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«IMPERIALISMO SPIRITUALE» ( CROCE BENEDETTO , 1925 )
StampaQuotidiana ,
Tra le cose che più mi offendono in questi tempi non leggiadri è l ' arroganza pietosa e ridevole arroganza , ma arroganza di coloro che hanno scelto per sé l ' ufficio di eccitatori e promotori del pensiero , della letteratura e dell ' arte italiana , e di curatori dell ' esportazione di cotesti prodotti all ' estero , e della loro ( come dicono ) « valorizzazione » per fondare l ' « Impero spirituale italiano » in aggiunta a quello economico e politico , o nella mancanza provvisoria di quello . E può esservi niente di più offensivo che veder considerati e trattati come merci che si fabbrichino i nostri più delicati e gelosi moti interiori , le opere che rispondono ai più profondi bisogni dell ' anima nostra , quelle opere che si compiono anzitutto e direttamente per noi stessi , e sono come le religiose preghiere con le quali ci mettiamo di continuo in unità col passato , con l ' universo , con Dio ? Certo , quelle opere sono insieme opere sociali , perché la vita umana è comunione ; ma in qual modo la società può aiutarle ? Solo con l ' accompagnarle simpaticamente , col rispondere alla trepidazione morale con la trepidazione morale , alla finezza intellettuale con la finezza intellettuale , all ' ansia della ricerca e dell ' attesa con l ' ansia e l ' attesa ; e questo avviene in modo eminente in certi periodi o momenti felici , nelle « età d ' oro » ( come furono denominate ) delle lettere e delle arti , quando pensatori ed artisti ebbero il consenso e il favore di principi e di popoli , la sveglia curiosità e l ' interessamento generale , il freno e il pungolo dell ' acuita sensibilità estetica , perfino i palpiti del cuore e dell ' intelligenza femminile . E , certo , in quelle opere è una forza espansiva , e , se esse non hanno bisogno del mondo , il mondo ha bisogno di esse , e perciò non solo si allargano a tutto il popolo in mezzo a cui sono nate , ma si spargono fuori di quel popolo , nella cultura mondiale ; e , quando questo non accade , o non accade con la rapidità che piacerebbe e nella misura che gioverebbe , colpa è dei popoli e delle culture pigre e chiuse da pregiudizi , ed è danno di questi popoli e di queste culture e non di quelle opere , che , come si è detto , non hanno bisogno di loro . Se io godo di una verità di cui altri non gode , se l ' Italia gode di un vantaggio mentale a cui altri popoli non partecipano o riluttano a partecipare , si dica un po ' : chi dovrebbe darsi maggior sollecitudine del rimedio , io o gli altri , l ' Italia o gli altri popoli ? L ' affetto per le idee che ci sono care , lo zelo per le sorti della verità , ci potranno muovere ad un certo apostolato , da esercitare tuttavia con modi assai diversi e con ritenutezza e dignità alquanto maggiori di quelli che si sogliono adoperare pel collocamento dei prodotti commerciali dai commessi viaggiatori . Ma l ' apostolato ha i suoi limiti , non solo nel predetto decoro da osservare , ma anche nella riflessione che ci ammonisce circa la difficoltà e la scarsa fecondità di inculcare modi di pensiero e di arte , dei quali non sia sorto negli altri spontaneo il bisogno o almeno un qualche desiderio . Non si può fare ingollare a forza agli altri popoli le dottrine che giudichiamo vere , le poesie che sentiamo belle , come ai bimbi malati e restii i farmachi e i cibi . Che cosa , dunque , il pensiero e la letteratura e l ' arte italiana potrebbero chiedere di presente ? Proprio il contrario di quello che a loro oggi si offre ; perché ogni giorno , con violenze , fattacci , parolacce , sghignazzamenti , parate e chiassate , con l ' esaltare le prodezze ciclistiche e automobilistiche e aeroplanistiche sopra le opere del cuore , della fantasia e dell ' intelletto , e con l ' indurre nei giovani il disprezzo per queste , si contrasta la formazione dell ' ambiente a loro favorevole o si viene distruggendo quell ' ambiente che prima c ' era in Italia . Non si riuscirà , è vero , a distruggere con ciò il tenace lavoro degli uomini ben disposti , degli animi gentili , delle menti alacri e critiche e caute ; e , forse , rendendo loro « difficile » la vita come , secondo il detto che corre , bisogna fare nei riguardi degli avversari , lo renderà più concentrato e fervido , e più eletto ; e questa sarà , dunque , un ' efficacia benefica , se pure non cercata . E , quanto ai servigi che gl ' intellettuali del regime promettono e si apprestano a fornire circa la propaganda all ' estero e il collocamento dei prodotti spirituali italiani , è il caso di supplicare queste egregie persone , che non ci facciano irridere dagli stranieri come goffi provinciali , inviando prodotti intellettuali e artistici col lasciapassare governativo ; o , ammesse in loro le migliori e più larghe intenzioni , pregarle di astenersi dalla loro fatica , la quale , in ogni caso , sarà superflua . Si ridia un po ' di calma interiore all ' Italia ; si consenta che alla dissipazione troppo a lungo perdurante succeda il raccoglimento necessario ; si lasci che la gente , costretta ora dall ' urgente dovere a occuparsi di politica o malamente da varie seduzioni distratta , torni agli studi geniali ; si lasci fare agli editori di libri e ai mercanti di opere d ' arte ; e quella divulgazione e collocamento all ' estero si otterrà nel miglior modo , o nel solo possibile . Che i predetti « valorizzatori » ed « esportatori » , ignari della natura e del modo di operare delle cose spirituali , siano parimenti imperiti di quelle più particolarmente italiane , e quasi estranei alle nostre tradizioni di cultura , è pur troppo vero . Anche l ' articolista , che mi ha dato accidentale occasione a questa protesta , dovrebbe , mi sembra , imparare un po ' più di quanto egli sa della storia e della letteratura italiana ; e , per esempio , non chiamare « Risorgimento » il « Rinascimento » ; e non parlare di una « egemonia » culturale italiana nel settecento , quando l ' egemonia fu inglese e francese e l ' Italia si mise a quelle scuole forestiere ; e non affermare poi , contradicendosi , che l ' Italia « nel settecento esportò più canzonette che Principi di scienza nuova » , perché allora l ' Italia « esportò » i pensieri di Giannone e di Filangieri e di Verri e di Beccaria , e altre cose che non erano canzonette , ma degni prodotti italiani del movimento impresso da francesi e inglesi alla nuova cultura europea ; e , infine , non dovrebbe colpire in pieno volto la verità , asserendo che « la guerra ha modificato radicalmente la situazione e possiamo constatare come una vasta ripresa italiana nel campo delle arti , delle lettere e delle scienze s ' imponga alla considerazione di ogni paese » , perché , invece , l ' Italia ora é in una vera condizione di miseria : miseria che è da temere che peggiorerà , quando saranno via via spariti gli uomini elle avevano imparato a lavorare nel campo intellettuale e artistico in tempi men vicini e più propizi .