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TASTIERA 4 ( BALDINI ANTONIO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Ho conosciuto anni fa in una città di provincia un uomo di pasta così dolce che non sapeva che cosa fosse dire no . Una volta , sotto le feste di carnevale , gli fecero fare da suggeritore in certe recite di beneficenza . Or bene , si investiva talmente delle parti che veniva suggerendo , che anche alla seconda e terza replica tornava , come la prima sera , a commuoversi nelle scene dolorose in modo da non riuscire a leggere il copione per le lagrime che gli facevano velo . E mentre si ripuliva gli occhiali la recitazione tremolava tutta come i riflessi d ' un tempietto nelle acque d ' un lago attraversato da una flottiglia di cigni neri . In proposito resti quello del Metastasio : « Sarebbe un picciol cuoco ed inetto quello che non sapesse far sentire gli effetti della sua magistrale esperienza se non agli altri cuochi suoi pari » . Oh via , ciascuno serva e segua come può meglio il proprio talento . La riuscita peggiore sempre la farebbero gli aridi che volessero fingere una dolcezza che in cuore non hanno e i paciocconi che per farsi credere al corrente ( ce n ' è , ce n ' è ) si mettessero anche loro a fare i difficilini . ( Una cosa m ' auguro : che all ' inferno gli annoiatori di professione stiano in una bolgia a sé , senza comunicazione con le altre ) . Faccio ogni tanto delle scommesse con me stesso . Leggendo le Lettere al marchese Hercolani sopra alcune particolarità della Baviera ( 1762 ) di Gianlodovico Bianconi , personaggio serissimo , erudito imparruccatissimo , Consigliere di Corte presso Augusto III duca di Sassonia e re di Polonia , avevo scommesso d ' arrivare in fondo al volume . Stavo lì lì per perdere la scommessa , quando mi arriva sott ' occhio un periodo il quale ricàrica di colpo tutta la mia attenzione : Ci sono dei critici bonaccioni che si comportano press ' a poco come quel suggeritore di provincia . Sul più bello della lettura ( che a farlo apposta coincide quasi sempre col più brutto ) lagrimano dalla consolazione d ' aver trovato quello che cercavano . Critici da ridere . Eppure , non si sa se siano peggio di quei critici che entrano nei libri nuovi schioccando la frusta del domatore e non sono contenti fino a quando non si siano messi libro e autore sotto i piedi . E se quello che per soverchia arrendevolezza d ' animo deve togliersi gli occhiali per asciugar le lagrime è critico da ridere , quest ' altro che si fa un obbligo d ' avere gli occhi sempre asciutti e adopera in conformità un cifrario talmente risecchito che poi se lo capiscono , o fanno finta di capirselo , solo gli ascritti alla setta degli Impassibili , è critico da piangere . Da piangere , non da compiangere : ché non ho mai conosciuto gente più soddisfatta e piena di sé che tipi siffatti . Vedersi poco o punto intesi è per essi già un diploma di eccezionale superiorità . E buon pro gli faccia ; per quanto il nostro modesto parere Voi avrete osservato che la maggior parte delle contadine Tedesche portano le gonne assai corte , come portàvanle , al dir d ' Euripide , le fanciulle spartane , chiamate perciò da ' Greci mostratrici di coscie . Immaginatevi adunque qual allegria regni ne ' loro balli , e quale orgasmo . Ben detto , consigliere Parruccone . Orgasmo viene dal greco e significa agitazione di sangue . E adesso mi toccherà di leggere anche Euripide ... Contadinella nostrana assai più composta vive nelle strofette della Villanella tutta - Natura dell ' abate Aurelio Bertòla , in Arcadia Ticofilo Cimmerio : Le gambe , ove col breve Piè svelto hanno corfin , Careggia