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TORNIAMO ALLO STATUTO ( UN DEPUTATO , 1897 )
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Omnia sunt incerta cum a jure discessum est . CICERONE Tra un anno si celebrerà in Torino , con una solenne esposizione nazionale , il cinquantesimo anniversario della concessione dello Statuto , cioè della base giuridica e storica delle nostre istituzioni rappresentative . È ora il momento di raccogliersi e considerare con occhio sereno il cammino percorso in un mezzo secolo di storia parlamentare . Con quale animo la nazione considera oggi le istituzioni parlamentari ? Lo scoramento innegabile che ha invaso l ' universale , intorno al loro merito ed al loro avvenire , devesi veramente attribuire a difetti inerenti allo Statuto , nei suoi principi fondamentali , oppure alle dottrine accessorie con cui si sono via via voluti interpretare ed esplicare tali principi , alterandone e falsandone a poco a poco i concetti direttivi ? Senza dubbio alcuno , il parlamentarismo , quale si esplica in Italia , è ammalato ; e conviene studiarne le condizioni ed approntare i rimedi , se non vogliamo vedercelo intisichire nelle mani , minato dall ' indifferenza o dal disprezzo della nazione . Non è , del resto , solo in Italia che ciò si verifica . Il Governo parlamentare è messo in questione in tutto il continente europeo , dovunque con questa espressione si è inteso il governo del Parlamento . Ogni giorno si fa più viva in tutti la coscienza della fondamentale verità , che la semplice riunione , il cumulo degl ' interessi particolari , sia pure rappresentati da tanti singoli aggruppamenti a base territoriale ( collegi elettorali ) , non ci dà l ' espressione sincera dell ' interesse generale della Nazione , né ci fornisce gli elementi sufficienti per tutelarlo e garantirlo . Le accuse sostanziali contro il parlamentarismo , intorno a cui tanto si è scritto e detto in questi ultimi anni , si possono condensare in poche formole comprensive di verità generali e quasi evidenti . L ' interesse generale dello Stato non è identico , giorno per giorno , con la somma di tutti gl ' interessi particolari , individualmente e soggettivamente considerati , e tanto meno lo è con la somma di un aggregato variabile di quegl ' interessi sufficiente soltanto a costituire una maggioranza fuggevole di una metà più uno delle forze politiche che li rappresentano . In un Governo fondato quasi totalmente sull ' elezione manca nella alta direzione della cosa pubblica la rappresentanza dell ' interesse collettivo e generale . Atto per atto predominano sempre gli aggregati di interessi personali o locali . Né si può tampoco appoggiare ogni atto di governo al solo principio del far piacere , lì per lì , a chi ne è l ' oggetto , o dell ' ottenere la preventiva o contemporanea adesione della parte interessata . Onde l ' elemento elettivo apparisce meglio adatto a determinare l ' indirizzo generale della legislazione e a sindacare l ' azione del Governo , che non a governare , sia direttamente sia per delegazione . Accade in questi tempi pel cosidetto parlamentarismo quel che accadde con il Governo assoluto , nel periodo in cui durava ancora e già l ' opinione universale in Europa ne contestava la legittimità e l ' utilità . Potrebbe venire rovesciato ad un tratto , e nessuno alzerebbe un dito per difenderlo , o lo rimpiangerebbe estinto . Tutto ciò rappresenta un grave pericolo per l ' avvenire della civiltà nostra ; perché , mentre il parlamentarismo è in pieno discredito , non vi è un insieme di dottrine che indichi , col consenso generale , una data e positiva evoluzione verso altro metodo , verso altra base di governo liberale e ordinato a un tempo . E intanto il socialismo si organizza minaccioso da un lato ; il clericalismo con intenti teocratici dall ' altro ; despotismi soffocanti ogni libertà civile e morale , tanto questo che quello . Da un canto si produce negli animi , per timore del crescere degli elementi sovversivi o per desiderio di una ferma restaurazione dell ' ordine e della disciplina , un movimento conservatore , quasi reazionario , che piega sempre più verso la gerarchia ecclesiastica , come rappresentante e portavoce di una legge divina di moralità sociale da contrapporsi all ' utilitarismo individuale . Dall ' altro lato si accentua un movimento socialista , che traendo forza dal malcontento , dall ' attrito nascente per la intensa concorrenza individuale , e dai sentimenti tanto di simpatia umanitaria quanto di desiderio di eguaglianza oppure di invidia democratica , lavora a idealizzare e intensificare il concetto dello Stato , supremo rappresentante della collettività , che deve imporre la sua ferrea legge di utilità propria collettiva ad ogni volontà o libertà individuale . Non possiamo ignorare queste due tendenze , che spingono sempre più verso la divisione della Nazione in due grandi partiti estremi , con minaccia per ogni libertà e morale e intellettuale e politica e civile . La parte liberale temperata , desiderosa di un giusto contemperamento dell ' elemento di Stato con l ' elemento individualista , è paralizzata dal sentimento dell ' insuccesso delle principali dottrine da lei fin qui professate e decantate e del completo discredito in cui sono cadute alcune frasi rettoriche , cui essa stessa non crede più , ma che non ha il coraggio morale di sconfessare . E nondimeno io spero diceva l ' onorevole Di Rudinì nel suo discorso di Palermo della primavera 1895 , alla vigilia delle elezioni da cui prese vita la presente Camera , fortemente spero , che la pubblica opinione illuminata e diretta dai nostri statisti , potrà