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CARLO CATTANEO ( CECCHI EMILIO , 1920 )
StampaPeriodica ,
La natura d ' un artista , e specie d ' uno storico , essendo una con la materia delle sue verità , non si può parlare dello stile di Cattaneo senza toccare delle sue idee , sebbene qui egli c ' importi soprattutto per l ' aspetto plastico della sua arte . Pare , da molti luoghi de ' suoi libri , ch ' egli si considerasse poco più d ' un " novelliere letterario " come dicevano al tempo del Vico , un divulgatore , o insomma uno , secondo le sue proprie parole , che " riassumeva e ventilava dottrine altrui " : " per suscitare , innalzare i pensieri della nazione , le sue speranze , i voleri , gli ardimenti " . Ma il Croce ha già avuto occasione di mettere in rilievo l ' alto valore del Cattaneo come storico nel pieno significato della parola . Gli universali del Cattaneo son quelli del Vico , e del Foscolo dei Sepolcri e delle Lezioni d ' Eloquenza . Il suo modo particolare di attuarli ha origine nell ' idea della " filosofia civile " e dell ' " arte sociale " del Romagnosi , ma trova la sua caratteristica sopratutto nell ' austerità e perfino drammaticità con cui egli sente il fatto sociale e riporta tutti i fenomeni tecnici , giuridici , economici , in valori morali , in relazione al loro significato di forze costruttive o disgregatrici delle istituzioni e della compagine degli Stati . La severità d ' un Parini , smorzata d ' una certa acredine , s ' anima in lui di severa e quasi sconsolata speranza , nel concetto progressivo e nella passione pratica d ' un Beccaria ; avuto presente che la gravità con la quale egli giudicava la vita sociale toglie a cotesto concetto di progresso ogni banalità illuministica e benthamiana . E la sua origine campagnuola gli dà il culto e il contatto della terra , e una lirica felicità di intuizioni non meno persuasive quando ci parla della sua Lombardia che quando ci parla dell ' antico Egitto , del Messico e dell ' Irlanda . La preparazione ecclesiastica arricchisce e scaltrisce la sua psicologia di storico democratico , dove tratta di tirannie teologiche e alza i velami di suoi misteri della politica sacerdotale . L ' abito tecnico più che letterario , gli smuove e porta in vasti contatti e ravviva di laboriose curiosità le sue disposizioni a interpretare la natura dei popoli e a tentare suoi ritrovati delle nuove scoperte e sulle nuove ipotesi , per le più antiche nazioni e civiltà , quel che il Vico aveva fatto per i miti e le forme civili della Grecia e del Lazio . Infine il suo gusto monumentale e oratorio e il suo senso civico latino , di preferenza lo volgono verso le civiltà classiche e a forma di gran rilievo . Per la coltura neoplatonica , alessandrina , col suo fondo dispersivo , non ha che sospetto ; e anche il suo libro sulle Interdizioni economiche imposte agli Israeliti sostiene la necessità che gli ebrei sieno riammessi alla vita civile e cessi l ' antisemitismo economico , ma pel motivo principale che togliendo gli ebrei dall ' isolamento nel quale essi si son create le loro formidabili fortune , si darà il più gran colpo al sistema di coteste fortune e all ' esosa parzialità del loro dominio nel mondo moderno ; ch ' è insomma un filosemitismo più che altro inteso a disciogliere l ' anarchia e disgregatrice natura giudaica , nell ' unità sociale delle altre razze . Cattaneo ha il senso fantasmagorico delle origini , delle migrazioni , delle civiltà scomparse , e dopo Vico nessuno come lui , nei numeri delle sue frasi , fece sentire il passo del tempo e lo svolgersi dei cicli e delle vicende civili . I suoi paradossi figurativi brillano repentini sulla sostanza a volte impigrita e la riportano d ' un tratto a un bagliore d ' alta poesia ; come