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Sulla viltà dei docenti universitari ( Sofri Adriano , 1998 )
StampaPeriodica ,
Perché il tradimento dei professori è ritenuto peggiore e ' senz ' altro più colpevole ' di quello della gente comune ? Lo spiega il diario di un grande filologo ebreo tedesco , Victor Klemperer . Victor Klemperer era un professore di filologia nell ' università di Dresda . Suo fratello Otto era un celebre direttore d ' orchestra . Siccome erano di famiglia ebraica , negli anni 30 non poterono più essere tedeschi . Otto andò in esilio . Victor fu cacciato dall ' università , cacciato da casa , assegnato al lavoro obbligatorio - spazzino , scaricatore in fabbriche e altri simili - costretto a indossare la stella gialla . Gli era vietato possedere libri e leggere giornali , o prendere un autobus . Ma Victor fu molto fortunato . Prima per aver militato nella guerra del '14 , poi perché aveva una moglie ariana , e alla fine per il disordine dei catastrofici bombardamenti su Dresda , riuscì a scampare alla deportazione e a sopravvivere . In tutti quegli anni si impegnò sistematicamente , perfino un po ' pedantescamente , a studiare le mutazioni che il Terzo Reich imponeva alla lingua tedesca : chiamò questa neolingua Lti , ' Lingua tertii imperii ' . Pubblicò questo trattatello sulla persecuzione nel 1947 , nella Dresda ormai appartenente alla Repubblica democratica tedesca . La traduzione italiana ( di Paola Buscaglione : eccellente ) è stata appena pubblicata dalla Giuntina . ' Scrupoloso e non geniale ' ( così lo elogia Michele Ranchetti nella prefazione ) il diario di Victor Klemperer dà una idea esatta e turbante della vita ordinaria nella persecuzione ' minore ' : sulla quale lo sterminio incombeva , ma capricciosamente dilazionato . Fra le osservazioni più specifiche di Klemperer segnalerò il destino delle parole ' fanatico ' e ' fanatismo ' , che il nazismo capovolge rendendole sinonimi di virtù . E anche l ' auge della ' weltanschauung ' ( la visione del mondo ) , che spodesta la filosofia e sostituisce con una venatura magico - intuitiva il rispetto per il pensiero e il linguaggio chiaro e distinto . Molte preziose notizie si troveranno in questo taccuino di filologo , che si applica , con la testa bassa , a una lingua che , per volontà di dominio , ' si è votata alla povertà ' . Ma si troverà anche una testimonianza illuminante su un rovello grande e ancora da esplorare : la viltà , non genericamente degli ' intellettuali ' , ma di quella loro aristocrazia del lustro e del reddito che era l ' insegnamento universitario . Davanti ai ' segnati ' i banchi diventano ogni giorno più vuoti , fino all ' espulsione ( nel 1935 ) . Il francesista Victor Klemperer ricorda gli antichi versi di Rutebeuf sugli ' amis que vent emporte et il ventait devant ma porte ' : ' Il vento ha soffiato davanti alla mia porta . Però non voglio essere ingiusto : ho trovato amici fedeli e coraggiosi , soltanto che fra loro non c ' erano appunto i colleghi e i collaboratori più stretti ' . Licenziando il suo diario , Victor Klemperer guardava indietro i ' tradimenti a perdita d ' occhio ' di letterati , poeti , giornalisti , professori universitari . ' Peggiore ' , quell ' ambiente di studenti e professori , ' della gente comune , e senz ' altro più colpevole ' . Klemperer , cui le circostanze suggerivano un ' ammirazione per la Russia e il suo regime , scriveva contemporaneamente a Vasilij Grossman , la cui titanica opera ( Tutto scorre , ma soprattutto Vita e destino , usciti ambedue postumi ) ha al centro la debolezza , l ' abiezione , il tradimento - e anche la resistenza - dei maestri , degli accademici , letterati e scienziati , nell ' Unione Sovietica staliniana . Forse i professori universitari devono essere più coraggiosi , o più dignitosi , degli operai o degli impiegati di banca ? Certamente no , immagino che abbiate già risposto . Forse sì . O almeno la loro è una prostituzione più indecorosa . Ben prima del '68 , quando nessuno avrebbe immaginato la rivolta studentesca contro l ' accademia e i suoi baroni , c ' era già fra i giovani un ' insofferenza contro le carriere universitarie . Non era universale , ma neanche era soltanto questione di individui eccentrici . Era un ' impazienza morale , o moralistica , come volete : non c ' è differenza , all ' inizio . Aspirare alla carriera universitaria ( eufemismi : alla ricerca , alla docenza ) costava servilismo , cortigianeria , conformismo , rivalità sleale o meschina . Fra i miei ( più o meno ) coetanei , potrei citare un certo numero di persone che per questo esclusero dal proprio orizzonte la carriera universitaria , magari per tornarci molto più tardi , quando sia loro che l ' università erano un ' altra cosa . Non ho nostalgia di quel moralismo , e tanto meno penso che quei disertori di concorsi fossero perciò più stimabili di altri . La questione che resta è quella della viltà della categoria intellettuale privilegiata costituita dai professori universitari . Si sono appena ricordate ( altro che '68 ) le leggi razziste del fascismo , sessant ' anni fa . Nell ' università italiana , passarono tra viltà e soddisfazione : non tanto di fanatici , quanto di aspiranti ai posti che si erano liberati . In appendice al suo L ' università italiana e le leggi antiebraiche ( Editori Riuniti 1997 ) Roberto Finzi pubblica i 96 nomi di professori ' ebrei ' espulsi . E che nomi ! Più del 7 per cento delle cattedre . Ernesto Rossi , dalla galera , commentò : ' Una manna per tutti i candidati che si affolleranno ora ai concorsi ' .