120 anni fa , nel Journal de la Sociéte de 1789 . Il diritto di eleggere ed essere eletto è fondato per gli uomini sul loro carattere di creature intelligenti e libere . Non sono creature tali anche le donne ? I soli limiti a quel diritto sono la condanna a una pena afflittiva o infamante , e la minorità . Ebbene : forse che tutte le donne ebbero conti a regolare colla giustizia , o non è scritto all ' articolo 240 del Codice Civile che ogni individuo dei due sessi all ' età di 21 anno è maggiore ? Si argomenterà forse dalla pretesa inferiorità mentale della donna ? È assurdo , perché - dato che tale inferiorità esista - forse che gli uomini poco intelligenti non hanno diritto di voto ? Ma l ' infimo impiegato d ' ordine dell ' infima amministrazione ha gli identici diritti politici di Guglielmo Marconi ! Si argomenterà dalla debolezza fisica delle donne ? Se questa obbiezione valesse , bisognerebbe sottoporre gli elettori a un giurì di medici , e poiché non si è ancora istituita la visita medica elettorale e votano nevrastenici , epilettici ed alcoolisti , mi sembra che - per ciò che riguarda la salute - potrebbero votare anche le donne . L ' obbiezione capitale - tutti lo sanno e lo sentono - consiste nell ' osservare che , aprendo alle donne la vita politica , si distolgono dalla famiglia . Ma non le distolgono dalla famiglia anche oggi , più assai dell ' ipotetica partecipazione alla vita politica , le professioni manuali e il commercio ? Non è la nostra vita affrettata e febbrile che lancia nelle officine , nei magazzini , nelle amministrazioni , le fanciulle , le spose , le madri ? Non è questo terribile aculeo della lotta economica , non è l ' ansia del guadagno , non è la fatalità della grande industria che toglie l ' operaia al suo focolare , al suo bambino , ai suoi doveri di madre e di moglie , per sequestrarla tutto il giorno là dove il mostro della civiltà ha bisogno del suo lavoro ? Protestiamo pure contro questa immane e dura necessità , ma non accusiamo il voto politico di produrre un danno che già il capitalismo , la macchina , la creazione dei grandi opifici hanno prodotto . Non è la piccola scheda bianca che toglierebbe la donna alla casa e alla famiglia , di dove l ' ha già distolta la grande industria e la nera officina . Forse che per votare - o per apprendere quel tanto che occorre per votare con coscienza e con libertà - la donna dovrebbe impiegare quelle otto o dieci ore di lavoro al giorno , che oggi ella ruba alla sua famiglia .... senza che gli antifeministi protestino ? O forse che gli antifeministi non si preoccupano della donna che deve guadagnarsi la vita col suo lavoro - e che è pure la gran maggioranza - e pensano soltanto alla donna ricca e agiata , facendo una comoda sociologia da salotto , come Paul Bourget fa della psicologia da milionari studiando soltanto anime umane che abbiano almeno cento mila lire di rendita ? Io non vedo , dunque , lo confesso , un solo argomento che possa validamente contrastare in teoria il diritto di voto alle donne . Quanto alla pratica - cioè all ' immediata attuazione - prescindendo da coloro che temono dal voto femminile una riscossa reazionaria - sono le donne stesse che dimostrano di non sentirne l ' imperiosa necessità . In Austria dove , da oltre trent ' anni , le donne del grande possesso nobile hanno diritto di voto , poco e raramente lo esercitano . In Francia e in Belgio , paesi più evoluti del nostro , non si è ancora tentata l ' ardita riforma . In Italia , basterebbe constatare l ' indifferenza con cui la maggior parte del pubblico femminile ha seguìto la recente discussione parlamentare - che fu del resto più un ' esercitazione rettorica che l ' espressione eloquente d ' un sentimento sincero - per convincersi che all ' entusiasmo di poche non segue il consenso pieno e caldo di tutte . Basterebbe , sopratutto , gettare uno sguardo sulla statistica spaventosa delle donne analfabete - il 50 per cento delle spose italiane non sanno nemmeno firmare col proprio nome l ' atto di matrimonio ! ! - per comprendere che troppe altre cose più urgono fra noi per la vera emancipazione della donna ! * Proclamare , dunque , tutti i diritti , non far dedizione d ' alcuno anche lontano ed altissimo , ma perseguire con tenacia conquiste immediatamente più utili e necessarie , ecco la tattica di un feminismo fecondo . Volere la donna pari all ' uomo , ma cercar di elevarla , con l ' educazione e con l ' istruzione a quella dignità cui ella agogna . Giacché , più che la donna elettrice , più che la donna politicante , urge oggi rivendicare la donna nella semplicità della sua sacra funzione , cioè la donna che ama . Io non credo al feminismo spurio che sotto il nome di lotta di sesso vuol far guerra all ' uomo , vuol mascolinazzare la donna , vuol dare ad intendere ch ' essa possa fare a meno dell ' uomo . Ciò è contro la natura , contro la bellezza , contro l ' amore ! Io credo al feminismo che innalza la donna , che le apre tutte le vie , in modo che la sua mente possa spaziare fin là dove una volta non arrivava nemmeno il suo sguardo , ma le lascia però intatte tutte le sue femminili attrattive . Gli è appunto quando la donna è veramente donna , e non un ibrido campione del terzo sesso , che ella può creare capolavori . Le donne che hanno scritto dei libri che resteranno non sono le donne che hanno ucciso in sé stesse il sesso per meglio misurarsi nella concorrenza brutale col maschio , ma sono le donne che hanno amato . Se c ' è una poesia femminile che commuova , è quando esprime la passione : se c ' è un ' opera d ' arte di donna che s ' imponga è quando l ' ha infiammata l ' amore . Diceva il Guizot che ricercando un giorno con Macaulay quale fosse , nella letteratura , l ' opera femminile che più si avvicinava alla perfezione , s ' eran trovati d ' accordo nel pensare che erano le lettere di M.me de Sevigné , e che entrambi avevano attribuito la superiorità di quel capolavoro al fatto che era l ' opera d ' una madre . Non dunque un feminismo che spenga ciò che vi è di più puro e di più sacro nella donna : non un feminismo che divida ed odii , ma un feminismo che eguagli e rinsaldi i legami spirituali fra l ' uomo e la donna . Diamo alla donna tutti i diritti che le spettano - ella vedrà se è il caso di esercitarli - ma diamole sopratutto quell ' educazione libera e fiera di cui manca , e che le è necessaria per comprendere che ella deve essere , non la nostra concorrente , ma la nostra alleata , e che il suo miglioramento significa raddoppiare le forze intellettuali del genere umano e quindi le probabilità di una vita felice . Come l ' uomo e la donna sono fisiologicamente necessari per creare la vita , così l ' accordo fra loro - pari ormai di coltura di dignità di diritti - è necessario per creare il progresso . Questa è la verità , e questa , io credo , è anche la poesia ! Una delle più illustri feministe italiane , Anna Maria Mozzoni , confessava : " povere ribelli siamo noi , che amiamo i nostri nemici ! " . E in queste parole sta la conclusione migliore del nostro problema , giacché se è vero che l ' uomo non è mosso ad agire altro che dal desiderio di far omaggio di tutto ciò che egli conquista - fama onori ricchezze - alla donna che ama , anche il feminismo non può e non deve essere che la rivendicazione della personalità della donna perché questa possa più nobilmente offrirla a colui che essa liberamente si è scelto . L ' ISTRUZIONE DELLA DONNA . Il faut élever la jeune fille avec la pensée constante qu ' elle sera un jour la compagne de l ' homme . M.me DE STAËL . Si racconta che essendosi chiesto una volta a Legouvé in quale periodo della vita dei suoi figli egli cominciasse la sua azione di educatore : Prima che nascano , rispose . Pur troppo , pochissimi padri saprebbero e potrebbero rispondere con la profondità filosofica e con la previdente affettuosità di Ernesto Legouvé ; e certo nessun governo ha mai voluto spingere così indietro e così lontano le sue cure per l ' educazione de ' cittadini . I governi , in genere , non pensano all ' educazione ma soltanto all ' istruzione , e non sempre felicemente e compiutamente nemmeno a questa . Se la statistica fu definita una specie di bromuro scientifico poiché calma , colla doccia fredda delle cifre , i nervi eccitati della nostra curiosità , c ' è una statistica che dovrebbe , anziché calmare i nostri nervi , irritarli , e farci salire al viso le fiamme della vergogna per la nostra inferiorità di fronte agli altri popoli civili . Intendo la statistica dell ' analfabetismo . Mentre in Germania si contano appena 2.45 analfabeti su 100 abitanti , e in Inghilterra 3.45 , e in Francia 3.50 , noi italiani vinciamo il triste record della barbarie anche in confronto alla Russia , giacché questa ha 36 analfabeti su 100 abitanti , e noi ne abbiamo 52.93 . E pur troppo questa statistica complessiva - se si volesse distinguere per sesso - riuscirebbe assai più grave per la donna che per l ' uomo ! Infatti , prendendo come termine di paragone i dati demografici che riguardano i matrimonii innanzi agli ufficiali dello Stato Civile ( se si consultassero anche i matrimonii religiosi sarebbe ancor peggio ! ) noi troviamo che su 100 sposi , soltanto 35.50 non seppero firmare l ' atto nuziale , mentre su 100 spose non lo seppero firmare 47.95 . Quindi - ed è veramente doloroso a dirsi - quindi la metà delle mogli e delle madri italiane non sanno nemmeno scrivere il proprio nome ! Immaginiamoci la coltura della maggior parte dell ' altra metà ! E sorvolo , per carità di patria , sul fatto che in Germania , in Francia e in Inghilterra le spose che non sanno sottoscrivere l ' atto di matrimonio raggiungono appena la cifra del 2 , del 3 , al massimo del 4 per cento . Di fronte a queste constatazioni - che sono vergognose e socialmente pericolose , ma che i nostri uomini politici pare siano abituati a considerare con olimpica indifferenza , come un male necessario che la terza Italia ha ereditato dall ' Italia dei Papi - di fronte a queste constatazioni verrebbe fatto a un ingenuo di domandare : " Ma c ' è o non c ' è , in Italia , una legge sull ' istruzione obbligatoria ? " . La legge c ' è , e da più di trent ' anni , perché appunto dal 1877 fa parte della raccolta delle innumerevoli Leggi e Decreti del Regno , ma .... chi pon mano ad essa ? Questa nostra legge - che ebbe l ' unico merito di precedere quelle analoghe di Francia e di Inghilterra - ebbe , fra gli altri , il torto gravissimo , dovuto a ragioni finanziarie , di limitare dai 6 ai 9 anni l ' età in cui l ' istruzione è obbligatoria . Questo periodo di tre anni era troppo breve , non solo per lo scopo diretto dell ' istruzione , ma anche per lo scopo indiretto di prevenzione sociale che la scuola dovrebbe prefiggersi . Tutti i paesi civili avevano stabilito un periodo più lungo per lo meno del doppio : in Francia l ' istruzione è obbligatoria dai 6 ai 13 anni , in Austria , in Ungheria , in Germania dai 6 ai 14 , in Inghilterra dai 5 ai 14 , in Isvizzera dai 6 ai 16 anni . E sorgeva spontanea la domanda : il bambino e la bambina italiani che a 9 anni compiuti non hanno più l ' obbligo di frequentare la scuola , che cosa faranno ? ( Parlo , si capisce , dei bimbi di quelle infime classi sociali che non potendo darsi il lusso di continuare l ' istruzione per conto proprio , mandano i loro figli a scuola - se li mandano ! - solo nel periodo fissato dalla legge ) . A questi bambini sarà evidentemente scuola la strada , poiché il padre e la madre , contadini o operai , occupati nei lavori dei campi o delle officine , li lascieranno vagabondare , lieti d ' avere per qualche ora un pensiero e una noia di meno .... Il ministro Orlando si rese conto di questa inferiorità del nostro paese , che equivaleva a un pericolo sociale , e colla legge . luglio 1904 estese l ' obbligo dell ' istruzione fino al dodicesimo anno di età e fornì ai Comuni i mezzi per istituire corsi d ' istruzione elementare superiore . L ' intenzione era nobilissima , ma rimase semplicemente .... intenzione . Si può dire infatti senza peccare di soverchio pessimismo , che la legge del 1904 non è osservata in pratica . E non è osservata perché le pene ai genitori che vi contravvengono sono più miti che altrove ( un ' ammenda di 50 centesimi ! ) e perché oltre ad essere miti , sono rarissimamente applicate . Così non solo la legge sull ' istruzione obbligatoria non è osservata , ma è del tutto inutile , giacché in Italia la scuola è frequentata soltanto .... da chi vi si reca spontaneamente . Mentre , infatti , in Inghilterra e agli Stati Uniti , sia per la maggiore educazione del popolo , sia per l ' inflessibile rigore anglosassone con cui sono puniti i contravventori alla legge , non esiste una differenza apprezzabile fra il numero degli alunni che dovrebbero frequentare la scuola e il numero di coloro che effettivamente la frequentano , da noi invece pur troppo , un terzo degli alunni che vi sarebbero obbligati disertano la scuola . Si tratta cioè di un milione , badate , di un milione di bambini e bambine che dovrebbero frequentare la scuola e non la frequentano . Ed è così apatica la nostra indole , che nessuno chiede spiegazione di questa trascuratezza che costituisce un delitto ; nessuno domanda di chi è la colpa se la legge sull ' istruzione obbligatoria non viene osservata ; nessuno pensa che un milione di bimbi fra i 6 e i 12 anni sul lastrico della via significa un futuro pericolo sociale gravissimo , significa l ' analfabetismo colle sue conseguenze fatali , il vagabondaggio e la delinquenza ! E mentre è facile trovare , nel Parlamento e fuori , chi alzi fiere proteste contro ogni irregolarità e contro ogni abuso - purché siano , s ' intende , commessi dagli avversarii politici , perché quando sono commessi dai correligionarii anche i delitti si scusano , - è difficilissimo il trovare chi senta il bisogno e il dovere di salire su dalla morta gora del pettegolezzo politico e del piccolo scandalo parlamentare , per guardare in faccia i veri problemi che interessano la vita della nazione , e per chiedere che non sia abbandonata all ' ignoranza dei più e all ' indolenza del governo la funzione della scuola , in cui riposa la migliore energia del popolo e la salute dell ' avvenire ! Mi si perdoni se , per chiudere questo argomento , insisto ancora con delle cifre : saranno le ultime . Il numero degli alunni d ' ambo i sessi raggiunge circa il 20 per cento sul totale della popolazione in tutti i paesi civili : è il 20.70 nella Svizzera , il 20.38 agli Stati Uniti , il 20.00 in Baviera e Sassonia : da noi è soltanto il 7.89 per cento . E non occorre fare dell ' alta sociologia per riconoscere questa verità assiomatica : che la percentuale massima nel numero degli alunni è l ' indice tangibile della massima civiltà , ossia dei paesi dove è maggiore il benessere materiale , più diffusa l ' industria , e minore il numero de ' reati . * Sono molte le scuse o le giustificazioni che si adducono per spiegare questa nostra inferiorità . Ma , sorvolando sulle secondarie , le cause principali del doloroso fenomeno si possono ridurre a due , una sociale , l ' altra strettamente economica . La causa sociale e , in parte , di razza , - che potrà , speriamo , affievolirsi col tempo ma che oggi è ancora fortissima specie nell ' Italia meridionale , - consiste nel fatto che i genitori italiani non intendono l ' utilità della scuola pei loro bambini , preferiscono sfruttarli col lavoro e colla mendicità in età ancor tenera , o lasciarli in ozio in mezzo alla via .... Il vizio è nel sangue , e le leggi possono fare ben poco ! Nel Belgio , per esempio , non esiste istruzione obbligatoria ; eppure colà le scuole sono frequentatissime . Altra razza , e , diciamolo pure , altro grado di civiltà ! E poiché in Italia le autorità - come ho detto - non si prendon la pena di infligger multe a quei genitori che non inviano i loro figli alla scuola , il cattivo esempio s ' estende , e la piaga si fa cancrena . Dunque : in basso , incredulità nei vantaggi dell ' istruzione : in alto , indolenza nel reprimere le contravvenzioni , - ecco gli ostacoli contro cui si dibatte fra noi il problema della scuola . Ma l ' ostacolo maggiore è l ' ostacolo economico , la difficoltà finanziaria . È noto che in molti Comuni le scuole sono in uno stato così deplorevole , da giustificare quasi coloro che non le frequentano . Si è sempre detto , e si continua a dire , che non ci sono denari per il Ministero dell ' Istruzione Pubblica , il cui bilancio è notoriamente la cenerentola dei bilanci italiani . Io credo che , come i giornali ricorrono alla scusa della tirannia dello spazio per giustificare la non pubblicazione di ciò che non vogliono pubblicare , così i governi riparano dietro la scusa della tirannia finanziaria per non spendere mai danari dove non li vogliono spendere . Noi siamo ancor vittime del pregiudizio che per la grandezza della patria occorra crear fucili e cannoni anziché teste ed uomini , e noi dimentichiamo che le vittorie dell ' esercito tedesco sono dovute alla coltura dei suoi soldati . Per questo la Germania , che sa preparare da lontano le sue vittorie , non lesina danaro all ' istruzione pubblica : per questo il solo regno di Prussia spende 356 milioni all ' anno per la sola istruzione popolare , e la stampa tedesca anche la più conservatrice trova che è poco , e noi invece ci accontentiamo di un bilancio totale dell ' istruzione pubblica che s ' aggira intorno ai 100 milioni , di cui lo Stato ne paga meno della metà e il resto lo pagano i Comuni ! Io non voglio - né saprei - discutere se oggi in Italia uomini politici che veramente e fermamente volessero , potrebbero ottenere che per l ' istruzione pubblica si facesse più di quanto oggi si faccia : certo so che la grande riforma che la patria aspetta è l ' aumento delle risorse materiali della scuola . Aumento tanto più necessario in quanto che ora s ' avanza - oltre e insieme ai maschi - l ' esercito femminile , che una volta era non solo assolutamente escluso dalle scuole secondarie e , Dio liberi , dalle Università , ma era anche escluso , se non in via assoluta , almeno in forza del costume e dell ' abitudine , dalla scuola primaria . Una volta non si riconosceva alcun diritto di istruzione nelle donne . Sottomesse giuridicamente , lo erano anche intellettualmente , e gli uomini le lasciavano , le volevano lasciare nella più beata ignoranza . Une femme en sait toujours assez diceva Molière quand la capacité de son esprit so hausseà connaître un pourpoint d ' avec un haut de cnausse . E Goethe in una lettera ad un amico sosteneva che l ' istruzione della donna doveva limitarsi alle nozioni più elementari e consigliava di affidare alle ragazze le cure della cucina e del giardino e di far lavorare coll ' ago quelle che preferissero star sedute . La citazione è forse un po ' troppo antica ? Elisabetta d ' Austria confessava al suo fedele e forse unico amico il dottor Christomanos : " meno le donne imparano e più esse hanno pregio , poiché esse estraggono dal loro io tutta la loro scienza . Il resto non fa che snaturarle : esse disimparano una parte di loro stesse per appropriarsi imperfettamente un po ' di grammatica o un po ' di logica " . Questa avversione alla coltura può sorprendere nella bocca di un ' imperatrice coltissima , la quale forse pronunciò quelle parole in un giorno di tristezza e di ironia ; ma era lo stato d ' animo di quasi tutti fino a trent ' anni or sono . Fino a quell ' epoca infatti soltanto una piccola minoranza di fanciulle frequentava le scuole primarie . E del resto , non abbiamo , ognuno di noi , dei documenti dolorosi di ciò che fosse l ' educazione femminile della generazione che ci ha preceduto ? Non troviamo oggi noi stessi nelle donne attempate delle classi inferiori una gran maggioranza di analfabete , e non troviamo anche nelle donne delle classi ricche , specialmente di certe provincie , una coltura così bassa da lasciar germogliare ogni sorta di superstizione ? Il concetto di educare la donna - non per semplice abbellimento come in certi conventi e in certi collegi di cui parleremo fra poco - ma per renderla intellettualmente e moralmente migliore è dunque un concetto relativamente nuovo . Come è recente il fatto che la donna osi uscire , per istruirsi , dalla famiglia , e mescolarsi nelle scuole pubbliche coi fanciulli . Ancora pochi anni fa il numero degli alunni maschi nelle scuole primarie era dovunque assai maggiore di quello delle fanciulle : ora tendono ad equilibrarsi , e in alcuni Stati , in Francia per esempio e in Baviera , il numero delle femmine supera quello dei maschi . Da noi - ed il fenomeno è confortante - il numero delle fanciulle che frequentano le scuole elementari va gradatamente e regolarmente crescendo , e poiché le ultime statistiche di qualche anno fa davano una minima differenza fra i due sessi , è probabile che ora l ' esercito delle piccole alunne abbia raggiunto numericamente l ' esercito maschile . C ' è un ' altra constatazione a farsi , per noi italiani ( dopo aver rilevato il male , è bene poter constatare anche il bene del nostro paese ) ed è che l ' Italia può dirsi fra i paesi latini il più progredito riguardo a quel sistema di coeducazione dei sessi o scuola mista , universalmente adottato agli Stati Uniti , ma viceversa ancora respinto in tutto o in parte dai paesi d ' Europa . Io credo all ' efficacia intellettuale e morale della scuola mista , giacché essa dà maggior vita e colorito , maggior emulazione al lavoro , e come diceva un esperto educatore " elimina l ' isterismo e ridona l ' ozono della vita naturale ad una atmosfera resa deleteria dagli antichi costumi monastici " . È una triste abitudine quella invalsa finora - e che stranamente prevale ancor oggi nella arditissima Francia - di voler tenere distinti e ben divisi ragazze e ragazzi nei primi anni della vita , quando il sesso ancora non parla , per lasciarli poi insieme nella vita di società proprio quando il sentimento dominante da una parte e dall ' altra è l ' amore ! Abituati a stare insieme fin da bambini , i maschi e le femmine acquistano quella franca e libera e fraterna camaraderie senza secondi fini , che , se spaventa forse le anime timorate , è certo più leale e più sana di quelle sapienti ritrosie gesuitiche in cui si riassume talvolta tutto il pudore di certe fanciulle . La scuola mista non fu in Italia un atto di volontà : fu una conquista inconscia del pubblico sul governo . Essa sorse quasi di sorpresa , inavvertitamente . Si cominciò - in qualche città dove non esistevano istituti femminili - ad accordar per favore a un padre l ' ammissione in un ginnasio o in una scuola tecnica della sua figliuola ; e l ' iniziativa ardita , prima criticata e combattuta come tutte le iniziative , fu a poco a poco imitata . Gli uomini , sul principio , sono ribelli , ma poi , e in questo caso per fortuna , ritornano pecore . Oggi , e intendo per oggi la data delle più recenti statistiche , oltre le 20 mila alunne delle scuole normali , abbiamo più di 9000 alunne nelle Scuole tecniche e più di 500 negli Istituti tecnici , più di 2000 nei Ginnasii e oltre 400 nei Licei . E ogni anno segna un aumento costante Ecco le cifre precise : Debbo questa statistica alla cortesia del comm . De Negri , Direttore Generale della Statistica , che volle compilarla per me sui Bollettini Ufficiali del Ministero della Pubblica Istruzione . Nelle Università il progresso fu più lento . Nessuna donna s ' era laureata in Italia prima del 1877 . In quell ' anno e nei tre successivi si ebbe una laureata all ' anno . Il numero rimase scarsissimo fino al 1893 , in cui furono 15 , e poi salirono fino alla cifra di 52 nel 1900 Anche questa statistica è dovuta al Comm . C . De Negri = . Dato l ' abbrivo , è facile prevedere che l ' aumento continuerà in proporzioni sempre maggiori . Non arriveremo , e non ci avvicineremo nemmeno agli Stati Uniti , dove le alunne che frequentano i corsi secondarii ( ossia i nostri ginnasii e licei ) sono più numerose dei maschi , dove nel 1900 si contavano di fronte a 130 mila ragazzi che dicevano di studiare il latino , 190 mila ragazze che lo studiavano , e dove oltre alle Università miste esistono 13 Collegi universitarii unicamente destinati alle donne con 5100 studentesse , - ma ci metteremo senza dubbio anche noi per la grande strada maestra che consente alla donna quell ' alto grado di istruzione che la rende non solo eguale all ' uomo ma , ciò che più importa , indipendente da lui . Il Tocqueville , il quale scriveva quando le condizioni della donna americana non avevano ancor raggiunto il livello che toccano ai nostri giorni , era stato fin da allora colpito dai progressi del movimento femminile in America , e confessava : " Se voi mi domandate a che cosa io penso doversi attribuire la prosperità singolare e la forza ognor crescente del popolo americano , io risponderò doversi attribuire alla superiorità intellettuale delle sue donne " . Potremo anche noi meritare , in un tempo più o meno lontano , un simile elogio da un altro grande storico dell ' avvenire ? * Prima di rispondere a questa domanda , bisogna porne un ' altra : bisogna domandarci : perché studiano queste studentesse ? perché vengono , sorelle intellettuali , a combattere con noi la grande battaglia della scienza contro l ' ignoto , o dell ' arte per la bellezza ? perché le troviamo sui nostri passi , concorrenti gentili e temute , a darci il sorriso della loro compagnia , ma a rubarci , spesso , la palma del trionfo ? Esse vengon fra noi perché le sospinge forse l ' amore allo studio , perché le trascina senza forse la necessità economica . Anche la donna sente oggi al pari dell ' uomo il desiderio di una sua propria espressione individuale : sente il bisogno di affermarsi da sola , col proprio lavoro , col proprio cervello , per rendersi indipendente . Direi che agogna ad una vita umana nell ' ampio senso latino della parola , e non vuol più rimaner chiusa nella semplice vita sessuale , dove la storia l ' aveva confinata finora . Vuole il mondo per sé , e non la famiglia soltanto . È un bene ? è un male ? Non importa qui dire : è la fatalità ! La donna era sempre vissuta in una specie di parassitismo economico . L ' unica sua speranza e l ' unica sua carriera era il matrimonio . Lo stato psicologico della fanciulla era l ' attesa ; e questa sua condizione di dover aspettare il marito non era che una forma di muta mendicità . Perciò , se non si maritava , e se il chiostro non accoglieva le sue verginali speranze deluse , essa restava nell ' ambiente sociale come un ramo secco tra la gloria della foresta verde e fiorita , come un organo che abbia fallito alla sua funzione , come un peso inutile e gravoso alla propria famiglia . E già molti anni or sono l ' Holtzendorff aveva presentito la gravità sociale di questa ingiusta condizione di cose , e con la fredda calma del giurista tedesco aveva posto brutalmente il problema così : o la poligamia , oppure procacciare alle donne escluse dal matrimonio altri modi di onesto e lucroso collocamento . Allora , quando l ' Holtzendorff scriveva , si contavano in Germania più di due milioni di ragazze di età superiore ai 25 anni non maritate , capo d ' accusa vivente - egli diceva - contro lo spensierato egoismo degli uomini . Quante saranno oggi , e non in Germania soltanto , le oneste ragazze che , non volendo e non potendo sposarsi , hanno pur diritto a un ' esistenza che non sia l ' avvilente inutile e parassitaria vita della vecchia zitella ? Saranno certamente di più , poiché in questa nostra epoca ove tutto è ridotto al comun denominatore danaro , e dove le esigenze di tutte le classi sono smisuratamente cresciute , l ' uomo non può contrarre matrimonio con la facilità con cui lo contraeva una volta . C ' è - minore fra noi che altrove , ma non trascurabile - una crisi del matrimonio , prodotta dal fatto che oggi il mantenere una famiglia è un problema economico che non a tutti è dato risolvere . Chi muove l ' attività maschile è ancora e sempre , come fu e come sarà in eterno , la donna , e Rudyard Kipling può cantare : " finché le nostre donne debbano andare per le vie bene abbigliate e il danaro occorra a comperare i loro monili , le baleniere correranno d ' anno in anno , pe ' mari , alla ventura " , - ma è l ' amante d ' un mese o d ' un ' ora che fa fare all ' uomo questi sacrifizii e questi eroismi : per la moglie egli non ha , generalmente , né questi pensieri né queste energie ! E poiché la fanciulla sente questa verità psicologica , poiché ella s ' accorge che la dura necessità economica rende i matrimonii meno frequenti , poiché , nel rinascere dignitoso della sua personalità , ella sdegna di attendere come una schiava che l ' uomo le getti , quasi fosse un sultano , il suo fazzoletto , ecco che ella ha voluto , e in parte ha saputo , rendersi indipendente , ecco che ella ha detto : io studierò , io lavorerò , io basterò a me stessa come un uomo . Ed è sorto così un tipo di donna che non ha ancora trovato , forse , la sua espressione precisa , ma che senza dubbio esce dalle tre grandi categorie in cui Alessandro Dumas s ' illudeva di chiudere tutti i tipi di donna . Diceva il Dumas che le donne sono o vestali o matrone o cortigiane , cioè donne o del tempio o del focolare o della strada . Ebbene : per coloro che si vergognerebbero d ' essere cortigiane , per coloro che non vogliono essere vestali , per coloro che non possono diventare matrone , deve pur esistere un ' altra categoria : la categoria severa ed altera della donna che non chiede al suo sesso e alle sue attrattive la ragione di piacere , ma chiede al suo cervello e al suo lavoro la ragione di vivere rispettata e indipendente nel mondo . * Senonché - per quanto il fenomeno di cui ora ho parlato sia grave ed interessante e rappresenti uno dei casi più acuti del nostro malessere sociale - bisogna riconoscere che esso è in un certo senso un fenomeno eccezionale nel grande problema dell ' educazione della donna . Dopo aver constatato , con le parole argute di Anatole France , che " la science peut bien avoir , comme la religion , ses vierges et ses diaconesses " , dopo aver confessato che è giusto che la fanciulla possa trovare le sue condizioni d ' esistenza al di fuori del matrimonio , occorre anche dire che se è doveroso che la società gliele faciliti in tutti i modi , è altrettanto giusto e direi quasi più doveroso che la società si preoccupi di formare nella fanciulla la sposa e la madre futura . Compie quest ' alto ufficio l ' educazione che noi impartiamo oggi alle fanciulle nelle nostre scuole ? Ha lo Stato coscienza di questo suo grande dovere ? Pur troppo noi dobbiamo confessare che oltre la misera scuola obbligatoria , l ' insegnamento femminile assume nel nostro paese , come del resto anche in altre nazioni civili , un carattere di privilegio del quale , sia per la spesa , sia per altre cento difficoltà , ben poche possono godere . La scuola secondaria è infatti frequentata in Italia solo da 1/10 del numero totale delle fanciulle . E vi è un ' altra e più dolorosa confessione da fare . Lo Stato - amo credere ancora e sempre per la terribile tirannia finanziaria - non ha potuto , non ha saputo attirare a sé la fiducia delle famiglie , le quali in gran maggioranza disertano le scuole e gli istituti governativi , inviando le loro figlie ad istituti privati . Nel 1898 le fanciulle che frequentavano le scuole dello Stato erano in tutta Italia 24.335 , e le fanciulle che compivano la loro educazione nei monasteri erano invece 95.404 ! ! ! Vale a dire : più dei 3/4 delle fanciulle italiane sono educate dalle monache ! Lontana da me l ' idea di entrare , a proposito di queste cifre , in una discussione di principii : io rispetto tutte le fedi e tutte le opinioni , e appunto perché sono incrollabilmente ma serenamente fermo nella mia , non ho verso le opinioni degli altri , né quelle furie verbali , né quei despotismi giacobini che credono di essere manifestazioni d ' energia , e non sono talvolta che convulsioni di anime incerte le quali sperano di affogare nella violenza il dubbio che le tormenta . Ma mi sarà permesso di deplorare che lo Stato abbandoni con tanta indifferenza l ' educazione della donna a chi , anche se non guasta per sempre le idee , certo non può dare quel sentimento di italianità e di modernità che pure noi vogliamo insegnare ai maschi nelle scuole governative . Forse è qui il germe di quella dissonanza di convinzioni e di tendenze fra i due sessi che impedisce a questi di aver idee comuni e concordi ; e forse l ' opera educativa più utile sarebbe appunto di togliere questa dissonanza , ristabilire l ' unissono fra l ' uomo e la donna che ora , pur troppo , sentono pensano e quindi agiscono in modo contradditorio ! Lasciando tuttavia questo problema di tanto lontana e difficile soluzione , e limitandomi a parlare dell ' educazione femminile , quale essa è attualmente , io credo che le si possano rivolgere due critiche , due critiche opposte ma che , secondo i casi , saranno riconosciute per vere . Negli istituti femminili , o si studia troppo , o si studia troppo poco . O v ' è cioè , l ' eccesso dello studio serio che uccide l ' allegria e l ' igiene , o v ' è la frivolezza di certi studii fatti più che altro per abbellimento e per .... attirare il marito , frivolezza che corrompe nella fanciulla il carattere e ne diminuisce il senso di dignità . In alcuni istituti s ' insegna sopratutto ciò che serve per far figura , per illudere , per conquistare ; si dà , direi quasi , una polverizzazione di coltura superficiale perché il profumo passeggiero di questa coltura inganni chi si avvicina : non si insegna nulla di ciò che nutre veramente il cervello , di ciò che rinsalda la coscienza , di ciò che prepara alla vita . Da questi istituti escono quelle bambole che suonano e cantano , che civettano e flirtano in tre o quattro lingue , e che la società accoglie sorridendo come i tipi della perfetta educazione , senza chiedersi mai se la fabbricazione non potrebbe essere più accurata o almeno più solida ! Bambole che attraversano la vita facendo più male che bene , facendo spesso molto male con la più tranquilla incoscienza , perché non amano che sé stesse e credono che il mondo sia stato creato unicamente perché esse possano divertirsi .... " Deliziose e terribili piccole belve - così le definisce De Ryons nell ' Ami des femmes - per le quali ci si disonora , ci si rovina , ci si uccide , e di cui l ' unica preoccupazione - in mezzo a questa carneficina - è di vestirsi secondo la moda , alle volte come un ombrello , alle volte come una campana ! " . Quale contrasto fra la figura ambigua di queste donne perfidamente leggere , e il profilo della fanciulla seria che dà tutto il suo giovanile e sincero entusiasmo agli studî , e vuole ottenere da questi non una batteria di seduzioni per accalappiare un marito , ma un patrimonio intellettuale che serva a lei sola ! Eppure , come c ' è l ' esagerazione nel male , c ' è anche l ' esagerazione nel bene ! Non solo in molte ragazze , ma in molti padri di famiglia , nelle madri stesse si è infiltrata oggi ed ha messo radice la convinzione che più si studia , più si ingobbisce sui banchi della scuola col naso nei libri e nei vocabolarii , e meglio è . L ' abuso e l ' eccesso della scuola - non sono io che lo dico , ma è il senatore Angelo Mosso - è come un ' edera fatale che ora si è avvinghiata anche all ' organismo della donna , e ne rattrista l ' esistenza inaridendone le sorgenti della vita . Alle fanciulle noi facciamo imparare l ' estrazione della radice cubica , e neghiamo loro un cortile dove possano correre a prendere una boccata d ' aria , a sgranchirsi le gambe , a non sentire più i gomiti delle compagne nei proprii fianchi ! È il pregiudizio dell ' intellettualità pedante ed anti - igienica che viola le leggi della salute ! È la ribellione , in origine giustissima , contro l ' ignoranza , che arriva a conseguenze esagerate ed illogiche ! Bisogna ristabilir l ' equilibrio fra lo sviluppo del cervello e lo sviluppo delle altre facoltà umane . Bisogna avere per l ' educazione morale quel concetto armonico che i greci avevano per la bellezza fisica . L ' arte antica non si preoccupava , come la nostra , soltanto dell ' ampiezza della fronte pensosa , della piega del labbro ironica , della contrazione della sopracciglia irritata . L ' espressione