convincersi , che non dobbiamo menomare o sopprimere le nostre istituzioni rappresentative , ma dobbiamo piuttosto richiamarle ai loro princìpi , costringendo Camera e Governo nei limiti dei loro rispettivi poteri , e togliendo soprattutto al Governo i mezzi di esercitare illegittime pressioni e indebite influenze sugli eletti e sugli elettori . Sono perfettamente d ' accordo con l ' onorevole Di Rudinì nella premessa , e riguardo alla necessità di richiamare le nostre istituzioni ai loro princìpi ; ma trovo insufficiente ed incompleto il rimedio , quando egli lo fa consistere tutto nel meglio delimitare i poteri del Governo e della Camera e nel ridurre le attribuzioni dello Stato , delegandone alcune funzioni ai Corpi ed alle autorità locali , e non contempla come ugualmente necessaria ed urgente la rivendicazione del potere esecutivo alla persona del Principe , intendendo per Governo non il Ministero considerato in sé stesso ma solo in quanto è l ' organo responsabile degli atti del Principe . Sono due le questioni e non una , per quanto tra loro intimamente connesse . Dalla progressiva usurpazione del potere esecutivo per parte della Camera elettiva sono derivate non solo la confusione tra le funzioni del Governo e quelle del Parlamento e segnatamente della Camera dei deputati e la deplorevole ingerenza del Governo nelle elezioni ; ma ancora la effettiva usurpazione per parte del Ministero dei poteri di esclusiva spettanza del Principe , riducendo questi ad una parte negativa ed inattiva , e considerando il potere esecutivo come legalmente e realmente posseduto dal Ministero , non dal Re . L ' esorbitare della Camera elettiva dalle sue funzioni e la sua invasione dei poteri della Corona si sono effettuate e sono state rese possibili mediante la dottrina che faceva dei ministri del Re i ministri della Camera , cioè li sottoponeva alla diretta dipendenza delle mutevoli maggioranze parlamentari . Non potete ora togliere efficacemente gli usurpati poteri alla Camera e risanare tutta l ' azione del meccanismo parlamentare , finché , in un paese come il nostro , dove tanta è , e di tanto si vuole sempre accrescere l ' azione dello Stato , non liberate in parte i ministri dalla diretta dipendenza dalla Camera , ridando loro realmente il vecchio e primitivo carattere di ministri del Re . In paesi dove l ' azione del Governo centrale e in genere l ' azione dello Stato sono ridotte al minimo , pel grande svolgimento non solo della vita locale , ma dell ' attività e della indipendenza individuale , e dove numerosi e potenti organismi a base storica servono di freni e di guide al funzionamento delle istituzioni democratiche , la dipendenza formale del Ministero dalla Camera elettiva non porta necessariamente a conseguenze gravi , col viziare tutto l ' ambiente parlamentare , spingendo il Ministero per la propria difesa e salvezza a valersi di ogni mezzo per legare a sé ed asservire la Camera ; ma dove invece , come da noi , le funzioni dello Stato , in mezzo alla inerzia ed alla neghittosità generale , si accrescono ogni giorno più , e tutto si attende e si chiede dal Governo centrale , gli effetti del traviamento dalle norme dello Statuto sono disastrosi , anzi fatali pel regolare funzionamento delle istituzioni rappresentative . Si cerchi pure in ogni modo di riattivare la vita locale ; si deleghino pure ai Corpi locali quante più attribuzioni di Stato riesca di togliere al Governo centrale senza mettere in pericolo la salute complessiva dell ' organismo nazionale ; sarà tanto di guadagnato . Ma checché si faccia , non riuscirà a nessuno oggi in Italia di ridurre l ' azione del Governo alle sole funzioni sognate dagli Spenceriani . Abbiamo veduto recentemente gli stessi Ministeri e ministri , che predicano da mane a sera la necessità del decentramento , percorrere tutto il paese promettendo ad ogni città o regione e porti e strade e scuole e bonifiche e acquedotti e stazioni . La stessa legge che concedeva anche ai Comuni minori l ' elezione del sindaco lasciava larghe le facoltà al Governo di sciogliere i Consigli comunali , senza freno né controllo . Lo Stato , si grida da ogni parte , deve favorire le industrie nascenti , proteggere tutte quelle avviate , ancorché valide e fiorenti , soccorrere quelle sofferenti . Lo Stato ora , ce lo hanno detto in questi giorni a Montecitorio gli stessi alfieri della scuola liberale , deve contribuire alla Cassa nazionale per la vecchiaia . Lo Stato deve , si proclama dagli individualisti più officiali , procurare la colonizzazione interna ; deve costringere i proprietari a coltivare i loro terreni , espropriando gl ' inetti , gl ' impotenti e gl ' infingardi . Lo Stato deve perfino , così dichiara un Ministero sedicente liberista , garantire le cartelle fondiarie di Istituti autonomi pericolanti , e gl ' interessi dei prestiti di Comuni scioperati . Comunque sia di ciò e senza spingersi a tali pericolosi eccessi , occorre por mente , anche da chi più si preoccupi dei difetti dell ' accentramento , che in molti casi non è da considerarsi come più favorevole alla libertà ed allo svolgimento della personalità individuale la delegazione delle funzioni proprie dello Stato ad una autorità locale piuttostoché al Governo centrale , e che anzi , date le nostre condizioni sociali , si rischia talvolta di rendere più facile e più grave l ' oppressione di una classe sull ' altra , oppure le tirannie delle consorterie locali , facendo così mancare l ' autorità sociale al suo supremo ufficio . Ad ogni modo , fintantoché dureranno in Italia condizioni tali che rendano inevitabile una larga azione dell ' autorità centrale per la tutela