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IL MONOPOLIO DOLCE ( Bianciardi Luciano , 1955 )
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Il panettone cominciò a diffondersi fuori di Milano dopo il 1930 , e un ' accorta campagna pubblicitaria lo lanciò appunto in quegli anni , che erano anni di autarchia , come « il dolce degli italiani » , uno slogan nazionalistico a cui si affiancava l ' altro , misticheggiante , del bianco natale , col presepe e le pecorelle . Motta riuscì a far questo . Riuscì a far credere agli italiani che il panettone fosse il loro dolce ( tanto vero che potevano concederselo solo una volta l ' anno , a quel prezzo ) e riuscì anche a convincerli che esso faceva parte di una tradizione , che di fatto non esisteva . E il panettone , un dolce inventato nel 1919 e lanciato negli anni trenta , invase il mercato bruciando letteralmente altri dolci , che avevano davvero una loro tradizione : si pensi al panforte senese o alla cassata siciliana . Quanto a Milano , Motta si trovava veramente di fronte a un dolce tradizionale : si parla , quanto alle origini del panettone , di tempi distanti almeno cinque secoli . Solo che il panettone di un tempo aveva forma , aspetto e struttura assai umili e popolari : rotondo , ma basso e poco sfocato , pareva né più né meno , una pagnotta casalinga . Angelo Motta era venuto a Milano negli anni precedenti la Prima guerra mondiale , come garzone di fornaio ; nel dopoguerra si era già fatto un forno proprio ; tutti i forni di allora , sotto le feste di Natale , facevano il panettone , e di solito lo regalavano ai clienti più affezionati . Motta fiutò le possibilità commerciali di questo dolce , e lo rifece di sana pianta . Ne cambiò la forma : fece cuocere la pasta tenendola stretta in una specie di canestro di carta spessa , in modo che , lievitando si sviluppasse in altezza e prendesse quell ' aspetto lussuoso e troneggiante , che ha ancora oggi . Lo arricchì di uvetta e di frammenti di candito : la trovata ebbe successo e Motta cominciò ad aprire un negozio più grande , poi ad acquistarne un altro , poi un altro ancora . La guerra , anzi , il dopoguerra , gli aveva portato fortuna , grazie anche alla sua innegabile abilità di orientarsi nella confusione del mercato nero . Intorno al '30 era in grado di affrontare il mercato nazionale . Aveva industrializzato il panettone , fino ad allora prodotto solo artigianalmente . Molto più recente è la scoperta , da parte di Motta , di un ' altra « tradizione » italiana : quella della colomba pasquale , un prodotto assai simile al panettone ( si tratta in entrambi i casi di pasta lievitata ) . Recentissimi , postbellici , sono invece i gelati da passeggio e le « caramelle col buco » , di cui Motta ha l ' esclusiva per tutta l ' Europa ; non è stato possibile inserire gli uni e le altre in una qualche « tradizione italiana » e oltretutto non sarebbe nemmeno stato troppo utile ; in tempo di inondante americanismo , conveniva meglio di parlare di ice cream e di life savers . Motta , come si è detto , ha in mano il complesso più grande , ma non ancora il monopolio : solo a Milano esistono 95 imprese a carattere industriale , con oltre 6000 dipendenti , e alcune di esse hanno un peso non trascurabile : si pensi a Besana , a Frontini , a Zaini , alla Ligure Lombarda , alla Dulciora e soprattutto ad Alemagna . Alemagna , da buon secondo , ha sempre adottato la strategia di seguire pedissequamente Motta in ogni innovazione : dopo Motta , e sul suo esempio , ha lanciato successivamente il panettone , la colomba , il gelato da passeggio , e la caramella , questa volta senza buco , ma pur sempre di importazione americana : si chiama charms . Alemagna ha in Milano cinque negozi , ma cerca di rifarsi nella qualità e nella mole . Attualmente , per ampliare il suo negozio in Galleria , ha comprato il Vittorio Emanuele , il vecchio bar degli sportivi milanesi , pagando , a quanto si dice , 250 milioni solo per la licenza di esercizio . Gli arredamenti di Alemagna passano , per il pubblico medio milanese , per i più fastosi ed eleganti , non senza qualche pretesa culturale . Per fare un esempio : ora che a Milano è aperta una mostra dell ' arte etrusca , Alemagna ha esposto , nelle sue vetrine di via Manzoni , certe torte glassate con la riproduzione dell ' Apollo di Vejo e di dipinti tarquinesi . Fece un certo rumore a Milano , l ' accesa polemica , con conseguenze giuridiche tuttora in corso , fra Motta e Alemagna a proposito del premio Oren . Fu sotto Natale : la Oren , che è una fantomatica associazione parigina o americana , scrisse prima a Motta e