della bellezza scaturiva allora da tutte le membra , non come oggi dalla testa sola , e tutta la persona umana parlava alla fantasia dell ' artista e del popolo . Ebbene : bisogna applicare questo criterio artistico anche alla vita sociale . Bisogna sviluppare tutte le membra e tutte le facoltà dell ' individuo , non solo il cervello , perché il progresso non è il frutto unico e mostruoso di quella pianta rara che è l ' ingegno , ma è la messe benefica che si raccoglie dall ' umanità quando alla vigoria intellettuale s ' uniscono la salute fisica e la salute morale . Questo pensiero , questa preoccupazione della salute fisica dovrebbe essere dominante nel problema dell ' educazione della donna . Anzitutto perché l ' igiene fisica è anche igiene morale . Là dove , come in Inghilterra , nei grandi parchi attigui alle scuole , le fanciulle alternano le ore di studio con le ore di gioco , esse sentono aleggiare anche intorno alla loro anima quell ' atmosfera ossigenata che è intorno al loro corpo , e come tutto il loro organismo diventa più forte , così i loro discorsi diventan più puri e più sani : non alligna il pettegolezzo sciocco o l ' allusione lubrica che fiorisce invece come muschio all ' ombra umida delle scuole ove le fanciulle siedono immobili per lunghe ore del giorno . Ed è per questo che si accentua , specie all ' estero , un movimento che vorrebbe trasportare , fuori delle fumose e assordanti città , nell ' ambiente verde e tranquillo della campagna le scuole e gli istituti d ' educazione . È per questo che , oltre alle scuole normali ed ai ginnasii e ai licei femminili , dovrebbero sorgere anche fra noi quelle scuole agrarie femminili , di cui or son tre anni si faceva apostolo la più geniale poetessa italiana . Vedendo che malgrado le rigurgitanti scuole normali - dalle quali fra breve uscirà un numero di maestre superiore alle scolare - il problema della disoccupazione femminile restava immutato , Ada Negri si chiedeva : " Perché non tentar d ' aprire , per la donna , anche in Italia , una via di attività più sana e più serena , all ' aria aperta , fra le cose semplici e pure della terra , secondando il suo istinto naturale e il suo sviluppo fisiologico ? Perché non indirizzare verso le scuole agrarie tutte quelle anemiche fanciulle moderne , che ora impoveriscono il loro sangue sui banchi delle scuole cittadine ? " . E la poetessa aveva ragione non solo perché , anche per la donna come per l ' uomo , val più oggi un ' istruzione tecnica e pratica di quelle sapienti inutilità di puro abbellimento che si insegnano in certi collegi , ma aveva ragione sopratutto perché il problema dell ' educazione della donna , a chi guardi lontano , coincide oggi col problema della razza . Se vogliamo che le generazioni future siano fisicamente più sane e quindi moralmente più equilibrate di questa nostra generazione ove i nervi sono i terribili despoti del nostro organismo , e la nevrastenia è , più che un ' eccezione morbosa , la triste regola generale , bisognerà pure che noi pensiamo ad educare la donna in modo ch ' essa possa trasmettere ai suoi figli un sangue purificato dall ' ossigeno dell ' aria libera e dal fresco e sano odor della terra . Pur troppo se la nostra iniziativa latina è feconda in opere di beneficenza , è quasi sterile nelle opere di prevenzione . Noi abbiamo lagrime e danari per tutte le malattie e per tutte le colpe umane . Vecchi , ammalati , pazzi , ciechi , sordomuti , deficienti , rachitici , scrofolosi , tubercolosi , delinquenti , ogni piaga fisica e morale è classificata e curata in questo immenso ospedale che è il mondo . La nostra pietà postuma è grande quasi quanto la nostra miseria ! Ma noi non abbiamo che assai raramente danari e pensieri per prevenire tutti questi mali e tutti questi dolori ! Noi non riflettiamo che , se si sapesse educare , molte di queste miserie scomparirebbero e tutte diminuirebbero . Diminuirebbero , sopratutto , se alla donna , oltre a un ' educazione religiosa , oltre a un ' educazione mondana , oltre a un ' educazione scientifica , si desse un ' educazione sociale . Aprire il suo cervello ai problemi maggiori che agitano la mente dell ' uomo , in modo che essa possa essere non solo la sua compagna che lo comprende , ma la sua coscienza che lo guida : aprire anche il suo sentimento affinché ella impari - nell ' età in cui è facile imparare le cose buone e generose - che il suo destino e la sua missione non si chiudono nella mediocrità del benessere egoista , ma devono spaziare più lontano e più in alto . Senza dubbio , il primo dovere d ' una donna è di creare la felicità intorno a sé , nella sua famiglia : crearla coll ' onestà , mantenerla colla dolcezza : ma questo dovere non basta : la donna deve andare più oltre . Essa deve integrare coi fatti , coll ' esempio , quanto v ' è di puro nel socialismo : essa deve compiere , non per un impulso di pietà inconscia come una volta , non per una moda o per uno sport come oggi , ma per un dovere cosciente , quasi come un ufficio specifico della femminilità , quell ' opera di aiuto , di conforto materiale e morale che , oltrepassando l ' orizzonte famigliare , si rivolge ai dolori e alle ingiustizie che non ci toccano da vicino . Di fianco all ' uomo che combatte , essa deve essere la fata che ingentilisce ed attenua le fatali conseguenze della lotta : essa deve socializzare le anime per avvicinare gli uomini , - opera più degna che socializzare la proprietà per sopprimere le classi . LA DONNA e il problema dell ' educazione . Le donne esercitano una così grande influenza sugli uomini , che sono esse che determinano il loro carattere . PLATONE . Il problema femminile sul quale tanto e forse troppo si discute , ha questo di particolare : che ha schierato , pro e contro le rivendicazioni della donna , gli uomini in una strana confusione , quasi essi avessero portato nel decidersi , non le ragioni calme e spassionate dell ' osservatore imparziale , ma le impressioni fuggevoli ed egoiste della propria esperienza . La logica infatti vi dice che tutti i novatori dovrebbero difendere la completa ed assoluta emancipazione della donna , e che tutti i conservatori dovrebbero , dal canto loro , avversare questo movimento di emancipazione . Viceversa , voi trovate - con sorpresa - dei novatori e dei socialisti che sono antifeministi , e dei conservatori e dei reazionarii che sono feministi . Vicino ad Achille Loria , anima rigida di socialista scienziato , il quale proclama l ' eguaglianza della donna e dell ' uomo e vuole per la prima diritti identici a quelli del secondo , ecco Cesare Lombroso , un altro scienziato socialista , il quale dichiara la donna assolutamente inferiore all ' uomo e le nega perciò eguali diritti . Vicino a Ferdinando Brunetière che , anche nella questione femminile , volle farsi paladino di ciò che è vecchio e tradizionale e sostenne quindi che la donna dovesse rimanere una minorenne perpetua , ecco Edoardo Rod , un romanziere cui certo non si possono rimproverare teorie sovversive , il quale , come un eterodosso , chiede per la donna diritti identici a quelli dell ' uomo . Da che dipende questo vario , strano ed illogico aggrupparsi degli uomini intorno al problema del feminismo ? Dipende forse dal soggetto stesso della disputa , e dovremmo noi riconoscere che la donna - come ci fa spesso nella vita dimenticare le nostre idee più salde rendendoci illogici verso noi stessi - abbia , anche nel campo della teoria , il supremo potere di piegare alla contraddizione la lama inflessibile del pensiero scientifico ? Chi sa dire se nell ' antifeminismo degli uni non v ' è , come lievito inconscio , il rancore di amori infelici , e nel feminismo degli altri il ricordo indulgente di dolcezze passate ? Certo , se è sempre difficile in ogni questione l ' astrarre dalla propria persona e dai casi della propria vita , è difficilissimo nel problema femminile , dove mal si scorge la linea sottile che separa il pensiero dal sentimento , e dove noi portiamo - senza saperlo e senza volerlo - quel cumulo di odî o di amori , di speranze o di gelosie , di generosi ideali o di ambizioni egoiste , che la donna , eterna animatrice , suscita nella nostra esistenza . Forse ogni uomo , se vuol esser sincero , dovrà confessare che quante volte avrà discusso di feminismo , sostenendo per la donna ampia partecipazione alla vita pubblica , libertà di adire tutte le professioni e godimento di tutti i diritti fino al diritto di voto politico , gli sarà passata dinanzi agli occhi della mente - come un dolce fantasma contradditore - la figura della sua donna , della donna che egli deve amare sopra tutto e sopra tutti , e l ' istinto atavico dell ' egoismo maschile , che vuol mantener chiuso nello scrigno della famiglia il gioiello prezioso , sarà risorto in lui per lottare contro il libero convincimento dell ' uomo moderno che sente di dover permettere che almeno i raggi di luce di quel gioiello vadano ad illuminare gli altri , e che sa di non poter rendere schiava un ' anima che ha anch ' essa diritto alla vita multipla e complessa del mondo moderno . Ma - al di fuori di queste ragioni sentimentali - io credo che la contraddizione a cui ho accennato e per la quale uomini di idee e di partiti opposti si trovan fra loro d ' accordo sia nel combattere sia nel favorire il movimento feminista , dipenda da un motivo più generale , più profondo e di importanza ben più sostanziale . Dipende , secondo me , dal fatto che il problema femminile è stato mal posto . Finora si è creduto che la base , quasi direi la piattaforma su cui si doveva erigere la disputa consistesse in questa domanda : è la donna inferiore o superiore all ' uomo ? Domanda che a tutta prima sembra afferrare il problema nelle tanaglie di un dilemma cui non è dato sfuggire , e che viceversa è una domanda inutile e sbagliata . In psicologia e in sociologia non valgono le leggi rigide dell ' aritmetica : e se è vero che un dato numero deve essere necessariamente o inferiore o superiore ad un altro , non è altrettanto vero che un dato organismo deva anch ' esso essere o superiore o inferiore ad un altro : può essere semplicemente diverso . Un medico cui si chiedesse se per vivere è più importante la respirazione o la nutrizione , risponderebbe che entrambe sono egualmente importanti e necessarie . E non potrebbe istituire fra loro un paragone per decidere il più o il meno dell ' importanza reciproca , giacché la necessità assoluta della vita non ammette queste distinzioni materiali di grado . Così è del nostro problema . La donna non è né superiore né inferiore all ' uomo : è diversa . Diversa e imparagonabile ed ugualmente necessaria , giacché l ' uomo e la donna sono i due atomi che formano la molecola della vita sociale , senza uno dei quali la vita non è . E da questa differenza - profonda psicologicamente come fisiologicamente - non nasce soltanto quel delirio adorabile che si chiama l ' amore , ma scaturiscono altresì limpide tutte le ragioni per cui la donna deve avere diritti non eguali all ' uomo , ma equivalenti . Non eguali , perché è diversa ; non minori perché non è inferiore ; ma equivalenti perché il suo posto nel mondo è per legge di natura all ' identica altezza di quello dell ' uomo . Se il nostro problema fosse stato posto così - sulla base cioè di una disuguaglianza tra i due sessi che non implica né superiorità né inferiorità - noi non avremmo avuto , riguardo al feminismo , né le esagerazioni pessimiste di certi scienziati , né le esagerazioni ottimiste di coloro che , per natural reazione , vorrebbero far credere che la donna ha tutte le attitudini sociali dell ' uomo e in identico grado . Vedete , per esempio . I fisiologi hanno trovato nei tessuti della donna , nei globuli del suo sangue , nel processo evolutivo del suo cervello , la prova ch ' essa è fisicamente meno sviluppata dell ' uomo . E gli psicologi , analizzandone l ' intelligenza e la sensibilità , hanno paragonato la donna ad un adulto con le passioni d ' un bambino , e l ' hanno definita , come il bambino , una spugna educabile . Da queste constatazioni - che io per il primo riconosco vere in gran parte - alcuni scienziati , polarizzati nell ' idea di istituire un confronto aritmetico fra i due sessi , e sopratutto il pubblico dei profani che ha la triste prerogativa di rendere antipatica la scienza interpretandola male - hanno tratto la conseguenza che la donna è inferiore all ' uomo . Ma io vi domando : forse che la missione della donna nel mondo è uguale a quella dell ' uomo ? e poiché non lo è , vi sembra logico allora il pretendere - sotto pena di bollarla col marchio dell ' inferiorità - che la donna la quale ha una missione diversa abbia identiche qualità fisiche e morali dell ' uomo ? o non è semplicemente assurdo l ' esigere che chi deve compiere funzioni diverse abbia eguali attitudini ? Questo equivoco che è causa dell ' opinione illogica degli anti - feministi , è causa altresì dell ' opinione esagerata dei feministi . Costoro voglion la donna eguale all ' uomo , come quelli la vogliono inferiore , perché nessuno s ' adatta a riconoscerla diversa e imparagonabile . E l ' eguaglianza fanno consistere non solo nella conquista che io reputo legittima di diritti giuridici e politici , ma anche nel voler imporre socialmente una sola morale per i due sessi . Due feministi illustri , nella loro manìa di voler identificare i diritti della donna e dell ' uomo anche di fronte all ' amore , sono giunti a due conseguenze estreme ed opposte che potrebbero esse sole dare la prova degli assurdi cui si arriva quando ci si lascia guidare , non dall ' esame sereno della realtà , ma dalla passione e da un preconcetto . Jules Bois , il letterato francese che ama avvolgere la sue idee sociali nelle nebbie del misticismo e dello spiritismo , pretende nientemeno dai maschi quella castità pre - matrimoniale che si esige dalle fanciulle , giacché - egli dice - l ' uomo e la donna devono arrivare al matrimonio in identiche condizioni ; e viceversa Giacomo Novicow , il sociologo russo profondo ed ardito , vorrebbe accordare alle fanciulle la stessa libertà che hanno gli uomini , e predica nel suo libro : La redenzione della donna nientemeno che l ' abolizione del matrimonio , e il pieno assoluto diritto per l ' uomo e per la donna di unirsi quando vogliono e appena che lo vogliono , senza alcuna formalità , e salvo a mutar legame cogli anni o coi mesi , o col periodo di tempo ancora più breve che il fato assegna ai capricci d ' amore . Io non discuto qui queste due opinioni : io mi limito a constatare , come un fenomeno abbastanza significativo , che in nome di uno stesso principio - il feminismo - si giunge da un lato alla castità forzata , dall ' altro lato all ' amore libero ; e mi permetto di osservare che mentre la passione trascina ad idee estreme ed assurde gli apostoli del feminismo , perduti dietro il miraggio di un paragone matematico fra i due sessi che è assolutamente impossibile , ben pochi hanno visto ciò che vi ha di veramente superiore e sublime nella donna , la madre ; ben pochi hanno sentito che a questa sua funzione socialmente sacra - che spiega anche tutte le diversità psicologiche dei due sessi - bisogna ricondurre non solo le cure e gli omaggi , di cui noi uomini siamo generosi perché ci costano poco , ma anche i diritti della donna , che noi siamo lenti ed avari nel riconoscere perché costerebbero molto al nostro egoismo maschile . E il primo diritto della donna , quello che è sancito dalla stessa legge di natura perché prolunga moralmente la funzione fisiologica della maternità , è il diritto all ' educazione dei figli . Come adempiono oggi le donne a questo diritto , che dovrebbe nobilitarsi in esse e diventare un sacrosanto dovere ? Che facciamo noi uomini per lasciar esercitare questo diritto alle nostre mogli , per renderle sopratutto coscienti e degne d ' esercitarlo ? Non vi pare che dinanzi a questo pauroso problema che tiene racchiuso in germe l ' avvenire della società , impallidiscano come questioni secondarie tutte le altre rivendicazioni giuridiche o politiche che la donna pretende ? Senza dubbio - ed io sono lieto di dichiararlo altamente - per le donne che non vogliono o non possono formarsi una famiglia , per le donne che , pur avendo una famiglia , posseggono cuore , ingegno e mezzi materiali per diffondere su più vasto campo la loro attività , esistono oggi e devono essere libere ed aperte altre vie , feconde di bene , su cui se splende meno intenso il raggio del sentimento intimo , brilla forse più viva la luce d ' un altruismo cosciente . Ma , pur dando tutta la mia ammirazione alle donne che si dedicano alla risoluzione di problemi e alla cura di piaghe sociali , e che lottano coraggiosamente per la loro indipendenza morale ed economica , ancora così indegnamente conculcata , io non credo si possa negare che la prima funzione - perché la più normale - della donna sia quella che si svolge nel cerchio della famiglia : cerchio ristretto e meschino secondo alcuni , e che nondimeno costituisce il nucleo da cui si irradiano tutte le energie sociali , il propulsore spesso ignorato e trascurato che , per mezzo dell ' educazione , dà forza ed anima a tutte le forme della vita civile . Alla mente degli uomini di governo il problema dell ' educazione si presenta per necessità sotto la forma unica della scuola : è debito riconoscere che vi hanno provveduto in parte , ed è bene sperare vi provvedano sempre più , quantunque la scuola sia ancora la cenerentola delle istituzioni sociali ; ma bisogna dir alto e forte che la scuola , non solo ha una missione più istruttiva che educatrice , ma altresì ch ' essa è l ' ambiente secondario in cui il fanciullo si forma e diventa uomo . L ' ambiente primo e più importante è la famiglia : e il maestro di scuola potrà ben poco sul cervello e sul cuore dei fanciulli se non lo aiuta e quasi direi non gli prepara il terreno la madre . Orbene , chiediamoci qual è oggi l ' influenza della famiglia , esaminiamo che cosa dovrebbe fare , e che cosa in realtà può fare la madre per l ' educazione dei figli . * Uno dei fenomeni più gravi e più strani che si verifica specialmente nelle classi colte , ma che non manca neppure