della sicurezza e della stessa libertà individuale , per le opere pubbliche , per l ' istruzione , ecc . ( e nessuno di noi che viviamo ne vedrà la fine , nemmeno quelli che giungeranno al centenario dello Statuto ) , ogni diretta e immediata dipendenza dalla Camera elettiva , del potere esecutivo impersonato nei ministri , si convertirà in un continuo tentativo dei Ministeri di coartare la volontà della Camera mediante la multiforme azione del Governo nei singoli collegi , promettendo favori e minacciando dispetti e danni . Resosi oggi il Ministero ( non parlo di questo o quel Gabinetto , ma dell ' istituto considerato impersonalmente ) quasi indipendente dal Sovrano , ed avendone arrogate a sé , le funzioni reali ed effettive nel nome della rappresentanza elettiva , ora vorrebbe rendersi indipendente dalla Camera , col togliere a questa ogni ingerenza nel potere esecutivo . In altre parole , il Gabinetto , che si è valso della Camera per spossessare realmente dei suoi poteri essenziali il Principe , oggi invece , a nome dei diritti della Corona , ossia dei diritti di quel potere esecutivo che lo Statuto vorrebbe al Principe riservato , e facendosi forte del principio della divisione dei poteri , vorrebbe trovar modo di liberarsi dalla Camera e dalle sue fastidiose esigenze . Praticamente e logicamente non si può raggiungere la meta desiderata dall ' onorevole Di Rudinì come da tutti i liberali conservatori , se non che rimontando ai princìpi dello Statuto in quanto esso proclama che i ministri ossia le persone preposte alla direzione delle grandi amministrazioni dello Stato non sono , né collettivamente considerati né singolarmente , i ministri della Camera , e tampoco ministri per proprio conto con diritti e titolo proprio , ma semplicemente i ministri responsabili dell ' azione del Principe . Da tale ritorno ai princìpi dello Statuto dipende tutto il risanamento della nostra vita parlamentare , compresevi tanto la liberazione del deputato dalle pressioni degli elettori perché giorno per giorno s ' intrometta nell ' amministrazione della cosa pubblica per favorire i loro interessi personali , quanto la liberazione dei ministri dalle illecite pressioni ed ingerenze parlamentari . Rivendicate al Sovrano i suoi diritti , e facilmente vi riuscirà delimitare i poteri della Camera elettiva , rinfrancare quelli della Camera vitalizia , e per di più riattivare la vita e l ' azione di entrambe , ritornandole alle loro vere funzioni . La Camera per troppo volersi imporre si è annullata . Ha voluto non solo legiferare quasi da sola , ma anche governare , ed ora è in balìa di qualunque uomo possa , organizzando una consorteria locale , riunendo intorno a sé la deputazione di una sola grande regione , maneggiando le turbolenze di piazza , o con qualunque altro mezzo o espediente , impadronirsi del potere . E non si vuole che il Principe sia autorizzato a resistere , ad indicare la via , lui personalmente , con la sua coscienza e guardando le cose dall ' alto , salvo il libero esame e l ' aperto e pubblico giudizio degli atti del suo Governo per parte del Parlamento . La Camera , lavorando ad asservire sempre più il potere esecutivo , si è trovata invece asservita al Ministero , cioè a quel gruppo di uomini che si è comunque impadronito del potere e che , con la intimidazione e la corruzione elettorale , nelle mille sue forme , dispone a suo talento della maggioranza . La Corona ha interessi ben più larghi e permanenti di quel che non abbiano i politicanti che via via si succedono nei Ministeri ; e la sua rivendicazione dei poteri e degli uffici affidatile dallo Statuto segnerebbe la liberazione e la riabilitazione della Camera , e in genere del Parlamento . Imperocché anche il Senato , nominato veramente e non solo formalmente dal Principe , avrebbe ben altro prestigio ed autorità di quanto non abbia ora , che rappresenta soltanto una stratificazione progressiva d ' infornate di colore diverso secondo il succedersi delle varie fazioni o gruppi al Governo o le mutevoli vicende dell ' alchimia parlamentare . La Camera elettiva sarà tanto più indipendente e riprenderà tanto più seriamente ed efficacemente la sua funzione legislativa e l ' esercizio del controllo finanziario , quanto più presto rinunzierà a pretendere che i ministri siano una emanazione sua e da lei debbono essere effettivamente designati , e li considererà quali ministri del Principe , cioè quali organi responsabili della volontà e dell ' azione del Sovrano , da lui solo scelti e nominati . Con ciò si ferirà forse alquanto il governo cosidetto di Gabinetto , ma s ' instaurerà una seria divisione dei poteri negli ordinamenti rappresentativi , e si darà alla stessa opinione pubblica ed alla volontà nazionale una maggiore libertà di movimento e di azione nel determinare l ' indirizzo della legislazione e nel sindacare gli atti del Governo . Ora la Camera è le tante volte obbligata , in forza della questione cosidetta politica e di fiducia che si pone ad ogni istante , a lasciar passare alla cieca provvedimenti legislativi che essa , nella sua intima coscienza , disapprova in tutto o in parte . Tolta la diretta e fatale dipendenza del Ministero dall ' appoggio ininterrotto della maggioranza della Camera , questa rimane più libera di preoccupazioni d ' altro ordine nell ' esprimere il suo giudizio oggettivo tanto sulle singole proposte in materia legislativa , quanto sui singoli atti del Governo , inquantoché ogni disapprovazione o monito della Camera non segnerebbe necessariamente e fatalmente la morte politica di un ministro o di un Gabinetto , non suonerebbe ritiro della fiducia del mandante nel