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Perché Panagulis è stato ucciso ( Fallaci Oriana , 1976 )
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Invece di mandargli i fiori , ho fatto stampare 5mila manifesti per il giorno del suo funerale . Li ho fatti stampare con la fotografia che a me piace di più , e con una delle sue poesie che a me sono più care , e con una frase che mi venne spontanea quando seppi che lo avevano ammazzato ma ora la ripetono tutti come uno slogan . La fotografia è quella che gli scattarono il giorno in cui fu eletto deputato , e sorride il sorriso di un bambino felice , e alza il pugno in segno di vittoria . La poesia è quella che dice : « Non piangere per me / Sappi che muoio / Non puoi aiutarmi / Ma guarda quel fiore / quello che appassisce ti dico / Annaffialo » . La frase che ora tutti ripetono come uno slogan è questa : « Nel 1968 Alessandro Panagulis fu condannato a morte perché cercava la libertà . Nel 1976 Alessandro Panagulis è morto perché cercava la verità e l ' aveva trovata » . Tu sai di quale verità sto parlando . In Grecia lui la trovò soprattutto a proposito dell ' Esa e delle responsabilità sulla invasione di Cipro . Me ne parlò subito , con gli occhi che gli ridevano di gioia fanciullesca . A Roma , mi pare . « Altro che rapporto Pike , altro che rapporto Church » , mi disse . Erano documenti autografi , firmati dagli stessi responsabili . « Ma come li userai ? » . Rispose : « Pubblicherò un settimanale . Il primo numero avrà in copertina la lettera autografa del personaggio più compromesso . Al secondo numero mi fermeranno , forse . Ma ormai avrò fatto sapere l ' essenziale » . Per un mese non discutemmo d ' altro . Si accorse ben presto che non avrebbe mai trovato quei soldi , o non abbastanza in tempo , e così si decise a dare alcuni documenti a Ta Nea , un quotidiano di Atene . Erano i documenti meno sensazionali , gli hors d ' uvre . Suscitarono lo stesso un inferno , e alla sesta puntata Averoff intervenne : la magistratura proibì di continuare le pubblicazioni . Averoff : il ministro della Difesa . Il suo nemico . Mentre la pubblicazione avveniva , Alekos ( Panagulis , ndr ) era in Italia . Arrivando mi aveva detto d ' esser venuto per scrivere un libro . Ma io avevo capito subito che la ragione era un ' altra , che aveva bisogno di stare qualche settimana lontano dalla Grecia dove si sentiva in pericolo . Non gliene chiesi conferma perché sapevo che non gli piaceva farmi partecipe di certe preoccupazioni e angosciarmi . Abitava a casa mia , naturalmente . Ed era sempre così inquieto . Doveva tornare in Grecia dopo 30 giorni . Al trentesimo giorno disse : « Posso rimandare la partenza di 24 ore » . Al trentunesimo giorno disse : « In fondo posso rimandarla anche di 48» . Al trentaduesimo giorno disse : « Potrei rimandarla anche d ' una settimana » . E allora fui certa che in Grecia stava rischiando davvero la vita . Ma non lo pregai di restare in Italia . Era una di quelle creature che bisogna lasciar morire se hanno deciso di morire . Perché , se l ' hanno deciso , vuol dire che è giusto così . Una dura lezione che avevo imparato quand ' era in esilio in Italia , nel 1973 e nel 1974 , e lottava contro i colonnelli . Ogni tanto spariva . Andava in Grecia , grazie a un passaporto falso . Scendeva all ' aeroporto di Atene , con quei baffi e con quella pipa che lo facevano riconoscere tra mille , e fieramente passava tra le maglie della polizia , sotto gli sguardi di coloro che volevano ammazzarlo . Quando lo accompagnavo all ' aeroporto , non mi chiedevo mai se sarebbe tornato . Mi limitavo a sperare che tornasse . Tornava sempre , ridendo . No , in certi casi anche piangendo . Come la volta in cui aveva trovato tutte le porte chiuse . Gli amici che ora si definiscono tali e piangono lacrime di coccodrillo sfruttando la sua morte ( come quel Papandreu che egli non rispettava ) non gli