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SCIOPERO A SESTO SAN GIOVANNI ( Bianciardi Luciano , 1954 )
StampaPeriodica ,
MILANO , giugno - Sono stati lieti , quasi festosi i giorni di Sesto San Giovanni . L ' annuncio dello sciopero è giunto come una notizia attesa come la conferma di una determinazione che era già maturata negli operai : ne parlavano a voce alta nei loro circoli a pranzo , per strada , nella sala d ' aspetto della stazione e sul marciapiede mentre aspettavano il treno . Si affollavano intorno a noi : gli operai ed i loro dirigenti politici e sindacali sapevano di avere di fronte i « giornalisti di Roma » e volevano che riportassimo a casa , con le notizie , una buona impressione di Sesto San Giovanni . La mattina dello sciopero erano tutti al loro posto di agitazione , durante la notte pochi avevano potuto dormire , perché in poche ore avevano dovuto organizzare i picchetti , stampare i manifesti , fare le scritte . Ma erano contenti : facevano siepe dinnanzi all ' ingresso degli stabilimenti , fronteggiati dallo schieramento della polizia . Non ci furono incidenti : anche per i crumiri sparuti e visibilmente convinti di star facendo una cattiva figura , ci furono solo lunghi , pazienti discorsi , ed appena qualche lazzo . « Venduti , cornuti e sordomuti » gridavano a tratti , e cioè incapaci di sentire e di giustificarsi . Volevano chiarire alcune cose , anche a noi : il ridicolo degli aumenti accettati dai sindacati scissionisti , la grave provocazione politica contenuta nell ' accordo « truffa » , il fatto che l ' accordo si firmasse a Milano , l ' ignobile connubio con i fascisti della CISNAL . « Quel di Loreto » , diceva un vecchio operaio . E per tutto il giorno fu un febbrile spandersi di notizie , un accorrere di staffette improvvisate che venivano al « rondò » da ogni parte di Sesto , dalla Breda , dai Magneti , dalla Ercole Marelli , dalla Falk : i dirigenti raccoglievano le notizie , i dati percentuali ( uno di loro manovrava rapidamente un regolo calcolatore ) e ce ne spiegavano il significato in termini definitivi . Il loro linguaggio , rigidamente politico , e che in altra situazione avrebbe anche potuto apparire schematico , pareva qui perfettamente giustificato . E un linguaggio sorto da questi luoghi , un linguaggio carico di storia . Un secolo fa , Sesto era ancora un borgo di campagna , buono per la villeggiatura della borghesia milanese : il clima era mite , « il beato di Sesto aer sereno » che piacque al Monti ( oggi è diverso , vi domina l ' afa caliginosa di tutti i centri industriali ) . Anche i più giovani ricordano i tempi del tram a cavalli , che proprio qui davanti faceva un largo giro , per rientrare a Milano : ne è rimasta traccia nel nome di questa piazza , che ancor oggi si chiama « rondò » . Il primo inizio dell ' attività industriale è del 1840 , con le filande dei Puricelli Guerra e dei Gaslini . Ma è stato nel ventennio , con due guerre mondiali e l ' autarchia , che Sesto si è enormemente accresciuta : dai 4189 abitanti del 1861 siamo oggi a quasi 50mila : il terzo comune di tutta la provincia , dopo Milano e Monza , più di duemilasettecento abitanti per chilometro quadrato . In quel periodo si formò la fortuna dei Falk , una famiglia di ingegneri tedeschi , sagaci organizzatori di matrimoni a sfondo industriale , dei Breda e dei Marelli . Ercole Marelli si chiama una delle vie cittadine . Le maestranze impiegate raggiunsero persino le 40 mila unità , prima della smobilitazione della Breda : a quel tempo , cioè negli anni successivi al '47 , ci fu una lotta assai dura , di cui restano palesi tracce nelle grandi scritte che ancora restano sui muri : incitano gli operai a salvare la Breda , e con essa l ' economia lombarda . Ne furono licenziati l0mila , che oggi si son riversati nell ' edilizia , o sono stati riassunti a termine ( veri contratti capestro ) o son finiti nella miseranda schiera dei venditori ambulanti e nel declassamento . Ne abbiamo conosciuto uno , un ragazzo della Breda , che ha fatto un po ' tutti i mestieri , ed ora è finito male ; ma lo racconta con una residua fierezza , né diserta il suo circolo , e partecipa moralmente allo sciopero . Gli operai di Sesto son oggi 30 000 circa , di cui seimila donne . Di essi 6946 lavorano alla Falk , che oggi è il complesso più forte , e non solo numericamente . 