mandatario . Oggi la costante preoccupazione politica ed il timore di compromettere per una questione speciale le sorti del Gabinetto e l ' equilibrio generale dei partiti o dei gruppi parlamentari , spinge troppo spesso la Camera a trascurare il coscienzioso disimpegno della sua funzione legislativa . La maggioranza dei deputati , avendo per primo interesse e conseguentemente per prima sua preoccupazione la salvezza del suo Ministero , si mostra oggi le troppe volte disposta a lasciare perfino manomettere i diritti e le prerogative del Parlamento , piuttostoché , con un voto contrario , porre a rischio la vita del Gabinetto e il proprio predominio nel Governo . Ed è così che si spiega la grande docilità con cui si sono viste le maggioranze piegare ripetutamente il capo dinanzi ai decreti - legge , anche quando questi compromettevano , in tempi e condizioni normali , questioni di alta importanza costituzionale , economica e finanziaria . Ricondotta invece l ' azione della Camera nella cerchia delle sue legittime competenze , la maggioranza si mostrerà sempre , non meno della minoranza , gelosa di mantenere incolumi i diritti collettivi dell ' istituto cui appartiene . La mia tesi non è , certo , che le sorti del Ministero o dei singoli ministri non debbano e non possano mai in alcun modo dipendere dai voti della Camera , ancorché questi voti partano da una vera volontà ponderata e costante , e rivelino un serio movimento dell ' opinione pubblica . Così come oggi , mentre una siffatta dipendenza è proclamata fatale e necessaria , essa non si è sempre tradotta in pratica , non è nemmeno detto che ai termini del nostro Statuto sia esclusa ogni azione della rappresentanza nazionale elettiva sulla vita del Ministero o dei ministri . Una tale azione non è però da considerarsi a priori come sempre egualmente e costituzionalmente necessaria . S ' intende che nessuna legge può mai essere sanzionata senza l ' approvazione preventiva della Camera ; e mediante la votazione dei bilanci non è esclusa la facoltà nel Parlamento , dove si tratti di un vero contrasto costante d ' indirizzo , di far valere la sua volontà contro un determinato Ministero o ministro . Il sistema monarchico rappresentativo , come ogni altra forma di governo , non funziona automaticamente né meccanicamente , e richiede nei suoi organi una prudente e costante considerazione delle condizioni di fatto in cui esplicano la propria azione . E per fare tutta questa riforma , non occorre né alcun ritocco allo Statuto né alcuna legge , e tampoco alcun colpo di scena o atto di energia ; ma basta che se ne persuada la coscienza pubblica . Il vizio attuale non sta nella legge ; trae anzi origine dalla violazione della legge stessa fondamentale dello Stato . È strano invero il fenomeno che si è venuto svolgendo e determinando nel Regno d ' Italia , e più specialmente durante questo ultimo quarto di secolo . A poco a poco è sorto e si è affermato un istituto nuovo , non contemplato affatto nello Statuto , e che ogni giorno più tende a costituirsi come un potere autonomo , fuori della legge , e si alimenta e s ' impingua di tutte quelle funzioni di cui apertamente o tacitamente sta spogliando gli altri poteri costituzionali . Questo istituto nuovo , ibrido , che tende a sovrastare ogni giorno più a tutti gli altri poteri , è quello del Ministero , considerato nel suo complesso , ma che s ' incarna specialmente nella persona del presidente del Consiglio . Non intendo alludere qui alla vecchia questione dei ministri - cancellieri e dei ministri - cardinali o gran visir , cioè ad una questione che riguarda la costituzione interna del Ministero e la opportunità di concentrarne in maggiore o minor grado la rappresentanza collettiva in una o più persone ; bensì accenno alla questione della situazione del Ministero considerato come istituto a sé , di fronte al Sovrano da un lato ed al Parlamento dall ' altro . Ad ogni crisi ministeriale , comunque nata , tutti gli uomini che riuniscono intorno a sé qualche influenza politica , soli o aggruppati , si adoperano a tutta forza per impadronirsi del potere , ottenendo l ' incarico dal Sovrano di formare il Gabinetto . La convinzione generale è che chiunque , tra i diversi capigruppo del Parlamento , arrivi comechessia ad avere per primo l ' incarico di comporre il Gabinetto , se è accorto e ardito , e sopratutto se non ha l ' ingenuità di volersi mostrare troppo coerente nei princìpi e corretto nei mezzi , avrà poi sicuramente la maggioranza dei voti alla Camera . Quindi nei momenti di crisi si mette in moto , da tutti , ogni macchina , ogni astuzia , ogni pressione perché l ' incarico venga dato al proprio candidato , a quello cioè da cui ciascuno può sperare maggiori vantaggi . Tutti i mezzi sono buoni . Si minaccia perfino copertamente o apertamente il Sovrano , che se la sua scelta cadrà sopra altri , si susciteranno disordini e tumulti , facendosi forti di quel misterioso terrore che invade gli animi di tutti in Italia , come una reminiscenza giacobina , di fronte ad ogni movimento della piazza . Avuto l ' ambìto incarico , tutta l ’ arte sta nel far presto , nel mettere insieme una diecina di ministri , non importa come la pensino , purché lì per lì con la semplice somma dei loro aderenti rappresentino un numero notevole di deputati ; non importa nemmeno che questo numero costituisca la maggioranza della Camera ; il resto che manchi si otterrà cammin facendo . Del programma nessuno si cura . Fare diverso dai predecessori ; farsi temere e far sperare a molti ; ecco tutto il giuoco . Impadronitosi del ridotto centrale del Governo , il Ministero nuovo si volge minaccioso