StampaPeriodica ,
Perché
il
tradimento
dei
professori
è
ritenuto
peggiore
e
'
senz
'
altro
più
colpevole
'
di
quello
della
gente
comune
?
Lo
spiega
il
diario
di
un
grande
filologo
ebreo
tedesco
,
Victor
Klemperer
.
Victor
Klemperer
era
un
professore
di
filologia
nell
'
università
di
Dresda
.
Suo
fratello
Otto
era
un
celebre
direttore
d
'
orchestra
.
Siccome
erano
di
famiglia
ebraica
,
negli
anni
30
non
poterono
più
essere
tedeschi
.
Otto
andò
in
esilio
.
Victor
fu
cacciato
dall
'
università
,
cacciato
da
casa
,
assegnato
al
lavoro
obbligatorio
-
spazzino
,
scaricatore
in
fabbriche
e
altri
simili
-
costretto
a
indossare
la
stella
gialla
.
Gli
era
vietato
possedere
libri
e
leggere
giornali
,
o
prendere
un
autobus
.
Ma
Victor
fu
molto
fortunato
.
Prima
per
aver
militato
nella
guerra
del
'14
,
poi
perché
aveva
una
moglie
ariana
,
e
alla
fine
per
il
disordine
dei
catastrofici
bombardamenti
su
Dresda
,
riuscì
a
scampare
alla
deportazione
e
a
sopravvivere
.
In
tutti
quegli
anni
si
impegnò
sistematicamente
,
perfino
un
po
'
pedantescamente
,
a
studiare
le
mutazioni
che
il
Terzo
Reich
imponeva
alla
lingua
tedesca
:
chiamò
questa
neolingua
Lti
,
'
Lingua
tertii
imperii
'
.
Pubblicò
questo
trattatello
sulla
persecuzione
nel
1947
,
nella
Dresda
ormai
appartenente
alla
Repubblica
democratica
tedesca
.
La
traduzione
italiana
(
di
Paola
Buscaglione
:
eccellente
)
è
stata
appena
pubblicata
dalla
Giuntina
.
'
Scrupoloso
e
non
geniale
'
(
così
lo
elogia
Michele
Ranchetti
nella
prefazione
)
il
diario
di
Victor
Klemperer
dà
una
idea
esatta
e
turbante
della
vita
ordinaria
nella
persecuzione
'
minore
'
:
sulla
quale
lo
sterminio
incombeva
,
ma
capricciosamente
dilazionato
.
Fra
le
osservazioni
più
specifiche
di
Klemperer
segnalerò
il
destino
delle
parole
'
fanatico
'
e
'
fanatismo
'
,
che
il
nazismo
capovolge
rendendole
sinonimi
di
virtù
.
E
anche
l
'
auge
della
'
weltanschauung
'
(
la
visione
del
mondo
)
,
che
spodesta
la
filosofia
e
sostituisce
con
una
venatura
magico
-
intuitiva
il
rispetto
per
il
pensiero
e
il
linguaggio
chiaro
e
distinto
.
Molte
preziose
notizie
si
troveranno
in
questo
taccuino
di
filologo
,
che
si
applica
,
con
la
testa
bassa
,
a
una
lingua
che
,
per
volontà
di
dominio
,
'
si
è
votata
alla
povertà
'
.
Ma
si
troverà
anche
una
testimonianza
illuminante
su
un
rovello
grande
e
ancora
da
esplorare
:
la
viltà
,
non
genericamente
degli
'
intellettuali
'
,
ma
di
quella
loro
aristocrazia
del
lustro
e
del
reddito
che
era
l
'
insegnamento
universitario
.
Davanti
ai
'
segnati
'
i
banchi
diventano
ogni
giorno
più
vuoti
,
fino
all
'
espulsione
(
nel
1935
)
.
Il
francesista
Victor
Klemperer
ricorda
gli
antichi
versi
di
Rutebeuf
sugli
'
amis
que
vent
emporte
et
il
ventait
devant
ma
porte
'
:
'
Il
vento
ha
soffiato
davanti
alla
mia
porta
.