6700 alla Breda , 5200 alla Ercole Marelli , 4800 alla Magneti . Gli altri son distribuiti nelle fabbriche minori ( minori solo per modo di dire , perché spesso superano i duemila dipendenti , cioè alla OSVA , alla Pirelli , ecc . ) . Non tutti gli operai abitano a Sesto : alla fine del turno prendono il treno per Milano , per Monza , e addirittura per i paesi del Cremasco , del Bergamasco , della Brianza , vanno a Brugherio , Usmate , Agrate . I brianzoli sono gli operai più recenti , quasi tutti ex contadini , e si distinguono facilmente dagli altri , non solo per il loro dialetto cupo ed incomprensibile , ma anche per una sostanziale differenza nell ' aspetto fisico , nel modo di vestire , di muoversi , di gestire . Lavorano quasi tutti alla Falk , nel reparto siderurgico . La Falk infatti ha un ciclo di lavorazione completo , dalla siderurgia alla metallurgia , e produce ghisa , ferro , acciaio , laminati . La Breda ha quattro reparti distinti , anche nella produzione : macchine elettriche il primo , materiale ferroviario il secondo ; il terzo , che si chiama eufemisticamente sezione fucina , è in realtà di produzione bellica , soprattutto proiettili da cannone , mentre il quarto è un reparto siderurgico . Apparecchi elettrici ed elettrodomestici si producono nei due stabilimenti Marelli . Le paghe medie degli operai di Sesto superano spesso quelle di altre maestranze . Un operaio di medio livello , con moglie e due figli , riceve oggi 735 007 lire annue ( nel computo è compreso , oltre alla paga base , il caropane , la gratifica natalizia , gli assegni familiari , l ' indennità di mensa , insomma qualsiasi somma percepita a qualsiasi titolo ) . Confrontata con la paga del primo luglio 1938 , che era di 8095,20 questa ( l ' oggi appare rivalutata nella misura di 90,80 volte . Se alla paga sommiamo gli oneri sociali , troveremo che un operaio medio costa annualmente alla ditta 920 183 lire , contro le 9042 del 1938; la rivalutazione , in questo caso , è di 101,76 volte . Questa differenza di dieci punti significa che la rivalutazione dei salari non è stata congrua , rispetto alle richieste rivalutative degli enti statali di assistenza sociale . Ed ecco la situazione degli impiegati e dei tecnici ( complessivamente circa diecimila dipendenti , a Sesto ) : 13.283,30 lire nel 1938 contro 10.194,65 lire di oggi ( si parla sempre di impiegato medio con carico familiare tipico , cioè moglie e due figli ) . Il costo totale di un impiegato medio , compresi gli oneri sociali , è oggi di 1.297.092 lire , contro le 13.342,72 del 1938 . La rivalutazione degli stipendi si è fatta quindi nella misura di 75,75 volte , quella dei costi totali invece nella misura di 84,54 volte . Lo scarto fra l ' una e l ' altra rivalutazione rimane perciò costante ; ma in linea generale è chiaro che gli impiegati non hanno realizzato i progressi degli operai , e sono proporzionalmente trattati peggio . Ciò dipende dalla loro minore combattività e da un malinteso spirito di categoria , che li stacca spesso dalle lotte delle maestranze : le direzioni degli stabilimenti mirano a conservare e peggiorare questa situazione . Un recente viaggio « d ' istruzione » in America a cui hanno partecipato tecnici ed impiegati della Falk mirava proprio a questo . Questo va tenuto presente , se si vuol comprendere la situazione sindacale di Sesto . Su di essa influiscono numerosi e diversi elementi : l ' origine sociale delle maestranze , la provenienza geografica , il tipo della lavorazione . Diamo una scorsa ai risultati più recenti per la elezione della commissione interna . Cerchiamo di interpretarli : all ' osservatore astratto può forse sembrare strano che l ' UIL , sia quasi sempre assente dalla competizione elettorale per la CI . L ' opinione diffusa è che la socialdemocrazia milanese dovrebbe ottenere ben altri risultati ; ma è un ' opinione astratta . In realtà i voti che Saragat raccoglie nel milanese son voti di bottegai e di impiegati . Il padronato industriale punta sulla CISL , la quale ha alle sue spalle il peso della tradizione cattolica e dell ' appoggio del clero . Non a caso le percentuali più alte son quelle ottenute alla Falk , ed in particolare nei reparti siderurgici , che occupano prevalentemente maestranze della Brianza , cattoliche e di recente origine contadina . I dirigenti della Falk conoscono benissimo l ' importanza di queste cose , e perciò finanziano le parrocchie , ottenendo in cambio pubblici elogi dall ' altare , ogni domenica al momento del Vangelo . Per questo si son preoccupati di far giungere gratuitamente ad ogni operaio una copia di Nuovi martiri cristiani del Pisoni , insieme , naturalmente , a Ho scelto la libertà . La punta massima raggiunta dalla CISL la troviamo alla Falk Ge.Va . : una sigla che significa « servizi generali e vari » , cioè mensa , pulizia dei reparti , magazzinaggio ecc. È insomma il reparto più lontano dalla produzione , meno legato al ritmo del lavoro complessivo , quello che raccoglie in più larga misura raccomandati e confidenti del padrone . Nello schieramento padronale è alla Falk il punto più avanzato , quello su cui si concentra tutta la spinta organizzata di ogni genere di pressioni , della corruzione , della propaganda differenziata . Falk si pone più di ogni altro il problema dei cosiddetti human relations , e lo risolve da par suo : ha creato due villaggi operai , l ' Edison e il Diaz : può minacciare di