contro tutti coloro che non si mettono al suo seguito . Forte del possesso dell ' autorità , esso è pronto a sfidare , per mantenersi in seggio , e Camera e Senato e , occorrendo , lo stesso Sovrano ; quasi rappresentasse un potere costituzionale autonomo , con un diritto proprio e una base giuridica a sé , all ' infuori e della Corona e del Parlamento . Ad ogni menomo segno che la Corona possa avere una volontà propria nelle cose di governo , il Ministero s ' inalbera , contestandogliene il diritto . Con la teoria che il Re regna e non governa , si nega , contro e la lettera e lo spirito dello Statuto , che il Principe possa avere e tanto meno manifestare una qualsiasi volontà diversa da quella del Ministero , finché questo possa presentare un voto favorevole della Camera , fosse pure la maggioranza di un solo voto , e con qualunque mezzo ottenuta . Di fronte alla Camera , che mostri velleità di ribellarsi , si minaccia continuamente lo scioglimento , con elezioni generali sotto alta pressione governativa . Non si ammette quasi più che il Sovrano possa , nel caso di un dissidio tra il Ministero e la Camera , negare al primo lo scioglimento . Ciò non si sostiene ancora apertamente ; ma si fa dagli amici dichiarare per ogni verso , che , in caso di un voto sfavorevole , il Ministero non presenterà le sue dimissioni . Si sussurrano pei corridoi di Montecitorio le confidenze supposte del presidente del Consiglio : « Io , checché avvenga , non me ne vado . La vita della Camera dipende da come si saprà condurre . Se avessi un voto contrario , io resto al mio posto , e non presento dimissioni . Se il Sovrano non mi vuole , dovrà revocarmi con decreto suo e di sua iniziativa » . E magari in certi momenti si aggiunge : « Io sono pronto a ricorrere a qualunque mezzo . Sono pronto anche a scendere in piazza » , ecc . ecc . Intanto si pone mano ( senza ammettere mai che né Sovrano né altri in ciò possano entrare o aver che osservare ) ad un lavoro di cosiddetta preparazione delle elezioni generali . Si mutano prefetti e funzionari d ' ogni grado . Si revocano quelli che si suppongono ligi ai passati Ministeri . Si terrorizzano altri ; e specialmente le Amministrazioni dei Comuni , delle Opere pie , degl ' Istituti di credito , ecc . Si cerca di preparare dappertutto strumenti politici , dicendo tra sé e sé : « Vorremmo vedere , nel giorno della crisi , come farebbe altri a scomporre rapidamente tutto questo lavorìo » . E così individualmente s ' intimoriscono i deputati , ognuno dei quali vede nel proprio collegio tutta una macchina montata dal Governo in attesa delle elezioni , sia per sostenerlo , sia per combatterlo se avversario . Quanto al Senato , il sistema è più semplice . Si nomina una quarantina o magari una ottantina di senatori amici ; e anche qui naturalmente non si ammette , contrariamente allo Statuto , che il Principe ci abbia che vedere . E per la stampa , il preteso quarto potere , si provvede coi danari dello Stato , o con pressioni e lusinghe sugli uomini politici o sui finanzieri che ne abbiano in mano le fila . È la storia del cosiddetto Vecchio del Mare , delle Mille e una notte , il quale montato in collo a Sindbad il marinaro , ne fa un servitore ed uno schiavo , minacciando di strangolarlo ad ogni accenno di ribellione . Questi non può sbarazzarsene che quando , un giorno , il vecchio si ubriaca . È il caso che si verifica anche pei Ministeri . È soltanto quando s ' inebriano del potere , che il Parlamento riesce a levarseli di dosso . Dato questo sistema , della continuità nell ' azione del Governo , della conservazione delle buone tradizioni amministrative , della coerenza nei programmi , non vi è più chi si preoccupi . I nuovi ministri debbono far parlare di sé ; avere ciascuno un metodo nuovo ; rivoluzionare quanto è stato fatto dai predecessori , siavi o no urgenza o bisogno di riforme . Preme soprattutto far nuove nomine d ' impiegati , cambiare organici , ecc . La burocrazia rimane l ' unica tutrice della tradizione del Governo e della continuità della sua azione , in quanto non sia anche essa travolta o sconvolta dalla corrente della politica ; perché anch ' essa , contrariamente a quanto dispone lo Statuto , non vede più alcuna difesa sua nell ' azione del Sovrano , al quale non si ammette quasi il diritto di rifiutarsi a movimenti di personale , revoche , nomine , traslochi , ecc . Se si concede che in pratica si debba avere dai ministri un po ' di riguardo a non contrariare troppo qualche singolo desiderio del Sovrano , ciò avviene in considerazione della elevata dignità della sua carica , o per timore di spingere le cose all ' estremo , ma non perché si ammetta che egli possa né debba regolarmente ingerirsi delle questioni di amministrazione , e ciò ancorché si tratti del personale dei gradi più elevati . Orbene , tutto questo è nettamente contrario a quanto prescrive e vuole lo Statuto . Esso determina espressamente riguardo ai poteri del Principe quanto segue : « Al Re solo appartiene il potere esecutivo . Egli è il capo supremo dello Stato , comanda tutte le forze di terra e di mare , dichiara la guerra , fa i trattati di pace , di alleanza , ecc . » ( art . 5 ) . « Il Re nomina a tutte le cariche dello Stato » ( art . 6 ) . « Il Re solo sanziona le leggi e le promulga » ( art . 7 ) . « Il Re può far grazia e commutare le pene » ( art . 8 ) . « La proposizione delle leggi apparterrà al Re ed a ciascuna delle due Camere , ecc . » ( art . 9 ) . « Il Re nomina e revoca i suoi ministri » ( art . 65 ) . « La giustizia emana dal Re ed è amministrata in suo nome dai giudici che egli istituisce » ( art . 