nelle classi inferiori , è la disarmonia , lo squilibrio intellettuale fra il marito e la moglie . Si direbbe che quella disuguaglianza fra i due sessi ch ' io ho constatata e che costituisce il segreto e il fascino della vita , sia stata ad arte e patologicamente esagerata fino a costituire un difetto e un pericolo . Nelle nostre classi superiori il matrimonio , se è sempre un organismo fisiologico , se è talvolta anche un organismo psicologico ( quando gli sposi si amano e realizzano l ' ipotesi poetica di formar due corpi in un ' anima sola ) non è quasi mai , o ben raramente , un vero e proprio organismo intellettuale , giacché le idee tanto religiose quanto politiche quanto generali sull ' educazione , sono spesso diverse ed opposte fra il marito e la moglie . Guardiamoci attorno , e togliendoci almeno per un minuto quella patina di gesuitismo con cui ricopriamo per amore del quieto vivere i nostri discorsi , confessiamo che nelle nostre famiglie manca spesso l ' unità intellettuale , l ' accordo intimo assoluto sincero di idealità e di fede tra marito e moglie , confessiamo che i genitori danno talvolta dinanzi ai figli lo spettacolo deleterio di discussioni sui principii fondamentali della morale e della vita , o ( ciò che è forse peggio ) si chiudono in un silenzio prudente che dice la paura di discutere quei problemi perché v ' è la certezza preventiva di non trovarsi all ' unissono , silenzio terribile ed eloquente che il bambino intuisce ed interpreta coll ' inconscia lucidità dell ' anima vergine , restandone turbato , e divinando l ' incertezza , il dubbio , la contraddizione che lo accompagneranno più tardi dalla famiglia nella scuola e dalla scuola nella vita . Ecco dunque il primo vizio dell ' educazione : la base mal sicura o contradditoria delle credenze dei genitori , il dissidio silenzioso tra le loro opinioni . Come possono i figli - in questa nebbia intellettuale che li circonda e che è squarciata ogni tanto dai lampi rivelatori di una disputa - formarsi una fede ed una coscienza ? E come potremo noi lagnarci che la gioventù cresca incerta , scettica e pessimista , se nella famiglia ha trovato , invece che la guida sicura di principii affermati di comune accordo dal padre e dalla madre , un dualismo di indirizzo più o meno apparente ? A comporre - almeno in parte - questo dualismo , si segue in generale questo sistema : il marito lascia sulle prime alla moglie l ' educazione dei figli , le permette cioè di istillar loro le nozioni e le pratiche della sua fede e dei suoi principii , abdica insomma , non so se per noncuranza o per desiderio di pace , alla sua autorità , e si consola e si tranquillizza pensando con filosofia fatalista che più tardi i figli muteranno d ' idee e diverranno quel che è divenuto egli stesso . E i figli mutano infatti , sotto l ' influenza dei compagni , sotto gli sprazzi di luce dell ' istruzione , sotto l ' aculeo continuo della vita che fa svanire a poco a poco le dolci primitive illusioni , le ingenue credenze infantili . Ma , senza notare che è faticoso ed illogico il lasciare che i fanciulli si nutrano da principio di idee che dovranno più tardi rinnegare , io mi domando se non v ' è in questo sistema un pericolo . Un pericolo grave , perché a torto si crede che le prime idee istillate nei bambini possano per sempre seppellirsi come cose morte nel cervello e nel cuore dell ' uomo . Esse hanno un potere di resurrezione che sembra miracoloso , e che non è se non la conseguenza d ' una legge fisiologica . Noi possiamo perdere la memoria di fatti recenti , o non più sentire l ' influenza di recenti suggestioni intellettuali , ma noi non perdiamo mai il ricordo di fatti , l ' influenza di idee lontane . Falstaff , mentre spira a Londra in una taverna dopo una vita dissoluta , parla dei verdi campi e rivede il paesaggio dove visse bambino . E questo ritorno della mente d ' un moribondo ai fatti più lontani dell ' esistenza non è un artificio poetico , né un ' abile invenzione sentimentale : è l ' intuizione del genio di Shakespeare che , precorrendo la scienza come avviene agli artisti grandissimi , scolpiva in un episodio drammatico la verità che alcuni secoli dopo il Ribot doveva formulare scientificamente così : le idee nate per ultime sono le prime a degenerare : le sensazioni invece che colpirono il nostro organismo infantile non muoiono mai , ma sulla fine della vita ritornano . Gli è in forza di questa legge che il sistema d ' educazione generalmente adottato diventa pericoloso : gli è in forza di questa legge che noi assistiamo spesso a quelli che il Sergi chiamava tramonti cerebrali , alla riapparizione cioè e alla tirannia , nell ' uomo adulto , delle idee che hanno formato la base delle prime abitudini mentali nell ' infanzia e nella gioventù , e che un ' osservazione superficiale credeva morte per sempre . Le mie parole non devono essere intese come un ' allusione larvata al disprezzo di alcune idee o all ' elogio di altre : io mi spoglio per un momento della mia qualità di modesto positivista , io cerco di elevarmi al di sopra di tutte le passioni e di tutti i partiti intellettuali , e parlo non in nome di una dottrina - che per quanto sinceramente professata può essere erronea - ma in nome dell ' educazione del carattere , la più degna di cure e viceversa pur troppo la più trascurata . Date ai vostri figli la fede e l ' ideale che più vi piace : - qualunque opinione ha diritto al rispetto ed è una forza attiva nel mondo pur che sia onestamente sentita e non venduta ai dominatori o all ' interesse di far carriera - ma non date loro il dubbio , non inquinate l ' acqua limpida e pura dell ' entusiasmo infantile coi furbi veleni del calcolo , sperando , o di ipotecare per sempre il bambino alle suggestioni della prima infanzia , o fidando ch ' egli le perderà lungo la scettica via dell ' esperienza . Entrambe queste speranze - qualunque sia la realizzata - avranno una conseguenza dolorosa : esse impediranno la formazione del carattere , non solo per l ' esempio di mutabilità e di contraddizione ch ' esse danno , ma anche perché , se è sempre difficile rifare l ' educazione , quest ' educazione rifatta diventa anche inutile quando nella vecchiaia , indebolito il cervello , si cade nella miseria del fatale tramonto . * Un ' unità di indirizzo , un ambiente fermo di principii , - ecco dunque ciò che sopratutto occorre al bambino perché l ' anima sua si svolga in modo libero e degno . Non è qui il caso di dire come quest ' unità dovrebbe esser creata , con quali mezzi cioè la famiglia - dallo stato incerto e contradditorio che oggi ci presenta - potrebbe elevarsi alla dignità di un tutto organico , di un ambiente uniforme . Io mi contento di constatare che per molti segni noi possiamo legittimamente sperare in una evoluzione progressiva della donna , che la avvicini sempre più alla scienza e alla vita , e la renda , al pari dell ' uomo , conscia e partecipe di quel moderno movimento sociale che ormai d ' ogni parte ci avvolge e ci si impone . E augurando che quest ' unissono famigliare divenga presto una realtà , io mi permetto di credere che a completarlo - a renderlo cioè fecondo pei figli - gioverebbe il ritardare in un certo senso e entro certi limiti l ' invio del bambino alla scuola . Io parlo qui specialmente per quelle famiglie che avendo un relativo benessere e almeno la sicurezza della vita quotidiana , permettono che le madri dedichino un po ' di tempo ai figli : non oserei , pur troppo , parlare anche a quella folla di famiglie proletarie , in cui la donna è , come l ' uomo e peggio dell ' uomo , schiava d ' un lavoro che la snerva , la abbrutisce e la costringe a trascurare i suoi bambini , affidandoli il più presto possibile alla scuola . Per queste dolci e rassegnate vittime del lavoro , non v ' è che la speranza lontana che una maggiore giustizia nel mondo arrivi a redimerle ! Noi dobbiamo tendere più allo sviluppo morale che allo sviluppo intellettuale del fanciullo : noi dobbiamo cercare di formar in lui la coscienza prima che la coltura . La pianta - uomo , come le altre piante , ha bisogno per crescere forte e salda , di restare qualche tempo nel terreno dove è nata . Il trapiantarla finch ' essa è molto giovane , significa spesso intralciare coscientemente il suo sviluppo . E il nuovo ambiente della scuola , se viene a sovrapporsi troppo presto all ' ambiente della famiglia , può essere talvolta una causa di turbamento , anziché , come si crede , una ragione di progresso e di elevazione . Per una madre che sta morendo il dolore più acuto è senza dubbio il pensiero di dover abbandonare il suo bambino , di doverlo lasciare alle cure di altri , talvolta di persone estranee ed ignote . Eppure , quante madri ricche s ' affrettano volontariamente a distaccarsi dal loro bambino inviandolo troppo presto alla scuola , mescolandolo , prima che ve ne sia bisogno , ad un ambiente che gli è sconosciuto . È vero però ch ' esse sentono in fondo quanto c ' è di poco naturale in questo sistema , giacché pur ripetendosi che la scuola è la strada necessaria alla vita , e pur sognando con la preveggenza dell ' affetto materno le corone della gloria sopra le piccole teste bionde , esse non isfuggono ad un vivo dolore quando il primo giorno di scuola , il giorno della separazione è venuto . Certo quel dolore passa : il piccolo scolaro s ' abitua alla scuola come il piccolo orfano s ' abitua al nuovo ambiente ; ma quel dolore è il sintomo ed il trionfo del buon senso materno che intuisce il dovere e il potere della famiglia . Lasciamo vivere i nostri figli fra noi e con noi ! lasciamoli formarsi fisicamente e moralmente prima di costringerli a imbottirsi di cognizioni ! Questi primi anni di vita intima , vissuti in un ' atmosfera calda d ' affetto , saranno non solo un vantaggio per il bambino , ma anche per la madre . Nessun maestro ha così lucida la visione del modo con cui si debba educare un fanciullo , come la madre , perché la donna intuisce per istinto i temperamenti e può dosare - permetettemi la parola - i premii e i castighi , le parole e gli atti a seconda della necessità . Anche se un maestro avesse questa squisita acuità femminile , anche s ' egli possedesse la facoltà che è specifica nella donna , di leggere a fondo nell ' anima , di strappare da un semplice sguardo , da un movimento , da una risposta , il segreto della psiche infantile , come potrebbe egli fare buon uso di queste sue facoltà in una scuola dove sono venti o quaranta bambini , educando ognuno diversamente ? E noi lo vediamo qual sorte hanno alla scuola i bambini più difficili da educarsi , i bambini tardi , timidi , chiusi , che paion negati alla gioia e alla vita . Essi sono generalmente lasciati in disparte , odiati , maltrattati forse dagli altri . Nella famiglia invece , senza il confronto umiliante dei compagni , senza la severità fredda ed insofferente del maestro , ma sotto le cure materne che li avvolgono al pari di una carezza , essi potranno rinascere come rifiorisce un virgulto debole e isterilito se una mano pietosa e affettuosa ne prende cura e lo espone al sole e all ' aria che danno la vita ! Ma - io dicevo - questa prima educazione materna gioverà non solo al figlio , ma anche alla madre . Per la donna infatti occuparsi del suo bambino , significa lavorare al suo stesso miglioramento . Oh per le poche cose che noi insegniamo ai bambini , quante essi ne possono insegnare a noi , se li sappiamo studiare e comprendere ! e come è vero che mentre noi cerchiamo di educarli , sono essi che inconsciamente migliorano ed elevano noi , se le nostre cure sono materiate d ' affetto ! Nel mondo dei ricchi e dei colti le signore hanno tante ore oziose , conducono una vita fittizia che le stanca e le annoia , eppure qualcuna non sente , non s ' accorge d ' avere al suo fianco un ' occupazione buona e forte che la salverebbe .... e non dalla noia soltanto ! Vede intorno a sé che tutto si trasforma e si muta , e non intende che bisognerebbe anche mutare qualche abitudine ; lascia che la sua vita continui ad essere determinata dalla routine del costume e non ha il coraggio di ribellarvisi , dedicandosi , anziché alle frivolità della vita mondana , a un pensiero profondo , a una fede che si incarnerebbe in un ' opera importante : l ' educazione dei figli . E scusa sé stessa , - poiché il rimorso le parla forse dal fondo della coscienza , - dicendosi che è tanto occupata dei suoi doveri mondani che non ha nemmeno un ' ora di tempo libero . Quanta ironica verità in queste parole ! Certo , solo le persone molto occupate e degnamente occupate trovano il tempo per occuparsi ancora di altre cose . Chi non fa nulla di degno , non ha mai tempo per nulla ! Ma poi che cosa occorre perché la madre compia veramente il suo dovere verso i suoi figli ? Non certo il sacrificio di molte ore per insegnamenti speciali , che non tutte le madri possono dare , e ai quali , del resto , può provvedere il maestro . Occorre soltanto che nella madre sia sempre vivo ed all ' erta il sentimento della sua missione , che la sua cura sia rivolta non soltanto a sorvegliare i figli , ma sopratutto a sorvegliare sé stessa , occorre ch ' essa li guidi e li formi coll ' esempio di ogni giorno , non colle parole pronunciate ogni tanto . L ' educazione non è che una catena ininterrotta di suggestioni ; e sbaglia molto chi crede che basti o sopra ogni altra cosa importi , insegnar delle massime di morale o affermar verbalmente dei principii . Queste massime e questi principii scivoleranno sullo specchio dell ' anima infantile senza lasciar traccia , se non saranno confortati dall ' esempio quotidiano , che solo ha il potere di incidere impressioni durevoli nella mente e nel cuore del bambino . Ed è perciò che non vale predicare il dovere d ' esser sinceri e l ' odio contro la menzogna , se noi stessi , come purtroppo avviene spesso , siamo poco franchi nelle nostre azioni , ambigui nei nostri discorsi , se la nostra occupazione più frequente e più gradita è la maldicenza a riguardo di tutti e specialmente dei nostri amici . La sincerità deve essere inoculata coi fatti , non colle parole : ed è di sincerità che noi tutti oggi abbiamo bisogno , poiché essa è l ' igiene dell ' anima . Non mentire mai al bambino : essere semplici e veri dinanzi a lui : non nascondergli la nostra ignoranza se una sua domanda ci imbarazza : non credere di dover mantenere la nostra dignità insistendo in una nostra opinione , se per caso ci siamo sbagliati o abbiamo oltrepassato la giusta misura . La sincerità è un ' arma sicura : il fanciullo s ' abitua a veder limpido dentro di noi , e più tardi egli diventerà un uomo , a patto che noi abbiamo cercato d ' essere degli uomini di fronte a lui . Se l ' abitudine della sincerità è l ' igiene dell ' anima , l ' abitudine del lavoro - del lavoro manuale - costituisce anche per chi non vi è obbligato dalla necessità , l ' igiene del corpo . In teoria noi stimiamo molto il lavoro , ma in pratica noi stimiamo ancor più le classi sociali che possono darsi il lusso di farne a meno , e lo disprezzano quindi implicitamente . Come nelle classi elevate il sogno lontano per l ' avvenire dei figli è ch ' essi divengano dei laureati e degli intellettuali , anziché degli uomini che nella vita dell ' officina , dei commerci e dei campi si siano formati a costo di sacrifici una coscienza e a costo di energia una posizione , così la preoccupazione vicina per l ' educazione dei figli è ch ' essi imparino le lingue anziché un mestiere , e maneggino la penna più presto che la zappa o la pialla . Noi non abbiamo ancora inteso , come intesero gli Anglosassoni , tutta la feconda influenza non solo fisica ma anche morale che l ' abitudine del lavoro può avere sul bambino ; e mentre crediamo nostro dovere insegnargli il più presto possibile a leggere e a scrivere , ci sembrerebbe di umiliarlo e di umiliarci l ' insegnargli a compiere da sé stesso alcuni uffici umili , ad adoperare le sue qualità fisiche , oltre che le sue qualità morali , ad essere insomma pratico nella vita e non soltanto teorico . Eppure , insegnato da principio , il lavoro è una distrazione : alternato collo studio è un divertimento ; e il fanciullo intanto s ' abitua a non disprezzarlo ma ad amarlo , perché esso gli dà quell ' allegria sana , quella soddisfazione di sé che proviene dal sentimento di bastare a sé stesso , di non aver bisogno per la più piccola fatica o per il più piccolo inconveniente materiale di ricorrere ad altri . Quando il fanciullo avrà presa quest ' abitudine del lavoro , quando nella famiglia egli avrà imparato ad esser franco , e l ' animo suo si sarà temprato alla verità , alla semplicità e alla praticità , che sono le condizioni prime d ' una vita utile e degna , allora soltanto l ' influenza della scuola potrà essere salutare , sviluppando e migliorando la psiche infantile senza il pericolo che la affatichi o la turbi . E dalla scuola non si dovranno attendere soltanto dei risultati che attestino i progressi intellettuali , ma sopratutto dei risultati che sian la prova di progressi morali . È stata scolpita molto bene la differenza che intercede fra l ' educazione latina e l ' educazione inglese e americana , dicendo che mentre presso di noi un maestro crede d ' aver raggiunto l ' apice della sua missione quando può dire ai genitori d ' uno scolaro : " vostro figlio è docile , ubbidiente e impara tutto ciò ch ' io gli insegno " , presso gli Anglosassoni invece un maestro mette il suo orgoglio nel poter dire ai genitori d ' un fanciullo : " vostro figlio dà sempre più prova di formarsi un ' individualità : ha le sue preferenze negli studii , dimostra di voler essere e di saper essere qualcuno " . Noi tendiamo insomma all ' uniformità grigia , alla beata mediocrità , alla formazione del gregge docile che seguirà senza ribellioni il pastore : gli altri tendono all ' individualità insofferente ma promettitrice di feconde energie , alla formazione di un popolo libero e sciolto che non s ' acqueterà negli stagni degli impieghi , ma navigherà ardito il mare tempestoso della lotta per l ' esistenza . E non v ' ha dubbio che questo secondo sistema d ' educazione sia il migliore , sopratutto oggi , quando ciò che più manca