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LA MIA FEDE ( LOMBARDO_RADICE GIUSEPPE , 1915 )
StampaPeriodica ,
Tutto ciò che si dice dell ' educatore pare una amara ironia . " Maestro " , " fabbricatore , quasi , di anime " , " pioniere della civiltà " , " uomo di avanguardia " , " iniziatore di nuova vita . " etc . etc . Così si dice . E se ognuno pensa che il compito educativo suo è limitato ad un angustissimo tempo e volta per volta chiuso entro uffici modestissimi ; se pensa che di queste anime da svegliare , nella vita di maestro ne ha mille , e tutte sono per lui fugaci apparizioni ; e in ciascuna ora ne ha diverse diecine innanzi a sé , che gli si svelano solo in piccolissima parte ; se pensa che le immense umane conquiste le comunica alle falangi dei suoi discepoli solo in grado minimo , insegnando nelle piccole scuole ( piccole , ahimè , anche quando si dicono superiori ! ) entro i confini della propria mente inadeguatissima all ' ideale e delle menti rozze e ingenue , o levigate e scipite degli scolari ; se , anche non vecchio , dopo molti anni di lavoro scolastico riguarda indietro e vede sbiadite e quasi del tutto cancellate dalla memoria la maggior parte delle immagini dei suoi scolari ; e spesso non ritrova più , cercandoli , i nomi per esse , o , se li riode , sono un vago suono che non gli esprime nulla , tranne la stessa indeterminatezza del suo ricordo ; se ogni maestro pensa a queste tristi cose ( e quale maestro non ci pensa almeno qualche volta nella sua vita ! ) non può che sentirsi desolato della sua VANITÀ . " Io educatore ? " , deve chiedersi ; " e come , se i miei discepoli sono creature scomparse , appena intraviste ? Educatore , dunque , di esseri che non posso nemmen dire di conoscere ? " . Ah ! no ; educatore è il corso del mondo , è la vita tutta : la storia , che ha le mille voci della realtà suggeritrici di pensieri e di azioni . Io non posso determinare come derivanti da me nessuno degli effetti , chiamiamoli così , che si sono prodotti nella vita dei miei " educati " , dopo che mi lasciarono ; non posso nemmeno esser certo che sieno miei gli effetti determinatisi in loro mentre li educavo , perché non ero io solo con loro , e su di essi agivano mille altri esseri come me , anche se non , come me , dalla cattedra : maestri senza investitura , ma potenti : la famiglia , la città , gli amici ; i giuochi , il lavoro , gli spettacoli , le letture ; l ' agiatezza e la sorridente indulgente bontà , o la miseria , la fame e la inconsapevole malvagità degli uomini miseri .... Quanti esseri , quante cose , senza di me ! Che cosa sono io di fronte a questa vasta immensa realtà educatrice ? Solo chi ha l ' anima imbottita di retorica può gloriarsi dell ' opera propria di maestro . Io non sono educatore a un titolo maggiore di mille altre persone ; nessuno e tutti siamo educatori ; scuola vera e piena è LA VITA . Pure , malgrado queste considerazioni velate di mestizia , il senso alto della parola maestro non resta meno saldo , anzi diventa , per esse , più solenne , quasi religioso . Vero è : la vita educa ; ma educa in quanto ci si lascia educare , in quanto gli stimoli che essa offre all ' attività nostra si fanno nostri , entrano nella nostra coscienza , sono accettati da noi con un dato valore , che ci sia chiaro e ci appaia necessario . La realtà educa ; ma in quanto un ' idea la governa , poiché essa è nulla se non entra nel mio mondo e dal mio mondo non riceve il suo colore . La identica realtà ( astrattamente identica ! ) suggerisce ad uno la viltà , all ' altro l ' eroismo - come oggi , che la giusta guerra ci attende - ; la identica realtà trova alcuni proni , attaccati ad essa per strapparne come bruti cibo da bruti , altri diritti ed eretti , più fieri quanto essa è più abietta , più soli , quanto essa è più accettata dalla folla degli umani ; dalla stessa realtà uno vuol farsi schiacciare piuttosto che cederle , l ' altro si fa turgido . La realtà non è dunque un dato ; alcunché di esterno , ma lo stesso nostro fare ; lo spirito dell ' uomo fa la sua realtà e la svolge a una nuova realtà . Togliete l ' attività formatrice di sé ( lo spirito ) e la realtà vi diventa cieca ; togliete la realtà e lo spirito vi diventa vuoto . Realtà e idea hanno un ' unica vita ; non c ' è idea se non come elaborazione del suo reale , immersa perciò nella storia a svolgitrice della storia ; non c ' è reale , né storia , se non come corso dell ' idea , che essendo attività creatrice non può cessar mai dal creare , ed è perciò sempre un reale che deve ancor farsi ideale , una storia che deve essere proseguita , cioè rivissuta , appropriata , in un nuovo grado di consapevolezza . Non dunque la realtà estranea a me fa l ' educazione del mio o dei mille miei scolari . La sua , la loro anima si fanno , da sé , elaborando quella realtà , che tutta - buona o malvagia , può aver risonanza e seguito in lui o in loro . Offriamo ai nostri scolari noi stessi , nella prima sincerità del nostro essere , facendoci migliori . Essi ci prenderanno , se sveglieremo in loro le affinità profonde che ha ogni anima con ogni altra anima . Facendo migliori noi stessi , educheremo . Gli scolari ci conosceranno e ci ricorderanno : un ' ora della nostra vita migliore , svoltasi sotto i loro occhi avidi , può essere decisiva , perché trovino essi sé stessi . Che importa se non ricordiamo i singoli per cui abbiamo avuto valore ? Essi , se mai , debbono ricordarci . Noi non abbiamo lavorato per i singoli ; noi siamo stati umanità che ha lavorato per l ' umanità . Gettiamo la semenza e non godiamo i frutti del campo ? Pare . Ma i frutti li troviamo , oh come ! , in noi stessi . Se un maestro è più contento di sé e si trova migliore , è certo che ha fatto migliori anche gli altri . E la mestizia scompare , perché la coscienza dell ' umanità trionfa . In noi : cioè anche in altri , perché noi non siamo mai soli .