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Il movimento operaio più vecchio e potente del mondo sta attraversando una crisi che solo parzialmente è da porsi in relazione colla depressione economica che colpisce l ' Inghilterra . Da quattro anni un quinto della classe lavoratrice è disoccupata o occupata con orari ridotti ; i quadri delle Unioni sono discesi da più di otto a poco più di cinque milioni ; le casse sono esauste dopo i troppo prolungati sussidi . Si aggiunga la lotta che ancora permane tra il vecchio unionismo corporativista specie degli operai specializzati e il nuovo unionismo dei non specializzati ; gli attriti e le dispute continue per la « demarcazione » , particolarmente gravi in un periodo di trasformazione delle organizzazioni di « mestiere » in organizzazioni di « industria » ; le difficoltà per la fusione ( amalgamation ) di Trade - Unions similari che si impone anche per fronteggiare l ' analogo processo che si svolge nel campo padronale . Questi però sono tutti fattori transeunti . Fate che la pressione della crisi si allenti e la molla scatterà col vigore antico . Invece la più intima crisi che rode il colosso sindacale britannico , e che dai più non è avvertita , è la crisi d ' una enorme forza in potenza cui mancano gli strumenti di realizzazione , l ' innesto per una azione durevole ed efficace specie sul terreno economico . Sta nei limiti ferrei che il movimento di resistenza incontra in regime capitalistico . Superati i quali , sia pur poco , intervengono quasi automaticamente forze naturali ( evasione di capitali , emigrazione d ' industrie , introduzione di macchine , disoccupazione , concorrenza ... ) e artificiali ( cioè non propriamente economiche il fascismo in parte ne costituisce un esempio ) a ristabilire il turbato equilibrio . La possibilità di miglioramento nelle condizioni materiali della classe salariata organizzata , che in un primo periodo si dimostrano veramente imponenti dietro lo stimolo della lega , vanno gradatamente riducendosi col perfezionarsi del meccanismo unionistico . La lega conserva , sì , la importantissima funzione di perpetuamente adeguare i salari agli aumentati profitti e costo della vita e soprattutto all ' aumentato dividendo nazionale ; ma appare invece quasi del tutto impotente a mutare stabilmente la quota relativa a remunerazione del lavoro nei confronti della quota relativa a remunerazione dei possessori di capitale . In una parola : il movimento sindacale difficilmente può incidere in maniera permanente il profitto capitalistico . La lega appare più uno strumento negativo che colle sue stesse mani pone il problema del suo superamento ; è una forza sempre più immane cui sembra mancare , rebus sic stantibus , l ' alimento per una vita rigogliosa . È una sorta di circolo chiuso quello nel quale va cacciandosi in tutti i paesi il moto sindacale , anche perché , coll ' estendersi del movimento di organizzazione , i miglioramenti ottenuti vengono talora in buona parte sopportati dalla stessa classe salariata per il noto fenomeno della traslazione . Se il moto sindacale non trova un via d ' uscita , non elimina o non supera l ' ostacolo che si erge sul suo cammino , finirà per farsi assorbire e sopraffare da quello stesso ordinamento capitalistico contro il quale scese in lotta aperta . A questo punto sorge manifestamente il problema politico . Il movimento di resistenza si allea così coi partiti e crea esso stesso ( in Inghilterra col Labour Party ) il suo organo politico mentre nel campo economico cerca di sfociare verso lidi vasti , sia attraverso statizzazioni e municipalizzazioni , sia particolarmente attraverso la cooperazione nelle sue varie forme . In Inghilterra assistiamo attualmente al tentativo di innestare il moto sindacale sul cooperativo . In Inghilterra la cooperazione di consumo si è andata sviluppando in modo prodigioso , accompagnata da una tale somma di esperienze in ogni campo giuridico compreso da meritare ampissimo studio . Notevolissimo quello dei coniugi Webb , la notissima coppia intellettuale che metodicamente