e più è necessario è il carattere . La coltura e l ' ingegno non ci fanno per fortuna difetto : è la merce di cui siamo più ricchi e che esportiamo con migliore successo . È il carattere che ci manca per risollevarci moralmente e politicamente a quel posto , cui il nostro passato ci dà il diritto di tendere , e che conquisteremo , malgrado le denigrazioni degli scettici e i rancori degli invidiosi . La malattia grave dell ' epoca nostra , quella che ha caratterizzato vergognosamente la fine del secolo scorso e si prolunga sull ' alba del nostro , non è già che vi siano troppi uomini immorali e perversi - ve ne son sempre stati ! - è che vi siano troppi individui che non hanno una coscienza formata e che quindi sono in balìa delle suggestioni dell ' ambiente . La nostra società muore per la debolezza e l ' incertezza morale dei suoi figli , per l ' abulìa della volontà . Noi non abbiamo quasi più - e la politica ne è l ' indice eloquente - di quegli uomini che Balzac chiamava uomini - quercia e ch ' eran la gloria d ' un tempo : noi abbiamo troppi uomini - arbusti che si piegano dalla parte d ' onde spira il vento . Certo è la civiltà che ci ha ridotto in questa deplorevole condizione : la nostra vita troppo intensamente vissuta , e le tentazioni troppo numerose di questa stessa civiltà esercitano di continuo sulla nostra debolezza nervosa una triste opera di degenerazione . Ma il nostro dovere è di reagire ; e come i medici quando non possono togliere un individuo dall ' ambiente malsano , cercano di neutralizzarne gli effetti fortificando per mezzo dell ' igiene l ' organismo individuale , così noi , pur riconoscendo i pericoli dell ' epoca nostra , dobbiamo cercare di neutralizzarne gli effetti fortificando il nostro carattere coll ' igiene morale ed intellettuale . Quando nel bambino si è cercato di formare un carattere , quando si è bene scolpito nella creta della natura umana il profilo d ' un uomo onesto , state pur sicuri che le tempeste della vita potranno forse far piegare talvolta quest ' uomo , ma egli rialzerà subito la fronte , come l ' albero saldo che , passato l ' uragano , raddrizza verso il cielo la sua cima orgogliosa . Ora , quest ' opera necessaria e suprema della formazione del carattere , deve essere lo scopo più importante dell ' educazione . La scuola e la vita servono a dirigere verso un ideale o verso un altro le tendenze individuali , a canalizzare , se posso dir così , la sorgente viva dell ' entusiasmo giovanile che altrimenti si sperderebbe negli infiniti rigagnoli di desideri e di sogni infiniti . Ma è la famiglia che crea la potenzialità di questo entusiasmo : è la famiglia che formando solidamente il carattere nel fanciullo , lo rende capace di servire più tardi con sincerità e con fervore quella qualsiasi idea che lo avrà convinto ed appassionato . Degli uomini che credano in quello che dicono , che cerchino di realizzare quello in cui credono , degli uomini la cui vita sia una fede operata , - ecco ciò che occorre all ' epoca nostra , ed ecco ciò che un ' educazione sapiente potrebbe darle . E il compito altissimo è sopratutto affidato alle donne perché le donne sono non solo il sorriso ed il premio della nostra esistenza , ma sono anche , e devono essere , le nostre educatrici e le nostre animatrici . Qualunque cosa una nazione sia - ha detto un filosofo - essa è dovuta principalmente alle madri di questa nazione . La verità di tale sentenza fu suggellata all ' epoca del nostro risorgimento , quando ogni martire ed ogni eroe testimoniava col sacrificio della sua vita della fede patriottica che il labbro materno gli aveva istillato : io mi auguro che la verità di questa sentenza sia novellamente suggellata dalla generazione futura , la quale , per merito delle donne che sapranno educarla , porterà nella vita sociale ciò che oggi vi è molto raro : una coscienza secura che creda e non pieghi , un carattere che sdegnando i furbi accomodamenti che fanno arrivar le persone , lavori soltanto al trionfo pacifico delle idee . PER I NOSTRI FIGLI . "....on se demaude où mènent les fastidieuses études classiques qu ' on impose à la jeune bourgeoisie : elles mènent au café . " MAURICE BARRÈS . Les Déracinés . Vi sono - verso l ' infanzia - due grandi categorie di doveri : l ' una riguarda tutti quei provvedimenti di beneficenza di assistenza di prevenzione che noi ci studiamo di moltiplicare a vantaggio dei bambini degli altri , dei bambini infelici , siano essi vittime del delitto o delinquenti essi stessi , sieno miserabili o vagabondi , ammalati o degenerati : l ' altra categoria riguarda tutto ciò che noi potremmo e dovremmo fare per i nostri bambini , per i bambini felici , per coloro cioè cui non manca , nascendo , nessuna delle condizioni necessarie alla vita , e che chiedono a noi soltanto sapienza e pazienza di educazione per affacciarsi nel mondo sani fidenti agguerriti . Orbene , di questi due lati opposti sotto cui si presenta il grave problema dell ' infanzia , parmi che il primo sia più studiato oggi che non il secondo , parmi che al primo si consacrino oggi le nostre maggiori e migliori energie . Si direbbe che noi abbiamo dato ascolto ai lamenti che ci venivano dalla strada , piuttosto che alle piccole voci della nostra casa : si direbbe che noi abbiamo sentito , in un magnifico slancio di altruismo , i nostri doveri verso la società , oltre e forse più che i nostri doveri verso la famiglia . Era giusto , del resto , ed era fatale che avvenisse così . Troppo lungo era stato il periodo della noncuranza sdegnosa verso i piccoli sventurati che soffrivano in silenzio o s ' incamminavano inconsci per la triste via della degenerazione , troppo timidi ed empirici erano stati i tentativi dell ' antica beneficenza quasi tutta rivolta ad ospedali e ad ospizii , ai vecchi e ai malati , perché l ' epoca nostra non sentisse il bisogno di rimediare al passato , rivolgendo le sue cure feconde sopratutto all ' infanzia diseredata . Troppo tristi e gravi , infine , erano le rivelazioni statistiche perché noi - sotto l ' impulso della pietà , e anche forse sotto l ' aculeo della paura - non cercassimo di opporre all ' abbandono , al vagabondaggio , alla delinquenza dei minorenni che spaventosamente aumentano , dighe più forti di quelle finora costrutte . Dicono le statistiche che la cifra dei fanciulli abbandonati supera annualmente in Italia i 30 mila , e che ogni anno vanno in carcere 70 mila minorenni , un decimo dei quali non ha raggiunto i 14 anni ! E dice ogni giorno la cronaca quali delitti si compiano , non dall ' infanzia , ma contro l ' infanzia , quale strazio si faccia delle loro anime e dei loro corpi , non solo nei bassi fondi sociali , ma anche là dove nessuno avrebbe osato supporre , in quei conventi e in quegli asili religiosi dove qualche degenerato si serve del manto mistico della fede per coprire il contrabbando osceno dei suoi vizii contro natura . Era quindi naturale che sorgessero ovunque Società ed Istituti per provvedere a questi mali e per prevenir queste infamie : era legittima negli scrittori la preoccupazione di studiar sopratutto nel problema infantile ciò che vi è di pericoloso e di guasto : era spontaneo e bello nelle classi più ricche e più colte il desiderio di esercitare la loro pietà , alleviando dolori , curando miserie , proteggendo ed educando i fanciulli dei poveri . Nobilissimo esempio di solidarietà doverosa , che non è diminuito dallo scetticismo ironico con cui alcuni lo giudicano . Una scrittrice straniera ha osato dire che questa nostra filantropia , la quale non fu mai prima d ' ora così estesa ed invadente , è incenso bruciato allo sbocco d ' una cloaca : il profumo attenua momentaneamente i miasmi , ma non li può distruggere . Giudizio ingiusto d ' un ' opera giusta , perché anche fosse vero che tutta questa filantropia non dà risultati pratici - e ne dà viceversa moltissimi e quotidiani ! - basterebbe a suo onore ed a prova della sua utilità l ' aver diffuso quel senso di fratellanza umana per cui noi ci sentiamo legati uno all ' altro , e non ci sembra d ' aver compiuto il nostro dovere se , oltre all ' aver pensato a noi , non diamo anche un po ' del nostro tempo e del nostro danaro a chi è più infelice di noi ! Soltanto - e mi si permetterà d ' esser sincero - soltanto , bisogna non dimenticare che a fianco di questa attività sociale , grande e diffusa , v ' è anche un ' attività famigliare , più modesta e più intima , che pure esige la nostra attenzione : bisogna ricordarsi che il merito di far parte di comitati di beneficenza per l ' una o l ' altra categoria di bambini infelici , non assolve dall ' obbligo di occuparsi dei proprii bambini ; bisogna insomma riconoscere che l ' esercizio della filantropia non è e non deve essere , come invece pur troppo credono alcuni , una specie di carta di scusa con cui si compra il diritto di trascurare altri doveri . Vi sono dei ricchi i quali destinano ogni anno una data somma in elemosina , e credono con quest ' atto di generosità amministrativa d ' aver tranquillato la loro coscienza . Così vi sono persone che tutto l ' anno lavorano con fervore in opere di beneficenza , e credono con ciò d ' aver esaurito ogni loro obbligo , d ' aver quasi acquistato il diritto a non preoccuparsi di chi li circonda più da vicino , sopratutto dei loro bambini i quali sentono la nostalgia di questi genitori troppo affaccendati e troppo lontani . Diffidiamo di queste forme illogiche di un altruismo che s ' estende troppo e non si concentra abbastanza , e affermiamo ben alto e ben forte che solo quando ci siamo degnamente occupati dei nostri figli , noi possiamo crederci degni d ' elogio , occupandoci anche dei figli degli altri . È un errore scindere questi due doveri , staccando quasi l ' umanità dalla famiglia , perché soltanto coloro che sanno amar molto i pochi , sanno veramente amare un poco i moltissimi . Ecco la ragione per cui io preferisco restringere in modesti confini il mio tema , e limitarmi a ricercare quali siano gli obblighi nostri verso quell ' infanzia che cresce da noi e con noi . Ecco perché , lasciando la grande strada maestra dei doveri sociali , ormai troppo battuta , io tenterò di internarmi nelle vie meno note dei nostri più semplici e famigliari doveri verso i bambini . * È assai lontano il tempo in cui Erberto Spencer , pubblicando il suo libro sull ' educazione , descriveva , con l ' umorismo un po ' pesante ma profondo della sua razza , i gentiluomini campagnuoli e i funzionarii di provincia tutti occupati a discorrere , dopo pranzo , dell ' allevamento dei polli , dell ' arte di render grasso e forte un bue , di formar d ' un cavallo un buon trottatore , e soggiungeva : " nessuno di loro pensa e parla dell ' arte di portare un fanciullo al massimo del suo vigore e della sua energia morale " . Da allora , si pensa e si parla molto di quest ' arte dell ' allevamento umano ; anzi l ' umanità pare abbia non solo ascoltato il rimprovero di Spencer , ma fatta propria , almeno a parole , la sentenza un po ' cruda e volgare di Emerson che , per l ' uomo , la prima condizione di successo nel mondo è di essere un buon animale . Il vecchio pregiudizio sentimentale e poetico che ci faceva un tempo disprezzar la salute e persuadeva alle fanciulle il desiderio d ' esser pallide " come una bella sera d ' autunno " , è ormai lontano e dimenticato tra le nebbie del romanticismo . Noi siamo oggi convinti - forse perché vediamo sorgere intorno a noi generazioni sempre più deboli e più nervose - che la salute fisica è la base di ogni educazione . Ne siamo tanto convinti che il medico è diventato nelle nostre famiglie e nella nostra società ciò che era il prete nelle famiglie e nella società d ' una volta : una specie di direttore spirituale che , se non giudica i nostri pensieri e le nostre azioni , fissa però l ' orario della nostra vita e ce ne detta le norme igieniche . Ora , io non so se in questa dittatura dei medici sia forse un po ' d ' esagerazione , e se non siamo un po ' vittime tutti di quella manìa professionale che vuol sostituire , come dice argutamente Bourget , " la boîte de pilules à la page de l ' Evangile " ; io non so nemmeno se la passione anglo - americana ( che ha invaso anche noi ) per ogni forma di ginnastica e di sport vada assumendo la tinta patologica della moda , e se Nansen non abbia ragione di criticarla osservando che " mentre lo scopo della vita semplice e sana è di farci vivere nella natura , lo scopo dello sport è soltanto quello , molto egoistico , di farci toccar la meta qualche secondo prima dei nostri competitori " ; so che tutto questo ossequio alla medicina dovrebbe esser messo in pratica non solo e non tanto per ciò che riguarda il lato estetico , lo sviluppo fisico dei fanciulli , ma anche e sopratutto per ciò che riguarda il lato psicologico , il loro sviluppo morale . Uno fra i più gravi difetti nostri nell ' educazione , è di non ricordarci mai che il temperamento del bambino dipende dalla sua salute , e che , il più delle volte , bambino cattivo è sinonimo di bambino non sano . Noi sappiamo tutto ciò , in teoria , perché non è certo una cosa nuova e l ' abbiamo letta infinite volte : ma .... noi la dimentichiamo quasi sempre in pratica , e mentre ci affrettiamo a chiamare il medico per il più piccolo mal di gola del nostro bimbo , non lo chiamiamo mai , o quasi mai , perché egli ci consigli la cura - ben più importante ! - per correggere i capricci , l ' insubordinazione , la caparbietà dei nostri figliuoli . Eppure , bisognerebbe insistere fino alla noia su questa gran verità : che il morale del bambino , come dell ' uomo , è così strettamente legato colla disposizione dei suoi organi , che solo curando o modificando questi , si potrà trovare il modo di rendere i bambini più buoni e gli uomini più saggi . Forse ad alcuno , a qualche mamma specialmente , ripugna , perché sa troppo di materialismo , il riconoscere questo stretto e fatale legame tra l ' organismo e le manifestazioni dell ' anima , e pare ad esse che , riconoscendolo , si abbassi e si profani quel concetto del bene e della bontà che esse vorrebbero tenere molto elevato : ma queste mamme ignorano che le conquiste della fisiologia sono ormai universalmente riconosciute anche dagli spiritualisti , e che - se la scienza ha dimostrato che i nostri pensieri e i nostri sentimenti , in una parola l ' anima nostra , si manifesta e , per così dire , s ' incarna , nella materialità del nostro sistema nervoso - la scienza lascia però libero a tutti di far librare il bel volo della Psiche immortale al di sopra dell ' apparecchio umano che le serve di intermediario col mondo esteriore . Quando si fosse vinto questo pregiudizio di voler attribuire i difetti e le cattive tendenze dei bambini a una loro specifica perversità dovuta unicamente al libero arbitrio , quando si fosse riconosciuto che essi sono moralmente ciò che il loro organismo fisico permette che siano , il problema dell ' educazione apparirebbe più semplice , e noi diventeremmo non solo educatori più abili , ma sopratutto giudici più sereni e più equi . Noi accoglieremmo cioè umilmente quella grande lezione di modestia che ci viene dalla legge d ' eredità . Io ho sentito , per esempio , molte volte - e ogni lettore potrà controllare la verità di quanto sto per dire - io ho sentito molte volte alcuni genitori sorprendersi e indignarsi per il carattere indisciplinato disobbediente irritabile del loro bambino , quasi che essi non fossero le cause responsabili di tutto ciò che pensa e fa questa piccola anima e questo piccolo corpo . Non sanno essi forse che tutto ciò che è il bambino , egli lo deve ai suoi genitori e ai suoi ascendenti ? Non sanno essi che i nostri figli sono ciò che noi siamo ? E non intendono che contro il cattivo temperamento , contro le tendenze , o false o violente , o colleriche o bugiarde , il bambino non potrà lottare altro che col mezzo di quelle suggestioni educative che noi stessi eserciteremo su di lui , e che quindi - anche per questa ragione - noi siamo i veri responsabili delle sue azioni ? Eppure , tale ragionamento di logica intuitiva e di elementare giustizia è molto spesso dimenticato . Constatando i difetti dei nostri figli noi non pensiamo mai che in gran parte sono dovuti a noi ; e nel correggerli ci lasciamo vincere spesso da una severità e da una irritazione incosciente che somiglia alla stupida rabbia con cui un floricultore volesse battere le sue piante e i suoi fiori che crescono male ! E fosse almeno questa severità la conseguenza voluta di un sistema , la risposta calma del nostro cervello a ciò che ci sembra meritevole di castigo , l ' adempimento di ciò che noi crediamo un dovere ! Ma il più delle volte , pur troppo , non è così . Bisogna aver la franchezza di confessare che spesso i nostri atti di severità verso i nostri bimbi non hanno nulla né di calmo né di saggio , né di voluto , né di cosciente . Essi sono - semplicemente - il riflesso di un nostro stato di nervosità passeggiera . Forse è una di quelle giornate in cui , per ragioni barometriche o per motivi personali di malumore ( e la nostra vita ne offre tanti ! ) , c ' è tensione elettrica nell ' aria e tensione nervosa nei temperamenti : e allora accade che il rumore dei giuochi dei bambini , il frastuono che essi fanno , la loro innocente birichinata - che altre volte erano per noi ragioni di compiacenza e di allegria - ci annoino e ci stanchino : - noi alziamo indispettiti la voce in tono di rimprovero : i bimbi disobbediscono : noi insistiamo : essi si ribellano , e questa ribellione scatena il nostro furore . Poiché le parole non bastano , occorrono argomenti più persuasivi ; e ben presto non è più un educatore che punisce col solo scopo di emendare il bambino , ma è un sistema nervoso eccitato che si sfoga come può , ciecamente , con la voce e con le percosse . Più tardi , noi ci accorgiamo dell ' umiliante spettacolo che abbiamo offerto ai nostri figli , e ne sentiamo rimorso e vergogna . E allora , cerchiamo di rimediare con un ' affettuosità esagerata , cerchiamo di compensare con una pioggia di carezze e di baci , i lampi e le folgori momentanee del nostro furore . Ma il rimedio è inutile , giacché il bambino ci comprende