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DAK TO ( Vietnam ) , gennaio « QUANDO morirò andrò in Paradiso perché su questa terra ho vissuto all ' Inferno . Vietnam , 1967» . « Ho dormito sotto Joe . Era morto e faceva caldo . Dammi una sigaretta . Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo ? » . « Signora , lei crede che ce la farò ? A volte ho paura di no . E prego , sa , non faccio che pregare . Prego anche quando non ho tempo , per esempio quando vado all ' assalto . Dico alla svelta : Dio , non farmi morire » . « Dio , che cosa schifosa è la guerra . Dev ' esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che si divertono a fare la guerra , che la trovano gloriosa o eccitante . Non c ' è nulla di glorioso , nulla di eccitante , è una sporca tragedia » . « Io non voglio essere ricco , non voglio essere eroe . Io voglio vivere e basta . La vita è bella , sai , bella . Ora lo so che la vita è bella , prima non lo sapevo . Credi che morirò ? » . « Non voglio tornare in battaglia . Sono così giovane e ho tanto tempo da vivere , e non si viene al mondo per morire a venti anni alla guerra . Si viene al mondo per morire in un letto , quando si è vecchi » . « E poi ammazzai un uomo . Era un piccolo viet . Correva , correva , e gli sparavano tutti . Sembrava d ' essere al tirassegno di un luna park . Gli ho sparato io ed è caduto . Ma è stato come sparare ad un albero . Non ho sentito nulla , sai , nulla » . « Signora , è vero che è così brutto lassù ? » . « Ma no , soldato , ma no . Oggi è quieto , vedrai » . « Lasciatemi in pace . Non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmeno di morire » . Poi è arrivato un razzo . E di lui è rimasta soltanto una scarpa . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Lunedì mattina . La tragedia incomincia con la paura . E la paura incomincia appena Sali sul cargo militare che ti conduce alla zona del fuoco insieme ai soldati che tacciono in un rassegnato silenzio . Ieri un cargo come questo è precipitato , sembra per un sabotaggio , e nessuno ha fatto in tempo a usare i paracadute con cui dovremo buttarci se saremo colpiti . Del resto , il paracadute a che serve ? Mentre cali a terra ti sparano , voliamo su una regione che pullula di vietcong . Fa caldo , sudi . Anche perché il soldato accanto ti fissa da almeno mezz ' ora scuotendo la testa e poi , cercando di superare il rombo dei motori , ti grida : « Sei giornalista ? » . « Sì » . « E il lungo con te è un fotografo ? » . « Sì » . « Andate a Dak To ? » . « Sì » . « Idioti , chi ve lo fa fare ? » . Te lo chiedi anche tu , all ' improvviso . Hai superato tanti ostacoli per arrivare fin qui , visti permessi burocrazie , e all ' improvviso vorresti essere mille miglia lontano dove la guerra è solo una parola , una fotografia sul giornale , una immagine alla televisione . Provi a scherzare , la voce ti suona falsa : « Moroldo , ci pensi alla faccia dell ' ambasciatore quando gli consegnano i nostri cadaveri ? » . Per raggiungere Dak To abbiamo firmato un foglio con cui sdebitiamo le Forze armate e il governo degli Stati Uniti della nostra possibile morte , e in fondo al foglio c ' era questa domanda : « A chi dovrà essere consegnato il nostro cadavere ? » . Presi alla sprovvista abbiamo scritto : « Ambasciata italiana a Saigon » . Moroldo brontola che lo disturba solo un particolare : l ' intera faccenda è avvenuta di venerdì 17 . Anche le uniformi le abbiamo prese di venerdì 17 , ma bando alle spiritosaggini : in poco più di due anni sono morti dieci giornalisti in Vietnam . Ricordiamoli , non lo fa mai nessuno . Maggio 1965 , Pieter Ronald Van Thiel : ucciso dai vietcong a sud di Saigon . Giugno 1966 , Jerry Rose : precipitato con l ' aereo colpito da una cannonata a Quang Ngai . Ottobre 1966 , Bernard Kolenberg : precipitato con un caccia sulla zona demilitarizzata . Ottobre 1966 , Huynh Than My : ucciso in battaglia a Can Tho . Novembre 1966 , Dickie Chapelle : saltata su una mina a sud di Danang . Novembre 1966 , Charlie Chellapah : disintegrato da un mortaio a Cu Chi . Dicembre 1966 , Sam Castan : ucciso in combattimento nelle pianure centrali . Febbraio 1967 , Bernard Fall : sventrato da una mina nella foresta di Hue . Marzo 1967 , Ronald Gallagher : ucciso per errore dall ' artiglieria americana nei pressi di Saigon . Maggio 1967 , Felipa Schuler : mitragliata sull ' elicottero che la portava a Danang . Di feriti , quest ' anno , ce ne sono stati una trentina . Ieri a Saigon ho conosciuto Cathrine Leroy , fotografa francese . Ha ventitré anni , il braccio destro , la gamba destra , la parte destra del volto coperti di cicatrici , e cammina zoppa . Lo scorso maggio , durante un combattimento al 17° parallelo , le scoppiò accanto un colpo di mortaio . È stata tre mesi in ospedale , dal corpo le hanno tolto diciotto schegge , ma al piede la ferita continua a riaprirsi , riaprirsi , e i medici non sanno più cosa fare . Le ho chiesto : « Perché non torni a casa , Catherine ? » . Ha sorriso senza rispondermi . Che strani tipi questi miei colleghi in Vietnam . Alcuni sono fior di giornalisti e potrebbero stare a Londra o a Parigi : invece bestemmiano e rimangono qui . Altri reporter improvvisati , nessuno li voleva mandare : ma hanno supplicato o sono venuti da sé , a loro spese . Cosa cercano , dimmi . Uno scopo che non avevano prima ? Un brivido che li scuota dalla noia ? Una pallottola che risolva un loro dolore ? Un ' imitazione di Hemingway ? Ho tentato un ' indagine , uno ha risposto : « Voglio dimostrare a mio padre di non essere il cretino che dice » . Un altro ha risposto : « Mia moglie ha divorziato » . Un altro ha risposto : « È eccitante e , se fai la foto giusta , sei a posto per sempre » . Quasi nessuno m ' ha data la sola ragione che a me sembra valida : « Sono qui per capire » . Io sono qui per capire , per sapere cosa pensa