venne illustrando in più che trent ' anni di lavoro la storia , i postulati , le tendenze del mondo del lavoro britannico . I Webb , socialisti fabiani , evoluzionisti spenceriani , ferreamente legati alla realtà passata ed attuale e quindi ribelli ad ogni schema avveniristico che di questa realtà e delle sue lezioni non tenga tutto il conto dovuto , ritengono che il socialismo si avrà solo e necessariamente coll ' estendersi al massimo della cooperazione di consumo , in uno collo svilupparsi dell ' azione dello Stato e delle municipalità . Il ragionamento dei Webb è presto riassunto . L ' unica , la vera , l ' autentica democrazia è la democrazia dei consumatori . Col movimento cooperativo di consumo si provvede un metodo per il quale la produzione , a differenza che in regime capitalistico , non si svolge coll ' incentivo del profitto . La eliminazione del profitto o la sua redistribuzione avviene secondo un criterio schiettamente democratico perché si proporziona non alla quota di capitale posseduto , ma all ' ammontare delle compere . La cooperativa di consumo non ha quindi interesse ad aumentare i profitti al di là dello stretto necessario per fronteggiare le contingenze del mercato ; per ragioni fisiologiche ha da essere aperta a tutti , tendere anzi perpetuamente ad espandersi lottando contro i trust capitalistici ; è interessata grandemente a che i metodi di produzione , i processi tecnici si perfezionino continuamente . Quel che veramente caratterizza la democrazia dei consumatori è la sua forma volontaria . Il socialismo dei Webb vuol essere di marca liberista . Le cooperative entrano in concorrenza colle imprese private , colle municipalità , talora anche tra di loro . E in genere nella lotta vincono e ancor più vinceranno perché non avendo alcuna inferiorità in sede economica sono immensamente superiori in sede politica e morale . Ciascuna cooperativa o gruppo di cooperative organizzerà anche le sue fonti di rifornimento , avrà i suoi centri di produzione attraverso un fenomeno di integrazione non sconosciuto in economia . Si partirebbe dal consumo , tesi cara al Gide , per giungere alla produzione capovolgendo l ' attuale processo economico . E già oggi non poche cooperative posseggono aziende agrarie , latterie , manifatture , e quelle all ' ingrosso esercitano molti rami di produzione e lo stesso commercio internazionale . Non vi è nulla di utopistico , secondo i Webb , nel prevedere il graduale cooperativizzarsi del mondo , almeno britannico . In nessun ramo si è palesata una reale inferiorità . Questione di tempo e di uomini . Il salariato però non scomparirebbe in un regime a cooperazione universalizzata . Così il problema grave delle relazioni tra consumatori e produttori . Esso si risolverebbe , dicono i Webb , non risolvendosi . Tutti gli appartenenti alla classe salariata ( dal direttore all ' ultimo avventizio ) sono o dovrebbero essere simultaneamente membri delle società cooperative come consumatori e delle loro Trade - Unions come produttori . I contrasti certo non si eliminerebbero ; già oggi tra le organizzazioni degli impiegati in aziende cooperative e i dirigenti si hanno lotte clamorose , scioperi replicati ; le relazioni tra unionisti e cooperatori , malgrado gli organi cuscinetto , non sono delle più facili . Ma , osservano i Webb , è anche vero che le cooperative fanno ai loro impiegati (200.000) le migliori condizioni di impiego del mercato garantendo in molti casi un minimum di salario . Col miglioramento delle condizioni generali molte questioni spinose si risolveranno automaticamente . Per quasi un secolo , incalzano i nostri autori rivolgendosi ai loro asprissimi critici , i gildisti , il nostro movimento è stato combattuto , sabotato , quando non del tutto ignorato , perché violerebbe i principi fondamentali in una organizzazione socialista e cioè controllo operaio e in genere autogoverno nell ' industria . Ma , per quanto magnifici siano cotesti postulati , novanta anni di esperienze e letteralmente migliaia di tentativi in una mezza dozzina di paesi , in quasi