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SCHIAVI O PADRONI? ( FERRERO GUGLIELMO , 1921 )
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Dalla Sicilia all ' Alaska , dagli Urali allo stretto di Magellano il popolo si grida schiavo dei ricchi . A loro volta i ricchi si dicono vittime della insopportabile tirannia del popolo , ormai potente e prepotente per le sue irresistibili pretese . " Io sono schiavo del Capitale " grida il Lavoro , " Il Lavoro è il tiranno più insolente , che sia apparso nella storia " risponde il Capitale . Tutti e due si sentono in catena , e ciascuno maledice l ' altro come il suo carceriere . Chi ha ragione e chi ha torto ? Tutti e due . Ambedue sono incatenati . Né l ' uno né l ' altro si lamentano a torto . Ma nessuno dei due ha ragione di maledire l ' altro come carceriere e aguzzino , perché tutti e due sono schiavi di un terzo tiranno ; degli strumenti che il Lavoro e il Capitale hanno creati insieme , sperando che sarebbero servi docili e ubbidienti . La storia di questo immenso errore è strana e recondita . Nessuno la conosce . Dal principio dei secoli l ' uomo aveva fabbricato gli oggetti che gli occorrevano con le sue mani , facendosi aiutare nella sua casa da pochi servi modesti e docili , il Bue , il Cavallo , l ' Asino , l ' Acqua , il Vento , il Fuoco . Il Fuoco era tra questi servi domestici il più modesto e il più docile . Rannicchiato in un cantuccio della casa , quel vecchio schiavo riscaldava l ' inverno il suo padrone e gli cuoceva ogni giorno il desinare e la cena ; qualche volta usciva con lui , lo accompagnava alla guerra , e lo aiutava a bruciare le messi e le città dei nemici . In compagnia di questi servi , l ' uomo aveva vissuto per secoli , guadagnando il pane con il sudore della fronte , espiando con il lavoro il peccato dell ' Eden . Aveva vissuto poveramente , ma non inutilmente . Poiché in quei secoli ha costruito il Partenone e Nôtre Dame ; ha scritto i Dialoghi di Platone , il Vangelo e la Divina Commedia ; ha scolpito la Vittoria di Samotracia e dipinto la Primavera del Botticelli ; ha fondato l ' Impero Romano , cristianizzato l ' Europa , scoperto l ' America . Ma un giorno l ' uomo fece una meravigliosa scoperta . Quel modesto schiavo che da tanti secoli si rincantucciava sotto la cappa del camino , che gli cuoceva le vivande e lo riscaldava l ' inverno , era un Demone travestito . Sapeva animare e far muovere certi portentosi giganti di ferro , ciechi , sordi , senza cervello , ma capaci , come uomini senzienti e intelligenti , di filare , di tessere , di camminare , di martellare , di tagliare , di cucire , di seminare , di falciare , di scavare la terra ; e quanto più veloci degli uomini ! Infaticabili addirittura . Quei giganti avevano la meravigliosa virtù di scorciare il tempo , facendo in un ' ora l ' opera di un giorno , in un giorno l ' opera di una settimana , in una settimana , l ' opera di un mese . E per di più , essendo di ferro , ciechi , sordi e senza cervello , non conoscevano capricci ! Quando il Fuoco ordinava , subito si muovevano ; e via di corsa , notte e giorno , finché il Fuoco , stanco , dicesse " basta ! " addormentandosi sul suo letto di ceneri . L ' uomo fu inebriato dalla scoperta . Se il Fuoco era l ' animatore di questi giganti di ferro , non era egli padrone del Fuoco ? Se in groppa a quei giganti poteva correre , senza muoversi e senza ansare , la terra ed i mari , aspettando addirittura di salire in aria con gli uccelli e di nuotare sott ' acqua con i pesci , quale dei tesori nascosti sotto la terra potrebbe sfuggire alla sua cupidigia ? Lo spazio , il gran nemico che da tanti secoli opponeva la sua immensità inerte alla irrequieta fantasia degli uomini