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IRA E LACRIME A RIBOLLA ( Bianciardi Luciano , 1954 )
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Sono arrivato a Ribolla la mattina del 4 maggio alle undici . Due ore e mezza dopo la esplosione questo triste villaggio di minatori stenta ancora a credere . Per le strade si aggira una folla stordita , che si muove incerta qua e là , muta , senza saper che fare , dove andare . Non è facile capire quel che realmente è successo . Una piccola folla di donne si accalca dinanzi al cancello dell ' infermeria , ne esce un ' auto con a bordo un uomo svenuto , la testa reclinata sui cuscini : ma non è un ferito . Faceva parte delle prime squadre di soccorso , quelle che son calate giù all ' improvviso , senza mezzi di protezione , e dopo mezz ' ora son tornati fuori così , bianchi come cenci . Carabinieri , poliziotti , guardie giurate cercano di trattenere la gente , che man mano cresce e preme : è stata la prima cura della direzione , quella dell ' ordine pubblico . L ' allarme è venuto solo dopo le undici , e fino ad allora negli altri pozzi si è lavorato , come tutti i giorni . E quasi l ' una quando arrivano i respiratori dei vigili del fuoco , e si organizza il soccorso . Dalla lampisteria un altoparlante chiama a raccolta volontari , e la risposta è immediata : anche dalle altre miniere vengono giù con gli autocarri . Sfila , inquadrato , un gruppo di operai di Niccioleta : scenderanno fra poco , mi dice in fretta uno di loro . Ai pozzi si giunge per un viottolo tortuoso e pieno di fango , che a tratti traversa un campo di grano , e poi costeggia i binari dei décauville , i mucchi di detriti di miniera , dominati dalle alte impalcature scure degli ascensori . Questo è il « Raffo » , ad un chilometro in linea d ' aria si vede il « Camorra » . Qui si lavora febbrilmente : vibrano le corde d ' acciaio , ronzando , calano giù legname da armatura , tubi di aerazione , ed uomini . La gente sta a guardare in silenzio , un gruppo di donne , in piedi su di un greppo , attende . Un maresciallo dei carabinieri vuoi far sgombrare , alza la voce , ma nessuno lo ascolta . Lì accanto si vede un gran cartello giallo , ammonisce che è vietato scendere in miniera senza i pantaloni lunghi e la maglietta « almeno con le mezze maniche » . Un giovane ingegnere del Distretto Minerario è venuto su da Grosseto : gli hanno dato una tuta blu , le scarpe grosse da minatore , l ' elmetto di materia plastica , tutta roba nuova , con ancora le pieghe della stiratura sui pantaloni . Così , e con gli occhiali , è goffo e impacciato . C ' è anche il medico della miniera , con un largo mantello impermeabile , di tela cerata , e gli infermieri accanto all ' ambulanza , pronta , con lo sportellone aperto e la barella lì per terra . Quando suona il campanello dell ' arganista il silenzio si fa ancora più grave , perché vuoi dire che arriva la gabbia . La gabbia , affiorando , sferraglia contro le guide di acciaio e si blocca : ne scende un ragazzo , pallido in volto pur sotto la maschera di polvere nera , qualcuno gli si fa incontro , vuoi sapere cosa succede laggiù , ma la guardia della Montecatini lo afferra sotto il braccio e lo trascina , barcollante , dentro la cabina dell ' arganista , e grida : « Via , via ! » . Ma la voce si è già sparsa , arrivano tre corpi . Gli infermieri si avvicinano alla bocca del pozzo brandendo tre coperte di tipo militare . Il medico dà ordini a bassa voce . Appena la gabbia affiora di nuovo si fanno avanti , coprono qualcosa , è un cadavere , e lo trascinano come un sacco sulla barella . Riesco a vedere appena uno scarpone , uno solo . Dicono che al « Raffo » ne han tirati fuori altri quattro . Quando torno in paese si è scatenata l ' onda del terrore , e le donne son scese in strada , così come si trovavano , con quattro stracci addosso : urlano davanti alla saracinesca abbassata del garage , dove trasportano i cadaveri , man mano che li trovano . Due poliziotti , a tratti , alzano quanto basta perché entri un uomo , una barella . Un vecchio cammina avanti e indietro gridando solo una bestemmia , sempre quella . Fa : « Dio - lùpo , diolùpo , diolùpo » . Il lutto sul viso di tutti : amici , incontrandosi , appena si salutano con un cenno del capo . È arrivato il procuratore della Repubblica , con il giudice istruttore . Gli operai più anziani gli si fanno incontro per raccontare : « L ' avevamo detto tante volte , che doveva succedere , ed è successo » . Un vecchio parla di tempi passati : « Ci s ' aveva i nostri lavori belli comodi , freschi . Si stava tanto bene » . Vuoi dire gli anni della guerra . Cominciano ad arrivare i giornalisti , con le macchine fotografiche : erano nella zona per « Italic Sky » , le manovre di sbarco della NATO , ed hanno i rotolini già per metà impressionati coi reattori , i marines , i generali : chissà se qui in paese troveranno altra pellicola ? A tarda sera arrivano le autorità , visibilmente preoccupate per la grossa grana . Arriva anche il ministro Vigorelli : entra in direzione , fa dichiarazioni di cordoglio ai giornalisti e conclude promettendo « contribuzioni straordinarie e immediate varianti dalle 