tutte le industrie , hanno dimostrato in modo inequivocabile , qualunque sia la ragione , che la conduzione di una impresa da parte dei produttori , comunque organizzati , è una forma impraticabile di organizzazione industriale , voi chiedete che siano gli stessi dipendenti ad eleggere i loro superiori , parlate nelle unioni e nelle cooperative , questo sistema ha fatto buona prova . È una questione di psicologia . Non si sceglie colui al quale si dovrà obbedire . Nella cooperativa di produzione si lavora per il profitto , per il massimo profitto ; è un egoismo a basi più larghe dell ' attuale che si organizza . La cooperativa di produzione è misoneistica , avversa ai mutamenti , ai perfezionamenti tecnici . In essa si riaffermano lo sfruttamento e la oppressione dei deboli da parte dei lavoratori più abili e specializzati . Tende a chiudersi , ad assumere salariati , a peggiorare le condizioni di lavoro , a non rispettare il minimum di esistenza . L ' esperienza ha dimostrato il fiasco della cooperazione di produzione come mezzo di realizzazione di un massimo di utilità e di giustizia sociale . E la spiegazione è ancora una volta semplice e d ' indole psicologica : nessuno è buon giudice nel suo caso particolare . Il piccolo gruppo produttore finisce inevitabilmente per vedere l ' interesse generale attraverso il suo proprio e particolare . Si accusa il movimento della cooperazione di consumo di non realizzare i postulati democratici . Ma che cosa è più rispondente al principio democratico ? Che a guidarlo siano , in concreto , i quattro milioni e più di cooperatori o i duecentomila impiegati ? Non esaltiamo poi troppo , dicono i Webb , la figura e l ' opera del « produttore » . La produzione dei beni e dei servigi , ben lungi dal costituire la base fondamentale della vita sociale , viene e verrà assumendo una importanza ognora decrescente . La democrazia nel campo della produzione è mezzo , non fine . Si lavora per vivere , non si vive per lavorare . Si deve tendere ad assicurare ad ogni cittadino non tanto la libertà nella produzione , quanto la più larga libertà e possibilità nella sua vita che per tre quarti si svolge fuori della fabbrica . Abbiamo troppo disprezzato la funzione sociale del consumo . Anch ' essa ha un aspetto creativo e positivo . Tutta la organizzazione della comunità dovrebbe essere indirizzata non tanto a produrre i beni quanto a goderli e a farli godere nel modo migliore e più giusto . Con questo roseo epicureismo il sogno cooperativo è compiuto . Lo sforzo di emancipazione operaia è spacciato . La servitù nel mondo economico non scompare , ma si trasforma ; servi dell ' umanità , non più del privato sfruttatore . E la questione sociale è risolta , la pace assicurata , il socialismo realizzato ... Il dissidio tra cooperatori di consumo e di produzione , che sembrava oramai risolto col fallimento del cooperativismo di produzione , si è riacceso in questi ultimi anni fortissimo in sede pratica e teorica per opera di un gruppo di giovani , specie intellettuali ( Penty , Orage , Hobson , Cole , ecc . ) . La scuola gildista , sorta per opera del Penty nel 1907 e contrassegnata da tendenze socialiste utopistiche e piccoli borghesi , s ' è venuta profondamente modificando specie per l ' influsso del socialismo continentale e del mondo operaio . Concorrono in essa svariate e contraddittorie influenze dall ' Owen al Ruskin e al Morris , dal Marx al Sorel , diversamente combinate nei singoli scrittori . Ad un estremo ad esempio : il Penty , col suo disprezzo pel macchinismo , per la divisione del lavoro , per l ' odierna economia a prezzi fluttuanti e a produzione su grande scala , e in sintesi per l ' attuale civiltà quantitativa . Vecchi motivi utopistici , vecchi spunti ruskiniani che si volatilizzano al contatto colla realtà . In altri scrittori prevalgono invece motivi morali e religiosi . Cervello realista , spirito freddo , equilibrato , dalla educazione marxistica veramente eccezionale in terra inglese , è G . D . H . Cole , di gran lunga il più originale fra i gildisti . La sua critica