e ci giudica con una lucida intuizione precoce , e sente questa tacita confessione del nostro torto : il rimedio , oltre che inutile , è erroneo e deleterio nelle sue conseguenze , perché sono appunto queste nostre oscillazioni d ' energia che fanno i bambini disordinati di spirito , incoerenti di desiderî , incapaci a comprendere quando noi abbiamo veramente ragione , proclivi sempre a supporre che ogni nostro rimprovero , anche il più giusto , non sia che l ' effetto del nostro malumore e dei nostri nervi . Avviene così che la severità , la quale vorrebbe essere il mezzo migliore per tener alta la nostra autorità , è viceversa spesso un mezzo per esautorarci .... * Molti genitori hanno coscienza di questo risultato negativo , e per rimediarvi , o forse semplicemente ed egoisticamente per sbarazzarsi di una responsabilità che pesa e che toglierebbe troppo tempo alle loro giornate .... piene di tante altre cose , decidono di chiudere in collegio il bambino la cui educazione presenta qualche difficoltà . Oh , io non sarò così ingiusto e così assoluto da formulare un giudizio unico su tutti i collegi ! Ve ne sono oggi di quelli che valgono la migliore delle famiglie - disgraziatamente i più non sono in Italia ! - e che creano degli uomini sani e forti , preparati modernamente alla vita e alle sue lotte , e non imbottiti classicamente di sola coltura .... Ma prescindendo dai meriti intellettuali e didattici , il collegio quale era una volta ovunque e qual è ancora adesso , generalmente , in Italia , il collegio chiuso nella città , specie di caserma e convento , fa moralmente tristezza . Il fanciullo sente come un ' impressione di freddo nell ' immergersi d ' un tratto in quella folla di ignoti , e pensa a sua madre . Avete letto voi Sous le fardeau dei Rosny ? avete meditato le pagine eloquenti che descrivono ciò che una delicata anima infantile può soffrir nei collegi ? E ricordate i versi di Sully Prudhomme in cui è un così triste e giusto rimprovero : On voit dans les sombres écolesdes petits qui pleurent toujours.Oh mères ! coupables absentes ! Meglio - assai meglio - che le madri non siano colpevoli assenti , se esse vogliono veramente meritare il dolce nome con cui le chiama il loro bambino ! Meglio per lui e per loro , se esse cercheranno di adempiere personalmente il loro dovere di educatrici ! Giacché l ' abbandonare ad estranei la prima educazione dei propri figli - salvo i casi di necessità che nessuno nega - è una vigliaccheria famigliare . Bisogna vincere gli ostacoli , se vi sono , sopportare i pesi immancabili dell ' educazione , modificare il proprio temperamento , armarsi di quella serenità materna che Sofia Bisi Albini ha così suggestivamente descritta , e comprendere che non la durezza e i castighi , non sopratutto l ' altalena pericolosa fra le sgridate e i baci , ma la calma noi dobbiamo ai nostri figli , la calma e la fermezza , in modo che essi sentano in noi un riposo e un sostegno , e abbiano verso di noi quel rispetto che è una paura amata . Generalmente , invece , ciò che manca nell ' educazione è appunto l ' unione e direi la fusione tra queste due qualità : noi non sappiamo essere nello stesso tempo calmi e sereni verso i bambini , e noi non conosciamo che i due sistemi opposti ed esagerati della troppa severità o della troppa indulgenza . Il primo sistema , sistema di disciplina rude che crea dei piccoli esseri sempre tremanti , e li foggia meccanicamente all ' obbedienza passiva , è senza dubbio molto comodo per noi , ma non altrettanto utile ai fanciulli , giacché spegne in loro o atrofizza l ' istinto di iniziativa , la coscienza della propria personalità , quel sano individualismo senza del quale , più tardi , essi non faranno nulla di degno nel mondo : e molte volte anche produce - all ' entrata nella vita - una reazione pericolosa , perché il giovane , nell ' impeto di liberazione da una disciplina troppo ferrea , passa di slancio a una vita di disordine . Il secondo sistema , d ' un ' educazione troppo tenera , tutta condiscendenze e debolezze , che abitua il fanciullo a credersi il piccolo despota della famiglia , ha in sé , evidente , la sua condanna : per voler fare troppo felice il bambino non negandogli mai nulla , ne fa immancabilmente un uomo infelice , che non potrà sopportare le contraddizioni e vincere gli ostacoli che la vita gli prepara e a cui nessuno in famiglia lo ha abituato . E il guaio maggiore di entrambi questi sistemi è che essi non ripetono sempre la loro giustificazione - come apparentemente potrebbe credersi - dal concetto che i genitori si formano del modo d ' educare i figli , ma bensì dal loro inconscio egoismo . Non è cioè un meditato giudizio intellettuale che ci fa seguire il sistema della severità o quello dell ' indulgenza , ma semplicemente il nostro tornaconto . Se teniamo i nostri figli sotto una disciplina rigida , è , il più delle volte , perché ci disturberebbe averli sempre nelle nostre stanze , dove vogliamo essere liberi e indipendenti a tutte le ore : se invece li mescoliamo alla nostra vita , tenendoli troppo con noi e fra noi e accontentandoli in tutto , è perché , il più delle volte , il nostro affetto degenera in sentimentalità morbosa e non sa compiere ciò che gli imporrebbe il dovere . In una parola , ciò che noi facciamo per i nostri figli ha l ' apparenza , direi l ' etichetta , di essere fatto per il loro bene : in realtà , è fatto , spesso , per la nostra comodità , per seguire automaticamente gli impulsi , non sempre ragionevoli , che il nostro istinto ci suggerisce . E anche quando noi amiamo veramente , profondamente i nostri figli , li amiamo - senza accorgercene - più per noi che per loro . Il nostro modo infatti di comprendere la loro felicità è così fatalmente egoistico , che non ci adattiamo a saperli felici senza di noi . Nel nostro affetto verso di loro , noi sappiamo talvolta toccare le più alte vette dell ' altruismo , ma , normalmente , noi siamo incapaci di compiere quei quotidiani sacrifici - più umili e perciò più difficili - che , cooperando alla felicità del fanciullo , lo staccherebbero da noi . La stessa madre che è sublime di devozione al letto del figlio ammalato , e non calcola fatiche e dimentica sé stessa e rischia , felice e inconscia , la vita per lui , non saprà dimenticare sé stessa né rischiare il passeggero dolore della lontananza , permettendo che questo figlio , più tardi , si cerchi una via e si costruisca una felicità lontana da lei . Eroica in casi eccezionali , essa non avrà , nei casi normali , nemmeno il piccolo coraggio di saper dimenticare sé stessa . Diceva molto bene il Desmolins che uno degli ostacoli più grandi alla riforma dell ' educazione nei paesi latini è la tenerezza troppo esclusiva delle mamme . Ed io mi permetterei di aggiungere - anche troppo illogica . Alcune mamme , che lasciano talvolta senza molto dolore il loro figlio ancor piccolo entrare in un collegio - basta che sia un collegio vicino ! - si ribellano poi a lasciarlo allontanare da loro quando , fatto più grande , egli avrebbe tanto bisogno di scuotere d ' intorno a sé la polvere sentimentale della sua casa e di imparare , viaggiando , come ci si formi un carattere e come si conquisti una posizione . Noi abbiamo invertito , se posso dir così e salvo , s ' intende , numerose eccezioni , la legge di natura che vuole il bambino vicino ai genitori nei primi anni , e libero in seguito ; e mentre non ci ripugna troppo , in certi casi , abbandonare ad altri , ad estranei , la prima educazione del nostro bambino , vogliamo poi che questo , divenuto giovane e adulto , trascorra la sua vita sempre vicino a noi . Inversione dovuta al nostro egoismo , alla nostra sentimentalità latina , che è ben lontana dal comprendere e dall ' adottare , sia pure in piccola parte , la larga visione dell ' educazione inglese , dove i fanciulli , a una certa età , lasciano il nido della famiglia , quasi uccelli in apparenza ingrati che lo dimentichino , ma per ritornarvi più tardi , coll ' orgoglio di una giovinezza degnamente vissuta , colla soddisfazione d ' aver dato alla patria , in paesi lontani , quel tesoro di energie che la fa grande nel mondo . * Ora , sarebbe evidentemente assurdo pretendere che la famiglia latina fosse , come la famiglia anglosassone , pronta a recidere i suoi nervi troppo sensibili , e pensosa soltanto che i propri figli trovino la ricchezza lontani dal proprio nido : vi si opporrebbe la razza , la nostra stessa costituzione sociale ed economica , e d ' altronde io per il primo riconosco che nel nostro modo di intender la vita è un profumo di poesia e di gentilezza che compensa forse , in parte , i vantaggi materiali dell ' insensibilità inglese . Ma noi potremmo dagli stranieri , se non imparar tutto , almeno imparar qualche cosa : questa sopratutto : imparare a lasciar che si manifestino liberamente le tendenze dei nostri figli , che si svolgano le loro iniziative , che s ' espanda la loro originalità ; noi dovremmo imparare a dirigere la loro natura , anziché , come troppo spesso facciamo , affaticarci a correggerla ed a comprimerla per seguire il concetto aprioristico che noi ci siamo fatti della loro carriera e del loro avvenire . Malauguratamente non è così . Se noi volgiamo lo sguardo ai nostri sistemi di educazione e di istruzione , ci accorgiamo che la loro caratteristica è una desolante uniformità . Si direbbe che tutti i fanciulli sono gettati nello stesso stampo perché ne esca un unico tipo intellettuale : il tipo dell ' impiegato , del professore , del professionista , imbottito di una coltura più o meno ben digerita . Anni sono era venuta di Francia una grande ventata di reazione contro questo sistema d ' educazione , ma essa aveva appena fatto stormir qualche foglia del nostro quieto ed immobile paesaggio intellettuale : non ne aveva scosso i tronchi robusti né turbata la saldezza delle radici antiche . Pochissimi avevano sentito quanta sincerità fosse in questa ventata di ribellione : i più , credendo si volesse attentare al diritto intangibile che ha nella nostra coltura lo studio del latino e del greco , avevano bollato come opinione di barbari o volgare preoccupazione di bottegai , il desiderio di dare all ' istruzione dei nostri figli un indirizzo più pratico e socialmente più utile . Costoro - e mi duole il dirlo - non avevano capito nulla o avevano finto di non capir nulla . Costoro ignoravano , anzitutto , che a capo della bestemmiata crociata era , non un barbaro o uno spirito bottegaio , ma uno dei più illustri accademici di Francia , uno degli scrittori didatticamente e politicamente più ortodossi , Jules Lemaître . Costoro dimenticavano , inoltre , che la crociata non combatteva il latino e il greco , ma soltanto il modo con cui queste lingue .... e tante altre cose ! vengono insegnate . Mettiamoci una mano sulla coscienza e confessiamo che noi sappiamo ben poco di latino e quasi nulla di greco dopo otto o cinque anni di studio ! Diceva il dottor Toulouse , ed io posso ripetere testualmente le sue parole : " ho quarant ' anni e sono trent ' anni che affatico il mio spirito sui libri e sull ' osservazione dei fatti ; e non potrei , sul momento , trovare in alcuna delle discipline che ho studiato quelle risposte che si esigono dagli scolari e che io stesso ho fornito ai miei tempi in diverse riprese " . Ecco una constatazione che dovrebbe essere meditata da coloro che preparano i programmi per le scuole , da coloro che istituiscono gli esami e credono alla loro efficacia . L ' insegnamento attuale consiste nel trasmettere delle cognizioni , mentre il suo scopo dovrebbe essere formare lo spirito e il carattere . Oggi , alla scuola , si impara tutto fuor che a pensare e ad agire : oggi si dimentica che lo sforzo d ' ogni educazione deve consistere non nell ' appiccicare della coltura , ma nel formare delle attitudini . La superiorità vera , in ogni ambiente , è di creare , non di sapere ; e per questo il commerciante che sa dar vita a un ' azienda meglio adatta ai bisogni della clientela fa opera di creazione eguale , e forse più utile , di colui che scrive un bel libro . È in tal senso e seguendo questi concetti che noi protestiamo contro l ' uniformità di un ' educazione che dà l ' illusione e non la realtà della coltura , che crea più spostati che non uomini atti a tramutare in succo e sangue il cibo classico di cui furon nutriti . Eppure , sia vanità , abitudine od indolenza , i genitori , - e parlo , si capisce , dei genitori delle classi più elevate , - continuano a mandare i loro figli a quelle scuole classiche che hanno fama di formare automaticamente il cosiddetto giovane colto , come se per la soddisfazione di creare qualche erudito , si avesse il diritto di lanciar nel mondo una folla di mediocri inutili , o come se noi non dovessimo essere che un popolo immenso di filosofi di romanzieri di scrittori , un popolo di puri spiriti , che vivessero .... di letteratura , e pei quali tutte le altre attività ed energie umane non contassero quasi nulla . Quanti sono coloro che si preoccupano di sviluppare e determinare a tempo i gusti naturali del bambino .... se per caso non fossero proprio quelli di studiare latino e greco ? Quanti sono coloro che hanno l ' istinto e il tatto di comprendere le sue inclinazioni ? Ai più , non balena neppure l ' idea che vi sia nell ' anima del fanciullo , come v ' è nel suo viso , qualche cosa che lo distingua dagli altri , e che perciò esigerebbe , da parte nostra , uno studio speciale . Cioè , mi correggo . Noi avvertiamo talvolta alcune delle cosiddette disposizioni naturali dei nostri figlioli : le avvertiamo per gloriarcene nel nostro istintivo orgoglio paterno o materno o per sventolarle vanitosamente presso i conoscenti e presso gli amici : ma noi non approfondiamo l ' analisi di queste facoltà che rompono l ' equilibrio della psiche infantile : noi non ci chiediamo se non sarebbe forse nostro dovere di dare ad esse tutte le nostre cure , mutando , se posso dir così , l ' orientazione educativa del bambino : noi non calcoliamo il danno di lasciar sperdere sul principio pei mille rigagnoli della distrazione una vena che potrebbe diventare feconda , e senza un rimorso , senza un dubbio , noi insistiamo nel solito vecchio sistema : inviamo cioè il fanciullo a quella scuola che a noi pare per lui la più utile , e dove l ' obbligo di studiare contro genio materie ch ' egli non ama , lo fa riuscire spesso mediocre od infimo . Forse è qui che bisogna cercar la ragione per cui certe scuole danno risultati di cui non possiamo troppo vantarci . E quando Alessandro Dumas - volendo appunto lanciare una frecciata ironica contro la scuola - si chiedeva : Come mai vi sono tanti ragazzi intelligenti e tanti uomini imbecilli ? egli intravvedeva che questa curiosa e dolorosa trasformazione è dovuta al fatto che la scuola , invece di sviluppare le qualità specifiche del fanciullo , le atrofizza , e quindi , invece di formare l ' uomo , lo deforma . È questo il grande delitto pedagogico dei nostri giorni : delitto che compiono quotidianamente non solo i maestri nella scuola , ma i genitori nella famiglia , e che si estende non solo verso i bambini ma verso i giovani . Quando suona l ' ora della scelta della professione e della carriera - che dovrebb ' essere la più importante nella vita d ' un giovane perché da essa dipende la sua felicità - quanti sono i padri che si preoccupano di lasciar libero il corso a quelle disposizioni innate dei loro figli , di cui pure s ' eran fatti un orgoglio in passato ? Quanti sono coloro i quali riflettono che - nella vita - chi fa ciò per cui natura l ' ha creato sopporta facilmente ogni fatica ed ogni contrarietà , mentre invece chi è costretto a una professione cui la sua natura ripugna , ha eternamente in sé un ' intima tristezza e un ' intima ribellione che gli renderanno amaro il lavoro e difficilissimo il raggiungere una meta elevata ? La maggioranza dei genitori non ha scrupolo di opprimere la natura propria del loro figlio per sostituirgliene un ' altra . Vogliono fabbricare un avvocato o un ingegnere , un professore , un magistrato o un impiegato , secondo la tradizione della famiglia , il presunto vantaggio economico , l ' opportunità del momento , senza preoccuparsi affatto che , così facendo , essi soffocano un cervello e violentano un ' anima . E se osate avvertirli dell ' errore , essi si armano di argomenti che paiono vittoriosi , e vi dicono che è inutile preoccuparsi delle singole disposizioni del giovane , perché le vere vocazioni si fanno strada quand même , attraverso tutti gli ostacoli , e vi citano Voltaire che era commesso nello studio d ' un procuratore , e Musset che era impiegato presso un banchiere .... il che , innegabilmente , non ha impedito che essi abbiano fatto carriera . Ma questi padri troppo logici dimenticano che le leggi e i metodi dell ' educazione non sono fatti per gli individui eccezionali , i quali certamente trovano sempre il modo di manifestarsi , bensì per l ' infinito numero degli uomini medii e normali i quali non possiedono la forza di togliersi di dosso quella cappa di piombo con cui furono oppressi e di cui per la vita rimangono vittime . Ecco il maggiore equivoco che domina il gran problema dei nostri doveri verso la gioventù . Siamo tutti persuasi che il primo dovere sia di dare ai figli la felicità , o , poiché questa è irraggiungibile , di avviarli almeno sul cammino della felicità : ma generalmente si crede che la felicità consista nella sicurezza placida d ' un impiego , e non si intende invece che essa è un premio che si conquista palmo a palmo col libero sviluppo delle proprie energie . Noi vogliamo fare dei giovani , dei vecchi precoci e calcolatori , che si accontentino subito d ' un piccolo posto sicuro e vicino , pur di non correre quell ' alea del rischio che è la poesia della vita . Con una suggestione a ritroso , noi inoculiamo in essi i germi di un pessimismo utilitarista che addormenta coscienza e ardore , e li fa timidi dinanzi a ogni ostacolo , preoccupati soltanto di procacciarsi una posizione mediocre pur che garantisca il loro tranquillo avvenire . E non sentiamo quanto più bello e più utile , più dignitoso e più fiero , sarebbe invece