lieve lieve Un grigio gonnellin . Il zefiro alcun poco Increspando lo va : Amor gode a quel gioco , Ed ella ancor no ' l sa . Ha sedici anni , occhi celesti , gote di mela rosa , veste un corsetto porporino sopra una camiciola bianca come la neve . Fa d ' un ' azzurra maglia A l ' auree trecce un fren E un cappellin di paglia In su l ' orecchio tien . Miniatura , dove c ' è tutta la grazia e il colore del festevole Settecento . ( Quella retina di colore a chiudere i capelli sarà come quella tornata ieri di moda ? ) Figurina , direte , troppo elegante per una villanella di Torre del Greco e che pare venir fuori da una copertina di rivista di mode . Ma la puzza di piedi e le croste al ginocchio non hanno cittadinanza nella buona letteratura italiana , e tanto meno nella nostra poesia pastorale . Per certo « villanella » , al pari di « forosetta » e come , in fondo , anche la « donzelletta » e il « garzoncello » del Sabato del villaggio , e tutte le « pastorale » e le « ninfe » che popolano tre secoli abbondanti della nostra letteratura , sono parole oramai troppo sbiadite all ' occhio e all ' orecchio . Ma dovremmo per questo , per una paroletta sbiadita , per un ' espressione ammanierata , buttare a mare secoli di poesia ? So anch ' io che basta la parola « ninfa » a rendere sospetta e stucchevole tutta la pagina : ma provate a sostituirla con un nome a voi caro , oppure metteteci bella guagliona , bella tosa , bella mula , bella maschietta : a volte questo basterà perché tutto il quadro si riànimi . È quel che accade per la parola « fiera » o « fera » , che da Petrarca in poi ha empito le carte di Parnaso ; ma non c ' è affatto bisogno che tutte le volte che vi c ' imbattete andiate proprio a pensare ai clamori e ai fetori dello Zoo : le più volte si tratta d ' un cagnolino , d ' un canarino , d ' uno scoiattolo . Si arriva fino a Carducci e al famoso tramonto della Chiesa di Polenta : taccion le fiere e gli uomini e le cose : ora , che fiere volete voi che si trovassero all ' ora di cena per quei dolci colli fra Cesena e Bertinoro ? Buoi , cani , somarelli , galline . Fiere che facevano coccodè . Tempo già fu che la faccia verde e gli occhi d ' antracite della Belgioioso calamitarono i miei sogni . Ma oggi mi toccano più a fondo le gote di mela rosa della villanella del Bertòla . Il poeta romantico coi capelli e la cravatta al vento , che dall ' alto d ' una rupe a picco sul mare grida alle onde frementi le sue estasi ed urla al vento le sue pene , è molto bello . Ma oggi agli occhi miei è molto più bello Metastasio che ogni giorno , racconta il Bertòla nelle sue Osservazioni sopra Metastasio ( 1784 ) , tornava a chiudersi in casa , a ora fissa , « preparandosi così ad accogliere il momento dell ' estro » . Ispirazione a domicilio . E l ' abate romagnolo commenta : « Un sì fatto aspettare a sangue freddo non è nel vero da tutti ; e vi si richiede principalmente un fondo di sofferenza [ nel significato di : pazienza ] che non è gran fatto familiare ai poeti » . Ma anche ai giovani di sangue caldo che andavano a trovarlo Metastasio garantiva l ' efficacia del proprio metodo : « Se oggi non si fa nulla , non importa : la fantasia intanto va riscaldandosi sull ' argomento che vi siete proposto : farete dimani ; ma non lasciate di pensarvi seriamente ogni giorno » . Sono parole , credete , di uno che se n ' intende . E anche diceva , il Cantore di Nice , in altra occasione : « Non è affatto vero , come si crede , che coteste fanciulle [ le Muse ] siano state meco e facili e cortesi . Per farle fare a mio modo ho dovuto sempre sudar moltissimo ed affannarmi » . Farle fare a proprio modo , qui è il punto : e qui