contro il collettivismo accentratore e la rosea ed anonima democrazia dei consumatori è spietata . Egli ha sentito come pochi altri , potentemente influenzato dal sindacalismo rivoluzionario , che il succo della rivoluzione socialista non sta tanto in un mutamento delle condizioni e dei metodi di distribuzione , quanto nel mutamento dei metodi di produzione e conduzione delle imprese . Attraverso una propaganda decennale è riuscito ad imporre al movimento sindacale , dando una forma concreta alle vaghe per quanto sempre più incalzanti esigenze e aspirazioni delle masse , i due motivi fondamentali di lotta : controllo operaio e autogoverno nell ' industria . L ' operaio cosa , numero , materia grigia estranea alla vita della fabbrica moderna deve riacquistare in seno alla fabbrica , e non fuori come vogliono i Webb , tutta la personalità . Il problema operaio è problema di coscienza , di dignità , di libertà . Gli operai stessi non si accontentano più del semplice « miglioramento » economico ; il fine che intendono raggiungere colla Trade - Union si allarga , si sposta ; vogliono divenire attivi compartecipi della vita della azienda . La simpatia per le gilde medievali non vuol significare il desiderio di copiare la struttura del mondo corporativo . Ma lo spirito animatore delle gilde medievali dove l ' ente e i lavoratori associati in uno coll ' opera da compiere erano una cosa sola viva e vibrante , dove il principio dell ' autogoverno era normalmente praticato , dove non si disprezzavano le esigenze artistiche e qualitative , ecco ciò che il mondo moderno può , deve imparare volgendo lo sguardo al passato . La democrazia dei consumatori è un bubbola , una truffa volgare . Nessuna vera democrazia può basarsi su un elemento indifferenziato e negativo quale è il consumo . Si potrebbero ripetere le caustiche parole del Pareto : Se un legame solidale può instaurarsi tra gli uomini perché consumano , allora un eguale legame solidale può instaurarsi tra gli uomini perché portano vesti , camminano , respirano ... La solidarietà , questo mistero psicologico , che di fatto necessita per affermarsi d ' essere diretta contro qualcuno o qualche cosa , è tanto più forte quanto più ristretto , anche numericamente , è l ' ambito nel quale si palesa e più vivaci , possenti , positivi sono gli interessi dai quali scaturisce . Non sappiamo che farcene , dicono i gildisti riprendendo e realizzando il concetto soreliano di produttore , di una pseudo democrazia basata sulla massa grigia ed assenteista dei consumatori dove , per il solo fatto del consumo , l ' imperatore di tutte le Indie può teoricamente esser socio nella medesima cooperativa coll ' ultimo disgraziato di East End . Non sappiamo che farcene di un mutamento sociale che elimini il padrone singolo , l ' imprenditore privato , per regalarci il padrone collettivo , sia esso Stato , comune , cooperativa . La guerra colla onnipotenza della burocrazia statale ce lo ha dimostrato a sufficienza . Il problema delle ineguaglianze nella distribuzione è certo importantissimo ; ma se per risolvere quello occorre riaffermare in eterno la schiavitù del produttore , è preferibile , almeno in un primo tempo , un sistema per cui la direzione e il controllo dell ' industria vengano esercitate cumulativamente da operai e imprenditori . Potere e responsabilità nel campo della produzione hanno da essere dei produttori . La forma attuale di democrazia poggiata sul suffragio universale , pur avendo una indubbia funzione , non provvede agli affari della comunità in base al positivo volere dei suoi membri . Il suffragio universale , come diceva tra noi il Salvemini , è più una forza negativa . Il potere economico precede il politico . Finché nella organizzazione economica domina l ' autocrazia , la casta , la divisione in classi , non si può parlare di vera democrazia . Lo Stato ( altro motivo sindacalista - marxista ) va distrutto o grandemente mutilato . Esso è oggi il comitato di affari della classe dominante . Col cadere del privilegio economico e col libero riorganizzarsi della