68 ) . « Il potere legislativo sarà collettivamente esercitato dal Re e da due Camere : il Senato e quella dei Deputati » ( art . 3 ) . « Il Senato è composto di membri nominati a vita dal Re , in numero , ecc . » ( art . 33 ) . « Se un progetto di legge è stato rigettato da uno dei tre poteri legislativi , non potrà essere , ecc . » ( art . 56 ) . Quanto ai ministri , devesi in primo luogo notare che lo Statuto , mentre nomina a più riprese i ministri del Re , non fa mai parola di un Ministero , o Gabinetto , o Consiglio di ministri . Riguardo poi alle loro funzioni , all ' infuori dell ' articolo già citato che ne attribuisce la nomina e la revoca al Principe e di un altro in cui si prescrive che i ministri che siano deputati o senatori possono votare nella sola Camera cui appartengono e si dà loro facoltà di poter sempre entrare e prendere la parola nelle due Camere ( art . 66 ) , abbiamo nello Statuto i due soli articoli seguenti : « I ministri sono responsabili . Le leggi e gli atti del Governo non hanno vigore se non sono muniti della firma di : un ministro » ( art . 67 ) . « La Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del Re , e di tradurli dinanzi all ' alta Corte di giustizia » ( art . 47 ) , cioè al Senato convocato con decreto del Re ( art . 36 ) . Il Re insomma , secondo lo Statuto , impersona lo Stato in tutti gli elementi suoi più necessari e normali , e nella tutela di questi elementi ha una funzione attiva , e non passiva . È lui che rappresenta la tradizione di governo , la continuità nell ' azione dello Stato , la stabilità dei suoi ordinamenti ; in una parola , egli sintetizza l ' interesse generale della patria tanto nel presente che nel futuro . Ed è l ' unico istituto a cui queste funzioni siano , nei nostri ordinamenti , affidate . Il Principe dinastico raffigura nella nostra Costituzione l ' elemento continuo , permanente dello Stato considerato come un organismo complessivo , di fronte agli elementi temporanei , mutevoli , contingenti nello spazio e nel tempo , rappresentati dagli elementi elettivi . Al Sovrano dunque spettano secondo la lettera precisa dello Statuto : 1 ) il potere esecutivo ; 2 ) una parte non inferiore a quella del Parlamento nel potere legislativo , avendo egli eguale diritto di proposta delle leggi , ed essendone a lui solo riservata la sanzione . Né lo spirito dello Statuto può ritenersi diverso dalla lettera delle sue disposizioni testuali . Il potere esecutivo , dovendo , nella sua azione di governo , mantenersi al di sopra e al di fuori dei partiti e non dovendo favorire gl ' interessi della maggioranza piuttostoché quelli della minoranza , o degli elettori anziché dei non elettori , ma considerare tutti i cittadini allo stesso modo , tenendo conto del solo interesse generale dello Stato , dev ' essere dipendente da chi non può non immedesimarsi sempre con questo interesse generale ; e non potrebbe mai essere affidato ad un istituto che fosse la emanazione diretta della maggioranza e di un solo partito . Che se invece il Governo , impersonato nei ministri , dipendesse direttamente dalla maggioranza parlamentare , anche per la designazione delle persone che debbono comporlo , l ' intera potestà legislativa verrebbe inoltre , in evidente contraddizione con lo spirito dello Statuto , assorbita dalla sola Camera elettiva , anzi dalla sola maggioranza dei suoi membri ; inquantoché le leggi verrebbero , in tale supposto , in primo luogo proposte dai ministri , delegati diretti della maggioranza stessa ( restando ridotto ad una vuota formalità il decreto reale che autorizza la presentazione dei disegni di legge ) ; quindi discusse e modificate a Montecitorio dalla maggioranza dei deputati in contraddittorio coi propri suoi delegati ; ed in ultimo riesaminate , per la finitura e polimentatura soltanto , a palazzo Madama , la cui decisione resterebbe pure in balìa dei ministri , cioè degli organi e rappresentanti diretti della maggioranza elettiva . Onde i poteri legislativi resterebbero effettivamente ridotti ad uno solo , invece di essere tre come vuole lo Statuto . L ' azione del Principato si deve esplicare più specialmente in quell ' ordine di questioni che deve essere mantenuto fuori del giro mutevole dei partiti parlamentari . A lui più propriamente spetta quanto ha attinenza : 1 ) con la difesa dello Stato , e la conservazione dello spirito e della forza morale dei suoi corpi militari ; 2 ) con la politica estera ; 3 ) con la giustizia , e non solo con quella civile e penale , ma anche con la giustizia amministrativa , come pure con la giustizia sociale , con quella , cioè , che riguarda i rapporti sociali tra le diverse classi ed ordini di cittadini , e la tutela dei deboli ; 4 ) con l ' alta amministrazione dello Stato . Riassumendo brevemente i concetti fin qui accennati , mi affretto verso la conclusione del discorso . Due grandi forze sociali e politiche stanno crescendo ed organizzandosi in Italia , e tutte due con tendenze ed aspirazioni rivoluzionarie di fronte alla Monarchia rappresentativa e liberale . Da un lato il socialismo , nel nome della eguaglianza , vuole soppressa ogni libertà individuale . Perché la libera concorrenza , troppo esagerata dai dottrinari della scuola economica del « lasciar fare » , può ostacolare di fatto lo svolgimento della personalità umana e della libertà individuale del gran numero , i socialisti sopprimono addirittura ogni libertà personale , con l ' organizzare lo Stato unico proprietario dei mezzi di produzione ed unico ripartitore dei frutti del lavoro , e tendono di fatto al despotismo di una burocrazia , alla tirannide di un mandarinato . Dall ' altro lato nel nome tanto delle