aprivano dicendo : « Ho famiglia » . Tornò anche dalla Spagna , dov ' era andato con un altro passaporto falso per aiutare la resistenza contro Franco . Tornava sempre . E questa volta non è tornato . Dovevamo vederci a Roma lo stesso giorno in cui avverranno i suoi funerali . A Roma avrebbe portato le fotocopie dei documenti , per metterli al sicuro in Europa . Alla fine di aprile lo chiamai ad Atene da New York . Gli chiesi : « Come va ? » . Rispose : « Molto male » . « Perché ? » . « Sono molto , molto triste . E molto , molto preoccupato » . Per divertirlo gli raccontai che i fascisti di Imperia mi avevano condannata a morte . Invece non si divertì . Rispose : « Anche me » . Replicai , tentando dell ' umorismo : « I fascisti d ' Imperia ? ! » . E lui : « No , i fascisti di qui » . E io : « Per i documenti ? » . « Già » . Da New York lo chiamai di nuovo il giorno in cui partii per rientrare in Italia . Era venerdì 30 aprile , poche ore prima della sua morte . Il suo tono era strano . No , non strano . Triste . No , non triste . Rassegnato . Sussurrai : « Stai attento » . E con quel tono triste , no , rassegnato , replicò : « Tanto , se vogliono farlo , lo fanno » . L ' indomani mattina ero a Roma . Pensai di avvertirlo per confermare il nostro appuntamento . Allungai la mano verso il telefono e , prima che sollevassi il ricevitore , il telefono squillò . Era l ' ex avvocato di Costantino di Grecia . Sembrava sconvolto . Quasi strillò : « Cosa può dirmi sulla morte di Panagulis ? » . Paradossalmente , rimasi calma . Stupidamente risposi : « Panagulis sta benissimo . Ci ho parlato poche ore fa » . E lui : « No , no , sembra proprio che sia morto . In un incidente automobilistico » . Composi due numeri : uno a Milano e uno a Roma . A Milano mi dissero che , in realtà , la voce era corsa ma la radio non l ' aveva confermata . A Roma mi dissero : « Un momento , ora controlliamo » . Erano quelli dell ' Ansa . « Sì , purtroppo è vero » . Allora chiamai un taxi e corsi di nuovo all ' aeroporto . Sull ' aereo sono stati gentili . Mi hanno dato un posto lontano da tutti : perché potessi piangere in pace , suppongo . Invece non ho pianto . Quello è successo dopo , quand ' ero proprio sola . Anche lui faceva così . All ' aeroporto di Atene c ' erano ad aspettarmi i suoi amici . C ' erano anche i fotografi che mi sparavano addosso fucilate di luce , e io mi vergognavo , mi sentivo ridicola , mi sembrava d ' essere la vedova nazionale . Io e gli amici siamo saltati in macchina . Diretti all ' obitorio . Sulla strada che porta in città , a un certo punto , c ' era una grande folla . Ho chiesto perché e mi hanno detto : « È successo lì » . Allora ho fatto fermare la macchina e sono passata attraverso la folla , pentendomi subito perché molti sussurravano : « Fallatzi , Fallatzi » e si scostavano come intimiditi . Il luogo era circondato da un cordone di poliziotti , e al di là del cordone c ' era un mucchio di ferri contorti color verde pisello . Due poliziotti m ' hanno fermato con la brutalità dei poliziotti : mettendomi le mani addosso . Non ricordo bene quel che è successo , ma gli amici dicono che ho buttato un poliziotto per terra , e ho spinto l ' altro molto lontano . Poi sono stata davanti a quel mucchietto di ferri color verde pisello ... E questi erano la sua Primavera , la sua Fiat . Erano tre anni che aspettavo , voglio dire che temevo , questo momento . Erano tre anni che dicevo a me stessa : prima o poi succederà . Aveva sempre avuto fortuna . Era sfuggito alla fucilazione ; era sopravvissuto a torture inumane ; era divenuto un poeta proprio attraverso quelle ; era uscito dopo cinque anni da un carcere atroce dove sembrava dovesse restare tutta la vita o morirci ; era passato indenne attraverso insidie , attentati ; era stato eletto deputato nell ' anniversario della sua condanna a morte ; era amato , venerato , adulato da alcuni fino all ' eccesso . Ma io