un uomo che ammazza un altro uomo che a sua volta lo ammazza : senza conoscerlo . Sono qui per provare qualcosa a cui credo : che la guerra è inutile e sciocca , la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre . Sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo quando si esalta su un siero che curerà il cancro , o sull ' operazione chirurgica che sostituisce un cuore con un altro cuore : mentre migliaia di creature giovani e sane , senza cancro , col cuore a posto , vanno a morire come animali , vacche al macello . C ' è la guerra da tre anni in Vietnam e la gente che piange su Washkansky dice : « Uh , che noia » . Ci si massacra da venti giorni a Dak To è un villaggio situato a dieci miglia dal confine col Laos e la Cambogia , proprio dove sbocca la Pista O Ci - min : vale a dire la strada da cui arrivano i rifornimenti di Hanoi alle formazioni vietcong e alle truppe nordvietnamite infiltrate nel Sud . Verso la fine di ottobre a Dak To c ' era un solo battaglione di americani con una base aerea , minuscola . Poi un disertore nordvietnamita rivelò che i suoi compagni erano riusciti ad ammassare sulle colline intorno a Dak To ben settemila soldati e con questi si accingevano a sferrare l ' attacco . Il generale Westmoreland reagì concentrando diecimila fra paracadutisti e soldati , il 1° novembre ebbe inizio la più sanguinosa battaglia combattuta fin oggi in Vietnam . A Saigon si dice : « O gli americani vincono entro sette giorni o Dak To diviene la loro Diem Bien Phu » . Non è facile obbedire al consiglio che un amico della France Presse , François Pelou , mi ha lascito in albergo con un bigliettino : « N ' aie pas peur » . I viet sono come gli Apaches e i Cheyennes Lunedì pomeriggio . Invece è facile . La paura ti passa , di colpo , con la paura degli altri . L ' elicottero su cui siamo saliti alla base di Pleiku , ultima tappa prima di Dak To , ha posto per quattro persone oltre i due piloti e i due mitraglieri . Uno dei quattro è un telecronista appena giunto da New York . Il suo viso ha il colore del gesso , il suo corpo è scosso da un tremito convulso , e tutte le sue dieci dita sono ficcate dentro la bocca dove tutti i suoi trentadue denti le mordono furiosamente . Dopo pochi minuti si alza , batte alle spalle di un pilota , lo scongiura invano di tornare indietro , e provi tanta vergogna per lui che di colpo sei un ' altra persona . Tranquilla , lucida , con ogni tuo nervo pronto a scattare per salvarti la pelle . Puoi perfino osservare con curiosità le colline a sinistra da cui si alzano fumate nere , il napalm che gli americani sganciano sui nordvietnamiti lanciano sugli americani : ben consapevole che ci stai passando nel mezzo , come sotto un arcobaleno , sorvolando la giungla dove sono nascosti i vietcong i quali mirano dritto alle pale dell ' elicottero . Puoi perfino capire perché questa guerra è una guerra diversa da ogni altra guerra che hai studiato a scuola , e perché dicono che non ha un fronte preciso , che il fronte è ovunque . Il mitragliere dietro di te s ' è abbassato sulla mitraglia e spara raffiche contro una macchia da cui è partito un colpo appena avvertito . Sembra il personaggio di un western dove i bianchi sparano dal vagone agli indiani . Anche allora i bianchi tenevano in pugno un paese di cui possedevano solo qualche fortino , e per andare da fortino a fortino bisognava ammazzare o venire ammazzati . Sostituisci alla parola fortino la parola base aerea , alla parola indiani la parola vietcong , alla parole vagone la parola elicottero : ed ecco il Vietnam . Ecco il nostro viaggio a Dak To , con quel poverino che geme . Siamo a Dak To . Un campo militare con una pista nel mezzo , bucata dai mortai di stanotte . Decine di elicotteri e aerei che decollano o atterrano in una tempesta di polvere rossa , un fragore che spacca gli orecchi . Centinaia di camion e di jeep che trasportan soldati dalla barba lunga e lo sguardo stanco . Postazioni di artiglieria che vomitano cannonate ogni trenta secondi facendo tremare la terra e il tuo stomaco . Eppure come doveva essere bello il Vietnam quando non c ' era la guerra . I monti dove ora si muore son blocchi di giada e smeraldo , il cielo dove ora schizzan bombe è una cappa color fiordaliso , e il fiume che ora serve a spegnere gli incendi ha un ' acqua così limpida , fresca . Come doveva essere facile sentirsi felici quaggiù , andando a pescare sulle rive , a passeggiare nei boschi . Poi un tenente ci viene incontro e ci offre una rivoltella ciascuno . « Badate , ve la consiglio , quasi tutti i corrispondenti ce l ' hanno , chiunque porti l ' uniforme è un bersaglio : i nordvietnamiti non fanno prigionieri . Se dovete crepare , tanto vale che vendiate cara la vostra pelle » . E sembra molto sorpreso , anzi offeso , quando gli rispondiamo « no , grazie » . Povero tenente . Ha due baffi cretini su un muso di topo , e un elmetto che sembra nato con lui . Infatti non lo vedremo mai senza e un giorno gli chiederò se ci dorme . È addetto alla stampa , nella tasca dei pantaloni tiene una scatola di fotocolor che mostra ad ogni nuovo arrivato : la sua fidanzata in camicia da notte e senza camicia da notte . La mostra anche a me , è una bionda cicciuta con due grossi seni , mi spiega che la fotografò durante una licenza a Honolulu . Parlando ci conduce alla tenda dei giornalisti ma prima di entrarci faccio in tempo a vedere due MP che trascinano un soldatino giallo in uniforme kaki . Cammina perché lo sostengono , ha i piedi scalzi , la bocca aperta e le palpebre chiuse . Ha sì o no diciott ' anni , lo hanno prese stamani sulla collina 1383 , era svenuto di fame e di sete . « Dove lo portano » , chiedo , « all ' infermeria ? » . « No , no » , spiega il tenente , « lo portano all ' interrogatorio e poi ad incidere un disco da trasmettere con l ' altoparlante sulle colline . » « E cosa