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NOVELLE NUOVE ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
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I Non si può negare che la novella in Italia ricominci a fiorire : dal Piemonte , dalla Lombardia , dalla Liguria , dal Veneto , dalla Toscana , e specialmente dal reame di Napoli e da terra d ' Abruzzi e dalle Calabrie e dalla Sicilia , non che dalla Marca d ' Ancona e dalle altre Marche e dalle Romagne , fioccano le novelle e i novellatori si levano sempre più numerosi e fecondi . Ben vengano i novellatori e le novelle buone , e così ritorni il buon tempo antico , quando nelle corti e nelle case del popolo e nelle campagne italiane si novellava tra lo strepito dell ' arme , tra lo strepito dei telai , tra lo strepito della trebbiatura . Nella novella allora si cementava il gaio e salubre realismo borghese , e la prosa rispecchiava nella sua onda chiara , nella sua onda larga , piena di gorghi profondi e di vortici voluttuosi , i casi della vita . I casi uditi qua e là , per le piazze o pei campi o per le corti dei signori , in terra di cristiani o in terra di infedeli , nei paesi d ' Europa o nei paesi d ' oltremare , sgorgavano dalle labbra del Gonnella tra lo scoppio delle arguzie mordenti , poi fluivano e si suggellavano perennemente nella prosa secca e salata del Sacchetti o nella prosa piena di musica e di libidine del Boccacci . Fu un movimento che incominciò in Italia , e dall ' Italia andò via via dilagando per l ' Europa ; fu anzi la sola forma di arte letteraria onde l ' Italia possa vantare , se non la maternità , certo l ' adozione prima dall ' Oriente . Tutte le altre forme dell ' arte , l ' epica la lirica il dramma il romanzo , vennero dalla Francia , dalla Linguadoca , dalla Spagna e sino dalla Germania : la novella dall ' Italia passò in Francia , e fece qualche fuggitiva apparizione in Ispagna e in Germania . Avete letto mai vecchie novelle francesi ? Sapete la prosa della regina di Navarra , di Bonaventura Des Périers , di Agrippa d ' Aubigné , e di tutti quanti i novellatori che fiorirono ed ebbero fama durante il regno dei quattro ultimi Valois ? Allora l ' imitazione italiana era universale ; con Caterina de ' Medici non solamente le mode di Toscana , non solamente l ' untume della politica fiorentina , ma tutte quante le fogge e le inclinazioni e le raffinatezze dell ' arte italiana si erano accampate nel parco di Fontainebleau e intorno al Castelletto : era naturale che anche le novelle di messer Giovanni , mezzo fiorentino e mezzo parigino , trovassero a Parigi ospiti cortesi e briganti insaziabili . Il primo esempio lo diede una bella e pia e galante regina : i briganti di poi non furono sazi mai . A poco a poco la prevalenza italiana scadde , e l ' egemonia dell ' arte si attendò in terra di barbari : il maresciallo d ' Ancre fu ucciso con una pistolettata sotto gli occhi di Caterina de ' Medici , e il Malherbe cacciò a forza il Petrarca dai confini della poesia francese ; ma a dispetto del Malherbe la novella italiana restò abbarbicata alle terre di Sua Maestà Cristianissima , e non si poté svellere mai ; e tutti i novellatori che ebbero fama in Francia dovettero alimentarsi di quella antica polpa nutriente : cito , ad esempio , i due nomi maggiori : il Lafontaine e il Balzac . Il primo rifece in versi le migliori novelle italiane , l ' altro rifece in vecchia prosa i migliori racconti francesi , che derivavano da fonte italiana . Occorre citare altri nomi , ed è necessario tirare in ballo Alfredo De Musset ? Lasciamo correre : tanto , se i lettori non son convinti ancora , vuol dire ch ' essi son più duri di quei frati bizantini del monte Athos , i quali , mentre le mura di Bisanzio crollavano agli assalti dei barbareschi , si contemplavano la pancia illustrata dal tramonto del sole , e non sapevano persuadersi che quella fosse luce increata . Ritorni pure dicevo dunque con desiderio questa età dell ' oro per la novella italiana , e i novellatori siano i ben venuti , da qualunque parte d ' Italia essi si levino . Ma non ci lasciamo pigliar la mano dall ' entusiasmo , e non incominciamo troppo presto ad urlare che l ' età dell ' oro è ritornata . Facciamo i conti di cassa con assai di calma e poco di carità fraterna . II Prima di tutto , così in tesi generale , si può dire che noi facciamo appunto quel che facevano i francesi di Caterina de ' Medici : ci appostiamo con le pistole alla cintura e lo stiletto tra i denti ai valichi delle Alpi , aspettando al passaggio le balle dei romanzi francesi . La differenza sta in questo , che allora noi eravamo i ricattati , ed ora siamo i ricattatori . E sta bene : non io certo mi dorrò di questa santa rappresaglia ; e primo e più forte griderei al sacco , se il brigantaggio potesse giovare allo sviluppo dell ' arte . In arte , come in tutte quante le cose della vita , è necessario un movimento continuo d ' importazione e di esportazione : se gli ultimi cittadini della repubblica romana non avessero studiato nei ginnasi greci , l ' arte latina già decadente con la lingua latina non avrebbe preso quel nuovo slancio miracoloso che la spinse tanto innanzi ; e , senza le influenze provenzali , chissà quanto più avrebbe stentato la nostra letteratura a liberarsi dalle pastoie dialettali . La circolazione dei criterii e dei prodotti artistici e il libero scambio del pensiero sono dunque due necessità della vita umana , come la circolazione monetaria e il libero scambio delle merci ; ma perché l ' equilibrio duri , tutte le parti interessate debbono accettare e attuare francamente questi due canoni del commercio moderno . Se una parte si rinserra in sé stessa , e nega di accettare quel che può venirle dalle altre , l ' equilibrio è rotto . Questo a punto ha fatto la Francia dopo il trenta : si è rinserrata in un egoismo letterario superbo , ignorante , intollerante , e non vive che di sé stessa e per sé stessa , e ha chiuse tutte le vie al commercio d ' importazione . L ' equilibrio dunque è rotto , e tra questa e le altre parti d ' Europa non vi può essere circolazione né scambio di prodotti e di criterii artistici , perché la Francia non ne accetta quando non portino marca di fabbrica nazionale . Sarebbe stato utile provvedere sin da principio , e bloccare tutti i porti francesi per impedire l ' esportazione ; ma questo , o per mancanza o per inesperienza , non si fece , e tutta quanta l ' Europa , eccetto l ' lnghilterra e , in parte , la Germania , fu invasa dall ' esportazione francese : noi , naturalmente , ne abbiamo avuto sino al collo , anzi ci siamo adoperati con le mani e coi piedi perché l ' alluvione fosse più larga e più lunga . Che cosa ne è seguito ? Permettetemi di farvi un piccolo quadro della nostra novellistica costituzionale . La novella moderna in Italia è nata intorno al 66 , con la casa Treves che la tenne al battesimo e che non la volle più fare uscire di tutela . Nacque dunque intorno al 66 , e fu quella infelice e vituperevole cosa che poteva essere , dopo la rotta di Custoza e il vituperio di Lissa . Con l ' Affondatore parve che tutte le forze e tutte le speranze della nova Italia sprofondassero nei gorghi dell ' Adriatico : Caterina Percoto seguitava a raccontare storielle friulane semplici , oneste , sonnolente , secondo i desiderii del buon Tommaséo ; e Paolo Tedeschi filava novelline pallide alla maniera germanica , continuando il Dall ' Ongaro . La novella era dunque tuttavia sotto il dominio politico e letterario dell ' Austria , e fu a punto un editore irredento che la fece emigrare a Milano , fu il Treves . Una delle delizie della mia infanzia , tra i romanzi di Walter Scott e i molti pellegrinaggi sui tetti , furono certi libriccini con la copertina color marrone chiaro che il Treves timidamente sparpagliava da Milano : di questi libriccini , che mi stornarono dai Fatti d ' Enea e da una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade , non rammento né i titoli né gli argomenti ; rammento bensì la copertina color marrone chiaro , e anche mi pare che fossero raccontini originali e tradotti dal tedesco : si vede che il Treves aveva ancora qualche fede nella letteratura tedesca . Ma la fede cadde presto , e il mestierante Treves non tardò ad avvedersi che se voleva far fortuna bisognava gittarsi alla Francia : fu così che sorse in Milano quel maledetto laboratorio chimico di romanticismo mezzo manzoniano e mezzo francese , che assorbì e lambiccò e volatilizzò tutte le forze letterarie dell ' Italia , e che tuttavia tra le macerie si affatica a questa bestiale opera di assorbimento , di