non mi facevo illusioni . Del resto non faceva nulla per evitarlo . Lo sfidava ogni giorno quel suo destino di finire ammazzato . Forse non riesco a esprimermi . Capisci , non sono molto lucida . Non dormo da quattro notti e anche se cerco di non darlo a vedere perché detesto il dolore esibito , dentro sono un unico urlo . Ciò che cerco di spiegarti è difficile . Ma può riassumersi così : non c ' è stupore in me . O meglio , uno stupore c ' è : quello di non essere anch ' io in una cella frigorifera di quell ' obitorio . E non sono certa di sentirne sollievo . Quante volte , insieme , siamo stati inseguiti da un ' automobile che voleva ammazzarci . La prima volta fu nel settembre del 1973 , dodici giorni dopo ch ' egli era uscito dal carcere di Boyati . Praticamente , m ' ero trasferita ad Atene : non solo perché lui me l ' aveva chiesto , non solo perché volevo stargli vicino , ma perché mi sembrava di aiutarlo con la mia presenza . Mi sembrava che avrebbero esitato a ucciderlo se , per uccidere lui , dovevano uccidere anche me . Abitavo nella sua casa di Glifada . Un giorno gli dissi che non conoscevo Creta . E mi portò a Creta . A Creta dissi che volevo vedere la reggia di Cnosso . E mi portò a Cnosso . Anzi , ci portò un suo amico , avvocato . Con l ' automobile . Ci accorgemmo presto che un ' altra automobile ci seguiva , con due tipi dalla faccia di poliziotto . Dunque questa macchina ci seguiva e , a volte , accelerava buttandosi contro di noi . Noi riuscivamo sempre a cavarcela andando più forte ma a un certo punto quelli presero ad accostarsi sulla nostra fiancata di sinistra , e a spingerci verso il precipizio . Ci salvò , per miracolo , un ' altra macchina della polizia . Salto gli altri episodi per non diventare monotona . Te ne aggiungo uno e basta : quello che avvenne nel settembre dell ' anno scorso . Nel settembre o in estate ? Eravamo andati a cena , io e Alekos , in una trattoria dove si mangia il pesce . Qui ci raggiunse una telefonata . Un ' automobile nera , gli dissero , passava da ore dinanzi al Politecnico e a intervalli buttava una bomba . La polizia non interveniva . Alekos ascoltò con calma e rispose : « Andrò a dare un ' occhiata » . Erano i giorni in cui si temeva un nuovo colpo di Stato . Aveva preso in affitto una Peugeot . Procedeva come un macinino di Stan Laurel e Oliver Hardy . E ciò lo divertiva perché diceva che io ero Stan Laurel e lui Oliver Hardy , cioè due disgraziati che si mettevano sempre nei guai . Tossendo e sputando , la nostra Peugeot giunse dinanzi al Politecnico . Qui ci fermammo e Alekos interrogò gli studenti . Stava interrogandoli quando la macchina nera apparì . Aveva una targa del corpo diplomatico , cd. A bordo c ' erano quattro uomini dal volto di fascisti . Alekos mi ordinò perentorio : « Andiamo » . Risalii sulla Peugeot , e lui con me . Partimmo e l ' automobile nera era ormai lontana . Ma presto riapparve , dietro di noi e ... A un certo punto non fu più chiaro chi seguiva e chi era inseguito . La sola differenza era che loro inseguivano noi per ammazzarci e noi inseguivamo loro per capire chi fossero e portarli dalla polizia . L ' agonia durò due ore e mezzo . L ' automobile nera ci condusse molto lontano , quasi fino al tempio di Sugno . A un certo punto , devo ammetterlo , ebbi molta paura . E non mi vergognai di gridarlo a quest ' uomo che non aveva paura di nulla , mai . Lui non rispose nemmeno . Ma il macinino di Stan Laurel e Oliver Hardy si comportò in modo glorioso . La trappola che ci avevano teso scattò solo alla fine , dopo che uno dei quattro fascisti era sceso dall ' automobile nera per dileguarsi . L ' automobile nera finse di lasciarsi inseguire e , in piena città , imboccò un vicolo cieco . Appena me ne accorsi , dissi ad Alekos : « Siamo in trappola » . Lui rispose freddo : « Lo so » . Allora aggiunsi : « Torniamo indietro » . E lui : « È troppo tardi » . L ' automobile nera