poi ad Alemagna offrendo un premio mondiale per la migliore industria dolciaria . Il premio consisteva nell ' attestato di questa superiorità assoluta : Motta , a quanto pare , fiutò il « bidone » e non abboccò ; Alemagna invece accettò il titolo mondiale e ne fece ampio uso per il lancio natalizio . Motta allora denunciò sulla stampa il fatto e citò la ditta rivale per concorrenza sleale . Ma a ben guardare , se c ' è una lotta dei due grandi contro la produzione minore , e specialmente contro quella artigianale , che lentamente è costretta a vedere ed a partire , tranne che su questo piano minore e con un certo piglio sportivo , sul piano del negozio più bello e del titolo mondiale ( che servono soprattutto alla propaganda ) , Motta e Alemagna finiscono in realtà per agire , se non in perfetto accordo , almeno su linee parallele : non esistono per il momento possibilità di creare il monopolio assoluto , quindi è meglio coesistere e tirare a campare . Basta guardare i prezzi dei prodotti . È difficile calcolare quali siano i profitti del maggiore complesso di produzione dolciaria milanese . Le denunce di Motta sono cresciute in questa misura , negli ultimi anni : 22,23 milioni nel 1949; 30,13 nel '51; 52,62 nel '52; 63 nel '53 . L ' ultima denuncia recava per Motta 112 milioni di lire . Ma tutti sanno che cos ' è in italiano la denuncia dei redditi : nel 1952 Motta destinava al fondo ammortamenti d ' azienda 704 milioni . Una cifra palesemente sproporzionata e contestata dal fisco . Ma anche allora Motta se la cavò , girando 65,4 milioni sotto la voce « fondo di riserva straordinaria » . L ' anno successivo , con 63 milioni di utili denunciati e distribuiti , Motta destinava al fondo ammortamenti 407,2 milioni , girandone poi alla riserva straordinaria 65,7 . Sempre nel '53 , ha investito 640 milioni nell ' impianto di nuovi macchinari , seguendo in questo caso la redditizia tecnica degli auto - finanziamenti . Non molto diverso è il comportamento delle altre grandi aziende . È chiaro che la politica commerciale dei dolciari milanesi mira a realizzare i maggiori utili col minore sforzo . Non impressionino gli 80mila quintali di paste lievitate prodotte da Motta nel 1953 . Nei grossi capannoni di viale Corsica 21 Motta ha gli impianti più moderni e più potenti d ' Europa . Può produrre nelle 24 ore 1.200 quintali di panettone , il che significa che la produzione annua potrebbe essere più che quadruplicata rispetto alla media attuale , se si utilizzassero in pieno tutti gli impianti . In realtà , la produzione piena si ha soltanto per due mesi all ' anno , a Natale e a Pasqua , quando Motta assume dai 1.800 ai 2.000 lavoratori stagionali . Il panettone potrebbe entrare sul mercato a prezzo fortemente inferiore se con la utilizzazione integrale degli impianti si arrivasse a una produzione di massa , e se si riducessero insieme le notevoli spese della confezione . In questo modo cesserebbe la triste condizione degli « stagionali » e il panettone , non più dolce « tradizionalmente natalizio » potrebbe comparire sulle nostre mense almeno una volta al mese . Si pensi per esempio , che il consumo annuo di dolciumi ( genere voluttuario e perciò soggetto a tasse assai gravose ) è in Italia , di chilogrammi 2,7 a persona , quantità irrisoria rispetto ai 28 chilogrammi degli inglesi e ai 35 degli statunitensi . Come si è detto , esistono a Milano 95 imprese dolciarie a carattere industriale , con più di 6000 operai impiegati , oltre ad aziende minori , a carattere artigianale e familiare ; un quinto , insomma , dell ' intera attrezzatura nazionale . I complessi maggiori sono , evidentemente , quelli di Motta e di Alemagna . Il primo impiega mille operai fissi , con regolare contratto , 350-400 assunti con contratto a termine , rinnovabile di tre mesi in tre mesi , e circa 2.000 stagionali , assunti per quaranta giorni a Natale o a Pasqua : in maggioranza si tratta di donne , che provengono da tutte le categorie , ma soprattutto casalinghe . Alemagna impiega 500 operai fissi , 300 con contratto a termine e 1500 stagionali . Le altre imprese hanno maestranze molto inferiori : sui 450 alla Dulciora , sui 200 alla Zaini e alla Ligure Lombarda , poco più di cento alla Befana e alla Frontini . Sulla divisione fra gli operai fissi , quelli a termine e gli stagionali , fa leva soprattutto il padronato : i lavoratori che hanno un vero e proprio contratto di lavoro formano appena un quarto dell ' intera maestranza , e sono perciò un gruppo relativamente privilegiato , rispetto agli altri . Quelli con contratto a termine lavorano sotto la continua e pressante minaccia