mal servita da troppe piccole gambe , non era debellato ? Se lo spazio era debellato e se quei giganti erano capaci di fare in un ' ora il lavoro di un giorno , l ' uomo non potrebbe finalmente riscattare la condanna pronunciata nell ' Eden In sudore vultus tui vesceris pane ? Godersi un ' abbondanza crescente a prezzo di un lavoro accorciato ? Insieme con le macchine mosse dal vapore e dall ' elettricità è apparsa nella civiltà occidentale una doppia aspirazione : dominare la terra e la natura ; liberarsi dalla schiavitù del lavoro senza ricascare nelle catene della penuria . Ma questo doppio sogno si è avverato soltanto a mezzo . L ' uomo è oggi il signore della terra e della natura . Ha vinto lo spazio , costretto il pianeta a consegnargli tutti i suoi tesori , anche quelli che aveva riposti nei nascondigli più segreti , spezzato perfino le catene della gravità , levandosi a volo . Ma non è riuscito a spezzare quelle del lavoro : anzi più arricchiva e cresceva di potenza , più affannosamente ha dovuto lavorare . - Con le macchine mosse dal vapore e dall ' elettricità incomincia l ' insonnia del mondo . Qual ' è il tormento comune di tutti , poveri e ricchi , nella civiltà occidentale ? L ' inumana fatica a cui siamo tutti condannati . Noi viviamo nelle comodità e negli svaghi , abbastanza sicuri a paragone dei nostri padri , liberi da molti vincoli e nodi , che una volta parevano inseparabili da ogni esistenza bene ordinata : ma dobbiamo lavorare , lavorare , lavorare ; e non possiamo interrompere l ' opera nostra neppure un minuto per ripigliar fiato . Non solo ognuno di noi deve produrre , ma deve anche consumare , quanto più può , ossia sforzarsi e affaticarsi ancora , fino all ' estrema misura delle sue forze . Chi corre il mondo d ' uno in altro albergo , chi legge , chi va al teatro , al ballo o ad un banchetto sontuoso , chi gioca di braccia e di gambe , chi muta abito in ossequio ad una legge di fastose eleganze , compie uno sforzo che , pur mirando a procurare un divertimento o una soddisfazione , richiede tempo e costa fatica , quanto il produrre ricchezza . La parte del giorno in cui non siamo condannati a produrre ricchezze , siamo condannati a consumare quelle prodotte dagli altri divertendoci , ci piaccia o non ci piaccia . Non siamo quasi mai liberi di vivere a nostro gusto , divertendoci quando ci talenta e riposandoci quando ci garba meglio . Quando ritorniamo a casa , dopo aver compiuto il nostro compito quotidiano , quando usciamo dall ' ergastolo del lavoro a cui ci ha condannati il destino , noi ricuperiamo la libertà . Incomincia allora un altro e non meno imperioso dovere : dar lavoro agli altri , consumando quel che essi producono , con i divertimenti , i giochi , i lussi , le occupazioni intellettuali o artistiche , talora anche con i vizi , le orgie e le disoccupazioni imposte dal costume , dalla voga , dall ' imitazione , dalla vanità , dal rango o dall ' autosuggestione . Quanti si sono alla fine persuasi di doversi disperare per la privazione che li renderebbe invece felici , se fossero liberi ! a quanti i sollazzi e i piaceri sono tormenti imposti ! L ' uomo moderno non è nemmeno più libero di riposarsi quanto dovrebbe per non ammalare . Deve lavorare e divertirsi a prezzo della salute e della vita . " Muori , ma produci e consuma " - gli gridano i tempi . Lavoro e divertimento rubano a poco a poco anche le ore del sonno all ' uomo , che non ha ancora inventato la macchina per allungare il tempo . Come è accaduto questo scambio singolare ? Perché l ' uomo è più schiavo che mai del lavoro , oggi che tanti milioni di schiavi infaticabili , dal corpo di metallo e dall ' anima di fuoco , lavorano per lui ? Perché non ha più neppure il