entrò dentro un garage , in fondo al vicolo cieco . Si fermò , i tre scesero e si piazzarono in mezzo al garage ad aspettarci . Alekos fermò la Peugeot accanto all ' automobile nera e mi disse : « Tu resta in macchina » . Poi scese andandogli incontro . Lo seguii immediatamente . Alekos si avvicinò al tipo più minaccioso e sempre freddo , sempre calmo , gli tirò la cravatta . Poi mormorò , in greco e in italiano : « Vedi , questi sono fascisti greci . E non hanno coglioni » . L ' uomo col pacchetto posò la mano destra sopra il pacchetto . Poi , all ' improvviso , si buttò in ginocchio e cominciò a implorare pietà : « Alekos , noi ti ammiriamo , ti rispettiamo . Sei Panagulis . È stato tutto un equivoco » . E Alekos : « Meglio . Gli equivoci si chiariscono dinanzi alla polizia » . Non mi crederai ma riuscì a farsi seguire , stavolta , per portarli al Politecnico e consegnarli alla polizia . La targa cd era una targa falsa e ... Vedi , siamo qui nella sua stanza , io sto qui a parlarti distesa sul suo letto , e non riesco a credere che sia morto davvero . Eppure l ' ho visto morto . Non ci riesco , malgrado tutto ciò che ti ho detto prima , perché lui si comportava come se fosse immortale . Eppure parlava sempre di morte . Le sue poesie parlavano sempre di morte , di morti . Quando poi aveva la febbre ... Lo coglievano febbri violente , assai spesso . Le torture subite lo avevano rovinato . Una volta , a Firenze , lo portai a fare una radiografia per vedere se quelle febbri dipendevano dai reni o dai polmoni . E il radiologo , stupefatto , esclamò : « Ma è tutto rotto quest ' uomo ! Non ha nemmeno una costola intatta ! Ma cosa gli hanno fatto ? ! » . Queste febbri arrivavano anche a 41 , 41 e mezzo . Tremando diceva : « Muoio , Stavolta muoio , Oriana » . Però lo diceva ridendo . Temeva la morte o no ? È una domanda che mi sono posta spesso , senza darvi risposta . Ma ora posso dare una risposta . Non temeva la morte . Parlava della morte , ridendo , perché sapeva che sarebbe giunta assai presto : come una beffa . Un giorno gli lessi la mano . Aveva una mano strana , anzi terrificante . Sulle palme c ' erano solo tre segni . Quello del cuore , quello dell ' intelligenza , quello della vita . Quello del cuore e quello dell ' intelligenza erano senza fine , quello della vita si interrompeva bruscamente . Provai un brivido a guardarlo e gli dissi : « Vivrai fino a cent ' anni ! » . Spalancò la bocca immensa in una immensa risata ed esclamò : « Bugiarda ! Io non diventerò mai vecchio e l ' hai visto » . Gli dispiaceva , sai . Perché il sogno di Alessandro Panagulis era diventare vecchio . Vecchio e curvo come Ferruccio Parri che amava e ammirava . Per questo si vestiva quasi sempre da vecchio . Abiti severi , grigi o blu , camicie : bianche o color pastello , e sempre la cravatta . Per questo portava i baffi e fumava la pipa . Con quelle boccate lunghe , lente , da vecchio . Per questo camminava a passi così grevi , cardinalizi . Io lo prendevo in giro . Sapevo quanto gli piacesse Makarios , quanto ne ammirasse la ieraticità , e quando correvo ( tu lo sai , io corro sempre ) gli strillavo con impazienza : « E dai , corri ! Non fare il Makarios ! » . Un giorno mi disse : « Lasciami fare . Ci ho messo tanto a imparare a camminare come un vecchio » . Poi ebbe una pausa e aggiunse : « E a pensare come un vecchio » . Anche la sua saggezza era saggezza da vecchio . E le sue profezie erano le profezie di un vecchio . Te le declamava lentamente , mordendo la pipa , e a volte erano profezie così paradossali che non lo contraddicevi solo per il rispetto che suscita un vecchio . Io sono ... io ero un poco più vecchia di lui , eppure dinanzi a lui , con lui , mi sentivo più giovane di lui . Mi suscitava rispetto , capisci ? Infatti tenevo sempre conto dei suoi rimproveri . Però era anche un bambino , e ora non so come metterla insieme questa storia del bambino e del vecchio . Le sue esplosioni di gioia , ad esempio , erano esplosioni da bambino . Quand ' era felice , saltava e giocava come un bambino : fino a irritarmi . Anche i suoi dispetti erano dispetti da bambino . O da vecchio ? Anche i suoi capricci . E le sue disperazioni erano disperazioni da bambino . O da vecchio ? Così le sue allegrie . Se tu sapessi quant ' era allegro , buffo , divertente . Io non ho mai riso tanto come in questi tre anni con Alekos . Riso o sofferto ? Diventava la stessa cosa con lui . Guardiamo se posso spiegarmi . Non c ' è nulla di più odioso , secondo me , di un eroe . E Panagulis era un eroe . Ma era un eroe che ride . Soprattutto di se stesso . Si prendeva sempre in giro . Questo è il ritratto di un bambino o di un vecchio ; io temo che sia il ritratto di un genio . Ci ho messo tanto a capire che era un genio . Mi rifiutavo di ammetterlo , anche per riuscire a tenergli testa . Avevo dinanzi a me , accanto a me , un mito delle folle . E , sia istintivamente che razionalmente , respingevo quel mito . Cercavo di ridurlo a dimensioni umane che in realtà non aveva . Perché tutto in lui era eccessivo . Di male c ' era così poco in lui . I suoi difetti erano tanto piccoli quanto le sue virtù erano grandi . E quando i suoi difetti ti esasperavano , non avevi che ricordare le sue virtù . Ad esempio la sua bontà , malamente nascosta dietro gli atteggiamenti bruschi . Ricordi quando perdonò ai suoi torturatori e chiese che Papadopulos , Makaresos , Pattakos , Joannidis non fossero condannati a morte ? Era ossessionato dalla libertà , lo sanno tutti , ma anche dalla moralità . E questo non lo sanno tutti . Diceva , pensa , che la politica è moralità . Per questo fece la sua campagna elettorale con poche lire , pubblicizzato soltanto da qualche manifesto grande come un francobollo , e dai suoi discorsi pronunciati senza retorica e senza lusinghe . Parlava alla folla con voce bassa , dicendo che lui non prometteva miracoli perché i miracoli non esistevano . Non ho mai visto qualcuno chiedere d ' essere eletto a quel modo , cioè maltrattando in tal modo i suoi possibili elettori , fustigandoli , rimproverandoli . Era un uomo indulgente con tutti , capiva come nessuno le debolezze e le colpe che nascono con la vita . Eppure diventava rigido come un angelo vendicatore quando toccava il tema della moralità . Io gli dicevo : « Fai la politica come un predicatore » . E lui rispondeva : « No , faccio la politica come un poeta » . Un poeta che ride . Una volta si trovò nel mezzo di una manifestazione di ostetriche che facevano anche lo sciopero della fame . Così ordinò a sua madre di portare alle ostetriche un soccorso di uova sode . Sua madre giunse mentre la polizia le attaccava . Così lui agguantò il cesto delle uova sode e con quelle , una a una , si mise a bombardare i rappresentanti dell ' ordine . Il capo della polizia lo riconobbe . Lo affrontò e gli disse : « Onorevole Panagulis , sono il colonnello Tal dei Tali » . Alekos posò l ' uovo sodo , gli si avvicinò , gli strappò le spalline coi gradi , e rispose : « Ora non lo è più . L ' ho degradato » . Gli intentarono un processo per questo . Ma l ' intero Parlamento votò quasi all ' unanimità perché il processo non avvenisse . Dico « quasi all ' unanimità » perché ci fu un voto contrario : il suo . E lui lo motivò dicendo : « Sì , l ' ho degradato . Ma non era mica legale . Farsi la legge da soli è un dovere quando la legge non c ' è perché la democrazia non esiste . Ma ora la democrazia esiste . Be ' ... comunque esiste un Parlamento » . Mi dicono ( e credo sia vero ) che durante l ' episodio delle ostetriche il presidente del Parlamento gli chiedesse esasperato : « Scusi , onorevole . Ma cosa c ' entra , lei , con le ostetriche ? » . E Alekos : « Mi hanno fatto nascere , signor presidente . E a me piace tanto essere nato . Peccato che abbiano fatto nascere anche lei » . Si divertiva anche a fare