produzione per opera di gruppi autonomi federali di produttori , avremo non più uno , ma due , ma più Stati . Ogni associazione sostanzialmente è Stato . La trasformazione dovrà poggiare sul sindacato . Oggi il moto sindacale è estraneo alla conduzione delle industrie , può imporre solo proibizioni . Dovrebbe interessarsi del lato positivo , reclamare il diritto di regolare l ' assunzione e il licenziamento della manodopera , partecipare almeno in parte alla direzione e al controllo delle imprese , imporre il diritto di elezione o comunque di scelta dei sorveglianti da parte degli interessati . Per ogni funzione che richiede una cooperazione di volontà come tipicamente segue nel mondo industriale moderno , occorre che il dirigente immediato sia imposto dal basso . Certo l ' evoluzione in questo campo sarà lentissima , perché gli operai furono purtroppo abituati a considerare coloro che detengono l ' autorità nella industria capitalistica come i loro naturali nemici , e non possono , di un tratto , mutare i loro costumi ... I gildisti si rendono perfettamente conto della lentezza del processo di realizzazione specie per quanto ha riguardo al lato morale . Mentre il socialismo di Stato , come ben dice il Bauer , è sempre possibile a qualunque grado di sviluppo sia arrivata la massa dei lavoratori , un socialismo invece che debba avere per base il « self governing workshop » , cioè l ' autodirezione delle aziende , è possibile solo quando la classe lavoratrice , con la progressiva estensione dei suoi controlli sull ' industria , abbia già acquistata la capacità intellettuale e morale , che è premessa necessaria alla direzione industriale indipendente . Sarebbe quindi erroneo voler affrettatamente concludere sulla base delle recenti esperienze , per ora non troppo felici . L ' unità economica elementare è la gilda . È sì una cooperativa di produzione , ma a base nazionale federata con tutte le altre gilde ed emanazione della rispettiva organizzazione sindacale . Non deve tendere al conseguimento dei profitti , ma produrre sulla base del costo avendo speciale riguardo alla qualità dei prodotti : realizzando la più stretta intimità fra lavoratori manuali e tecnici ed organizzandosi nel modo più democratico . Il salario ha da essere commisurato ai bisogni dell ' esistenza , s ' intende entro certi limiti , e soprattutto avere carattere di continuità . La gilda deve garantire sempre , in ogni eventualità ( malattia , disoccupazione ) i mezzi di sussistenza . Nell ' amministrazione interna la gilda sarebbe libera dalla ingerenza di altri organi , Stato compreso . Ma allorquando entra in rapporti con altri enti , allorquando si tratta di indirizzare la produzione e di stabilire i prezzi delle merci , la decisione spetterebbe ad un comitato misto dove , oltre ai rappresentanti della gilda , siederebbero i rappresentanti degli interessi generali ( Stato , municipalità , cooperativa di consumo ) . Lo Stato , in un regime gildista , sarebbe solo nominalmente il proprietario di tutti i beni delle gilde . Grandi differenze quindi dalle nostre cooperative di produzione non appaiono , salvo per quanto ha riguardo alla maggiore vastità dell ' organismo concepito , e come vedremo , alla struttura interna della gilda . Le prime esperienze che si sono avute in Inghilterra tra il '21 e il '23 non furono sempre fortunate , e seguirono in uno degli ambienti più conservatori dell ' unionismo inglese ed economicamente arretrato , cioè nella industria edilizia dove le necessità di capitale sono minori e più facile era ottenere lavoro specie dagli enti pubblici e cooperativi per la crisi degli alloggi . Ciascuna gilda è retta da un comitato di gilda composto dai rappresentanti delle organizzazioni degli operai e tecnici della industria edile della regione . È una sorta di consiglio di amministrazione cui spettano la nomina dei dirigenti e la direzione dell ' impresa . Può suddividersi in sottocomitati per le varie questioni ed in questi una metà dei posti è riservata ai delegati dei lavoratori impiegati nella gilda . Abbiamo inoltre il comitato