inciderà su quel disco ? » . « Inviterà i suoi compagni ad arrendersi » . « E se lui non vuol farlo ? » . « Oh , lo farà , lo farà » . Il prigioniero inciampa , gli MP lo sollevano , e per un attimo i suoi piedini nudi pendono giù grotteschi . Forse fu lui a ordinare la giacca ricamata che vidi da un sarto a Saigon . Il ricamo diceva : « Quando morirò andrò in Paradiso perché su questa terra sono vissuto all ' Inferno . Vietnam 1967» . Però era una giacca americana . E le parole ricamate , in inglese . Dieci piloti partono ne ritornano due Lunedì notte . La sensazione che hai in questo campo è d ' essere chiuso in un pozzo , cioè in trappola . Le colline dei nordvietnamiti ti circondano proprio a raggiera e solo tre sono in mano degli americani : la 1383 , la 1124 e la 1089 . Notte e giorno sei esposto al fuoco dei mortai , dei razzi , questo buco a trenta centimetri dalla vostra tenda lo ha fatto stamani un mortaio . Veniva dalla collina 875 , quella che non riescono a prendere : la notte scorsa 173° Airborn aveva l ' ordine di arrivarci in cima a ogni costo ma l ' attacco è fallito . Ho parlato col pilota di un elicottero , quasi piangeva . M ' ha raccontato che gli uomini sono ammassati in un perimetro angusto da cui non possono andare né avanti né indietro : i nordvietnamiti li circondano da tutte le parti , sono dietro a ogni albero . In quel mucchio di carne umana vi sono almeno cento morti e altrettanti feriti , nel buio gridano supplicando acqua e morfina . Il sole decompone i cadaveri , molti feriti muoiono dissanguati ; evacuarli è impossibile . Dieci elicotteri ci hanno provato , otto sono stati abbattuti , questo pilota è uno dei due che sono riusciti a tornare . « Capisce , non ci si muove che con gli elicotteri in questa giungla maledetta . Il terreno è troppo ripido , pieno di bambù e di liane , per far cento metri ci si mette due ore , e i nordvietnamiti vi si muovono invece come gatti » . « E i sudvietnamiti dove sono ? » . « Non ci sono . Chi li ha mai visti ? Siamo tutti americani a Dak To » . I soldati al campo hanno un ' aria cupa , arrabbiata . Mi sono affacciata a una tenda e un portoricano gridava : « Questo lo zio Sam non ce lo aveva detto . Devi combattere il comunismo non lo so , e non me ne frega un corno dei dannatissimi vietnamiti . Se lo combattano da sé il comunismo , non c ' è neanche un sudista qui fra noi . Sì , aveva ragione mio padre quando si arrabbiò perché andai volontario . Mio padre è un operaio e sai che ti dico ? Sono sempre i figli degli operai che vanno a morire alla guerra » . Gli è saltato addosso il caporale e ha urlato : « Hector , chiudi il becco ! » . Ma Hector ha continuato a sfogarsi e io sono uscita . Ero alla mensa quando è suonato l ' allarme . È suonato quando i primi colpi di mortaio erano già caduti sul ponte e sulla pista . Sono scappati tutti rovesciando i vassoi , i bicchieri di tè , e sono scappata anch ' io , con Moroldo , ma era molto buio e il bunker non si vedeva . Si vedevano solo sagome nere che correvano dandosi spintoni e ripetendo : « I mortai , i mortai » . A ciascuno chiedevo : « Il bunker , dov ' è il bunker » , ma nessuno mi rispondeva . Si diventa egoisti alla guerra . L ' artiglieria intanto s ' era scatenata con lancio di razzi , il cielo bruciava fiamme rosse in fuga verso le colline , non distinguevi più tra i colpi in arrivo e i colpi in partenza , d ' un tratto una mano ha afferrato il mio polso e una voce ha detto : « Viens avec moi » . Era François Mazure , un collega francese , con lui e Moroldo mi son tuffata in un bunker pieno di soldati cadendoci a capofitto . Siamo rimasti un ' oretta nel bunker , i soldati ogni tanto accendevano un fiammifero sotto la mia faccia per vedere se fossi davvero una donna . I loro discorsi erano interessanti : parlavano esclusivamente di quelli che sono riusciti a evitare il Vietnam . Quando l ' allarme è cessato ci hanno detto che il ponte era quasi distrutto e che si temeva un contrattacco sulla collina 1383 . Domattina ci andremo , intanto cerchiamo di dormire . Di giorno fa caldo , di notte fa freddo , ma il peggio è che le brande sono tutte occupate e bisogna dormire per terra . Qualcuno mi ha dato il suo sacco a pelo ma per terra i colpi di cannone ritornano come legnate sul ventre . Nel sonno sento Moroldo che brontola : « E spara e spara e spara . Ma quanto costa ogni colpo ? Mezzo milione ? Un milione ? Come sono ricchi gli americani . Io , la guerra agli americani , non gliela farò mai » . Una bomba da 300 chili ha fatto un massacro Martedì mattina . Si chiama Pip , ha ventitré anni , un volto buono e arguto , un fucile , una Leica e un blocco di carta col lapis . È addetto al servizio informazioni della Quarta divisione fanteria e sarà lui a portarci sulla collina 1383 . Gli andiamo incontro ridendo , ci siamo svegliati contenti , com ' è bello essere vivi . Se imparassimo a esser contenti per il semplice fatto d ' essere vivi . Capiremmo perfino il piacere di lavarsi la faccia con un bicchiere d ' acqua , l ' altro bicchiere è pei denti , e pazienza se nell ' uniforme ci hai dormito e sudato , se il sacco a pelo puzzava , se trovare un gabinetto è un regalo . Il generale Peers m ' ha offerto l ' uso del suo gabinetto che è una scatola di legno su cui è scritto " Privato " , ma tutte le volte che provi ad andarci c ' è lui . Al terzo tentativo l ' ho sorpreso sotto la doccia che si insaponava . « Oh ! » , ha esclamato arrossendo e non si capiva a guardarlo perché tutti ne abbiano tanta paura . Così nudo e indifeso non sembrava davvero il demonio che nell ' ultima guerra mondiale terrorizzava i giapponesi della Birmania , ancor meno sembrava il grande stratega che da venti giorni manda i ragazzi a morire e ogni sera ripete : « Stanotte la collina 875 sarà nelle nostre mani » . Uscendo senza scarpe scansava i sassolini come fossero spilli . L ' ho raccontato a Pip che continuava a ripetere : « Devi dirlo al capitano Scher ! » . Il capitano Scher è colui che ha conquistato le tre colline e Pip sostiene che se la 875 fosse toccata a lui non sarebbe successo quello che è successo . Sulla 875 la situazione sta facendosi ancora più tragica . Stamani i Phantom bombardavano i bunker dei nordvietnamiti , uno ha sganciato troppo presto una bomba e anziché sui nordvietnamiti le bomba è caduta sul perimetro degli americani . Era una bomba da trecento chili , ha fatto un massacro . Be ' , per dirmi questo Pip ha indugiato un po ' troppo e l ' elicottero su cui dovevamo salire è partito . Dobbiamo attenderne un altro e , quando arriverà , ci diranno : « Chi di voi tre porta bene ? L ' elicottero che avete perduto è partecipato per una raffica di mitra a palla » . « Sono andato volontario , poi me ne pentii subito » Martedì mezzogiorno . Ci si abitua a tutto , anche a non stupirsi perché la morte t ' è passata accanto senza vederti . Ci si abitua a saltare sull ' elicottero che non ha nemmeno una cintura alla quale legarti sicché quando vira devi stringere forte un appiglio sennò scivoli giù . Ci si abitua a volare rasente i boschi da cui i vietcong sparano . Ci si abitua ad affacciarsi mentre il mitragliere risponde al fuoco . Ci si abitua a non battere ciglio dinanzi alla desolazione , l ' orrore . Non sono rimasti che mozziconi anneriti di alberi su questa collina . Si levano contro il cielo in mille schegge che sembrano dita tese a chieder pietà e introno a essi vedi solo buche , voragini , trincee , bunker coperti da sacchi di sabbia , uomini dall ' espressione sbalordita , il passo incerto . Ci siamo calati nel punto dov ' è appostata l ' artiglieria . Nel recinto dei mortai stanno tre ragazzini vestiti da soldato . Quello che infila gli obici ha due occhi tristi che spaccano il cuore . « Larry , ti ho portato un pacco » , gli dice Pip . « Vengo subito » , risponde Larry . Infila un ' altra granata nella bocca del mortaio , si inginocchia appoggiando la testa bionda alla canna e : «3048 , uno - due , fuoco ! » . « Larry ! » , insiste Pip . « Un momento » , dice Larry , «3049 , uno - due , fuoco ! » . Poi cede il posto a un altro e prende il pacco che viene dalla zia Dolores di Kansas City e contiene pop - corn , burro di noccioline , torroni ma soprattutto caramelle perché a Larry piacciono le caramelle . Le mangiamo insieme , seduti sul tronco di un castagno . « Larry , ma è vero che sei volontario ? » . « Cosa vuole , eran tre anni che il Vietnam incombeva su me , alla fine mi dissi : meglio andar volontario , o la va o la spacca , se va e se ritorno becco un congedo di centocinquanta dollari al mese . Mi pentii subito di aver fatto quel che avevo fatto . Ma ormai lo avevo fatto . I miei genitori si arrabbiarono molto , la mamma piangeva . Mi sembra un secolo , e fu solo tre mesi fa . Tre . Ho ancora nove mesi da passare qui . Lei crede che ce la farò ? A volte o paura di no . E prego , sa , non faccio che pregare . Prego anche quando non ho tempo , per esempio quando vado all ' assalto , dico alla svelta : Dio non farmi morire » . Poi dal recinto arriva una voce : « Dico , Larry , vuoi riprenderti questo fetentissimo aggeggio ? » . E Larry se na va , masticando caramelle di zia Dolores , a sparar colpi che ammazzeranno un ragazzo come lui . Quello che l ' ha chiamato si avvicina e sorride : « Lei è italiana , vero ? Anch ' io » . Si chiama George Mazzarella , figlio unico di Giacinto e Irene Mazzarella che nel 1926 lasciarono Napoli per emigrare a New York . Ha ventiquattr ' anni , è meccanico , era sposato da un mese quando lo mandarono qui . E il giorno prima dell ' attacco ricevette una lettera dove la moglie diceva d ' essere incinta . « Così andai all ' attacco come in stato di ubriachezza . Era la prima volta che andavo all ' attacco e lei m ' aveva scritto d ' essere incinta . Avevo paura , mi tenevo vicino a Bob . Bob era il mio amico . Eravamo partiti insieme perché lui era un tipo zitto e io sono un tipo che chiacchiera : si legava come due innamorati . Poi il razzo arrivò . Lo vidi arrivare e mi seccò la gola , non riuscii a dirlo a Bob . Mi buttai a terra e nel momento in cui mi buttai a terra rividi tutta la mia vita , come un film , rividi mia madre e mio padre e i giorni di scuola e mia moglie nel letto , tutto insieme . E mentre vedevo questo vidi Bob scoppiare . Letteralmente scoppiare . In due , lo giuro , tagliato nel mezzo . Lo vidi morire ed era la prima volta che vedevo un uomo morire e quell ' uomo era Bob . Gridai : Bob ! E poi , che Dio mi perdoni , non l ' ho ancora detto a nessuno , lo dico a lei perché devo dirlo a qualcuno , se non lo dico divento pazzo , e poi … ecco … poi fui così felice che il razzo avesse preso lui anziché me . Dio , mi vergogno . Quanto mi vergogno . Ma è così . E se in questo momento arriva un altro razzo , lo sa che le dico ? Spero che prenda lei anziché me . Brutto , vero ? » . « Non lo so , George . È guerra » . « E poi ammazzai un uomo . Era un piccolo viet . Correva , correva , e gli sparavano tutti . Sembrava d ' essere al tirassegno di un luna park . Gli ho sparato io ed è caduto . Ma è stato come sparare a un albero , non ho sentito nulla , sai , nulla . Brutto , vero ? » . Non lo so , George , è la guerra . Il ragazzo giallo giaceva contorto nella trincea Martedì pomeriggio . Da una tenda è sbucato il capitano Scher ed è venuto a sedersi con noi . Anziché alzarsi in piedi i soldati hanno detto : « Ciao , Don » . Donald Scher ha trentasei anni , è bello come Tyrone Power quando Tyrone Power era davvero bello , ha la disinvoltura di chi ha girato il mondo e vive a New York . Conosce Londra , Parigi , Roma dove abitava quand ' era alla NATO e suo sketch preferito è sugli italiani che guidano . Sostiene di preferire un bombardamento di mortai al traffico