lambiccamento , e di volatilizzamento . Perché in Milano dal Treves e dagli altri emuli suoi si incontrarono e si diedero la mano in un connubio mostruoso , non libero di ribellioni e di battaglie , i vecchi avanzi del romanticismo , e i giovani codini manzoniani , e parecchi spiriti rivoluzionari che in un altro ambiente , con altra compagnia e con altri studi , avrebbero potuto fare un ' opera utile assai al disgelo dell ' Italia letteraria . Questo parrà un paradosso e leverà molti a rumore , ma è un fatto incontestabile che intorno al cadavere del Manzoni Paolo Ferrari e Giuseppe Rovani si accordarono in una miracolosa comunione di entusiasmo e di propositi ; che il Tarchetti morì , in casa di Salvatore Farina , meschino e rugiadoso e troppo fortunato manzoniano ; che il Praga più di una volta si trovò a bere in compagnia di Camillo Boito . Nella capitale morale d ' Italia s ' incontrarono il Bonghi , il Cantù , il De Amicis , il Bersezio , il Barrili , Cesare Donati , Leone Fortis , Pompeo Gherardo Molmenti , il Capranica , il Caccianiga , il Bettòli e altri mercanti di letteratura d ' ogni colore , i quali pigliarono la cosa dal lato pratico e mossero da questo criterio : scrivere libri facilmente e sicuramente vendibili : il criterio a punto onde muovono gl ' impresari dei teatri di boulevard e i direttori dei giornali a un soldo nella vecchia e buona città di Parigi . Ognuno , secondo la natura e la misura dell ' ingegno suo , si mise a speculare sulle debolezze , sui vizi , sulla sensibilità , sulla vigliaccheria del pubblico ; e i libri loro si venderono con più o meno di fortuna : così Edmondo De Amicis , dopo avere per un pezzo portato in processione sopra un piatto i suoi occhi di bersagliere lacrimanti come due fontane , cambiò tattica di botto e si gittò a viaggiare , alla moda francese ; così gli altri piantarono il romanzo storico crollante da tutte le parti , e si gittàrono in una cloaca di romanticismo borghese , senza un indirizzo chiaro , senza discernimento , senza criteri sicuri , andando a tentoni , correndo da un modello all ' altro , punzecchiati spronati flagellati dal pensiero goloso e invidioso della Francia , ove gli esemplari dei libri si vendono a migliaia . Dato un tale ambiente d ' ignoranza di pecoraggine e di affarismo , era naturale che tutti i cattivi istinti venissero a galla gorgogliando , e che la mediocrità si facesse innanzi fra gli applausi : era naturale che Pompeo Gherardo Molmenti si spiccasse da Venezia facendo salamelecchi , e sparpagliando raccontini tisici dissanguati , e sbuffi d ' una erudizione bolsa e contrabbandiera sulle turbe acclamanti . La rocca lombarda pareva un ' acropoli inespugnabile , e Leone Fortis sui merli sonava a raccolta pavoneggiandosi nelle sue vecchie penne di pappagallo . Delle femmine che gittarono le loro gonnelle in mezzo a questo vituperio della prosa italiana non voglio parlare , perché noi bizantini facciamo professione di cavalleria . Dico solamente che di quanti parteciparono a questo vituperio , uno solo mostrò ingegno vero e sano , e fu il Verga , al quale in seguito si levarono ai fianchi un altro siciliano e una napolitana , Luigi Capuana e Matilde Serao : di questi tre il più forte è il Capuana . Il Verga ha più calore di fantasia e più potenza di colore , la Serao ha più finezza di sentimento e di nervi femminili ; ma il Capuana ha per sé due buone qualità , che gli dànno il vantaggio sopra tutti i suoi competitori : la sicurezza dell ' osservazione , e la coltura . Un segno comune di tutti i nostri novellatori mascolini e femminini è l ' ignoranza . Nessuno di loro , tranne il Capuana , ha capito che nel nostro paese , ove la novella e il romanzo non hanno tradizioni fresche , è necessario uno studio serio , ordinato e largo di tutte le letterature moderne , e della nostra novellistica antica : tutti , tranne il Capuana , stanno appostati ai valichi delle Alpi con le pistole alla cintura e lo stiletto fra i denti aspettando al passo gli ultimi romanzi francesi ; tutti sono , chi più chi meno , nelle condizioni di Leone Fortis , il quale dopo avere per tanti anni predicato alle turbe il verbo della letteratura francese , credeva in ultimo nella sua grassa e vacua ingenuità che in Francia s ' ignorasse il sonetto . Credete che esageri ? E bene , che