sfratto gli operai che si rendano sgraditi . Ha organizzato un asilo infantile , di tipo montessoriano : l ' importanza di iniziative verso l ' infanzia non può sfuggire a nessuno , se si pensa che un sesto delle maestranze è costituito da donne . Svolge attività assistenziale e « culturale » , cioè gite , squadre sportive , qualche mostra di pittura . In genere i padroni non si pongono mai seriamente il problema di una vita culturale fra gli operai : la cultura , qualunque essa sia , è sempre in qualche modo rivoluzionaria . A detta di qualche operaio , oggi si fa meno , in quel settore , che sotto il fascismo . La mediocre leggenda della « Stalingrado d ' Italia » ( che , guardata da vicino , non significa assolutamente nulla ) è di elaborazione padronale , ed infatti si è diffusa attraverso la stampa milanese . Gli operai , in qualche misura , han commesso l ' ingenuità di accettarla . L ' azione repressiva si svolge in forme ormai consuete , nelle fabbriche italiane : c ' è il tempo di polizia ( « un reggimento » , dicono gli operai ) organizzato alla militare , con una bella divisa di panno blu ; si convocano le mogli degli operai per premere sui mariti , si punisce e si licenzia per aver propagato « notizie false e tendenziose » , cioè per aver criticato l ' opera delle direzioni . Si taralo firmare , specialmente alle donne , contratti contenenti clausole che impegnano a non partecipare a scioperi , o addirittura a non prendere marito . I Falk sono ormai specializzati , in questo tipo di attività . Per questo , in quei giorni lieti e quasi festosi di Sesto San Giovanni , le notizie che venivano dai cancelli della Falk erano le più attese : le percentuali furono buone sin dal mattino , ma crebbero nel pomeriggio e raggiunsero nell ' ultimo turno punte mai viste . Allora han fatto festa , perché i « falchetti » si eran comportati bene . Siamo rientrati a Milano con il treno : tram ed autobus crumiri passavano rari , tristi ed affollati , col fattorino scortato dalla polizia . Davanti al finestrino scorreva il duro paesaggio di Sesto , le alte muraglie plumbee , i massicci edifici degli stabilimenti , la lunga strada di Monza che taglia in due l ' abitato . È un luogo comune quello che fa di Sesto la periferia industriale di Milano . Forse era vero sino a qualche anno fa : Sesto è cresciuta a casaccio , case e fabbriche accavallate ai fianchi di un ' unica via congestionata di traffico ; la stazione ferroviaria è rimasta quella di un tempo , un casotto giallo , come di villaggio campagnolo . I diretti neppure si fermano , sferragliano fischiando tra le banchine affollate di operai in attesa . Ma qualcosa , e non solo dal punto di vista urbanistico , sta cambiando . Gli amministratori del comune vogliono far di Sesto una cittadina moderna , con una sua precisa fisionomia . Per questo hanno riorganizzato i servizi pubblici , le fognature e le strade , han costruito i marciapiedi ( e questa è stata una grossa novità per tutti ) hanno aperto al pubblico un bel parco verde , ed hanno acquistato la villa Zorn per farne un centro di riposo e di svago . A villa Zorn è ospitata la biblioteca di Sesto , che è una grata eccezione nel panorama generale delle biblioteche italiane ( istituti settecenteschi ancora , nella struttura e nel funzionamento ) . La biblioteca di Sesto , che ha appena tre anni di vita , è un centro di diffusione culturale , dove si tengono conferenze , discussioni , mostre di arte , scuole di pittura , audizioni musicali . Si potrebbe pensare che tutto questo non è poi di grande utilità , visto che la capitale lombarda è a dieci minuti di treno . Ma il bibliotecario , che è un giovane insegnante cattolico , spiega che è giusto ed indispensabile , invece , questo legame culturale degli operai ( e di tutti ) con la vita di Sesto , con il lavoro e la produzione di Sesto . Vogliono creare il centro civico , in una grande nuovissima piazza che farà centro intorno alla casa comunale e che si chiamerà « Piazza della Resistenza » . Stanno per ottenere dal Ministero dell ' Interno il titolo di città , e ne sono orgogliosi . In altra situazione sarebbe ovvio pensare ad una forma provinciale di campanilismo , ma Sesto è diverso . Un giovane funzionario comunista mi fa vedere la raccolta di un settimanale che un gruppo di operai fondò e diresse fino a qualche anno fa . È un foglio agile ed elegante , persino pretenzioso , forse . Sesto Rondò , e cioè vuol alludere sin dal titolo , ad un aspetto antico e tradizionale della vita sestese . Questo non è , ripetiamo , campanilismo o nostalgia assurda , oltre tutto , in uomini giovani e seriamente moderni come son questi . La verità è che Sesto conquista in questo modo la sua maturità , staccandosi , anche nel costume , dal feudo del capitale milanese : ora che si son fatti adulti i cittadini di Sesto vogliono essere tali . Non sono più di periferia di Milano .