sviluppare in essi il senso della libera iniziativa , e fecondare la dote migliore e maggiore della gioventù che è l ' entusiasmo . Lasciarli liberi , perché essi possano seguire le loro naturali disposizioni e interpretar quella voce che detta dentro : volerli entusiasti , cioè innamorati di quella qualunque idea che sostengono , con un cervello che calcola ma con un cuore che non calcola punto , simili a un soldato che conta i suoi nemici , ma poi se ne dimentica il numero pensando alla bellezza della sua bandiera .... * Tale io penso dovrebbe essere l ' ideale dell ' educazione : e tale , forse , nell ' intimo dell ' animo è riconosciuto da molti . Ma ben pochi osano applicarlo . Perché ? Perché uno dei fenomeni più strani e contradditorii della nostra psicologia è che mentre noi siamo modernamente audaci nel pensiero e approviamo le idee più ardite suscitate da libri e studi recenti , siamo ancora pavidi nell ' azione , perché mentre il nostro cervello vede lucidamente la via nuova che dovremmo percorrere , la nostra volontà non sa essere abbastanza indipendente per abbandonare d ' un tratto la via vecchia , a cui siamo legati da una fitta rete di tradizioni e di pregiudizi , e si ripercuote così anche nel problema dell ' educazione quell ' eterno dissidio fra teoria e pratica , che si manifesta dovunque , e che è dovuto al fatto che l ' uomo opera come sente e non come pensa . Un giorno io assistevo a una conferenza sull ' Educazione nuova detta da una nostra illustre scrittrice . Gran folla di signore nella sala e grandissimi applausi . Uscendo , sorpresi questo dialogo fra due mamme : - Son cose verissime diceva l ' una - ma come si fa a metterle in pratica ? - Già - rispose l ' altra - io non vorrei certo esser la prima ! - Così è . Noi abbiamo un sacro orrore dell ' azione isolata , e nessuno di noi vuol essere il primo ad applicare certi principii , a fare sui proprii figli l ' esperienza di certi metodi e di certe idee . Quando si tratta di un atto qualsiasi della nostra vita , noi non domandiamo mai se è bene compierlo : noi domandiamo sempre e soltanto se è generalmente ammesso che lo si compia . E per paura d ' essere i primi , per il terrore d ' assumere un ' iniziativa che potrebbe essere criticata , noi continuiamo nella vecchia routine . Ora , bisognerebbe distruggere quest ' antitesi fra la teoria e la pratica ; bisognerebbe avere il coraggio di compiere questo sforzo che riavvicinasse le idee ai fatti e rendesse le nostre azioni logicamente degne dei nostri pensieri . Diceva il Lemaître : " basta che le classi privilegiate comincino , le altre seguono fatalmente " . Anch ' io lo credo , e perciò ho voluto ripetere qui quello che troppi altri e troppo meglio di me hanno detto . L ' ANIMA DEL FANCIULLO . Quando noi pronunciamo il nome d ' infanzia , si sveglia nella nostra memoria un cumulo di ricordi che hanno il fascino d ' un romanzo . È la nostra giovinezza che rivive , come in un sogno , è la nostra esperienza che la vede e la racconta , mescolando la poesia della realtà all ' attrattiva della lontananza , deformando alcuni episodii che il tempo ingrandisce dinanzi alla nostra coscienza , come lo spazio ingrandisce dinanzi ai nostri occhi - attraverso i rami degli alberi - il profilo degli astri che sorgono .... Ed è così spontanea , così inconscia questa alterazione del vero , che non solo noi crediamo a tutto quanto rievoca la nostra fantasia , la quale tinge talvolta troppo in roseo e talvolta troppo in nero il primo periodo della vita , ma noi osiamo anche spiegare e giudicare tutto il complicato meccanismo della nostra piccola anima di fanciulli con la nostra superba psicologia di uomini adulti . Forse le pagine meno vere nelle autobiografie di certi scrittori , sono quelle che riguardano la loro fanciullezza ; pagine dalle quali s ' effonde un conforto o un rimpianto , l ' eco lontana di gioie ingenue o di incompresi dolori , ma nelle quali , se è spesso mirabile la descrizione di un ' epoca o di un ambiente , non è quasi mai esatta , precisa , sincera la figura morale del protagonista . Anche lo fosse , noi avremmo la psicologia di un fanciullo , non già la psicologia del fanciullo . Per tentar questa , bisogna dunque tenersi lontano dagli esseri superiori ed eccezionali che spesso vogliono presentare anche la loro infanzia sul palcoscenico della gloria , bisogna non dar troppa importanza ai propri ricordi , che peccano di soggettivismo , e occorre invece moltiplicare le osservazioni serene e spassionate intorno a noi , tra le famiglie che ci circondano , tra la folla anonima della strada e della scuola .... Solo così - coll ' analisi minuta e diffusa - è stato possibile alla scienza moderna strappare almeno qualche segreto a quella sfinge eterna che è l ' anima del fanciullo . * Rileggendo - come io ho dovuto e voluto fare - una non piccola parte di ciò che si è scritto intorno all ' infanzia , mi sono convinto che fino ad alcuni anni fa , la psicologia del bambino poteva riassumersi in due opinioni diametralmente opposte ed egualmente assolute . Da un lato , erano i denigratori per partito preso , i quali definivano i fanciulli tutti egoisti , ribelli , bugiardi , crudeli : dall ' altro lato erano i lodatori quand même , i quali li definivano simboli di perfezione , angeli di bontà e di innocenza . Fra i primi , fra coloro che dissero più male dell ' infanzia , emergono il La Bruyère , un celibe , e il Dupanloup , un vescovo . Ed è abbastanza spiegabile - lo dico senza malignità - che un teologo , il quale aveva tutto l ' interesse a mantener ferma la dottrina della depravazione congenita , e un vecchio scapolo , al quale i bambini degli altri saranno parsi dei diavoletti noiosi e tormentatori , li abbiano bollati con così severo giudizio . Fra i secondi , fra quelli che io chiamerei i cortigiani dell ' infanzia , primeggia Rousseau , sostenendo che il bambino esce perfetto dalle mani del creatore , e che soltanto la nostra falsa educazione lo deforma e lo guasta . Ed è altrettanto spiegabile il suo ottimismo quanto il pessimismo degli altri . Il filosofo - poeta , sedotto dalla grazia infantile , e più che altro forse dal suo preconcetto antisociale , ha idealizzato un ' età , che tutti i poeti , del resto , prima e dopo di lui , avevano ravvolto nell ' azzurro della leggenda . Senza discutere - per ora - quanta esagerazione vi sia nell ' una e nell ' altra di queste due opinioni , è necessario anzitutto constatare che esse partono da un punto di vista falso . Esse pretendono di dare un giudizio morale sull ' attività psicologica del bambino , ciò che è un equivoco e un ' illusione . Non si debbono prestare al bambino dei motivi determinanti che egli non ha . Non si possono interpretare i suoi sentimenti , le sue impulsioni , le sue tendenze , come interpretiamo le nostre . Quello che per noi ha un significato , per lui non lo ha . La sua coscienza ignora ciò che è il cardine della nostra . Egli si affaccia alla vita , senza comprenderla , come una pianta che spunti dal suolo ; e nel crepuscolo mattutino della sua esistenza egli afferma istintivamente le sue naturali energie , ignorando che queste più tardi dovranno essere giudicate e dirette da una luce morale , come ogni erba e ogni albero innalza e svolge all ' alba liberamente il suo stelo e il suo tronco , ignorando che fra poco dardeggierà su di essi , per trasformarli , il raggio del sole . Lasciamo dunque ai teologi , ai filosofi ed ai poeti , la platonica soddisfazione di giudicare l ' animo del fanciullo alla stregua dell ' animo di un adulto , e invece di infiorare l ' infanzia di lodi illogiche o di coprirla con un disprezzo ancora più illogico , cerchiamo modestamente e semplicemente di spiegare il perché della sua strana e contradditoria psicologia . * Una delle leggi fisiologiche ormai meno discusse , e degna quindi di esser tenuta quasi come un assioma , è che la ontogenia riproduce la filogenia . Le quali parole un po ' oscure , tradotte in lingua povera , significano che l ' individuo , dall ' atto del concepimento a quello della nascita , riproduce le fasi per cui è passata evolutivamente la specie . Gli uomini - prima di giungere a quello stato di civiltà relativa di cui la storia più lontana ci conserva notizie - vissero migliaia e migliaia di anni in condizioni e sotto forme che noi tentiamo oggi di evocare , ricostruendo il meno fantasticamente possibile , cogli sprazzi di luce che ci vengono dalla scienza , la lunga via crucis attraverso la quale a poco a poco i nostri antenati svestirono la loro animalità per acquistare aspetto e coscienza umana . Ebbene : ogni individuo nel suo sviluppo fetale rifà in pochi mesi questa strada faticosamente percorsa dalla specie in un periodo di secoli , e la vita dell ' embrione può dirsi il riassunto a grande velocità ( mi si permetta questa espressione ) del viaggio fatto dalla specie nel mondo . Da questa legge fisiologica che Haeckel ha splendidamente illustrata , parmi possa derivare per analogia , e quasi corollario spontaneo , un ' altra legge di ordine psicologico . Come nello sviluppo fetale noi riproduciamo la fisiologia dei nostri antenati , nelle forme e nelle anomalie scheletriche , così nei primi anni di vita ne riproduciamo la psicologia , nelle attitudini della mente e della volontà . Il bambino , cioè , sente e agisce come un primitivo e come un selvaggio , e tutta la sua incoerente impulsiva psicologia che ci sorprende e ci turba , non è che la resurrezione , per fortuna transitoria , della psiche antica , quasi per ricordare a noi - umiliandoci - donde siamo venuti . Se è dunque vero , come comunemente si afferma , che nel fanciullo c ' è , in potenza , lo scorcio dell ' uomo futuro , è altrettanto vero che c ' è , in realtà , lo scorcio dell ' uomo primitivo , il riassunto di tutta una psicologia atavica che noi abbiamo ormai sorpassata . Questa constatazione scientifica è non soltanto la piattaforma su cui devono basarsi tutti gli studii relativi all ' infanzia , ma è anche , in un certo senso , la spiegazione implicita di ogni forma di attività del fanciullo . Esaminando infatti i suoi sentimenti , i suoi pensieri , le sue azioni , noi ritroveremo in tutti l ' eco e il ricordo , quasi direi la fotografia di un mondo morale lontano e scomparso . * La caratteristica più tipica dell ' anima infantile è , senza dubbio , la potenza della sua immaginazione . L ' infanzia è l ' età del sogno , nella quale questo mondo che noi non conosciamo ancora si veste dei più brillanti colori ; è l ' età in cui il massimo godimento consiste nell ' ascoltare fiabe e racconti straordinari . Ebbene : non è forse durante l ' infanzia del mondo che si sono formati i miti e le leggende , queste storie dell ' umanità bambina , destinate a coprire sotto una fantasia lussureggiante la povertà delle conoscenze umane ? L ' immaginazione - nel fanciullo come nel selvaggio - è così grande che trasforma gli oggetti in esseri coscienti e sensibili , dà il soffio della vita alle cose inanimate ed inerti . Un bambino di 4 anni attribuiva alle pietre una specie di anima e le compiangeva perché esse dovevano restare sempre immobili allo stesso posto . Non altrimenti il selvaggio crede che nell ' albero che stormisce sia uno spirito e presta non solo un corpo ma un ' anima al vento che urla durante la notte . Chi non osserva , quotidianamente , le adorabili manifestazioni di simpatia che una bimba prodiga alla sua bambola , come se questa fosse viva ? Essa le parla , essa la bacia , essa la veste e la sveste , e la sera la vuol vicina al suo letto perché non stia sola al buio e non abbia paura ! Chi non sa che i bambini , nei loro giuochi , acutizzano questa potenza della loro immaginazione , non solo sino a prestare una personalità a cose che non l ' hanno , ma sino al cambiamento della loro stessa personalità , sino a una completa illusione di metamorfosi ? Un fanciullo di 5 anni , cui piaceva molto giocare al carbonaio , viveva con così completa illusione il suo personaggio fittizio che pretendeva che tutti lo chiamassero il carbonaio anziché col suo nome , e la sera nella sua preghiera ingenua diceva a Dio : Fa , o Signore , ch ' io sia domani un buon carbonaio ! Lo so , e lo prevedo : noi dovremmo domandarci : fino a che punto questa illusione è completa ? fino a che punto il fanciullo è vittima della sua stessa immaginazione ? Non è forse egli talvolta un artista precoce che giuoca alla commedia e vuol burlarsi di noi ? La risposta è difficile e , come ben si comprende , non potrebbe esser data che caso per caso . Vi sono delle impercettibili nuancesin queste illusioni , che vanno dalla fede più cieca al primo barlume d ' incredulità che spunta con un sorriso : vi sono dei gradi , delle sfumature psicologiche , secondo l ' età e secondo il temperamento più o meno intelligente od ottuso del bambino . Ma una cosa è fuori di dubbio : che in molti fanciulli l ' illusione è sincera e assoluta , perché l ' immaginazione esercita sulla loro psiche un ' influenza così dispotica da essere veramente , come diceva Pascal , " la creatrice sovrana di errori e di falsità " . È in questa potenza dell ' immaginazione infantile che noi dobbiamo ricercare l ' origine di una delle più gravi e pericolose caratteristiche del bambino : la menzogna . Si dice ch ' egli nasce bugiardo : e si dice bene : ma non si interpreta sempre egualmente bene il meccanismo della sua bugia . Ellen Key , l ' autrice di uno fra i più suggestivi e profondi libri intorno all ' infanzia , distingueva argutamente le bugie dei bambini in bugie fredde , ossia coscienti e quindi colpevoli , e bugie calde , le quali sono l ' espressione di un ' eccitazione momentanea e di una fantasia ardente . Ella , senza saperlo , volgarizzava così , con parola piana , un dato della psicologia sperimentale che il Sully e il Ribot avevano messo in luce , e cioè , che fra immaginazione e allucinazione non c ' è che una differenza di gradi , e spesso si toccano e coincidono . Certe bugie calde - per conservare il vocabolo di Ellen Key - non sono nei fanciulli che delle transitorie allucinazioni , da cui esula totalmente la mala fede . Quando un bambino che gioca lo sentite gridare ch ' egli è un cocchiere o ch ' egli è un soldato , state certi che in quel momento egli è sicuro di esserlo e non mentisce : quando a una bimba si domanda improvvisamente : chi ti ha dato la tal cosa ? ed essa risponde confusa : la mia bambola , - è assai probabile ch ' essa non sia colpevole d ' una vera bugia ma vittima d ' una illusione . Oh , non v ' ha dubbio che da queste piccole menzogne dette per ischerzo , il fanciullo sale alle bugie fredde , alle bugie meditate con quella grande astuzia e con quella sottile perfidia che è talvolta racchiusa nella sua piccola anima : ma non siamo forse noi che , coll ' esempio , gli insegnamo a perseverare nella menzogna e a perfezionarla ? Ci scandalizziamo tanto delle bugie del fanciullo , ma forse che noi , suoi modelli e maestri , siamo sinceri nella nostra vita e sopratutto dinanzi a lui ? che deve egli imparare da noi , se i nostri discorsi sono sempre ambigui , se la nostra vita sociale è un tessuto di abili menzogne , e se la nostra occupazione più frequente è più gradita è la maldicenza a riguardo di tutti e specialmente dei nostri amici ? Un atto di contrizione sarebbe più giusto , a questo proposito , di un atto d ' accusa ! E del resto , anche in quelle menzogne coscienti che più ci addolorano e ci sorprendono nel fanciullo , qual è la parte della perversità e quale quella della suggestione e dell ' allucinazione ? Vi è tutta una letteratura - volumi e volumi di medici e di psichiatri - sulle menzogne e sulle false testimonianze dei bambini ; e tutti gli autori indistintamente concludono ch ' esse sono la conseguenza di auto - suggestioni . La potenza dell ' autosuggestione è tale , in certi casi , che il bambino arriva a creder reali degli avvenimenti ch ' egli ha sognati , a confondere i suoi ricordi , a mescolare colla realtà le sue finzioni . E quando racconta un fatto lo trasfigura : crea una leggenda e vi crede . Gli annali giudiziarii son pieni dei terribili errori con cui le false testimonianze dei fanciulli hanno prolungato o deviato processi . Basta che il caso abbia reso spettatore un fanciullo d ' un delitto , immediatamente la sua immaginazione infiora la realtà con una generazione spontanea di mille particolari nuovi : basta anche semplicemente che alcuno racconti un fatto dinanzi a lui , perché si illuda di esserne stato testimone , e sia pronto ad affermarlo e a giurarlo . Strano e misterioso e pauroso prestigio dell ' immaginazione che altera la psiche del fanciullo e lo conduce , a sua insaputa , alle frontiere del delitto ! * Pur troppo , del resto , anche per altre vie il fanciullo s ' avvicina al delitto , e si può dire che la sua psicologia è spesso quella del delinquente . L ' infanzia infatti è non solo organicamente bugiarda , ma anche organicamente crudele . Cet âge est sans pitié , scriveva il Lafontaine , e forse pochi uomini sono arrivati alle crudeltà assurde ed inutili cui arrivano i bambini , per il solo piacere - apparentemente - di veder soffrire . Quando un povero uccellino o un gatto o un insetto capita per disgrazia nelle loro terribili e piccole mani , essi gli infliggono i più atroci e lunghi supplizii con una gioia incosciente che merita davvero il nome di pazzia morale . È , in essi , come un furore di distruzione , che non pensa e non calcola le sofferenze che infligge . È come lo sfogo impulsivo di un istinto di dominazione , la voluttà di possedere interamente - a non importa qual prezzo - la vittima che ha svegliato il loro desiderio . È il ritorno atavico della psicologia del selvaggio il quale non conosce freni ai suoi appetiti ; è anche lo scorcio individuale di quella psicologia collettiva crudele ed egoista di certi popoli civili che non rispettano i diritti dei deboli e vogliono ad ogni costo soggiogarli ed opprimerli : è , cioè , un piccolo imperialismo . Imperialismo di despota incosciente , o dirò meglio caricatura d ' imperialismo , che si sfoga non solo su persone e su animali , ma - per vendetta - anche su oggetti inanimati . Quante volte non