nella storia delle piramidi di Menfi : " Appartengono ai tempi dei più antichi re ; sembra che ognun di loro occupasse tutto il suo regno a inalzarsi una tomba " ; o dove ci mostra le cave degli alabastri , dei porfidi , dei basalti schierate in ordine gigantesco sulle sponde del Nilo e traverso le sue cataratte , e il fiume sacro che partecipa all ' incomparabile grandezza delle arti egiziane , agevolando il trasporto dei marmi ; o quando infine svela le chiavi immaginose dei sistemi cronologici e numerali degli Atzechi . A volte riduce all ' improvviso la materia descrittiva nella quale ha doviziato , sotto lo schema ideologico : come quando distingue le civiltà cresciute lungo fiumi come il Gange , l ' Hoang - Ho , il Nilo , per vie omogenee , unitarie , e le civiltà impervie e frantumate dei paesi scabri come l ' Italia ; ma la classificazione è ancora un ' immagine e l ' idea è fiorente come in una scrittura geroglifica . E anche nei trapassi e nei movimenti più casuali e fuggevoli lampeggia sempre di figure . Dice ad esempio : " I raggi del vero schiarano ancora solamente pochi iniziati , i quali siedono quasi in teatro sfolgorante , mentre nell ' attigue vie regnano le tenebre e i sogni " . O con figura appena posata in una parola : " Le placide acque nel calare lasciano velata tutta la campagna del limo onde son dense " . O in tocchi celerissimi , rivelatori d ' un ' esperienza rara , specie se si tien conto dei tempi ; e in giudizi di tutto un gusto o una civiltà , rapiti nell ' impeto d ' una frase , come quegli " ardimenti gracili e feminei del lusso chinese " ; e sintesi d ' eleganza e d ' energia compagne . E la sobria gentilezza con cui sa adagiare l ' esaltazione della sua oratoria , per esempio in quei tratti sulle ninfee nel saggio sull ' Antico Egitto ; o dove riporta la millenaria canzone : " trebbiate , o buoi ; la paglia a voi , il grano al sire " che ancora s ' ode nei campi dell ' Egitto " trasmutata in parole arabe , ma con una melodia flebile e molle che non è degli Arabi ; e si direbbe il canto di quei morti che giacciono accatastati a milioni nelle necropoli e nelle viscere dei monti " . Non sono sicuro che in un Daniello Bartoli , dov ' è meno antagonistico e favoloso , non possa esservi qualche cosa che uno scrittore laboriosissimo come il Cattaneo abbia studiato con vantaggio . Se non che il Bartoli non va mai oltre una splendida curiosità esclamativa che tutt ' al più arieggia alla vacuità adorabile dei primi panteismi ottocenteschi ; e nel Cattaneo non si tratta di curiosità e divertimento , ma di coscienza e passione . Quando parla de ' Celti , degli Egiziani , degli Aztechi , la sua emozione è quella d ' un ideale testimone dei drammatici albori delle forme nel mondo e del loro disperdersi e cadere . " Era una delle lugubri tradizioni degli Aztechi che il sole si fosse già spento quattro volte e che questo fosse il quinto sole o una quinta resurrezione del primo . E anche il genere umano aveva già sofferto quattro grandi stermini ; desolato la prima volta dalla fame e dalle tigri ; la seconda dai turbini , essendosi salvati pochi che conversi in scimmie si nascosero nelle caverne ; la terza dal foco , salvandosi pochi , conversi in uccelli ; la quarta dalle acque , per cui gli uomini s ' erano tramutati in pesci " . E lo stesso concitamento , lo stesso compianto storico ritrova pei ritorni barbarici nella vita civile e la misteriosa poesia dei delitti e dell ' espiazione ... Gli orrori della vita in un clan d ' antichi Celti e nelle colonie de ' deportati ; le spaventevoli geometrie dei Silenziari , de ' Penitenziari e quelle delle architetture azteche , ecco la materia eccellente per il suo stile latinamente austero eppur pieno di magnificenza , monumentale nelle