cosa ha fatto il Verga prima dei Malavoglia ? Quale altra cosa ha fatto se non rimpastare in quattro o cinque o sei romanzi la Signora dalle Camelie ? E si accorse egli che in Francia fosse esistito un Onorato di Balzac , che in Francia esistesse un Emilio Zola prima che il plauso della folla gli gittasse sotto il naso l ' Assommoir ? E la signorina Serao non gitta ella nelle sue novelle e ne ' suoi romanzi , senza misura e senza pietà , come uno scolaretto che ha fatto troppe e troppo maldigeste letture , il realismo nervoso del Daudet , e quello plastico e colorito del Flaubert , e quello solido e meccanico dello Zola , insieme al romanticismo convalescente del Dumas figlio e al romanticismo tisico di Ottavio Feuillet ? E non è vero forse che nessuno dei nostri novellatori si è mai fatto una questione di lingua e di stile ; ma ognuno italianizza il proprio dialetto , con non poche fioriture francesi ? Ora tutto questo non può continuare . Leone Fortis aveva già cantato il miserere alla lirica italiana ; e la lirica in Italia è risorta per opera di un poeta che si fortificò e si nutrì lungamente e copiosamente di filologia romanza . Io credo che noi avremo dei romanzi e delle novelle esemplari , quando i nostri novellatori avvenire saranno degli eruditi come il Boccacci . Non monta che sappiano il latino e il greco come il Boccacci ; ma è necessario che sappiano bene il francese e la letteratura francese , l ' inglese e la letteratura inglese , il tedesco e la letteratura tedesca , il russo e la letteratura russa , l ' italiano e la letteratura italiana . E se anche sapessero il sanscrito , e potessero leggere il Panciatantra , non ci perderebbero nulla , perché fu dall ' altipiano dell ' Iran che scaturì l ' Oceano dei fiumi delle novelle . III Questi ed altri pensieri mi ronzavano nella mente leggendo i Racconti Calabresi di Nicola Misasi , il quale , non trovando nel nostro paese tradizioni novellistiche fresche , e non avendo sufficiente esperienza delle tradizioni straniere , ha fatto una lodevole opera di prudenza : si è rinserrato nella sua semplice e ruvida scorza di montanaro . Glie ne è seguito del bene e del male . Certo non si può dire ch ' egli abbia subito influenze esterne , e i suoi racconti non paiono tradotti dalla cronaca d ' un giornale parigino come i bozzetti del mite e pingue Navarro della Miraglia , ma rassomigliano un poco ai fauni antichi che balzavano ispidi e vellosi dal cortice degli alberi , e hanno un sapore selvoso di rapsodia primitiva e di cronaca medievale . Egli li narra come li narrano i contadini e gli atti di accusa dei processi briganteschi , con poche preoccupazioni d ' arte , con molto amore della verità storica e topografica . Nel paesaggio è secco , breve e poco colorito ; i particolari gli sfuggono ; egli pone un ' ossatura solida sopra un fondo ben disegnato , ecco tutto . E questo mi piace ; perché ogni tanto da questa prosa grezza mi balzano in faccia le asprezze efficaci della verità , e un getto di passione viva , e uno scoppio di grida umane . L ' analisi non c ' è : il Misasi non ha saputo frugare nell ' anima dei suoi briganti ; ma li ha disegnati con una ruvidezza di tocco franca e pittoresca , ma li ha disseminati con un movimento vivace per i boschi della Sila ; e basta . I suoi racconti sono troppo esteriori , ma hanno tutti i vantaggi dell ' esteriorità : sono plastici , sono drammatici , sono vivi ; i suoi racconti sono troppo selvatici , ma hanno tutti i vantaggi della barbarie : sono freschi , sono robusti , sono sani . Del resto il Misasi , quando vuole , sa anche addentrare nel cuore umano gli aculei dell ' analisi : i lettori della Bizantina possono dire con quanta sottigliezza , con quanto fortunato acume egli abbia sfruttata l ' anima delle monache . Io dunque , dolente di non potermi fermare più a lungo con lui per essermi troppo fermato con gli altri , gli do un consiglio : impari bene il tedesco , il russo , l ' inglese e lo spagnuolo , e studii , studii con un metodo severo tutte queste letterature ; poi consacri molto tempo e molte fatiche e molto ingegno ai nostri novellatori , dal Boccacci al Machiavelli ; poi se gli pare opportuno , legga anche il Panciatantra . Farà qualcosa di meglio che non abbiano fatto quelli della lega lombarda stipendiati da Casa Treves .