di Roma : una volta al Tritone ebbe una crisi di panico e non riusciva più a muoversi , i romani gli gridavan cornuto . Dopo lo sketch sugli italiani abbiamo mangiato una razione C , pollo disossato , dolce alla panna , caffè , e dopo mangiato lui ci ha condotto sulla cima della collina : con l ' elicottero perché a piedi avremmo trovato mine e vietcong . Quando l ' elicottero s ' è abbassato , m ' ha detto : « Non salti lì » . Ho calcolato male le distanze e sono saltata proprio lì , affondando su qualcosa di molle . Ho udito la sua voce irritata : « Glielo avevo detto di non saltare lì ! » , e poi mi sono accorta di tenere i piedi sul cadavere di un vietnamita appena coperto di terra . I cadaveri qui sono ovunque , dopo tre giorni e mezzo non li hanno ancora sepolti tutti . Sebbene il metodo sia sbrigativo : li butti in una trincea e poi copri la trincea con la terra . « Capitano , quante vite è costata questa collina ? » . « Io ho perso solo sette uomini ma di vietnamiti ne ho contati sessanta . Di sicuro eran molti , molti di più : quelli che noi troviamo son quelli uccisi da ultimo . Gli altri li portano via prima di ritirarsi , legandoli ai piedi con le funi . Prepararono le funi prima della battaglia , sono coraggiosi . O dovrei dire suicidi , fanatici ? Li ho visti sotto un bombardamento al napalm : uscivano dai bunker e tentavano di sparare coi fucili agli aerei . Come i giapponesi della seconda guerra mondiale . Diresti che non gli importa di morire , anzi che voglion morire . Io non so cosa li muova » . Allora ho guardato il ragazzo giallo che giaceva contorto e coperto di sangue dentro una trincea . Non c ' era nulla di fanatico , di suicida , sul suo viso tondo e imberbe . Sembrava , anzi , che sorridesse . Dio , ma a cosa ? L ' ultima cosa che aveva visto era un George o un Larry che avanzavano col loro terrore e gli sparavano addosso , per non morire essi stessi . Dal giorno in cui era nato , forse diciassette , forse diciotto anni fa , non avevo mai visto che guerra . Prima la guerra con i francesi , poi la guerra agli americani , in questa sua terra dove c ' era sempre qualcuno che non doveva esserci , perché all ' inferno il comunismo , il non comunismo , lui era morto per la sua terra , e quella collina gli apparteneva , come le altre colline , le pianure e i fiumi , e ciò lo rendeva ricco , vittorioso e ricco . Anche se aveva sempre ignorato cosa significa vivere in pace . Quella misteriosa parola che tutti gli dicevano , pace . Una lucertola gli è andata su un occhio . « Non guardi » , ho detto il capitano , « venga via , Dio che cosa schifosa è la guerra . Dev ' esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che di divertono a fare la guerra , che la trovano gloriosa o eccitante . Non c ' è nulla di glorioso , nulla di eccitante , è solo una sporca tragedia e se hai poco di cuore piangi sempre quando la battaglia è finita . Piangi su quello cui negasti una sigaretta ed è morto , su quello che rimproverasti ed è morto , piangi perfino su lui che ha ammazzato i tuoi amici . Tre uomini m ' ha ammazzato questo ragazzo . Con una granata sola . E magari se lo incontravo a un bar di New York lo trovavo simpatico , e mi mettevo a discuter con lui sul comunismo e sul capitalismo , e poi lo invitavo a mangiare . Dio , che cosa schifosa è la guerra » . « E allora perché la fa , capitano ? » . « È il mio mestiere . Lo scelsi perché mi piaceva lavorare con gli uomini , mi sembrava di fare il maestro , io ero un maestro . Quando diventi un militare non ci pensi mica che in fondo il tuo mestiere è uccidere . Poi viene il momento di uccidere e ti assale come uno stupore , senti come uno strappo , ma è ormai troppo tardi : se non uccidi sei ucciso . Nel momento estremo non ti guida il dovere , non ti guida il coraggio , ti guida la paura . Certo che avevo pura , anche tre giorni fa . Prima della battaglia io ho sempre paura , ogni volta è la prima volta . E ogni volta penso che non voglio morire , voglio tornare a casa dove ho quattro figli . Eppure vado avanti . Che cosa schifosa è la guerra » . Siamo andati in giro per le trincee , trattenendo il fiato a causa del fetore . Erano trincee molto piccole perché i vietnamiti sono sempre molto piccoli e hanno bisogno di pochissimo spazio . Però erano trincee fatte bene , con intelligenza e gran senso strategico . Erano sei , giravano in tondo alla collina in cerchi concentrici ed erano unite fra loro con sottopassaggi . Le più vecchie avevan sei mesi . Da sei mesi i bambini gialli scavavano , zitti zitti , come i topi , sotto gli occhi degli americani , e gli americani non s ' erano accorti di nulla . Se il disertore non avesse tradito , sarebbe successa una carneficina . « E malgrado lui , che battaglia dura . Partimmo alle nove del mattino e non fummo in cima che alle sei del pomeriggio . Procedevamo albero per albero , macchia per macchia , bambù per bambù . Per andare da qui a quella liana , quanti metri saranno , quindici al massimo , ci mettevamo un ' ora . Due ore . Vede che terreno ripido . Loro stavano sopra e potevano guardarci in gola fino alle tonsille . Giunto a questi bambù chiesi gli aerei : col rischio di essere bombardati anche noi Erano armati ben ma poche armi russe . Di russo ho trovato solo due fucili del 1946 . Tutte armi cinesi , nuovissime , di prima qualità . Fucili , mitraglie , granate a mano , mortai da 60 mm . , razzi B40 che nella giungla son oro : perché spaccano gli alberi e i rami schizzando diventan coltelli . Vero , tenente ? » . Una morte è già di troppo , in una famiglia Il tenente ha ventun anni ma ne dimostra quindici . Si chiama Joseph Knowlton e viene dal Massachusetts dove ha un fratello di diciott ' anni e uno di quattordici . Vive nell ' incubo che anche a loro tocchi il Vietnam . Siede su un sasso e coprendo coi piedi qualcosa che non vedo , ci ha fatto sopra