il deputato . Si divertiva a fare tutto . Trasformava ogni suo problema personale in una burla da Ulisse . Era Ulisse . La sua Itaca non esisteva . Per lui esisteva soltanto il viaggio . E a interrompere il viaggio , la vita , può essere solo la morte . Il concetto che esprime nella più bella delle sue poesie , Taxidi . Quella che mi ha dedicato . Il concetto , anche , che mi regalò con una frase che ho messo nel mio libro Lettera a un bambino mai nato . Quella che dice : « Benedetto colui che può dirsi : io voglio camminare , non voglio arrivare . Maledetto colui che s ' impone : voglio arrivare fin là . Arrivare è morire , durante il cammino puoi concederti solo fermate » . E sua anche la frase che chiude il libro : « Perché la vita non muore » . Me la gridò una notte , in questa stanza , arrabbiato perché facevo morire la protagonista del libro . Solo con una persona non si divertì mai : col ministro della Difesa Averoff . Quello che ha dichiarato stamani : « Io non permetto nemmeno che il mio nome venga citato nella storia dei documenti scoperti dal signor Panagulis » . Quello che oggi non si è presentato in Parlamento dove l ' intera seduta era dedicata alla commemorazione di Panagulis . Quello che dice : « Voglio quei documenti e li avrò » . Del resto non fu Averoff a sollecitare la sentenza della magistratura che ne interrompeva e ne proibiva la pubblicazione ? L ' inimicizia , mi pare , scoppiò quando Alekos scrisse per L ' Europeo un articolo dove indicava in Averoff l ' elemento più reazionario dell ' attuale governo e l ' uomo più legato alla Cia . Lo indicava anche come l ' ideatore e il direttore del colpo di Stato andato a monte verso la fine del 1975 . Averoff tentò di prenderla sportivamente . Cercò di farlo incontrare e ammansire , si dice , con la sua bella figliola . Una extraparlamentare di lusso , ovviamente di estrema sinistra . Ma il tentativo non riuscì . Allora Averoff attese d ' incontrarlo nei corridoi del Parlamento . Gli andò incontro a braccia spalancate , un sorriso mellifluo sotto i baffetti alla Charlot , e : « Alessandro carissimo , ma cos ' è questa incomprensione tra noi ? Siamo due persone intelligenti , civili , quindi capaci di trovare un punto di intesa . Perché non discuterne ? Parliamone a cena » . E Alekos : « Signor ministro , i problemi del popolo non si discutono a cena . Si discutono in Parlamento » . Incominciò a quel modo la lunga , spietata serie delle sue interrogazioni al signor ministro . Alekos le chiamava domandine . Solo nei casi più gravi , domande . E , nei casi gravissimi , superdomande . Quasi a ogni telefonata mi diceva : « Stamani il domandiere ha fatto arrabbiare di nuovo Averoff » . All ' inizio Averoff rispose con grande indulgenza . Ma poi divenne sempre meno indulgente . Diciamo subito che io non so niente di quel che è successo negli ultimi giorni tra Alekos e Averoff . Non ero ad Atene . Però mi è stato detto che avvenne una telefonata assai drammatica , la settimana scorsa , tra i due . Alekos disse : « Signor ministro , lei mi minaccia . Io non la minaccio , ma lei mi minaccia » . Lo disse tre volte . Me lo ha confermato anche un eminente uomo politico spiegandomi che ad Atene l ' episodio è conosciuto da tutti . L ' eminente uomo politico al quale alludevo poco fa sostiene addirittura che stare in casa di Alekos è follia . Non dimentichiamo che , quando Alekos era vivo , la porta è stata forzata più volte . E più volte vi hanno lasciato minacce scritte o stampate , anche in italiano , con la firma Ordine Nero . L ' eminente uomo politico ha preso l ' iniziativa di chiedere che sul marciapiede sosti , giorno e notte , una guardia in uniforme . Affacciati alla finestra . Guardalo : è quello lì , poveretto . Scommetto che muore di sonno e mi maledice . E poi perché questa sollecitudine viene esibita con tanto ritardo e per me ? Perché non imposero ad Alekos d ' esser protetto da un