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A. HARNACK E LA FILOSOFIA CATTOLICA ( AMENDOLA GIOVANNI , 1907 )
StampaPeriodica ,
Si accusano i tedeschi di essere affetti da razionalismo congenito ; ma il prof . Harnack , che pure è tedesco e teologo , sembra compenetrato dallo spirito della philosophie nouvelle o della filosofia dell ' azione . Si dimostra in tal modo buon cristiano , rammentando forse che il principio della Verità Vita è già tutt ' intero nell ' Ego sum via , veritas et vita . Nel suo recente discorso per il genetliaco dello Imperatore egli ha tentato un ' applicazione pratica di quel principio , facendo vedere che quando due forme diverse si possono vivere con uno stesso spirito , la loro differenza può ritenersi secondaria e illusoria . Si tratta del protestantesimo e del cattolicismo , considerati dal punto di vista dell ' essenza del cristianesimo . " Segue un libero cattolico nel sentire e nel vivere - si chiede Harnack - principi e misure diverse da quelle di un libero protestante ? " . Ecco il criterio delle conseguenze pratiche assunto per valutare la portata delle differenze teoriche ; si direbbe del pragmatismo . " Esistono certamente alcune differenze , ma non ne esiste nessuna tale da rendere impossibile una comunione interna " . Interna e non esterna , poiché il riavvicinamento delle due confessioni augurato dall ' Harnack non deve concepirsi " affatto come una unificazione esterna e come una fusione " . È forse necessaria l ' uniformità delle forme esteriori per coloro che sono animati da un medesimo sentimento ? Son forse le chiese soltanto scuole , la cui solidità debba misurarsi dalla rigidità dei dogmi che insegnano ? non è forse la religione radicata in un sentimento intimo che è al di là di ogni formalismo dogmatico ? E se è così , si può benissimo lasciar da parte ogni segno di unificazione esterna , la quale non darebbe alcun vantaggio e forse potrebbe contribuire invece a moltiplicare le divisioni , e tutti i cristiani di buona volontà debbono unirsi per lavorare all ' unificazione interna delle Chiese . Così il Professore di Berlino . Le idee di Harnack mi sembrano perfettamente spiegabili da un punto di vista di un protestante , il quale vede che per forza dei tempi lo spirito della Riforma lavora fin dentro le mura del Castello Cattolico , e può benissimo all ' infuori di ogni confessionalismo ristretto restare un buon riformato e diventare un uomo tollerante . I quattro secoli che ci separano dalla Riforma sembrano aver dato tanta ragione a Lutero da permettergli di prendere questa posizione di lusso : restar se stesso in modo completo e avvicinarsi al Papa portando in mano un ramoscello d ' ulivo . L ' Harnack è certo in perfetta buona fede quando augura , e fino a un certo punto constata il ravvicinamento delle due Chiese nel campo dei fatti ; ma i fatti sono suscettibili di due diverse interpretazioni . Può darsi veramente che uno stesso spirito ha vissuto sempre dietro le due forme confessionali , spingendole a riavvicinarsi attraverso i secoli , e può darsi invece che dietro una delle due forme uno spirito vada a poco a poco agonizzando mentre l ' altro , impadronendosi del suo involucro esterno , lo adopera per farlo cooperare con l ' altro ; come le due braccia di uno stesso individuo lavorano concordemente per un solo scopo . Potrebbe darsi insomma che il cattolicismo agonizzi - ignorato e solo - nell ' interno delle sue gigantesche costruzioni che restan salde , e che in queste passi ad abitate , per diritto di conquista , lo spirito di Lutero . Io non so quale è la verità : e se scrivo queste poche righe , non è già per esprimere la mia simpatia per una soluzione piuttosto che per l ' altra , ma soltanto perché vorrei che gli interessati si proponessero seriamente questo problema e ci facessero poi conoscere la loro soluzione . Se oltre a considerare il contenuto concreto dei periodi dell ' Harnack , noi portiamo la nostra attenzione anche sulla forma e sui presupposti di pensiero e di Cultura impliciti nel suo modo di esprimersi e di ragionare , noi sentiamo nel discorso recente uno spirito di movimento , di sviluppo di divenire , assai in armonia con quella forma cattolica che lo spirito protestante ha raggiunto in Hegel . C ' è là dentro la convinzione che nel movimento è il bene , che il segreto della vita è nello sviluppo e nel cambiamento , e che occorre ritirarsi dalle forme , in se stesse , immobili , appunto per ritrovar nello spirito la perfetta fluidità del movimento e l ' assoluta libertà della vita . La storia , intuita