60 alle 100 mila lire . Naturalmente ciò non incide per niente sul trattamento previdenziale dell ' INAIL che resta invariato » . Dirige i lavori , giù ai pozzi , l ' ing. Carli , con il capo - servizio Marcon . Non si è ancora visto il direttore della miniera : dicono che è ammalato , che è a Milano , che è a Roma . Non si è visto il dott. Riccardi , capo dei servizi assistenziali . Un anno fa , al « Camorra » , arrestarono 45 operai che si erano calati giù e non volevano uscire , per protesta contro un ' ondata di licenziamenti . Riccardi , allora , al « Camorra » , diresse la polizia : volle che dal pozzo gli operai uscissero ammanettati , « per dare l ' esempio » . A notte comincia a piovere , e l ' alba si leva più livida e grigia su Ribolla . Giù ai pozzi han lavorato tutta la notte ed il numero dei cadaveri , nel garage , va crescendo ora per ora . Dopo l ' identificazione li incassano e li portano nel cinema . Son salito in galleria con Antonio Palandri , segretario della Federazione Minatori . Palandri è stato minatore , e qui lo conoscono tutti . Per le scale incontriamo una donna , quando lo vede si mette a piangere e lo abbraccia : « Le nostre lotte , Tonino , le nostre lotte » . Di quassù si vede tutta la sala : sotto lo schermo han montato un altarino , con due candele e un crocifisso , ai lati tutte bandiere rosse . Sopra ogni bara c ' è un mazzo di fiori , e l ' elmetto del minatore ucciso : si direbbe un manipolo di soldati , e forse è davvero così . Il dolore è più composto , qua dentro . Una sposa meridionale sfoga la sua pena con un lungo lamento ritmico , nel quale ricorda le virtù del suo uomo e gli chiede perdono di qualcosa . Quanti modi di piangere a Ribolla ! Una vecchia maremmana sta immobile , con gli occhi arrossati fissi nel vuoto . E sopra , accanto a noi , si addensa tutta la gente di Ravi , di Caldana , di Tatti , di Sassofortino , di Roccatederighi , di Roccastrada , di Montemassi , questi scuri paesi aggrappati alla vetta dei colli circostanti . Di là ogni mattina scendevano per il lavoro questi che son morti . Alla porta fan servizio d ' ordine i minatori , la polizia non c ' è più . Un telegramma del sindaco ha invitato i rappresentanti dei partiti politici , delle organizzazioni sindacali , di vari enti , per costituire un comitato che provveda alle onoranze . Infatti , a sera , arrivano quattro ragazzi : « Dicci » , dicono , « ACLI , CISL , PRI » . Il ragazzo del un giovane avvocato , spiega che i « saragattiani » non son venuti perché forse , a quell ' ora , in federazione non c ' era nessuno . Ha visto l ' avviso del telegramma infilato sotto la porta . Alle onoranze non parteciperà la Montecatini . La società offre « assegni assistenziali » di 500mila lire e di un milione , « secondo i relativi carichi familiari » . Comunica ai giornalisti che le spese dei funerali saranno a suo carico , « secondo una vecchia tradizione » . Ma il governo ha già comunicato che sarà lo Stato a pagare queste spese . Intanto si cominciano a vedere i manifesti listati a lutto : su quello dei repubblicani si legge : « Ancora una volta , nel crudo , necessario , eterno dialogo dell ' Uomo con la Materia , gli oscuri avamposti della insonne fatica son caduti nel puro silenzio dei martiri » . La mattina dei funerali è comparso il sole . La folla delle bandiere , le auto , i fiori , si vanno ammassando per le esequie . Riconosco la voce dell ' altoparlante che dirige ogni spostamento . E Ivo Tocco . Dice , a un certo punto : « I carabinieri tengano sgombro il marciapiede . Si presenti subito un commissario di Pubblica Sicurezza » . Ivo Tocco è un giovane funzionario comunista . Fa caldo , su questa collinetta di detriti della miniera : qua e là il terreno fuma , perché le scorie di minerale , al contatto con l ' aria , si incendiano . Alle spalle , là dietro si vede lontanissimo , il pozzo « Camorra » , davanti c ' è Montemassi . Stamani , venendo su , ho incontrato Bandinelli ! Mi ricordo che a Siena , una volta , Bandinelli parlava a una riunione in palazzo comunale , nella sala dove c ' è l ' affresco di Simone Martini , quello famoso di Guidoriccio da Fogliano che si reca all ' assedio di Montemassi . Mi chiedo perché sto pensando a queste cose . Le parole accorate di Di Vittorio calano sulla gran folla , e mi pare giusto che sia un contadino pugliese a parlare ai minatori maremmani . Non vogliono far parlare Viglianesi . Qua , per i minatori , l ' un , è il sindacato della Montecatini , e la Montecatini non è ai funerali . Nessuno , nemmeno le guardie giurate , ha voluto portare le sue corone . La direzione è presidiata dai carabinieri . Poi la cerimonia si scioglie : le bare partono con i furgoni , seguiti dalle auto piene di donne vestite di nero . La gente se ne va , in una grande confusione di grida , clacson , motori . Le auto nere targate Roma e Milano entrano nei cancelli della direzione : ne scendono industriali , prelati , ministri , sindacalisti liberi . Si torna alla normalità : partono i carabinieri ed arriva la « celere » . Mi trovo solo a girare per le strade polverose , e non riesco a credere che sia proprio tutto finito e che non ci sia niente da fare .