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QUELLO CHE SUCCEDE A VENEZIA ( MORASSO MARIO , 1905 )
StampaPeriodica ,
Io credo che non vi sia città la quale si trovi nelle condizioni di Venezia . È tale la stranezza di ciò che avviene nell ' incantevole reggia , sollevata dal sogno di un nume sul mare , da turbare anche il discernimento del più lucido ed acuto osservatore . Gli occhi vigili di tutto il mondo sembrano continuamente appuntati su Venezia , a guardia della sua immunità e inviolabilità . Se si osa smuovere una pietra , se si ardisce di proporre qualche innovazione , si levano lagni proteste divieti da tutte le terre , da tutte le classi di persone , tanto che Venezia non pare più degli Italiani e neppure dei Veneziani , ma uno di quegli Stati incapaci di governarsi da sé e per i quali le varie potenze costituiscono una specie di consiglio internazionale di tutela , come l ' isola di Creta . Tutto il mondo interviene nelle faccende di Venezia ; ognuno che sgorbia una tela o sciupa del marmo , ognuno che sa tenere una penna in mano , ognuno che si è procurato il lusso di visitare Venezia o ne ha soltanto sentito parlare , si attribuisce il diritto di trattare gli affari di Venezia come suoi affari personali . Tutti poi , a conferma delle squisite doti di sensibilità , di raffinatezza , di gusto artistico , dei loro spiriti , si credono investiti della missione di difendere Venezia contro i supposti vandali che ne insidiano perennemente la divina bellezza . Tanta universale premura è toccante ma non è sempre divertente . A Venezia poi non si intende che discutere di arte , se ne parla sempre , la si mette avanti in ogni caso , non ci si preoccupa che dell ' arte e della bellezza ; è in nome dell ' arte che si propugnano e si condannano tutte le iniziative . La si nomina tanto e gli echi rispondono da tutte le parti del mondo , la si fa intervenire in tutte le faccende peggio della politica con tanta insistenza , se ne fa un tale abuso dell ' arte che a Venezia si direbbe essere tutto subordinato all ' arte , industria , comodità , ricchezza , igiene , tutto . L ' arte è su tutte le bocche , l ' arte è invocata a ogni istante , l ' arte è la norma suprema di Venezia , la bellezza vi primeggia su ogni altro scopo . Si vive adunque solo di arte a Venezia ! In questa terra privilegiata ogni cura volgare è adunque abolita , ogni misera competizione sul genere di quelle che affliggono gli altri comuni d ' Italia è qui scomparsa . Come una volta in Atene e a Firenze le uniche gare fra i cittadini sono rivolte al conseguimento della bellezza . Oh la più felice fra tutte le città ! Sembrerebbe infatti che dati tanti amorevoli ed alacri difensori , dato l ' assoluto predominio acquistatovi dall ' arte , Venezia dovesse essere più di qualsiasi altra città , sicuramente al riparo da ogni manomissione , da ogni tormento degli uomini e del tempo , dovesse essere gelosamente conservata e custodita contro ogni offesa . Sembrerebbe che a Venezia nulla si facesse se non ispirato da puri criteri d ' arte , che l ' arte vi si respirasse con l ' aria , che ciò che altrove è opera utilitaria dell ' industria e del commercio si trasformasse a Venezia in opera di bellezza . Sembrerebbe che Venezia , patria esclusiva dell ' arte , fosse l ' asilo immune da tutte le brutture , da tutte le profanazioni che altrove si commettono per avidità di guadagno , per le necessità della vita moderna . Sembrerebbe infine che a Venezia non potesse aver diritto di entrata se non ciò che è bello ed artistico e che fosse inesorabilmente respinto anche ogni più utile trovata del progresso se in contrasto con questo rigoroso programma di bellezza . E così si dice e si crede e le apparenze sono tali che tutti ne sono persuasi . L ' assordante coro che predica e decide in nome dell ' arte non lascia più intendere altra voce . Il culto della bellezza sembra spinto a tal segno da essere non solo creduto sincero , ma ritenuto tirannico fanatico e come tale molesto e irritante . Per poco io non sono stato addirittura aggredito da un pacifico negoziante il quale proprio in me , soltanto perché son solito scrivere di arte e perché in quel momento non trovavo troppo opportuna l ' idea di un grande banchetto pro Calabria in Piazza San Marco , era persuaso di scorgere uno dei tanti maniaci esteti , sistematici oppositori di ogni libera attività veneziana . - Ma non si potrà infine far più nulla in questa città , egli gridava brandendo la forchetta come un ' arme minacciosa , non si potrà più muovere un dito senza il consenso degli artisti i quali viceversa nulla fanno per la città ? Dovremo morir di fame , dovremo far di Venezia l ' ultima città del mondo in omaggio all ' arte ? Non si può più toccare un sasso , non si può