un mucchietto di terra , mi dice : « Ho scritto a quello più grande di arruolarsi in marina così sfugge al Vietnam . Non voglio che provi ciò che provo io . Io la guerra l ' avevo vista al cinematografo , ma non credevo che fosse così . Ti passano le pallottole sopra la testa , colpiscono l ' albero e vuoi tanto bene all ' albero che lo abbracceresti per non lasciarlo più , invece vai avanti proteggendo la testa come se la testa fosse l ' unica cosa di cui preoccuparti , come se salvata quella tu avessi salvato tutto . Forse perché il primo che hai visto morire ha perso la testa . Gli è volata via come un pallone per giocare al calcio . Non voglio che mio fratello veda queste cose . Se l ' America pretende che io sia qui , pazienza : cerco di fare meglio che mi riesce . Però mio fratello no . Una morte è già un prezzo troppo alto . E malgrado l ' obbedienza che porto , malgrado sia abbastanza d ' accordo sulla nostra presenza in Vietnam , chi vuole essere qui ? Chi ne è fiero ? » . E con rabbia tira una pedata al mucchietto di terra che aveva ammassato . Sotto c ' è una manina gialla . Ce ne siamo andati sotto il fuoco . Sparavano da una cima accanto , forse il contrattacco temuto . Siamo saltati sull ' elicottero con la velocità di due lepri , mi calcavo in testa l ' elmetto fino a schiacciarmi . « La testa , la testa , proteggi la testa come se la testa fosse l ' unica cosa di cui preoccuparti , come se salvata quella tu avessi salvato tutto » . E intanto Joseph Tinnery , vent ' anni , da Filadelfia , strappato alle scuole medie , stava lì a testa nuda e urlava : « Senti m ' ero dimenticato , tu che sei giornalista , me lo fai un favore ? Mi fai mandare una fotografia con l ' autografo da Julie Christie ? Ricordati , Joseph Tinnery , Terzo battaglione , Dodicesimo Fanteria , sì , Julie Christieee ! » . La conferenza - stampa del generale ottimista Martedì sera . Sono giunti i feriti della collina 875 . Stamani una colonna del 173° Airborne è riuscita a stabilire un contatto col perimetro del massacro e ora esiste una zona di atterraggio per gli elicotteri . Ero sulla pista a vederli arrivare . Calavano come un branco di calabroni , accecandoci in quel vento di terra rossa , gli infermieri correvano con le barelle , ma solo i moribondi venivano adagiati sulle barelle . Gli altri si buttavano in terra da sé , e laceri insanguinati , zoppicando , ridendo , piangendo , venivano verso di noi neanche fossimo stati la mamma , il miracolo . Uno che rideva mi si è buttato addosso gridando : « Prendete la collina , era l ' ordine , prendete la dannata collina ! Eravamo in trappola , capisci , in trappola ! » . Poi , di colpo , ha smesso di ridere . S ' è staccato da me , m ' ha guardato serio e m ' ha detto : « Ma tu chi sei ? Cosa vuoi ? » . Un altro , seminudo , era in preda a una crisi selvaggia . Batteva i piedi , si picchiava la fronte , singhiozzava : « Li odiooo ! Vi odioso ! Maledetti ! Sudicioniii ! » . Cercavano di calmarlo , di condurlo in infermeria , ma non ce la facevano mica . Un altro , negro , s ' era seduto con una ciotola di minestra e piangeva quieto mentre le lacrime gli cadevano nella minestra . « Quella bomba . Un mucchio di ragazzi son morti per quella bomba . Non sapevi più dove andare . Dovevo nascondermi sotto i cadaveri . Ho dormito sotto Joe . Era morto ma faceva caldo . Dammi una sigaretta . Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo ? » . Poi è arrivato il colonnello che ha cacciato i giornalisti strillando incoscienti , datemi i rotolini delle fotografie , incoscienti , e siamo dovuti scappare perché non ce li rubasse . C ' è uno strano modo , qui , di giudicar l ' incoscienza . Alla conferenza - stampa il generale , con l ' uniforme stirata , ripeteva : « Detesto apparire ottimista ma ritengo di potervi annunciare , stavolta con certezza , che entro la notte la collina 875 sarà nelle nostre mani » . Una bella giornata : abbiamo due nuovi amici Mercoledì mattina . La collina 875 non è affatto nel mani del generale . Non solo , raggiungerla è più che mai impossibile : gli elicotteri ci portano solo i soldati che vanno a morire . All ' alba sono andata sulla pista ma non c ' era più nulla da fare , tutti i posti erano pei soldati di una compagnia che partiva . Erano appena giunti dagli Stati Uniti , sembravano cani bastonati . Un ragazzo dai capelli rossi m ' ha chiesto con voce strozzata : « Signora , è vero che è così brutto lassù ? » . Gli ho risposto : « Ma no , soldato , ma no , oggi è quieto , vedrai » . Forse ci ha creduto . Siamo fermi qui al campo , qualche colpo di mortaio piomba a intervalli , ma nessuno ci fa caso ormai , ammenoché non si tratti di un vero bombardamento non suona neppure l ' allarme . A chi tocca , tocca : se non ragioni così stai sempre rannicchiato in un buco . È una bella giornata , io e Moroldo abbiamo fatto due amici : il sergente Norman Jeans e il caporale Bobby Janes . Norman è un negro di Beaumont , Texas ; Bobby è un irlandese di Milford , Connecticut . Hanno entrambi ventitrè anni e il primo è nero come il carbone , il secondo è biondo come il grano . Dove va uno va l ' altro , non si staccano mai . Il fatto è che Norman ha salvato in un combattimento la vita di Bobby e Bobby ha salvato in un combattimento la vita di Norman . Dal maggio scorso sono stati insieme in ben sette combattimenti . « Guarda , io non voglio essere un eroe » Alle dieci , quando Norman e Bobby sono andati a prendere l ' acqua nel fiume , li abbiamo seguiti . Poi , mentre Bobby caricava le latte sul camion , mi sono messa a chiacchierare con Norman che è in Vietnam da undici mesi ma dice undici mesi come se dicesse undici anni . Era appena sposato quando partì . « No voleva vedermi partire , sai . E piangeva , piangeva . Così me ne andai all ' alba , mentre dormiva . Scesi piano dal letto , mi vestii trattenendo il respiro , e uscii di casa scalzo : perché non si svegliasse . Com ' era bella così addormentata . Non potei nemmeno baciarla , dirle good - bye , e se non la rivedessi mai più ? » . Parla in soffio , con gli occhi chiusi . « Sì che la rivedrai Norman . Tra un mese » . « In un mese … Stamani è tornato il capitano a cercar volontari per la collina . Gli ho risposto no , ma se vogliono possono mandarmi lo stesso . E non voglio , capisci non voglio . La guerra , ecco , quando mi richiamarono non sapevo immaginarmi la guerra ma ora la conosco e tutto quello che chiedo è di uscirne al più presto , di tornare da lei . Bobby , dice : " Sei sempre triste , sorridi " . Non ero triste , ero allegro , ero buffo . Ero giovane . Ora son vecchio . Sai che mi sono trovato un capello bianco ? Guardalo , è qui a sinistra , è proprio bianco » . « Io non lo vedo » . « Tu non lo vedi ma c ' è . Dev ' esser venduto quando mio fratello Charlie m ' ha scritto che hanno richiamato anche lui e ora mandano anche lui in Vietnam . Gli ho risposto Charlie , tenta di farti mettere nel servizio trasporti , non in fanteria . Se dovesse accadergli qualcosa … Charlie è così buono , non ha mai ammazzato nessuno , io sì invece , e se qualcuno deve morire in famiglia allora meglio che tocchi a me , ti pare ? » . « Non toccherà neanche a te » . « Sono cose che si dicono , io vivo nella paura . Invece di andarsene , cresce . Per esempio , la seconda volta che fui in combattimento . Avevo più paura della prima . Sparando pensavo : Norman , la prima volta non t ' hanno beccato ma questa ti beccheranno . E la terza volta avevo più paura della seconda , la quarta più della terza . Son rimasto ferito sei volte e la prossima sarà quella buona » . « Ma piantala , Norman ! » . « E poi non mi piace ammazzare , non capisco perché si debba ammazzare . Io vorrei che tutti fossero vivi , felici . Invece ne ho ammazzati tanti . Tanti ! Lì per lì non ci pensi , mi spiego , un uomo è un bersaglio . E poi sei arrabbiato perché i tuoi amici son morti , odi il mondo e quell ' uomo è il mondo per te . Dopo però ti dispiace , dici Buon Dio , perdonami , Buon Dio . Se tu non credessi che stai combattendo per qualcosa di buono , che la tua causa è giusta , che quando tornerai a casa ti tratteranno bene anche se sei negro , guarda , diventeresti pazzo . Ma quando finirà questa guerra ? Io non voglio essere ricco , non voglio essere eroe , voglio vivere e basta . La vita è bella , sai , bella . Ora lo so che la vita è bella , prima non lo sapevo . Prima ero cattivo a volte , non farò più certe cose che facevo prima . Sono diventato più buono a scoprire che la vita è bella » . Poi Norman ha dato il cambio a Bobby che s ' è seduto dov ' era seduto Norman , e s ' è messo a spiegarmi perché gli vuol bene . « Perché ad esempio stamani gli è arrivata una radio transistor e , sapendo che mi piaceva , l ' ha data a me . Ma non è neanche questo , è il modo in cui mi accolse quando arrivai . Non come un sergente , come un fratello . Qui , sai , il colore della pelle non conta . Partimmo in pattuglia e si mise a spiegarmi come si fa a riconoscer le mine , sul sentiero volle andare avanti per primo . E mi ordinò di restare a distanza . Nel primo combattimento che facemmo insieme , Norman rimase ferito . Cercai di capire da che bunker sparassero , lo capii e mi avvicinati che lanciarvi una granata . Norma diceva non lo fare , scappa , ma io la gettai e rimasi a mia volta ferito . Quando aprii gli occhi Norman era sopra di me che mi tirava via . S ' era trascinato fin lì con la gamba piena di schegge , il braccio pieno di schegge , e mi tirava via . L ' amicizia è bella , forse più bella d ' amore , e l ' unica cosa buona alla guerra è che a volte ci trovi un amico . Il resto è spazzatura . Io , vedi , venni volontario ma ora odio tanto questa guerra che non so come esprimerlo . Forse così : vorrei non esser venuto » . « Quanto tempo ti resta , Bobby ? » . « Tre mesi . Novanta giorni , ci pensi ? In novanta giorni faccio in tempo a morire novanta volte . Fino a oggi m ' hanno tenuto lontano dal fuoco perché le ferite guarissero ma ora sono guarite e ogni giorno è l ' attesa di quando mi rispediranno in battaglia . Non voglio morire , maledizione . Non voglio tornare . Sono così giovane , e ho tanto tempo da vivere , e non si viene al mondo per morire a vent ' anni alla guerra . Si viene al mondo per morire in un letto , quando si è vecchi . Non me ne importa più un corno di questa guerra , incomincio a pensarla come mio fratello che era nel 173° Airborn ed è rimasto ferito e dice : è una stupida inutile guerra . Molti di noi non sanno neppure perché sono qui , non capiscono un corno di queste faccende politiche , vengono direttamente dai banchi di scuola e si chiedono : perché ? Gli rispondono : sei qui a combattere per il tuo paese . Replicano : ma il mio paese è laggiù , non è qui . Sono bambini , dovrebbero essere a scuola , e li odiano tutti perché sono qui . Ci odiano anche se moriamo , ecco la verità » . « Bobby , credi che gli americani vinceranno questa guerra ? » . « Non lo so . Vincere una guerra vuol dire vincere il cuore della gente non lo vinceremo mai . Sono buoni soldati , i vietnamiti . Hanno già cacciato i francesi e conoscono il loro terreno come noi non lo conosceremo mai e a loro non importa di morire . Gli butti addosso quintali di bombe , di napalm , li bruci col lanciafiamme : e sembran risorgere dalle loro ceneri . Per ogni nostro morto ne nuore venti dei loro , eppure quando vai all ' assalto di una collina ne trovi di nuovi , di nuovi , di nuovi , e sono tanti . Voglio tornare a casa . Che i governanti sistemino i loro litigi con un altro sistema , non col sangue degli uomini . Non col mio sangue . Perché , tanto , a chi importa se muoio ? » . È proprio una bella giornata , con questi alberi verdi e questo fiume pulito . Un