strutture e tuttavia squisitamente decorato ; massiccio , ercolino , a volte barocco , ma sempre per un bisogno di grandiosità e di maestà , pieno di succo cosmico " I fiumi , tramescolando le frane di diverse rupi , accoppiano più terre in pila elettrica a sollecitare la languida vegetazione " ; oppure : " Quelle estreme squadre di mondi , che all ' occhio umano sono appena uno spruzzo di punti indistintamente lucidi ... " ; nelle sue tarde volute , formate di masselli epigrammatici , lapidari , con un formidabile dono d ' ingiuria metafisica ; o non pallidi fregi e dorature come scancellate vestigia d ' antichi splendori ; o irritati incapricciamenti d ' acutezze critiche ; temperato " ai ribrezzi delle sale anatomiche " ; inebriato di tempo e di tutto . E dire che un dei nostri letterati , e uno propriamente che ama definirsi " modesto " forse per assicurare una certa impunità alla sua impertinenza , qualche tempo addietro , essendo caduto in discorso il nome del Cattaneo , si rammaricava meco che Cattaneo ( egli aggiungeva anche Manzoni ) non avesse lasciato in cotesto stile un molto maggior numero di " milanesismi " . Confesso che io ripensai con scrupolo ai " milanesismi " della prosa di Cattaneo . Ma era come cercar biglietti da dieci verso mezzogiorno sul selciato di Corso Umberto , e soltanto ritrovai una folla di luoghi nei quali questo superbo scrittore spinge per sé e per ogni vero artista , l ' uso dei gerghi provinciali : " Dante fissò la lingua , scegliendo con lucido e quasi infallibile giudicio nel dialetto toscano tutto ciò che consonava agli altri dialetti italici , e pertanto era acconcio a divenir lingua comune . Dov ' egli canta " La divina foresta spessa e viva " o " il dolce color d ' oriental zaffiro " , egli tocca quelle corde alle quali ogni loquela d ' Italia risponde ... Se non che , quando egli poi superbo della sua forza trapassa il giusto confine , e s ' attenta a por sull ' altare la parola propria d ' una sola plebe , foss ' anco la toscana , egli non piace , non fa più esempio . E la nazione per secoli e secoli guarda e passa , ove trova scritto : " Già veggia per mezzul perdere o lulla " . Perché cotesto non è gentile arbusto del campo nazionale ma reliquia di primitiva tribù , sterpo superstite della selva selvaggia " . Pagine come questa , o quella che apre il presente fascicolo , nella sua opera si raccolgono a dozzine come testimonianza della sua perfetta coscienza linguistica . Evidentemente però il mio interlocutore preferiva vedere Manzoni e Cattaneo attraverso Dossi e Lucini , e mi pare un sistema di critica letteraria non scevra d ' inconvenienti . O s ' applicava , a orecchio , al problema linguistico , i desiderata del decentramento politico , dello sviluppo regionale e della vita federativa , colla conclusione naturale che la prosa del Cattaneo non parevagli decentrata abbastanza . Se si pensa che all ' eredità dell ' inimicizia albertina e piemontese , alle confusioni del culto democratico e cosidetto positivo , si associano ancora , contro la fama del Cattaneo , equivoci letterari così grossolani , non c ' è da meravigliarsi che la gente possa attribuire al Carducci d ' aver dato nella sua critica e oratoria il miglior esemplare nazionale di prosa di riflessioni dal tempo delle Operette morali , mentre il Cattaneo ha infinitamente più diritto a cotesto vanto . Vero è che la sfortuna del Cattaneo , se ne conferma ancora una volta il decadimento della nostra coltura letteraria dopo la prima metà dello scorso secolo , in certo modo sembra intonarsi singolarmente alla qualità della sua grandezza ieratica , misteriosa e oserei dire sepolcrale . Ed ecco allora i fanciulli a reclamare le chincaglie e i riboboli delle province davanti a cotesti sepolcri .