suggerire un mutamento senza sentirsi gridare la croce addosso , come se tutto fosse sacro e intangibile ! - No , egregio signore , ella può serbare tutta la sua calma . Se a parole pare che le cose stiano così , in pratica , ella lo sa meglio di me , è tutto differente . È proprio Venezia , dove più si parla di arte fino a stancare , la città dove meno è tenuta in conto ; è proprio Venezia la città lasciata maggiormente in balìa del primo guastatore venuto , soltanto che si presenti in nome dell ' industria , e dove più impunemente si possa demolire e deturpare . Mentre , declamando retoricamente per l ' arte , si proibiscono e si arrestano le intraprese veramente utili , davanti alle quali anche l ' arte potrebbe sopportare qualche sacrificio ; per trascuraggine , per indifferenza , per gretteria , si distrugge , si mutila , si rovina senza necessità . Mentre per favorire il forestiero visitatore dei monumenti e delle bellezze veneziane sembra quasi che Venezia rinunci alla sua fierezza , alla sua dignità e al suo sviluppo , in realtà non concede al forestiero neanche quella elementare assistenza che egli ormai è abituato a trovare dovunque . Citerò rapidamente alcuni esempi . Non si voleva il ponte tra Venezia e la terra ferma ; soltanto per averlo proposto si è scatenata una tempesta ; sembrava che una minaccia esiziale fosse sospesa su Venezia , sulla sua incolumità , sulla sua poesia , sulla sua dolce laguna . Ebbene di ponti se ne son fatti due fra l ' acquiescenza di tutti , poiché tali si possono qualificare le condutture dell ' energia elettrica , costruite in laguna con una siffatta abbondanza di fondazioni in muratura e di torri metalliche come non sarebbe stata necessaria per fare un ponte effettivo . A Parigi città eminentemente moderna e industriale è vietato , soltanto per ragioni estetiche , di tendere fili metallici sulle strade ; talché persino i trams elettrici non possono avere conduttura aerea , ma debbono attingere l ' elettricità da un cavo sotterraneo ; a Venezia , ove questo divieto sarebbe stato indispensabile , non solo per l ' estetica ma per la conservazione , data la vetustà fragile degli edifizi , si intrecciano in aria ogni sorta di cavi e di cordoni metallici . All ' antica rete telegrafica e telefonica si è aggiunta quella nuova per la distribuzione dell ' energia elettrica e si è proceduto senza riguardo alcuno , come se si trattasse di una stazione ferroviaria . Ora poi si stanno collocando nuovi cavi telefonici , grossi come gomene di piroscafi , tanto che ognuno contiene cento fili ; ed ho veduto io tenderli ed agganciarli su sostegni di ferro infissi negli angoli marmorei dei palazzi del quattrocento . Pensate all ' effetto disastroso delle vibrazioni , di quel lungo e pesante cordone sospeso , trasmesse dal sostegno metallico all ' angolo su cui poggia ! Ma neanche nella più industriale e barbara città americana si procederebbe in tal guisa ! L ' incuria e l ' abbandono in cui giacciono i monumenti affidati adesso a maggior numero di commissioni vigilanti che non siano i visitatori , sono indescrivibili . A persuadersene basta far una corsa ai Frari , al chiostro dell ' Abbazia , alla desolata e sconciata chiesa di S . Gregorio . Circa i forestieri mi limito a dire che a una certa ora della sera e durante tutta la notte , quando appunto arrivano alcuni fra i treni più frequentati dai forestieri , come il treno di Milano delle 4.25 , proprio alla stazione non esiste più vigilanza di sorta . Ogni segno di ordine civile , di potestà pubblica è abolito ; non esistono più né leggi né guardie ; la sola legge è l ' arbitrio dei facchini e dei gondolieri che assalgono e insultano i forestieri e si rifiutano con male parole di prestare servizio al forestiero che ha la disgrazia di non andare a uno degli hôtels più di lusso . Guai a lui se ha la pretesa di alloggiare in un albergo di secondo ordine o in una casa privata ! È trattato peggio di un cane . La verità è che se tutti discutono a strillano , e mostrano di sdegnarsi o di cadere in deliquio soltanto se una foglia si muove a Venezia , facendo dell ' arte la più asfissiante delle oppressioni , niuno è sincero ; si tratta di gente che si arrampica su Venezia , che sfrutta davvero Venezia , per farsi notare con poca fatica . Niuno se ne occupa sul serio quando dalla pubblicità di un articolo o di un discorso si deve passare al lavoro vero e raccolto : i difensori allora si dileguano , si lascia fare ogni cosa come su terra da saccheggio . Venezia mi ha lasciato una profonda impressione di tristezza proprio in questi giorni in cui si teneva fra le sue mura il supremo concilio dell ' arte , in cui tutti i suoi immancabili brevettati difensori erano accorsi al suo invito . Non mi è mai sembrata più abbandonata .