idealità più elevate del consorzio umano quanto dell ' ordine e della conservazione delle tradizioni sociali del passato , sta facendo passi da gigante l ' organizzazione clericale , che tende in realtà all ' oscurantismo più intollerante , alla soppressione del disordine mediante la soppressione del progresso e di ogni movimento dello spirito umano , nemica com ' è della libertà di coscienza e di pensiero . Di fronte a questi pericoli crescenti lo Stato liberale sta ogni giorno più demolendo spensieratamente le proprie difese . Togliesi ogni credito , ogni prestigio al Parlamento , volendone far riposare tutta l ' azione sulla necessità di un conflitto continuo d ' interessi locali e personali , e facendo del dissidio e della lotta le condizioni di vita e di funzionamento del governo della cosa pubblica . E allo stesso tempo togliesi credito e prestigio al Principato , che dovrebbe formare la spina dorsale dell ' organismo politico , che dovrebbe incarnare l ' idea dello Stato difensore , non soverchiatore della libertà , impersonando l ' interesse generale in quanto diventa condizione e mezzo di tutela dell ' interesse individuale del maggior numero e del libero svolgimento della personalità umana . Del Principe invece si vorrebbe , dai nostri dottrinari , fare un essere quasi ipnotizzato , che dovesse accettare tutto , sottomettersi a tutto , non avere volontà né opinione propria , ma solo designare , come un manometro automatico , nei momenti di crisi , quale è il presidente del Consiglio che si suppone debba e possa per fas ac nefas ottenere la maggioranza dei voti dei deputati . Non si può pretendere che il pubblico abbia da considerare per novantanove giorni su cento la persona del Principe come un elemento inattivo , che non deve avere e tanto meno manifestare opinioni né sentimenti nell ' indirizzo della cosa pubblica , ma deve far buon viso a qualunque Gabinetto possa strappare il consenso della Camera , e poi volere che il centesimo giorno , nei momenti più difficili e di crisi , quando divampano le passioni più vive , quello stesso istituto , fino allora trascurato e senza azione reale , venga isso fatto rispettato e venerato da tutti , come il grande moderatore dello Stato , avente chiara e sicura coscienza della linea da seguire nell ' affidare a nuove mani il potere , e riscuota la cieca fiducia e l ' assentimento dell ' universale . Tutto oggi dovendo dipendere dalla volontà della maggioranza dei mandatari degli elettori , ogni studio , ogni sforzo degli uomini politici , di coloro che di fatto hanno in mano il governo , si riassume nel predisporre gli organi dello Stato e tutti gl ' istituti politici che da loro possono dipendere , in guisa da poter lusingare o costringere il responso degli elettori a seguire la via da essi indicata e nel vincolare intanto la volontà della maggioranza della Camera con le lusinghe personali e con le minacce di schierare contro ogni singolo deputato nel suo Collegio tutta la batteria delle influenze governative ed ufficiali . E d ' altro canto ogni studio , ogni sforzo dei singoli deputati si concentra nell ' assicurarsi la rielezione , cioè nel soddisfare lì per lì in qualsiasi modo il maggior numero di interessi e di brame dei singoli elettori . Onde disprezzo dell ' elettore pel deputato , di cui si serve e che lo serve ; disprezzo della Nazione pel Governo , e per le istituzioni stesse di cui esso è il prodotto visibile . Ogni idealità di Stato viene a mancare ; ogni tradizione di governo rimane interrotta ; il principio dell ' autorità perde ogni prestigio ; e la Nazione si disamora sempre più degli ordinamenti che la reggono , condannando tutto e tutti in massa , e persone , e istituti , e princìpi . I Governi misti , complessi , composti di vari istituti autonomi , con attribuzioni proprie e distinte , presuppongono , per la regolare loro azione , che ciascun potere , ciascun istituto vigili alla conservazione dei propri diritti ed alla integrità delle funzioni affidategli . In Italia invece , lo ripeto , è sorto un potere nuovo , parassita e ibrido , dallo Statuto non contemplato , il quale facendosi strumento e sgabello delle pretese dottrinarie e delle crescenti usurpazioni della Camera dei deputati , che vorrebbe arrogare a sé sola il diritto di parlare come interprete della volontà della nazione , è riuscito col dichiararsi a sua volta la emanazione legittima e autorizzata della rappresentanza nazionale , ad una progressiva ed effettiva usurpazione di quasi tutte le funzioni normali della Corona , facendone altrettante funzioni direttamente da sé dipendenti , e tende sempre più a mettere nell ' ombra il Principe ; mentre al tempo stesso ha , d ' altro canto , snaturate o distrutte le funzioni proprie della Camera elettiva . La Camera , avendo voluto invadere le competenze altrui e governare , è venuta invece a perdere anche di fatto l ' esercizio libero delle stesse funzioni legislative , attribuitele dallo Statuto ; e si trova , ogni giorno più , mancipia del Ministero . Intanto la gran massa del pubblico , impensierita e sfiduciata , si dà sempre più in braccio ai rivoluzionari e ai sognatori promettitori di cure miracolose e ai ciurmatori promettitori dell ' età dell ' oro , oppure ai clericali promettitori del regno di Dio mediante il governo de ' suoi ministri . Forte della lettera e dello spirito dello Statuto , la Nazione si rivolge al Sovrano e gli dice : « Maestà , vigilate a mantenere integre le funzioni affidatevi , e che i successivi Ministeri hanno lasciato che Vi fossero usurpate o hanno cercato di carpirvi . A Voi solo spetta il potere esecutivo . A Voi solo spetta la nomina o