poliziotto sul marciapiede , anzi da un poliziotto che lo seguisse in automobile per impedire che qualche automobile tentasse di buttarlo fuori strada come a Creta , come a Sugno ? Lo sapevano bene quanto fosse minacciato . No , no , lungi dal sembrarmi follia , stare qui a me sembra un dovere . Bisogna pure che qualcuno dimostri come in questa stanza resti accesa una luce anche ora . Magari , alzando lo sguardo verso queste finestre , chi passa è portato a pensare che Alekos è ancora qui : coi suoi documenti . E comunque , finché resto ad Atene , per i suoi funerali , mi sembra di aiutarlo a ricordare che è vivo . Vivo quanto quei documenti che non ha fatto in tempo a consegnarmi in fotocopia , che non so dove siano , ma che prima o poi verranno fuori . Vedrai . E allora anche in Parlamento se ne dovrà parlare , e nessuno potrà permettersi d ' essere assente : come ha fatto ieri Averoff . A proposito : lo sai che il lunedì 3 maggio Alekos avrebbe rivolto un ' interrogazione a Karamanlis , per quei documenti ? Era la sua ultima carta . E , vedi caso , lo hanno ammazzato proprio la notte tra venerdì e sabato . Ti ripeteranno fino alla nausea che fu un incidente . Te lo dimostreranno con un capro espiatorio . Magari con un giovanottello che piange raccontando d ' aver commesso un errore di guida ed esser colpevole solo di omissione di soccorso . Succede sempre così . Ma non ci credere , mai . Testimoni hanno visto , e le perizie tecniche lo hanno dimostrato . Almeno un ' automobile ( sembra infatti che fossero due ) lo seguiva e lo provocava , mentre lui scappava invano . Era un ' auto che andava più forte della sua . Lo colpì una prima volta di dietro ( è dimostrato dalle perizie ) , poi gli si affiancò sulla sinistra e prese a spingerlo verso il margine della strada : più volte . Lui si trovava nella corsia centrale , fu presto obbligato a buttarsi sulla corsia di destra . E , da questa , sullo spiazzato che si stendeva oltre il marciapiede . Obbligato a spostarsi o buttato ? Diciamo buttato . Alekos tentò di riprendersi . Aveva riflessi prontissimi . Ma lo spazio era stretto , le luci della Texaco abbagliavano , e certo non vide che lo spiazzato s ' interrompeva su un vuoto che era la corsia d ' ingresso a un garage . Una corsia in discesa , ripida , e limitata dal muro contro cui si schiacciò . Si schiacciò con tale violenza che la sua Primavera divenne corta corta . Dicono che sia morto sul colpo . Lo spero . Io continuo a chiedere ai medici e agli esperti : se ne sarà accorto che non sarebbe diventato mai vecchio ? E loro mi rispondono no , non ne ha avuto il tempo , è precipitato e si è schiacciato nel giro di mezzo secondo , un terzo di secondo , è svenuto nello stesso momento in cui questo è avvenuto . Lo spero . Il suo assassino , intanto , girava con una svolta a U , per tornare di nuovo in città . Ed erano le una e 52 del mattino di sabato primo maggio festa dei lavoratori . Lunedì mattina Alekos avrebbe dovuto rivolgere un ' interrogazione a Karamanlis sulla faccenda dei documenti . Per insultarlo anche da morto ti diranno anche quale percentuale di alcool gli hanno trovato nel sangue : omettendo di chiarire , s ' intende , che era una percentuale minima , ancora al di sotto di quella consentita dalla legge . Quella sera aveva bevuto , insieme ad altri quattro , solo una bottiglia di vino . I quattro erano quattro vecchi , amici suoi . Erano rimasti insieme fino a mezzanotte e mezzo , forse di più . Poi lui li aveva accompagnati a casa , uno a uno . La tragedia è successa all ' una e 52 mentre tornava verso Glifada : per dormire a casa di sua madre . Quando temeva d ' esser aggredito , preferiva dormire laggiù . Ho detto tornava perché il ristorante dove aveva mangiato è a Glifada . Ed è lo stesso , all ' aperto , dove andò dopo esser uscito dalla prigione , la prima volta che rientrò in un ristorante . Ci andammo insieme . Scendendo dal taxi