di fabbrica o consiglio di azienda eletto dagli operai di ogni gilda con funzioni tecnico - disciplinari e al quale spetta la nomina dei sorveglianti . In pratica nei primi tempi questo dualismo nella direzione fu assai dannoso e si palesò fonte di discussioni e di crisi . Si volle assurdamente rinunciare dapprima ad ogni capitale di esercizio ritenendo che fosse sufficiente ottenere anticipi settimanali dai clienti . Col risultato di far sorgere le gilde come funghi , senza conveniente preparazione . Solo più tardi , nel '22 , fu sottoscritto dal sindacato degli edili un prestito di 150.000 sterline . Nel frattempo si costituirono organismi federali . La « National Building Guild » cui facevano capo circa 140 gilde edilizie e un « Consiglio nazionale » . La depressione economica fu la causa più che altro occasionale della crisi che nel dicembre 1922 condusse al fallimento molte gilde , compresa la National Building Guild . Mancò in molti casi una sufficiente preparazione morale , difettarono per errore teorico i capitali , ci si volle tenere troppo aderenti allo schema ideale . Talora anche dal lato disciplinare e direzione tecnica i risultati non furono brillanti . Il dualismo tra il comitato di gilda ed il comitato di fabbrica fu assai dannoso ; il secondo voleva intervenire in ogni questione anche tecnica . Salvo casi rarissimi sul mercato libero fu impossibile sostenere la concorrenza . Non è detto davvero che il semifiasco sia definitivo . Molti errori si eviteranno per l ' avvenire . Le gilde ancora in piedi hanno mutato i sistemi di conduzione . Intanto i postulati gildisti e soprattutto lo spirito con cui i gildisti guardano al problema operaio hanno profondamente permeato il mondo unionistico britannico . Ad esempio la federazione minatori che prima della guerra chiedeva la nazionalizzazione e l ' amministrazione statale , dopo le esperienze belliche , presentò nel '19 alla Coal Industry Commission uno schema di nazionalizzazione schiettamente gildista . L ' idea del controllo e della condirezione nella industria che specie nel periodo bellico si diffuse grandemente indubbiamente tornerà sulle scene appena superata la crisi attuale . Altra proposta gildista che ha avuto sinora parziali applicazioni è la stipulazione di contratti collettivi tra Trade - Unions e imprenditore per la fornitura della manodopera necessaria già inquadrata , sorveglianti compresi ; così che l ' imprenditore remunererebbe non più il singolo operaio ma il sindacato che penserebbe poi alla redistribuzione . Queste due opposte concezioni del divenire socialistico che si sono venute drammaticamente scontrando in Inghilterra meritano più ampio studio e col presente ho inteso quasi esclusivamente limitarmi alla parte informativa . L ' esperienza inglese non ha favorito per ora i primi accenni ad un movimento di cooperazione nel campo della produzione che , partendo dal sindacato professionale , evitasse gli errori e gli egoismi di molte cooperative di produzione . In Germania i risultati delle gilde edili sono assai più confortanti . Sta poi di fatto che il movimento cooperativo di consumo , anche universalizzandosi come predicono i Webb , non può risolvere quello che si avvia ad essere nei paesi più evoluti il problema fondamentale , il problema della emancipazione operaia . La cooperazione di consumo non elimina il salariato , né gli scioperi , né gli urti di categoria . In questo contrasto tra una aspirazione di libertà e di autogoverno rispondente alle esigenze di masse sempre più vaste di lavoratori e una realtà che non ne permette almeno per ora in Inghilterra una rapida concretazione , sta la vera crisi del mondo del lavoro britannico e la sorgente delle lotte future . Il circolo vizioso non si spezza colla cooperazione di consumo , né sembra per ora superabile coi metodi gildisti . Né si supera con una spallata rivoluzionaria che non può mutare l ' ambiente economico . Solo l ' esperienza , liberamente attuata , coi suoi risultati magari dapprima dolorosi e negativi , potrà indicarci la via nuova negli anni a venire .