gruppo di bambini vietnamiti viene verso di noi , cantando sotto i cappelli a pagoda . Ma gli occhi azzurri di Bobby son colmi di lacrime e non vedono gli alberi verdi né il fiume pulito né i bambini che cantano sotto il cappello a pagoda . Lentamente mi alzo , mi avvio verso il camion , e quando salgo sul camion lo sguardo mi cade sullo specchio retrovisivo . Sono tre giorni che non mi vedo allo specchio : per timore che si rompesse e mi portasse male , non l ' ho preso con me . E al campo non ce ne sono , non c ' è nemmeno un vetro . Quasi con timidezza mi avvicino a quel coso che brilla , mi osservo , e rimango allibita a fissare un volto che non conosco . Possibile che in soli tre giorni si possa cambiare così ? Ha ragione Bobby . Non ci sono né alberi verdi , né fiumi puliti , né bambini che cantano , qui . « La collina 875 è stata abbandonata » Mercoledì sera . Al tramonto s ' è udito un grido : « I morti ! I morti ! » . Siamo corsi alla pista , gli elicotteri li avevano già scaricati . Erano centodieci , e venivano dalla collina 875 . Erano chiusi in sacchi di plastica argentea , con un lampo nel mezzo , e alcuni avevano ancora la sagoma di una figura umana , altri erano pacchi informi di roba . Erano allineati in file prolisse , neanche dovessero sfilar sull ' attenti per il generale . Erano in stato di decomposizione e puzzavano come la coscienza degli uomini che li avevano mandati a morire . Sono corsa da Bobby e da Norman . Li ho trovati fuori della tenda , con gli occhi sulla pista , le braccia conserte . In silenzio . Poi Bobby ha detto con voce roca : « C ' è anche Charlie Waters , il cappellano . Hanno trovato soltanto la testa » . E Norman ha balbettato : « No ! Nooo ! » . Corre voce che domani ci sarà un altro attacco alla 875 . Giovedì sera . La collina 875 è stata conquistata dagli americani . Scrivo queste note sull ' aereo che da Pleiku ci riporta a Saigon . Le scrivo malvolentieri perché non ho voglia di ricordare , credo che nessuno abbia voglia di ricordare . È successo tutto molto in fretta . Verso le nove il tenente coi baffi è uscito dalla tenda e battendo le mani come un cretino ha annunciato : « Elicotteri a disposizione , zona del fuoco , zona del fuoco ! » . Sembrava che offrisse i biglietti gratis per andare a teatro . Mentre gli elicotteri partivano , dalla collina si alzavano fumate nere : era in corso l ' ultima pioggia di napalm per ridurre al minimo la resistenza dei nordvietnamiti . Nel perimetro del massacro , come ormai lo chiamano , erano riuniti i soldati e i paracadutisti del 173° Airborn : pronti per l ' assalto . Nessuno parlava , tutti avevano lo sguardo vuoto di chi non ha scelta . Due ore avanti il cappellano Roy Peters che ha sostituito il cappellano Water , aveva detto la Messa . Molti s ' erano comunicati . Il perimetro era ancora pieno di bende insanguinate , scatole vuote di medicinali , bossoli anneriti , pallottole intatte , elmetti con un buco dentro . Jack Russell , della NBC , era l ' unico che ancora avesse il coraggio di andare in giro a fare interviste , e poneva a tutti la stessa domanda : « Credi che ne valga la pena ? » . I più rispondevano : « sì perché abbiamo perso troppi ragazzi , bisogna prenderla questa collina » . Uno ha detto « No » , e non ha voluto aggiungere altro . Un negro ha risposto senza alzare il viso : « Lasciatemi in pace , non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmen di morire » . Poi s ' è udito un berciare : « Ora voglio che arriviate lassù e becchiate quei figli di cani » . Sono scattati tutti , hanno incominciato a salire . Sono andati avanti per cinque minuti senza che accadesse nulla , come una scalata in montagna . Poi s ' è udito un fischio , un altro fischio , ed è esploso l ' inferno . Razzi , colpi di mortaio , granate , una valanga di fuoco che rotola giù e rotolando si gonfia , si ingrossa , si spezza in mille altre valanghe di fuoco , tra gli urli . Urlavano tutti . Chi urlava : « Avanti , avanti ! » . Chi urlava : « Barelle , barelle ! » . Chi urlava bestemmie atroci . Un razzo ha centrato il negro che aveva detto : « Lasciatemi in pace , non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmen di morire » . Di lui è rimasta soltanto una scarpa . Un altro razzo ha centrato un soldato coi capelli rossi e di lui non è rimasta nemmeno una scarpa , sono rimaste soltanto queste macchie color ruggine che ora lordano la camicia di un fotografo . Era il soldato che mi aveva chiesto : « Signora , è vero che è così brutto lassù » . L ' assalto è durato sessanta minuti e quando gli americani sono giunti alla cima non hanno trovato che sassi , tronchi bruciati , frammenti di corpi . La valanga di fuoco non era partita di lì , era partita da un ' altra collina . La 875 i nordvietnamiti l ' avevan lasciata nella notte , trascinandosi dietro anche l ' ultimo morto . « Signore » , ha detto il radiotelefonista al comandante , « dal campo ci chiedono la conta dei cadaveri nordvietnamiti » . « Rispondi che posso dargli quella dei nostri » , ha replicato il comandante . « Sono centocinquantotto » . Dieci giorni dopo . Questo è il comunicato che ho appena letto sulla telescrivente della Agence France Presse a Saigon . «11900/3/Dic/AFP/La collina 875 è stata abbandonata stop I paracadutisti americani che controllavano la cima a sette chilometri dalla Cambogia sono discesi verso Dak To dopo aver fatto saltare l ' esplosivo e le fortificazioni nordvietnamite stop . Nessuna spiegazione è stata fornita dai militari americani sui motivi di questo abbandono stop Il solo motivo plausibile sembra quello che gli americani non fossero in grado di tenere la 875 indefinitamente stop Anche le altre colline sono state abbandonate ad eccezione della collina 1383 che domina direttamente il campo di Dak To stop A Dak to regna la calma stop » . E questa è la guerra che ho visto in Vietnam .