di non vederselo rinnovare , e nella vana speranza di essere assunti come stabili ; gli altri , gli « stagionali » sono una sottocategoria raccogliticcia , una specie di bracciantato industriale reclutato per le « faccende » natalizie e pasquali . La vita sindacale è sporadica e incerta : lo stabilimento di Motta solo da un anno ha una Commissione Interna , composta di due operai aderenti alla CGIL , tre alla CISL e due eletti su una lista « indipendente » , cioè padronale . Solo dal 1954 c ' è qualche segno di ripresa dopo il famoso sciopero di 75 giorni nell ' estate del '48 . Gli operai erano entrati in agitazione per protestare contro la minaccia di duecento licenziamenti : ebbero la peggio e Motta , per rappresaglia , finì con licenziarne ben 850 . Fu un fatto enorme , che impressionò anche il padronato del settore : dopo di allora per sei mesi non ci fu più un licenziamento nella categoria degli alimentaristi . Del resto Motta ( o forse per lui il consigliere delegato , dr. Ferrante ) si è sempre distinto per la particolare durezza della sua politica aziendale , mentre Alemagna preferisce ricorrere ai metodi paternalistici . Sotto le feste del Natale scorso , mentre la categoria era impegnata nel rinnovo del contratto nazionale di lavoro , gli operai entrarono in agitazione per ottenere un miglioramento salariale . Alemagna ha acconsentito , concedendo spontaneamente aumenti orari dalle 5 alle 25 lire , sia ai lavoratori fissi , che a gran parte di quelli a termine ; ma intanto faceva diffondere la voce che non avrebbe gradito una interruzione del lavoro proprio in quel periodo di punta . Motta , dal canto suo , fece soltanto promesse . I suoi metodi sono improntati alla più rigorosa sorveglianza , alla persecuzione e alla rappresaglia , specialmente a danno degli aderenti alla CGIL , i quali vengono spesso esclusi da eventuali aumenti e migliorie e isolati dagli altri operai , mentre rapide carriere sono aperte ai membri della Commissione Interna eletti nelle liste della cast , o in quelle padronali . Un notevole numero di lavoratori sono impiegati nel settore vendite di Motta e Alemagna , il primo ne ha alle sue dipendenze circa un migliaio inquadrati in un complicato sistema di qualifiche : barista , gelatiere , banconiere , cantiniere , caffettiere , spillatore , ecc. un complesso di quaranta voci che corrispondono ad altrettante gradazioni di stipendio : dalle 17.498 lire mensili dell ' apprendista inferiore ai sedici anni , alle 66.631 del direttore di categoria A . Nel settore vendite la pressione del padronato è ancora più accentuata . Essa si fa forte proprio di questo sminuzzamento della categoria in gruppi minimi che è facile dividere e contrapporre . Il direttore di un bar ha alle proprie dipendenze non più di 20 o 30 persone , delle quali sa tutto e sulle quali può esercitare una vigilanza continua e diretta . Il personale di una bar è composto quasi completamente da ragazze che provengono in generale dalla piccola borghesia o da famiglie operaie esposte quindi , in una città come Milano , alle facili sollecitazioni dei miti dell ' esistenza in una società « moderna » . Gelosie , rivalità , piccoli ricatti , soprusi ; difficile che in un ambiente simile nasca la solidarietà , e di conseguenza il personale è nettamente scoperto , sprovveduto , esposto alle pressioni padronali . Assai scarsa la partecipazione alla vita sindacale : qualche iscritto alla CGIL , le altre organizzazioni sono del tutto assenti . Tanto Motta che Alemagna sono stati denunciati dal Sindacato di categoria per non aver applicato la legge n . 90 del 30/4/1954 , la quale estende ai dipendenti dei pubblici esercizi il godimento delle festività infrasettimanali . La denuncia ha avuto i suoi effetti e le due grandi ditte stanno pagando sia le spettanze arretrate , che la multa per inadempienza . Le punizioni al personale variano dalla multa alla sospensione , fino al licenziamento in tronco . Per fare un esempio : una commessa colpevole di aver mangiato « due tartine gelatinate » ha avuto tre giorni di sospensione . Un fattorino che si è mangiato due marrons glacées è stato licenziato in tronco . Sostengono alcuni che il Duomo di Milano fu costruito con la prospettiva che dovesse servire , un giorno , a far da sfondo al panettone , sui cartelloni pubblicitari , c in qualche misura questo è vero . La produzione dolciaria milanese , che non impegna più di seimila lavoratori , può forse sembrare poca cosa , confrontata coi massicci complessi industriali lombardi . Pure essa è un simbolo compendioso della situazione milanese : è un monopolio giovane in formazione .