Però
non
voglio
essere
ingiusto
:
ho
trovato
amici
fedeli
e
coraggiosi
,
soltanto
che
fra
loro
non
c
'
erano
appunto
i
colleghi
e
i
collaboratori
più
stretti
'
.
Licenziando
il
suo
diario
,
Victor
Klemperer
guardava
indietro
i
'
tradimenti
a
perdita
d
'
occhio
'
di
letterati
,
poeti
,
giornalisti
,
professori
universitari
.
'
Peggiore
'
,
quell
'
ambiente
di
studenti
e
professori
,
'
della
gente
comune
,
e
senz
'
altro
più
colpevole
'
.
Klemperer
,
cui
le
circostanze
suggerivano
un
'
ammirazione
per
la
Russia
e
il
suo
regime
,
scriveva
contemporaneamente
a
Vasilij
Grossman
,
la
cui
titanica
opera
(
Tutto
scorre
,
ma
soprattutto
Vita
e
destino
,
usciti
ambedue
postumi
)
ha
al
centro
la
debolezza
,
l
'
abiezione
,
il
tradimento
-
e
anche
la
resistenza
-
dei
maestri
,
degli
accademici
,
letterati
e
scienziati
,
nell
'
Unione
Sovietica
staliniana
.
Forse
i
professori
universitari
devono
essere
più
coraggiosi
,
o
più
dignitosi
,
degli
operai
o
degli
impiegati
di
banca
?
Certamente
no
,
immagino
che
abbiate
già
risposto
.
Forse
sì
.
O
almeno
la
loro
è
una
prostituzione
più
indecorosa
.
Ben
prima
del
'68
,
quando
nessuno
avrebbe
immaginato
la
rivolta
studentesca
contro
l
'
accademia
e
i
suoi
baroni
,
c
'
era
già
fra
i
giovani
un
'
insofferenza
contro
le
carriere
universitarie
.
Non
era
universale
,
ma
neanche
era
soltanto
questione
di
individui
eccentrici
.
Era
un
'
impazienza
morale
,
o
moralistica
,
come
volete
:
non
c
'
è
differenza
,
all
'
inizio
.
Aspirare
alla
carriera
universitaria
(
eufemismi
:
alla
ricerca
,
alla
docenza
)
costava
servilismo
,
cortigianeria
,
conformismo
,
rivalità
sleale
o
meschina
.
Fra
i
miei
(
più
o
meno
)
coetanei
,
potrei
citare
un
certo
numero
di
persone
che
per
questo
esclusero
dal
proprio
orizzonte
la
carriera
universitaria
,
magari
per
tornarci
molto
più
tardi
,
quando
sia
loro
che
l
'
università
erano
un
'
altra
cosa
.
Non
ho
nostalgia
di
quel
moralismo
,
e
tanto
meno
penso
che
quei
disertori
di
concorsi
fossero
perciò
più
stimabili
di
altri
.
La
questione
che
resta
è
quella
della
viltà
della
categoria
intellettuale
privilegiata
costituita
dai
professori
universitari
.
Si
sono
appena
ricordate
(
altro
che
'68
)
le
leggi
razziste
del
fascismo
,
sessant
'
anni
fa
.
Nell
'
università
italiana
,
passarono
tra
viltà
e
soddisfazione
:
non
tanto
di
fanatici
,
quanto
di
aspiranti
ai
posti
che
si
erano
liberati
.
In
appendice
al
suo
L
'
università
italiana
e
le
leggi
antiebraiche
(
Editori
Riuniti
1997
)
Roberto
Finzi
pubblica
i
96
nomi
di
professori
'
ebrei
'
espulsi
.
E
che
nomi
!
Più
del
7
per
cento
delle
cattedre
.
Ernesto
Rossi
,
dalla
galera
,
commentò
:
'
Una
manna
per
tutti
i
candidati
che
si
affolleranno
ora
ai
concorsi
'
.