tempo di dormire quando fa in un ' ora quel che i padri in un mese ? Perché il tempo gli scarseggia quanto più dovrebbe abbondargli ? Questa è stata appunto la beffa atroce di quei giganti di ferro . Sebbene ciechi , sordi e senza cervello , quanto furono più furbi del : loro incauto creatore ! Sono riusciti a fare schiavo l ' uomo che li aveva creati per essere da loro servito come un semidio ; e in che modo ? Accendendo in lui desideri e speranze illimitate . L ' uomo può godere dell ' abbondanza in due modi : o contentandosi di meno di ciò che ha , o procurandosi più di quello che desidera ; o riducendo i suoi bisogni , o accrescendo la sua ricchezza . Tutte le civiltà che furono prima della rivoluzione francese si attennero al primo modo ; la civiltà occidentale , da un secolo in qua , al secondo . Inebriata dalla potenza dei nuovi strumenti , la civiltà occidentale è stata presa da una smania insaziabile di nuove maggiori ricchezze . Produrre , produrre , produrre : le parve felicità e gloria supreme . Ma a che gioverebbe produrre tante ricchezze se non si consumassero ? Onde l ' universale schiavitù del produrre e del consumare : del produrre per poter consumare ; del consumare per poter produrre . Oggi la plebe accusa i ricchi di essere insaziabili . È vero : ma sei ricchi non fossero tormentati da questa pazzia di arricchire , risparmierebbero ogni anno una parte delle loro entrate per fabbricare e mettere in movimento nuove macchine ? E se , invece di risparmiarla per fabbricare nuovi giganti di ferro senza cervello . la spendessero in piacere e in lussi , le industrie , l ' agricoltura e il commercio prospererebbero così largamente ? E donde scaturisce l ' agiatezza della plebe moderna , ignota ai secoli precedenti , se non da questa universale prosperità ? I ricchi accusano spesso la plebe di essere incontentabile , di aver sete quanto più beve , di aspirare ormai a tutti i comodi e a tutti i lussi dei ricchi . Ma se le moltitudini si contentassero di vivere ancora all ' antica , povere e semplici , con quali clienti le industrie e i commerci prospererebbero ? Quanti capitali dei ricchi , colpiti da improvvisa sterilità , non darebbero più frutto ? Invano ricchi e poveri si accusano a vicenda di essere tiranni . Oggi non c ' è nella civiltà occidentale che un solo tiranno , ma spietato : quel popolo innumere di giganti di metallo animati dal fuoco , che ci costringono tutti a lavorare e a far baldoria , senza tregua , ci piaccia o non ci piaccia : perché se i poveri o i ricchi , i grandi , la condizione media , o la plebe , volessero vivere più semplicemente , la gran macchina del mondo si fermerebbe . Non le macchine lavorano oggi per soddisfare i nostri bisogni ; ma noi dobbiamo imporre noi stessi , anche quando ci piacerebbe di vivere semplicemente , tutti i bisogni che son necessari , affinché le macchine che noi abbiamo create possano continuare a creare un ' abbondanza che ci tormenta . Tutti soffrono sotto questi tiranni ; nessuno può liberarsene ; e perciò ciascuno accusa l ' altro . Il grande impegno che toglie il sonno alla civiltà occidentale è proprio questo . Non distruggere , come nemici del genere umano , questi giganti di ferro animati dal fuoco , ma neppur moltiplicarli ciecamente , facendo del mondo la loro preda e il loro schiavo . Rifarli servi dell ' uomo che li ha creati , docili al suo cenno . Rompere la catena della loro tirannia . Schiavi dei nostri schiavi o padroni ? Questo è il dilemma . Questa è la prova . Questo è il cimento . Per vincerlo è necessario non dimenticare che la civiltà occidentale è stata incatenata da questi suoi schiavi di ferro e di fuoco , perché prima ha aspirato a una ricchezza e a una potenza illimitate .