il divario con la concezione romantica dell ' ispirazione che tuona dalla nube e monta dal mare . Da giovane , chi non s ' è fatta una religione di quella rupe , di quel vento , di quel mare e di quell ' omìno lassù con la cravatta svolazzante ? Ma oggi non so che darei per essere stato un confidente e copista del Metastasio che avesse qualche volta occasione d ' accompagnare il poeta di Corte , ci - devant figlio del pizzicagnolo di via dei Cappellari , verso casa , per l ' ora di quella visita , sempre incerta e sempre possibile , di Madama Poesia . Salendo le scale doveva pensare : « Sarà per oggi , forse » con la dolce emozione d ' un amante non ancora guastato da troppe fortune né amareggiato da gravi insuccessi . Aspettava un po ' : e : « Sarà per domani , forse » . Il conte Alfieri Antimetastasio per definizione poetava a cavallo e controvento , e più tempaccio faceva , e più intorno il paesaggio gli s ' infoschiva di pioggia o illividiva di neve , e più pare che l ' estro gli sfavillasse : dico l ' Alfieri delle Rime , non delle Tragedie . Di un interesse particolarissimo sono le indicazioni di tempo , stagione , luogo , occasione , annotate ogni volta in fondo agli autografi delle Rime , dalle quali indicazioni ricaviamo quanti dei suoi trecento , o poco meno , sonetti fossero pensati e composti a cavallo , e attraverso quali monti e torrenti , o per le selve d ' abeti di Germania , o sotto le mura e sui ponti delle chiare città di Toscana , e quanti in vettura per le strade acciottolate di Francia , e quanti a piedi passeggiando sui ventosi « baloardi » di Parigi : quali sotto « pioggia dirotta » , quali tra « nebbia orrenda » , « nevicando » , con « vento del diavolo » e simili . Ma sono quasi altrettanto , se Dio vuole , i sonetti che l ' Alfieri scrisse a letto : e anche per quelli specificava : « in letto , gran neve » , « in letto , su l ' alba » , « in letto , spirando tramontana » e via dicendo . Anche Carducci segnava le date e spesso anche l ' ora precisa in cui aveva staccato la penna dal foglio . A cavallo non andava . Qualche poesia la scrisse in treno . E almeno d ' una si sa che anche lui la scrisse in letto : un sonetto : il IX del Ça ira : quello , fate caso , che comincia : Oh non mai re di Francia al suo levare . Tale di salutanti ebbe un drappello ! Mossa d ' inizio tanto impetuosa e festosa quanto poi il componimento volge al cupo e al raccapricciante con quella testa mozza della Lamballe che picchia alla finestra del Tempio , dov ' è prigioniera la Famiglia reale . Tu sorprendi il poeta repubblicano che non s ' è neanche fidato di scendere e vestirsi per non dar tempo alla ispirazione di freddarsi , e , sollevato sul fianco nel suo lettuccio di ferro tutto circondato da palchetti di libri , butta giù a matita i primi versi sul rovescio d ' una busta o sui margini bianchi della Domenica del Fracassa . Stando dunque in letto il poeta s ' immedesima col re di Francia nella rievocazione dei petits e dei grands levers nella raggiante Versaglia , cui assisteva , per gran privilegio , la folla chiassosa dei cortigiani . ( Questa del petit lever di Versaglia stava nel gozzo al Carducci già da un pezzo , da quando nella Consulta araldica aveva inveito contro quelli che porgevano la camicia di bucato al dormiglioso re ) . E nessuno mi leva dalla testa che anche i primi bellissimi versi dell ' Idillio maremmano Co ' l raggio de l ' april nuovo che inonda . Roseo la stanza tu sorridi ancora Improvvisa al mio cuore , o Maria binda ; Giosue non li vedesse primamente come impressi , aprendo gli occhi nel suo letto , sulle pareti di carta fiorata , in quel beato mattino d ' aprile del 1867 .