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« UMORI » DI BARTOLINI ( PASOLINI PIER PAOLO , 1942 )
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Non voglio qui parlare della poesia in versi di L . Bartolini , o delle sue acqueforti , ma limitare il discorso alla sua prosa , o , meglio , alle sue prose migliori . Chi pensi « Bartolini » non può pensare subito che ad un avvenimento eccezionale , direi quasi privato , che di giorno in giorno accade nella nostra odierna letteratura : ed è proprio in questo suo diuturno accadere che si è venuta costituendo , anzi , stratificando una prosa bartoliniana , staccata da qualsiasi intenzione o premeditazione ; e quindi serenamente scioltasi dal timore di una possibile decadenza , espresso dal De Robertis , quando , in uno scritto del '30 su Passeggiata con la ragazza , si era chiesto : « s ' accosterà un giorno ( Bartolini ) a temi più calmi , senza più quel tono improvviso , avventuroso , lirico a oltranza ? E troverà i mezzi adatti , quel tanto di riposo mentale necessario a opere mature ? » . Tutto questo è stato dal Nostro raggiunto , al di fuori di qualsiasi programma : e così , come il De Robertis rivendicò in quelle vecchie pagine del Bartolini un ' « aria di gioventù » , un « essere e parere giovani » , non come « uno dell ' ultima generazione » , ed in questo indicò la sua presenza prepotente nell ' « orto ben pettinato delle lettere » odierne , così noi ora ritroviamo il Nostro , intatto , fedele a se stesso , anche se al posto della sua sanguigna , scontrosa , ribelle gioventù , c ' è ora una maturità più attenta e sofferta , se non meno scontrosa e ribelle . E se « tra le tante sue facce » si fa « sempre più in luce quella del moralista » , non ce ne dispiace affatto , anzi , per questo , forse , lo abbiamo più caro . Bartolini non ha mai resistito alla tentazione di « scendere tra gli uomini » ; e se dopo , mettiamo , aver contemplato le vecchie al mercato ( « ... portano non meno di tre sottane : la esterna e la seconda che è di roba turchina con righette orizzontali per orlo , orlo listato da un palmo di velluto nero sino ... Alzano le vecchie donne la prima e la seconda sottana e , se uno sta ad osservare bene , si vedono , se per isbaglio la vecchia s ' alza un lembo della terza sottana , gambacce con le vene varicose e col « giudizio » , ossia il sudiciume al ginocchio ... » ) , dopo averle così contemplate , dunque , vuol trarne una sua morale ( « E così fanno perché sono al limitare dell ' esistenza : mettono da parte e tengono da conto per paura di perdere e non riavere ; giacché sanno , da natura , che più nulla avranno . Sono come le piante che hanno più radice che fiore » ) , tanto meglio , per il piacere che abbiamo tratto da questa morale , che non è un concetto , ma una descrizione : e commoventissima . Del resto il giudizio o morale bartoliniano non è che una specie di « finale » o di « presto » , strettamente unito , o sortito direttamente da quello che , più innanzi , chiamerò il suo « umore » . Così la prosa del Nostro , tutta affidata al proprio umore , alla luna buona o cattiva , all ' ilare o malo risveglio mattutino , si è venuta imponendo alla nostra attenzione , che si è , un po ' alla volta , tramutata in vero e proprio affetto . E nient ' altro che affetto , in noi , poteva corrispondere alla maschia confessione bartoliniana , uscita pudicamente , scontrosamente , dalla sua penna , quasi a denti stretti , talvolta ; altra volta , come nei suoi primi libri ( Passeggiata con la ragazza ) , gridata a voce alta e piena , sino a rivelarne il sangue o la carne , ma sempre con un sordo pudore , che , intervenuto nel discorso come un improvviso interrompimento , lo tramutava , lo accigliava , quasi accorandolo . In realtà , sempre , in fondo alla voce forte e burbera di Bartolini , trema un nodo di pianto : pianto umano , quasi fanciullesco . Si guardi « Morte di Umano » nel suo ultimo libro . E in questo fondo di pianto , niente affatto spleenetico o letterario e non nel senso generico di malinconia o tristezza , giace la parte più remota e forse meno nota di Bartolini : è da essa che risale alla superficie la gamma versicolore dell ' umor suo , tetro e bizzarro , come una sorta di alterna vittoria e sconfitta , astio e benignità , avvenuta nel suo intimo più segreto , ed emersa poi nella pagina scritta . Per questo , io credo , della sua prosa finora non è stata data una definizione critica , che , circoscrivendola , la ponga con sua vera luce nell ' ambito della nostra letteratura odierna . È tale definizione monca anche perché , dato il proprio modo di essere , il Nostro non ha in letteratura che nemici o amici : e sia gli uni che gli altri , per eccesso di vigore , non saranno in grado di studiarlo serenemente . Non basterà chiamare la scrittura bartoliniana semplicemente « prosa » , come si suole , in quanto non narrativo , ché questo sarebbe un porre la questione e non risolverla ; « capitolo » anche è fuori luogo per la pagina del Nostro , nata , è vero , nel pieno fiorimento di quello , e indubbiamente influenzatane , ché la prosa di Bartolini è tanto lontana dal capitolo cecchiano , quanto da uno è lontano altro stile . E se del vecchio racconto o abbozzo realistico , è inutile anche fare il solo nome , come invece avviene nella fascetta pubblicitaria del Cane scontento , d ' altra parte se l ' ispirazione bartoliniana è essenzialmente lirica , lo è al di fuori da ogni liricità in quanto purezza o essenziale perfezione : Bartolini ha bisogno del molteplice e del prosaico , seppur come un padrone ha bisogno del proprio schiavo . Così , se da una parte la sua poesia in versi sembra un inasprimento , una estrema conclusione della sua prosa , la sua prosa è sempre sostenuta e tesa da un frasario vigorosamente poetico : e in un periodo , in una pagina basta trovare « sinistra mano » invece di « mano sinistra » , perché tutto il senso ne sia stravolto e poetizzato . E allora vorrei riportarmi a quanto dicevo inizialmente , a quella foga di umori che , rinverginata di volta in volta dalla sua stessa condizione di umore , resta tutta chiusa , serrata e perfetta nella pagina che da essa nasce . Allora , infine , prendendo lo spunto da una vecchia frase del De Robertis ( « Quell ' umore che è , direi , il lievito all ' arte di Bartolini ... diventa una forza viva e operante , e i paesi , perfino una pianta , un fiore , un filo d ' erba ne son pieni , parlan per sé » ) , vorrei distinguere la pagina , il capitolo bartoliniano sotto il nome di « umore » , mutando , quasi in una sosta di solidificamento , il senso di questa parola . « Umore » che , in mezzo alla verità delle pagine , trova la sua unità di tono in quel fondo di pianto che dicevo ora domato ora vincitore , e , nell ' arco di queste vittorie e sconfitte la sua ammirevole quantità di forme , che , dalla collera amorosa alla tetra bizzarria , dalla benigna serenità alla strafottenza , cerca la sua estrema liberazione in un acerbo moraleggiare . L ' orso , ed altri amorosi capitoli è il migliore indice di questi umori : la lucidità della propria visione poetica vi è matura , e sicura la propria condizione etica ; nessun dubbio , nessun compromesso ; c ' è la certezza di sé , la potenza di sé con cui si costruiscono i capolavori . Ora , avrei voluto soffermarmi , esaminare qua e là questo bellissimo libro , ma , avendolo aperto , sopraffatto dal piacere dei ricordi e dal soverchiare delle postille , ho dovuto cedere e rimandare ad altra data un particolare discorso sopra di esso : vorrei solo dire , qui , che non soltanto nell ' arco ideale domina Passeggiata con la ragazza al Cane scontento ( che , pur contenendo cose bellissime , mi par opera di passaggio da una certezza e potenza di sé , ad un ' altra , più distesa , serena , paterna ) , esso , L ' orso , tiene un posto preminente e degno di lungo futuro .