vediamo noi un bambino battere la sedia o il tavolo contro cui ha urtato e che gli ha fatto male ? E ci ritorna alla memoria la ridicola vendetta di Serse che , irritato perché una tempesta aveva impedito al suo esercito di passare il mare , fece battere colle verghe l ' Ellesponto dai suoi soldati . Talvolta la crudeltà contro le cose - che si manifesta sotto la forma della distruzione senza motivo - è determinata nel bambino dalla curiosità che diviene una specie di manìa iconoclasta . È per curiosità che molti fanciulli spezzano i loro giocattoli , come Goethe , il quale confessava d ' aver gettato , da bambino , tutto il vasellame della casa dalla finestra per vedere in qual modo si rompeva sul marciapiede , o come Ruskin , il quale racconta che nella sua infanzia strappava e tagliuzzava i fiori in preda a uno stupore ammirativo . * Ma ciò che più offende e sorprende l ' animo nostro nello studio dell ' anima del fanciullo , è il constatare in molte , in troppe occasioni , la sua profonda insensibilità di fronte ai dolori morali . Il bambino è un indifferente e un impassibile dinanzi alle disgrazie , dinanzi alle malattie degli altri , persino dinanzi alla morte . Egli è , spesso , il simbolo del più assoluto egoismo . Non pensa che a sé e ai suoi giuochi . Ricordo a questo proposito un aneddoto caratteristico . Un giorno d ' estate due fanciulli nuotavano in mare . Dalla spiaggia li osservava la madre , che aveva vicino a sé la figlia minore , una bimba di sei anni . A un certo punto i ragazzi che si erano spinti troppo lontano , non si videro più . Le onde li avevano travolti . Si può immaginare l ' ansia della madre che inviò barche e marinai al salvataggio . La piccola bimba , tranquilla e sorridente , visto che i fratelli non ricomparivano , disse : - Non pensarci più , mamma ! ormai è certo che sono affogati : è mezzogiorno , andiamo a colazione ! - Ho citato questo aneddoto , a prova dell ' analgesia morale dei bambini , perché esso è di mia personale esperienza , ma quanti altri analoghi potrei riferirne ! Senonché , ritorna qui , molto a proposito , l ' osservazione che già feci di sfuggita in principio : constatata questa assenza di pietà , questo predominio cinico dell ' egoismo nel fanciullo , possiamo noi giudicarlo come lo giudicheremmo in un uomo ? possiamo noi applicare ai bambini la nostra morale ? Vi è , evidentemente , una gran differenza tra l ' essere impassibili davanti a una sventura , sapendo che cosa essa sia e rappresentandocene tutte le conseguenze , e l ' essere indifferenti perché non se ne intende il valore e non se ne prevedono i risultati . Noi proiettiamo la nostra psiche nella psiche infantile , e noi immaginiamo che i bambini debbano rendersi conto dei nostri dolori per istinto , o che , almeno , possano comprenderli quando noi li esprimiamo apertamente . Orbene , ciò è illusorio , ciò non è che un daltonismo mentale . Le nostre ansie , le nostre preoccupazioni e i nostri patemi d ' animo lo lasciano nella maggior parte dei casi indifferente per la semplice ed unica ragione che oltrepassano la sua capacità di simpatia . Per esempio , sappiamo noi che idea si facciano i bambini della morte ? Ne intendono essi il significato e le conseguenze terribili ? hanno essi quella sensazione d ' irreparabile che è per noi la più triste e la più angosciosa ? Non credo . Una signora inglese , M.me Burnett , ci offre al riguardo un documento eloquente . Ella racconta le impressioni provate nelle due volte che la morte visitò la sua casa mentre era bambina . La prima volta non ebbe che un desiderio : toccare il cadavere per sapere che cosa significasse la frase ch ' ella aveva udita : freddo come la morte ; la seconda volta , dinanzi al cadavere d ' una bimba di tre anni , bionda e bella , ella non provò che un ' impressione piacevole per lo spettacolo poetico del letto bianco tutto coperto di fiori ! E M.me Burnett aggiunge : - Io non mi sono sentita commossa , io non ho potuto versare una lagrima , quantunque prima mi fossi immaginata che avrei pianto molto ! - È dunque assurdo , lo ripeto , pretendere dal fanciullo , in faccia al dolore o alla sventura , delle emozioni ch ' egli non può sentire perché il suo cervello non arriva a comprenderle . Come è assurdo , per la stessa ragione , giudicare altri lati della psicologia infantile coi nostri criterii , con la nostra severità che presuppone una coscienza . Il furto , per esempio , è frequente nei bambini . Ogni volta che essi possono rubare un dolce senz ' esser visti , lo rubano . Ma forse che essi - nei primissimi anni - sanno che cosa sia il mio ed il tuo ? Qualunque cosa veda o tocchi il bambino , egli grida impulsivamente che è sua , come il selvaggio prende impulsivamente ciò che gli capita sotto mano ; e l ' appropriarsi ciò che lo attornia , ciò che eccita in un dato momento il suo desiderio non è , per il bambino , che una tendenza naturale , è , se posso dir così , un ' estensione della sua personalità . Più tardi , senza dubbio , egli esce da questa incoscienza e impara che vi sono dei limiti ai proprii desiderii e dei diritti altrui che bisogna rispettare , e allora , ma allora soltanto , se ruba , noi potremo dire ch ' egli è veramente un ladro . Così , quando noi constatiamo che una gran parte dei fanciulli sono disobbedienti e ribelli , noi affermiamo la verità , ma non interpretiamo sempre esattamente il perché della loro disobbedienza e della loro ribellione . Per il bambino , il principio d ' autorità e la sua conseguenza che è il castigo , sono cose che non dovrebbero esistere . Egli non intende l ' amore altro che come l ' intendiamo noi .... quando siamo innamorati , sotto forma cioè di carezze e di baci , di soddisfazione immediata umile e volontaria a ogni nostro desiderio .... Egli non capisce che l ' amore di chi lo circonda può manifestarsi , per il suo bene , in rimproveri ed in rifiuti . E la mamma o il babbo che gli negano qualche cosa , si trasformano nella sua fantasia in esseri crudeli che lo tormentano e che lo rendono infelice . È così forte e violento questo antagonismo dell ' anima infantile contro ogni regola e contro ogni autorità , che il desiderio dei fanciulli di diventare grandi non è , in fondo , che la speranza di sottrarsi a questa legge , a questo controllo . Essere grande , per il bambino , significa sopratutto essere sbarazzato dall ' obbligo di obbedire , essere libero di fare ciò che vuole . E sfoga intanto - fin che non può esser libero - il suo istinto di insubordinazione con quelle rivolte a cui noi diamo il nome di capricci , intendendo con questa parola di definire un atto impulsivo , senza ragione , libero ed inspiegabile , come il vento che soffia . Eppure - come il vento che soffia - anche il capriccio ha le sue cause e le sue condizioni . E sarebbe bene , di volta in volta , studiarle . Sarebbe bene specialmente ricordare che l ' anima del bambino non è logica riflessiva cosciente come la nostra , ma è una piccola anima anarchica , e che egli è un inconscio discepolo di Rousseau , che non vede nei nostri tentativi d ' educazione se non un intervento noioso ed inutile al suo naturale sviluppo . Ma a questo punto , io sento sorgere in voi una domanda : voi mi direte : abbia o non abbia il bambino coscienza di ciò che sente e di ciò che fa , sieno vere o false le spiegazioni e le giustificazioni date fin qui , certo è che il quadro della psicologia infantile da voi tracciato è molto triste ed oscuro : ed è anche esatto ? È vero , cioè , che nel fanciullo non palpitino che istinti egoisti , bugiardi , ribelli , crudeli ? Rispondo che , nella vita e sopratutto in psicologia , nulla è assoluto perché nulla è semplice . L ' organismo umano è una macchina complicata , delicata , misteriosa , e come non esistono uomini in tutto perversi o uomini ottimi in tutto , perché la natura mette degli sprazzi di luce nelle anime più abbiette , e delle chiazze d ' ombra nelle anime più buone , così non esistono fanciulli in cui circoli sempre il veleno di impulsioni ataviche , e non spunti mai il fiore candido della dolcezza e della serenità . Ognuno di noi conserva nella memoria il ricordo - se non ha la fortuna d ' aver la prova viva vicino sé - di tipi di fanciulli miti , sensibilissimi , che chiudono nel loro organismo delicato le più squisite manifestazioni del cuore , sensitive morali , se posso dir così , che rispondono con fremiti affettuosi se appena noi le tocchiamo . E , anche al di fuori di queste eccezioni sentimentali , è certo che ogni bambino conosce l ' altruismo e la simpatia , se non altro perché imita ciò che vede , e piange se vede piangere ; ogni bambino ha slanci di tenerezza verso il cane ed il gatto che gli sono compagni di giuoco , e che forse in un altro momento potrà martirizzare ; ogni bambino ha tesori di affezione e fascino di carezze per le persone che lo circondano , e sa farsi deliziosamente perdonare la desolante insensibilità del suo temperamento e i lampi del suo egoismo feroce . Ma questa psicologia normale che lo avvicina a noi , sorge in lui gradatamente coll ' età , mano mano che dalla sua psiche atavica esce e si forma , come farfalla dal bozzolo , la psiche dell ' uomo futuro . È - se posso dir così - un lento lavoro di ricamo con cui l ' educazione a poco a poco ingentilisce e trasforma il tessuto troppo rude della sua originaria natura . Il fondo della sua anima rimane quale io ho tentato descriverlo , certo non pretendendo di essere stato né completo né esatto , ma forse sperando di essermi avvicinato al vero . Avviene in psicologia quello che avviene in pittura . Quando si deve fare un ritratto , bisogna restringersi e quasi direi riassumersi a significarne l ' intima e più gagliarda e dominatrice espressione : bisogna , cioè , colpire ciò che vi è di caratteristico nella fisonomia fisica e morale d ' una persona , trascurando forzatamente molti particolari , su cui si affanna invece la vista dei pedanti e dei miopi . Ora , il ritratto dell ' infanzia non poteva esser dipinto che coi colori che ci offrono le ricerche positive e scientifiche , senza chiedere alla poesia le sue sfumature ideali e alla rettorica le sue tinte esagerate . Ma ciò che è confortante si è che questo ritratto è transitorio : è cioè uno di quei ritratti ai quali , col tempo , non si assomiglia più . Tutta quella psicologia che rievoca nel fanciullo i primordii dell ' umanità , sfuma lentamente cogli anni e svanisce all ' epoca della pubertà . Essa non è , nella vita - e salvo casi eccezionali di delinquenza congenita - che una parentesi fisiologica , il saluto , il ricordo , l ' ammonimento delle lontane miserie onde siamo ascesi alla civiltà , una specie di malattia - come ve ne son tante ! - che noi dobbiamo soffrire e superar da fanciulli , e dalla quale usciamo più sani , più forti , moralmente migliori . E non è raro infatti il caso , che coloro i quali sono stati da bimbi i più violenti , i più capricciosi , i più cattivi , diventino poi gli uomini più saggi ed egregi , e le donne più oneste e più austere . Soltanto , per ottener questo risultato , bisogna saper comprendere il bambino , e per comprenderlo , bisogna amarlo . Amarlo , non con la sentimentalità esagerata - e forse più di parole che di sostanza - che oggi è di moda : amarlo non con la nostra ansietà nervosa e ridicola che trema per ogni sorso d ' acqua non bollita e per ogni biscotto fuori programma ; amarlo non per viziarlo , e nemmeno per imporgli nei suoi studii e nei suoi divertimenti il giogo d ' un orario cui la sua natura repugna ; ma amarlo per fondersi nell ' anima sua , per vivere la sua vita di impulsi e di contraddizioni , per spiegarsi la mancanza d ' unità e di costanza della sua psicologia , per comprendere , infine , ch ' egli è come un campo ove sono radici antiche di piante maligne che bisogna sopprimere , e germi nuovi di piante feconde che bisogna aiutare a svilupparsi e non lasciar soffocare da quelle . E sopratutto bisogna essere sereni e generosi verso di lui : dimenticare ch ' egli è insensibile ai nostri dolori perché non li capisce , e cercare invece di comprendere i suoi . Il nostro torto maggiore verso l ' infanzia è di ripagarla , spesso , con quell ' indifferenza sentimentale ch ' essa mostra verso di noi . Noi sorridiamo dei suoi dolori , perché , paragonandoli ai nostri , ci sembrano meschini , e non ci accorgiamo che sbagliamo i termini del raffronto . Ciò che par futile a noi , è grave per il fanciullo , precisamente come ciò che è importante per noi , non arriva nemmeno ad esser compreso da lui . Vi sono in quelle piccole anime delle grandi e paurose tragedie , che noi definiamo come capricci . Vi sono , in germe , tutte le passioni che dilaniano il cuore dell ' uomo , e che noi ingenuamente crediamo di poter placare con un rimprovero od un castigo , mentre non facciamo che esacerbarle . Vi sono delle strane intuizioni precoci che permettono al bambino di vedere , di sentire , di giudicare tutte le ingiustizie che noi commettiamo verso di lui , illudendoci ch ' egli non arrivi a capirle . L ' orgoglio e la gelosia , per esempio , queste precocissime fra le passioni umane , fanno forse più soffrire i fanciulli che non gli adulti , e creano il tipo , non raro , del bambino chiuso nella sua tristezza silenziosa e nella sua testardaggine , che porta con incompresa dignità il dolore del suo orgoglio ferito , e contro il quale scioccamente e perversamente si sfoga la nostra severità , pretendendo di correggerlo di un difetto di cui ignoriamo le cause . E v ' è , infine , al di sopra di tutte queste considerazioni , un ' altra considerazione più alta e più vasta , che dovrebbe oggi modificare non solo i giudizi sull ' anima del fanciullo , ma specialmente il metodo dell ' educazione . Io ho tracciato alcune linee della psicologia infantile , analizzando l ' infanzia in sé stessa , da un punto di vista scientifico , isolandola quasi dal tempo e dall ' ambiente . L ' analisi - lo confesso - non era completa . Io ho dimenticato che non si può fare astrazione nello studio di nessun organismo dall ' ambiente ove sorge , e che - opera od uomo , individuo o collettività - tutti , come le piante , risentono l ' influenza del terreno che li ha prodotti . Anche l ' infanzia sente oggi , oltre le cause ereditarie e congenite , l ' influenza dell ' epoca in cui vive , subisce la temperatura morale che la circonda , è illuminata dal riflesso di quel mondo grande che s ' agita intorno a lei . E l ' anima sua incoscientemente palpita di ciò che è il palpito dell ' anima nostra . I fanciulli moderni sono diversi dai fanciulli di cinquanta anni fa , perché non possono sottrarsi e ignorare la febbre da cui è dominata la nostra civiltà frettolosa . Oggi essi entrano troppo presto nella vita : troppo presto affaticano il cervello negli studi : troppo presto sciupano la loro adorabile semplicità infantile , partecipando in società all ' esistenza complicata , irritata , affaccendata degli adulti . Oggi ciò che essi odono in famiglia , il molto che leggono , il troppo e il turpe che vedono nelle strade , la stessa ansiosa preoccupazione dei genitori che si ripercuote in loro e li eccita , la coscienza di essere divenuti i personaggi più importanti della casa , questa inebriante mistura d ' orgoglio e di vanità per cui s ' illudono d ' esser qualcuno mentre non sono ancor nulla , e vogliono già emergere in quel mondo che ancora li ignora , fanno sì che essi accelerino e saltino i periodi fisiologicamente normali del loro sviluppo , e siano dei precoci e dei nervosi . Tutte le distanze s ' abbreviano oggi , nel mondo fisico come nel mondo morale . La nostra legge sovrana è la fretta . Abolire fin che si può e più che si può quegli ostacoli antichi che si chiamano il tempo e lo spazio , ecco la meta dietro cui corriamo vertiginosamente . E noi stiamo abolendo o accorciando l ' infanzia . Come noi diventiamo vecchi prima del tempo , così il fanciullo , prima del tempo , diventa uomo . Sotto la pressione violenta di emozioni e di sensazioni superiori alla sua età , egli diventa uomo per i desiderî , per le ambizioni , per le passioni , non per la forza e per la coscienza . Ed è da questo squilibrio fra il volere e il potere , da questa antinomia fra la legge di natura e le esigenze della civiltà , che scoppia talvolta nell ' anima infantile il dramma più pauroso e più doloroso : il suicidio ! Noi credevamo che il rifiuto della vita fosse possibile solo in chi conobbe la vita : noi credevamo che quest ' attimo di coraggio in cui si nasconde forse una lunga viltà , fosse una conseguenza dei dolori e delle preoccupazioni dell ' età matura . E invece , ecco che l ' epidemia suicida si diffonde anche tra i fanciulli , ecco che le statistiche ne notano ogni anno il regolare crescente aumento , ecco che noi vediamo e leggiamo che si uccidono non solo ragazzi di quindici o sedici anni , ma bimbi di dieci , di otto , persino di sei anni ! Ah , chi potrà mai immaginare la tempesta di idee troppo grandi in quei cervelli troppo piccoli ? chi potrà mai ridire il tormento di quelle anime prima di compiere l ' atto fatale ? Qui non soccorre a spiegarci il mistero la teoria atavica ! qui la colpa non è né dell ' eredità , né della natura ! La colpa è nostra perché siamo noi , è la nostra civiltà troppo intensa , febbrile e cerebrale che intorbida ed avvelena anche l ' ingenuità del fanciullo e ne eccita fino alla patologia tutto il sistema nervoso . E noi dovremmo sentire questo rimorso , aver coscienza di questa responsabilità : noi dovremmo finalmente comprendere che il primo dovere dell ' educazione è di creare intorno al bambino un ambiente moralmente sano e bello , ove non penetri l ' eco di tutte le ansie che ci tormentano , e ove l ' anima del fanciullo possa svolgersi liberamente secondo le leggi della natura , senza essere troppo presto soffocata o martirizzata dai pensieri e dalle sensazioni dell ' anima nostra . E solo allora - quando avremo ridato all ' infanzia la sua pace serena e la vedremo fiorire intorno a noi simbolo di speranza - solo allora noi potremo comprendere e meritare la frase di Amiel : che il po ' di paradiso che noi troviamo sulla terra è dovuto alla presenza del bambino ! FINE .