diceva : « Sono molto felice , I am very happy » . Poi , quando entrammo , fu chiaro quanto gli costasse ogni piccola felicità . Il fatto di sentirsi riconosciuto , guardato , additato , come l ' attentatore di Papadopulos , l ' eroe del nostro tempo , lo riempiva d ' imbarazzo e di angoscia . Procedeva confuso tra i tavoli , stringendomi forte la mano , quasi vi si volesse aggrappare . Una volta seduto , si mise a fissare la tovaglia . Ci misi tanto a fargli sollevare lo sguardo verso il cielo per dimostrargli che non era più in prigione , e che in cielo c ' eran le stelle . Tu non crederai a ciò che sto per raccontarti , lo so . Dirai che è teatro . Ma tutto ciò che accadeva con lui , e a lui , era anche teatro . A un certo punto , quella sera , cadde una stella . E io feci a tempo a esprimere un desiderio : che vivesse ancora un po ' . Quest ' uomo scomodo , diverso da tutti , dai più accettabile solo da morto . Dopo aver visto la sua Primavera ridotta a un mucchio di ferri contorti , sono risalita in macchina e sono andata all ' obitorio . Anche dinanzi a questo c ' era una gran folla . E , tra la folla , c ' erano i medici e gli avvocati giunti dall ' Italia per una superperizia . Per vederlo ci voleva il permesso del ministro della Giustizia da cui dipendeva l ' arrivo di due funzionari di nonsoché . I due funzionari erano attesi da un ' ora e mezzo . Ho chiesto il numero del signor ministro e sono andata a telefonargli da una cabina . Non sono stata gentile . Gli ho detto che sarei entrata in quell ' obitorio coi suoi funzionari o senza i suoi funzionari . L ' interno dell ' obitorio era una scatola bianca e illuminata da luci vivide , al neon . Da un lato c ' era un cassone di metallo con nove sportelli . Nel primo sportello in basso , a sinistra , c ' era Alessandro Panagulis : hanno detto . Ho sentito una grande stanchezza . Mi sono appoggiata al muro . Mi ha scosso il lampo di un flash . Hanno fatto chiudere la finestra , e poi ci hanno mostrato le fotografie di Alekos dopo l ' autopsia . Così ci avrebbe fatto meno impressione vederlo , si sono giustificati . Nelle fotografie Alekos era disteso sopra una tavola , nudo , come quando lo torturavano nel 1968 alla centrale della polizia militare . La sola differenza , suppongo , era che qui non aveva le mani e i piedi legati . Molte fotografie offrivano particolari raccapriccianti delle sue ferite . Altre , i suoi organi estratti . Il medico greco ci ha spiegato che gli era scoppiato il cuore , che il fegato s ' era rotto in 19 punti , che la milza non esisteva più , che il femore destro s ' era frantumato in mille pezzetti , che il polmone destro era ridotto a uno straccio . E così mi sono ricordata di un ' altra sua poesia . Quella che dice : « Non ti capisco Dio / Dimmi di nuovo / Mi chiedi di ringraziarti / o di scusarti ? » . Mi sono anche ricordata di com ' era quando rideva , e quando saltava , e quando giocava , tutto contento d ' essere nato . E il giorno in cui l ' avevo accompagnato , per la prima volta dopo anni di calvario , a nuotare , nel mare . E il giorno in cui aveva giurato come deputato in Parlamento e dallo scanno si era girato a guardarmi lassù sulle tribune , frenando un sorriso , perché sapevo che le sue suole erano consumate e temevo che alzandosi scivolasse . Ma io mi sono pentita di esser lì e ho avuto tanta voglia di scappare per non vederlo come nelle fotografie dell ' autopsia . Invece loro hanno aperto lo sportello della prima cella frigorifera in basso a sinistra , e hanno tirato fuori una lastra di metallo su cui stava un fagotto insanguinato . E hanno aperto il fagotto e hanno scoperto Alekos che dormiva serio serio , con un visino bianco bianco . Mi sono inginocchiata davanti a lui e gli ho accarezzato i capelli . Erano molto freddi , e ho ritirato la mano . Non posso dirti altro . O forse non voglio . Dovrei raccontarti , altrimenti , qual è l ' odore dell ' odio .