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IL FASCISMO E SOCIALISMO: AUTOCRITICA ( ROSSELLI CARLO , 1926 )
StampaPeriodica ,
È nella sventura che si misurano gli uomini . È nella sconfitta che il movimento socialista italiano darà la prova migliore della sua forza e della sua vitalità . Bisogna però che esso si imponga un coraggioso esame di coscienza , che esso addivenga alla più spietata delle autocritiche . Perché fummo battuti ? Ecco la domanda fondamentale che dobbiamo porci e che esige una chiara risposta . Il sapersi rendere ragione della sconfitta è già un primo passo sulla via della rivincita . Chi nasconde il capo sotto l ' ala e si trincera dietro il dadà della « reazione internazionale » , o si limita semplicemente a considerare il fascismo come il figlio legittimo e necessario del regime capitalistico , come una tappa fatale lungo il calvario socialista , dà prova di poca forza morale e mostra di non aver nulla appreso dalla lezione di questi anni . Le ragioni della disfatta non vanno infatti tanto cercate negli avvenimenti esteriori delle forze che sfuggono per definizione al nostro controllo , quanto in noi stessi . Siamo noi gli autori e del nostro bene e del nostro male . Coloro che si rifugiano nel determinismo pseudo marxista per giustificare il loro stato di passivismo e di supina rassegnazione , coloro che attendono la salute dagli errori degli avversari e dal fatale svolgersi delle cose , mostrano di non aver inteso lo spirito profondo di Marx , che è uno spirito di combattimento , e davvero non si capisce che stiano a fare nei partiti e nelle organizzazioni . Perché fummo dunque battuti ? Le cause sono tante e così complesse che vano sarebbe volerne fare l ' elenco . Si tratta qui più di porre che di risolvere il problema . È indubbio che alcune di queste cause erano per natura loro incontrollabili e immodificabili , per lo meno in breve giro di anni , e risiedevano e tuttora risiedono nel costume nazionale . Secoli di storia non si cancellano in pochi lustri di predicazione socialista ; e l ' italiano è ancora troppo figlio del passato per potersi considerare popolo moderno . L ' Italia è un paese capitalisticamente arretrato , povero , disarticolato nelle sue parti , politicamente ineducato , affetto da provincialismo congenito nel quale si ci illuse di avere elevato nel corso di una generazione quel grandioso edificio socialista che alla prova dei fatti non poteva non rivelarsi terribilmente fragile nelle sue basi . Fragile nelle sue basi perché un movimento socialista degno di questo nome e improntato alla pura ideologia marxista ( come tentò invano di esserlo il nostro ) è possibile solo là dove la vita economica così industriale che agricola è grandemente sviluppata , là dove si sono superate le colonne d ' Ercole del salario di sussistenza , là dove la rivoluzione borghese ha posto su solide basi nello Stato « nazionale » il regime rappresentativo e ha definitivamente affermate le libertà politiche . Ora in Italia difettavano in gran parte tali condizioni . Per quanto l ' evoluzione industriale del Nord andasse foggiando un proletariato urbano ormai consapevole della sua storica funzione , l ' Italia è ancor oggi un paese prevalentemente agricolo che male si presta , specie nel centro e nel meridione , all ' affermarsi di un movimento socialista ispirato alla ideologia marxista ; la quale , sia detto di sfuggita , si volle sin dai primordi dovunque affermare senza alcuna elasticità e intelligenza , specie nelle zone rurali . L ' Italia è un paese nel quale non si ebbero mai le grandi lotte di religione che costituirono dovunque ( sia pure nonostante e contro la volontà delle parti in lotta ) il massimo livello dei regimi liberali e la più sicura garanzia del principio di tolleranza e del rispetto di un minimo comune denominatore di civiltà ; è un paese nel quale le libertà politiche conquistate durante il Risorgimento , per opera di una ristretta élite borghese e patrizia , rimasero sempre patrimonio di pochi . Purtroppo in Italia la conquista di quello che a giusto titolo è considerato il sommo bene dei popoli a civiltà occidentale , non è legata a nessun moto di masse capace di adempiere ad un ruolo mitico e ammonitore . La massa fu assente nelle battaglie per l ' indipendenza e per le libertà politiche . La libertà italiana è figlia di transazioni , di adattamenti e di taciti accomodamenti . Il proletariato non ha conquistato a prezzo di sforzi e di sacrifici personali la « sua » libertà . Fu troppo breve il suo tirocinio nella lotta per il diritto di organizzazione , e il suffragio universale apparve una gratuita concessione e non una conquista cosciente . E siccome non si ama e non si difende se non ciò per cui molto si è lottato e sacrificato , così era fatale che la classe lavoratrice , che nei paesi evoluti è giustamente la più vigile e interessata custode del metodo democratico , dovesse da noi assistere quasi inerte alla negazione di valori supremi che apparivano purtroppo estranei alla sua coscienza . Ora è qui che si annida uno dei massimi errori del nostro movimento su cui tanto insistettero uomini come Arturo Labriola e Gaetano Salvemini . Il suo compito precipuo doveva essere appunto quello di reagire a tali condizioni ambientali , di adeguare la sua teoria , la sua propaganda e la sua azione al clima storico del nostro paese , di porre prima salde le basi morali e politiche per un fruttuoso lavoro socialista . Invece il partito socialista non valutò al suo giusto valore il problema politico , fu travolto dalla strepitosa vittoria del 1900 ottenuta così a buon mercato in una lotta che di fatto interessò solo le aristocrazie operaie del Nord , si illuse che fosse ormai definitivamente acquisito ciò che altrove era stato il frutto di lotte lunghissime e di rivoluzioni sanguinose , e non seppe condurre dopo il '900 la grande battaglia per le libertà e le fondamentali conquiste politiche in nome e in pro dell ' intero proletariato . Si perse da un lato nel rivoluzionarismo verboso e astratto , dall ' altro degenerò troppo spesso nel corporativismo e nel gretto riformismo , barattando inconsapevolmente i valori supremi per il classico piatto di lenticchie abilmente presentato dal Giolitti . L ' esercizio del voto , la progressiva partecipazione alla vita pubblica , le lotte parlamentari , presero sempre più il sapore di atti di normale amministrazione . La concezione gradualistica e pacifista del divenire socialistico ripugnò generalmente , allontanò i migliori o li condusse alle esagerazioni estreme . Il senso dell ' eroico , lo spirito di sacrificio e di abnegazione , la coscienza dei valori universali pei quali il socialismo lottava si andarono così sempre più oscurando . Le conseguenze inevitabili non tardarono a manifestarsi . Così che oggi siam quasi tratti a pensare che forse fu necessaria questa tragedia perché il socialismo italiano rimettesse in onore i valori morali , si riaccostasse alla realtà e prendesse nozione finalmente delle grandi questioni politiche . Si tratta ora di ricominciare da capo , con animo nuovo , ricchi della esperienza del passato , forti di una fede che ha ormai superato tutte le prove .