come visione del divenire , è lo strumento più grande del progresso religioso . " Una conoscenza approfondita della storia è divenuta a poco a poco la leva più possente per liberare le confessioni dalle angustie e dalle catene , delle quali si erano gravate da se stesse ... Poiché nella conoscenza della storia si racchiude sempre , in ultima analisi , un potente elemento che sospinge in avanti . Non rimane essa la fedele ancella che cura sempre le vecchie faccende di casa , ma invece diviene una dominatrice che dà alle cose un nuovo ordinamento " . Si direbbe che il protestante del secolo XX diventando più protestante dei suoi avi del secolo XVI , rinunzi all ' illogicità di certe forme confessionali troppo dure , e così , cessando di protestare , tenda la mano al vecchio avversario , nel punto stesso in cui perfeziona e consolida la sua vecchia natura . Qual ' è invece la posizione del cattolicismo in questo riavvicinamento ? È assai più difficile il dirlo . I cattolici si riportano al cardinal Newman ed al suo concetto dell ' evoluzione esterna del dogma . Però questo principio resta un principio troppo generico , e per renderlo chiaro bisognerebbe determinare chiaramente che cosa s ' intende per natura esterna e storica del dogma , e fino a che punto si può andare " cattolicamente " per questa via . Si richiede cioè una filosofia del dogma , vale a dire una filosofia cattolica che ci dica positivamente che cosa debba considerarsi essenza eterna del dogma , e si richiede inoltre una critica storica che per ogni dogma speciale separi la parte essenziale dalla parte transitoria . Ora , se questa critica è incompleta ed incerta , quella filosofia manca poi in modo assoluto . I cattolici , e soprattutto i nostri , sembrano non accorgersi che per restar tali , più che mantenere certe forme esterne , debbono definire chiaramente uno spirito che sia peculiare del cattolicismo , uno spirito che si possa ricondurre , con perfetta continuità , senza alcuna interruzione , dovuta a penetrazioni esterne , fino al nucleo centrale del cristianesimo . Ora questo spirito non può essere riconosciuto se non da una filosofia religiosa . Ed una filosofia di questo genere dovrà affrontare le più grandi opposizioni a risolverlo , poiché avrà dinanzi a sé , in forma storica , oltre che in forma metafisica , tutti i dualismi che il pensiero umano ha trovato sul suo cammino e che ha cercato e cerca sempre più di mettere da parte . Un filosofo cattolico potrebbe bene , d ' accordo col protestante Harnack voler spingersi sino all ' essenza del cristianesimo ; però dovrebbe pretendere che in quell ' essenza , gli spiriti delle due confessioni si mantenessero entrambi per perdersi soltanto in qualche cosa di superiore . Solo in questo caso si potrebbe dire che dietro le due confessioni c ' era la stessa vita , e si potrebbe metter da parte il dubbio che dietro la forma dell ' una sia comparsa , ad un certo punto del progresso storico , la vita dell ' altra . Si tratta insomma di sapere in modo preciso quale sia l ' essenza del cattolicismo , e se , restando nell ' essenza del cattolicismo , si possa giungere fino all ' essenza del cristianesimo . Questo è il problema , ed è , lo ripeto , il problema di indole filosofica e non storica . I cattolici fanno oggi della buona esegesi , forse anche , in certi casi , migliore di quella protestante ; ma quando si mettono a pensare prendono istintivamente la via di S . Tommaso . E mentre hanno bisogno di filosofia - cura essenziale - si danno all ' esegesi , ch ' è cosa buona ed utile , ma che di fronte alla malattia è soltanto un palliativo . Idealmente , e storicamente , il cattolicismo si trova giunto a tal punto nel quale non può evitare di riflettere sé stesso , per rialzarsi più forte da questa meditazione , o per assopirsi in un sonno eterno . I papi temono questo secondo risultato e perciò prudentemente consigliano il medio evo e la scolastica : preferiscono cioè la morte lenta e per inedia , al dubbio della morte sicura . Il fantasma della morte atterrisce i detentori delle chiavi della morte . Ma quei cattolici che si dicono giovani , ed uomini moderni , e che restano nella loro chiesa solo perché credono che a questa resti ancora il segreto della vita vera , come mai non sentono la necessità di affrontar il problema centrale del loro pensiero religioso essi , che hanno la fiducia di poterlo risolvere vittoriosamente ? Domanda questa alla quale molte persone in Italia dovrebbero preoccuparsi di rispondere : e più degli altri , mi sembra , gli scrittori del Rinnovamento .