la revoca dei ministri che debbono controfirmare e rispondere dei Vostri atti di governo . La Nazione guarda a Voi e fida in Voi , sicura da un lato che non toccherete ad alcuna libertà e non ritirerete mai alcun diritto dal Vostro glorioso avo largito o delegato ad altri ; ma non meno desiderosa dall ' altro che conserviate viva ed integra l ' istituzione madre , che ci rappresenta la difesa dell ' interesse generale della patria . Sire , vegliate ! l ' interesse Vostro è sopratutto interesse nostro , interesse di tutti , interesse dell ' Italia » . Non meno del socialismo , il Principato liberale contiene il concetto elevato e preponderante dello Stato , all ' infuori di ogni elezione di classe . E di fronte alla Chiesa invadente , rappresenta , oltre la ferma difesa della moralità sociale , la libertà della coscienza individuale , l ' indipendenza sicura del pensiero ; garantisce i diritti di tutti i culti , di tutte le opinioni , e la piena esplicazione delle facoltà individuali pel cittadino , in tutte le funzioni essenziali della vita civile ; assicura la tutela degli interessi materiali come del progresso civile della nazione . Per contrapporsi al socialismo di piazza ed al clericalismo oscurantista il Principato nostro , che s ' immedesima col concetto della patria nazionale ed impersona insieme il principio della libertà individuale , garantita invece che soffocata dall ' azione dello Stato , ci porge una idealità atta a servire di punto di raccolta , di nucleo attorno a cui stringerci , in mezzo al rapido avvicendarsi degli uomini e dei gruppi al potere , ed al turbinio delle loro momentanee passioni e rancori . Vogliamo noi un ' Italia clericale , liberale - temperata , o radicale - socialista ? Tra non molto bisognerà scegliere fra le tre cose . Gli elementi liberali temperati , col loro credo troppo individualista per la lotta quotidiana , si trovano nella condirezione dei corpi di volontari di fronte agli eserciti permanenti dei partiti estremi . Questi o mediante l ' ordinamento ecclesiastico , che scende fino ai parroci e si vale delle mille forme di associazione e di confraternite fra loro collegate , o mediante le Società operaie , di mutuo soccorso , di consumo , di produzione , e pur troppo con l ' aiuto non infrequente degli impiegati governativi e comunali , hanno sempre pronti i quadri per la mobilitazione in guerra . Onde spesso vediamo gli eserciti folla dei partiti temperati liberali , sgominati dalle schiere , più ristrette di numero , ma compatte e disciplinate , dei loro avversari . In queste condizioni , il dividere normalmente e stabilmente il partito liberale , temperato in due frazioni che combattendo perpetuamente tra loro s ' indeboliscano a vicenda e si annullino , equivale a metterlo nella impotenza , non che di combattere contro le altre due schiere riunite , di nemmeno poter avere una voce predominante negli accordi o nelle transazioni che facesse con l ' una o con l ' altra parte . Noi siamo , anche da soli , i più forti e numerosi , o per meglio dire lo saremmo se sapessimo stare uniti ed organizzarci ; se sapessimo considerare la realtà delle cose e non solo pascerci di teorie stereotipate tolte dai libri forestieri ; se sapessimo mettere da banda le discordie e le gare personali e stringerci compatti intorno alla grande idea civile e liberale rappresentata dalla monarchia italiana di Casa Savoia ; se sapessimo scuotere l ' inerzia che ci paralizza , la mancanza di fede e di coraggio morale ; se sapessimo essere sinceri nell ' esprimere la nostra volontà e virilmente risoluti nell ' attuarla . Vorrei che la mia voce potesse chiamare a raccolta tutti gli uomini di buona volontà , liberali e conservatori a un tempo , perché si organizzasse un grande partito che , per combattere efficacemente il socialismo ed il clericalismo , si proponga come programma immediato la delimitazione delle funzioni dei vari poteri dello Stato , e lo svolgimento degli uffici della Corona , restituendole i diritti sanciti dal patto fondamentale votato nei plebisciti che costituirono il Regno d ' Italia . Non intendo affatto spingere ad alcun cesarismo o governo autocratico senza freno né sindacato , né ad alcuna forma di despotismo o di governo assoluto . Vogliamo la monarchia liberale e rappresentativa dello Statuto , col Monarca principe effettivo ed attivo , non consegnato bendato nelle mani di un maire du palais che si chiami il presidente del Consiglio . La Camera elettiva e il Senato vitalizio debbono cooperare attivamente alla legislazione , ed inoltre sindacare sempre , discutere e frenare gli atti e l ' indirizzo del Governo , mediante la loro azione tanto sui ministri responsabili , quanto sulle leggi e sui bilanci da loro presentati . Ma essi non debbono esercitare , né direttamente né per mezzo di uno o più loro delegati , il potere esecutivo , che è di esclusiva competenza del Principe ; il quale a sua volta , come ogni altro potere o persona , è subordinato alla legge , nella formazione della quale concorre anch ' egli , col diritto di proposta e col diritto di sanzione . Non ho inteso nel presente scritto far allusione o rivolgere accuse all ' attuale Ministero , più che muovere rimproveri a quelli passati . Ho inteso rilevare ed analizzare una trasformazione che si è andata svolgendo nelle nostre istituzioni , e che parmi essere stata una delle principali cause della loro progressiva decadenza , trasformazione che trova la sua espressione nella formula : « Il Re regna e non governa » , ed è in aperta contraddizione con quanto lo Statuto vuole e la Nazione attende , per la conservazione delle istituzioni libere in Italia .